#narrazione epica
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 14 hours ago
Text
Vita al Nord: Un LitRPG Apocalittico – L’inizio di un’avventura mozzafiatoTao Wong mescola fantascienza, fantasy e meccaniche da videogioco in un apocalittico viaggio nell’ignoto. Recensione di Alessandria today
Il primo volume della serie L’Apocalisse del Sistema, Vita al Nord, è un’immersione unica nel genere LitRPG apocalittico, dove la modernità si intreccia con un mondo trasformato dalla distruzione tecnologica e dall’avvento del Sistema. Tao Wong ci regala
Il primo volume della serie L’Apocalisse del Sistema, Vita al Nord, è un’immersione unica nel genere LitRPG apocalittico, dove la modernità si intreccia con un mondo trasformato dalla distruzione tecnologica e dall’avvento del Sistema. Tao Wong ci regala una narrazione avvincente, intrisa di azione, sopravvivenza e crescita personale. La trama: un campeggio che diventa sopravvivenza. John, un…
0 notes
adrianomaini · 2 years ago
Text
L’epica mancata della Resistenza
La Seconda guerra mondiale è stata per molti aspetti diversa rispetto alla Prima, infatti nel primo conflitto i combattimenti si limitarono ad una zona geografica ristretta (il fronte nord-orientale dell’Italia), e quindi furono direttamente partecipi dei fatti d’armi solo i combattenti e le popolazioni di confine, mentre il resto della società civile ne veniva informato dalla stampa o, in…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
bagnabraghe · 2 years ago
Text
L’epica mancata della Resistenza
La Seconda guerra mondiale è stata per molti aspetti diversa rispetto alla Prima, infatti nel primo conflitto i combattimenti si limitarono ad una zona geografica ristretta (il fronte nord-orientale dell’Italia), e quindi furono direttamente partecipi dei fatti d’armi solo i combattenti e le popolazioni di confine, mentre il resto della società civile ne veniva informato dalla stampa o, in…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
multiverseofseries · 2 months ago
Text
Il Gladiatore II: Un Viaggio Epico tra Politica e Cinema
Tumblr media
Sangue, rabbia e una narrazione epica per un sequel potente e, a tratti, visionario. Un film che può essere letto anche alla luce delle problematiche contemporanee. Sullo schermo, Paul Mescal, Pedro Pascal e un magistrale Denzel Washington sono i protagonisti.
Il titolo stesso, Il Gladiatore II, ha un impatto gigantesco. Un film che mira a riportare sul grande schermo un tipo di cinema spettacolare, emotivo e maestoso, che sembra essere scomparso, ormai rivolto solo a un pubblico più distratto. Ma, sin dalla prima scena, Ridley Scott ci trasporta in un universo che richiama i grandi kolossal del passato: Ben-Hur, Quo vadis? e Spartacus, con tanto di omaggi. Eppure, nonostante l’omaggio al passato, Il Gladiatore II non è solo un grande seguito, ma un progetto che guarda anche al futuro, pur mantenendo il legame con la tradizione del cinema epico.
Tumblr media
Le premesse erano alte, eppure il risultato non ha solo soddisfatto le aspettative, ma le ha superate. Creare un seguito per un film leggendario come Il Gladiatore - che ha segnato una generazione - non era certo facile, ma Ridley Scott è riuscito a mantenere intatto lo spirito originale, pur dando vita a un film indipendente, contemporaneo e quasi visionario. Inoltre, con la sceneggiatura di David Scarpa, il film risulta essere uno dei più politici del regista, un'opera che, soprattutto in un'epoca in cui pochi autori osano esprimere opinioni forti, si propone come una dichiarazione di intenti chiara e potente.
Il Gladiatore II: Il Testimone di Massimo Decimo Meridio
Tra vendetta, redenzione e un viaggio che tocca anche dimensioni spirituali, Il Gladiatore II si fa portatore di un messaggio forte. Pur essendo ambientato in un mondo antico, la storia è un riflesso critico di un mondo moderno, in cui il potere e la guerra sono il terreno fertile di una politica corrotta e amorale. È un mondo che, sfortunatamente, somiglia molto al nostro. In questo contesto, la Roma che viene ritratta nel film è sull’orlo del collasso, e la trama riesce a rendere tangibile questa sensazione di decadenza.
Tumblr media
A vent'anni dalla morte di Massimo Decimo Meridio, l'eredità del leggendario gladiatore viene raccolta da Lucio Vero (Paul Mescal), un uomo ridotto in schiavitù dopo essere stato deportato dalla Numidia (l'antico nome del Nord Africa) dalle legioni di Marco Acacio (Pedro Pascal), sotto il dominio degli imperatori Caracalla e Geta. Arrivato a Roma, Lucio viene costretto a combattere come gladiatore per il crudele Marcrinus (Denzel Washington), uno schiavista senza scrupoli che trama per raggiungere il potere.
Il sogno di Roma e il crollo dell'Occidente
Tumblr media
Ciò che distingue Il Gladiatore II da tanti altri sequel è la sua forte componente politica, che va oltre la trama e si intreccia perfettamente con la narrazione storica e i temi trattati. La storia, infatti, si presta a una lettura che richiama le analogie tra l'Impero Romano e gli Stati Uniti moderni. Il sogno di Roma, incarnato da Lucio e poi da Marco Acacio, è il medesimo sogno tradito dell'“American Dream” – una promessa di libertà e giustizia ormai svuotata di significato.
Con una regia impeccabile, che riesce a catturare l'essenza del passato con grande maestria, Scott affronta temi come la democrazia, l'oppressione, la civiltà, la rivoluzione e la resistenza. La scenografia, la fotografia (firmata da John Mathieson) e la colonna sonora (di Harry Gregson-Williams, che si fa portavoce della grande tradizione musicale di Hans Zimmer e Lisa Gerrard) accompagnano lo spettatore in un viaggio visivo che fa vibrare ogni singola scena. Eppure, un avviso: non cercate una riproduzione storicamente fedele; il cinema, come sempre, è prima di tutto un'arte, non una lezione di storia.
Tumblr media
In questo contesto, Lucio, interpretato da Paul Mescal, emerge come una figura potente e moderna, ancora più incisiva di quella di Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), che pur non essendo presente, si fa comunque sentire. Lucio è l'emblema di un eroe che cerca giustizia e libertà, ma che si scontra con la realtà di un mondo ormai corrotto. La sua lotta per il sogno di Roma è una riflessione sulla fine di un impero e sulla ricerca di un ideale che ormai è sfocato. In qualche modo, Lucio rappresenta un tentativo di riscatto in un’epoca che sembra incapace di cambiare. È la rivalutazione del sogno di Roma, ormai svuotato di significato e destinato a crollare sotto il peso della sua stessa corruzione. Una riflessione che si estende anche al nostro presente, dove le stesse dinamiche di potere e paura sembrano prevalere.
Conclusioni
Il Gladiatore II di Ridley Scott è un sequel che non solo rispetta, ma espande l'eredità del film originale. È un'opera cinematografica potente e significativa, che si distingue per il suo spirito politico e la sua visione. Con ogni scena, Scott ci regala un'esperienza che mescola perfettamente spettacolarità e riflessione profonda, facendo di questo sequel una delle migliori esperienze cinematografiche recenti.
👍🏻
Una regia imponente e maestosa.
L'approfondimento politico e sociale.
La performance di Denzel Washington.
Il sequel che mantiene lo spirito dell'originale.
👎🏻
Inaspettatamente, il film potrebbe sembrare durare meno rispetto alla sua ambizione narrativa.
3 notes · View notes
cartonionline · 4 months ago
Text
Ark: The Animated Series - La serie animata per adulti ispirata al videogioco "Ark"
Tumblr media
Ho recentemente visto "Ark: The Animated Series" su Paramount+, ed è stata un'esperienza che mi ha lasciato con sensazioni contrastanti, ma affascinato dal mondo che hanno costruito. Basata sul popolare videogioco Ark: Survival Evolved, la serie è una vera immersione in un mondo di dinosauri, tecnologia futuristica e lotte tra fazioni, mescolando elementi di fantascienza epica con il dramma umano. La protagonista, Helena Walker, una paleontologa australiana, viene catapultata in questo mondo surreale dopo la tragica perdita della moglie. La serie esplora il suo percorso di sopravvivenza e la sua lotta per ritrovare se stessa in un mondo alieno. https://youtu.be/mMTbYmS5o_Y?si=j1ac2i8ts1mXUYa3 Questo aspetto della sua storia personale è parte centrale del suo background emotivo. Nel racconto, Helena è profondamente segnata dalla perdita della moglie, che è presumibilmente morta prima degli eventi principali della serie. Questo elemento aggiunge profondità al personaggio di Helena, evidenziando il suo dolore e il suo viaggio personale mentre cerca di sopravvivere in questo mondo ostile, pieno di dinosauri e tecnologie strane. Il fatto che Helena sia una donna sposata con un'altra donna è significativo non solo per la trama, ma anche per la rappresentazione inclusiva e progressista che la serie offre, esplorando temi di amore, lutto e sopravvivenza in un contesto di fantascienza. Ciò che mi ha colpito subito è la costruzione del mondo. Visivamente, la serie è un piacere per gli occhi: animazione dettagliata e ambientazioni mozzafiato che danno vita a un'isola piena di creature preistoriche. Questo è un aspetto che fa davvero spiccare la serie, simile ad altre produzioni di animazione legate ai videogiochi come Castlevania, ma con un suo stile unico, che non tenta di ricreare l'estetica del gioco in 3D, ma opta per un'animazione 2D ben curata. Mi ha ricordato molto le serie animate di stampo più maturo come Primal, per il modo in cui sfrutta al massimo le creature dell'isola come protagoniste silenziose e potenti. Uno degli aspetti più intriganti è la varietà di personaggi provenienti da diverse epoche storiche: Helena si trova a interagire con un centurione romano, Nerva (interpretato da Gerard Butler), e con Meiyin Li, una ribelle cinese della rivolta dei Turbanti Gialli. Questa miscela di figure storiche conferisce un sapore di racconto epico alla trama e arricchisce la narrazione con un forte senso di conflitto culturale e strategico. È un concept che ho trovato estremamente affascinante: una sorta di "battle royale" tra diverse epoche e culture, tutte unite dalla necessità di sopravvivere in un mondo dove la tecnologia avanzata e i dinosauri convivono. Tuttavia, la trama, sebbene abbia un inizio coinvolgente, tende a rallentare nel corso degli episodi. Dopo un'introduzione potente con momenti di tensione e scoperta, mi è sembrato che mancasse un po' di slancio, soprattutto nella seconda metà della stagione. Il rapporto tra Helena e Meiyin, per esempio, prometteva di essere uno degli aspetti più emotivi e significativi della serie, ma è stato esplorato solo superficialmente, lasciandomi con la voglia di saperne di più. È una di quelle serie che ti cattura all'inizio con il suo potenziale, ma fatica a mantenere quell'intensità lungo tutti gli episodi. Il cast vocale è impressionante, con nomi come Michelle Yeoh, David Tennant e Vin Diesel, ma proprio questa potenza vocale a volte si rivela un po' distrattiva. Mentre guardavo la serie, mi sono reso conto che alcune voci erano talmente iconiche da far perdere un po' il contatto con i personaggi che stavano interpretando. Questo non toglie nulla alla loro bravura, ma in certi momenti mi ha fatto distogliere l'attenzione dalla trama. In sintesi, "Ark: The Animated Series" ha tutte le carte in regola per diventare una serie di culto, soprattutto per i fan del gioco. Ha un mondo affascinante e una storia che tocca temi profondi come la perdita, il rimorso e la sopravvivenza, ma al tempo stesso non riesce a sviluppare pienamente il suo potenziale narrativo. Se sei un appassionato di dinosauri, di storie epiche e di fantascienza, è sicuramente una serie che merita una visione, anche se con qualche riserva sulla continuità e sul ritmo narrativo. Spero che i prossimi episodi esplorino maggiormente i personaggi e diano una chiusura più soddisfacente alle loro storie. Durante i Game Awards di giovedì sera, sono stati fatti due importanti annunci per Ark il gioco di avventura per la sopravvivenza contro i dinosauri . I giocatori possono aspettarsi un sequel completo del titolo di debutto di Studio Wildcard nel 2017 Ark: Survival Evolved, soprannominato Ark II, mentre un pubblico completamente nuovo conoscerà il mondo preistorico del gioco attraverso ARK: The Animated Series - entrambi i progetti con la voce della star d'azione Vin Diesel. Ark: Survival Evolved fa sbarcare i giocatori su una spiaggia sulle rive di un'isola misteriosa disseminata di alta tecnologia e popolata da creature primordiali. I giocatori usano l'astuzia per uccidere o domare i dinosauri, uccelli e mammiferi al fine di vincere sugli altri umani online e, si spera, scappare. La serie animata esplorerà la storia del personaggio del gioco Helena. Una biologa australiana dei nostri giorni desiderosa di studiare la fauna selvatica dell'Arca dell'isola, Helena scopre che c'è qualcosa che non va nell'isola e nei suoi abitanti. L'impressionante cast vocale per Arca: TAS, rivelato nel primo teaser trailer, include anche Elliot Page, David Tennant, Michelle Yeoh e Jeffrey Wright, oltre a Gerard Butler, Russell Crowe, Devery Jacobs, Madeleine Madden, Debora Mailman, Zahn McClarnon, Malcolm McDowell, Ragga Ragnars e Karl Urbano. La serie dovrebbe debuttare nel 2022. Guarda le prime immagini da Ark II sul feed Twitter ufficiale.  
Ark: The Animated Series - Dati tecnici
Genere: - Azione-avventura - Drammatico - Fantascienza fantasy Creato da: - Jeremy Stieglitz - Jesse Rapczak Basato su: Ark: Survival Evolved di Studio Wildcard Sceneggiatura: - Marguerite Bennett - Kendall Deacon Davis Cast principale: - Madeleine Madden - Gerard Butler - David Tennant - Michelle Yeoh - Zahn McClarnon - Devery Jacobs - Jeffrey Wright Compositore: - Gareth Coker Paese d'origine: Stati Uniti Lingua originale: Inglese Numero di stagioni: 1 Numero di episodi: 6 Produzione: Produttori esecutivi: - Jeremy Stieglitz - Jesse Rapczak - James Baldanzi - Jay Oliva - Marc Diana - Doug Kennedy - Russell Crowe - Gerard Butler - Alan Siegel - Vin Diesel - Samantha Vincent Produttore: - David Hartman Montatori: - Danielle Wieczorek - Matt Hanchey Durata episodi: 24–47 minuti Case di produzione: - Lex + Otis - Studio Wildcard - Tiger Animation (animazione) Rete televisiva: Paramount+ Data di uscita: 21 marzo 2024 – presente Read the full article
0 notes
enkeynetwork · 4 months ago
Link
0 notes
danzameccanica · 9 years ago
Text
Tumblr media
Gli Helheim sono forse la black metal band norvegese più rimasta in ombra, considerando che il debut è del 1995 e che hanno sfornato 11 album. La loro carriera non è però stata semplice; i primi due album, di culto, non godevano di buona distrubuzione e già da Blod & Ild i nostri si sono buttate su influenze death, su un black metal più brutale, digitale e via via sempre più dissonante. Questo lungo e poco fortunato processo metamorfico li ha praticamente spostati completamente dal folk, dal viking e da un certo tipo di epica. Il riscatto della band avviene circa al terzo cambio di logo, nel 2011 con Heiðindómr ok mótgang, anche se questo album è ancora molto incerto; è un disco progressive black metal, un po’ come fecero gli Enslaved con Mardraum e Monumension.
Tumblr media
Il vero passo in avanti verso la riappropriazione di certi temi e sonorità avviene nel 2015 con raunijaR. Chitarre acurtiche, cori norreni, corni, tamburi. Tutto il tribalismo e lo sciamanesimo che ci si aspetta da una band che da questo momento in poi diventerà forse la migliore per quanto riguarda l’unione fra black metal e sonorità scandinave. Dopo l’intro, che ci cala perfettamente all’interno di una baia (vik) norvegese con canti e preparazioni, gli Helheim partono per la guerra con il brano raunjiaR. Black metal corposo, melodico, dai lunghi riff (un po’ in stile the Shadowthrone). Synth, urla e corni, portano il climax piano piano sempre in modalità crescente. Le successive due tracce, "Åsgards Fall III e IV continuano un concept iniziato nel 2010 quando le sonorità della battaglia in oggetto erano molto più violente e belligeranti. Ora, a livello evocativo siamo alla caduta degli dèi; impossibile non pensare ad Hammerheart e a Twilight of the Gods: i cori accompagnano le lente chitarre nella narrazione di una guerra persa sulla terra ma vinta per entrare nel Valhalla. Le chitarre sono limpide, precise, e quando i brani prendono tonalità più oscure, si può quasi ascoltare l’eco dei Gorgoroth e dei Taake (nella seconda parte della propria vita gli Helheim si sono sempre più legati alla band di Høst). In questi due capitoli, perfettamente legati l’uno all’altro si sente come una band folk-viking possa diventare progressiva senza abbracciare il lato psichedelico che invece hanno preferito i cugini Enslaved. Anche la lunga conclusiva "Ord", con i continui duetti fra chitarre in ovedrive + chitarre acustiche e urla + cori descrivono un mondo del passato davvero affascinante. Gli Helheim si scoprono gli unici narratori autorevoli di una storia lontana che vede da sempre ondate di guerrieri andati e venuti, ai quali bisogna tessere lodi e dedicare storie.
Tumblr media
0 notes
mangagatto · 6 months ago
Text
Lady Oscar Festeggia il Suo 50° Anniversario: Scopri la Leggenda Rinasciuta e Leggi Gratuitamente il Manga Iconico!
In un universo manga in continua evoluzione, poche opere riescono a mantenere il loro fascino per cinque decenni, eppure "Lady Oscar" (Rose di Versailles) è riuscita a farlo con una grazia e una magnificenza senza pari. Questo capolavoro di Riyoko Ikeda, lanciato per la prima volta nel 1972, ha incantato lettori di tutte le generazioni con la sua trama avvincente che mescola storia, romanticismo e avventura. Immaginate di immergervi di nuovo nelle intricate trame della corte francese e nel tumulto della Rivoluzione, vivendo ogni emozione e intrigo attraverso le pagine di questo manga immortale, e tutto ciò senza spendere un centesimo! Il 50° anniversario di "Lady Oscar" non è solo una celebrazione del suo passato glorioso, ma una festa per il presente e il futuro di questa epica narrazione. I fan possono ora rivivere le avventure di Oscar François de Jarjeyes e Maria Antonietta grazie a una serie di risorse online che offrono l'accesso gratuito ai capitoli di questo manga iconico. Non è solo un'opportunità per riscoprire un classico, ma anche per esplorare un racconto che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare. Con eventi commemorativi, mostre e pubblicazioni speciali, il ritorno di "Lady Oscar" è una festa imperdibile per tutti gli appassionati di manga.
Manga gratuito su Mangagatto
Dopo cinquant'anni di successi e una continua evoluzione della sua influenza, "Lady Oscar" resta un faro di eccellenza narrativa. Ambientato durante la turbolenta Rivoluzione Francese, il manga segue la vita di Oscar François de Jarjeyes, una giovane donna cresciuta come uomo, e la triste storia di Maria Antonietta, la regina francese. La trama non è solo un racconto di eventi storici, ma una profonda esplorazione dei temi di amore, lealtà, tradimento e sacrificio. La narrazione di Ikeda è così avvincente che ha catturato l'immaginazione di lettori in tutto il mondo, diventando un punto di riferimento per le storie ambientate nel passato. Manga gratuito su Mangagatto
Il 50° anniversario di "Lady Oscar" è l'occasione perfetta per celebrare e rivivere questa leggendaria serie. Le celebrazioni sono in pieno svolgimento, con eventi speciali e mostre che rendono omaggio all'eredità del manga. Tuttavia, ciò che rende questo anniversario davvero entusiasmante è la possibilità di accedere gratuitamente ai capitoli del manga attraverso varie piattaforme online. Servizi come Mangagatto offrono una vasta gamma di contenuti manga gratuiti, inclusi i capitoli di "Lady Oscar", permettendo ai fan di tutte le età di riscoprire questa epica avventura senza alcun costo.
La capacità di "Lady Oscar" di continuare a influenzare e affascinare lettori anche dopo cinquant'anni è una testimonianza del suo valore e della sua qualità. Il manga ha contribuito a definire un genere e ha ispirato innumerevoli altre opere, creando un’immagine indimenticabile della Francia del XVIII secolo. La sua popolarità si estende ben oltre i confini del Giappone, avendo influenzato la cultura popolare in molti paesi e lasciando un segno duraturo nel mondo del manga. Manga gratuito su Mangagatto
Riscoprire "Lady Oscar" attraverso risorse gratuite online rappresenta un’opportunità imperdibile per i nuovi lettori e per quelli di lunga data. È un’occasione per esplorare un’opera classica e per rivivere le emozioni e le trame che hanno catturato i cuori di milioni di lettori. Con il 50° anniversario che celebra la rinnovata attenzione verso questa straordinaria serie, è il momento ideale per immergersi in questo mondo affascinante e per scoprire perché "Lady Oscar" continua a essere una leggenda nel panorama dei manga. Preparatevi a vivere un’avventura senza tempo e a vedere come questa storia intramontabile continuerà a ispirare e a incantare anche le nuove generazioni di lettori.
1 note · View note
fiorile-arte · 23 years ago
Text
Tumblr media
Angelo Barile Le bimbe nei boschi a cura di Edoardo Di Mauro Angelo Barile è un pittore venuto alla ribalta da poco tempo in grado, però, di rivelarsi detentore di un lavoro capace di imporsi rapidamente all’attenzione generale, cosa questa non da poco, se si considera il bombardamento d’immagini al quale tutti noi, per amore o per forza, siamo quotidianamente sottoposti. L’artista è stato a lungo silenzioso osservatore dello scenario dell’arte, delle sue tensioni, della sua energia creativa ed esistenziale e della sempre più frenetica liturgia di eventi che incessantemente si succedono in un palcoscenico affollato da tanti, troppi soggetti che aspirano a calarsi in panni da protagonista. Barile ha saputo saggiamente attendere il momento propizio per calare i suoi assi sul tavolo verde dell’arte. Cosa questa che il sottoscritto ha sempre consigliato, nel suo ruolo di critico militante e compagno di strada, a tutti quegli artisti smaniosi di proporsi, di cogliere l’attimo. Viviamo in tempi frenetici ed effimeri, ed è saggio attendere il momento opportuno per presentarsi all’attenzione generale, sapere intuire, cosa che è appannaggio dell’artista di razza, quando il proprio prodotto ha raggiunto un livello di maturazione tale da reggere il cimento. D’altro canto, sin dai primi dell’ 800, con la Rivoluzione Industriale e l’avvento della nuova borghesia imprenditoriale, il destino dell’artista, non più artigiano d’alto rango, si è arricchito del fascino della trasgressione, ai nostri giorni, ad onor del vero, un po’ tiepido, ma, di pari, ha perduto le antiche garanzie della committenza nobiliare e si trova a competere con i suoi simili, all’interno di un sistema che, con l’ingresso nella società postmoderna, è divenuto sempre più complesso.
Il lavoro pittorico di Angelo Barile è una efficace sintesi del percorso intrapreso da questa disciplina nell’ultimo ventennio. Dopo l’eclisse della stagione Concettuale, dove era stata messa al bando, anche e soprattutto per il sospirato approdo alla smaterializzazione dell’opera ed al conseguente svincolo dall’obbligo dell’inquadramento bidimensionale, la pittura ritorna alla ribalta con il periodo a cavallo tra gli anni’70 ed ’80, caratterizzato dall’ondata di Transavanguardia ed affini. In seguito non perde la sua centralità mutando modi e maniere del proporsi. La generazione degli anni’80 la adopera in virtù della sua duttilità espressiva, per costruire nuove ed articolate narrazioni, ispirate dal fumetto, dalla musica e, più in generale, dall’universo metropolitano, per dar forma ad una nuova epica, tipica del ritorno ad una dimensione estetica centrata sull’individualismo, basata anche sul confronto con le nuove tecnologie, cifra predominante della nostra contemporaneità. Nell’eclettismo stilistico degli anni ’90 la pittura, ad onta dei suoi detrattori, continua a ricoprire un ruolo fondamentale. Mantenendo alcune caratteristiche del decennio precedente ma virando, in molti casi, verso una narrazione simbolica, attenta ai valori della manualità, spesso proponendosi in chiave analitico-concettuale e, talvolta, riscoprendo, aggiornati al presente, i canoni della pittura d’ambiente, estesa al repertorio oggettuale. Angelo Barile se da un lato si mantiene, per certi aspetti, fedele al dettato di uno stile che si confronta senza remore con l’universo di immagini patinate che ci circonda, come viatico tendente ad una più efficace comunicazione del messaggio, dall’altro si dimostra in grado di formulare un’iconografia abile a suscitare una forte ed inconsueta intensità lirica. I soggetti attuali dell’artista torinese sono costituiti da tele dipinte ad olio, spesso di grandi dimensioni, per valorizzare un impatto scenografico funzionale alla poetica e mai fine a sé stesso, che mostrano immagini di bambine in tenera età, inquadrate in primo piano, con un angolo focale estremamente ravvicinato, e rappresentate in atteggiamenti volutamente ambigui, tra aggressivo protagonismo ed ammiccante malizia. Fotogrammi di vita quotidiana estrapolati dalla consuetudine e ribaltati in una dimensione di grande impatto scenico, tale da lasciare il fruitore palesemente interdetto. In questa personale bolognese presso “Fiorile Arte” Angelo Barile presenta tre nuovi lavori, dove le sue classiche icone sono calate su sfondi surreali, in grado di suscitare un sentimento di irrisolutezza e sottile sgomento. Edoardo Di Mauro, gennaio 2002.
1 note · View note
carmenvicinanza · 8 months ago
Text
Alice Munro
Tumblr media
Alice Munro è stata la prima scrittrice canadese a vincere il Nobel e prima autrice di narrativa breve.
Celebrata dalla critica internazionale è stata anche insignita col Man Booker International Prize alla carriera, ha vinto per tre volte l’importante premio canadese Governor’s General Award, il Marian Engel Award e il Rogers Writers’ Trust Fiction Prize del 2004, per la raccolta di racconti In Fuga.
Ha pubblicato tredici raccolte di racconti e un romanzo, molti suoi testi sono stati pubblicati su riviste prestigiose come The New Yorker e The Paris Review.
Autrice di racconti, forma di narrativa spesso trascurata, con straordinaria abilità nel raccontare i dettagli, è riuscita a dare profondità psicologica alle tante donne di cui ha scritto, con una lingua semplice e intensa.
Ambientate nella sua regione natale, l’Ontario, le sue storie esplorano temi come sesso, il desiderio, l’insoddisfazione, l’invecchiamento, il conflitto morale, in ambienti rurali che le erano intimamente familiari. Storie illuminate spesso dal suo umorismo tagliente.
La sua scrittura è stata definita rivoluzionaria per come ristruttura completamente l’architettura del racconto breve, in particolare per il suo trattamento del tempo, la cui narrazione si sposta continuamente dal passato al futuro.
Nata col nome di Alice Ann Laidlaw a Wingham, il 10 luglio 1931, in una famiglia di contadini, solo grazie a una borsa di studio, era andata a studiare inglese alla University of Western Ontario. Il suo primo racconto, del 1950, è stato pubblicato sulla rivista letteraria studentesca. 
Dopo due anni, ha lasciato l’università per seguire il marito, il libraio James Munro, da cui ha avuto quattro figlie. Si occupava della casa ritagliandosi il tempo per dedicarsi a scrivere i suoi racconti che, agli inizi, venivano pubblicati su riviste locali.
Ma il suo talento era destinato ad altro. Nel 1968 è uscita la sua prima raccolta di racconti La danza delle ombre felici (Dance of the Happy Shades) che le è valso il Governor General’s Award, il più alto premio letterario canadese.
Dopo la separazione dal marito, di cui ha mantenuto il cognome per firmare i suoi libri, ha potuto dedicarsi totalmente alla sua passione ed è diventata scrittrice residente presso la University of Western Ontario.
I suoi racconti hanno seguito una sorta di ordine cronologico, man mano che il tempo passava, da vicende di formazione di giovani donne le protagoniste sono diventate donne sempre più avanti con gli anni.
In Italia ha iniziato a essere tradotta a partire dagli anni Novanta.
The Bear Came Over the Mountain è diventato un film dal titolo Away from Her – Lontano da lei, diretto da Sarah Polley e presentato al Toronto International Film Festival, nel 2006.
Nel 2013 ha vinto il Nobel per la letteratura, con la motivazione: “maestra del racconto breve contemporaneo, capace di racchiudere in poche pagine l’intera complessità epica del romanzo”.
Nello stesso anno ha annunciato che non avrebbe più scritto.
È morta nella sua casa di Port Hope, il 13 maggio 2024, in seguito a una lunga malattia neuro degenerativa.
Scrittrice altissima, regina del racconto, con le sue parole così esatte da essere insieme dolorose e liberatorie, è riuscita a portarci in numerose vite e in storie indimenticabili.
0 notes
agrpress-blog · 1 year ago
Text
Il capolavoro cinematografico di Michael Cimino, "Il Cacciatore," ritorna gloriosamente al cinema dopo 45 anni dalla sua prima uscita. In un evento imperdibile fissato per il 22, 23 e 24 gennaio 2024, gli spettatori avranno l'opportunità unica di immergersi nuovamente o scoprire per la prima volta sul grande schermo una pietra miliare della storia cinematografica. Quest'opera epica, insignita di numerosi riconoscimenti e lodata dal prestigioso American Film Institute, rivive grazie a una raffinata versione restaurata in incredibile qualità 4K, offrendo un'esperienza visiva e narrativa senza precedenti. "Il Cacciatore" si erge ai vertici della cinematografia mondiale, scalando le classifiche dei migliori film statunitensi di tutti i tempi. Ha conquistato un posto d'onore, prima al 79° e poi al 53° posto, attestandosi come un'opera senza tempo. Il film è un trionfo artistico che ha ricevuto ben cinque prestigiosi premi Oscar in diverse categorie, incluso quello per il miglior film, la migliore regia, il miglior montaggio, il miglior suono e il miglior attore non protagonista. Un cast di stelle risplende sullo schermo, guidato dal talentuoso Robert De Niro, affiancato da Christopher Walken, John Savage, John Cazale (nel suo ultimo ruolo) e Meryl Streep, all'inizio del suo straordinario percorso di candidature all'Oscar. La trama di questo film è una poderosa testimonianza di amicizia e crescita personale, esplorando la tragica realtà della guerra in Vietnam attraverso gli occhi dei suoi protagonisti. Michael Cimino evita l'etichetta di "film di genere," preferendo la potenza della metafora e concentrandosi sul quotidiano e sulle conseguenze travolgenti dell'arruolamento. Diviso in tre atti - prima, durante e dopo la guerra - il film riflette sul dolore inflitto dalle guerre, sulla solitudine dei rimasti a casa e dei combattenti, sul vuoto lasciato da chi non fa ritorno e sulle lacrime di chi, pur tornando, è cambiato irrimediabilmente. La sinossi del film racconta la storia di Mike (interpretato da De Niro), Nick (portato sullo schermo da Walken) e Steven (affidato a Savage), lavoratori in un'acciaieria di Clayton, Pennsylvania, che, nel tempo libero, praticano la caccia. Tuttavia, quando la guerra richiama gli amici in Vietnam, la loro vita subisce un'improvvisa svolta. La narrazione segue la loro esperienza terribile durante il conflitto e il tentativo di fuggire da questa realtà distorta. Tuttavia, il ritorno non è sinonimo di ritorno alla normalità; nulla sarà più come prima. L'evento di proiezione di "Il Cacciatore" in versione restaurata in 4K rappresenta una straordinaria occasione per tutti gli amanti del cinema di vivere o rivivere una delle opere cinematografiche più potenti e commoventi mai realizzate. Il 22, 23 e 24 gennaio 2024, i cinefili avranno la possibilità di immergersi completamente nella maestosità di questo capolavoro su schermi selezionati, vivendo così l'epica storia di amicizia, le tragedie della guerra e le sue conseguenze indelebili. Scoprire o riscoprire "Il Cacciatore" in questa eccezionale versione restaurata rappresenta un'occasione unica per abbracciare la potenza e la profondità del grande cinema.
0 notes
pier-carlo-universe · 2 months ago
Text
Recensione di "Il Destino di una Razza" di Daniele Rota: Un'Avventura Epica tra Eroismo e Dilemmi Morali. A cura di Alessandria today
Simon, giovane Guardiano, affronta un viaggio pericoloso per salvare le ragazze scomparse e scoprire i segreti di un mondo fantastico e complesso.
Simon, giovane Guardiano, affronta un viaggio pericoloso per salvare le ragazze scomparse e scoprire i segreti di un mondo fantastico e complesso. “Il Destino di una Razza” di Daniele Rota è un romanzo fantasy che trasporta il lettore in un’avventura epica, ambientata in un mondo fantastico ricco di creature leggendarie e sfide morali. La storia ha inizio nel tranquillo villaggio di Dunton, dove…
0 notes
cinquecolonnemagazine · 1 year ago
Text
I migliori film degli ultimi anni tra critica e pubblico
Quali sono i migliori film degli ultimi anni? Nell'ultimo decennio, il cinema ha visto emergere una serie di film davvero straordinari. Soprattutto, negli ultimi anni sono riusciti a emergere generi diversi da quelli ai quali eravamo abituati: film di genere e realizzati in ogni angolo del mondo. Oltre ad avere ricevuto il plauso della critica, queste pellicole sono state anche molto gradite da pubblico. In molti casi hanno sbancato al botteghino. I migliori film degli ultimi anni: le perle dall'Asia "Parasite" (2019) - Regia di Bong Joon-ho. Un vero trionfo al cinema. Diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, il film ha fatto la storia agli Oscar 2020 vincendo quattro premi, tra cui Miglior Film e Miglior Regista. La storia del divario di classe in Corea del Sud è stata acclamata sia dalla critica che dal pubblico per la sua narrazione avvincente, la sua profondità e il suo messaggio sociale. "Nomadland" (2020) - Regia di Chloé Zhao. La pellicola ha ricevuto un'ampia attenzione e plausi sia dalla critica che dal pubblico. Diretto dalla regista cinese-americana Chloé Zhao, il film segue la storia di una donna che vive una vita nomade negli Stati Uniti. Il film ha vinto il premio per il Miglior Film e il Miglior Regista agli Oscar 2021 e ha catturato il cuore degli spettatori con la sua profonda umanità e le spettacolari scenografie naturali. Film di genere apprezzati da critica e pubblico "La La Land" (2016) - Regia di Damien Chazelle. Questo film musicale diretto da Damien Chazelle ha incantato il pubblico con la sua storia d'amore a Hollywood. Con Emma Stone e Ryan Gosling come protagonisti, "La La Land" ha guadagnato sei premi Oscar, incluso quello per la Miglior Regia. La sua colonna sonora incantevole e la coreografia dinamica hanno reso il film un'esperienza indimenticabile. "La forma dell'acqua" (2017) - Regia di Guillermo del Toro. Questo film ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui quattro premi Oscar quali, ad esempio, cui Miglior Film e Miglior Regista. La storia di una donna muta e la sua relazione con una creatura marina hanno affascinato il pubblico con la sua bellezza visiva e la sua narrazione fiabesca. "Get Out" (2017) - Regia di Jordan Peele. "Get Out" è stato un film innovativo che combina il genere horror con una critica sociale acuta. Con questo film, il regista Jordan Peele ha esplorato il tema del razzismo in modo unico dimostrando originalità e capacità di intrattenere affrontando questioni importanti. Il film ha ricevuto il plauso della critica e ha ottenuto un notevole successo al botteghino. Saper raccontare "1917" (2019) - Regia di Sam Mendes. Il film di Sam Mendes è stato elogiato per la sua cinematografia straordinaria e l'approccio innovativo alla narrazione. Il film, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, è stato girato per sembrare una ripresa continua, creando un'esperienza cinematografica coinvolgente. Ha ricevuto il riconoscimento sia della critica che del pubblico, inclusi tre premi Oscar. "Moonlight" (2016) – Regia di Barry Jenkins. Ha conquistato il cuore degli spettatori con la sua storia toccante sull'identità e l'omosessualità. Il film ha vinto l'Oscar per il Miglior Film, la critica lo ha apprezzato per la sua sensibilità e le prestazioni eccezionali del cast. "The Irishman" (2019) - Regia di Martin Scorsese. "The Irishman" ha segnato un ritorno al classico film di gangster. Il film ha riunito un cast di talenti, tra cui Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci. Ha ricevuto l'approvazione della critica per la sua maestria cinematografica e la sua narrazione epica. In copertina foto di Krists Luhaers su Unsplash Read the full article
0 notes
Text
Alla Scoperta delle Meraviglie dell'Archeologia: Un Affascinante Viaggio nel Tempo
Introduzione
Nel vasto panorama dell'archeologia, dove il passato e il presente si fondono in un affascinante racconto, ci troviamo di fronte a un viaggio straordinario. Questo articolo ci porterà a esplorare i misteri che giacciono nascosti sotto le rovine delle antiche civiltà e a narrare le loro storie al mondo. Partiamo!
L'Umanità nelle Ere Antiche
L'archeologia è il nostro mezzo per stabilire un ponte temporale tra le nostre vite e quelle delle civiltà antiche. Ci troveremo a passeggiare tra le pietre antiche delle città mesopotamiche, esploreremo i segreti delle piramidi egizie e cammineremo lungo le strade pietrose di Pompei. Questi luoghi sono le testimonianze vive delle vite e delle culture che hanno plasmato il nostro mondo. Questa disciplina riporta alla superficie tutte le storie ormai dimenticate, tutti i reperti storici che hanno la capacità di ricostruire fatti realmente accaduti e che dimostrano di non essere presenti soltanto nei libri di scuola.
L'Evolvere dell'Uomo
Questo percorso nell'archeologia ci porterà anche a indagare sull'evoluzione stessa dell'umanità. Attraverso i fossili umani, le testimonianze di antichi strumenti di pietra e le enigmatiche pitture rupestri, tracceremo la nostra epica evoluzione dalla preistoria alle maestose civiltà sviluppate. È una narrazione che abbraccia centinaia di migliaia di anni di progresso.
La Tecnologia come Alleata
L'intersezione tra archeologia e tecnologia sta rivoluzionando la nostra capacità di scoprire antichi tesori nascosti. Scanner laser, droni e analisi al carbonio stanno aprendo nuove prospettive e svelando segreti che erano sepolti da millenni, ma non sono tutto. É vero che la tecnologia ci fornisce aiuti enormi, ma la vera competenza é quella che si acquisisce scoprendo cosa si cela anche sotto una piccola zolla di terra, oppure utilizzando una semplice spazzola. Nulla può rimpiazzare l’esperienza. La tecnologia é solamente un’alleata dell’uomo.
Le Scoperte che Definiscono una Nuova Storia
Ma l'archeologia è molto più di rovine e antichità. È una disciplina in continua evoluzione che sfida costantemente le nostre conoscenze consolidate. Un tempio sotterraneo, una mappa dimenticata o un antico manoscritto riscoperto possono cambiare drasticamente il corso della storia, sfidando le nostre credenze precedenti. L’archeologia gode di imprevedibilità, da un momento all’altro si potrebbero ricostruire delle storie sorprendenti di civiltà mai identificate prima, ma che hanno lasciato un’impronta importante nel panorama europeo e mondiale. Tutto questo accade grazie alla curiosità di scoprire e toccare con mano l’essenza del passato.
Partecipa all'Avventura
Questa “arte” non è solo per gli studiosi. Chiunque può partecipare a queste affascinanti avventure. Visitare siti archeologici, prendere parte agli scavi come volontario o sostenere organizzazioni di ricerca archeologica è un modo coinvolgente per contribuire a rivelare i segreti del passato.
Conclusione
l'archeologia è un mondo straordinario che si svela come un mosaico di storie affascinanti. Questo articolo ha lo scopo di condividere queste scoperte con il mondo. L'archeologia ci connette alle nostre radici, trasmettendoci le storie delle civiltà che ci hanno preceduto e dimostrando che il passato è vivo, e aspetta solo d’essere scoperto.
Michele
0 notes
multiverseofseries · 6 months ago
Text
House Of The Dragon S2 Episodio 4 The Red Dragon and the Gold: Un Drago per Un Drago
Tumblr media
Il quarto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x04) mette fine ai tentennamenti e passa all'azione: la Danza dei Draghi ha inizio e non si può più tornare indietro.
Tumblr media
"Io ho provato fino all'ultimo a cercare la pace, come avrebbe voluto mio padre Viserys. Dovevo essere sicura che non ci fosse un altro modo per poter affrontare tutto questo". Con queste parole Rhaenyra (una sempre più straordinaria Emma D'Arcy) conferma ancora una volta la propria grazia e risolutezza, parlando al proprio Concilio Ristretto nel quarto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x04). Dopo il dialogo chiarificatore nella scorsa puntata tra lei e Alicent (Olivia Cooke) in cui si sono parlate finalmente a cuore aperto sulle ultime parole del defunto regnante e sulle loro responsabilità, la legittima erede al Trono di Spade decide di passare definitivamente all'azione. Bisogna affrontare i Verdi e bisogna farlo a cavallo dei propri draghi!
Le conseguenze dell'amore (e del potere)
Tumblr media
Il machiavellismo di Aemond non conosce confini
La proverbiale e decantata Danza dei Draghi ha quindi inizio nel senso più letterale del termine: la lotta è interna, intestina, civile non solo tra le due fazioni della famiglia Targaryen, i Verdi e i Neri, ma anche all'interno delle stesse. Nessuno è immune, questa la regola di House of the Dragon. È così che le conseguenze dello scorso episodio si fanno sentire e lo scontro tra Aegon II (Tom Glynn-Carney) e Aemond (Ewan Mitchell) al bordello ha un riflesso immediato nell'altra riunione del Concilio di questo episodio: Aemond parla valyriano molto bene e dimostra di essere un potenziale regnante molto più in gamba del fratello (che prima della sua incoronazione illegittima lo aveva supplicato di prendere il suo posto), perché non è preda di impulsi repentini ed è un abile e machiavellico stratega. Quella sequenza, recitata ottimamente da entrambi i giovani interpreti, serve proprio a dare al pubblico la misura della lotta per il potere ad ogni costo, senza guardare mai faccia a nessuno, nel mondo di Martin. Soprattutto nella Casa del Drago. Le mire di tutti continuano senza sosta: Harrenhal è stato oramai preso dai Neri e da Daemon, nonostante sia il castello della famiglia di Piededuro (Matthew Needham) da generazioni, ma quest'ultimo ha i propri interessi a palazzo.
Liberate i draghi!
Tumblr media
Una delle poche coppie "sane" di tutta Westeros
Aegon avrebbe voluto liberare i draghi, non lo hanno ascoltato e questo è il risultato. Queste almeno le parole del giovane Re al Concilio, dove oramai alla guerra non ci si può più tirare indietro. È così che assistiamo al primo vero scontro in volo tra Neri e Verdi, con le maestose creature che popolano i cieli di Westeros a farla da padroni insieme ai loro cavalieri, per dare una svolta decisiva alla Danza. Lo farà molto più di quanto fosse lecito aspettarsi nel corso dell'episodio e dell'evoluzione della trama, con quel senso di pathos e di epica antica e cavalleresca che ha sempre contraddistinto anche Il Trono di Spade. È così che le pedine in gioco sulla scacchiera non si accontenteranno di buttare giù qualche pedone ma punteranno proprio allo scacco matto… ma non come ci saremmo aspettati. Una delle più grandi doti della narrazione di Martin viene confermata in questo quarto incredibile episodio, che arriva non a caso a metà stagione a proporre un importante giro di boa per le puntate a venire. Il potere è qualcosa che inebria e fa perdere la testa, pur di ottenerlo o reclamarlo davanti a tutti i propri sottoposti e familiari: anche nelle piccole vittorie, come fa Ser Criston.
Una danza nel cielo
Tumblr media
Ser Larys continua i propri intrighi di palazzo
Se la stagione era iniziata con "un figlio per un figlio" si potrebbe dire che arriviamo alla svolta con "un drago per un drago" e lo scontro nei cieli è davvero reso ottimamente a livello visivo e registico. Un'opportunità per esplorare meglio anche i rapporti tra i draghi e i propri cavalieri e la loro simbiosi millenaria, e lo si può notare benissimo nel rapporto tra Rhaenys, la Regina che non fu, e il suo drago Meleys, la Regina Rossa, il toccante ultimo sguardo tra le due prima della loro inesorabile sorte ha portato più di qualche lacrima. Più claudicanti, paradossalmente e simbolicamente, sono quelli tra esseri umani e consanguinei: Rhaenys (Eve Best) e Corlys (Steve Touissant) si confermano forse i più stabili all'interno del regno, ma anche per loro vale la regola scuoti un matrimoni e verranno fuori segreti. Ci sono poi due sequenze speculari, perfettamente girate: Alicent dice al primogenito "La Corona non fa il Re. Non è che indossandola si diventa automaticamente adatti a regnare". Forse, dopo il dialogo con Rhaenyra, e pur avendolo messo lei stessa su quel trono per aver travisato le ultime parole di Viserys, si rendo conto di tutto ciò che non va nel proprio nucleo, bramando che abbia ereditato anche solo la metà del talento di Viserys. Parallelamente c'è il confronto tra Rhaenyra e il suo primogenito, Jacaerys (Harry Collett), in cui gli rivela ciò che Viserys le aveva confidato anni prima: la Canzone del ghiaccio e del fuoco ovvero la profezia che dà il titolo all'intera saga letteraria di Martin. Proprio a sottolineare la differenza tra le due famiglie e i diversi rapporti madre-figlio. La prima metà dell'episodio è quindi tutta di preparazione alla battaglia, per arrivare attraverso un climax narrativo ben strutturato e soppesato nella seconda metà ad uno scontro avvincente ed appassionante, che fino all'ultimo non sai come potrebbe concludersi( beh tolte le persone che hanno letto Fire and Blood).
Conclusioni
Il quarto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x04) fa entrare definitivamente gli spettatori nella proverbiale Danza dei Draghi attraverso una struttura perfettamente speculare: una prima metà di confronti e conseguenze dello scorso episodio, dialoghi e riunioni dei Concili, volti a rivelare lo stato delle relazioni tra i personaggi e le due fazioni Targaryen in gioco, soprattutto al loro interno. Per poi passare ad una seconda parte estremamente action, che ci fa volare alto insieme ai possenti draghi e ai loro cavalieri, per uno scontro registicamente entusiasmante che regala sorprese e non lascia scampo a nessuno. Siamo prontissimi per ciò che verrà o forse no.
👍🏻
Finalmente l’azione per chi l’aveva tanto bramata!
Il confronto Aegon/Aemond al Concilio Ristretto e quello tra le due madri Rhaenyra/Alicent e i rispettivi figli Jacaerys/Aegon.
Il rapporto tra Drago e Cavaliere, Le scene tra Rhaenys e Meleys davvero stupende e toccanti.
Rhaenys e Corlys, unica coppia "sana" in quel nido di vipere, o che almeno cerca di comunicare.
La sequenza della battaglia, sia a livello narrativo che visivo.
Potrebbe sembrare che alcune sequenze dei vari intrighi di palazzo servano solo a rimandare l’inevitabile ma in realtà hanno un significato narrativo.
👎🏻
Potrebbe sembrare che alcune sequenze dei vari intrighi di palazzo servano solo a rimandare l’inevitabile ma in realtà hanno un significato narrativo. Perché chi vuole solo azione tali scene posso sembrare inutili. Ma è più che altro un mettere in guardia chi cerca solo azione è tra gli intrighi di corte che si svolge la vera azione.
5 notes · View notes
tempi-dispari · 2 years ago
Photo
Tumblr media
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2023/02/20/scuorn-epica-epopea-black-partenopea/
Scuorn, epica epopea black partenopea
Gli Scuorn sono tornati più volte nelle segnalazioni delle playlist per TD Radio. Incuriositi, li abbiamo ascoltati meglio. Folgorati! Fantastici! L’unione di black metal sinfonico con la tradizione napoletana è quanto di più interessante e stimolante ci possa essere. Soprattutto, fatto ai livelli dei partenopei. Un disco che colpisce, sia per impatto sonoro sia per narrazione. Il dialetto napoletano incredibilmente si presta alla base black sinfonica dei nostri.
La musicalità del dialetto dona atmosfere intriganti, diverse dal solito. Senza nascondersi dietro un dito. Il black metal troppo spesso è troppo monolitico, autoreferenziale. Gli Scuorn sono usciti da questo pantano per proiettarsi verso orizzonti inesplorati. Non che l’unire il dialetto al black sia cosa nuova, ma in napoletano ci sono pochi esempi. Ancor meno ce ne sono di unione di strumenti e musica tradizionale. Neppure i Contropotere di Nessuna speranza nessuna paura, o gli Jacula, anche se in contesto differente, erano arrivati a tali vette.
Il disco degli Scuorn è un lavoro fortemente visivo, evocativo. Le orchestrazioni, i corsi, il cantato trasportano l’ascoltatore in un film. Un lungometraggio oscuro, notturno, animato da figure sinistre, lune piene, acquitrini. Parthenope, questo il titolo del disco, ha una collocazione temporale ben precisa. Si rifà al mito delle sirene trasformate in scogli per non essere riuscite a fermare Ulisse. La musica crea esattamente quel tipo di atmosfere. In modo crudo, diretto, rabbioso, come genere impone. Ma anche ‘ambient’. Il termin in questo caso ha un significa letterale più che musicale. Le atmosfere variano grazie a continui cambi di tempo. Non è tutto un blast beat.
Arpeggi sinistri si insinuano in sfuriate black costruendo scene dalle tinte forti. Tutti i canoni del genere sono si rispettati, ma in maniera del tutto personale. La formula espressiva è stata scelta proprio perché ben si sposa ai testi e alla narrazione. Come avviene all’interno di un film, si passa da sequenze di battaglia, a momenti di pura tensione. Da passaggi più strettamente descrittivi a fasi concitate. Si ascolti Megaride per avere un’idea precisa di questi passaggi. Se si dovesse un brano che spicca sugli altri, citerei senza ombra di dubbio la title track e Averno.
La prima per l’incedere e il ‘cantato’ che non esiste. È tutto recitato. Diverse le voci in campo. La scena descritta è il climax narrativo. Ulisse che si fa legare all’albero maestro per ascoltare il canto della sirena. Tutto recitato in vernacolo. È un brano molto intenso, coinvolgente, struggente. Ascoltandolo si ha la netta sensazione di essere presente allo svolgimento dei fatti. Il secondo brano, Averno, strumentale, spicca perché è una canzone praticamente folk. Un folk oscuro, teso, tribale.
Un brano che ‘appesantisce’ le atmosfere in vista del finale brutale. Per avere un riferimento stilistico si deve pensare alle migliori opere delle band di black sinfonico. Dai primi Credle of Filth, passando dai Dimmu Borgir, Old man’s child e Bal Sagoth. Solo indicativamente. Devono essere tenuti presenti tutti gli aspetti caratteristici sopra citati per farsi un’idea. Ma più che le parole è l’ascolto ciò che può far capire in maniera esauriente. Non è un disco adatto a tutte le orecchie. Se non si è abituati a determinati suoni può risultare un ascolto disagevole. Oltre a ciò si deve possedere un forte amore anche per la musica classica, sinfonica. Se questo manca, manca buona parte della chiave di lettura.
Concludendo. Grand bel disco. Non immediato, duro, senza compromessi. Questo non deve però ostacolare l’ascolto. Non conoscerlo farebbe perdere una grande musicale, letteraria se vogliamo. Un lavoro veramente ben fatto, ottimamente strutturato, perfettamente suonato e prodotto. Una menzione va proprio alla produzione. Riuscire a tenere i suoni distinti in un contesto così complesso non deve essere stato facile. Il risultato è un full lenght potente, senza tentennamenti, senza pecche o impasti sonori caotici. Anche nei frangenti più veloci gli strumenti si riescono a distinguere tutti. Come primo approccio sulla lunga distanza un operazione perfettamente riuscita. Ora non resta altro che gustarlo ad libitum, e ogni ascolto non farà altro che stimolare ancora di più la fantasia, e aiutare a scoprire anfratti sempre più profondi ed inquietanti.
Da non perdere.
youtube
0 notes