Tumgik
#non ci contate troppo
tendreestlanuit · 4 months
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Da quando è scoppiata la polemica su Dante penso alla descrizione (gore) delle interiora di Maometto nel canto XXVIII dell'inferno almeno una volta al giorno
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vincef40 · 1 year
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In sti giorni sto scrivendo molto. È una cosa strana perché solitamente passano mesi tra un testo e l'altro, quindi sfrutto la mia ispirazione non appena ne ho l'occasione. Si, anche adesso che sono le 03:20.
Sono appena tornato da una festa di compleanno a cui partecipavano amici del coro più altri amici. Tra questi amici c'era Lei.
Ora, io di Lei non ho mai parlato apertamente, non ho mai scritto apertamente, ho soltanto fatto degli accenni. Questo perché ogni volta i miei racconti si incontrano su una persona che prima o poi, tanto, ti deluderà.
Questa volta però ho deciso di fare uno strappo a questa nuova regola perché questo testo è incentrato solo su lei.
Facendo un riassunto, l'ho conosciuta al coro. Mi ha subito incuriosito per il suo stile molto goth, dark, di quelli che quando li vedi per strada ti fanno un po' paura. Ma io solitamente non giudico mai il libro dalla copertina, e do sempre l'opportunità alle persone di dimostrare chi sono davvero. E fortunatamente l'ho fatto anche sta volta.
Arriviamo ad oggi, un giorno in cui, dopo 6 mesi da quella prima volta, io e lei non siamo niente se non una coppia di fidanzati ma che non stanno assieme, e probabilmente non ci staranno mai.
Io di lei so quasi tutto, lei di me sa quasi tutto. Parliamo ogni giorno, usciamo ogni settimana, siamo già usciti anche da soli, per un giorno intero, in cui abbiamo passato 12 ore contate insieme, da soli.
E poi ci sono gli abbracci, ci sono i complimenti reciproci, ci sono le preoccupazioni, ci sono le frecciatine, troppo grandi ed evidenti perché lei non lo capisca. Ci sono gli inviti a fare qualcosa di romantico, da soli, cosa che lei ha accettato di fare subito. C'è il mio braccio attorno alla sua spalla, c'è lei che si addormenta sul mio braccio. C'è lei che mi invita al suo diciottesimo, l'unico invitato del gruppo di amici del coro. C'è lei che al suo diciottesimo mi fa sedere di fianco a lei.
Ci sono tante cose anche che sto dimenticando, perché è successo veramente troppo.
Ora, ogni singola persona che ci vede, anche se non ci conosce, pensa che siamo fidanzati. Ma proprio convinti. Amici che sono pure impazienti che ci mettiamo insieme, senza sapere bene però la storia.
Ma allora perché non stiamo insieme?
Non stiamo insieme perché probabilmente lei fa tutto ciò in amicizia.
Non ho idea di come sia realmente possibile, ma è così. Ogni volta che faccio dei passi importanti, mi sento fermo sempre allo stesso punto. È come se io camminassi, ma ci fosse qualcuno a tenermi per la maglia. Lei continua a ripetere di non aver voglia o tempo per una relazione, e in più mi ha parlato più volte di un ragazzo che l'ha colpita moltissimo.
Se mi dà fastidio? Non hai idea, ma che posso fare? Non stiamo mica insieme, no? Allora soffro e basta.
Tanto è questo quello che sembro destinato a subire. Sofferenza e basta. Saremo probabilmente destinati a rimanere amici per la pelle. A me in fondo va anche bene così, ma è assurdo come ogni volta che io trovi una persona che mi fa stare bene e per la quale provo dei sentimenti, puntualmente non possa avere nulla di più che quello.
Sono stanco.
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palmiz · 2 years
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Le Nostre Ore Contate
E così veniamo avanti
Simili in tutto a quelli di ieri
Aggrappati a un'immagine
Condannata a descriverci
Dimmi, non è così?
E poi ci ritroviamo
Divisi da nuove alleanze
Senza più nulla da nascondere
Solo più accorti
Nel mostrare i punti
Dove la vita ristagna
Le cattive abitudini
Quasi sempre appagate
E ci sediamo
In un camerino affollato
In un treno che parte
Continuamente sospesi
Tra questo corpo e la scena
Le nostre ore canoniche
Le nostre ore contate
Ancora troppo presto
Per organizzare il proprio sgargiante declino
Ma non abbastanza da non averne un'idea
Io non ti cerco
Io non ti aspetto
Ma non ti dimentico
youtube
"quando una canzone rispecchia la tua vita"
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wemademadhatterworld · 4 months
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Haha mi piace il tuo stile di blog e ho appena letto il tuo ultimo post. Quali sono le emozioni basiche secondo te che bisogna provare almeno una volta nella vita? Cosa molto importante, che emozioni può dare bagarinare 50 kg di rame? :)
Ma come emozioni basiche purtroppo non ti posso dire un numero o quali emozioni secondo me stiano sopra di altra. Questo perché, a mio avviso, ci vuole sempre il "di tutto un po'". Sono proprio le emozioni a farci crescere, nel loro complesso sia chiaro, per esempio la paura (che sempre vista come un'emozione "negativa") ci aiuta a capire come a volte sopravvivere davanti a cose che sentiamo di non riuscire ad "affrontare" oppure di contro lo goia spesso può farci fare errori perché siamo troppo poco on point per capire cosa ci succede (se te lo stai chiedendo, si ho consapevolmente invertito paura e goiai nel paragone per dimostrare come non necessariamente tutto sia asintoticamente positivo e negativo; ed anche perché tristezza best emozione ever in Inside Out). Vivere di eccessi o con "cose contate" non credo sia nella nostra natura o "funzionamento". Ci serve avere di avere di tutto un po', perché così possiamo pesare meglio quali azioni o frasi siano meglio/peggio per noi, possiamo dare così un colore a tutto. Al contrario vivere con solo e poco ci fa stare un mondo mono/bi-cromatico, fatto solo di si e di no, perché non ci rendiamo conto che ci priviamo della possibilità di vedere diversi nostri punti di vista, ma solo quelli di cui siamo sicuri. Per il rame, caro/a annon tu non puoi capire....mai provata una percezione simile di TOTALE RINCOGLIONIMENTO nel chiamare diverse aziende/consorzi per trovare un cristiano che ritirasse sto rame ed ogni volta mi cacavo fortissimo se mi avessero chiesto "quanto vuoi?". Quella domanda mi apriva 4576,891 domande. Mi sentivo anche molto come un qualcuno che aveva appena rubato dei binari del treno e voleva riciclarli...ma questo è un'altra storia ahah
#Cu
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cinquecolonnemagazine · 8 months
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Oroscopo di Chirya: dal 5 all'11 Febbraio 2024
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Oroscopo di Chirya: Cari tutti, ecco le previsioni dal 5 all’11 Febbraio 2024,  periodo sereno per Toro e Bilancia, fortunoso per i Sagittario, il Sole è ancora in Acquario, sarà raggiunto da Mercurio, che esprimerà la propria creatività per tutti  i segni d’aria. In questo cielo possiamo trovare intuizione, agilità mentale e deduzioni positive da vivere e sfruttare.  Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno Ariete Cari Ariete, migliora l’amore,  se eviterete di soffocare con troppo richieste la vostra metà, da evitare lo stress  per troppe cose da fare, non contate sulla velocità, ma sulla profondità, la quotidianità va vissuta con serenità. Attenzione ai beni immobili,  dove qualche rogna potrebbe spuntare improvvisa, in questo settore , fate tutto con  cautela.  Valutate la possibilità di rivedere un vecchio rapporto di amicizia, sia in positivo, che in negativo. Toro Oroscopo di Chirya: Cari Toro, anche per voi l’amore va a gonfie vele, e Nettuno, vi apre gli occhi, vi fa prendere decisioni a voi non usuali, ma necessarie per il lungo termine. Attenzione alle spese eccessive, anche perché a breve dovrete affrontare alcune spese necessarie. Il lavoro va bene, senza grandiosità, ma con costanza, vi impegnerete molto per raggiungere e consolidare le aspettative di chi ha dato fiducia, bene così. Gemelli Cari Gemelli, Plutone, sta sconvolgendo la vostra vita dal di dentro, attraverso una grande  forza di volontà, un desiderio di dare voce ai desideri più profondi. Anche sul lavoro Sole e Mercurio vi sostengono, e vi fanno stare sperimentare un vortice di impegni, appuntamenti e contratti, del resto siamo solo all’inizio di un periodo denso di cambiamenti. In questa settimana rivedete le vostre economie per trovare delle buone soluzioni, per risparmiare  e consolidare il conto in banca. Cancro Oroscopo di Chirya: Cari Cancro, settimana nervosa, tranne che per gli incontri occasionali, che vi daranno qualche gioia, un incontro con un vecchio amico, un incontro di lavoro positivo e fortuito che ci regala l’idea vincente. L’ideale sarebbe una breve gita nel fine settimana, bisogna che ascoltiate la voce interiore e che ponderiate bene come volete organizzare i prossimi impegni. Incrementare le relazioni con gli amici, del resto siete il segno che ama la tranquilla domestica. Leone Cari Leone,  bene l'amore, riprendetevi una relazione che zoppica,  la famiglia e gli amici,  Plutone vi suggerisce sottovoce di fuggire da impegni e sovraccarichi che fino a qualche giorno fa era il vostro orgoglio, e oggi lo vivete come un peso, assecondate la vostra spinta all’indipendenza, senza fare scelte avventate, e raggiungerete  un traguardo importante. Molto. bene il lavoro, che è il campo dove vi sentite più realizzati, e compresi. Vergine Cari Vergine, Venere mette in primo piano l’amore e l’affettività, non è  facile  per voi esprimere sentimenti ed emozioni. Tenete aperto il cuore e siate disponibili a mettervi in gioco, usate e rinforzate con ogni mezzo il buon umore con tanti  progetti romantici per il futuro. Altro aspetto positivo è quello strettamente finanziario,  quindi sia il denaro che gli investimenti sono al sicuro. Per la seconda decade possibile eredità o entrata di denaro. Bilancia Cari Bilancia, nuovi incontri con persone importanti, e buone notizie nella prossima settimana,  il sostegno del Sole, Plutone e Mercurio favorevoli,  vi regaleranno occasioni di lavoro interessanti, se vi impegnate otterrete dei buoni risultati per il vostro futuro. In amore vincerete con il romanticismo  che vi permetterà di conquistare  il cuore della persona amata. Urano consiglia  i nati nella seconda decade di fare evitare le spese folli. Scorpione Cari Scorpione, la settimana è veloce, serena ma impegnativa, le energie sono al massimo sia in coppia che in famiglia,  anche se per la prima decade potrebbe esserci un incontro fatale, fate scelte oculate e non pazze. Plutone vi lavora dall’interno, portando a galla insoddisfazioni e desideri rimossi, ma che ora riemergono dal vostro inconscio, potrebbero interessare sia aspetti lavorativi che affettivi, il segreto è cavalcare questi sentimenti. Sagittario Cari Sagittario, settimana di grande serenità,  forse la vita sarà un po’ noiosa, però verso la fine vi sentirete più  attivi e  propositivi, imparerete a gestire nuove situazioni. Possibili  idee a livello finanziario, dove  troverete soluzioni valide per consolidare entrate ed uscite, attenzione a  non fare acquisti esagerati, o regali costosi, non è il caso di scegliere di stupire, ma di farsi valere e conoscere per le proprie qualità.  Capricorno Cari Capricorno,  per molti di voi la settimana prevede un acquisto, o di un appartamento o di un’auto, attenzione alle clausole e alla firma, informatevi bene di tutto e non siglate ad occhi chiusi. non fatevi comandare da impegni presi in precedenza, scegliete di  dedicarvi di più alla famiglia e agli affetti. Nel lavoro il momento  è buono per mostrare a tutti le  vostre capacità, Saturno vi  sostiene sul lato finanziario,  dove otterrete ottimi risultati. Acquario Oroscopo di Chirya: Cari Acquario, nella settimana vivrete un periodo di totale distacco dagli altri, Plutone vi suggerisce di tagliare con tutti, esasperando rancori e insofferenze, Mercurio vi dona intanto tante belle idee, e che non volete condividere per nessun motivo. Vi sentite capaci di produrre soluzioni sorprendenti, anche per le faccende più complicate, suscitando qualche invidia. Le coppie hanno solidi sentimenti, e in voi c’è tanta voglia di sperimentare. Pesci Cari Pesci, settimana di conflitti  per interessi economici,  che non saranno di facile risoluzione,  dovrete trovare la giusta motivazione per i vostri impegni quotidiani e state attenti nel gestire il vostro budget. Per il resto della vostra vita quotidiana dovete essere coraggiosi, fare qualche  piccola follia, per voi che amate vivere nel confort, vi farebbe bene vivere qualche volta fuori dagli schemi, provare l’insicurezza dell’oggi, e mettervi alla prova. Read the full article
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mali-zhang · 10 months
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.⠀ ⠀ 𝘀𝘁𝗼𝗿𝘆𝗹𝗶𝗻𝗲 …⠀new york 🥀 09 nov 2023 ⠀ ⚠️ᴄᴏɴᴛᴇɴᴛ ᴡᴀʀɴɪɴɢ: drxg abuse, de4th, cr1me.
Il trambusto newyorkese del sabato sera trasudava della tipica frenesia che caratterizzava il fine di una settimana che ogni singolo cittadino sembrava aver atteso con fervente trepidazione; volta, essa, al termine, ogni mente si era sì dissuasa dalle preoccupazioni di giorni ormai trascorsi al fine di godere di quelle contate ore che avrebbero preceduto l'inizio di una nuova. Quella visione leopardiana del sabato, fugace ed effimero, era stata adottata da Mali Zhang sin dall'esordio dell'adolescenza, quando si era lasciata convincere da quell'allegoria dell'esistenza, che non faceva che presentare piacere, per poi porre ad esso una prematura fine. Spendere, tuttavia, il sabato tra le familiari mura del The Venus Trap era una sorta di rituale, una costante che si ripeteva ad ogni sesto giorno, seppur sempre in maniera diversa. La ballerina, agghindata da capo a piedi ed avvolta in uno dei succinti e sfarzosi costumi di scena, si era aggirata tra le pareti di quel ristretto anfratto situato dietro le quinte, adibito a camerino, ove tutto il necessario alla preparazione di una nuova performance era posto a sua disposizione, affinché ultimasse la sua trasformazione in una seducente ninfa. Dinanzi al longilineo specchio, la figura d'ella appariva eterea, desiderabile; tuttavia, quando il di lei sguardo incontrò il proprio, nel fermo riflesso quella immobilità parve distorcersi e perdersi nel nulla, dandole l'impressione di star fissando due egualmente vuote voragini che le si aprivano in volto, al centro esatto delle orbite, di cui era impossibile percepirne il fondo, certa che, se si fosse lanciata alla ricerca di tale fine, si sarebbe persa per sempre.
               𝐻𝑜𝑤 𝑙𝑢𝑐𝑘𝑦 𝐼 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑡𝑜 𝑏𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑦 𝑏𝑜𝑑𝑦 𝑎𝑔𝑎𝑖𝑛,                𝘩𝑜𝑤 𝑙𝑜𝑣𝑒𝑙𝑦 𝐼 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑛𝑜𝑡 𝑡𝑜 𝘩𝑎𝑣𝑒 𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑡𝑒��𝑑.
C’erano ferite nel suo animo che, per quanto l’avessero irrimediabilmente dilaniato, avevano iniziato a guarire, formando in quegli squarci la rosea e nuova membrana che ben presto si sarebbe rafforzata a comporre parte di quella corazza che la foderava; quella metaforica e nuova pelle rendeva visibili le cicatrici che l’avrebbero segnata per sempre. Una lezione che aveva appreso era che la fiducia le faceva onore ma che, al tempo stesso, la rendeva vulnerabile; che era come una sottile superficie facile da incrinare con un gesto, una parola, persino. Eppure per quanto quella lezione fosse a lei chiara, non sembrava volerla assimilare e ci cascava ancora, ed ancora: si era fidata di suo padre, ed egli le aveva mentito; s’era fidata di colui che era stato il suo primo amore ed egli l’aveva tradita ed, infine, aveva provato ad aprire il suo cuore, ancora una volta, e Juno sembrava fatta di tutti i sogni e le fantasie che fino ad allora erano state solo inchiosto su pagine di novelle d'amore, prima che i di lei tacchi a spillo le camminassero crudelmente sul cuore che aveva, pian piano, imparato a desiderarla al di là del desiderio carnale, al di là di una fugace e passionale notte, abbandonandola in quella solitudine in cui tornava ad annegare, ad ogni infrangersi di quel sottile strato di ghiaccio che la separava dal gelo perenne ch’erano le profondità del suo essere. Quella solitudine in cui si rifugiava aveva assunto un significato quasi confortante, una volta accettata la consapevolezza che avrebbe potuto fidarsi solo di se stessa. Eppure, talvolta ciò era impossibile, perché ella non aveva mai saputo badare a se stessa. Quando inspirò, l’ossigeno parve farsi largo nelle vie respiratorie e giungere ai polmoni, affinché essi si gonfiassero, risaltando quel petto che faceva da sostegno al lucore di numerose collane, incitando i seni non troppo pronunciati affinché esprimessero il loro silente disagio nel trovarsi ristretti tra i succinti indumenti che li contenevano in parte, onorando il compito di celare all’altrui guardo solo i punti più eccitanti della femminile anatomia che la componeva. Esalò dunque quello stesso ossigeno, che parve aver sostato per un lasso sì breve da darle l’impressione di non aver mai respirato; difatti, c’erano volte in cui quella naturale pratica perdeva ogni significato, altre in cui ogni respiro sembrava poggiarle sul petto un macigno che la costringeva ad annaspare. In quel frangente, tuttavia, avvertiva la sensazione che, pur respirando a dovere, non fosse, in realtà, viva. Le ambrate falangi avvertirono la serica sensazione della propria pelle sotto i polpastrelli, dapprima pulsanti, prima che quel battito flebile e costante fosse associato alla quintessenza dell’esistenza, a quel muscolo pompante di vitalità che, tuttavia, pareva mettere in moto le funzioni biologiche soltanto. Quel centro del proprio essere, difatti, avrebbe potuto essere una macchina dalle precise istruzioni, tanto era capace di svolgere il suo compito alla perfezione, ma senza lasciarsi influenzare da fattore alcuno. Il cuore di Mali era ciò che la manteneva in vita, sì, seppur sembrasse essersi arreso nella missione di accelerare i battiti e animarla d’impulsi euforici, adrenalinici,
               𝑆𝘩𝑜𝑐𝑘𝑖𝑛𝑔 𝑡𝑜 𝑓𝑒𝑒𝑙 𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑐𝘩𝑎𝑟𝑔𝑒,                𝑖𝑛𝑛𝑜𝑐𝑢𝑜𝑢𝑠 𝑡𝘩𝑟𝑖𝑙𝑙, 𝑏𝑖𝑔 𝑖𝑛𝑣𝑖𝑠𝑖𝑏𝑙𝑒 𝑠𝑝𝑎𝑟𝑘.             
Se avesse potuto fisicamene sgusciare fuori da quello stato di inerzia, quella sensazione di intorpidimento che attutiva ogni suono e colpo proveniente dall’esterno, facendolo rimbalzare sulla sua pelle senza che lei se ne curasse, l’avrebbe fatto; eppure l’unico modo che pareva rivelarsi effettivo, era l’aggrapparsi a quelle poche sicurezze che ancora costellavano la sua ripetitiva esistenza, quelle da cui dipendeva per trarre un pretesto per proseguire: la danza, il suo lavoro, lo spettacolo che avrebbe, di lì a poco, offerto ad un pubblico di usuali clienti, quelle poche persone che ancora confidavano in lei; e poi c’era dell’altro, quei pochi impulsi di vita che le regalavano le cattive abitudini: l’alcool, il fumo, quei flirt occasionali che si perdevano nel suo disinteresse, le piccole dipendenze a cui non aveva mai realmente detto addio. Batté le folte e finte ciglia, facendo calare le palpebre su quei due spenti soli, forzandoli a tramontare per un lasso di tempo che parve prolungarsi per diversi attimi. Quando li riaprì, lo specchio le restituì lo stesso grottesco sguardo, contornato dal pesante e preciso trucco che sarebbe stato in grado di dare vita ad un cadavere, ma non pareva avere effetto alcuno sul di lei volto scarno. Serate come quella portavano con esse violente ed ambigue battaglie interne che vedevano contrapporsi opponenti parti del suo essere, una fazione capitanata dalla di lei coscienza, l’altra che vedeva al comando ogni debolezza che Mali avesse mai collezionato; al calare di quelle notti ad oscurare il firmamento, non le restava altra scelta che scegliere un vincitore sacrificandosi per quella lotta, nel cadere nelle solite e vecchie abitudini distruttive da cui non era mai riuscita a districarsi. Ricordava ancora la prima volta in cui aveva ceduto a quella debolezza per curiosità, nel bramare una spinta di vita per riscuotersi dal torpore indotto da un’esistenza che aveva ormai perso ogni ambizione; ricordava ancora la prima sensazione di bruciore causato dall’aspirare quelle pregiate sostanze stupefacenti, ricordava la presa rassicurante di Kai attorno alla propria sottile vita, a ripeterle, la voce echeggiante a ripetere in eterno, 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝖺𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗍𝗈 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝖻𝖾𝗇𝖾, 𝖼𝗁𝖾 𝗅𝖾 𝗆𝖺𝗇𝗂 𝖺𝗏𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾𝗋𝗈 𝗌𝗆𝖾𝗌𝗌𝗈 𝖽𝗂 𝗍𝗋𝖾𝗆𝖺𝗋𝖾. Così quella piccola vetta innevata che avrebbe potuto troneggiare su un polpastrello, avrebbe potuto essere spazzata via da un soffio, invece venne aspirata con tutta la determinazione che non riusciva ad applicare alle faccende della vita d’ogni giorno. Quei minuscoli cristalli bianchi le graffiarono le narici donandole la sensazione del tagliente gelo invernale che invade le vie respiratorie, riportandola bruscamente alla realtà, donandole la convinzione che la vita era fatta di quei piccoli impulsi e di quei piccoli sacrifici che la rendono vivibile prima di distruggerla per sempre; consapevole dei rischi, non era mai stata abbastanza forte per combatterli a dovere. Una struttura in lenta decadenza dal proprio interno, cosicché chiunque posasse lo sguardo sull'esterna apparenza non riuscisse a percepire le crepe che si diramavano lungo le mura, non fosse in grado di avvertire la debolezza delle fondamenta che reggevano un peso insopportabile; a tale concetto soleva paragonare la propria esistenza, in costante disfatta a precedere il giorno in cui le macerie del proprio essere fossero state impossibili da tenere insieme o ricomporre.
               𝐼'𝑚 𝑎𝑙𝑖𝑣𝑒 𝑖𝑛 𝑠𝑝𝑖𝑡𝑒 𝑜𝑓 𝑚𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝐼'𝑚 𝑜𝑛 𝑡𝘩𝑒 𝑚𝑜𝑣𝑒,                 𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝑙𝑜𝑜𝑘 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒 𝑜𝑓 𝑚𝑒,                 𝑤𝑎𝑡𝑐𝘩 𝑚𝑒 𝑤𝘩𝑖𝑙𝑒 𝐼 𝑏𝑙𝑜𝑜𝑚 ...
Quel riflesso sfocato nello specchio riprese stabilità, poco a poco; quando smise di tremolare sotto il proprio guardo, studiò la nota figura per un’ultima volta, pettinando con le falangi il nero ammasso di folti ricci che formavano una parrucca indossata appositamente per lo spettacolo che avrebbe condotto di lì a poco. Parve d’osservare un fiore sbocciare nella fretta di far sfoggio della sua bellezza.
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danielebelloli · 1 year
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Affronto il roundabout, addestro la concentrazione
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“Ci siamo, ecco il roundabout. 200 yard. Ma quante sono 200 yard? tipo 200 metri? Boh, tanto chi lo sa quanti sono 200 metri. Guarda il navigatore; sì, ci sono. Devo stare nella corsia interna, metti la freccia a destra. Che assurdità, se per entrare devo piegare a sinistra… Vabbè, dai, fai come gli altri. Dove devo uscire? Ah, alla seconda, che poi è come dire vado dritto. Dov’è la seconda? Merd… da qua non la vedo. Ok, sono il prossimo, devo guardare a destra ed entrare nel roundabout girando a sinistra. Senso ORARIO. Adesso. Vado. … … pronto con la freccia sinistra. Guarda le strisce per terra. Dio, ma quante sono. Sono pure coperte dal keep clear box. Ma che problema hanno gli inglesi con le strisce? Anche sulla bandiera… CONCENTRATI. Ora! Vai con la freccia sinistra. Specchietti, hai controllato gli specchietti? Eccola, è questa la seconda uscita. O no? Fesso, non le hai contate. Dai, esci. Lascia dolcemente la corsia interna e infila l’uscita. Stai a sinistra. Devi stare a sinistra. Ma non troppo a sinistra, c’è il kerb. Alé, vittoria. Adesso 40 miglia/ora. Respira.”
Guidare nel Regno Unito. Che esperienza straordinaria. Mi trovo in uno stato di tensione continua: le mani stringono il volante con forza esattamente nella posizione della dieci e dieci, come dicono i manuali di guida, le nocche sono bianche per lo sforzo, gli occhi si muovono rapidi dalla strada al cruscotto agli specchietti, ciclicamente, raccogliendo decine di informazioni che il cervello elabora diligentemente sforzandosi di prevedere le prossime circostanze: auto, pedoni, ciclisti, animali, poi curve, incroci, bivi, segnaletica verticale, orizzontale, limiti e divieti. Ah, e la direzione da seguire, naturalmente. “At the roundabout take the second exit, A4356.”
Per evitare di commettere tragici errori serve la più assoluta concentrazione per lunghi periodi, il che è biologicamente difficile da fare dato che il cervello umano si è sviluppato obbedendo all’urgenza di sopravvivere più che a quella di risolvere le parole crociate e per riuscire a sopravvivere ha privilegiato funzioni psichiche che lo rendessero sensibile e reattivo ad ogni più piccolo cambiamento del mondo attorno a lui, tipo un fruscio nell’erba alta magari prodotto da una tigre denti a sciabola. Chissà.
Perdiamo tutti facilmente la concentrazione, ma da quando guido a destra mi sono accorto di aver sviluppato la notevole capacità di percepire il momento esatto in cui mi distraggo. Cioè, non è che riesco a stare concentrato più a lungo, è solo che quando il mio pensiero comincia a vagare ne acquisto coscienza istantaneamente. E questo mi consente di riportare gentilmente la mia mente indietro sul tema primario, come dice John Cleese dei Monty Python nel suo famoso ed esilarante discorso sulla creatività: “The only other requirement is that you keep your mind gently round the subject. You're pondering your daydream, of course, but you just keep bringing your mind back.”
Mantenere la concentrazione per lunghi periodi di tempo è il modo più efficace per trovare soluzioni creative ai problemi che ci affliggono e avere idee innovative, oltre naturalmente a consentirci di svolgere il lavoro di routine nella maniera più efficiente possibile e senza sbagli. Di nuovo John: “… because, and this is the extraordinary thing about creativity, if you just keep your mind resting against the subject in a friendly but persistent way, sooner or later you will get a reward from your unconscious, probably in the shower later or at breakfast the next morning. But suddenly you are rewarded.”
Forse non è un esercizio pratico, ma guidare in Gran Bretagna addestra magnificamente la mente alla concentrazione profonda e prolungata.
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edcounsellinguk · 1 year
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Il Modo Giusto Per Arrabbiarsi (Senza Scoppiare)
Edo questa era l’ultima goccia! Sto per scoppiare!! Sono così arrabbiat* che potrei fare danni.
Prima di distruggere il mio povero studio, prova a fare un respiro profondo.
Ok. [respiro fondo] sono ancora super arrabbiat*
Meno?
Forse un 2% in meno
Ok, fai altri due respiri profondi.
[respiro fondo] x2
Adesso dimmi, cosa ti ha fatto sorgere questa emozione forte?
Non so, non ci ho mai pensato.
Mai? Quante volte sei stat* arrabbiat* questa settimana?
Io…non le ho contate. Che rabbia! Dovevo contarle??
— -
E voi? Quand’è l’ultima volta che vi siete sentiti come se foste una pentola a pressione o un vulcano che sta per eruttare?
La rabbia è un’emozione normale, capita a tutti, ma va gestita per non arrivare a perdere il controllo. Andiamo ad esplorarla assieme.
Cos’è la rabbia?
La rabbia è un’emozione base e universale, cioè che è condivisa da tutti, indipendentemente da etnia e cultra. Insomma, se una persona è arrabbiata, lo percepiamo anche senza necessariamente parlarne la stessa lingua.
Certo, la rabbia è universale, ma la differenza tra come la percepiamo noi e gli altri è nella consapevolezza che abbiamo di noi stessi davanti questa emozione. Ovvero, come riconosciamo la rabbia in noi stessi?
Il miglior modo per sviluppare una consapevolezza è attraverso delle domande. Per esempio:
Ci rendiamo conto di quando siamo arrabbiati? Ci viene voglia di spaccare tutto? Oppure di arrenderci? Di agire o di scappare?
Cosa scaturisce in noi questa emozione? Pensieri, immagini, credenze, interpretazioni di una situazione? (anche i rimorsi possono portare a rabbia)
Come la gestiamo? Esplodiamo o ci teniamo tutto dentro oppure sfoghiamo in un modo “sano”?
Una volta passata, come viviamo il resto della giornata? Continuiamo a rimuginare o stiamo meglio?
È anche importante capire ogni quanto siamo arrabbiati, per evitare che diventi uno stato cronico. Se anche voi, come nel dialogo iniziale, sentite di essere costantemente in uno stato arrabbiato, è il momento di fare una pausa e riflettere.
Quando un’emozione si protrae per un lungo periodo di tempo, è spesso un segno che c’è qualcosa che necessita della nostra attenzione. Parlarne con uno psych può aiutare a fare chiarezza sull’origine e ristabilire un equilibrio.
Come gestire la rabbia
Se capita spesso di farci trasportare dalla rabbia (spesso quando non si è consapevoli di essere arrabbiati), può essere utile inziare proprio da lì. Scoprendone la causa e investigando per capire se c’è magari un pattern (comportamento ripetuto) che ci portiamo dietro che causa lo stesso risultato.
Investiga
Se è una situazione che ci ha fatti arrabbiare, chiediamoci se potremmo aver frainteso o interpretato male quello che è stato detto o fatto. Oppure se stiamo facendo troppo “mind reading” ovvero se diamo una libera interpretazione a delle azioni dell’altra persona. ie.: “hanno fatto questo perchè volevano dire questo”.
Spesso la nostra interpretazione non è corretta ma ci porta lo stesso a fare delle proiezioni che scatenano emozioni negative. Perche noi pensiamo sempre al peggio! (é più semplice, piuttosto che pensare all’esito migliore) anche se non abbiamo delle prove tangibili per supportare la nostra previsione.
Respira
Il respiro è uno strumento favoloso per riportarci ad uno stato di calma. Quando siete arrabbiati, osservate il respiro. È probabile che sia corto e veloce. Questo segnala al cervello che siete in “fight or flight” ovvero, pronti a esplodere e ad agire!
È controproducente restare in questo stato fisico e mentale, perchè allunga l’episodio di rabbia. Quello che invece potete fare è comunicare al vostro cervello che non siete in fuga. Facendo due o tre respiri molto lenti, usando la pancia (il diaframma) invece che i polmoni.
Inala contando fino a 4, trattieni il respiro per 4, esala per 4 e trattieni per 4. Questo si chiama “box breathing”, e viene spesso usato per ridurre l’ansia e gli attacchi di panico, perchè vi riporta in controllo della situazione.
Allontanati
Allontanarsi dalla situazione che fa arrabbiare sembra uno step quasi ovvio. Giusto? Ma sapete che anche lamentandosi e ruminando si resta attaccati alla situazione che causa la rabbia?
Imparare ad allontanarsi anche a livello mentale significa non lamentarsi ossessivamente, non reagire in un modo che va ad alimentare la situazione e di conseguenza, la propria rabbia (istigando l’altra persona o continuando a riportare a galla la situazione).
Conclusioni
Arrabbiarsi è parte delle emozioni umane ed è del tutto normale. L’importante è essere consapevoli del fatto che si è arrabbiati, cercare di esplorare cosa si cela dietro alla rabbia e uscire da questa situazione in maniera assertiva (comunicando i nostri bisogni e limiti, rispettando l’altra persona) e non aggressiva.
Mettete giù le sedie e respirate con calma!
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justmythings-stuff · 2 years
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Escici l'intervista ahaha
Non ce l'ho, mi si è inceppato a fine partita e non l'ho potuta registrare
Vedo di trovarla in qualche modo, ma non ci contate troppo
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"E così veniamo avanti
Simili in tutto a quelli di ieri
Aggrappati a un'immagine
Condannata a descriverci
Dimmi, non è così?
E poi ci ritroviamo
Divisi da nuove alleanze
Senza più nulla da nascondere
Solo più accorti
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Dove la vita ristagna
Le cattive abitudini
Quasi sempre appagate
E ci sediamo
In un camerino affollato
In un treno che parte
Continuamente sospesi
Tra questo corpo e la scena
Le nostre ore canoniche
Le nostre ore contate
Ancora troppo presto
Per organizzare il proprio sgargiante declino
Ma non abbastanza da non averne un'idea
Io non ti cerco
Io non ti aspetto
Ma non ti dimentico"
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superfuji · 3 years
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E così veniamo avanti simili in tutto a quelli di ieri aggrappati a un'immagine condannata a descriverci dimmi, non è così?
e poi ci ritroviamo divisi da nuove alleanze senza più nulla da nascondere solo più accorti nel mostrare i punti dove la vita ristagna, le cattive abitudini quasi sempre appagate e ci sediamo in un camerino affollato in un treno che parte continuamente sospesi tra questo corpo e la scena le nostre ore canoniche le nostre ore contate ancora troppo presto per organizzare il nostro sgargiante declino ma non abbastanza da non averne un'idea
io non ti cerco io non ti aspetto ma non ti dimentico
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california-sunset · 4 years
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Anche oggi è l’ennesima sera in cui a casa mia non vorrei proprio stare. I miei genitori hanno preso di mira il mio unico amico e vogliono che io non lo veda più perché a loro “non piace” solo per il fatto che è un ragazzo molto estroverso e che parla tanto. Lo so, a loro da fastidio avere gente in giro per casa e il fatto che ogni tanto venga qui li fa imbestialire. Diciamo che anche questa storia del Covid non aiuta. Oggi ad esempio, il tempo era molto brutto e lui mi ha detto che voleva passare a trovarmi così non ho potuto esimermi dal dire sì. I miei non l’hanno presa bene, perché ricevere gente in casa gli costa tanta fatica. È faticoso tenere casa pulita, avere qualcosa da offrire e salutare chi entra. Per loro questo è un enorme stress. Così si attaccano al fatto che il mio amico non gli piace per non dire che tenere la casa ben presentabile è troppo. La cosa che mi stupisce è che non riesco a capire come facciano a vivere in questo modo. Nessun amico, nessuno svago, nessuna passione in comune. Niente. Ogni volta che li sento parlare o litigano o parlano male di me o delle persone della zona. Basta, stop. Non ci sono altri argomenti. Non so come abbiano fatto a sposarsi; sarà che sono invecchiati ma io non li vedo affiatati come molti altre coppie della loro età. Non capisco come si fa a passare le intere giornate a sparlare e basta. Senza una risata, una passeggiata, nulla; e non è il Covid ad essere il problema perché nemmeno prima facevano niente. Ogni tanto la spesa, ma una volta o due al mese. Li guardo e spero di non diventare anch’io così, di non controllare in modo ossessivo i miei figli, di non criticarli e insultarli pesantemente alle loro spalle e di non farli MAI sentire gli “ultimi”, i perdenti. Io sono considerata una perdente anche se ho sempre dato prova del contrario, riesco sempre ad essere la prima. Ci tengo spesso a precisare questo perché vedo che ragazzi “ribelli” dicono di non essere accettati dai loro genitori per il loro carattere,perché magari non hanno voti alti e una condotta impeccabile. Voglio dirvi una cosa....NON CONTA NIENTE ESSERE I PRIMI. Non conta niente il vostro comportamento, quanto studiate e che rendimento avete. Se avete dei genitori che vi disprezzano lo faranno a prescindere dalla vostra persona, dal vostro rendimento scolastico (o lavorativo) e da chi frequentate. Il mio consiglio è quello di farvi vedere impeccabili sempre, mai tristi, mai arrabbiati e soprattutto non rispondete MAI con toni aggressivi perché passare dalla parte del torto con queste persone è un attimo. Tirate un sospiro o contate fino a 10, in qualsiasi modo mantenete il sangue freddo per non essere accusati di essere intrattabili. CE LA FAREMO GENTE! 💪🏻
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tma-traduzioni · 4 years
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MAG002 - Caso 9982211 - "Non aprire"
Episodio precedente
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di Joshua Gillespie, riguardante il periodo in cui è stato in possesso di una bara apparentemente vuota. Dichiarazione originale rilasciata il 22 novembre 1998. Registrazione audio di Jonathan Sims, Capo Archivista dell'Istituto Magnus, Londra.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Tutto è cominciato quando ero ad Amsterdam in vacanza con un paio di miei amici. Tutto quello a cui state pensando in questo momento è vero. Avevamo una ventina d'anni, appena laureati, e avevamo deciso di passare un paio di settimane a fare i pazzi nel continente, quindi potete quasi certamente riempire i buchi da voi. Ci sono stati pochi momenti in cui direi che fossi completamente sobrio, e ancora meno in cui mi comportavo da tale, anche se non ero così messo male come alcuni dei miei amici, i quali avevano dei problemi a gestirsi, a volte.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui uscii da solo quella mattina - non ho idea della data esatta ma era un giorno di metà maggio. Gli altri stavano smaltendo le loro varie sbronze dormendo e io decisi di uscire nel bel sole di quel mattino olandese e farmi una passeggiata. Prima di laurearmi a Cardiff con gli altri stavo studiando architettura, quindi non vedevo l'ora di passare un paio d'ore da solo per gironzolare e apprezzare appieno gli edifici del centro di Amsterdam. Non fui deluso - è una bella città, ma mi resi conto troppo tardi che non mi ero portato una mappa o una guida turistica dietro, e un'ora o due dopo mi ero completamente perso.
Non ero particolarmente preoccupato, dato che era ancora metà pomeriggio e perdersi nelle strade secondarie era un po' quello che stavo cercando di fare, ma comunque decisi che avrei fatto meglio a cercare di ritrovare la strada per tornare dove io e i miei amici alloggiavamo, su Elandsstraat. Ci riuscii alla fine, ma la mia inabilità di parlare olandese mi portò a passare un'ora buona andando nella direzione sbagliata su vari tram.
Quando arrivai a Elandsstraat stava cominciando a farsi buio e mi sentivo un po' stressato, quindi decisi di fare un salto in un caffè per rilassarmi prima di riunirmi con i miei amici. Non so dire con precisione quanto tempo passai lì dentro, ma so che si era fatto buio del tutto quando mi accorsi che non ero seduto al tavolo da solo.
Ho provato più volte a descrivere l'uomo che sedeva di fronte a me, ma è difficile. Era basso, molto basso, e sembrava avere una strana densità. Aveva i capelli sul marrone, credo, tagliati piuttosto corti, e senza barba. Il suo viso e i suoi vestiti non erano proprio degni di nota, e più cerco di pensare esattamente a come era fatto, più diventa difficile immaginarlo chiaramente. Ad essere onesti, però, sono propenso a dare la colpa di questo alle droghe.
L'uomo si presentò come John, e mi chiese come stavo. Gli risposi meglio che potevo, e lui annuì, dicendo che anche lui era un inglese in terra straniera. Mi ricordo che aveva usato quella frase precisa perché all'epoca mi aveva colpito come molto strana. Mi disse che era di Liverpool, anche se non mi ricordo avesse alcun accento, e che stava cercando un amico su cui potesse contare per un favore.
Ora, nonostante fossi fatto, mi insospettii non appena disse quell'ultima parte e cominciai a scuotere la testa. John disse che non era niente di gravoso, solo occuparsi di un pacco per lui finché non avesse mandato un paio di amici a recuperarlo, e che avrebbe pagato bene. Pensai parlasse di contrabbando, e stavo per rifiutare di nuovo quando lui mise una mano nella sua… giacca, credo? e tiro fuori una busta. Dentro c'erano 10.000 sterline. Lo so; le ho contate. Sapevo che era una mossa stupida, ma continuavo a pensare al mio amico Richard che mi diceva quanto fosse stato facile far passare una libbra di hashish dai controlli durante il suo primo viaggio in Olanda, e tenendo così tanti soldi nelle mie mani...
Gli dissi di sì. John sorrise, mi ringraziò, e disse che si sarebbe fatto sentire. Uscì dal bar e io iniziai immediatamente ad andare nel panico per quello a cui avevo acconsentito. Volevo inseguirlo e restituirgli i soldi, ma qualcosa mi appesantiva, tenendomi bloccato sulla sedia. Rimasi seduto lì per molto tempo.
Non ricordo molto dei giorni successivi eccetto la preoccupazione di quando avrei rivisto John. Fui attento a non spendere niente dei soldi che mi aveva dato, e avevo deciso di restituirglieli non appena si fosse fatto vedere. Gli avrei detto che avevo commesso uno sbaglio e che non potevo prendere i suoi soldi o tenere qualcosa per lui. Cercai di divertirmi, ma era come se ci fosse stata un'ombra sopra di me, e non riuscivo a smettere di pensarci. Aspettai giorni interi, fino alla fine del nostro viaggio, ma non si fece mai vivo. Controllai ossessivamente la mia valigia prima di prendere l'aereo per tornare a casa, giusto nel caso in cui qualcuno ci avesse infilato qualcosa, ma non c'era niente di nuovo all’interno. Tornai in Inghilterra con i miei amici ancora fatti e 10.000 sterline nella tasca del cappotto. Fu surreale.
Non fu prima di un anno più tardi che mi sentii abbastanza tranquillo da spendere un po' di quei soldi. Mi ero trasferito a lavorare per un piccolo studio di architettura a Bournemouth, sulla costa Sud. Era un lavoro di basso livello e lo stipendio non era un granché, ma era l'unica offerta che avevo ricevuto nel mio campo, quindi mi ero trasferito laggiù con la speranza di farmi un po' di esperienza e trovare una posizione migliore in un anno o due.
Bournemouth era una città marittima di modeste dimensioni, anche se molto meno idilliaca di quando mi aspettassi, ma l'affitto per un appartamento tutto mio era leggermente fuori dal mio budget, dato il mio stipendio iniziale. Non conoscevo nessuno laggiù e non ero propenso a condividere il mio spazio con sconosciuti, quindi decisi di usare un po' del denaro che mi era stato dato ad Amsterdam l'anno precedente. Ragionavo che era improbabile che mi trovassero a questo punto - non avevo dato a John nessun dettaglio sul mio conto quando gli avevo parlato, neanche il mio nome, e se non era riuscito a trovarmi nel corso dell'anno passato, dubitavo mi avrebbe potuto trovare qui. Inoltre, se si trattava davvero di contrabbando di droga come pensavo, 10.000 sterline probabilmente non erano molte, per loro, non abbastanza da rintracciarmi così lontano per riprenderle. Inoltre, e a posteriori sembra una cosa stupida, ma mi ero fatto crescere da poco la barba e pensavo che sarebbe stato difficile per chiunque riconoscermi come la stessa persona. Così spesi un po' dei soldi di John per l'affitto di un bell'appartamento con una camera da letto nel Triangle, vicino al centro città, e mi trasferii lì quasi immediatamente.
Circa una settimana dopo ero in cucina che tagliavo un po' di frutta per colazione e sentii il campanello suonare. Risposi e trovai due fattorini con il volto arrossato. In mezzo a loro portavano un pacco immenso, che avevano chiaramente faticato a manovrare su dalle strette scale del palazzo in cui vivevo. Mi chiesero che fossi Joshua Gillespie, e quando risposi di sì mi dissero che avevano una consegna indirizzata a me ed entrarono nell'atrio.
Non sembravano di alcuna compagnia di consegne che conoscevo e non indossavano un'uniforme. Cercai di fargli qualche domanda, ma non appena ebbero depositato la scatola sul pavimento si girarono ed uscirono. Erano entrambi alti un metro e ottanta e molto imponenti, quindi c'era poco che avrei potuto fare per fermarli anche se avessi voluto.La porta si chiuse sbattendo dietro di loro e io rimasi da solo con il pacco.
Era circa lungo due metri, direi largo un metro e circa della stessa profondità. Era sigillato con scotch da pacchi e sul lato superiore c'era scritto il mio nome e indirizzo in spesse lettere arrotondate, ma non c'era un indirizzo del mittente o un timbro postale di qualche tipo. Stavo rischiando di arrivare in ritardo a lavoro a questo punto, ma decisi che non potevo uscire senza vedere cosa ci fosse dentro, quindi presi un coltello dal bancone della cucina e tagliai lo scotch che teneva chiusa la scatola.
All'interno c'era una bara. Non so cosa mi aspettassi ma non era quello. Il coltello cadde sul pavimento e io rimasi a fissarla in muto stupore. Era fatta di un pallido legno giallo, non verniciato, e aveva una spessa catena di metallo girata intorno ad essa, chiusa in cima da un pesante lucchetto di ferro. La serratura era chiusa, ma aveva la chiave inserita al suo interno. Feci per prenderla, quando mi accorsi di altre due cose sul coperchio della bara. La prima era un pezzetto di carta, ripiegato a metà e infilato sotto la catena, che presi. La seconda era la presenza di due parole, incise in profondità nel legno della bara in lettere alte tre pollici. Recitavano: NON APRIRE.
Ritirai la mano dal lucchetto lentamente, incerto su cosa avrei dovuto fare. Ad un certo punto mi devo essere seduto, perché mi trovai sul pavimento, appoggiato al muro, a fissare la cosa bizzarra che era inspiegabilmente comparsa in casa mia. Mi ricordai del foglio di carta a questo punto e lo aprii, ma c'era solo scritto "consegnato con gratitudine - J". So che sembra strano, ma solo allora feci la connessione con l'uomo che avevo incontrato ad Amsterdam. Mi aveva detto che voleva qualcuno che gli tenesse un pacco per un po' di tempo. Era questo il pacco di cui aveva parlato? Dovevo badare a un cadavere? Chi sarebbe venuto a prenderlo? Quando?
Chiamai a lavoro per dire che stavo male e rimasi lì seduto, a guardare la bara per un tempo che potrebbero essere stati minuti oppure ore. Non avevo idea di cosa fare. Alla fine mi feci coraggio e mi avvicinai, finché la mia faccia non fu a solo pochi centimetri dal coperchio. Presi un respiro profondo, cercando di vedere se potevo sentire qualche odore provenire dall’interno. Niente. Se c’era un cadavere lì dentro, non aveva ancora cominciato a puzzare. Non che sapessi veramente che odore avesse un cadavere. Era l'inizio dell’estate a questo punto, il che voleva dire che doveva essere morto da poco. Sempre che ci fosse davvero un corpo lì dentro. Mentre mi alzavo la mia mano sfiorò il legno della bara e mi resi conto che era calda. Molto calda, come se fosse rimasta sotto al sole per ore. Qualcosa mi fece accapponare la pelle e ritirai la mano velocemente. 
Decisi di farmi una tazza di tè. Era un po’ un sollievo, stare vicino al bollitore, perchè da quell’angolo non potevo vedere quella cosa nell’ingresso. Potevo semplicemente ignorarla. Non mi mossi neanche dopo aver riempito la tazza; restai lì in piedi a sorseggiare il mio tè, senza neanche accorgermi che era decisamente troppo caldo da bere tranquillamente. Quando finalmente mi decisi a tornare in ingresso, la bara era ancora là, immobile. 
Alla fine presi una decisione e, afferrando saldamente il lucchetto, rimossi la chiave e la posizionai sul tavolo dell’ingresso vicino alla porta. Poi presi la bara e la catena e cominciai a tirarla più in profondità nel mio appartamento. Era strano toccarla: il legno emanava ancora quell’inquietante calore, ma la catena era fredda come qualunque spesso pezzo di metallo, e a quanto pare non aveva catturato il calore. Non avevo armadi abbastanza grandi da tenerla, quindi alla fine la trascinai fino nel salotto e la spinsi contro il muro, più fuori dai piedi possibile. Tagliai la scatola di cartone dentro cui era stata sigillata e la buttai nella spazzatura fuori. E così all’improvviso, a quanto pare, cominciai a tenere una bara in casa mia. 
Al tempo direi che supponevo fosse piena di droga, almeno per quanto potessi supporre. Il motivo per cui qualcuno conservasse qualcosa in un modo così evidente o la affidasse ad un completo sconosciuto come me, non erano domande la cui risposta potevo neanche tirare ad indovinare, ma decisi che sarebbe stato meglio pensarci il meno possibile. Nei giorni successivi evitai il salotto, dato che era vicino alla cosa che mi rendeva nervoso. Ero anche all’erta per odori di marcio, che avrebbero potuto indicare che ci fosse stato davvero qualcosa di morto dentro alla bara. Non sentii mai niente, però, e con il passare dei giorni  mi ritrovai a notare il mio carico sempre di meno.    
Circa una settimana dopo che era arrivata ricominciai ad usare il  salotto. Guardavo la tv, principalmente, e tenevo un occhio sulla bara immobile. Ad un certo punto fui così spavaldo da usarla come un tavolo. Stavo bevendo un succo e senza pensarci posai il bicchiere sopra al coperchio, senza rendermi conto di quello che avevo fatto. Almeno non finché non sentii un movimento sotto di esso. Mi bloccai, ascoltando attentamente e fissandola, convincendomi di essermelo immaginato. Ma poi successe di nuovo - un leggero ma insistente grattare, proprio sotto a dove avevo appoggiato il bicchiere. Era lento e consapevole e portò al diffondersi di piccole increspature nel mio succo.
Non c’è bisogno di dire che ero terrorizzato. Ma ancora di più ero confuso. La bara era rimasta nel mio salotto, incatenata e immobile, per più di una settimana a quel punto. Se qualcosa al suo interno fosse stato vivo quando me l‘avevano consegnata, sembrava improbabile che lo fosse ancora.. E perchè non aveva emesso alcun suono prima d’ora se era qualcosa in grado di muoversi? Sollevai lentamente il bicchiere e immediatamente il grattare si fermò. Aspettai un po’ di tempo, considerando le mie alternative, prima di appoggiarlo di nuovo dalla parte opposta del coperchio. Ci vollero circa quattro secondi perchè il grattare cominciasse di nuovo, ora più insistentemente. 
Quando presi il bicchiere questa volta non si fermò per altri cinque minuti. Decisi di smettere di fare ulteriori esperimenti e invece presi una decisione consapevole di ignorarla. Mi sembrava che a quel punto o prendevo la chiave e la aprivo per vedere da me cosa c’era al suo interno, o seguivo le istruzioni scavate nel legno e mi decidevo a non guardare mai dentro. Qualcuno potrebbe chiamarmi codardo, ma optai per la seconda, e decisi che avrei interagito con essa il meno possibile mentre viveva in casa mia. Beh, forse ‘viveva’ è il termine sbagliato. 
Seppi di aver preso la decisione giusta la prima volta che si mise a piovere e sentii la scatola cominciare a gemere. Era un sabato, e stavo passando la giornata in casa leggendo un po’. Avevo pochi amici a Bournemouth, qualcosa nell’avere una bara misteriosa sistemata nel mio salotto mi rendeva riluttante a creare il genere di connessioni che avrebbero potuto portare persone a venire a farmi visita, e quindi passavo la maggior parte del mio tempo da solo. 
Non guardavo molta tv anche prima che il mio salotto fosse invaso dal conservare questa cosa, e quindi mi ritrovavo seduto in camera mia a leggere molto spesso. Mi ricordo che avevo appena cominciato Il Mondo Perduto, di Michael Crichton, e cominciò a piovere. Era una pioggia forte e pesante, del tipo che cade dritta senza vento a disturbarla, finchè tutto diventa scuro e bagnato. Era appena passato mezzogiorno, ma mi ricordo che il cielo si era coperto ed era così cupo che mi dovetti alzare ad accendere la luce. E fu allora che lo sentii.
Era un basso e lieve rumore. Avevo visto L’alba dei morti viventi, sapevo che suono devono fare i gemiti degli zombie, ma non era per niente così. Era quasi… melodico. Sembrava quasi un canto, smorzato da sei metri di suolo compatto. All’inizio pensai che potesse provenire da uno degli altri appartamenti nel mio palazzo, ma mentre andava avanti e i peli sulle mie braccia cominciarono a sollevarsi lo sapevo, semplicemente lo sapevo, da dove stava arrivando. Camminai nel salotto e mi fermai sulla porta, guardando la scatola di legno sigillata mentre continuava a gemere il suo delicato suono musicale alla pioggia.
Non c’era niente da fare. Avevo preso la mia decisione di non aprirla, e questo certamente non mi fece venir voglia di ripensarci. Quindi tornai in camera, misi su un po’ di musica e alzai il volume abbastanza alto da soffocare i suoni. 
Continuò così per un paio di mesi. Qualunque cosa fosse dentro la bara grattava a qualsiasi cosa gli appoggiassi sopra e gemeva ogni volta che pioveva, e questo è quanto. Suppongo che sia la prova che ci si può abituare a qualsiasi cosa se necessario, non importa quanto bizzarra. Di tanto intanto consideravo di provare a liberarmene, o trovare qualcuno come voi per investigare, ma alla fine decisi che in realtà avevo più paura di chiunque mi avesse affidato la bara di quanta ne avessi della bara in sé. Così la tenni segreta. 
L'unica cosa che mi preoccupava era dormire. Penso che mi facesse avere degli incubi. Non mi ricordo i sogni, non me li ricordo mai, e se avevo incubi non erano diversi - non me li ero mai ricordati e non me li ricordavo neanche ora. Ma so che continuavo a svegliarmi in preda al panico, stringendomi la gola e facendo fatica a respirare. Cominciai anche a essere sonnambulo. La prima volta che successe fu il freddo che mi svegliò. Era pieno inverno e di solito tengo il riscaldamento spento quando dormo. Mi ci vollero un paio di secondi per capire dov’ero. Ero in piedi nel buio del mio salotto, sopra alla bara. Quello che mi preoccupò di più della situazione era il fatto che, quando mi svegliai, tenevo in mano la chiave del lucchetto. 
Ovviamente questa cosa mi preoccupava. Andai anche dal mio medico per dirglielo, e mi mandò alla clinica del sonno dell’ospedale vicino, ma i miei problemi non si ripetevano nell’ambiente clinico. Allora decisi di nascondere la chiave in posti sempre più difficili da raggiungere, ma comunque continuavo a svegliarmi con la chiave nella serratura e, per quanto potessi capire, un attimo prima di aprirla. Sapevo di dover trovare una soluzione. 
Alla fine quello che cominciai a fare era forse un po’ elaborato, ma sembrava funzionare: mettevo la chiave in una ciotola d’acqua e poi la mettevo nel freezer, racchiudendola in un solido blocco di ghiaccio. Mi trovavo ancora a cercare di prendere la chiave nel sonno, a volte, ma il freddo del ghiaccio mi svegliava sempre prima che potessi farci niente. Alla fine diventò solo un’altra parte della mia routine. 
Vissi in quel modo per quasi un anno e mezzo. E’ buffo come la paura può diventare di routine come la fame - ad un certo punto la accettai e basta. Il primo indizio che il mio tempo di tenere la bara stava per finire fu quando cominciò a piovere e ci fu silenzio. 
Non lo notai all’inizio, dato che avevo preso l’abitudine di accendere la musica non appena veniva tempo brutto, ma dopo un paio di minuti mi resi conto che non c’era niente da sovrastare. Spensi la musica e andai a controllare. Il salotto era silenzioso. Poi qualcuno bussò alla porta. Il suono era leggero e discreto, ma rimbombò come un tuono nell’appartamento silenzioso. Sapevo cosa avrei visto non appena avessi aperto la porta, e avevo ragione. John e i due fattorini erano lì fuori. 
Non ero sorpreso di vederli, come ho detto, ma loro sembravano abbastanza sorpresi di vedere me. John si prese un secondo per squadrarmi da capo a piedi, quasi incredulo, mentre gli chiedevo se fossero venuti a ritirare la loro bara.
Lui rispose di sì, e che sperava non fosse stata di troppo disturbo. Gli dissi dove poteva infilarsela, e non sembrò avere una risposta a quello. Sembrava sinceramente colpito, comunque, quando tirai la chiave fuori dal freezer. Non cercai neanche di scongelarla - ero così impaziente di liberarmi di questa cosa che gettai la ciotola di ghiaccio sul pavimento e la infransi. Guardai John raccogliere la chiave congelata dal pavimento e gli dissi che era nel salotto. 
Non li seguii. Non volevo vedere cosa avrebbero fatto con la bara. Non volevo vedere se l’avrebbero aperta. E quando le urla cominciarono, non volevo vedere chi è che stava urlando o perché. Lasciai la cucina solo quando i due fattorini portarono la bara oltre la porta. Li seguii giù dalle scale e guardai nella pioggia battente mentre la chiudevano in un camioncino con la scritta “Breekon & Hope Deliveries”. Poi guidarono via. Non c’era traccia di John. 
Quella fu l’ultima volta che ne sentii parlare. Cambiai lavoro e mi trasferii a Londra poco dopo, e ora cerco solo di non pensarci troppo.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
E’ sempre bello sentire che la mia città natale non è completamente priva di strani accadimenti e storie misteriose. Gelati, spiagge e noia sono una bella cosa, ma sono contento di sentire che Bournemouth ha almeno un paio di apparizioni da rivendicare. Detto ciò, il fatto è che la dichiarazione del signor Gillespie inizia con uso di droghe e che continua con la mancanza di testimoni che la confermino come tema centrale, il che significa che una storia misteriosa è tutto ciò che è. Quando l’Istituto indagò la prima volta, non sembra che abbiano trovato una singola prova a supporto dell’esistenza di questa bara graffiata, e a essere onesto non penso che valga la pena sprecare il tempo di nessuno, quasi venti anni più tardi. 
Detto ciò, l’ho accennato a Tim ieri, e a quanto pare ha scavato un po’ per conto suo. Breekon & Hope è davvero esistita, ed era un servizio di corriere che operò fino al 2009, quando andarono in liquidazione. Avevano la base a Nottingham, però, decisamente più a nord rispetto a Bournemouth, e se tenevano registri delle loro consegne, ora non sono più disponibili.
La cosa interessante è l’indirizzo che il signor Gillespie fornì per l’appartamento in cui tutto ciò accadde. La cooperativa edilizia che lo gestiva tiene completi registri sugli affittuari che hanno vissuto nei loro edifici fino a quaranta o cinquanta anni fa. Da quello che Tim è riuscito a trovare, sembra che per i due anni del suo soggiorno, il signor Gillespie fosse l’unica persona a vivere nell’intero edificio, con gli altri sette appartamenti completamente vuoti. Nessuno si trasferì nel suo dopo la sua partenza, e l’edificio fu venduto a un promotore immobiliare e demolito poco dopo che la dichiarazione originale fu rilasciata. 
Prevedibilmente, nessuno di coloro che lavorarono in quella cooperativa edilizia negli anni 90 è ancora lì, e nonostante i migliori sforzi di Tim, non siamo riusciti a trovare la spiegazione del perché, in un edificio di quella dimensione, il signor Gillespie passò quasi due anni a vivere completamente da solo, eccetto per una vecchia bara di legno. 
Fine della registrazione.
[Traduzione di: Martina]
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ilarywilson · 4 years
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Lo sai che...
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«... Nonna Meg dice sempre che non puoi far restare le persone, più le stringi e più quelle ti schizzano via come vermicoli fra le dita. Puoi solo far loro capire che non te ne andrai tu e sperare che loro facciano altrettanto»  la nonna ne sapeva, di amori e altre storie, perciò «te l'ho mai detto che non ho intenzione di andare da nessuna parte?» Te l'ho mai detto che il caffè lo prendo senza zucchero? Il tono è un po' quello. E tutto suona semplicemente troppo giusto persino per intimidirle lo sguardo o far tentennare la voce o fermare i ghirigori delle dita o affievolire di incertezze il sorriso. No, il giro continua e continuano gli sguardi e le sue parole si fanno solo veicolo di un'ovvietà che le è chiara da un po'.
Deglutisce a quell'aneddoto - grazie, nonna Meg - ricominciando a sentire caldo. «Lo-lo so» miagola incerto. «Perché me lo dici? Ti sto stringendo troppo?» chiede, le sopracciglia aggrottate, confuso.
«N-no!» Ecco l'impellente fretta di spiegarsi meglio, mentre il cuore agita di colpo i battiti e accorcia il respiro. «Lo-lo dico per non stringerti troppo» al contrario. Sbatte le palpebre, non era ovvio?
 «Be' non era chiaro, Wilson» la rimbecca, l'aria spiritosa e da schiaffi palemesemente perculante. «E poi tua nonna aveva torto, almeno su di me. A me piace quando mi stringi troppo» il tono più ammorbidito di chi è in vena di confidenze. Le ruba rapido un bacio sulla punta del nasino e si risistema nella tana della coperta.
«Le hai contate anche tu?»
Le volte in cui mi hai detto "ti amo". E no, non pare esserci traccia di divertimento per la curiosa conta tenuta, solo del respiro corto per una meraviglia troppo intensa e stringente. 
Uno sbuffo corto e quasi impaziente gli alza un ciuffo di capelli e potrebbe essere abbastanza forte da sollevare anche una ciocca del caschetto biondo. «Certo che le ho contate...» mormora, scontato e ovvio, no? «Sei l'unica per cui ci credo davvero, ti pare che non le conto?» Sì, la schiettezza con cui lo dice è disarmante, ma -ehi!- gliel'ha detto lei di togliersi la maschera.
Quella confessione tanto spiccia traccia morbidezze più profonde nelle fossette delle guance, nella curva del sorriso e nella lucina intermittente degli occhi con cui se lo sta mangiando. Ma chi hai incontrato, Wilson?  «Te l'ho mai detto che...» ci risiamo, che stia per tirare in ballo Nonna Meg è una certezza a cui tutti dovremmo davvero rassegnarci... o forse no? Forse gli sta dando tempo di roteare gli occhi al cielo o di voltarsi a guardarla interrogativo. Tanto per sganciarglielo poi a tradimento, quel «...ti amo?» Che no, non è incerto, prosegue solo la domanda di qualche attimo prima:
“te l'ho mai detto che ti amo?"
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«Mh?» distratto, il tono flebile. Ancora Nonna Meg? Ma poi arriva. Una piacevolissima secchiata d'acqua gelata, a sopresa. Gli occhi si aprono di colpo e il respiro si mozza. No, non riesce proprio a deglutire. Lo ha detto davvero? Sì, eccoli i fuochi artificiali che scoppiano al loro passaggio sul vagoncino. Eccole, le esplosioni di colori e le scintille che odorano di polvere da sparo, camomilla e muschio. Si tira su a sedere, guardandola pietrificato, le pupille dilatate per la penombra, per l'emozione, per la felicità di sentirselo dire da lei. Alla fine. Le si avvicina con il viso, infilando le dita nodose tra le ciocche bionde come un pettine delicato. 
«No» ecco, ora deglutisce. «Ridimmelo» sussurra, con il petto che trema, gli occhi lucidi e quel carrellino che subisce avvitamenti e giri della morte a non finire. 
Le sue dita fra i capelli producono un piacevole fremito interiore in grado di ripercuotersi lungo tutta la pelle. D'oca, come lucido è lo sguardo affondato nel suo a quel "ridimmelo" che le ricorda così tanto se stessa da risultarle ben più che comprensibile. Il sorriso si scioglie, acquoso, mentre la voce si fa desiderare unicamente perché le serve un attimo per sciogliere il grumo di emozione fermo in gola, deglutire e non lasciarsi confondere da quella vicinanza. E il replay richiesto arriva, rigorosamente dopo un countdown mozzafiato da 3 a 1. «Te l'ho mai detto... » il tono poco più che un sussurro nell'aria rimasta a dividerli «...che ti amo?» Forse ora con più intensità, perché l'enormità di quella verità si fa sentire ora che lei la lascia correre libera per quel prato umido di pioggia e ancora caldo di sole. «E che... mi piace?» Non importa lui comprenda ora il senso di quella precisazione, tant'è che lei lo anticipa; riformulando da sé. «Mi piace amarti». E' possibile non piaccia amare qualcuno? Forse, e dico forse, sì.
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E siamo a quota due. Non sa davvero dire quante e quali emozioni riesce a provare. Un sorrisone genuino gli si allarga progressivamente sulla bocca, così poco distante dall'altra. «Sì... già due volte» le mormora dolcemente, scherzando divertito, un nuovo un bacio a posarsi sul nasino della strega. «E mi suona bellissimo... » la voce leggermente roca, quasi rotta dall'emozione di quelle prime volte. E un secondo bacio le arriverebbe dritto sulle labbra, in un movimento conclusivo che va a togliere i centimetri di distanza che li tenevano lontani; così lento, passionale. Un braccio ad avvolgerle il corpo, la mano dalle ciocche di capelli al collo, le dita ad arrampicarsi lungo la pelle chiara, le labbra a fare e disfare baci -affamate- e il corpo ora sveglio, in vena di coccole e dolcezze. 
Qual è la tua emozione preferita?
Mmh... sentirmi libera? La leggerezza. Scartare i regali? Uh-uh, ce l’ho! E’ la sorpresa. Di quando capita qualcosa che non ti aspetti. 
Tu lo aspettavi un amore inaspettato?
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Oroscopo di Chirya: dal 21 al 27 Agosto 2023
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Oroscopo di Chirya: Cari tutti, ecco le previsioni dal 21 al 27 Agosto 2023 seconda parte dell’estate, la settimana prossima grandi novità, Giovedì 23 il Sole entra in Vergine, donando fiducia, energia, forza e fortuna ai segni di Terra. Domenica 27, Marte entra in Bilancia dopo la sua lunga sosta in Vergine e anche qui tanti cambiamenti, per i Bilancia incontri d’amore, settimana difficile per i Cancro, per i Pesci impegnati attenzione ai tradimenti. La verità è che i prossimi giorni dal 23 Agosto al 22 Settembre il cielo si prepara a eventi importanti, sicuramente li analizzeremo di volta in volta, insieme per trarne il meglio. Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno Ariete Cari Ariete, la settimana passa serena regalandovi tanti momenti sereni di fine estate, apprezzati da tutti, perché Marte a fine settimana passa in Bilancia e potreste risultare un pochino nervosi, presi da un segno ostile che da una parte vi sollecita, dall’altra vi intralcia. La Luna nel vostro segno dal 24 al 27 vi invita a fare tesoro delle esperienze passate e a non buttarvi senza ragionare sulle esperienze. Qualche criticità in famiglia è possibile, sarete tentati di fare progetti per il futuro, con tanta voglia di leggerezza e di svago. Toro Oroscopo di Chirya: Cari Toro, vi rasserenerà sapere che il campo finanziario va bene, Venere vi aiuterà a superare alcuni ostacoli nel rapporto di coppia regalandovi emozioni molto positive. possibili colpi di fulmine, anche persone conosciute che percepirete diversamente, facile la comunicazione con il Sole in Vergine e vi aiuta con tanta fortuna. Dalla vostra avete anche Marte e Mercurio che vi rendono irresistibili. Ottimo inizio per il rientro in città e per iniziare tante nuove idee che avete progettato sotto l’ombrellone. Gemelli Cari Gemelli, Mercurio è ancora negativo, Marte da domenica diventa positivo e torneranno energia e brillanti intuizioni. Alcuni conflitti in ambito familiare potrebbero togliervi il sonno per una decisione non presa o presa male. Siate onesti con voi stessi e non date colpe ad altri, alcuni giorni faticosi, vi regaleranno un po' di cattivo umore, vi consiglio di accettare le sfide con pazienza e coraggio, affrontare i nodi irrisolti che vi troverete davanti, e magicamente tornerete ad essere amati e ricercati. Cancro Oroscopo di Chirya: Cari Cancro, La settimana non è facile, soprattutto in amore. Marte Domenica 27 passa in Bilancia e i litigi e gli scontri saranno all’ordine del giorno, per fortuna Saturno vi protegge e riuscirete nel lungo periodo ad averne ragione.  Per fortuna in famiglia le cose vanno meglio, ci saranno incontri appaganti, in cui scoprirete il piacere di stare insieme. La prima cosa per stare bene con gli altri e essere in pace con se stessi, vi sentirete contenti e motivati a riprendere da dove avete lasciato i vostri affari. Leone Cari Leone, la settimana vi vede più critici del solito, per cui cercate di parlare chiaramente con chi vi sta attorno, così vi sarà più facile mantenere un clima di armonia ed euforia con amici e famiglia. Venere è ancora favorevole, approfittatene se siete ancora in cerca dell’anima gemella. In campo finanziario ci sono opportunità interessanti. e alcune decisioni da prendere anche controvoglia. Contate sul vostro fascino, siete irresistibili, ma non date nulla per scontato, Giove mette alla prova i nati nella seconda decade. Vergine Cari Vergine, è il vostro momento, quello del vostro compleanno, il momento in cui la terra restituisce i doni e la vostra perseveranza viene valutata. Avete finalmente dalla vostra il Sole, Marte e Mercurio che vi garantiranno incontri importanti, anche in campo finanziario, avrete delle opportunità davvero interessanti. In famiglia qualche litigio dovuto a Saturno c’è, prendetela come una medicina, amara ma necessaria, alla fine fatti nuovi o vecchi rancori vi faranno conoscere meglio l’animo di chi vi sta intorno, meglio non fidarsi troppo. Bilancia Cari Bilancia, la settimana inizia alla grande, e poi viaggia facile grazie ad una Luna favorevole, Domenica 27 Marte entra nel vostro segno regalandovi tanta energia e voglia di fare. Vi sentirete più equilibrati, presenti e attivi, aspettatevi allora una bella atmosfera per il rientro al lavoro, che vi darà l’opportunità di mettere in essere tutto ciò che avete progettato. Per chi ha sperimentato momenti di stanchezza, vi lascerete tutto alle spalle grazie a questo Marte che finalmente vi coccolerà per davvero. Scorpione Cari Scorpione, puntate su Martedì e Mercoledì quando sarete carichi di energia e di belle idee. Per gli altri giorni potreste sentire il bisogno di fare quel rododendro in cui siete bravissimi e insuperabili. Alcuni miglioramenti in amore sono reali, poiché anche la Luna vi aiuta a trovare la strada giusta della comunicazione con il prossimo. Se poi vi capita la persona che vi piace e sa affascinare, investigate sulla serietà delle sue intenzioni, poi decidete liberamente. Sagittario Oroscopo di Chirya: Cari Sagittario, la settimana è tranquilla, piacevole fino a Domenica, poi va alla grande con il passaggio di Marte in Bilancia, segno a voi favorevole. I nei sono mercurio sempre negativo e il Sole che dal 23 passa ostile per un intero mese. Anche la Luna vi regalerà sogni premonitori e delle idee niente male da mettere in pratica. Buone occasioni nel settore immobiliare, anche se sarà sempre necessario studiare i contratti e non essere negligenti. Capricorno Cari Capricorno, settimana serena, poi Martedì il Sole   entra in Vergine, segno a voi amico, Domenica Marte entra in un segno a voi ostile, per cui saremo energici, ma con un malumore e umor nero di fondo che non vorrete spiegare a nessuno. Qualche lite in famiglia è possibile, tuttavia la vera selezione da fare è nelle amicizie, probabili vecchi rancori, segreti che vengono a galla, rapporti che si incrinano. Anche Giove ci mette il suo, rendendovi più spendaccioni del solito, attenzione. Acquario Oroscopo di Chirya: Cari Acquario, la buona notizia è che dal 27 Agosto, Marte entra in Bilancia segno a voi positivo, e potrete contare su un periodo di serenità e complicità.  E’ possibile incontrare qualcuno che vi intriga, e sarete sensibili all’avventura, consiglio, non flirtare con chi è impegnato, non è salutare, soppesare i vantaggi e gli svantaggi delle vostre azioni. Grande amica per voi è la Luna in questa settimana sempre favorevole al vostro segno, vi promette una buona comunicazione, serate piacevoli, sfruttatele tutte. Pesci Cari Pesci, per la settimana il vostro superpotere sarà la seduzione, il consiglio è non chiudersi nella cerchia familiare per ingannare la paura della solitudine. E’ vero che la famiglia e gli amici rispondono alle vostre richieste, sarete molto richiesti, l’estate è quasi finita e le stelle vi dicono a credere di più in voi stessi e a non abbandonarvi a inutili recriminazioni. Seguite il vostro istinto, e se Mercurio vi rende nervoso, mantenete la calma e il momento vi offre un incontro elettrizzante, che potrebbe stravolgere la vostra vita. Read the full article
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ilfascinodelvago · 5 years
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Con mia grande sorpresa, ho scoperto che non tutti sono d’accordo con la semplice affermazione che dà il titolo a questo post, affermazione che ora riscriverò per chi non avesse voglia di andare su a rileggerla: gli uomini sono più violenti delle donne.In generale, dico. Poi è ovvio che esistano uomini mansueti come gattini e donne violente come uomini.Com'è possibile che tante persone non lo vedano? Per me è un dato sensoriale di prima mano, come dire che il cielo è blu, il fuoco scotta o i rapper milanesi sono alghe.È vero che le mie esperienze personali mi hanno avvantaggiato, visto che è da quando sono nato che sperimento la violenza maschile in tutte le sue forme: scortesie, prepotenze, insulti e a volte, quando ero più giovane, anche cazzotti. Ah, quanti ricordi! Mentre della violenza femminile non ho molta cognizione.Per questo motivo, per aiutare chi non è stato fortunato come me, ricorrerò alle statistiche. A differenza dei casi personali, che ognuno ha un po' i suoi, le statistiche hanno un valore generale.Iniziamo con gli omicidi. In base a uno studio delle Nazioni Unite (link),  il 95% dei condannati per omicidio sono uomini. Novantacinque, percento, uomini. È tantino. E questa percentuale è più o meno la stessa in tutti i paesi considerati e per tutti i tipi di arma utilizzata: pistola, coltello, cotoletta alla bolognese. Che sia giorno o che sia notte, con il sole o con la pioggia, se una persona ti sta ammazzando è quasi sicuramente un uomo. Uno potrebbe dire: va beh, ma la criminalità mondiale è gestita dagli uomini, come le banche. È ovvio che gli assassini siano perlopiù loro.Questa si chiama ipotesi ad hoc: invece di trarre la conclusione più semplice, si introduce un elemento che può spiegare i dati in un altro modo. Allora consideriamo esclusivamente gli omicidi di coppia, chiamiamoli così. Nello stesso studio si legge che, se consideriamo solo le persone uccise dal proprio partner, il 79% delle vittime sono donne. Un altro potrebbe dire: grazie, ma gli uomini hanno una maggiore forza fisica. È ovvio che in un combattimento all'ultimo sangue in tinello vincano loro.Altra ipotesi ad hoc. Consideriamo lo stalking. Per spiare una persona, assillarla col telefono, minacciarla e farsi trovare nudi nella sua vasca da bagno, non serve la forza fisica, basta avere costanza, dedizione e tanta voglia di realizzare i propri sogni, anche se questi sogni coincidono con l'incubo di quella persona. In una parola, basta essere violenti.In base a una survey condotta negli USA dai Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (link), le donne che nell'arco della loro vita hanno subito almeno un episodio di stalking sono circa il triplo degli uomini. Ipotesi ad hoc: sì, ma gli uomini non vanno a denunciare i loro stalker, mentre le donne basta che le sfiori con un grissino e corrono subito alla polizia. Secondo un rapporto speciale del Dipartimento di Giustizia USA basato su un'altra survey (link), gli uomini denunciano i loro stalker nel 37% dei casi, mentre le donne nel 41%, una differenza troppo piccola per essere considerata significativa. Questa non è una mia opinione personale, eh, non mi permetterei mai, è scritto nel rapporto (pag. 8).Sempre nello stesso rapporto si legge anche una cosa abbastanza curiosa: mentre gli stalker delle donne sono soprattutto uomini (67%), gli stalker degli uomini non sono soprattutto donne (43%). Non è bellissimo? Volevo dire "convincente". Non è convincente? Ipotesi ad hoc: no. La consapevolezza della propria superiorità fisica dà il coraggio di fare stalking con una persona più debole, anche se poi magari non si rende necessario picchiarla. Prendiamo allora un tipo di violenza in cui la forza fisica non conta assolutamente niente, la violenza contro se stessi. Che ci vuole a suicidarsi? Basta avare la forza di saltare giù da un ponte, non è faticoso. Una volta scavalcata la ringhiera, fa tutto la forza di gravità. Eppure, nonostante il suicidio sembri una cosa "da signorine", secondo l'OMS gli uomini si suicidano molto più spesso delle donne. Per ogni donna che si suicida, ci sono almeno tre uomini che fanno altrettanto (link). Ipotesi ad hoc: va beh, ma che vuol dire? Nel tipo di società in cui viviamo, gli uomini sono più esposti alle pressioni sociali, dunque è più facile che siano portati a uccidersi. Tante donne, invece, fanno ancora le casalinghe ed è improbabile che una si uccida perché ha fatto bruciare lo sformato. Gli incidenti stradali. Ad hoc: Gli incidenti stradali? Gli incidenti stradali possono essere causati da comportamenti aggressivi coi piloti avversari. Secondo uno studio basato sui dati del Dipartimento dei Trasporti USA (link), gli uomini fanno molti meno incidenti mortali delle donne. Ad hoc: Ah! Visto? Quindi non è vero che gli uomini sono più violenti. Del resto, si sa, donna al volante, pericolo costante. Stavo scherzano, in realtà è il contrario. Secondo lo studio appena citato, gli uomini fanno 2,3 incidenti mortali ogni 100 milioni di miglia percorse, mentre le donne ne fanno 1,5. Si noti che, siccome gli incidenti sono contati per miglia percorse, questi valori non dipendono dal fatto che ci sono più uomini che guidano. Ci fosse anche una sola donna che guida, questa morirebbe 1,5 volte appena ha percorso 100 milioni di miglia. Ci metterebbe solo molto tempo.Se poi consideriamo l'età degli amori (16-29 anni), la differenza diventa ancora più grande (6,2 incidenti mortali per gli uomini, 3,1 per le donne). Ad hoc: ma le cause di un incidente possono essere tantissime: la stanchezza, l'alcol, gli occhiali appannati, non c'è mica solo l'aggressività. A questo proposito ho fatto una statistica personale molto accurata: quelli che lampeggiano in autostrada. Ad hoc: eh? Quelli che lampeggiano in autostrada. Ad hoc: ok. Intendo quelli che vogliono che ti levi di mezzo solo perché si sentono i padroni del mondo. Comportamento abbastanza innocuo, ma decisamente aggressivo. È come se uno ti desse dei calci nelle caviglie mentre sei in coda al supermercato nella speranza che tu sparisca. Quando una di queste persone mi lampeggia, io adotto una procedura che mi permette di studiare attentamente la sua faccia nello specchietto retrovisore. Ne parlo in un vecchio post (link).Ora, in tanti anni di onorata carriera autostradale, ho avuto modo di osservare centinaia e centinaia di lampeggiatori. Gli uomini non li ho contati, sarebbe stato come contare la sabbia del mare, invece ho contato le donne, le ho contate e mentalmente annotate, e posso dire con una certa precisione che finora sono state in numero di: una. Centinaia di uomini, una donna. 1. 👩. Ad hoc: questa è colpa del tuo bias cognitivo che non ti fa vedere i miliardi di donne che guidano col coltello fra i denti, lampeggiando e clacsonando a tutto ciò che respira. Non posso dimostrare che non sia così. Dico però questo: un'ipotesi ad hoc non è necessariamente sbagliata, ma se per spiegare cento statistiche diverse servono cento ipotesi ad hoc diverse, allora bisogna arrendersi alla conclusione più semplice che le spiega tutte in una volta sola: gli uomini sono più violenti delle donne.E se non sei d’accordo, ti spacco la faccia.
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