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Theodore Roosevelt: un Presidente Visionario e Premio Nobel per la Pace
Ricordiamo il 26º presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, leader progressista, ambientalista e vincitore del Premio Nobel per la Pace.
Ricordiamo il 26º presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, leader progressista, ambientalista e vincitore del Premio Nobel per la Pace. Theodore Roosevelt Jr., nato il 27 ottobre 1858 e deceduto il 6 gennaio 1919, è stato una figura centrale nella storia degli Stati Uniti. Come 26º presidente, Roosevelt ha guidato la nazione verso un’era di riforme e progresso. È ricordato per il suo…
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Un buon posto dove atterrare ツ
𝐊𝐚𝐥𝐚𝐥𝐨𝐜𝐡 è un'area di villeggiatura all'interno dell'Olympic National Park, nella parte occidentale della contea di Jefferson (Washington, Stati Uniti).
ll nome Kalaloch è deriva da Quinault, pronunciato Kq–â-lā'–ȯk, che significa un buon posto dove atterrare, lancio e atterraggio della canoa o atterraggio riparato. Il sito era uno dei pochi luoghi di atterraggio sicuri per le piroghe tra il fiume Quinault e il fiume Hoh.
Gli artefatti scoperti nel Parco nazionale, sono la prova che i primi esseri umani abitavano la penisola da 6.000 a 12.000 anni fa.
Oggi, otto tribù (Elwha Klallam, Hoh, Jamestown S'Klallam, Makah, Port Gamble, Quileute, Quinault, S'Klallam e Skokomish) vivono in riserve lungo le coste. Nel 1855 e nel 1856, le tribù della Penisola cedettero le loro terre e le loro acque al governo federale.
Nel 1889, Washington divenne uno stato; il presidente Grover Cleveland creò l'Olympic Forest Reserve nel 1897 (ribattezzata Olympic National Forest nel 1907). Becker utilizzò il legname fresato dei tronchi di legni riversati sulla spiaggia per costruire il lodge principale e le cabine.
Per preservare alcune delle terre forestali primordiali di Washington, nel 1938 il presidente Franklin D. Roosevelt designò 898.000 acri (363.000 ettari) come Parco nazionale; due anni dopo, il presidente Roosevelt aggiunse al parco 300 miglia quadrate (780 km 2 ).
Il presidente Harry S. Truman aggiunse 75 miglia (121 km) di deserto costiero al Parco nel 1953 (inclusa l'area di Kalaloch). Nel 1976, il Parco Nazionale Olimpico è stato designato Riserva Internazionale della Biosfera.
Il National Park Service acquistò la proprietà Becker nel 1978, chiamandola Kalaloch Lodge.
Il Parco nazionale è stato designato, nel 1981, come sito del patrimonio mondiale; nel 1988, il Congresso ha approvato la designazione del 95% del parco come Olympic Wilderness.
Circa 73 miglia (117 km) di spiaggia nel Parco Nazionale Olimpico offrono opportunità di beachcombing; a Kalaloch, sette sentieri sulla spiaggia conducono a escursioni costiere e a Kalaloch Creek.
Le possibilità di pesca a Kalaloch includono: pesce persico, salmone e trota autoctona; con la bassa marea, si può scavare alla ricerca di cannolicchi.
Aquile calve, tridattidi dalle zampe nere, svassi dalla gola rossa, scoter neri e pellicani bruni sono qui tra i maggiori avvistamenti; dalle scogliere di Kalaloch, si possono vedere balene grigie in migrazione, leoni marini, focene e foche del porto, lontre marine e orche.
Il National Park Service gestisce una stazione dei ranger nella zona, durante l'estate.
#𝐊𝐚𝐥𝐚𝐥𝐨𝐜𝐡#area di villeggiatura#Olympic National Park#contea di Jefferson#Washington#Stati Uniti#Quinault#lancio e atterraggio della canoa#atterraggio riparato#piroghe#fiume Quinault#fiume Hoh#artefatti#Parco nazionale#da 6.000 a 12.000 anni fa#riserve#1855#1856#governo federale#1889#Grover Cleveland#Olympic Forest Reserve#1897#Olympic National Forest#1907#Becker#1938#Franklin D. Roosevelt#Harry S. Truman#1976
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La fotografia documentaria come forma d’arte (terza parte)
di Lorenzo Ranzato
-- Due esperienze significative del documentarismo fotografico negli Stati Uniti
Introduzione
Alla fine del 1929, con il crollo della borsa di Wall Street, si apre il periodo della Grande Depressione che coinvolge le economie dell’intero pianeta. Negli Stati Uniti, dopo alcuni anni di profonda crisi, nel 1933 si registra una svolta con l’elezione del nuovo presidente Franklin D. Roosevelt, che per superare la crisi fra il 1933 e il 1937 adotta un programma di riforme economiche e sociali, più noto con il nome di New Deal. In questo clima, maturano due esperienze significative nell’ambito della fotografia americana, esperienze che nascono con finalità diverse, ma che saranno entrambe determinanti per l’affermazione dello stile documentario negli Stati Uniti: la breve avventura del Gruppo f/64, costituitosi nel 1932 e scioltosi nel 1935, e le campagne fotografiche avviate nel 1935 dalla Resettlement Administration e continuate dal Farm Security Administration project, a partire dall’anno 1937 sino al 1943.
Ansel Adams, Moonrise, Hernandez New Mexico, 1941
I fotografi del Gruppo f/64
Il Gruppo f/64 è una libera associazione di fotografi californiani che si forma nel 1932, con lo scopo di promuovere lo stile purista della straight photography. Il nome del gruppo deriva dall'impostazione più piccola dell'apertura del diaframma nelle fotocamere di grande formato, con la quale si ottiene una notevole profondità di campo che si estende dal primo piano sino all’infinito. Originariamente il gruppo è composto da 11 membri: Ansel Adams, Imogene Cunningham, Edward Weston[1], Willard Van Dyke, Henry Swift, John Paul Edwards, Brett Weston, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak e Preston Holder.
La prima uscita collettiva avviene con la Mostra collettiva di 80 fotografie, inaugurata il 15 novembre del 1932 al M. H. de Young Memorial Museum di San Francisco. L’obiettivo del gruppo è quello di rappresentare il mondo “così com’è”: a questo proposito è utile ricordare l’affermazione di Weston secondo il quale "la macchina fotografica dovrebbe essere usata per registrare la vita, per rendere la sostanza stessa e la quintessenza della cosa stessa, sia che si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante".
In questa visione si collocano i paesaggi di Ansel Adams realizzati all’interno del Parco Nazionale dello Yosemite.
Ansel Adams, Yosemite falls e Yosemite point, 1932
Le fotografie di Ansel Adams, che rappresentano la natura del West americano sono tra le immagini più conosciute al mondo. Fra le più famose è quella scattata nel 1942 nel nord-ovest del Wyoming: The Tetons and the Snake River.
Ansel Adams, The Tetons and the Snake River, 1942
Altrettanto significative sono le fotografie di botanica di Imogen Cunningham, esposte durante gli anni '30 in numerose mostre personali: con le sue immagini di piante e fiori riesce a trasmetterci la perfezione delle forme della natura e i suoi incredibili dettagli.
Imogen Cunningham, a sinistra Agave Design, 1920; a destra: Mano e foglia di Voodoo Lily, 1972
Edward Weston, fautore della fotografia diretta ha contribuito a consolidare il ruolo della fotografia come mezzo artistico moderno, influenzando un'intera generazione di fotografi americani. Weston inizia a fotografare nudi nei primi anni '20 e continua nei successivi vent'anni.
Galleria con i temi più rappresentativi della fotografia di Edward Weston
Alla fine degli anni '20, si orienta verso la fotografia still life. Particolarmente conosciuta è la serie fotografica dei peperoni, fra i quali spicca l’immagine Pepper n. 30, che “viene spesso descritta come l’icona per eccellenza della natura morta modernista negli Stati Uniti”: “l’elegante profilo antropomorfo” ricorda le fotografie di nudo e “la superficie levigata, le forme arrotondate e i profondi punti d’ombra dell’oggetto” richiamano le sculture di Brancusi, anche se la critica contemporanea tende a vedere in queste immagini l’influenza di altri artisti europei, da Pablo Picasso ai surrealisti Joan Mirò e Jean Arp[2].
Edward Weston, Pepper No. 30, 1930
Nel 1935, quando il gruppo si scioglierà e ogni fotografo andrà per la sua strada, la visione di questi fautori della fotografia diretta, che si era ormai affermata nel paese, andrà a influenzare il lavoro di altri fotografi americani, fra i quali Dorothea Lange e Walker Evans, che saranno impegnati all’interno dell’esperienza della Farm Security Administration (FSA).
Il “Farm Security Administration project”
Durante il periodo della Grande Depressione, uno dei settori maggiormente colpiti è stato quello agricolo, dove le condizioni di vita degli agricoltori e delle loro famiglie con il passar degli anni sono diventate sempre più critiche. Nell’ambito dei programmi di intervento statale del New Deal, finalizzati a dare assistenza al mondo agricolo, va ricordata l’istituzione dell’agenzia governativa Resettlement Administration (1935), trasformata nel 1937 in Farm Security Administration (FSA), attraverso la quale il governo americano incarica alcuni dei più importanti fotografi del tempo, per documentare il mondo rurale americano e le condizioni di vita della sua gente.
A capo del progetto - che ha forti connotazioni politiche e rimane attivo fino al 1943 - viene messo Roy Stryker, economista e assistente del più famoso Rexford Tugwell, consulente di Roosevelt. Stryker nel corso di otto anni riuscirà a realizzare “la collezione di foto di documentazione sociale più ricca di tutto il XX secolo”[3], costituita per lo più da fotografie in bianco e nero di grande potenza narrativa e che alla fine verrà trasferita alla Biblioteca del Congresso.
Stryker interpreta il suo mandato in maniera molto ampia, con l’obiettivo di “restituire un’immagine dell’America rurale alle soglie dell’età moderna, da trasmettere alle generazioni seguenti”[4] e a questo scopo ingaggia un nutrito gruppo di fotografi – più di 40 - che nel corso degli anni scatteranno migliaia di fotografie, fino al 1943. Fra questi ricordiamo: Arthur Rothstein, responsabile del laboratorio, Theodor Jung, Ben Shahn, Dorothea Lange e Walker Evans che si affermerà come uno dei fotografi più influenti del Novecento. A questo primo gruppo in seguito si uniranno, fra gli altri, Jack Delano, John Vachon e Gordon Parks.
Fotografie di Arthur Rothstein
Fotografie di Dorothea Lange
I confini tra il lavoro dei fotografi della FSA, descritti come “sociologi con la macchina fotografica”, e il fotogiornalismo - che in quell’epoca iniziava ad affermarsi grazie alla nascita delle riviste illustrate come Fortune, Life e Look – sono piuttosto “fluidi”, soprattutto perché molte foto ciclicamente vengono pubblicate sulle riviste che erano in grado di raggiungere un pubblico molto vasto [5].
La differenza sostanziale riguarda “l’atteggiamento davanti al soggetto, la cosiddetta osservazione partecipante”[6]. “Malgrado un certo distacco artistico, questa tecnica dava luogo a una fotografia empatica che, invece di trasformare la situazione in un racconto di immagini confezionato, si concentrava sull’immediatezza e la drammaticità dell’immagine”[7].
La mancanza di spazio non ci consente di raccontare in modo esaustivo le vicende della FSA, che comunque va ricordata come “uno dei grandi progetti fondativi in cui la fotografia documentaria sociale sia stata adottata come metodo di ricerca sociologica”[8].
Per questo motivo, come approfondimento, suggeriamo il link alla Library of Congress[9], dove è possibile consultare la collezione fotografica FSA, completamente digitalizzata e resa disponibile al pubblico nella sua interezza.
Inoltre, consigliamo la lettura del libro già citato nelle note: New Deal Photography, USA 1935-1943, edito da Taschen, che raccoglie “una selezione rappresentativa” di stampe in bianco e nero e a colori del vasto archivio FSA.
Infine, rinviamo agli articoli di Paolo Felletti Spadazzi, presenti in questo stesso sito, per chi volesse avvicinarsi allo studio della complessa figura di Walker Evans, che già durante la turbolenta collaborazione con la FSA ha cercato di superare il tipico approccio del “documentario sociale”, riconoscibile nella fotografia di Dorotea Lange, per esplorare nuove forme di “fotografia documentaria poetica”, che cercherà di sviluppare nelle sue opere successive, proponendo lo stile documentario come possibile sintesi tra due tendenze antitetiche che contrappongono la “visione personale” alla “visione della società”[10].
Appendice: il Sistema Zonale di Ansel Adams
Ansel Adams ha un ruolo importante nella storia della fotografia non solo per i suoi inimitabili paesaggi, ma anche per aver ideato il Sistema Zonale (Zone System), assieme al suo collega Fred Archer, fotografo noto per i suoi ritratti delle star del cinema di Hollywood. Il Sistema Zonale nasce negli anni ‘40, in funzione della fotografia analogica.
La scala tonale dei grigi presente in una scena fotografica (e quindi nella fotografia scattata) viene divisa in 11 parti, dette zone, che vanno dal bianco puro al nero assoluto. Ogni zona rappresenta un determinato tono di grigio. Questa suddivisione della scala continua in più gradini permette di riconoscere nella fotografia b/n 11 specifici livelli di grigio, che hanno una variazione di uno stop di luminosità dall’uno all’altro.
- La zona 0 e la zona 10 corrispondono rispettivamente al nero assoluto e al bianco assoluto (equivalenti al valore zero e al valore 255, oggi presenti nell’istogramma digitale). In entrambe le zone si ha una perdita di dettaglio, dovuta alla sottoesposizione o alla sovraesposizione;
- nelle zone 1 e 9 si registra un piccolo cambio di tonalità rispetto alla zona precedente, ma anche in questo caso la trama del soggetto non è distinguibile. Queste zone sono utili per marcare i punti di massimo contrasto dell'immagine;
- nelle zone 2 e 8 sono presenti le ombre profonde e le alte luci: si tratta di zone fortemente sottoesposte o fortemente sovraesposte, ma che conservano un minimo dettaglio del soggetto;
- infine le zone 3, 4, 5, 6, 7 sono quelle che codificano i diversi livelli di grigi intermedi, più ricchi di dettagli che danno carattere alla fotografia.
La zona 5, che rappresenta il grigio medio, va considerata sotto il profilo operativo come la zona-base più significativa e centrale in termini esposimetrici della scena osservata, attorno alla quale impostare l’esposizione dell’immagine con una determinata coppia tempi/diaframma, in modo da “restituire, in accordo al concetto di ‘previsualizzazione’ (anch’esso adamsiano) la massima scala tonale dell’immagine, in grado di contenere sia i dettagli in ombra, sia quelli presenti sulle luci”*.
“La previsualizzazione è ciò che consente all’abilità del fotografo di far emergere, dal negativo prima, e dalla stampa poi, tutto il potenziale espressivo, in termini di ricchezza tonale, contenuto nell’immagine che il fotografo si accinge a riprendere”. Adams ritiene che: “visualizzare un’immagine […] consiste nell’immaginarla, ancor prima dell’esposizione, come una proiezione continua, dalla composizione dell’immagine fino alla stampa finale”.
* Luca Chistè, Ansel Adams e il Sistema Zonale analogico/digitale per la fotografia in bianco/nero,
in: http://www.cuneofotografia.it/pdf/RPSistemaZonale.pdf. Cfr. anche il manuale scritto da Ansel Adams: La fotocamera e Il negativo, Zanichelli, 1987.
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[1] Per un approfondimento su questi 3 importanti autori segnaliamo:
- Ansel Adams' 400 Photographs, 2004, (ed. inglese), che presenta una panoramica completa del suo lavoro;
- Imogen Cunningham – A retrospective di Paul Martineau, 2020, (ed. inglese) a cura del J. Paul Getty Museum;
- Edward Weston, 2020, (ed. inglese) che contiene le iconiche e classiche nature morte, i nudi e i paesaggi del fotografo.
[2] Juliet Hacking (a cura di), Fotografia, la storia completa, Atlante, 2012, p.283.
[3] Peter Walther (a cura di), New Deal Photography, USA 1935-1943, TASCHEN, 2016, p. 29.
[4] Peter Walther, ibidem.
[5] Peter Walther, p. 34.
[6] Peter Walther, ibidem.
[7 Peter Walther, ibidem.
[8] David Bate, La fotografia d’arte, Einaudi, 2018, p. 106.
[9] https://www.loc.gov/pictures/collection/fsa/.
[10] David Bate, op. cit., pp. 107-08.
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La fotografia documentaria come forma d’arte (terza parte)
di Lorenzo Ranzato
-- Due esperienze significative
del documentarismo fotografico negli Stati Uniti
Introduzione
Alla fine del 1929, con il crollo della borsa di Wall Street, si apre il periodo della Grande Depressione che coinvolge le economie dell’intero pianeta. Negli Stati Uniti, dopo alcuni anni di profonda crisi, nel 1933 si registra una svolta con l’elezione del nuovo presidente Franklin D. Roosevelt, che per superare la crisi fra il 1933 e il 1937 adotta un programma di riforme economiche e sociali, più noto con il nome di New Deal. In questo clima, maturano due esperienze significative nell’ambito della fotografia americana, esperienze che nascono con finalità diverse, ma che saranno entrambe determinanti per l’affermazione dello stile documentario negli Stati Uniti: la breve avventura del Gruppo f/64, costituitosi nel 1932 e scioltosi nel 1935, e le campagne fotografiche avviate nel 1935 dalla Resettlement Administration e continuate dal Farm Security Administration project, a partire dall’anno 1937 sino al 1943.
1-Ansel Adams, Moonrise, Hernandez New Mexico, 1941
I fotografi del Gruppo f/64
Il Gruppo f/64 è una libera associazione di fotografi californiani che si forma nel 1932, con lo scopo di promuovere lo stile purista della straight photography. Il nome del gruppo deriva dall'impostazione più piccola dell'apertura del diaframma nelle fotocamere di grande formato, con la quale si ottiene una notevole profondità di campo che si estende dal primo piano sino all’infinito. Originariamente il gruppo è composto da 11 membri: Ansel Adams, Imogene Cunningham, Edward Weston[1], Willard Van Dyke, Henry Swift, John Paul Edwards, Brett Weston, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak e Preston Holder.
La prima uscita collettiva avviene con la Mostra collettiva di 80 fotografie, inaugurata il 15 novembre del 1932 al M. H. de Young Memorial Museum di San Francisco. L’obiettivo del gruppo è quello di rappresentare il mondo “così com’è”: a questo proposito è utile ricordare l’affermazione di Weston secondo il quale "la macchina fotografica dovrebbe essere usata per registrare la vita, per rendere la sostanza stessa e la quintessenza della cosa stessa, sia che si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante".
In questa visione si collocano i paesaggi di Ansel Adams realizzati all’interno del Parco Nazionale dello Yosemite.
2-Adams, Yosemite falls e Yosemite point, 1932
Le fotografie di Ansel Adams, che rappresentano la natura del West americano sono tra le immagini più conosciute al mondo. Fra le più famose è quella scattata nel 1942 nel nord-ovest del Wyoming: The Tetons and the Snake River.
3-Adams, The Tetons and the Snake River, 1942
Altrettanto significative sono le fotografie di botanica di Imogen Cunningham, esposte durante gli anni '30 in numerose mostre personali: con le sue immagini di piante e fiori riesce a trasmetterci la perfezione delle forme della natura e i suoi incredibili dettagli.
4-Cunningham, a sinistra Agave Design, 1920; a destra: Mano e foglia di Voodoo Lily, 1972
Edward Weston, fautore della fotografia diretta ha contribuito a consolidare il ruolo della fotografia come mezzo artistico moderno, influenzando un'intera generazione di fotografi americani. Weston inizia a fotografare nudi nei primi anni '20 e continua nei successivi vent'anni.
5-Galleria con i temi più rappresentativi della fotografia di Weston
Alla fine degli anni '20, si orienta verso la fotografia still life. Particolarmente conosciuta è la serie fotografica dei peperoni, fra i quali spicca l’immagine Pepper n. 30, che “viene spesso descritta come l’icona per eccellenza della natura morta modernista negli Stati Uniti”: “l’elegante profilo antropomorfo” ricorda le fotografie di nudo e “la superficie levigata, le forme arrotondate e i profondi punti d’ombra dell’oggetto” richiamano le sculture di Brancusi, anche se la critica contemporanea tende a vedere in queste immagini l’influenza di altri artisti europei, da Pablo Picasso ai surrealisti Joan Mirò e Jean Arp[2].
6-Weston, Pepper No. 30, 1930
Nel 1935, quando il gruppo si scioglierà e ogni fotografo andrà per la sua strada, la visione di questi fautori della fotografia diretta, che si era ormai affermata nel paese, andrà a influenzare il lavoro di altri fotografi americani, fra i quali Dorothea Lange e Walker Evans, che saranno impegnati all’interno dell’esperienza della Farm Security Administration (FSA).
Il “Farm Security Administration project”
Durante il periodo della Grande Depressione, uno dei settori maggiormente colpiti è stato quello agricolo, dove le condizioni di vita degli agricoltori e delle loro famiglie con il passar degli anni sono diventate sempre più critiche. Nell’ambito dei programmi di intervento statale del New Deal, finalizzati a dare assistenza al mondo agricolo, va ricordata l’istituzione dell’agenzia governativa Resettlement Administration (1935), trasformata nel 1937 in Farm Security Administration (FSA), attraverso la quale il governo americano incarica alcuni dei più importanti fotografi del tempo, per documentare il mondo rurale americano e le condizioni di vita della sua gente.
A capo del progetto - che ha forti connotazioni politiche e rimane attivo fino al 1943 - viene messo Roy Stryker, economista e assistente del più famoso Rexford Tugwell, consulente di Roosevelt. Stryker nel corso di otto anni riuscirà a realizzare “la collezione di foto di documentazione sociale più ricca di tutto il XX secolo”[3], costituita per lo più da fotografie in bianco e nero di grande potenza narrativa e che alla fine verrà trasferita alla Biblioteca del Congresso.
Stryker interpreta il suo mandato in maniera molto ampia, con l’obiettivo di “restituire un’immagine dell’America rurale alle soglie dell’età moderna, da trasmettere alle generazioni seguenti”[4] e a questo scopo ingaggia un nutrito gruppo di fotografi – più di 40 - che nel corso degli anni scatteranno migliaia di fotografie, fino al 1943. Fra questi ricordiamo: Arthur Rothstein, responsabile del laboratorio, Theodor Jung, Ben Shahn, Dorothea Lange e Walker Evans che si affermerà come uno dei fotografi più influenti del Novecento. A questo primo gruppo in seguito si uniranno, fra gli altri, Jack Delano, John Vachon e Gordon Parks.
7- Fotografie di Arthur Rothstein
8- Fotografie di Dorothea Lange
I confini tra il lavoro dei fotografi della FSA, descritti come “sociologi con la macchina fotografica”, e il fotogiornalismo - che in quell’epoca iniziava ad affermarsi grazie alla nascita delle riviste illustrate come Fortune, Life e Look – sono piuttosto “fluidi”, soprattutto perché molte foto ciclicamente vengono pubblicate sulle riviste che erano in grado di raggiungere un pubblico molto vasto [5].
La differenza sostanziale riguarda “l’atteggiamento davanti al soggetto, la cosiddetta osservazione partecipante”[6]. “Malgrado un certo distacco artistico, questa tecnica dava luogo a una fotografia empatica che, invece di trasformare la situazione in un racconto di immagini confezionato, si concentrava sull’immediatezza e la drammaticità dell’immagine”[7].
La mancanza di spazio non ci consente di raccontare in modo esaustivo le vicende della FSA, che comunque va ricordata come “uno dei grandi progetti fondativi in cui la fotografia documentaria sociale sia stata adottata come metodo di ricerca sociologica”[8].
Per questo motivo, come approfondimento, suggeriamo il link alla Library of Congress[9], dove è possibile consultare la collezione fotografica FSA, completamente digitalizzata e resa disponibile al pubblico nella sua interezza.
Inoltre, consigliamo la lettura del libro già citato nelle note: New Deal Photography, USA 1935-1943, edito da Taschen, che raccoglie “una selezione rappresentativa” di stampe in bianco e nero e a colori del vasto archivio FSA.
Infine, rinviamo agli articoli di Paolo Felletti Spadazzi, presenti in questo stesso sito, per chi volesse avvicinarsi allo studio della complessa figura di Walker Evans, che già durante la turbolenta collaborazione con la FSA ha cercato di superare il tipico approccio del “documentario sociale”, riconoscibile nella fotografia di Dorotea Lange, per esplorare nuove forme di “fotografia documentaria poetica”, che cercherà di sviluppare nelle sue opere successive, proponendo lo stile documentario come possibile sintesi tra due tendenze antitetiche che contrappongono la “visione personale” alla “visione della società”[10].
Appendice: il Sistema Zonale di Ansel Adams
Ansel Adams ha un ruolo importante nella storia della fotografia non solo per i suoi inimitabili paesaggi, ma anche per aver ideato il Sistema Zonale (Zone System), assieme al suo collega Fred Archer, fotografo noto per i suoi ritratti delle star del cinema di Hollywood. Il Sistema Zonale nasce negli anni ‘40, in funzione della fotografia analogica.
La scala tonale dei grigi presente in una scena fotografica (e quindi nella fotografia scattata) viene divisa in 11 parti, dette zone, che vanno dal bianco puro al nero assoluto. Ogni zona rappresenta un determinato tono di grigio. Questa suddivisione della scala continua in più gradini permette di riconoscere nella fotografia b/n 11 specifici livelli di grigio, che hanno una variazione di uno stop di luminosità dall’uno all’altro.
- La zona 0 e la zona 10 corrispondono rispettivamente al nero assoluto e al bianco assoluto (equivalenti al valore zero e al valore 255, oggi presenti nell’istogramma digitale). In entrambe le zone si ha una perdita di dettaglio, dovuta alla sottoesposizione o alla sovraesposizione;
- nelle zone 1 e 9 si registra un piccolo cambio di tonalità rispetto alla zona precedente, ma anche in questo caso la trama del soggetto non è distinguibile. Queste zone sono utili per marcare i punti di massimo contrasto dell'immagine;
- nelle zone 2 e 8 sono presenti le ombre profonde e le alte luci: si tratta di zone fortemente sottoesposte o fortemente sovraesposte, ma che conservano un minimo dettaglio del soggetto;
- infine le zone 3, 4, 5, 6, 7 sono quelle che codificano i diversi livelli di grigi intermedi, più ricchi di dettagli che danno carattere alla fotografia.
La zona 5, che rappresenta il grigio medio, va considerata sotto il profilo operativo come la zona-base più significativa e centrale in termini esposimetrici della scena osservata, attorno alla quale impostare l’esposizione dell’immagine con una determinata coppia tempi/diaframma, in modo da “restituire, in accordo al concetto di ‘previsualizzazione’ (anch’esso adamsiano) la massima scala tonale dell’immagine, in grado di contenere sia i dettagli in ombra, sia quelli presenti sulle luci”*.
“La previsualizzazione è ciò che consente all’abilità del fotografo di far emergere, dal negativo prima, e dalla stampa poi, tutto il potenziale espressivo, in termini di ricchezza tonale, contenuto nell’immagine che il fotografo si accinge a riprendere”. Adams ritiene che: “visualizzare un’immagine […] consiste nell’immaginarla, ancor prima dell’esposizione, come una proiezione continua, dalla composizione dell’immagine fino alla stampa finale”.
* Luca Chistè, Ansel Adams e il Sistema Zonale analogico/digitale per la fotografia in bianco/nero,
in: http://www.cuneofotografia.it/pdf/RPSistemaZonale.pdf. Cfr. anche il manuale scritto da Ansel Adams: La fotocamera e Il negativo, Zanichelli, 1987.
[1] Per un approfondimento su questi 3 importanti autori segnaliamo:
- Ansel Adams' 400 Photographs, 2004, (ed. inglese), che presenta una panoramica completa del suo lavoro;
- Imogen Cunningham – A retrospective di Paul Martineau, 2020, (ed. inglese) a cura del J. Paul Getty Museum;
- Edward Weston, 2020, (ed. inglese) che contiene le iconiche e classiche nature morte, i nudi e i paesaggi del fotografo.
[2] Juliet Hacking (a cura di), Fotografia, la storia completa, Atlante, 2012, p.283.
[3] Peter Walther (a cura di), New Deal Photography, USA 1935-1943, TASCHEN, 2016, p. 29.
[4] Peter Walther, ibidem.
[5] Peter Walther, p. 34.
[6] Peter Walther, ibidem.
[7] Peter Walther, ibidem.
[8] David Bate, La fotografia d’arte, Einaudi, 2018, p. 106.
[9] https://www.loc.gov/pictures/collection/fsa/.
[10] David Bate, op. cit., pp. 107-08.
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Nel 1903, il presidente Theodore Roosevelt visitò il sito e disse “Il Grand Canyon mi riempie di soggezione. È oltre il confronto, oltre la descrizione; assolutamente ineguagliabile in tutto il mondo … Lasciamo che questa grande meraviglia della natura rimanga com’è adesso. Non facciamo nulla che possa rovinare la sua grandezza, sublimità e bellezza. Non è possibile migliorarlo. Ma quello che si può fare è tenerlo per i nostri figli, i figli dei nostri figli e tutti quelli che verranno dopo di noi, come l’unico grande spettacolo che ogni americano dovrebbe vedere“
Nonostante l’entusiasmo e il forte interesse di Roosevelt nel preservare la terra per uso pubblico, il Grand Canyon non è stato immediatamente designato come parco nazionale. Il primo progetto di legge per l’istituzione del Grand Canyon National Park fu introdotto nel 1882 dall’allora senatore Benjamin Harrison, che avrebbe stabilito il Grand Canyon come il terzo parco nazionale degli Stati Uniti, dopo Yellowstone e Mackinac. Harrison reintrodusse senza successo la sua proposta di legge nel 1883 e nel 1886; dopo la sua elezione alla presidenza, nel 1893 fondò la Grand Canyon Forest Reserve. Theodore Roosevelt creò la Grand Canyon Game Preserve per proclamazione il 28 novembre 1906, e il Grand Canyon National Monument nel 1908. Ulteriori progetti di legge del Senato per istituire il sito come parco nazionale furono introdotti e sconfitti nel 1910 e 1911, prima che il 26 febbraio 1919 il presidente Woodrow Wilson firmasse finalmente il Grand Canyon National Park Act, che designò il Grand Canyon come parco nazionale. Il National Park Service, istituito nel 1916, assunse l’amministrazione del parco.
La creazione del parco fu uno dei primi successi del movimento conservazionista. Il suo status di parco nazionale potrebbe aver contribuito a contrastare le proposte di arginare il fiume Colorado entro i suoi confini. (Più tardi, la diga del Glen Canyon sarebbe stata costruita a monte del fiume.) Un secondo monumento nazionale del Grand Canyon a ovest fu proclamato nel 1932. Nel 1975, quel monumento e il Marble Canyon National Monument, che è stato istituito nel 1969 e ha seguito il fiume Colorado a nord-est dal Grand Canyon a Lees Ferry, sono stati inclusi nel Grand Canyon National Park. Nel 1979, l’UNESCO ha dichiarato il parco patrimonio dell’umanità. Nel 1987 il National Parks Overflights Act ha rilevato che “il rumore associato ai sorvoli di aeromobili nel Parco nazionale del Grand Canyon sta causando un significativo effetto negativo sulla quiete naturale e l’esperienza del parco e le attuali operazioni degli aeromobili nel Parco nazionale del Grand Canyon hanno ha sollevato serie preoccupazioni per quanto riguarda la sicurezza pubblica, comprese le preoccupazioni per la sicurezza degli utenti del parco “. Nel 2010, il Grand Canyon National Park è stato premiato con una propria moneta nell’ambito del programma America the Beautiful Quarters. Il 26 febbraio 2019, il Parco nazionale del Grand Canyon ha commemorato i 100 anni dalla sua designazione come parco nazionale.
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Bull bison tasse, spicchi di 17 anni, al parco nazionale
Bull bison tasse, spicchi di 17 anni, al parco nazionale
Un 17-year-old da Colorado è in condizioni stabili dopo essere stato incornato da un bisonte, mentre a piedi lungo un sentiero a Theodore Roosevelt … by Livio Acerbo #greengroundit
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Four Freedoms Park, New York https://www.design-miss.com/four-freedoms-park-new-york/ Louis Kahn, famoso architetto americano, ha progettato nel 1973 Four Freedoms Park, un parco per la città di New York. Finalmente nel 2012 il progetto, che era stato abbandonato dopo la morte di Louis Kahn, è stato realizzato. Four Freedoms Park si trova sul East River Island ed è un monumento dedicato a Franklin D. Roosevelt e al suo […]
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Un viaggio nella #CultCity Como
Il brand di Explora: #inLombardia
Avevamo già parlato di Explora e del brand #inLombardia, decantandovi le delizie dell’OltrePo Mantovano .
#inLombardia, è il marchio attraverso il quale Explora supporta lo sviluppo delle strategie di promozione turistica verso i mercati nazionali e internazionali del territorio lombardo. Oggi, sempre a proposito di Explora, citiamo il progetto B-Leisure realizzato da Explora, DMO di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, che punta al coinvolgimento di giornalisti attraverso press tour organizzati con i Poli fieristici della regione.
Tramite #inLombardia, oggi ci concediamo un viaggio a Como, città dal cuore medioevale da esplorare sia dentro che fuoriporta
Vista Torre
Statua Alessandro Volta
Scorci – Como
Piazza San Fedele – Como
Scorci – Como
Duomo Como – Foto Fabrizio Salce
Duomo Como
Duomo Como
Basilica Sant’Abbondio
Basilica Sant’Abbondio
Como, è una delle 11 città d’arte lombarde che fa parte del progetto Cult City in Lombardia. ll 23 e 24 ottobre 2017 nel centro espositivo di Cernobbio all’interno di Villa Erba, si è tenuta la 59esima manifestazione di “Comocrea Textile Design Show”, una fiera internazionale per addetti ai lavori dedicata al disegno per tessuti di abbigliamento primavera – estate. Il prossimo maggio 2018 si terrà l’edizione indirizzata all’arredamento.
Comocrea – Viale Roosevelt 15 – Como - Italy – tel.+39 031 316.432 - fax +39 031 278.342 [email protected] – www.comocrea.com
In questa occasione Explora ci ha coinvolto in un tour alla scoperta di Como e i suoi dintorni
Dal Tempio di Volta alle ville neoclassiche, passando per il centro storico visitando basiliche e per gustarsi un buon caffè; scoprire i segreti della seta, senza mai perdere di vista il lago.
“Il capolavoro di Como è il Lago, circondato dalle montagne. L’angolo segreto, la spiaggetta vicino al Tempio Voltiano”. Davide Van de Sfroos
Il Tempio di Volta, è un piccolo Pantheon sulle sponde del lago in memoria di Alessandro Volta. Gli apparecchi, le macchine e i suoi strumenti scientifici raccontano i primi esperimenti, tentativi e successi. Dall’installazione sul lungolago The Life Electric fino al Festival della Luce, in primavera.
Un caffè a spasso nel centro storico
Dentro le mura, davvero splendide, il Duomo dalla facciata gotica con la cupola di Juvarra e il Broletto del 1215. Alle spalle dell’abside, oltre la strada, le architetture Anni ‘30 di Giuseppe Terragni, tra i protagonisti del Razionalismo Italiano. Per una pausa caffè, i portici di Piazza San Fedele, di fronte alla facciata in stile romanico della basilica. Come rilassarsi nelle bellezza dell’arte cittadina nel migliore dei modi.
Ci spostiamo dal centro per visitare la Basilica di Sant’Abbondio, un monumento esemplare dello stile romanico comasco, situato fuori dalle mura della città, sotto il Monte Croce, lungo un tratto della via Regina.
I segreti della seta
Museo della Seta – Foto Fabrizio Salce
Museo della Seta – Foto Fabrizio Salce
Museo della Seta – Foto Fabrizio Salce
Museo della Seta – Foto Fabrizio Salce
Nel comasco, la produzione della seta risale al XV secolo, la rivoluzione industriale, tra il ’700 e la prima metà dell’800, dissemina il territorio di torcitoi e filatoi. Il Museo della Seta ripercorre l’intera filiera, attraverso la collezione di macchine tessili e migliaia di pezzi storici.
Al Museo Studio del Tessuto della Fondazione Ratti, spazio a 3.300 reperti tessili singoli e oltre 2.500 libri-campionario. Con il progetto Artists Research Laboratory, ogni anno giovani talenti trovano una residenza d’artista in riva al lago.
Le ville
Partendo dal polo culturale di Villa Olmo, splendida e incantevole villa del ’700, famosa per il suo giardino all’italiana e per la sua bellezza, è il punto più panoramico per osservare Como e affacciarsi godendosi una vista sul lago.
Villa Olmo
Il Chilometro della Conoscenza, che si snoda all’interno di 17 ettari di parchi secolari, connette, tra acqua e silenzio, con Villa del Grumello e Villa Sucota, alla scoperta di serre e limonaie. Vale un salto a Cernobbio, anche il Liberty di Villa Bernasconi.
Ancora sulle rive del Lago
Foto Fabrizio Salce
Foto Fabrizio Salce
Foto Fabrizio Salce
Foto Fabrizio Salce
Due modi per vivere il lago più famoso del mondo, due modi di navigare. In battello verso una delle tante mete disponibili (Varenna, Menaggio, Bellagio, Villa Carlotta, Tremezzo, Lenno) contemplando la bellezza del lago e ammirando le ville storiche affacciate sulla sponda, magari navigandolo col vento tra i capelli; O in idrovolante, per un volo mozzafiato sull’acqua (Como vanta l’unica scuola europea, che organizza anche voli turistici).
Un salto al Parco Valle Lambro in provincia di Como
Per cenare e pernottare nel Resort che si estende nell’oasi di Baggero, frazione del Comune di Merone, una riserva protetta che sorge in mezzo a un bosco e attraversata da numerosi sentieri anche ciclabili, presso l’Hotel Il Corazziere di proprietà della famiglia Camesasca.
Il Corazziere ristorante – Foto Fabrizio Salce
Cantina
Cantina
Hotel Il Corazziere
Residence Il Corazziere
La quale porta avanti una filosofia tutta green, l’Hotel infatti è dotato di impianti di classe A. Grazie anche, all’utilizzo della forza idrica del fiume Lambro che alimenta le pompe di calore e parte dell’impianto elettrico, Inoltre sono impiegati impianti fotovoltaici, un sistema di recupero dell’acqua piovana e convertita in LED parte dell’illuminazione. Il Ristorante aperto dal 1919 offre una varietà di piatti saporiti e realizzati con cura, utilizzando prodotti stagionali del territorio.
IL CORAZZIERE**** Via G. Mazzini, 4 - 22046 Merone (CO) – Italy - Tel. +39 031 617181 - Fax +39 031 617217 www.corazziere.it www.casadelmulino.com
Durante il nostro soggiorno non potevamo non timbrare il passaporto
Ma cos’è #ilPassaporto #inLombardia? È un documento nel quale raccogliere e collezionare le proprie visite nella regione Lombardia.
#ilPassaporto, unico e numerato, vi permette di creare un racconto personale dei vostri viaggi #inLombardia.
Per il passaporto scrivete a: [email protected]
Se poi siete dei tipi molto social, non perdete l’occasione di condividere la vostra esperienza di viaggio utilizzando gli hashtag #ilPassaporto e #inLombardia su Facebook, Twitter ed Instagram.
Buon Viaggio!
Luca Ferri
Maggiori Info su: http://cultcity.in-lombardia.it http://www.visitcomo.eu/it/ http://www.in-lombardia.it SOCIAL FB http://explora.in-lombardia.it
Viaggiando #inLombardia Un viaggio nella #CultCity Como Il brand di Explora: #inLombardia Avevamo già parlato di Explora e del brand…
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Festa de l'Unità di Castelfiorentino, si parla di lavoro e pensioni con Cantini e Cantone
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Alla 71esima festa de l'Unità di Castelfiorentino, che si tiene fino a domenica 29 luglio nel parco urbano di viale Roosevelt, domani, lunedì 16 luglio, … by Livio Acerbo #greengroundit
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