#natura e educazione
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Parte la Rassegna “Puck”: Teatro per le nuove generazioni al Teatro Alessandrino
Un programma ricco di spettacoli dedicati alle scuole primarie di Alessandria e dintorni
Un programma ricco di spettacoli dedicati alle scuole primarie di Alessandria e dintorni Mercoledì 11 dicembre 2024, alle ore 10:30, presso il Teatro Alessandrino di Via Verdi 12, prenderà il via l’edizione 2024-2025 della Rassegna “Puck”, un progetto teatrale dedicato alle scuole primarie, promosso dal Comune di Alessandria e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo, con la direzione artistica della…
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La natura insegna.
Un bambino se non riesce, riprova.
Un bambino a cui sono state trasferite ansie e paure, cade, piange, si arrabbia, brontola, non ritenta più.
Un bambino le cui paure sono state rinforzate dà la colpa a tutto ciò a cui può dare la colpa, tranne alla sua resa.
Un bambino educato ad affrontare ciò che teme senza ingigantire gli scarsi risultati, ritenterà, cercando altre strategie o aiuti se è il caso.
Quando non vedi i tuoi atteggiamenti o non sei stato abituato a correggerli, fai lo stesso fino alla vecchiaia. Non importa quanto pensi di avere ragione, o quanto "grande" credi di essere.
#educazione#natura#bambini#formazione#ego#responsabilità#discernimento#crescere#lavoro su di sè#società malata#società#svegliatevi#aprite gli occhi#genitori#figli#padri e madri#zombie#immaturità#sfide#volontà#crescita personale#crescita interiore#consapevolezza#se o sè
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AVVISO
Tutti i commenti ai miei post che risultano essere di natura sgradevole, irrispettosa e volgare saranno rimossi e conseguentemente sarà bloccato il "signore/a" che si è permesso/a di scrivere scempiate. Il fatto che siamo su un social non è sinonimo di essere senza educazione e rispetto.
Sul proprio blog mettete e scrivete tutte le volgarità che volete, nei blog altrui utilizzate quella cosa da voi poco conosciuta che si chiama rispetto. Grazie.
@occhietti
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cosa c'entra l'educazione sessuale con i diritti LGBTQecc?
Semplicemente il sesso come “socialità” e che quindi debba essere sterile.
Come sempre, basta farli parlare: ti dicono tutto senza problemi.
Poi succedono le -cose brutte- e la soluzione è “PIU' EDUCAZIONE SESSUALE”😅
Come per ogni altra cosa serve AUMENTARE IL MEZZO con cui distruggono la natura di una cosa.
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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Sono una donna sensibile da un carisma Nascosto, adoro gli animali, la natura,i viaggi,il mare, ma soprattutto L' educazione.
Non amo i perditempo in generale, odio le bugie e i Tirchi
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Le nostre ragioni.
Quali sono le sue ragioni? Me lo sono domandato spesso. Sicuramente in buona parte le ho scatenate io. Ma é anche vero che sono ragioni che vengono da lontano.
Spesso a recriminare, spesso ad essere insoddisfatta, spesso ad essere inquieta. Non è stata per questo una pessima persona, assolutamente no. Sostanzialmente non ha mai creduto fino in fondo in se stessa e spesso ha trovato più comodo dare la colpa dei propri insuccessi agli eventi della vita o a terzi, come se non fosse in buona sostanza anche lei artefice di quel che accadeva, sommando insicurezze su insicurezze e procrastinando all’infinito quello che, invece, tocca solo a lei risolvere. In fondo quel che racconto di lei è cosa comune tra tutti quanti noi, ma ammetterlo le è sempre costato molta fatica.
Nonostante questo il suo potenziale è enorme. Sa essere una persona amabile, quando vuole e frutto di una educazione che ho sempre definito, molto ironicamente, “svedese”. Persona intelligente, caparbia, ostinata e capace.
Quindi che cosa davvero scatta in lei? Nel momento in cui non riesce ad ottenere quello che lei desidererebbe nel profondo, la sua vita comincia a vacillare e ribollire. La sua vita comincia ad essere profondamente inquieta, insoddisfatta, triste. Tanto da associarla, scherzosamente ma non tanto, ad una Madame Bovary dei nostri giorni.
Io so bene di essere stato per lei uno dei tanti grimaldelli, forse il più grande, per far saltare il banco delle sue insoddisfazioni e dei suoi sogni irrealizzati. Con questo non voglio assurgere ad unico artefice del nostro disastro di coppia. Sicuramente ho avuto un ruolo determinante nelle nostre amare vicende (sono pesante, tendente all’umorale, pessimista di natura, di quelli “mai una gioia”) ma, altrettanto certamente, sono stato uno dei pochi che in qualche modo ha saputo comprenderla o ha saputo arginarla (vanto ancora il primato di sua relazione più lunga… cosa che spero, per lei, di poter passare la mano nei prossimi tempi). Ad un certo punto, però, il suo ribollire dentro è andato oltre. Io non l'ho più capita. Non sono stato capace di renderla sicura. Con i miei malumori, la mia tristezza, ho finito con amplificare le sue insoddisfazioni. Ho visto rabbia ed insofferenza nei suoi occhi, una persona incazzata, una persona che ha finito per odiarmi (sentimento reciprocamente ricambiato). Ho visto una persona che avrei voluto salvare, mia grande presunzione da crocerossino mancato, e quantomeno abbracciare, e qui non per presunzione perché è stato sempre l’istinto a muovermi nella sua direzione. Ma alla fine ho finito io per negarle gli abbracci. E nel momento in cui avremmo dovuto stringerci, nel momento in cui avremmo dovuto essere uniti anche di fronte a difficoltà esterne che non sono mancate, visto che siamo diventati parafulmini di disgrazie, nel momento in cui avremmo dovuto guardarci negli occhi e dirci che forse era quello il momento di mettere da parte le nostre amarezze, i nostri disagi per cercare di ottenere una vita migliore, ci siamo respinti e abbiamo cominciato a prenderci a calci.
Probabilmente in questo noi siamo stati altamente autodistruttivi, perché in fondo è la nostra natura. Noi non sappiamo tenerci le cose, noi non sappiamo valorizzare quel che abbiamo, noi fondamentalmente non ci vogliamo bene. Quindi, da eterni insoddisfatti, la sua ragione, giunta al proprio limite, è diventata sacrosanta ed irrinunciabile, perché, ad un certo punto della propria vita, una persona, stanca di aspettare, raccoglie il coraggio a due mani e si lancia a capofitto, anche conscia di poter andare a sbattere, per avere il coraggio di voltare pagina, il coraggio di cercare altrove quello che qui ed ora non si riesce più a vedere e a trovare.
Lei lo ha fatto. Io ci ho provato, sicuramente con scarsa convinzione, ed intanto mi accorgevo di essere diventato ossessionato dal suo pensiero. E anche quando sono riuscito a riottenere un momentaneo controllo della situazione, in un atto di pura follia ma soprattutto di vera idiozia non ho saputo agire, essere saldo, riacquistare punti e spazi perduti, attanagliato, come sono, dalla paura del fallimento, di non saper soddisfare quella persona, di non tenere a bada le mie criticità.
Probabilmente se avessimo avuto il coraggio di lasciarci, senza questo inutile e terribile stillicidio per entrambi, quando ancora le cose più o meno andavano bene, ma già consci della sfiammata del nostro amore, non avremmo sofferto, nessuno dei due, o avremmo sofferto in maniera ridotta, o avremmo finito con l’ancorare molto meno le nostre teste, i nostri desideri, ai nostri cuori, rendendo meno sofferto il nostro distacco.
Queste sono forse le nostre ragioni.
O, più banalmente, stavamo vivendo un amore consunto e finito sin dall’inizio. Una bolla sentimentale vissuta unicamente nelle nostre teste.
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Mi sono impegnata per invecchiare ridendo e negli anni mi sono anche quasi liberata della tristezza che mi si era appiccicata addosso.
Quella che avete visto da Fazio è la mia natura buffa, infantile, la vera me.
lo sono proprio così, ho gli stessi problemi che hanno tutti. Quando canto non posso esprimere questa mia parte buffa che c’è e, forse, c’è sempre stata in privato. Però, è vero, adesso si è accorciata la distanza con le persone, lo sento nella tenerezza che esprimono quando mi fermano.
Tutti noi portiamo una maschera, io me la sono tolta, è liberatorio. Attenzione, però, dei filtri ci devono essere se servono, è una questione di grazia e di educazione.
C’è voluta una vita per arrivare a essere me stessa.
Ornella Vanoni
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Le persone hanno un ritardo cognitivo se credono che “ghostare” sia sempre cattiva educazione. La messaggistica non è diversa dalla realtà. Tu mi stai dicendo quindi che nella realtà io devo essere costretta a parlarti e intrattenere una conversazione con te. Chiaro che a meno di domande specifiche, cose importanti, situazioni in cui si deve esser chiari rispondere è il minimo. Ma ormai il ghosting si applica a tutte le casistiche - non necessariamente sentimentali - in cui non si risponde, magari per insistenza degli altri, magari perché c’hai i cazzi tuoi e non sempre puoi essere connesso h24. Questa narrazione non fa altro che alimentare l’ansia da prestazione dove davanti a un messaggio o rispondi subito o sei una merda. Io ho letteralmente l’ansia, a volte, ed è paradossale perché non è normale, non è nella natura umana avere tutti questi scambi istantanei ogni santo giorno.
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“L’esperienza fu naturalmente una visione del Paradiso e dell’Inferno, coerente con la mia educazione cattolica, e come tutte le visioni genuine, molto difficile da esprimere in parole. Le lunghe scene senza parole in Toby Dammit rappresentano ciò che sono riuscito a esprimere della mia esperienza con l’LSD. Gli oggetti e le loro funzioni non avevano più significato. Tutto quello che percepivo era la percezione stessa, l’inferno di forme e figure prive dell’emozione umana e staccato dalla realtà del mio contesto irreale. Ero uno strumento in un mondo virtuale che costantemente rinnovava la sua immagine priva di significato in un mondo vivente a sua volta percepito come fuori natura. E poiché l’apparenza delle cose non era più definitiva ma senza limiti, questa coscienza paradisiaca mi liberò dalla realtà esterna a me. Il fuoco e la rosa, come fu, divennero uno”.
Con queste parole Federico Fellini racconta direttamente la sua esperienza con l’LSD nel documentario “Je suis un grand menteur” di Damian Pettigrew, uscito in Italia con il titolo “Federico Fellini: Sono un gran bugiardo”.
Un’esperienza, quelle del regista con la sostanza psichedelica per eccellenza, fatta nel 1964 quando l’LSD era ancora legale, guidata dallo psicanalista Emiliano Servadio, di cui Fellini era paziente, considerato tra i fondatori della psicanalisi in Italia con interessi che andavano oltre le tematiche prettamente psicologiche investendo il mondo dell’esoterismo e della ricerca spirituale.
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Ho letto moltissimo questa estate, alcuni libri davvero deliziosi, ma questo, finito da qualche giorno, mi ha lasciato qualcosa dentro.
Mariamma è una sposa bambina che nell'anno 1900, quando ha solo 12 anni, nella comunità cristiana del Kerala (India sud-occidentale, ma all'epoca era diviso nei tre regni di Thiruvithamcoore, di Kochi e la provincia del Malabar) costretta al matrimonio con un uomo che non ha mai visto, e che ha oltre vent'anni più di lei. Viaggia da sola in barca sul fiume per arrivare alla tenuta del futuro marito, che in un primo momento rifiuta persino visto la sua età, ma che poi la introduce nel suo mondo, un pezzo di terra paludoso e che nessuno voleva, ma trasformato dal lavoro di quest'uomo in un piccolo paradiso di alberi da frutta, coltivazioni, canali navigabili. Si chiama Parambil, e tutta la storia del libro, che si svolge lungo tre generazioni di discendenti della giovane sposa, legano la propria vita a questo luogo, e alle magie che contiene. Fanno i conti soprattutto con la forza della Natura, specialmente dell'Acqua, che sia come fiume che come monsone, domina quelle terre, e ne delinea le fortune. Ma all'acqua è legato anche una sorta di maleficio, il Morbo lo chiama il marito di Mariamma, che segna la loro famiglia, la quale in un prezioso e antico foglio di carta di lino segna un macabro albero genealogico di uomini e donne colpite da questa maledizione. Attraverso lo svolgere degli eventi, che si legano alla storia dell'India (la fine del dominio britannico, l'indipendenza, le fortissime lotte interne a carattere sia religioso sia sociale) si dipana una storia meravigliosa scritta da Verghese con mirabile maestria, secondo un ritmico tempo descrittivo, ricco di particolari e minuziose ricostruzioni, figlio della sua educazione di medico, ai più alti livelli (è attualmente è vicepresidente del Dipartimento di Medicina presso la Stanford School Of Medicine).
Tra comunità religiose che la leggenda vuole fondate da san Tommaso, l'apostolo del dubbio, che si vuole martirizzato a Madras, tra tempeste colossali, viaggi in treni, fascinosi medici scozzesi, la vita degli ospedali indiani, i profumi e i sapori di quei piatti ricchi di spezie, ingredienti, di alberi che sembrano uomini e elefanti dalla sensibilità straordinaria, le oltre 700 pagine filano via senza nessuno sforzo, in un viaggio che sebbene legato alla magia alla fine verrà dipanato dalla scienza e dalla perseveranza dei protagonisti, che di fronte al Male, che appare nelle loro vite in molteplici forme, riescono a costruire sempre più forte la parte migliore di loro stessi. Un libro affascinante e che consiglio davvero per fare un viaggio forte e misterioso, al sapore di curry e di lotta, di frutta succosa e di dolore, per molti versi indimenticabile.
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La Tartaruga nell’Arte: un viaggio tra natura e creatività. Una mostra che intreccia arte, cultura e sostenibilità nel cuore di Alessandria
È stata inaugurata il 4 dicembre 2024, presso il Chiostro di Santa Maria di Castello ad Alessandria, la terza tappa della mostra itinerante “La Tartaruga nell’Arte”, curata dalla Prof.ssa Cecilia Prete e organizzata dal Circolo Marchesi del Monferrato sot
È stata inaugurata il 4 dicembre 2024, presso il Chiostro di Santa Maria di Castello ad Alessandria, la terza tappa della mostra itinerante “La Tartaruga nell’Arte”, curata dalla Prof.ssa Cecilia Prete e organizzata dal Circolo Marchesi del Monferrato sotto la direzione della Presidente Emiliana Conti. Questa esposizione è un omaggio alla tartaruga, simbolo di longevità, lentezza e riflessione, e…
#Alessandria today#Arte contemporanea#Arte e Natura#arte e sostenibilità#arte simbolica#arte tematica#artisti emergenti#Cecilia Prete#Chiostro Santa Maria di Castello#Circolo Marchesi del Monferrato#collaborazioni culturali#CPIA Maestro A. Manzi#Cultura Alessandria#Educazione Ambientale#Emiliana Conti#Esposizione artistica#Eventi ad Alessandria#eventi dicembre 2024#Fondazione Cetacea#giornate mondiali#Google News#Iniziative Culturali#italianewsmedia.com#Laboratori didattici#Legambiente Casale#Marengo Museum#mostra Tartaruga nell’Arte#Museo Universitario di Chieti#natura e creatività#Parco del Po Piemontese.
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I risparmiatori e anche qualche giornalista onesto cominciano a porsi qualche domanda. Ovvero, per cominciare, si chiedono se esista un fondo di garanzia per le polizze vita, come c’è per conti e libretti bancari. La risposta è negativa ma il problema viene allegramente taciuto dalla stampa e dalla cosiddetta educazione finanziaria. Ma c’è anche da interrogarsi sulla spropositata inflazione di polizze prive di senso assicurativo, cioè che non coprono nessun rischio di sinistri quali la malattia, la morte prematura, l’incendio, il furto ecc. Guai se gli italiani capissero che roba rifila il risparmio gestito sotto la veste di assicurazioni sulla vita. Chi mai le sottoscriverebbe più? Ciò vale in particolare per le diffusissime polizze dette a vita intera. Si tratta in realtà di gestioni prive di ogni trasparenza, costose, impacchettate in una forma assicurativa insulsa, sottoscritte di regola senza consapevolezza della loro natura, che per giunta bloccano i soldi versati. Al risparmiatore vengono presentate genericamente come “un prodotto sicuro” o “un’assicurazione e così lei non corre rischi”, affermazioni che la vicenda Eurovita ha smentito.
Dall'articolo "Crac Eurovita. Il Re chiamato polizze vita è nudo, ma tutti fischiettano. La lezione per i risparmiatori" di Beppe Scienza
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Avere quelle ragazze nel mio corso fu la mia educazione: vedere come si combinavano, osservare in che modo si liberavano della buona educazione e scoprivano la propria volgarità, ascoltare la loro musica con loro, fumare insieme a loro e ascoltare Janis Joplin, la loro Bessie Smith con la pelle bianca, la loro urlatrice, la loro squallida e strafatta Judy Garland, ascoltare insieme a loro Jimi Hendrix, il loro Charlie Parker della chitarra, farsi con loro e sentire Hendrix che suonava la chitarra a rovescio, capovolgendo ogni cosa, rallentando il ritmo, affrettando il ritmo, e Janie che salmodiava, come un mantra perfettamente chiaro, «Hendrix e sesso, Hendrix e sesso», e Carolyn: «Un bell’uomo con una bella voce…». Osservare la spavalderia e l’ appetito e l’eccitazione delle Janie che non avevano il terrore biologico dell’erezione, che non temevano la trasformazione fallica dell’uomo.
Le Janie Wyatt degli anni Sessanta, in America, sapevano come regolarsi con gli uomini arrapati. Erano arrapate anche loro, e perciò sapevano come intendersi con gli uomini. L’avventuroso impulso maschile, l’iniziativa del maschio, non era un'azione illegale che richiedeva denuncia e giudizio, ma un segno sessuale al quale si risponde oppure no. Controllare l’impulso maschile e denunciarlo? Non erano cresciute in quel sistema ideologico. Erano troppo giocherellone per farsi instillare dall’alto risentimento, malanimo e animosità. Erano cresciute nel sistema istintuale. Non avevano interesse a rimpiazzare le vecchie inibizioni e proibizioni e istruzioni morali con nuove forme di sorveglianza e nuovi sistemi di controllo e una nuova serie di idee ortodosse. Sapevano dove andare a prendersi il piacere, e sapevano come abbandonarsi al desiderio senza paura. Impavide difronte all’impulso aggressivo, immerse nel fracas trasformatore - e per la prima volta sul suolo americano da quando le pellegrine della colonia di Plymouth erano state isolate e messe in guardia da un governo ecclesiastico contro la corruzione della carne e l’immoralità degli uomini - una generazione di ragazze che tiravano dalla loro figa le conclusioni sulla natura dell’esperienza e sulle delizie del mondo.
Philip Roth, L'animale morente, 2001.
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IL SACRO MASCHILE.
"Il Sacro Maschile rappresenta la capacità di penetrare con determinazione nella verità, di superare i propri limiti e di mettersi al servizio di un'entità più grande. Significa essere consapevoli e attenti alla propria realtà interiore, in modo da proteggere l'intuito e accogliere il Femminile, le sensazioni, le premonizioni e condividere il ritmo interno fatto di luce e ombre.
Il Sacro Maschile non è un ideale, ma piuttosto un'essenza individuale e autentica che ognuno di noi esprime in modo personale, basato sulle proprie esperienze, educazione, vissuti ci permette di superare l'illusione della realtà oggettiva e di accedere alla realtà soggettiva.
Il Sacro Maschile non ha nulla a che fare con la lotta, le guerre o i risvegli pseudo-new age. È piuttosto qualcosa che già esiste dentro di noi e che deve essere semplicemente accettato e accolto attraverso la nostra parte Femminile. Questo aspetto non riguarda la conquista o il dominio sugli altri, ma piuttosto l'accettazione di se stessi, la comprensione del proprio ruolo all'interno della realtà e il rispetto per gli altri e per l'ambiente circostante.
Il Sacro Maschile può essere visto come un'entità spirituale che vive dentro e ci ispira a cogliere la vita con coraggio, gentilezza e comprensione, ci permette di utilizzare la nostra potenza e la nostra forza interiore per raggiungere obiettivi comuni. Il Sacro Maschile ci obbliga a sviluppare una visione più ampia della realtà e di connetterci con la nostra essenza autentica, contribuendo alla crescita e all'evoluzione sia personale che collettiva.
Non c'è bisogno che gli uomini si sveglino o escono da un sonno profondo, poiché il Sacro Maschile è già presente in loro, non hanno bisogno di essere forzati o manipolati, ma piuttosto di essere accettati e permesso loro di seguire il corso naturale, come è successo per il Sacro Femminile, in questo modo, ogni persona può sviluppare una maggiore comprensione e consapevolezza di sé stessa, del proprio ruolo nella realtà e del potenziale che risiede dentro di sé, contribuendo al proprio benessere.
Il Sacro Maschile è un mistero e come tale deve essere esplorato con rispetto e nella sua naturale lentezza, richiede una certa pazienza e apertura mentale per poterlo comprendere nella sua totalità, può essere visto come un processo iniziatico della propria natura interiore arcaica e del proprio potenziale, ogni persona ha i suoi tempi e il suo percorso unico per avvicinarsi al Mistero Maschile."
(Carla Babudri)
Dal Libro: Seme Divino - Il Mistero Maschile.
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INSUBRIPARKS 5 PARCHI TUTTI PER TE
Insubriparks; ecco tutto il valore aggiunto di una rete tra parchi italiani e svizzeri.
Interreg Italia Svizzera
Parco Regionale Spina Verde
Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate
Parco Campo dei Fiori
Mendrisiotto Turismo
youtube
Ecco il video di presentazione del progetto e del valore aggiunto al turismo green, all’educazione ambientale e alle infrastrutture
5 Parchi tra Italia e Svizzera. Natura, biodiversità, territorio, cultura, tradizione, educazione ambientale e attività all'aria aperta per un nuova destinazione turistica da vivere in oltre 125 Km2 di aree protette a Sud della Alpi, tra Como, Varese e il Canton Ticino. Scopri di più su https://insubriparksturismo.eu/
Il progetto è stato finanziato con fondi Interreg V-A Italia Svizzera 2014-2020.
@credits video e grafica: Andrea Larghi e Giacomo Introzzi - Yellow Design, Como
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