#vittoria burattini
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Joe Biden, discorso dopo la vittoria di Donald Trump.
Era da tempo che non lo si vedeva così lucido, in perfetta forma e di buon umore.
I casi sono tre:
- o gli han detto che ha vinto Kamala Harris,
- oppure non ne poteva più di esami del sangue, delle urine e tac al cervello tutti i giorni prima di colazione
- oppure anche i burattini di legno ogni tanto non vedono l'ora di staccarsi dai fili, sottrarsi agli insulti e andarsene a pigliare il sole in santa pace su una spiaggia della Florida.
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Natale 2023 ad Ancona
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Si chiama Ancona che brilla ed è il grande format natalizio della città delle Marche, che comincerà sabato 2 dicembre alle ore 18 con l’evento inaugurale che vedrà l’accessione del grande albero in piazza Roma e di tutte le luminarie lungo le vie della città, che quest’anno addobberanno Ancona da viale della Vittoria fino a piazza della Repubblica per gran parte delle vie del centro, oltre che al Piano e agli Archi. In occasione degli 800 anni dalla realizzazione del primo presepe vivente da parte di San Francesco d’Assisi, nella notte di Natale del 1223, Ancona sarà una tappa importante per la fiaccola che Greccio partirà verso Betlemme. Infatti il 2 dicembre sul palco di Piazza Roma, alla presenza anche del vescovo di Ancona, monsignor Angelo Spina, di alcuni figuranti del presepe vivente di Pietralacroce e dei bambini della corale Orlandini, la fiaccola arriverà ai piedi di un presepe statico e del grande albero, come momento simbolico di unione dei cristiani e condivisione dello spirito della Natività. La fiaccola, che verrà benedetta dal papa il 29 novembre, proseguirà poi il suo viaggio verso la Terra Santa. Il cuore del Natale sarà piazza Cavour, dove è già presente la ruota panoramica che resterà operativa fino al 25 gennaio e ci sarà il Mercatino di Natale, che sarà aperto dal 25 novembre al 28 dicembre. Sempre a piazza Cavour si svolgerà l’appuntamento del Capodanno 2024, mentre il Villaggio di Babbo Natale e degli Elfi sarà in piazza Stamira. La pista di pattinaggio troverà posto in piazza Pertini accanto ad altri spettacoli viaggianti, realizzando uno spazio nel cuore della città mentre al Piano il luna park sarà ospitato in piazza d’Armi. Gli eventi si svolgeranno durante il weekend quando anche le corali cittadine saranno impegnate in più zone della città, animandola con brani classici del periodo natalizio e il presepe vivente, Il 26 e 30 dicembre, troverà posto al Porto antico, con accesso per il pubblico dall’Arco Clementino. Una serie di eventi animeranno il periodo delle feste al Piano a cominciare dal 9 dicembre quando si terrà il Mercatino in collaborazione con Confartigianato, coinvolgendo gli operatori locali tra l’ allestimento della Casa di Babbo Natale, animazione con artisti di strada, oltre ad una serie di eventi in piazza D’Armi tra Javarone e ingresso mercato. Sempre il 9 dicembre ci sarà la sfilata della slitta di Babbo Natale nel quartiere con la partecipazione dei personaggi Disney, poi replicato il 16 dicembre con la partecipazione della corale sulla scalinata della chiesa dei Salesiani a cui si affiancherà lo spettacolo dei burattini in piazza Ugo Bassi. Il 23 dicembre si terrà il mercatino in collaborazione con Confartigianato, la Casa di Babbo Natale e gli artisti di strada, oltre al presepe vivente a cura della parrocchia Salesiani. Nel quartiere Archi gli appuntamenti cominciano il 2 e il 3 dicembre in piazza del Crocifisso che ospita “Attacchi d’Archi”, market con la partecipazione della Banda della Magliaia e con artigianato, arte, musica, performance e workshop, poi si susseguiranno nei weekend successivi in collaborazione con la Confartigianato. Tutti i borghi saranno interessati dai concerti delle corali, dall’esposizione di presepi artistici, e il 6 gennaio da una festa della Befana itinerante nei vari centri collinari e saranno predisposte come sempre le navette che collegheranno, nei fine settimana e nei festivi, i parcheggi di Tavernelle, Archi e piazza d’Armi per il centro della città e i presepi viventi del 26 e 30 dicembre al Porto antico. Read the full article
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Ci risiamo , già la volta precedente che non era passata qualcuno aveva gridato vittoria,ma tanti avevano detto di non farlo perché è una questione troppo importante per l' OMS e la NATO e l'Europa poter avere il potere sui popoli, questa questione dovrebbe essere discussa non una volta ma mille volte al giorno in maniera offensiva nei riguardi delle nazioni, il popolo già si pente di avere dei governanti burattini ma se addirittura dopo Draghi e Speranza Giuseppi (1/2) dovremmo essere ubbidienti a persone che non hanno neanche il problema di essere eletti ho votati ho comunque di non avere timore di sporcarsi la reputazione,siamo merce da macello. E la Meloni voglio proprio vedere come riuscirebbe a dare le motivazioni che mette gli Italiani nelle mani di Gates e Pfizer e Company sia il futuro giusto che vede per il popolo Italiano.
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Spero invece che si Comprenda e anche in fretta!
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"E così veniamo avanti
Simili in tutto a quelli di ieri
Aggrappati a un'immagine
Condannata a descriverci
Dimmi, non è così?
E poi ci ritroviamo
Divisi da nuove alleanze
Senza più nulla da nascondere
Solo più accorti
Nel mostrare i punti
Dove la vita ristagna
Le cattive abitudini
Quasi sempre appagate
E ci sediamo
In un camerino affollato
In un treno che parte
Continuamente sospesi
Tra questo corpo e la scena
Le nostre ore canoniche
Le nostre ore contate
Ancora troppo presto
Per organizzare il proprio sgargiante declino
Ma non abbastanza da non averne un'idea
Io non ti cerco
Io non ti aspetto
Ma non ti dimentico"
#Spotify#le nostre ore contate#massimo volume#cattive abitudini#musica italiana#emidio clementi#vittoria burattini#egle sommacal
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youtube
Massimo Volume - Alessandro
#massimo volume#alessandro#emidio clementi#egle sommacal#gabriele ceci#vittoria burattini#noise rock#stanze#1993#Youtube
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In occasione del Women's History Month Donnacirco vola a Londra. Venerdì 26 marzo parleremo del progetto di riscoperta del primo album "femminista" italiano con Chiara Maraji Biasi della The Feminist Library London.
con performance di: NicoNote, Marzia Stano, Marcella R Wilson e videointerventi di: Paola Pallottino e Gianfranca Montedoro
Logo: Francesca Ghermandi
#nicoletta magalotti#vittoria burattini#angela baraldi#francesca bono#alba von von#valeria sturba#meike clarelli#ezra nomade#irene elena#chiara bunker#laura agnusdei#sara ardizzoni#erika tasini#maura constantini#eli amber#simona bruni#flavia tommasini#michele pompei#umberto santucci#elastico#regione emilia romagna
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Partita a scacchi (versione soft ma v.m.18)
La tensione che c’è in questa stanza è palpabile, io ad un lato del tavolo, lui all’altro.
Non ci stacchiamo gli occhi di dosso, questa è l’ ennesima sfida che ci siamo lanciati, ormai per noi è routine, questo è il nostro modo di vivere.
Cerchiamo lo scontro di continuo, anche per le piccole cose.
Ne abbiamo bisogno, come l’ossigeno per respirare.
Abbiamo chiuso tutti fuori da questo nostro mondo fatto di lotte continue.
Non parlo di una semplice scazzottata, tutt’altro.
Il nostro è un bisogno fisico.
Tutte le volte che facciamo sesso, ci ammazziamo di botte per vedere chi è abbastanza forte per star sopra e comandare i giochi.
Se qualcuno mi chiedesse chi sta più sopra probabilmente non risponderei, diciamocelo son affari nostri, non coinvolgiamo nessuno proprio per non esser disturbati.
L’ennesima noiosa riunione volge al termine, chissà cosa succederà adesso, sono proprio curioso.
Lo seguo con lo sguardo, devo esser pronto a qualsiasi cosa, non so quali pensieri affollano la testa del russo.
Di punto in bianco ti sento dire.
<”Dubito che il tuo ritorno avverrà oggi.”>
Mi dice guardandomi negli occhi, io sostengo il suo sguardo senza alcun problema.
<”Posso sapere il perché?”>
Gli dico con un notevole nervoso.
Guarda attraverso la finestra e punta il dito, io lo seguo con lo sguardo.
<”Nevica, fra poco la strada non sarà più percorribile.”>
Si ferma un attimo.
<”Andrà avanti per almeno una settimana, la cosa più sensata è che tu venga a casa mia. Ho i mezzi giusti per la neve ed è anche la più vicina.”>
Stringo i pugni e guardo nuovamente fuori, odio dover dargli ragione, la prenderà come una vittoria ne sono certo, solo che si sbaglia di grosso, devo solo piegare la testa per questo imprevisto.
Recupero la mia roba ed esco di li, lui è andato a prendere la macchina.
Continuo a lottare con la mia testa mentre lui arriva.
Sospiro e stringo i denti mentre monto dal lato del passeggero.
Durante il viaggio nessuno dei due fiata, possiamo dire che sia una tregua momentanea.
Suona il clacson quando superiamo il cancello.
I baltici escono in tre secondi, sembrano dei burattini.
Ma…
Aspetta manca qualcuno all’appello, sapevo che aveva anche la Prussia sotto di se, solo che non lo vedo.
Lo sguardo mi cade su una delle grandi finestre, ah ah eccolo li, adesso mi torna tutto.
Mi guardo attorno mentre lui distribuisce i vari compiti, mi sfugge una risata quando li vedo scattare.
Il russo si gira verso di me e mi guarda.
<”Cosa ti diverte così tanto?”>
Lo guardo.
<”Mi fanno ridere, sembrano anzi, sono delle perfette marionette pronte ad ubbidire ad ogni tuo comando.”>
Mi guardi.
<”Se vogliono mangiare devono svolgere i loro compiti.”>
Mi dici mentre entriamo in casa, un lungo corridoio si staglia davanti ai miei occhi.
<”Non mentivi quando dicevi di aver una casa grande.”>
<”Non mento sempre, lo faccio solo quando mi fa comodo.”>
Alzo le spalle mentre ci incamminiamo in questo infinito corridoio.
Lo vedo fermarsi davanti ad una porta scura rispetto alle altre.
<”Questa è la tua camera finché dovrai stare qua, Toris ti dirà i vari orari della giornata.”>
Finita questa frase riprendi a camminare, a me non importa, voglio solo stendermi.
Apro la porta ed entro, non è il mio ideale di stanza, c’è proprio l’indispensabile.
Mi giro verso l’ingresso quando mi sento chiamare, è il lituano che mi da le minime informazioni che mi servono.
Quando se ne va chiudo la porta e mi lancio sul letto dopo essermi tolto la giacca, sono dannatamente stanco.
Gli occhi mi bruciano, quasi quasi mi riposo.
Mi tolgo gli occhiali e li poggio sul comodino posto a fianco del letto.
Mi sistemo sul letto addormentandomi in pochi secondi, i viaggi mi stancano.
Apro gli occhi solo quando mi sento chiamare dal lituano, mi dice che è ora di cena, io annuisco alzandomi dal letto dopo essermi messo gli occhiali.
Seguo il lituano in una grande sala da pranzo, accidenti che sfarzo.
Noto che sono quasi tutti seduti, si vede che hanno paura di lui.
Il lituano mi accompagna al mio posto, oh dannazione son seduto proprio vicino al russo, ma che fortuna…
La cena si svolge in silenzio come il viaggio in macchina, nessuno fiata, la tensione è palpabile e ognuno cerca di nasconderlo come può.
Sussulto quando sento un piede sfiorare la mia gamba, capisco subito chi è, ho la sfortuna di averlo vicino, troppo vicino.
Allontano il suo piede con il mio, ma che crede di fare?
Tiro un sospiro di sollievo quando la cena finisce e ci alziamo da tavola, io mi defilo in tre secondi tornando in camera, col cavolo che aiuto, io non sono un suo sottoposto, anzi io non dovrei neanche essere qua.
Entro dentro andando a sedermi sul letto sbuffando, non mi piace star qua, non è il mio ambiente.
Sospiro e mi alzo andando alla finestra non accorgendomi di non essere più solo.
<”Dovresti ringraziarmi per non averti fatto partire.”>
Faccio un salto quando sento la sua voce, quando è arrivato?
<”Scordatelo, non riceverai nessun ringraziamento da me anzi, mi chiedo cosa stia architettando la tua testa, tu non fai mai le cose a caso.”>
Mi guarda facendo qualche passo in avanti.
<”Su questo mi conosci bene, in effetti ho sempre il mio tornaconto, ed ora sono venuto a riscuoterlo.”>
Ti avvicini ancora ed io indietreggio ma tocco il muro dopo poco, dannazione sono in trappola.
Lo vedo sogghignare, vorrei tanto spaccargli la faccia.
Mi metto in posizione di guardia quando vedo che continua a camminare verso di me.
Non ho intenzione di star fermo.
Parto all’attacco con un pugno, lo prendo pieno nel viso ma sembra che non lo abbia neanche sfiorato, invece per mia sfortuna il suo colpo va a segno, ho fatto la cavolata di non indietreggiare dopo il colpo che gli ho tirato.
Un dolore atroce si sviluppa dalla bocca dello stomaco, ma non mi arrendo, parto con un pugno e subito un altro, la rabbia si sta impossessando di me, non devo perdere il controllo gliela darei vinta.
Ci ritroviamo entrambi pieni di lividi e ferite da cui fuoriesce il sangue, io non son messo bene, e nemmeno lui se la passa tanto meglio.
Il rantolio del fiato corto è l’unico rumore che si sente nella stanza, ci stiamo studiando a vicenda.
Decido io di rompere questo momento di stasi partendo all’attacco, solo che non mi sono accorto di quel maledetto rubinetto col quale mi afferra una gamba facendomi crollare a terra.
Dannazione!
In un attimo me lo trovo sopra, non doveva andare così, maledizione.
Lo guardo e con una notevole fatica gli dico.
<”Stavolta hai vinto tu dannato, ma la prossima volta non andrà così.”>
Come risposta ho un tuo semplice sorriso come un bambino che ha appena avuto il giocattolo che voleva da tanto.
Ti avvicini al mio orecchio e lo mordi mentre mi leghi le mani in alto.
Come sempre, questo è un rituale oh beh io ho il mio quindi non me ne stupisco.
Mi togli gli occhiali e li poggi a terra, almeno per una volta li riporto a casa integri.
Poi ti fermi a guardarmi, i minuti sembrano interminabili.
L’adrenalina mi pulsa nelle orecchie come un tamburo.
Sento le tue mani intente a spogliarmi.
Il tocco freddo sulla mia pelle mi fa rabbrividire, hai sempre le mani gelide.
Mi ritrovo con gli occhi bendati, riconosco la mia cravatta.
Accarezzi il mio petto per poi soffermarti sui capezzoli provocando un mio flebile gemito.
Ne susseguono altri più acuti quando inizi a lasciare segni del tuo passaggio sul mio corpo, quanto ami riempirmi di quei fiori rossi, tutte le volte li guardi orgoglioso del tuo operato.
Una mano va a sfiorare la mia erezione mentre le tue labbra incontrano le mie, niente morsi per una volta solo semplici baci.
Questa si che posso definirla come guerra fredda.
Il mio corpo diventa sensibile sotto il tuo tocco gelido ma caldo allo stesso tempo.
Un gemito più alto sfugge al mio controllo quando sento le tue dita dentro di me, le muovi lente e ti godi ogni mio rumore ed ogni mio movimento.
Sento i tuoi occhi addosso, so che ti stai godendo lo spettacolo, ma so bene che non resisterai più di tanto, vuoi possedermi ancora una volta.
Mugolo quando sento le dita uscire dal mio corpo.
Sento i tuoi abiti scivolare a terra prima di afferrare le mie gambe.
<”E così la Russia ha la meglio sull'America”>
Mi dici prima di entrare dentro di me facendomi inarcare la schiena e gemere, porti sempre l’eccitazione al massimo, non solo con i tuoi tocchi, ma anche con le semplici parole.
Ti inizi a muovere dentro di me, sembri quasi gentile in questo momento, le tue spinte son lente.
Dopo poco mi ricredo, era solo l’inizio e lo ringrazio, mi annoio altrimenti.
Le sue spinte ed i miei gemiti vanno di pari passo.
Lui aumenta le spinte e anche i miei gemiti aumentano.
Sento le labbra secche e la gola asciutta ma riesco a dire.
<”Di più...”>
Accogli subito la mia richiesta.
Ti sento uscire da me, ti soffermi a guardarmi prima di afferrare le mie gambe, sento che le pieghi e le porti vicino al mio viso.
Rimaniamo fermi per qualche istante prima di sentirti sprofondare dentro di me.
Emetto un urlo di puro piacere, ti sto sentendo più a fondo dentro di me.
Stavolta non riesco a controllare i miei gemiti che escono senza contegno.
Queste spinte mi stanno portando alla pazzia, la mia testa non è più capace di ragionare.
Lo chiamo fra i gemiti, sto arrivando al limite.
Limite che raggiungo dopo qualche altra spinta.
Lo chiamo per nome mentre vengo, lui fa lo stesso.
Un altro gemito sfugge al mio controllo quando esce da me.
L’unica cosa che si sente nella stanza è il respiro affannato di entrambi.
Mi liberi gli occhi e le mani dopo esserti rivestito.
Io mi tiro su sedendomi, tu non mi stacchi gli occhi di dosso.
<”Cos’è vuoi fare un altro giro?”>
Gli dico mentre cerco di riprendere fiato.
<”Se non avessi da fare lo farei molto volentieri. Oh beh nei prossimi giorni sei qua da me, posso farti quello che voglio.”>
Stringo i pugni.
<”Non credere che andrà così la prossima volta.”>
Ti sento ridire mentre lasci la stanza.
Io mi tiro su e mi metto a letto coprendomi, più tardi mi vestirò adesso sono troppo stanco e voglio riposare, so che le sue parole sono veritiere.
Ricorda russo, hai vinto solo una battaglia, non la guerra.
Dico nella mia testa prima di lasciarmi andare fra le braccia di morfeo.
Scritta per il Red Contest – Summer Edition indetto dalla pagina facebook Axis Powers Hetalia – Italian Fans.
12. Tema libero
RusAme; RussiaxAmerica; Cold War
1,782 parole_One shot
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MASSIMO VOLUME - LUNGO I BORDI (WEA, 1995)
Lo dico spesso e non mi stancherò mai di ripeterlo, in Italia chi sa fare musica c’è, c’è sempre stato. Il problema è che quando la proposta si fa complessa, colta, forbita, tendiamo ad ignorarla preferendo canzonette dove cuore fa rima con amore. Ma ci sono vette artistiche che vanno considerate, ascoltate, diffuse. I Massimo Volume in questo senso sono la vetta di quel rock underground che in Italia non ha mai (purtroppo) fatto breccia. Emidio Clementi, Egle Sommacal e Vittoria Burattini hanno dato vita e voce ad un progetto unico, non solo nel panorama italiano. Il loro suono è figlio di quei vagiti post-rock provenienti da Lousville (Slint), di quella rabbia controllata, formalmente perfetta (Fugazi) e di quella perfezione formale (King Crimson) che oltreoceano ha fatto sfracelli. Ma Emidio e soci non si sonno limitati a copiare come molti loro colleghi hanno fatto. Hanno aggiunto molto di loro, hanno reso il tutto personale. La loro musica non colpisce le orecchie, va dritta al cervello, stordisce, annienta a livello emotivo. Musica che si sposa splendidamente con le liriche recitate, declamate, urlate ma mai cantate di Emidio Clementi. Parole semplici, dirette, che raccontano le alienazioni della quotidianità, il disagio del vivere normale, l’imperfezione dell’essere umano. Storie agghiaccianti di vita vera, vissuta, punteggiate, sottolineate, più spesso innalzate dal suono della chitarra di Egle (indiscutibile talento nostrano) che assurge a protagonista per poi nascondersi divenendo semplice sfondo di un pensiero che prende forma lentamente per poi deflagrare. Lungo I Bordi è probabilmente il capolavoro di un gruppo che non è mai stato capace di essere banale. I Massimo Volume vanno ascoltati. Punto.
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Tanta attesa per il nuovo album dei Massimo Volume La notizia è di quelle importanti: a sei anni di distanza da “Aspettando i barbari”, i Massimo Volume ritornano con un nuovo album, il primo realizzato "in trio" dal nucleo storico della band (Egle Sommacal, Emidio Clementi, Vittoria Burattini).
#42 records#Andrea Laszlo De Simone#Any Other#Aspettando i barbari#Colapesce#Cosmo#DNA Concerti#Egle Sommacal#Emidio Clementi#Giardini di Mirò#I Cani#Massimo Volume#Senza Linea#Vittoria Burattini
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15. Angela Baraldi - Palazzo Pepoli - Bologna, 22.03.2017
#gigs2017#palazzo pepoli#artrockmuseum#angela baraldi#federico fantuz#beatrice antolini#vittoria burattini
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Polvere al Re.
Sol coi pensieri si dipingon arazzi con gli occhi.
Così scene di caccia, immutate e guardinghe spiano dagli angoli di gesso come servi di fantasmi passati.
Così cani, pavoni e lepri arredano sapientemente l’arte venatoria che li rende protagonisti e vittime. Vittoria, Sconfitta e Arte. Oro.
Gli occhi slegano i pensieri e le tende mortali chiudon i sipari, odore di polvere, in primis.
Poi ossa accatastate in un angolo, foglie secche con ricami terreni,castagne e ricci.
L’arrampicarsi del sospiro,sui candelabri storti dal tempo, sottolinea l’incedere dell’esistenza lenta et inevitabile. Miseri resti, quasi paion burattini con la molla rotta, senza più anima, senza più vita.
La mano scivola sullo scranno, un passo, due..e la seduta si risveglia, sotto un tonfo che libera pulviscolo pari a guardie spettrali del Sovrano precedente.
“No! Non io. Sono il Re..Sono il Re..”
L’eco nell’orecchio è vivo. Gli specchi dell’anima sgranati e sgomenti
Si liberi il posto con un fulmineo scatto, “Guardatevi attorno..”
Nessuno,
Nessuno è presente.
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Since you're on the roll.. What about a metamoro soulmate au? (You wrote it yourself in the tags) one when maybe is involved a particular mark on their backs somewhere that links them?
Hey you
You wanted a soulmates au?
And that’s what you’re gonna get
Prima di tutto, mettiamo delle linee guida base
E cioè come funziona questo mondo
Tutti nascono con una strana voglia sulla parte destra del petto
(Si ad altezza della tasca destra in alto)
Questa strana voglia rimane informe fin quando non incontri la tua soulmate
Which is all fun and games ma essendo un punto piuttosto coperto in genere e si incontrano millemila persone ogni giorno diventa problematico se magari è qualcuno con cui hai scambiato un “buongiorno” al supermercato
Which is why la gente che si cosa con le proprie vere soulmate non dico che è rara ma non sono neanche così tanti
Anche perché molti avvertono un formicolio sulla pelle, quando la voglia assume un significato preciso, ma that’s not necessarily true e dipende dalla sensibilità della persona quindi, metti che succede davvero una mattina mentre sei di turno al supermercato, come fai a ricordare e capire chi sia la tua soulmates?
A onor del vero, se sono soulmates di solito le ribecchi in altre occasioni, ma non è scontato e insomma si tiene in considerazione anche della capacità e della volontà individuale
e sopratutto, se è la tua soulmates davvero -eccetto in alcuni casi- la ribecchi in giro
veniamo a Ermal e Bizio
Fabrizio aveva rinunciato alla cosa dell’anima gemella da quando aveva circa 25 anni ed era già molto se ci voleva stare lui con se stesso, figuriamoci dover costringere un altra persona che magari poteva vivere una vita meno incasinata senza un peso simile
ora, a 43, ha una considerazione un po’ migliore di se stesso, ma rimane il fatto che per se non vuole manco considerare l’ipotesi
Con Giada era andata come era andata e okay, alcune cose potrebbero essere gestite meglio, ma aveva due figli bellissimi e una famiglia che funzionava a modo suo, quindi chi era per lamentarsi?
Ermal credeva alle anime gemelle…… ma per gli altri. Non del tipo “ah non troverò mai la mia oh no” (nonostante abbia passato un periodo così)(da hipsterino edgy nsomm), però non era neanche la sua preoccupazione massima
I mean, se non era Silvia - per cui era stato disposto a mandare al diavolo tutto quel sistema di credenze - chi altri avrebbe potuto?
quindi no, si occupava del suo lavoro, della sua musica, e stava benissimo così
jump to Sanremo 2017
e tutto il teatrino con Fabrizio che è antipatico eccetera eccetera
certo è che se lo becchi appena finisce le prove e sta spompato tipo dopo una maratona la colpa è anche un po’ tua, Ermalì
però a difesa di Ermal, lui stava tutto emozio-eccitato di incontrare uno degli artisti che seguiva da una vita figherrimo che solo gesù lo sa quanto ha rotto i coglioni a tutti e lui è—-kttv.
però va beh non è che ha il tempo mo’ per mettersi a vedere cose ha un festival a cui arrivare terzo, un Albano da cui farsi fregare i fiori e sopratutto il TOUR
il bello del tour, dei tour con gente che conosci e a cui vuoi bene, è che pare sempre di essere in gita di quinto
e lui amava da morire i suoi compagni di viaggio
sopratutto quando lo appoggiavano nelle puttanate
come fare i turni per dare fastidio a Marco ogni volta che la notte la passava a russare
o decidere di rubare lo spazzolino a Vige a ogni tappa, così che debba ricomprarselo ogni santa volta
e i cappellini di Emiliano. SU COSA SONO STATI QUEI CAPPELLINI.
O fermarsi vicino alla costa a fare i tuffi incuranti del fatto che potesse spezzarsi l’osso del collo
e esattamente in quella situazione i nostri magici amycy e in particolare Ermal hanno finalmente notato che la voglia sul petto di Ermal aveva smesso di essere un blob informe e !!!!!!!!!!!!! era qualcosa
“è una mela” “una spazzola” “un ragno” “SEH, SUPERMAN”
la forma poteva anche essere chiara ma in realtà non lo era manco per il cazzo
però di base è una cosa uguale per i due membri della coppia, quindi nel loro caso saranno confusi in due
EH MA CHI SARA’ MAI si domandano in coro i nostri ometti
“qualcuno che hai conosciuto di recente, no?” “Grazie al cazzo, Ma’, sai quanti cristiani ho conosciuto in stì mesi?” “ma scusa quando è l’ultima volta che ci hai fatto caso” “…” “marzo?” “…” “febbraio?” “..” “..”
Pure Vige ha un po’ pietà per lui. Deeno se la rideva
Ermal non rideva popo pe’ niente che cazzo
quindi con un tacito accordo tutti decisero ovviamente di non far uscire la roba da là che già così era un macello, immagina se la gente si fosse fatta prendere dal fanatismo
“vuoi dire, di più?” commenta saggiamente Emiliano, mentre Roberto era impegnato ad aiutare Paolino negli spergiuri e le preghiere perché già così stavano messi male
quindi la vita fluisce tra i soliti casini, i concerti e le canzoni da inserire nel nuovo album e ora pure quest’altra roba
che si Ermal poteva pure dire che non gliene fregava niente e gne gne gne
ma in realtà gliene fregava a s s a i
almeno abbastanza da passare le notti con Macco, che tanto la sleep schedule era andata a farsi benedire da quando Anna era a NY
e manco le ragazzine nei peggio teendrama americani anuwanawei si mettono a vagliare le possibilità tra la gente che Ermal potrebbe aver incrociato
“ma possibile che non hai sentito proprio niente?” “none” “ma manco un bruciore? un solletico? un fricciorio?” “seh, so’ fatto Nino Manfredi”
“oh, io stavo per avere un infarto quando ho conosciuto Anna” “quello era il colpo di calore nel girare a Bologna a luglio a mezzogiorno”
E a Marco era venuto il pensiero di Bizio, si insomma, scorrendo i nomi della gente a Sanremo, sperando che non fosse l’assistente dell’assistente
però lui ci stava quando Ermal c’era rimasto male, e je dispiaceva ad aumentare il carico
però, però, PERO’
quando una sera Ermal si ritira sulla group chat #guessthatpockemon tutto gnegnino perché “no raga non indovinerete mai chi è vento stasera a parlare, roba da non crederci, pazzesco” perché Fabrizio Moro proprio lui proprio Bizio si era avvicinato a scambiare due chiacchiere, a Marco il dubbio gli ritorna
ma per bene placido se sta zitto che campa 100 anni
nel frattempo Ermal gestisce il fatto che nella sua già bella che incasinata vita si è aggiunto Fabrizio Moro che, a quanto pare, voleva a tutti i costi diventare suo amiketto
(mo’, cì, ci sono problemi più gravi da avere suvvia)
mentre i suoi amici se ne escono ogni giorno con spiegazioni più fantasiose al simbolo perché in teoria è legato a qualcosa di importante per le persone
ma il destino è stronzo quindi è “iMpOrTaNtE” a cazzi suoi, tipo per Marco e Anna era l'ombrellino del cocktail che Marco le ha regalato dal suo drink per fare il dolcino e nessuno dei due se ne sarebbe mai reso conto se non fosse stato iper ovvio
dicevo, il destino è stronzo
così stronzo che non solo Fabrizio vuole essere amiketto suo, ma deve pure essere BELLO DIVERTENTE SIMPATICO AFFASCINANTE SENSUALE TALENTUOSO E DEVE PURE SAPER CANTARE nello spazio vitale di Ermal
il disrispetto purissimo
ma a Fabrizio frega un cazzo di essere cortese buon giorno e per favore, visto che si stava insinuando nella vita del più piccolo sempre di più
e non è che Ermal “è chiuso, fa il calabrese di testa” E’ CHE GLI PIACE FINGERE DI AVERE UN CONTEGNO e non fare la scolaretta alla prima cotta che “prendimi, sono tua”
ma te faccio vedè come il contegno passa in settordicesimo piano quando Fabri gli propone la canzone assieme e “ah e pensavo di chiedere anche a —” “NON SERVE BASTIAMO NOI”
da scolaretta delle medie a ragazzina di quarto liceo che SA di dover sfruttare tutte le occasioni per stare con la sua crush è n'attimo eh
quindi via il contegno e indossiamo i nostri abiti più vulnerabili che vuoi che sia una canzone che tratta le ferite di entrambi e la loro vittoria su di esse per spiegarle al mondo, un giro di giostra proprio
e raga, Ermal davvero se potesse evitarlo lo farebbe, chiuderebbe baracca e burattini e andrebbe a Honolulu a vendere noci di cocco, tutto pur di non affrontare il fatto di starsi invaghendo per Fabrizio
Fabrizio così paziente e dolce, ma anche stronzissimo quando vuole
Fabrizio che gli ha aperto casa e vita come se non fosse manco la sua (beh, considerando che ci era appena andato ad abitare, quasi quasi manco lo era)
Fabrizio che era tantissime cose, ma sicuro non ne era due: innamorato di lui, ad esempio. E la sua anima gemella sorella vitasnella, per dirne un'altra.
e questa cosa sarebbe bello usarla per farsi passare la cotta, no? per stare bene
e invece ogni volta che si incontrano Ermal deve fare training mentale per non sospirare grandemente come la dramaqueen che è nell'anima
quella sciocchissima cotta non andava da nessuna parte ed avevano ancora tutto Sanremo davanti, e “oh il 16 canto all'Olimpico” “fantastico mettimi da parte un biglietto” “ma scusa a sto’ punto sali a cantare”
e le serate passate a parlare e scambiarsi idee su quel mondo così pazzesco e incasinato, ma che sembrava meno spaventoso con Fabrizio affianco
Ermal non era mai stato una persona particolarmente fisica, ma stava riscoprendo il piacere di essere stretti al punto che quando non succedeva per giorni di seguito cominciava a sentirne la mancanza
Però stava tenendo botta bene.
Se per bene intendiamo il momento più awkward della storia stile Rossana con la neve che scendeva e loro due che si salutano sulla porta di casa di Ermal a Roma e l'aria fredda che fa arrossare le guance e nessuno dei due che vuole tornare a casa
“Ermal te sei.. insostituibile” “insostituibile?” “Si. Perché non è che solo sei unico, o necessario, o importante, ma proprio che o sei tu o non se ne fa niente” “io… grazie.”
Macco and Vige singing kiss the girl in the background
Ermal vorrebbe dirgli quanto è anche lui insostituibile. Miracoloso. Vero. Tutte le cose belle del mondo e dell'universo.
“sai cos'è la galassia di Hoag?” dice invece, perché le cose semplici ci fanno schifo e no, Ermal, nessuno lo sa. “è un corpo celeste visto da questo tipo, Hoag, assolutamente assurdo, con un anello attorno, un centro luminoso e pulsante e il buio nel mezzo. Nessuno sa cosa ci sia dentro. Ecco, tu sei così - spettacolare, fuori. E hai permesso di far vedere al mondo parte del tuo io interiore, che è luminosissimo. Ma per sapere cosa ci sia tra le due cose uno deve stare con te, deve viverci, deve essere così fortunato che tu glielo permetta. Ma sono convinto ne valga la pena”
e dopo una dichiarazione del genere, chi ha la forza di biasimare Fabrizio se decide di baciarlo e far collassare tutti i sistemi e il cosmo di Ermal, roba che tutte le sue stelle sono diventate cadenti e i desideri se li era fregati tutti quel bucchino di Bizio
Ermal torna a casa quella sera che grazie al cielo erano due scale da salire che se avesse dovuto guidare sarebbe sicuro andato a sbattere
Fabrizio Moro!!!! aveva baciato!!! lui!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“ma quindi ora state assieme?” chiede una assonnato Marco al telefono. Erano le tre del pomeriggio.
“figurati, chi si mette assieme dopo un bacio. Anzi, probabilmente per lui non ha avuto neanche tutta sta importanza, insomma”
come volevasi dimostrare, Ermal ha torto marcio perché Fabrizio gli scrive quella sera per cenare assieme e “ma guarda che è un appuntamento, capito?” “si si, capito”
si guarda lo strano simbolino sul petto, e pensa che il destino possa allegramente andarsene a importunare altri se proprio ci tiene
Una parte di lui, che suona stramaledettamente come Paolino, lo avverte di non far scoppiare casini prima o durante Sanremo e loro sono iper mega bravi a non far trasparire niente
così niente che al party pre-robe metà della gente aveva capito che gatta ci covava ma hey, è lo showbiz, tutti se la fanno con tutti and all your faves are gay
ma almeno non fanno gli infami e bisogna dare qualche credito a entrambi, nei primi tempi sono quasi professionali
poi, la COSAtm succede: pochi giorni prima di Sanremo, vanno a fare quella specie di intervista a Radio Italia (da cui sono uscite foto di esibizioni ad oggi mai viste grrrrrrr ma che sono così soft che mi sento a disagio a guardarle) e li becca una degli speaker con le solite domande di routine e Fabrizio dice una cosa MARIA MANDA L’RVM
#ATUPERTU
e appena l’intervistatrice sparì, Ermal capì. Capì la strana forma sul suo petto, capì perché con Fabrizio era tutto giusto come doveva essere, capì TUTTO.
BEH tutto, capì quello che doveva capire e fu abbastanza da prendere Fabrizio per infilarsi nel primo bagno disponibile a domandare spiegazioni
spiegazioni che a quanto pare Fabrizio non voleva dare visto che aveva cominciato a levarsi la maglia e ora si vedeva giusto la canotta e oh mucho calor vero Ermal? perché non ti spogli pure tu e maga—AH E’ PER VEDERE LA VOGLIA SCUSA FABBRì QUA SIAMO MENTI DEBOLI
“quindi.. tu lo sapevi?” “l’avevo capito dar primo momento” “dall’inizio?” “dar giorno in cui ce siamo conosciuti, dal momento stesso proprio” “e perché non mi hai detto niente scusa potevamo risparmiare un sacco di tempo”
“è che, cè, io ‘nme ce so voluto buttà subbito perché volevo prima capì se ce stavamo a amà perché sì o pe sta cosa de quattro segnacci su'a pelle, capito?” (cit. @chiamatemefla grazie amò)
E Ermal non gli poteva dar torto eh, cioè di base è pure il suo pensiero
però una cosa è sapere la roba IN POTENZA e magari pensare a come sarebbe andata la sua storia con Fabrizio, un conto è sapere che quella persona meravigliosa era stata messa al mondo solo per te
roba da rimanerci secchi
e ora guardava il simbolino gemello al suo, un trapezio con delle striscette sotto ed era perfettamente consapevole di cosa fosse, e si sentiva un enorme cretino a non aver riconosciuto la versione stilizzata di un diffusore
ma poi il suo sguardo si perse nel resto del petto dell’uomo davanti a se, le braccia, la barba e le labbra dolcissime, i capelli scombinati e gli occhi che lo scrutavano per capire se fosse arrabbiato o meno
e forse avrebbe dovuto, forse non gli sarebbe dovuta andare a genio la cosa tanto facilmente
ma quel bucchino birbante di Fabrizio ormai era tanto così al centro del suo cuore che l’unica cosa che sentiva era il bisogno impellente di stringerlo e ribadire ancora una volta che si erano trovati e amati e perché volevano, non perché qualcuno aveva deciso per loro, e un amore libero è un amore condannato a durare.
a few things:
-ho cercato di renderla più light possibile perché con me le soulmates!au sono sempre un peso micidiale boh roba epocale ed impossibile da racchiudere in un bullet point
-also sono pienamente consapevole di essere meno divertente del solito ma boh, oggi va così
-l’oggetto di Hoag (non galassia, Ermal, lo so che volevi fare il carino ma no.) esiste davvero ed è bellissimo
- nel caso qualcuno non ci fosse arrivato, è esattamente questo il simbolo sul petto di Ermal e Bizio ed è tutta la notte che ridacchio per sta cosa perdonatemi tutti (ovviamente nel mio fantastico mondo immaginario è disegnato meglio ma come la metti e come la volgi rimane un: diffusore)
(capirò se nessuno mi vorrà più promptare nulla e direi che me lo meriterei anche sorry)(ma non ho davvero resistito scusate il destino è stronzo ma io di più)
#metamoro#ermal meta#fabrizio moro#ask anon#soulmate!ask#diffusore!au#i am so sorry#lo giuro una volta ero normale#ora alle tre di notte ridacchio per sta cosa#mi disp
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ZUT all'interno della rassegna Re:play presenta: Massimo Volume / Auditorium San Domenico Foligno 21 Marzo 2019 ore 21.30
A sei anni di distanza da Aspettando i barbari, i Massimo Volume ritornano con un nuovo album, il primo realizzato "in trio" dal nucleo storico della band (Egle Sommacal, Emidio Clementi, Vittoria Burattini). Il nuovo album, di cui non si conoscono dettagli e titolo, ha però già una data di uscita precisa: il 1 febbraio del 2019.
Un ritorno sulle scene importante e atteso e che porta con sé anche un carico di novità: il nuovo album infatti uscirà per 42Records, una delle più importanti etichette indipendenti italiane (I Cani, Cosmo, Colapesce, Andrea Laszlo De Simone, Any Other, Giardini di Mirò e tanti altri) e il booking sarà curato da DNA concerti. Un binomio collaudato e che darà vita a un tour che per la prima volta porterà i Massimo Volume a calcare i palchi di alcuni dei più prestigiosi teatri italiani.
I Massimo Volume sono una colonna della musica italiana. Una vera e propria leggenda. Si sono formati nel 1991 a Bologna e hanno all’attivo sei dischi: Stanze (Underground records, ’93); Lungo i bordi (Wea, ’95); Da qui (Mescal, ’97); Club Privé (Mescal, ’99); la colonna sonora sonora del film Almost blue (Cecchi Gori 2001) di Alex Infascelli e il live Bologna nov. 2008 (Mescal, 2009), Cattive Abitudini (LA Tempesta, 2010), Aspettando i barbari (La Tempesta, 2013). Nel 2008 per il Museo del cinema di Torino hanno rimusicato il film La caduta di casa Usher di Jean Epstein più volte, in seguito, portato anche in tour.
Prevendite qui: https://www.diyticket.it/events/Musica/1912/massimo-volume
Per informazioni: t. 389 0231912 [email protected]
Si ringraziano: Music Outlet Foligno, Music Service Calderini, SUbA Recording Studio, Degustazioni Musicali, Rockin' Umbria, City Hotel & Suites, Wuemme Palestra
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Eravamo la cornice di un romanzo medievale Noi gli eletti riuniti in una casa che cadeva a pezzi immersi nel silenzio dei pomeriggi d'agosto e fuori fuori la peste
#massimo volume#stagioni#da qui#musica italiana#emidio clementi#egle sommacal#vittoria burattini#agosto#estate
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Giochi senza frontiere nei rigurgiti di certi Delfinati e nelle mani di quelle Società di Nazioni Ladroedificate
Alla fine della seconda guerra mondiale il conflitto aveva piegato le nazioni, i reduci, i sopravvissuti, ogni individuo disparato, disertore o mercenario, tra le fazioni in armi di un continente in fiamme, in macerie, in miseria; dove tutti ora nei rispettivi eserciti vincitori e non, erano degli scampati che avevano perso qualcosa, o che come fantasmi vagavano alla ricerca di una stabilità, una normalità, una vivibilità.. in un deserto di polvere, desolazione, devastazione, come cittadini senza colore, bandiera, riferimenti.. ridotti a soli testimoni, e contingenza di combattenti pronti alle logiche più spietate delle nuove armi, micidiali, non convenzionali, e le più imprevedibili che si ricordino in numero e in letalità.
Per varie ragioni le diverse parti si contendevano altrettante diverse forme di supremazia, di violenza, di crudeltà, nel singolar tenzone in rappresaglie e ritorsioni in sfregio a tutto quello che si credeva immaginabile, onorevole sul campo, e occidentale fuori dai teatri dello scontro, nella cultura che rapprendeva anime e pensieri nei calderoni dei codici di comportamento, in dei pretesti giustificabili cavallereschi perfino, mentre si sradicavano scrupoli e si trasformavano le persone in bestie, spremendole, riducendole in recipienti svuotati e riempiti di tutto e quella disumanità indispensabile oltre la leggerezza e l’indifferenza dei più cruenti potentati, in una primavera nuova forma di devianza, di ferocia finalizzata oppure nell’ingenuità che ancora si riteneva come tanti pilastri della civiltà moderna una scelta non sacrificabile; nel corso di un decennio ad ogni riconoscimento di successi ottenuti e spartiti sul campo come dei trofei, dei souvenir, delle mostruosità di cui vantarsi al raggiungimento di una vittoria totale, augustea, accettabile nei costi e nei sacrifici, nei danni collaterali, e negli spargimenti dei dispiegamenti mostruosi anch’essi ad ogni campagna militare della storia, che ogni volta in un clima d’odio e incertezza innescava un gioco delle ombre, legittimando, scandendo, suggestionando i tempi della propaganda, le motivazioni feroci e nell’eredità di un esperienza incancellabile residuata dal primo conflitto mondiale, e rinnovata come una fede negli schieramenti e nelle organizzazioni militari di tutto il mondo, vedeva il suo destino compiersi proprio laddove si difendevano e si coltivavano forme di precisione, di repressione, di automatismi e di autocompiacimenti reciprocamente sadici e rinchiusi nei frutti avulsi di chi alla fine si convince o semplicemente viene costretto a passare per vie traverse, a uccidere impunemente o magari obbligato per difesa a decidere fra se stesso e gli altri simili..
Un guazzabuglio di interessi, favori che sfiorano condizionano, dilaniano apparentemente da lontano le questioni di una guerra che asseconda quei campioni del dolce vizietto di guidare le truppe da dietro-le-quinte quasi giocassero ai soldatini e intanto manovrassero il filo conduttore che tira quei burattini e li spinge fino alla morte, conducendo esperimenti comportamentali, etologici, a cascata consequenzialista e a scalata sui gruppi umani..
Un destino inevitabile, imperdonabile, irrimediabile che il più delle volte fa la differenza tra salvarsi con un gesto estremo di puro istinto, sferrando un colpo di grazia fatale per poterlo raccontare oppure induce ogni uomo che recita il padrenostro ad un gesto di estrema ratio in una vera e propria carneficina della maturazione individuale capace di tramutare e cambiare le persone nella culla dell’accondiscendenza bestiale che esiste in quella indole macellaia e semplicemente omicida lievita di aggressività tipica di chi si offre come volontario e di solito ha tanti esempi al suo fianco..
Scrupoli infranti nonostante le mille spiegazioni di questi artisti della menzogna, fra alibi e compromessi, debolezze, errori e orrori, che spingono perfino i più pignoli a considerare le circostanze fino ad omettere le parti e le motivazioni che esistono negli eroi e in ogni uomo pieni di principi, tra le pieghe dell’umanità e la temperanza o fermezza (ma che anche per certi smidollati valgono il tempo di un amen) limiti nei quali pure altri mietitori di morte invece si distinti, conferiscono una radiosa dedica per meriti straordinari.. salvatori agli occhi dei loro figli e delle generazioni che li giudicano, lasciando quei gesti e quei punti di vista, a posteriori, luogo per ritenersi ancora forti e meno codardi di poter travisare fatti inaccettabili, inenarrabili, insopportabili; eppure malgrado la ferocia e la lucida mentalità fredda che fa dei sopraffatti carne di prima scelta gli scrupoli in essi resistono e aleggiano nello spirito degli indecisi, degli indifesi, e degli indifferenti ancora e anche perché e per quanto gli uomini, spinti dalla sete di vendicarsi, e avranno sempre la volontà di lottare moralmente.. li accompagneranno per sempre nel loro cammino contro avversari irriducibili.. spingendo le vecchie generazioni contro le nuove generazioni sulle corde vigliacche della sufficienza o dell’arroganza in chi sta per scoprire e tastare da vicino (in ciascuno) sul ring e in quel limite che corre lungo la schiena di un essere umano (dal sangue freddo o dal sangue marcio e bastardo) messo alle strette o con le spalle al muro quando s’imbatte in un mitra spianato.. e allora non razionalizza o si da la briga più di capire cosa é nel suo puro diritto iniziativa o una reazione di difesa ad una minaccia reale poiché questo rappresenta adesso un’intenzione e quel sacro (nel giusto o nel torto) valore morale che non é più moralmente sbagliato contrastare o deplorare.
Un limite che ad un certo punto fa il passo più lungo della gamba di un senso compiuto e trova chiunque a prendere una decisione, una posizione, una ragione o mille buone ragioni e valide scuse per dover scegliere e reagire alla paura e/o nella maniera più umana e/o disumana possibile : e cioè rendendosi capaci di straziare il proprio nemico, e infierire finoltre ogni immaginazione, quando tutti quei soldati che combattono per ritornare a casa non vedono più nessuna causa, e nessuna luce di speranza davanti a una morte certa.
Un teatro di battaglie dove l’ideale tangibile di una distruzione a tutti i costi era é e sarà sempre motivato e indottrinato da un'educazione a uccidere, mentre degli uomini si scannano ed altri plagiati s’immolano a tal punto di sacrificarsi per la patria e per l'impero di un solo uomo, o perfino preferendo di morire allo sbaraglio: negli sbarchi in Normandia o nelle prime linee di intere armate in grado di abbattersi come ondate di una sola invincibile forza capace di sgretolare divisioni di determinati, temerari e valorosi.
Gli Uomini che si facevano strada nel mestiere che la storia rievoca, e in quella medesima stessa volta che si ripeteva alle sue ineluttabili battute: poiché esistevano cinque modi diversi di trucidare, ammazzare o sgozzare il nemico: nel nome di un pensiero universale e nella natura insensibile di ogni americano che veniva chiamato alle armi e alle prime occasioni uccideva d’istinto per affinarsi col tempo.. a sangue freddo come degli inglesi reclutati per sferrare attacchi memorabili o come dei tedeschi rimbambiti coll’obbedienza che entravano nelle case di ignari cittadini e con la smania negli occhi scatenavano la loro foga sugli indifesi e non ultimi ..allo sbaraglio come dei giapponesi coi paraocchi che quasi quanto i russi non scrivevano altro che la memoria di un lurido scenario sceso a patti nel dopoguerra e nelle tenebre della cortina di ferro: complici inconsapevoli che “insieme” ai compromessi di un orrore comune rappresentavano un precedente e un presentimento di quella violenza cieca che li avrebbe seguiti e maledetti consegnandoli ai loro figli e alla memoria come le gloriose pedine del triplogiochismo internazionale .. e infine nel divertimento di pochi, civili e illustri comitati fieri di riuscire a vantarsi dell’atto frenetico di togliere, strappare, spegnere una vita nel medesimo luogo d’insensibile atrocità.
Era davvero solamente un fatto di liberazione oppure giustificare quel sangue era necessario a portare una pace di armi e di trattati, convenzioni, assemblee riunite per scrivere e poi riscrivere in calce col sangue degli innocenti quelle paginate di dichiarazioni laggiù a Ginevra. Gerarchi tra i loro mantelli che aspiravano a fottere tutto quel “ben di Dio” (sulla piazza genetica di un continente in rovine) mentre i loro alti marescialli dalle livree decorate che ricordavano la grande guerra sfilavano avanti e indietro dalle stanze dei poteri sovranisti e dei veti nazionalisti, al rintocco dei salotti totalitari.. laggiù a GINEVRA dove i capricci si abbandonano spesso alle fantasie degeneri di certi squilibrati intellettuali contavano più di governi e dittature una sfilza di cani sul piede di guerra, intenzionalmente e dichiaratamente votati all’agire, in un regime di istituzioni nei confronti dei più deboli, in accordo e codardia nello scrupolo di ribaltare le sorti delle masse di pecoroni che in quelle personalità speravano e si erano fidate fino a subirle; in quei giorni bui, che essi pativano quelle decisioni prese con freddezza, con dissennata veemenza, quasi strategicamente arroccate fino all’osceno, nel frattempo chi ascendeva agli onori e prendeva tempo.. preparava un piano per gettare nella mischia anche le giovani leve, nutrendo fila sotterranee di assassini forti della battaglia più cruenta, quella per rimanere vivi: galeotti, predoni, anonimi senza patria e sicari importati da tutte le realtà del mondo che come mercenari cercavano di riscattare il loro nome in un bagno di sangue e di portare in Europa una furia omicida facendola cadere nel baratro dell'inganno mostruoso di un mucchio di montanari coll’accento francese, inglese e tedesco: una potenza militare che abbatteva l'immaginazione e ridisegnava i canoni di una guerra non convenzionale, allora avanzava; e stabiliva in ogni paese il suo avamposto e in ogni sobborgo una batteria d'artiglieria; perché ogni regione adesso conosceva il suo nemico, ogni territorio difendeva il suo settore e proteggeva l'altro in una catena di domini che ad ogni strada presidiava quella successiva, e diventava così un tassello per preservare un sistema di vita dall'attacco dell’invasore o salvaguardare quel che restava della cultura dell’odio e dell’espropriazione dagli assalti di quella dimensione protetta che le famiglie defraudate chiamavano col significato delle parole libertà, identità, normalità, vivibilità, tranquillità.
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Martedì 21 Dicembre - ROMA Angelo Mai - 21h Presentazione del progetto DONNACIRCO Una performance live. Un reading intrecciato a un concerto, è lo spettacolo dal vivo per presentare il progetto Donnacirco: un disco del 2021, che riprende un disco del 1974.
Live performance con: Marzia Stano (Una), Laura Agnusdei, Marcella Riccardi (BeMyDelay), Angela Baraldi, Susanna La Polla De Giovanni (Suz), Eva Geatti, Nicoletta Magalotti (NicoNote), Erika Tasini.
Donnacirco: È un'idea molto forte legata alla femminilità e in cui la femminilità viene disegnata nella metafora del circo. Sono cambiate le circostanze, le abitudini e gli abiti infatti ma al fondo c'è ancora tanto da lavorare, ed è un po' come se i temi del 1974 ancora si riverberassero nel presente. Questo è stato il motivo per cui artiste di area bolognese indipendenti e di ricerca come Angela Baraldi, Nicoletta Magalotti, Eva Geatti, Marzia Stano, Marcella Riccardi, Francesca Bono, Vittoria Burattini, Meike Clarelli, Valeria Sturba, Susanna La Polla De Giovanni, Alice Albertazzi, Enza Amato, Sara Ardizzoni, Laura Agnusdei, Irene Elena, Chiara Antonozzi e Marcella Menozzi, hanno deciso di abbracciare questo progetto facendolo diventare un disco. La Tempesta Dischi lo ha pubblicato insieme all'album del 1974 – disco con musica e voce di Gianfranca Montedoro e con testi di Paola Pallottino – disco delle nostre sorelle, zie, nonne, che avevano avuto uno stop alla sua distribuzione ma che non hanno mai smesso di tentare di dargli voce.
Angelo Mai, Via delle Terme di Caracalla, 55 - ROMA https://www.angelomai.org INFO E PRENOTAZIONI: [email protected]
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