#negoziato di pace
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Theodore Roosevelt: un Presidente Visionario e Premio Nobel per la Pace
Ricordiamo il 26º presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, leader progressista, ambientalista e vincitore del Premio Nobel per la Pace.
Ricordiamo il 26º presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, leader progressista, ambientalista e vincitore del Premio Nobel per la Pace. Theodore Roosevelt Jr., nato il 27 ottobre 1858 e deceduto il 6 gennaio 1919, è stato una figura centrale nella storia degli Stati Uniti. Come 26º presidente, Roosevelt ha guidato la nazione verso un’era di riforme e progresso. È ricordato per il suo…
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Stralcio del discorso di Robert Kennedy Jr, sulla guerra in Ucraina tenuto 3 giorni fa.
Voglio dire una parola sulla guerra in Ucraina. Il complesso militare-industriale ci ha fornito quella nota giustificazione da fumetto come ha fatto per ogni guerra: che questo è un nobile sforzo per fermare un super criminale, Vladimir Putin, che ha invaso l’Ucraina e per contrastare la sua marcia, simile a quella di Hitler, in tutta Europa.
In effetti, la piccola Ucraina è la delegata di una lotta geopolitica avviata dalle ambizioni dei neoconservatori statunitensi per l’egemonia globale americana. Non sto scusando Putin per aver invaso l’Ucraina. Aveva altre opzioni, ma la guerra era una risposta prevedibile della Russia. Lo spericolato progetto neocon di estendere la NATO per circondare la Russia è un atto ostile. I media creduloni raramente spiegano agli americani che ci siamo allontanati unilateralmente da due trattati intermedi sulle armi nucleari con la Russia e poi abbiamo messo sistemi missilistici nucleari in Romania e Polonia.
Questo è un atto ostile e ostile, e la Casa Bianca di Biden ha ripetutamente respinto l’offerta della Russia di risolvere pacificamente questa guerra. La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014, quando le agenzie statunitensi hanno rovesciato il governo democraticamente eletto dell’Ucraina e hanno installato un governo filo-occidentale scelto da loro. Hanno lanciato una guerra civile mortale contro i russi etnici in Ucraina. Nel 2019, l’America si è allontanata da un trattato di pace, l’accordo di Minsk, negoziato tra la Russia e l’Ucraina dalle nazioni europee. E poi, nell’aprile del 2022, volevano la guerra. Nell’aprile 2022, il presidente Biden ha inviato Boris Johnson in Ucraina per costringere il presidente Zelensky a strappare un accordo di pace che lui e i russi avevano già firmato. I russi stavano ritirando le truppe da Kiev, Donbass e Luhansk. E quell’accordo di pace avrebbe portato la pace nella regione e avrebbe permesso a Donbass e Luhansk di rimanere parte dell’Ucraina.
Il presidente Biden ha dichiarato quel mese che il suo obiettivo nella guerra era il cambio di regime in Russia. Il suo segretario alla difesa, Lloyd Austin, spiegò contemporaneamente che lo scopo dell’America nella guerra era quello di esaurire l’esercito russo e di degradare la sua capacità di combattere in qualsiasi altra parte del mondo. Questi obiettivi, naturalmente, non avevano nulla a che fare con ciò che dicevano agli americani sulla protezione della sovranità dell’Ucraina.
L’Ucraina è una vittima in questa guerra, ed è vittima dell’Occidente… sia della Russia che dell’Occidente. Da allora, abbiamo costretto Zelenskyy a strappare l’accordo, abbiamo sperperato il fiore della gioventù ucraina. Sono morti ben 600.000 bambini ucraini e oltre 100.000 bambini russi, per i quali tutti noi dovremmo essere in lutto. E le infrastrutture dell’Ucraina sono distrutte.
La guerra è stata un disastro anche per il nostro paese. Abbiamo già perso quasi 200 miliardi di dollari. E questi sono dollari di cui c’è un disperato bisogno, con le nostre comunità che soffrono in tutto il nostro paese. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e le sanzioni hanno distrutto la base industriale europea, che costituisce il baluardo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una Germania forte con un’industria forte è un deterrente molto, molto più forte per la Russia di una Germania che è deindustrializzata e trasformata in una semplice estensione di una base militare statunitense.
Abbiamo spinto la Russia in una disastrosa alleanza con Cina e Iran. Siamo più vicini all’orlo della guerra nucleare che in qualsiasi altro momento dal 1962. E i neoconservatori della Casa Bianca non sembrano preoccuparsi affatto. La nostra autorità morale e la nostra economia sono nel tremare, e la guerra ha dato origine all’emergere dei BRICS, che ora minaccia di sostituire il dollaro come valuta di riserva globale.
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Con ciò intendo dire che è difficile, se non inutile, discutere con chi nega l’evidenza dei fatti. E la nega a prescindere, come direbbe Totò, perché per la sua mentalità complottista l’occidente è il regno della menzogna, è l’arte di truccare la comunicazione, è la fabbrica di una verità di facciata. Una posizione da cui nasce quel paradosso logico secondo il quale non dare le armi a Zelensky per difendersi da un’aggressione spianerebbe la strada al negoziato, e non alla vittoria di Putin.
Ovviamente, in questo delirante ragionamento c’è posto anche per i semplici propagandisti di Mosca, prezzolati o meno poco importa. Tuttavia, essi sono forse meno insidiosi di quelli che “l’Europa e gli Stati Uniti non vogliono la pace”. Una tesi -bisogna ammetterlo- che ha una certa presa sull’opinione pubblica italiana, grazie anche alle quotidiane lezioni di realpolitik impartite sulla carta stampata e sul piccolo schermo da sedicenti intellettuali progressisti. Ma l’intellettuale, si sa, è sempre stata una bestia strana. Secondo Luciano Bianciardi, insofferente a ogni establishment culturale, il suo mestiere era indefinibile. Per l’autore della “Vita agra” il vero intellettuale, in fondo, doveva essere schiavo di tutti e servo di nessuno, non un acrobata del circo equestre nazionale.
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[...] “Ho voluto consegnare questa opera a Papa Francesco per ringraziarlo per il suo costante e profondo impegno per la Pace – spiega Jorit su Facebook – Nelle ultime dichiarazioni si avverte la sua preoccupazione per il possibile scatenarsi imminente di una Terza guerra mondiale, che significherebbe la fine dell’ Umanità come la conosciamo. Nello specifico ho voluto regalare un serigrafia di Nelson Mandela per ricordare come l’Occidente che oggi si chiude a qualsiasi dialogo con la Russia, nascondendosi dietro una presunta difesa di valori ‘democratici’. È lo stesso Occidente che ieri appoggiava l’apartheid in Sud Africa che intrattiene relazioni con stati dittatoriali in tutto il mondo, quando non li sostiene direttamente e che oggi appoggia la mattanza del popolo Palestinese. L’Occidente non può dare lezioni di democrazia a nessuno e se considera Putin come un mostro sanguinario allora a maggior ragione può sedersi a un tavolo a dialogare, perché la Nato è la più grande e mostruosa macchina di morte che la storia dell’Umanità abbia mai concepito. Invito tutto il popolo cattolico italiano a unirsi con quello laico e progressista affinché si crei un fronte unitario contro un mondo sempre più nelle mani di estremisti guerrafondai e incoscienti. Dobbiamo ritrovare lucidità, dobbiamo aprire subito un negoziato di pace con la Russia. Non c’è più tempo, bisogna agire immediatamente, prima che sia troppo tardi”.
Jorit ricevuto da Papa Francesco (ANSA)
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Nel 2023 l’Italia dovrà (...) considerare che la Francia sarà molto ostile al Governo italiano, non per la questione immigrati, questa è solo una scusa, ma perché non solo si sta sfilando parzialmente dai programmi di difesa europea francocentrica, come sta facendo la Germania, ma sta entrando, diversamente dalla Germania stessa (...), in alcuni ambiti tecnologici con il benestare degli Stati Uniti (...): il programma anglo-italiano-nipponico per una piattaforma aerea globale di sesta generazione, progetti chiave per lo spazio, ecc.
(...) Infatti, Macron si è fiondato a Washington per cercare con l’America un bilaterale privilegiato in materia di politiche spaziali militari: è stato trattato con gentilezza (...) ma la Francia resterà fuori dalla serie A. Parigi, disperata, ha pertanto bisogno di far cambiare rotta all’Italia (...) o con le buone (pressione sul Quirinale) o con le cattive.
Le “cattive “sono esercitabili scatenando contro l'Italia l’Ue e la Bce dove Parigi ha ancora peso. (...) Da un lato, il Governo ne è consapevole e ha preso una linea conforme con le regole europee. Ma non basta essere candidi come colombe, dovrà anche essere astuto come un serpente.
La prima trappola da evitare è quella della non ratifica del Mes (...). In sintesi, Roma avrebbe tutte le buone ragioni per non ratificare questo trattato (...): è roba superata e insufficiente. Ma se non lo farà scoprirà il fianco a offensive francesi, in questa materia sostenute dalla Germania, e si troverà in posizione sfavorevole nel negoziato sulla modifica del Patto di stabilità nel 2023, sul Pnrr, ecc. Per tale motivo di strategia generale si raccomanda al Governo di proporre al Parlamento la ratifica del Mes, ma (...) vincolando l’eventuale accesso al Mes a un’approvazione del Parlamento italiano. Per intanto evitiamo questa trappola e prepariamoci a schivare le prossime.
via https://www.ilsussidiario.net/news/italia-debito-e-bce-la-trappola-francese-che-il-governo-deve-evitare/2458520/
Carlo Pelanda suggerisce di far le (finte) colombe per poter continuare ad avere le mani libere. E di (re-)imparare come si dice di no - e ci si protegge - fingendo di dire di si. Con buona pace di quelli cui piacerebbe fare i gorilla e sfancular tutti.
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L’attacco da Gaza ci ha terrorizzato, ma dobbiamo interrogarci sul suo contesto
Fonte: +972Magazine, 7 ottobre 2023.
Il 7 ottobre 2023 resterà, con ogni probabilità, nella storia: Hamas ha dato il via, dalla Striscia di Gaza, a un attacco a sorpresa senza precedenti sul territorio di Israele, con il lancio di migliaia di razzi e vari blitz di terra su insediamenti civili e strutture militari israeliane in prossimità della Striscia. Nel corso di queste azioni sono stati uccisi almeno 1200 israeliani e 130 sono stati presi in ostaggio, mentre sarebbero circa 1.500 i miliziani di Hamas uccisi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato una durissima rappresaglia, presentandola alla cittadinanza come “guerra” e mobilitando migliaia di riservisti, mentre il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha annunciato un “assedio totale” su Gaza, definendo i militanti palestinesi come “animali umani” con cui è impossibile trattare. Attualmente la Striscia di Gaza, in cui vivono più di due milioni di persone, è senza forniture di elettricità, acqua e medicinali, ed è sotto il fuoco israeliano: finora sono almeno 950 i palestinesi uccisi e 5000 i feriti. Tra i numerosi articoli letti in questi giorni, abbiamo scelto di ripubblicare e tradurre quello che segue: è stato scritto da Haggai Matar, israeliano, obiettore di coscienza, giornalista pluripremiato e direttore esecutivo di 972 – Advancement of Citizen Journalism, un’associazione senza scopo di lucro impegnata per i diritti umani, la democrazia, la giustizia sociale e la fine dell’occupazione israeliana. Contrariamente all’opinione di molti connazionali, ma anche di molti media e politici occidentali, l’autore ricorda che l’attacco guidato da Hamas è radicato in una lunga storia di oppressione subita dai palestinesi sotto il regime israeliano di occupazione militare. Se, da una parte, partecipa al dolore e all’angoscia della sua comunità sotto attacco, dall’altra parte, Matar invita a riflettere sul contesto e sul fatto che gli israeliani stiano vivendo in questi giorni quello che i palestinesi vivono da decenni, privati non solo della prospettiva di libertà e indipendenza politica, ma anche della mera possibilità di vivere in modo degno. In controtendenza rispetto alle voci di odio e vendetta, che invocano la distruzione totale di Gaza e chiudono a qualsiasi negoziato con Hamas e col fronte palestinese, l’autore invoca la necessità di perseguire una pace giusta e duratura. Non esiste una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese e l’uso della violenza contro i civili è, in ogni circostanza, una violazione del diritto internazionale umanitario. L’unica soluzione, afferma l’autore in conclusione, è quella di “porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi”.
di Haggai Matar
Il 7 ottobre è stata una giornata terribile. Dopo esserci svegliati con le sirene aeree, sotto una raffica di centinaia di razzi lanciati sulle città israeliane, abbiamo saputo dell’attacco senza precedenti dei militanti palestinesi provenienti da Gaza alle città israeliane confinanti con la Striscia.
Le prime notizie – in continuo aggiornamento – parlano di almeno 700 israeliani uccisi e di centinaia di feriti, oltre ai molti rapiti portati a Gaza. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha già avviato la propria offensiva sulla Striscia sotto assedio, con la mobilitazione delle truppe lungo la recinzione e attacchi aerei che, finora, hanno ucciso e ferito centinaia di palestinesi. Il terrore delle persone che vedono militanti armati nelle loro strade e nelle loro case, o la vista di aerei da combattimento e carri armati in avvicinamento, è inimmaginabile. Gli attacchi contro i civili sono crimini di guerra e il mio cuore va alle vittime e alle loro famiglie.
Però, contrariamente a quanto dicono molti israeliani, e nonostante l’esercito israeliano sia stato chiaramente colto del tutto alla sprovvista da questa invasione, non si tratta di un attacco “unilaterale” o “non provocato”. La paura che gli israeliani provano in questo momento, me compreso, è solo una parte di ciò che i palestinesi provano quotidianamente sotto il regime militare decennale in Cisgiordania e sotto l’assedio e i ripetuti attacchi a Gaza da parte di Israele. Le reazioni che sentiamo oggi da molti israeliani – che chiedono di “radere al suolo Gaza”, perché “questi sono selvaggi, non persone con cui si può negoziare”, “stanno assassinando intere famiglie”, “non ci sono margini di discussione con queste persone” – sono esattamente quelle che ho ascoltato innumerevoli volte dai palestinesi sotto occupazione riguardo agli israeliani.
L’attentato di questa mattina ha anche contesti più recenti. Uno di questi è l’orizzonte incombente di un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. Per anni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto che la pace può essere raggiunta senza parlare con i palestinesi e senza fare loro alcuna concessione. Gli Accordi di Abramo hanno privato i palestinesi di una delle loro ultime carte di scambio e basi di sostegno: la solidarietà dei governi arabi, nonostante tale solidarietà sia stata a lungo discutibile. L’elevata probabilità di perdere forse il più importante degli stati arabi potrebbe aver contribuito a spingere Hamas al limite.
Nel frattempo, i commentatori avvertono da settimane che le recenti escalation nella Cisgiordania occupata stanno conducendo a sviluppi pericolosi. Nell’ultimo anno sono stati uccisi più palestinesi e israeliani che in qualsiasi altro anno dalla Seconda Intifada dei primi anni 2000. L’esercito israeliano effettua regolarmente raid nelle città palestinesi e nei campi profughi. Il governo di estrema destra sta dando mano libera ai coloni per creare nuovi insediamenti illegali e lanciare operazioni di vera e propria pulizia etnica in città e villaggi palestinesi, con i soldati che scortano i coloni mentre uccidono o mutilano i palestinesi che cercano di difendere le loro case. Nel mezzo delle festività, gli ebrei estremisti stanno sfidando l’accordo in vigore sull’accesso al Monte del Tempio/Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, sostenuti da politici che condividono la loro ideologia.
A Gaza, nel frattempo, l’assedio in corso continua a distruggere la vita di oltre due milioni di palestinesi, molti dei quali vivono in condizioni di estrema povertà e deprivazione, con scarso accesso all’acqua pulita e circa quattro ore di elettricità al giorno. Questo assedio non ha una fine programmata; anche un rapporto del Controllore di Stato israeliano ha rilevato che il governo non ha mai discusso di soluzioni a lungo termine per porre fine al blocco della Striscia, né ha preso seriamente in considerazione alcuna alternativa ai ricorrenti cicli di guerra e morte. L’assedio è, letteralmente, l’unica opzione che questo governo ha sul tavolo, in continuità con i suoi predecessori.
Le uniche risposte che i successivi governi israeliani hanno offerto al problema degli attacchi palestinesi da Gaza sono stati dei palliativi: se verranno via terra, costruiremo un muro; se passano attraverso i tunnel, costruiremo una barriera sotterranea; se lanciano razzi, installeremo un sistema anti-missile; se stanno uccidendo o hanno ucciso alcuni dei nostri, ne uccideremo molti di più. E così avanti, all’infinito.
Niente di tutto questo può essere invocato per giustificare l’uccisione di civili, una pratica intrinsecamente sbagliata. Ma serve a ricordarci che c’è una ragione per tutto ciò che sta accadendo oggi e che – come in tutti i casi precedenti – non esiste una soluzione militare al problema di Israele con Gaza, né alla resistenza che emerge naturalmente come risposta alla violenza dell’apartheid.
Negli ultimi mesi, centinaia di migliaia di israeliani hanno marciato per “la democrazia e l’uguaglianza” in tutto il paese, e molti hanno addirittura affermato che avrebbero rifiutato il servizio militare a causa delle tendenze autoritarie di questo governo. Ciò che questi manifestanti e soldati di riserva devono capire – soprattutto oggi, mentre molti di loro hanno già annunciato che interromperanno le loro proteste e si uniranno alla guerra contro Gaza – è che i palestinesi lottano per quelle stesse richieste e lo fanno da decenni, affrontando un Israele che nei loro confronti è già, ed è sempre stato, del tutto autoritario.
Mentre scrivo queste parole, sono seduto a casa mia a Tel Aviv, cercando di capire come proteggere la mia famiglia in una casa senza riparo e senza nessuna “stanza sicura”, seguendo con crescente panico le notizie e le voci di eventi orribili che hanno avuto luogo nel territorio israeliano. Le città vicino a Gaza che sono sotto attacco. Vedo persone, alcune delle quali miei amici, che chiedono sui social media di attaccare Gaza più ferocemente che mai. Alcuni israeliani dicono che ora è il momento di spianare completamente Gaza, invocando nei fatti un vero e proprio genocidio. Nonostante tutte le esplosioni, il terrore e lo spargimento di sangue, parlare di soluzioni pacifiche sembra loro una follia.
Eppure ricordo che tutto ciò che sento adesso, che ogni israeliano deve condividere, è stata l’esperienza di vita di milioni di palestinesi per troppo tempo. L’unica soluzione è quella di sempre: porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi. Non è nonostante l’orrore che dobbiamo cambiare rotta: è proprio per questo.
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“Bandiera bianca”. Un caso le parole del Papa su Kiev
Papa Francesco suggerisce all’Ucraina «il coraggio della bandiera bianca», ossia il negoziato come via d’uscita alla guerra della Russia nel paese. Quanto a Hamas e Israele, «gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra». La trasmissione sul colore bianco Jorge Mario Bergoglio è tornato a parlare di guerra e pace in un’intervista pubblicata ieri ma rilasciata a inizio febbraio alla…
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Papa Francesco: «L’Ucraina abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare»
Papa Francesco: «L’Ucraina abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare». «È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola “negoziare” è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore». È quanto ha dichiarato Papa Francesco in un’intervista con la Radiotelevisione svizzera. Alla domanda se lui stesso si sia proposto per negoziare negli attuali conflitti, il Papa risponde: «Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…». Invece, alla domanda su come rispondano i potenti della terra quando chiede loro la pace, Bergoglio afferma: «C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c'è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c'è l'industria delle armi, e questo significa soldi». «Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c'è solo la guerra militare, c'è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa», conclude così Papa Francesco.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Israele-Hamas, ecco come si è arrivati all'accordo: i retroscena
(Adnkronos) - Alle prime ore di oggi il governo israeliano ha approvato un accordo con Hamas, mediato da Qatar e Stati Uniti e con il lavoro dell'Egitto, per il rilascio di ostaggi trattenuti a Gaza, per lo più israeliani e tanti con doppia nazionalità, in cambio della scarcerazione di prigionieri palestinesi e di una pausa nelle ostilità. Fonti ufficiali in Libano hanno detto al giornale libanese Nidaa Al Watan che la tregua potrebbe applicarsi anche al confine nord di Israele, quello con il Paese dei Cedri, "se Israele non violerà la pace e rispetterà i termini dell'accordo" e gli Hezbollah libanesi sarebbero pronti a rispettare un cessate il fuoco, secondo notizie trapelate nel giorno del nuovo incontro tra il numero uno del 'Partito di Dio' e rappresentanti di Hamas. Il Washington Post evidenzia come l'accordo tra Israele e Hamas, a cui i leader israeliani hanno resistito nonostante crescenti pressioni da parte delle famiglie degli ostaggi e degli alleati nel mondo, segni la "prima cessazione" di un'operazione che va avanti da sei settimane, dal cielo e sul campo, e che ha fatto a Gaza migliaia di morti e di sfollati. La Cnn riferisce di un lavoro per negoziare un accordo tra Israele e Hamas cominciato nei giorni immediatamente successivi al terribile attacco del 7 ottobre del gruppo nel Paese e di basi per l'intesa che hanno iniziato a formarsi settimane dopo, quando l'Amministrazione Biden ha potuto avere contezza dell'efficacia dei contatti indiretti con Hamas via Qatar. Un negoziato "pilota". Con un primo 'risultato' per la Casa Bianca, il rilascio di due cittadine americane, madre e figlia, che erano trattenute in ostaggio a Gaza. Da qui inizia l'impegno, andato avanti per settimane, per ottenere la liberazione di un gruppo più numeroso di ostaggi. Lavorano il numero uno del Mossad, David Barnea, e viene - evidenzia la Cnn - "strettamente coinvolto" anche il capo della Cia, Bill Burns. A Doha i protagonisti sono il premier Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ricostruisce ancora la Cnn citando una fonte a conoscenza degli sviluppi. Il 27 ottobre inizia l'operazione di terra israeliana a Gaza. Va avanti il lavoro per definire ogni dettaglio di un possibile accordo, dai tempi al numero degli ostaggi, alla necessità di garantire un passaggio "sicuro", al monitoraggio dell'operazione. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, continua la 'shuttle diplomacy' nella regione (per l'inizio della prossima settimana prepara una nuova missione, la quarta dal 7 ottobre) e, ricorda la Cnn, ci sono voluti giorni di pressing da parte Usa affinché il governo israeliano accettasse "pause tattiche". "Abbiamo bisogno di questo accordo", diceva una settimana fa, a Tel Aviv - secondo la ricostruzione della Cnn - il premier israeliano Benjamin Netanyahu al coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk. Quel giorno, prosegue la rete, Netanyahu e il presidente americano Joe Biden avevano concordato in un colloquio telefonico di essere pronti ad accettare le linee generali di un accordo che portasse alla liberazione da parte di Hamas di 50 donne e minori tenuti in ostaggio a Gaza. Si parla di una vera e propria "svolta" che era arrivata pochi giorni prima, il 12 novembre, quando Hamas aveva fornito informazioni su decine di ostaggi, dall'età al sesso, alla nazionalità. Ma, dopo l'incontro tra McGurk e Netanyahu, il Qatar non riusciva a stabilire contatti con Hamas e poi il gruppo ha minacciato - secondo la Cnn - di far saltare i colloqui con la richiesta alle forze israeliane di lasciare l'ospedale di Al-Shifa di Gaza. Poi i colloqui riprendono e Biden, secondo la rete americana, torna a chiamare l'emiro del Qatar, per sollecitare l'accordo e ottiene la garanzia che sarà fatto tutto il possibile. Nel frattempo negli Stati Uniti va in scena l'atteso incontro, il primo in un anno, tra Biden e il leader cinese Xi Jinping. McGurk incontra l'emiro a Doha per studiare il testo finale dell'accordo e, ricostruisce ancora la Cnn, viene chiamato il capo della Cia. Poi domenica scorsa il gabinetto di guerra israeliano dà l'ok all'accordo con modifiche "minime", il testo passa a Hamas (tramite il Qatar) e l'emiro chiarisce che è l'ultima 'offerta'. Ieri mattina Hamas dà il suo benestare. I primi ostaggi, spiega Haaretz, potrebbero essere rilasciati dalle 5 di domani, a 24 ore dalla pubblicazione da parte di Israele di un elenco con i nomi di prigionieri palestinesi da liberare, un tempo che consente in Israele i ricorsi contro l'accordo. La tregua con Israele scatterà domani alle 10 ora locale, le 9 in Italia, ha intanto annunciato Mousa Abu Marzouk, voce di Hamas. Gli ostaggi liberati riceveranno assistenza medica in Israele, ha spiegato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby. L'intesa parla di 50 donne e minori, tenuti in ostaggio a Gaza, che verranno rilasciati da Hamas. Tuttavia, spiega il giornale israeliano, Hamas potrebbe localizzare altri ostaggi trattenuti nell'enclave palestinese e altri palestinesi potrebbero essere scarcerati (motivo per cui ci sono 300 nomi nella lista di detenuti pubblicata da Israele). Il 'criterio' concordato prevede la scarcerazione di un massimo di 150 palestinesi in cambio di 50 ostaggi. Israele, evidenza il giornale, si è rifiutato di liberare i prigionieri condannati per omicidio, mentre potrebbero essere scarcerati i detenuti per tentato omicidio e anche per attività di terrorismo. L'accordo prevede un cessate il fuoco di quattro giorni e Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e Benny Gantz, nel gabinetto di guerra, sono stati autorizzati a decidere quando terminerà, purché non si estenda per oltre dieci giorni. Secondo Hamas l'accordo prevede lo stop alle attività aeree di Israele nel sud della Striscia, mentre nel nord le attività saranno limitate a sei ore al giorno, e prevede anche l'arrivo ogni giorno nella Striscia, durante il cessate il fuoco, di 300 camion di aiuti umanitari ---internazionale/[email protected] (Web Info) Read the full article
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The free world will never be complicit in Israel extermination of the people of Palestine,not now or ever
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🤝 COORDINAMENTO TRA CINA E RUSSIA ALLE NAZIONI UNITE SULLA QUESTIONE PALESTINESE 🇵🇸
🇺🇳 Ieri, 2023年10月25日, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato, in successione, le Bozze di Risoluzione sulla Situazione tra Israele e Palestina presentate dagli USA e dalla Russia 💼
🤔 Come ricordato da 每日经济新闻, la Bozza della Russia, sostenuta dalla Cina, non è stata approvata in quanto non ha raggiunto un numero sufficiente di voti e ha ricevuto il Veto di USA e UK, mentre la Bozza degli USA ha ricevuto il Veto di Russia e Cina, e anche gli Emirati Arabi Uniti hanno votato contro di essa ❌
🇺🇸 La Bozza degli USA rappresentava l'estrema politicizzazione del Conflitto Israelo-Palestinese, senza risolvere la Questione o promuovere un Percorso di Pace: condannava solamente attacchi di HAMAS, richiedeva il rilascio degli ostaggi e il rispetto della legge internazionale in ambito umanitario, ma non chiedeva un "Cessate il Fuoco", riconoscendo, invece, il «Diritto all'Autodifesa per Israele» 😡
🇺🇸 Gli USA, in quanto guerrafondai n°1 al Mondo e principale Paese irresponsabile, intendono continuare a gettare benzina sul fuoco del conflitto, bloccando in partenza qualsiasi reale tentativo di Negoziato reale e Risoluzione Politica della Questione Palestinese 😡
🇵🇸 Ismāʿīl Haniyeh - Presidente dell'Ufficio Politico di HAMAS, ha lodato il Veto di Cina e Russia alla Bozza di Risoluzione degli USA, come si legge nell'Articolo: "中国在联合国一票否决美国巴以提案,哈马斯对此表示感谢":
💬 «Il Capo dell'Ufficio Politico di HAMAS valuta molto positivamente la Posizione di Cina e Russia nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, e il loro Veto alla Bozza di Risoluzione USA, che fornisce sostegno alle forze di occupazione» 🇵🇸
🇮🇱 Alla fine del Processo di Votazione, il Rappresentante Permanente di Israele presso l'ONU ha espresso la propria insoddisfazione per il Veto di Russia e Cina alla Bozza degli USA, e criticando quella della Federazione Russa 😡
🇨🇳 Il Compagno Zhang Jun - Rappresentante Permanente della Cina alle Nazioni Unite, ha risposto alle critiche del Rappresentante d'Israele, sottolineando che attaccare la Cina, come se fosse un avversario, significa scegliere il bersaglio sbagliato, e che la Diplomazia Cinese ha sempre sostenuto, fin dall'inizio di questa fase del Conflitto, che qualsiasi attacco contro i civili costituisca una violazione del Diritto Internazionale 🕊
💬 Ragionare in maniera unilaterale sul Conflitto Israelo-Palestinese è sbagliato. Israele afferma di avere legittime preoccupazioni di sicurezza, ma il fulcro del Conflitto, le motivazioni di esso, riguardano - come dichiarato dal Rappresentante Zhang Jun, la mancata salvaguardia dei Diritti del Popolo Palestinese, che dovrebbe poter fondare un proprio Stato, che sia indipendente e sovrano 🇵🇸
🐲 Zhang Jun: «Fermare la Crisi Umanitaria, promuovere l'Istituzione di uno Stato di Palestina che sia indipendente e sovrano» 🇵🇸
🇨🇳 Zhang Jun, nella conclusione della sua risposta al Rappresentante d'Israele, ha espresso la speranza che tutte le parti possano, in modo onesto, rispettare la Verità (实事求是 - shíshìqiúshì, cercare la verità nei fatti), sostenere la Giustizia e - attraverso sforzi congiunti, risolvere i gravi problemi della Questione Israele - Palestina, per costruire una 和平共处 - Coesistenza Pacifica, edificata sull'Armonia 🕊
🇨🇳 Come ricordato dal Compagno Wu Zexian, Ex-Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Libano, uno dei Principi della Politica Estera della Cina, oltre ai 和平共处五项原则 - Cinque Principi per la Coesistenza Pacifica, è 通过对话和谈判解决冲突,维护和平 - Risoluzione dei Conflitti attraverso il Dialogo e i Negoziati, per mantenere la Pace 🕊
🐲 La Cina sostiene il ruolo della Lega Araba, dei Paesi Arabi e dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica per la Risoluzione del Conflitto Israelo-Palestinese 🤝
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🤝 COORDINATION BETWEEN CHINA AND RUSSIA AT THE UNITED NATIONS ON THE PALESTINIAN QUESTION 🇵🇸
🇺🇳 Yesterday, 25/10/2023, the United Nations Security Council voted, in succession, on the Draft Resolutions on the Situation between Israel and Palestine presented by the USA and Russia 💼
🤔 As recalled by 每日经济新闻, Russia's Draft, supported by China, was not approved as it did not reach a sufficient number of votes and received the Veto of the USA and UK, while the US Draft received the Veto from Russia and China, and the United Arab Emirates also voted against it ❌
🇺🇸 The US Draft represented the extreme politicization of the Israeli-Palestinian Conflict, without resolving the issue or promoting a path to peace: it only condemned HAMAS attacks, required the release of the hostages and respect for international law in the humanitarian field, but did not ask for a "Ceasefire", recognizing, instead, the "Right to Self-Defense for Israel" 😡
🇺🇸 The USA, as the No. 1 warmonger in the world and the main irresponsible country, intends to continue to throw fuel on the fire of the conflict, blocking from the start any real attempt at real negotiation and political resolution of the Palestinian question 😡
🇵🇸 Ismāʿīl Haniyeh - President of the Political Bureau of HAMAS, praised the Veto of China and Russia to the US Draft Resolution, as stated in the Article: "中国在联合国一票否决美国巴以提案,哈马斯对此表示感谢":
💬 «The Head of the Political Bureau of HAMAS evaluates very positively the Position of China and Russia in the UN Security Council, and their Veto of the US Draft Resolution, which provides support to the occupation forces» 🇵🇸
At the end of the Voting Process, the Permanent Representative of Israel to the UN expressed his dissatisfaction with the Veto of Russia and China to the US Draft, and criticizing that of the Russian Federation 😡
🇨🇳 Comrade Zhang Jun - Permanent Representative of China to the United Nations, responded to the criticisms of the Representative of Israel, underlining that attacking China, as if it were an adversary, means choosing the wrong target, and that Chinese Diplomacy has always argued, since the beginning of this phase of the Conflict, that any attack against civilians constitutes a violation of International Law 🕊
💬 Reasoning unilaterally about the Israeli-Palestinian conflict is wrong. Israel claims to have legitimate security concerns, but the fulcrum of the conflict, the reasons for it, concern - as declared by Representative Zhang Jun, the failure to safeguard the rights of the Palestinian people, who should be able to found their own state, which is independent and sovereign 🇵🇸
🐲 Zhang Jun: «Stop the Humanitarian Crisis, promote the establishment of an independent and sovereign State of Palestine» 🇵🇸
🇨🇳 Zhang Jun, in the conclusion of his response to the Representative of Israel, expressed the hope that all parties can, in an honest way, respect the Truth (实事求是 - shíshìqiúshì, seek the truth in facts), uphold Justice and - through joint efforts, resolve the serious problems of the Israel - Palestine Issue, to build a 和平共处 - Peaceful Coexistence, built on Harmony 🕊
🇨🇳 As recalled by Comrade Wu Zexian, Former Ambassador of the People's Republic of China to Lebanon, one of the Principles of China's Foreign Policy, in addition to the 和平共处五项原则 - Five Principles for Peaceful Coexistence, is 通过对话和谈判解决冲突,维护和平 - Conflict Resolution through Dialogue and Negotiations, to maintain Peace 🕊
🐲 China supports the role of the Arab League, Arab countries and the Organization of Islamic Cooperation in resolving the Israeli-Palestinian conflict 🤝
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Giorgia Meloni dice che il Papa dovrebbe guidare il negoziato di pace fra Ucraina e Russia
DIRETTA TV 13 Marzo 2023 Per Giorgia Meloni dovrebbe essere il Vaticano a guidare i negoziati di pace tra Russia e Ucraina, “perché non ha altro interesse che non sia quello di una soluzione giusta di questo conflitto”. 0 CONDIVISIONI Secondo Giorgia Meloni dovrebbe essere il Vaticano a guidare i negoziati di pace in Ucraina. “La Santa Sede è la più idonea per il negoziato: ha l’appoggio…
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Si auspica una cessazione del fuoco che prepari un negoziato? E’ un auspicio ragionevole e condiviso. Ridurre la capacità militare di una parte – la più debole, oltretutto, e quella che si difende – mentre resta intatta, o addirittura si rafforza, la capacità militare dell’altra parte, è un modo di avvicinare la cessazione del fuoco e il negoziato? O un modo di avvicinare la cessazione di un fuoco e far che divampi l’altro?
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Qui finiamo male. Non una parola di tregua, non una parola di #Pace o negoziato. Europa che tace e acconsente.
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La scorsa settimana, l’agenzia Ansa riportava che (...) Enel ha definitivamente abbandonato la Russia, vendendo i propri assets a Lukoil e Gazprom in seno a un’operazione da 137 milioni di euro. Apparentemente, una mossa coerente con il regime sanzionatorio e con il nuovo corso di affrancamento energetico (...) da Mosca. Ma con un particolare. La chiusura dell’accordo è stata resa possibile da una deroga al decreto che vieta la vendita di qualsiasi asset russo da parte di soggetti stranieri. Di più. La deroga in questione sarebbe stata decisa da Vladimir Putin in persona. (...)
(Q)uesto apre qualche interrogativo (...) su quali eventuali canali diplomatici e di moral suasion la abbiano resa possibile. Casualmente, nel giorno in cui emergeva la necessità di (...) Enel (...) Silvio Berlusconi pare colto da incontinenza verbale (e) conferma un suo riavvicinamento nei rapporti personali con Vladimir Putin (...).
Al netto delle smentite di rito, (...) dobbiamo davvero archiviare la strana coincidenza fra (l'operazione benedetta da Mosca) e l’outing del Cavaliere alla categoria della casualità fortuita? Oppure l’orgoglio ferito del vecchio leone lo ha spinto ad andare oltre, svelando quello che è ormai un segreto di Pulcinella. Cioè che i principali Governi europei – Germania e Francia in testa – hanno riallacciato un segreto, silenzioso e informale filo diretto con le controparti russe da settimane? E che nel caso dell’Italia, questa diplomazia parallela graviti magari attorno al Cavaliere?
A Berlino nessuno lo ammette, ma dietro alla decisione di riattivare fino alla prossima primavera le centrali nucleari, ottenendo il via libera convinto dei Verdi, non c’è stata la benedizione dell’atomo di ultima generazione di Greta Thunberg, ma il ritorno in campo, chiaramente dietro le quinte, di Angela Merkel. La quale starebbe dando vita a una sorta di moral suasion silenziosa e discreta con Mosca, potendo godere di una sponda bipartisan di primissimo livello come Gerard Schroeder, suo predecessore e poi nel Consiglio di amministrazione di Rosneft. E non pensiate che la cosa piaccia a tutti nel Governo, così come nel sottogoverno tedesco. (...)
E vogliamo parlare della Francia? Non contenta dell’accusa frontale senza precedenti di Brune Le Maire contro l’atteggiamento speculativo di Washington nei confronti degli alleati, a cui vende il gas LNG a un prezzo quadruplo rispetto a quello pagato dalle aziende statunitensi, l’altro giorno Emmanuel Macron ha stupito tutti affermando che, se anche la Russia utilizzasse ordigni atomici nel conflitto con l’Ucraina, Parigi non reagirebbe in base alla dottrina della deterrenza. (...)
Insomma, la realpolitik sta tornando in grande stile. Ancorché in modalità sotterranea. Sicuramente saranno tutte coincidenza, ma attenzione a derubricare troppo in fretta le parole di Silvio Berlusconi su Vladimir Putin a pura mitomania senile. Il Cavaliere ha infatti un unico modo per rubare la scena ai due ex delfini divenuti squali del nascente Governo: una nuova Pratica di Mare, sotterranea e informale, che porti alla pace fra Russia e Ucraina. O, quantomeno, alla tregua e a un negoziato. Di fatto, un lasciapassare per i libri di Storia. E il suo ego sta fremendo.
via https://www.ilsussidiario.net/news/spy-finanza-se-francia-e-germania-sono-gia-oltre-berlusconi-sulla-russia/2425219/
Il tutto con buona pace dei criceti cretini che abberlushconi uh uh uh ih ih ih , coincidenti con gli euroinomani senza se e ma mentre l'europa vera alle loro spalle non fa (price cap) e disfa, poveri succhiacxx Libberal Dems. che "se non sei con Biden ooops con la sua lavanderia Ucragna allora stai con Putin", "le sanzioni funzionano", "la guerra è già vinta".
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Giorno 230
Si dice che la politica sia l’arte del possibile.
Non si tratta certo del mio settore di esperienza, ma ritengo che se è vero, questo lo sia ancor più quando per politica ci si riferisce in particolare a quella internazionale, campo d’azione della diplomazia.
In questo caso per la diplomazia di questi giorni ci sono almeno due cose che sono assolutamente impossibili.
La prima è che Putin accetti una qualsiasi proposta di trattativa – tantomeno una soluzione – che non sia basata sull’accettazione sostanziale delle annessioni appena effettuate. Ormai ha legato ad esse, quali risultato tangibile della sua strategia anti-occidentale e anti-ucraina, il suo destino personale e anche la sua eredità storica. Una qualsiasi rinuncia in merito, a questo punto si risolverebbe in base alla sua stessa retorica in una inaccettabile amputazione territoriale per la Russia, e lui non potrebbe sopravvivere politicamente ad una tale perdita.
La seconda, di contro, è appunto che Zelensky accetti anche solo di trattare sulla base di concessioni territoriali rispetto ai confini internazionalmente riconosciuti, soprattutto nel momento in cui le sue Forze Armate stanno lentamente ma inesorabilmente riconquistando i territori recentemente occupati. L’umore popolare, il morale dell’esercito e la determinazione dei membri del Parlamento sono tali che seppure ritenesse di accettare anche solo in linea di principio qualche sacrificio territoriale, verrebbe immediatamente rimosso e sostituito con una figura più risoluta.
La combinazione di queste due impossibilità rende del tutto improponibile spingere per un negoziato di pace, e continuerà a renderlo tale fintanto che le due impossibilità permarranno.
Se qualcuno ancora si chiede come mai nessuno si fa veramente avanti per tentare una mediazione, la risposta è questa: nessun aspirante mediatore è disposto a “bruciarsi” in un tentativo chiaramente destinato a cadere nel vuoto più totale.
Apparentemente fa eccezione Erdogan, che in realtà si limita ad esprimere una disponibilità solo generica, in quanto è pressato dal proprio calendario elettorale e ha bisogno di mostrare presenzialismo e autorità a livello internazionale per cercare di sollevare le sue personali prospettive politiche.
Tutte le altre personalità tali da poter avere un ruolo di mediazione nel conflitto (il Segretario Generale dell’ONU, i Presidenti di India e Cina, il Papa...) evitano accuratamente di impegnarsi in questo momento sfavorevole per evitare di perdere l’opportunità di tentarlo in seguito in un momento più opportuno.
Questo è un dato oggettivo, e il disperato desiderio di fasce pur consistenti di opinione pubblica occidentale di veder avviato un processo di pace immediato non può cambiare le cose: anche dimostrazioni pubbliche con milioni di persone in piazza a Roma o a Berlino lascerebbero le parti in conflitto del tutto indifferenti.
L’impossibilità di procedere per via diplomatica verso al risoluzione del conflitto lascia per il momento aperta la sola via militare, ed infatti le operazioni proseguono, anche se rallentate dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli e dal crescente depauperamento delle risorse logistiche di entrambe le parti.
In teoria il rallentamento delle operazioni militari aprirebbe a sua volta uno spazio di possibilità alla diplomazia, ma permanendo le condizioni attuali questa rimane come abbiamo visto del tutto impotente.
Cosa può annullare queste due impossibilità incrociate che rendono impossibile ogni trattativa?
Il rifiuto di trattare da parte di Putin può essere rimosso unicamente togliendo di mezzo lo stesso Putin: è lui a creare con la sua politica determinata di taglio dei ponti alle proprie spalle le condizioni per il suo stesso rifiuto. Solo un cambio al vertice del Regime russo potrebbe portare ad un annullamento delle annessioni da lui volute e quindi ad una situazione per cui queste non debbano essere una precondizione ad ogni trattativa.
La rimozione di Putin può essere ottenuta unicamente per opera della Nomenklatura del Regime stesso, una volta che questa si renda conto fino in fondo che la guerra non può essere conclusa militarmente in maniera soddisfacente, e che la permanenza al potere dell’attuale autocrate non serve più gli interessi della Russia e della Nomenklatura stessa. Per raggiungere questa condizione, occorre che la pressione militare ucraina – sostenuta dal costante supporto occidentale – prosegua fino a rendere ineluttabile l’eventualità di una sconfitta militare definitiva per la Russia.
Per evitare tale esito inaccettabile, la Nomenklatura procederà alla rimozione dell’ostacolo alle trattative, rappresentato appunto da Putin.
Il rifiuto a trattare da parte di Zelensky NON può essere rimosso con l’eliminazione di Zelensky: la posizione del Presidente ucraino infatti è quella di un rappresentante eletto della sua Nazione e non quella di un autocrate, e quindi è come già detto rappresentativa della volontà della popolazione e del Parlamento.
Per sovvertire la volontà di combattere piuttosto che cedere territori da parte degli ucraini occorrerebbe rendere loro impossibile continuare a sostenere militarmente il conflitto.
Poiché l’intera forza della “seconda potenza militare” del mondo si è rivelata incapace di ottenere tale risultato, l’unico modo sarebbe arrestare il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Per raggiungere questa condizione, la propaganda russa sta svolgendo la sua fortissima pressione sull’opinione pubblica occidentale, nella speranza che questa a sua volta costringa i Governi a interrompere “per amor di pace” tale sostegno.
Siccome l’Occidente appare coeso nel suo sforzo di sostenere l’Ucraina fino a spezzare la prima condizione di impossibilità alle trattative diplomatiche, il Regime russo attuale per salvarsi deve assolutamente cercare di ottenere prima che sia troppo tardi la cancellazione della seconda condizione.
Per questa ragione la maggior parte delle azioni russe a questo punto devono essere lette in base agli effetti che si propongono di ottenere sull’opinione pubblica occidentale piuttosto che sulla stessa Ucraina.
La mobilitazione, il continuo tentativo di coinvolgere altri Paesi quali la Bielorussia, le campagne denigratorie sulle leadership occidentali, i sabotaggi ai gasdotti, i tentativi di attacchi “ibridi” e le stesse sconclusionate minacce nucleari, fanno tutti parte di uno stesso schema, volto a presentare il rischio di un qualche “allargamento” del conflitto e quindi a spaventare l’opinione pubblica occidentale quanto basta da farla sollevare contro i propri Governi e costringerli a cambiare politica.
Coloro che in Occidente spingono per arrestare il sostegno all’Ucraina con la convinzione che questo serva a impedire l’allargamento del conflitto e magari anche a portare ad una sua conclusione – seppure al prezzo di costringere l’Ucraina ad un sacrificio che non è disposta a compiere – dovrebbero rendersi conto di essere funzionali allo sforzo di Putin per salvare il proprio Regime e sottomettere un Paese libero.
So bene che la larga maggioranza di queste persone sono assolutamente in buona fede, e che trovano offensivo essere equiparate a meri strumenti di un dittatore: loro sono convinte di essere mosse da motivazioni etiche onorevoli.
Ma se è così, allora dovrebbero forse provare a chiedersi se aiutare un Regime autocratico a sopravvivere e prevaricando un popolo libero rappresenti una motivazione eticamente superiore a quella di sostenere quello stesso popolo libero contro un Regime autocratico.
L’ultima speranza dell’orso Vladimiro è proprio che queste persone scelgano di continuare a sostenere lui, il suo Regime, e il suo tentativo di prevaricazione.
Orio Giorgio Stirpe
#guerrainucraina
#Ucraina
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