#narrativa sulla guerra
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il frutteto di Damasco: un racconto di resilienza e libertà. Recensione di Alessandria today
Un viaggio emozionante attraverso le storie intrecciate di Aissa e Nermine, sullo sfondo di una Siria ferita ma piena di speranza.
Un viaggio emozionante attraverso le storie intrecciate di Aissa e Nermine, sullo sfondo di una Siria ferita ma piena di speranza. Una storia tra guerra e speranza.Nel romanzo “Il frutteto di Damasco”, l’autrice Camille Neveux dipinge con maestria le vicende di due generazioni unite dal dolore e dal desiderio di libertà. Ambientato tra la Siria degli anni ’90 e il Libano del 2023, il libro…
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princessofmistake · 9 months ago
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Quella volta che finalmente ti ho detto di smetterla, avevo tredici anni. Tenevi la mano sollevata in alto, la mia guancia pulsava per il primo colpo ricevuto. “Smettila, Ma’. Basta. Ti prego.” Ti ho guardato a lungo, severo, nel modo in cui a quel punto avevo imparato a fissare i bulli che se la prendevano con me a scuola. Ti sei voltata senza dire niente, ti sei messa il tuo cappotto di lana marrone e sei andata a piedi verso il negozio del quartiere. “Vado a comprare le uova,” hai detto dandoti uno sguardo frettoloso alle spalle come se non fosse successo nulla. Ma sapevamo entrambi che non mi avresti colpito più. Quando finisce una guerra? Quando potrò pronunciare il tuo nome e fare in modo che combaci solo con il tuo nome e non con tutto ciò che ti sei lasciata alle spalle?
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abr · 6 months ago
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L'ayatollah Khamenei terrorizzato scende sottoterra e si rinchiude in bunker come il Pietro Savastano o il 'ndranghetista qualunque che è: le donne e i ragazzi iraniani ringraziano Israele e sperano ci rimanga.
Ma gli iraniani non dovevano già scatenarla un mese fa e anche prima, 'sta guerra su vasta scala? Mi ricorda quelli che al bar urlavano "tegnime!" (trattenetemi) per fingere di voler fare a botte senza rischiare di prendersele.
E suona come il contrario della narrativa sulla Russia che invade l'Europa: nel primo caso tutti all'arme, so' trooooppo pericolozi; per Israele invece, hey fermati e accetta le tregue in cui non spari solo tu: so' trooooppo pericolozi ...
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muffa21 · 7 months ago
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Ho avuto un'infanzia meravigliosa. Con i monti e i torrenti e gli alberi e le lucertole assolati del mio Paesello. E Dio che ci sorvegliava, sonnacchioso dentro ai tabernacoli delle chiese, insieme alle vecchiette con la bocca piena di caramelle Rossana e canti sacri nella luce colorata che filtrava attraverso le vetrate della Matrice.
A undici anni, il declino. Abusato il primo anno di scuole medie da un compagno di classe pluri-ripetente. Mi costringeva a masturbarlo di fronte a tutti. Nessuno mosse un dito. Temo che qualche professoressa sapesse; ma meglio non andarsi a infilare in faccende più grandi di sé... soprattutto se ti ritrovi disgraziatamente a buscarti il pane nel quartiere più violento e feroce di Palermo, a pochi anni della guerra e delle stragi di Mafia. Nessuno si vergognò. Né l'abusante, né i compagni, né chi sapeva e non ha mosso un dito. In compenso mi vergognai io. Questo causò una timidezza patologica, una goffaggine che superava il ridicolo. E di conseguenza il bullismo, il male minore fra quelli sopportati, mi costrinse a chiudermi in casa. Ad uscire solo per andare a scuola e incontrare giorno per giorno il mio carnefice. Perché conoscevo già cos'erano i doveri. La mia famiglia mi ha sempre amato - le uniche persone ad averlo mai fatto - e li ho ripagati essendo sempre ligio ai miei doveri di figlio.
Le superiori andarono un po' meglio. Ma anche qui, amicizie superficiali che si basavano sulla simpatia che sucitava il mio essere goffo e ridicolo e brutto - avevo denti sporgenti e pesavo quanto una vacca - e per il resto cinque anni passati in casa a leggere narrativa fino alla nausea.
En passant: Prima e unica esperienza sentimentale. Rifiutato e umiliato.
Botta di culo. Passo i test di medicina. Volo a Pavia. Ci resto sei anni.
Il primo anno, fantastico. I miei sono lontani. Mi sento in diritto di mollare la presa sulle mie remore morali. Inizio a fumare tabacco e a bere, quasi ogni sera. Passo alla marijuana. Sembra la svolta. Ma dietro l'angolo c'è il baratro. Divento dipendente dall'erba - sì, gente, come si può essere dipendenti da quella porcheria che è il porno si può benissimo essere dipendenti da un fumo magico che fa svanire le proccupazioni - fumo fino a 15 canne al giorno; e le fumo solo, uscendo fuori dalle grazie di Maria. Dimentico che sto lì per studiare e inizio a mandare a troie la possibilità di laurearmi, dicendomi c'è tempo, e raccontandomi un fottìo di fregnacce. Ma sono consapevole delle fregnacce e per tre anni non faccio niente, se non spendere soldi in droga, vedere film d'essai su megavideo e masturbarmi fino a stordirmi, perdere i sensi e finalmente dormire.
Un gruppi di belle persone mi raccatta dal fango a 22 anni. Tra i 22 e 24 finalmente vivo, mi diverto, sono felice, quasi quasi mi viene pure voglia di studiare e dare una bella ordinata alla mia vita... ma i traumi dell'infanzia sono troppo pesanti e mi ammalo. Esordio psicotico acuto. Fottuto. Per 10 anni passo la vita, tra ricoveri, farmaci, psicologi, psichiatri, testi di roschark (o come cazzo si scrive) e le urla, i pianti e la depressione di tutti i miei familiari.
Per 10 anni lotto... e ne vengo fuori. Trovo lavoro a Milano, le miei poesie vengono pubblicate da una piccola casa editrice di Roma che crede in me, mi metto in forma, da dipendente pubblico ho tutte le agevolazioni del mondo e uno stipendio che farebbe invidia al mio psicologo.
Ma perché questa carrellata sulla mia vita? Perché ieri ho visto questo angolino di luce che mi sono costruito a calci e mozzichi e mi sono detto: non ho nessun diritto ad essere così fortunato. E pensavo a Gaza, all'Ucraina, alle carceri libiche, alla barista del mio paese morta a 40 anni, senza aver mai visto la Luce.
Fortunato? Porca Madonna, l'unica fortuna è essere nato in un paese del primo mondo, avere una famiglia che mi ama, ed essere molto meno stupido della media. Tutte cose niente affatto scontate. Ma la Fortuna, cazzo, è un'altra roba.
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Un operaio in tuta turchina stava oliando una grande trebbiatrice, curvo sulle ruote e gli ingranaggi. Io m’ero fermato in mezzo al cortile, e lo guardavo lavorare da lontano. Oliava le sue macchine, continuava a fare il suo mestiere, come se la guerra fosse lontana, come se la guerra non avesse neppure sfiorato il villaggio di Pestchanka. Dopo alcuni giorni di pioggia era uscito il sole, l’aria era tiepida, le pozzanghere d’acqua fangosa specchiavano un pallido cielo azzurro percorso da lievi nuvole bianche. A un certo punto entrò nel kolkhoz un ufficiale tedesco delle SS seguito da alcuni soldati. L’ufficiale si fermò a gambe larghe in mezzo al cortile, guardandosi intorno. Ogni tanto si voltava a parlare ai suoi uomini: alcuni denti d’oro luccicavano dentro la bocca rosea. A un tratto vide l’operaio curvo a oliare la macchina, e lo chiamò. «Du, komm, hier!». L’operaio si avvicinò zoppicando. Anch’egli era zoppo, lo avevano lasciato indietro perché era zoppo. Stringeva nella mano destra una grossa chiave inglese, nella sinistra un oliatore d’ottone. Nel passare accanto al cavallo gli disse qualcosa a voce bassa, e il cavallo cieco gli strofinò il muso sulla spalla, lo seguì zoppicando per alcuni passi. L’operaio si fermò davanti all’ufficiale, si tolse il berretto. Aveva i capelli neri e crespi, il viso grigio, magro, gli occhi opachi. Era certamente un ebreo. «Du bist Jude, nicht wahr?» gli domandò l’ufficiale. «Nein, ich bin kein Jude» rispose l’operaio scotendo la testa. «Cto? ti niè Evriu? Ti Evriu! tu sei ebreo!» gli ripeté in russo l’ufficiale. «Da, ja Evriu, sì sono ebreo» gli rispose in russo l’operaio. L’ufficiale lo guardò a lungo, in silenzio. Poi gli domandò lentamente: «E perché, un momento fa, mi hai risposto di no?». «Perché me lo hai domandato in tedesco», rispose l’operaio. «Fucilatelo!» disse l’ufficiale». “
Curzio Malaparte, Kaputt, Introduzione di Mario Isnenghi, Mondadori ( Collana Oscar narrativa n° 1102 ), 1978; pp. 84-85.
[ 1ª ed. originale nel 1944 presso l’editore Casella di Napoli ]
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3nding · 2 years ago
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Giorno 482
Ovviamente è di gran lunga troppo presto per commentare l’accaduto nelle ultime ore in Russia. È anche troppo presto per trarre conclusione da un’analisi che è appena cominciata. Ma qualcosa possiamo cominciare a dire, analizzando almeno le conseguenze militari dei pochi fatti noti e realmente accertati; le conseguenze politiche non mi competono, e le lascio ad altri.
Prigozhin ha da tempo intrapreso una via di crescente indipendenza dalle autorità centrali di Mosca, e in particolare non ha fatto mistero della sua ostilità nei confronti del Ministro della Difesa Shoygu e dei vertici militari per come hanno condotto la guerra (professionalmente non posso dargli torto). Così facendo non ha mostrato slealtà a Putin, e ha anzi ribadito velatamente il suo sostegno alla presidenza. Da ieri però ha cominciato a criticare duramente le motivazioni stesse della guerra, negando esplicitamente i famigerati “bombardamenti” ucraini nel Donbas e anche le intenzioni ostili del governo di Kyiv: in questo modo si è distaccato nettamente da Putin, sposando in pratica la narrativa occidentale e ponendosi in rotta di collisione con Mosca. Sempre ieri, ha inscenato un “attacco” missilistico governativo ai suoi campi vicino Bakhmut in coincidenza con l’arrivo a Rostov di Shoygu, presumibilmente intenzionato a farlo arrestare. Dopo la sceneggiata ha attivato le sue forze puntando a sud, e apparentemente sono scoppiati scontri fra le sue forze e quelle lealiste sul fronte di Bakhmut, rilevate dalle unità ucraine in prima schiera. Surovikin, Comandante operativo in Teatro e basato a Rostov, è apparso ambiguo sulla situazione; Shoygu ha lasciato precipitosamente la città e Surovikin è comparso in un breve filmato dove inviterebbe Prigozhin a tornare al fronte, ma l’atteggiamento sembrerebbe più quello di un prigioniero costretto a parlare che altro. Durante la notte, i Wagner hanno occupato dopo brevi scontri Rostov.
Rostov non è una città qualsiasi, anche se i media l’hanno ignorata quasi completamente durante tutta la guerra. Inizialmente era solo il Comando del Fronte Sud, emanazione operativa del Distretto Militare Meridionale, ma con l’avvento di Surovikin al Comando Operativo dell’intero Teatro ucraino, è diventata il centro nodale dell’organizzazione di Comando e Controllo russa per l’intera campagna contro Kyiv. Inoltre, data l’organizzazione e il tracciato delle ferrovie russe, è anche il centro logistico principale dello sforzo bellico dell’Armata di Putin, per tutte le forze a sud del Siversky Donets (quelle a nord dipendono da Belgorod). Il controllo di Rostov, oltre a recidere la catena di comando fra Mosca e il Teatro ucraino, blocca anche i rifornimenti alle unità in prima linea. È vero che Prigozhin ha anche affermato che le operazioni militari contro l’Ucraina non verranno interrotte, ma data la situazione tale dichiarazione appare sostanzialmente di facciata, in quanto oltre ad essere tecnicamente impossibile assicurare rifornimenti attraverso un fronte di guerra interno, a lui non conviene che forze militari potenzialmente a lui ostili operino alle sue spalle mentre marcia su Mosca. È interessante vedere come le truppe di confine (formalmente controllate dall’FSB) e quelle di sicurezza interna (la Rozgvardya) non abbiano opposto resistenza, o abbiano ceduto molto in fretta, e neppure i reparti regolari (soprattutto logistici o di supporto) presenti in città abbiano offerto lealtà al governo centrale. La posizione di Surovikin, che di queste ultime forze aveva il controllo diretto, appare sempre più opaca: un suo supporto a Prigozhin sancirebbe la natura di colpo di stato militare a quanto in atto, mentre un suo sostegno alle autorità centrali ridurrebbe il tutto ad un’iniziativa personale. Se invece risultasse ridotto all’impotenza (ipotesi più probabile al momento), sarebbe indice di uno sfaldamento drammatico dell’organizzazione militare russa, ancora più netto di quanto da noi preconizzato in precedenza.
Messa in sicurezza Rostov e assunto il controllo dei suoi centri di comando, dell’aeroporto e della stazione ferroviaria, la Wagner ha mosso verso nord durante la notte senza incontrare alcuna resistenza, e Prigozhin – che ricordiamo essere un maestro della propaganda oltre che il patron della “fabbrica dei troll” di san Pietroburgo – ha emanato una serie di proclami intimidatori durissimi rivolti alle forze di sicurezza, avvisando che i suoi uomini, da tutti riconosciuti in Russia come i combattenti più duri del paese, avrebbero schiacciato senza pietà qualsiasi ostacolo sulla loro strada verso la “giustizia”. Psicologicamente si tratta di un colpo fortissimo, perché fa leva su tutta la propaganda che i russi si sono visti rovesciare addosso in un anno e mezzo di guerra: i “musicisti” della Wagner per tutti sono i migliori soldati del mondo, e affrontarli è un suicidio.
Nel frattempo il regime ha reagito come un dinosauro; Putin ha aspettato molte ore a dire la sua; nel frattempo il Ministero della Difesa ha provveduto a smentire le sue accuse e a ordinare il suo arresto, mentre il Ministero della Giustizia lo ha dichiarato “agente straniero”. Alla fine Putin ha parlato di “tradimento”, ma senza attaccare direttamente il suo vecchio amico, che pare abbia il controllo dei suoi beni personali. Gli uffici della Wagner a san Pietroburgo sarebbero stati perquisiti, quelli vicino a Mosca semplicemente circondati, e la Rozgvardya sarebbe scesa in forze nelle strade di Mosca applicando le procedure di emergenza e allarmando seriamente per la prima volta i moscoviti. Nessuna reazione nota da parte dell’esercito di campagna.
Durante la notte le colonne della Wagner hanno mosso da Rostov verso nord, ma anche verso est e sud, occupando una serie di centri nodali delle comunicazioni federali, e in mattinata hanno preso il pieno controllo di Voronezh. Voronezh è un’altra località importantissima: rappresenta l’unico vero snodo logistico fra Mosca e Rostov; con questa città controllata da Prigozhin, non esistono più collegamenti terrestri fra Mosca e l’esercito regolare nel teatro ucraino. Pare che ci sia stato un attacco aereo contro le colonne di Wagner sull’autostrada, ma non si ha conto dell’esito di tale azione; per il resto, non risultano al momento azioni militari lealiste contro Prigozhin.
A questo punto non posso non tornare al mio punto centrale: quello che continuo ad essere il perno intorno a cui è ruotata finora la guerra e che spiega le incredibili difficoltà russe. La motivazione al combattimento. I mercenari della Wagner sono veterani induriti, hanno commesso numerose atrocità, hanno visto tantissimo sangue, e molti di loro sono anche imbevuti come il loro capo di una retorica ultra-nazionalista di spiccata matrice neo-nazista; non vanno assolutamente confusi con dei “combattenti per la libertà”. Ma sono soldati che si sentono traditi dal governo centrale per come la guerra è stata condotta, e al netto del loro patriottismo hanno ormai individuato in tale governo il loro nemico principale. Sono i soldati meglio armati e addestrati di tutta la Russia, e sono altamente motivati a combattere… Contro il governo russo. Ma sono al massimo 25 mila uomini. Contro di loro, le forze di sicurezza e l’esercito in via di mobilitazione (al netto delle forze ingaggiate in Ucraina e bloccate lì) ne avranno almeno dieci volte di più. Si tratta però di forze poco o punto addestrate, equipaggiate alla leggera, e… Quanto motivate? Il nazionalismo russo porta a sostenere seppure con scarso entusiasmo, la guerra contro l’Ucraina, e questo grazie ad una massiva propaganda nazionalista. Ma adesso il pericolo arriva proprio da quelli che finora sono stati dipinti proprio come eroi nazionalisti, e che per di più passano per i “soldati migliori del mondo”. I mobilitati dell’ultimo momento e i militi della Rozgvardya sapranno trovare la motivazione di affrontarli in combattimento? Lo faranno per difendere il regime, proprio quando Prigozhin ha detto loro chiaro e tondo che le motivazioni per la guerra all’Ucraina erano false? Lo vedremo anche troppo presto.
Nel frattempo, cosa faranno gli ucraini? L’occasione per sferrare l’attacco principale della controffensiva, scatenando la “massa di manovra”, è ghiotta: come abbiamo visto, l’esercito russo ha la catena di comando e quella logistica entrambe interrotte, il morale deve essere a pezzi e l’incertezza dei comandanti locali al massimo. D’altra parte, un’offensiva adesso pur se condotta in condizioni ormai molto favorevoli, porterebbe ad un elevato numero di morti, e l’Ucraina ne ha già avuti molti. Ma soprattutto, esiste la concreta possibilità di un coinvolgimento diretto dei Servizi ucraini in quanto sta accadendo: Budanov è scomparso per alcuni giorni (quando lo davano per morto), ed è noto per le sue iniziative più “creative”: tutto questo potrebbe essere parte dello “shaping” per la controffensiva, e Prigozhin potrebbe essere in coordinamento con Kyiv. Lo vedremo molto presto.
Troppo presto per dire come andrà a finire. “Prigo Pelato” (non è mia, ma è fantastica!) potrebbe avere le ore contate… Oppure potrebbe essere l’orso Vladimiro ad essere arrivato alla fine. Intanto i soldati ucraini sul tetto dei loro Leopard mangiano popcorn.
ORIO GIORGIO STIRPE
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t-annhauser · 2 years ago
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Deluso dalla sinistra
Da uno di destra ci si aspetta la chiusura mentale, è un conservatore, ma il prototipo di sinistra oramai lo segue a ruota. Si era detto, in epoca di post-modernismo, che non ci sarebbero state più verità definitive, che il dialogo sarebbe stato il solo valore fondamentale dell'uomo aperto e sempre pronto ad ascoltare, tutte balle, le certezze inamovibili sono tornate oggi più inamovibili di prima, eresia è mettere in discussione la narrativa ufficiale sul covid, sul clima, sulla guerra in Ucraina, addirittura evocando sanzioni per chi non vuole adeguarsi alle direttive: e la libertà di opinione, dove è andata finire? Della serie predicare bene e razzolare male. Discutere con uno di sinistra è insomma diventato impossibile, avresti quasi trovato più comprensione in un democristiano (i democristiani erano bravissimi ad ascoltare, comprendevano tutto, solo che poi facevano come gli pareva o quello che aveva deciso il conclave).
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toscanoirriverente · 2 years ago
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Giorno 482 Ovviamente è di gran lunga troppo presto per commentare l’accaduto nelle ultime ore in Russia. È anche troppo presto per trarre conclusione da un’analisi che è appena cominciata. Ma qualcosa possiamo cominciare a dire, analizzando almeno le conseguenze militari dei pochi fatti noti e realmente accertati; le conseguenze politiche non mi competono, e le lascio ad altri. Prigozhin ha da tempo intrapreso una via di crescente indipendenza dalle autorità centrali di Mosca, e in particolare non ha fatto mistero della sua ostilità nei confronti del Ministro della Difesa Shoygu e dei vertici militari per come hanno condotto la guerra (professionalmente non posso dargli torto). Così facendo non ha mostrato slealtà a Putin, e ha anzi ribadito velatamente il suo sostegno alla presidenza. Da ieri però ha cominciato a criticare duramente le motivazioni stesse della guerra, negando esplicitamente i famigerati “bombardamenti” ucraini nel Donbas e anche le intenzioni ostili del governo di Kyiv: in questo modo si è distaccato nettamente da Putin, sposando in pratica la narrativa occidentale e ponendosi in rotta di collisione con Mosca. Sempre ieri, ha inscenato un “attacco” missilistico governativo ai suoi campi vicino Bakhmut in coincidenza con l’arrivo a Rostov di Shoygu, presumibilmente intenzionato a farlo arrestare. Dopo la sceneggiata ha attivato le sue forze puntando a sud, e apparentemente sono scoppiati scontri fra le sue forze e quelle lealiste sul fronte di Bakhmut, rilevate dalle unità ucraine in prima schiera. Surovikin, Comandante operativo in Teatro e basato a Rostov, è apparso ambiguo sulla situazione; Shoygu ha lasciato precipitosamente la città e Surovikin è comparso in un breve filmato dove inviterebbe Prigozhin a tornare al fronte, ma l’atteggiamento sembrerebbe più quello di un prigioniero costretto a parlare che altro. Durante la notte, i Wagner hanno occupato dopo brevi scontri Rostov. Rostov non è una città qualsiasi, anche se i media l’hanno ignorata quasi completamente durante tutta la guerra. Inizialmente era solo il Comando del Fronte Sud, emanazione operativa del Distretto Militare Meridionale, ma con l’avvento di Surovikin al Comando Operativo dell’intero Teatro ucraino, è diventata il centro nodale dell’organizzazione di Comando e Controllo russa per l’intera campagna contro Kyiv. Inoltre, data l’organizzazione e il tracciato delle ferrovie russe, è anche il centro logistico principale dello sforzo bellico dell’Armata di Putin, per tutte le forze a sud del Siversky Donets (quelle a nord dipendono da Belgorod). Il controllo di Rostov, oltre a recidere la catena di comando fra Mosca e il Teatro ucraino, blocca anche i rifornimenti alle unità in prima linea. È vero che Prigozhin ha anche affermato che le operazioni militari contro l’Ucraina non verranno interrotte, ma data la situazione tale dichiarazione appare sostanzialmente di facciata, in quanto oltre ad essere tecnicamente impossibile assicurare rifornimenti attraverso un fronte di guerra interno, a lui non conviene che forze militari potenzialmente a lui ostili operino alle sue spalle mentre marcia su Mosca. È interessante vedere come le truppe di confine (formalmente controllate dall’FSB) e quelle di sicurezza interna (la Rozgvardya) non abbiano opposto resistenza, o abbiano ceduto molto in fretta, e neppure i reparti regolari (soprattutto logistici o di supporto) presenti in città abbiano offerto lealtà al governo centrale. La posizione di Surovikin, che di queste ultime forze aveva il controllo diretto, appare sempre più opaca: un suo supporto a Prigozhin sancirebbe la natura di colpo di stato militare a quanto in atto, mentre un suo sostegno alle autorità centrali ridurrebbe il tutto ad un’iniziativa personale. Se invece risultasse ridotto all’impotenza (ipotesi più probabile al momento), sarebbe indice di uno sfaldamento drammatico dell’organizzazione militare russa, ancora più netto di quanto da noi preconizzato in precedenza. Messa in sicurezza Rostov e assunto il controllo dei suoi centri di comando, dell’aeroporto e della stazione ferroviaria, la Wagner ha mosso verso nord durante la notte senza incontrare alcuna resistenza, e Prigozhin – che ricordiamo essere un maestro della propaganda oltre che il patron della “fabbrica dei troll” di san Pietroburgo – ha emanato una serie di proclami intimidatori durissimi rivolti alle forze di sicurezza, avvisando che i suoi uomini, da tutti riconosciuti in Russia come i combattenti più duri del paese, avrebbero schiacciato senza pietà qualsiasi ostacolo sulla loro strada verso la “giustizia”. Psicologicamente si tratta di un colpo fortissimo, perché fa leva su tutta la propaganda che i russi si sono visti rovesciare addosso in un anno e mezzo di guerra: i “musicisti” della Wagner per tutti sono i migliori soldati del mondo, e affrontarli è un suicidio. Nel frattempo il regime ha reagito come un dinosauro; Putin ha aspettato molte ore a dire la sua; nel frattempo il Ministero della Difesa ha provveduto a smentire le sue accuse e a ordinare il suo arresto, mentre il Ministero della Giustizia lo ha dichiarato “agente straniero”. Alla fine Putin ha parlato di “tradimento”, ma senza attaccare direttamente il suo vecchio amico, che pare abbia il controllo dei suoi beni personali. Gli uffici della Wagner a san Pietroburgo sarebbero stati perquisiti, quelli vicino a Mosca semplicemente circondati, e la Rozgvardya sarebbe scesa in forze nelle strade di Mosca applicando le procedure di emergenza e allarmando seriamente per la prima volta i moscoviti. Nessuna reazione nota da parte dell’esercito di campagna. Durante la notte le colonne della Wagner hanno mosso da Rostov verso nord, ma anche verso est e sud, occupando una serie di centri nodali delle comunicazioni federali, e in mattinata hanno preso il pieno controllo di Voronezh. Voronezh è un’altra località importantissima: rappresenta l’unico vero snodo logistico fra Mosca e Rostov; con questa città controllata da Prigozhin, non esistono più collegamenti terrestri fra Mosca e l’esercito regolare nel teatro ucraino. Pare che ci sia stato un attacco aereo contro le colonne di Wagner sull’autostrada, ma non si ha conto dell’esito di tale azione; per il resto, non risultano al momento azioni militari lealiste contro Prigozhin. A questo punto non posso non tornare al mio punto centrale: quello che continuo ad essere il perno intorno a cui è ruotata finora la guerra e che spiega le incredibili difficoltà russe. La motivazione al combattimento. I mercenari della Wagner sono veterani induriti, hanno commesso numerose atrocità, hanno visto tantissimo sangue, e molti di loro sono anche imbevuti come il loro capo di una retorica ultra-nazionalista di spiccata matrice neo-nazista; non vanno assolutamente confusi con dei “combattenti per la libertà”. Ma sono soldati che si sentono traditi dal governo centrale per come la guerra è stata condotta, e al netto del loro patriottismo hanno ormai individuato in tale governo il loro nemico principale. Sono i soldati meglio armati e addestrati di tutta la Russia, e sono altamente motivati a combattere... Contro il governo russo. Ma sono al massimo 25 mila uomini. Contro di loro, le forze di sicurezza e l’esercito in via di mobilitazione (al netto delle forze ingaggiate in Ucraina e bloccate lì) ne avranno almeno dieci volte di più. Si tratta però di forze poco o punto addestrate, equipaggiate alla leggera, e... Quanto motivate? Il nazionalismo russo porta a sostenere seppure con scarso entusiasmo, la guerra contro l’Ucraina, e questo grazie ad una massiva propaganda nazionalista. Ma adesso il pericolo arriva proprio da quelli che finora sono stati dipinti proprio come eroi nazionalisti, e che per di più passano per i “soldati migliori del mondo”. I mobilitati dell’ultimo momento e i militi della Rozgvardya sapranno trovare la motivazione di affrontarli in combattimento? Lo faranno per difendere il regime, proprio quando Prigozhin ha detto loro chiaro e tondo che le motivazioni per la guerra all’Ucraina erano false? Lo vedremo anche troppo presto. Nel frattempo, cosa faranno gli ucraini? L’occasione per sferrare l’attacco principale della controffensiva, scatenando la “massa di manovra”, è ghiotta: come abbiamo visto, l’esercito russo ha la catena di comando e quella logistica entrambe interrotte, il morale deve essere a pezzi e l’incertezza dei comandanti locali al massimo. D’altra parte, un’offensiva adesso pur se condotta in condizioni ormai molto favorevoli, porterebbe ad un elevato numero di morti, e l’Ucraina ne ha già avuti molti. Ma soprattutto, esiste la concreta possibilità di un coinvolgimento diretto dei Servizi ucraini in quanto sta accadendo: Budanov è scomparso per alcuni giorni (quando lo davano per morto), ed è noto per le sue iniziative più “creative”: tutto questo potrebbe essere parte dello “shaping” per la controffensiva, e Prigozhin potrebbe essere in coordinamento con Kyiv. Lo vedremo molto presto. Troppo presto per dire come andrà a finire. “Prigo Pelato” (non è mia, ma è fantastica!) potrebbe avere le ore contate... Oppure potrebbe essere l’orso Vladimiro ad essere arrivato alla fine. Intanto i soldati ucraini sul tetto dei loro Leopard mangiano popcorn. 
Orio Giorgio Stirpe
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siciliatv · 2 years ago
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Perché Stanley Kubrick è stato uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi
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Non c’è bisogno di essere dei grandi esperti e appassionati di cinema per conoscere il nome di Stanley Kubrick. Il regista americano, nato a New York il 26 luglio 1928 è considerato uno dei più grandi registi di tutti i tempi, ed è stato elogiato per il suo stile visivo distintivo, la sua attenzione ai dettagli e la sua esplorazione di temi complessi e stimolanti. I film di Kubrick spaziano da generi diversi, tra cui il dramma, la commedia, la fantascienza, il mistero e il thriller. Alcuni dei suoi film più famosi includono 2001: Odissea nello spazio, Arancia Meccanica, Shining, Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut. Kubrick era un perfezionista che ha preso il controllo di ogni aspetto dei suoi film, dalla sceneggiatura alla fotografia alla regia. Era noto per le sue lunghe riprese e i suoi ripetuti ciak, e spesso trascorreva anni a sviluppare i suoi film. Il lavoro di Kubrick ha avuto un'influenza significativa sul cinema. I suoi film sono stati analizzati e discussi da critici e studiosi per decenni, e continuano a essere fonte di ispirazione per i registi di tutto il mondo.   I motivi per cui Stanley Kubrick è considerato un grande regista cinematografico Kubrick era un maestro della fotografia e del montaggio, e i suoi film sono caratterizzati da immagini vivide e sequenze cinematografiche memorabili; un perfezionista che prestava attenzione a ogni dettaglio dei suoi film, dalla scenografia ai costumi agli effetti speciali. I film di Kubrick affrontano spesso temi complessi e stimolanti, come la natura umana, la violenza, la follia e la realtà. Stanley Kubrick è stato un regista rivoluzionario che ha lasciato un segno indelebile nel cinema. I suoi film continuano ad essere apprezzati e ammirati da milioni di persone in tutto il mondo. Ci sono molti registi moderni che sono stati influenzati dallo stile di Stanley Kubrick. Alcuni dei più noti includono il regista del momento, Christopher Nolan e altri illustri colleghi come Guillermo Del Toro, Darren Aronofsky, Wes Anderson e molti altri. Questi sono solo alcuni esempi dei molti registi moderni che sono stati influenzati dallo stile di Stanley Kubrick. Il suo lavoro continua a ispirare i registi di tutto il mondo, e il suo impatto sul cinema sarà sentito per molti anni a venire.   La filmografia di Kubrick dagli esordi fino alla morte avvenuta nel 1999 Stanley Kubrick ha diretto 13 film in un periodo di 40 anni, dal 1953 al 1999. I suoi film sono stati apprezzati dalla critica e dal pubblico per il loro stile visivo distintivo, la loro complessità narrativa e la loro esplorazione di temi complessi e stimolanti. I film di Kubrick spaziano da generi diversi, tra cui il dramma, la commedia, la fantascienza, il mistero e il thriller. Alcuni dei suoi film più famosi includono: 2001: Odissea nello spazio (1968): Un film di fantascienza che esplora il significato della vita, della morte e dell'universo. Arancia Meccanica (1971): Un film distopico che esplora la natura della violenza e della libertà. Shining (1980): Un film horror psicologico che esplora la follia e la famiglia. Full Metal Jacket (1987): Un film sulla guerra del Vietnam che esplora la natura della violenza e dell'orrore. Eyes Wide Shut (1999): Un film drammatico sulla relazione tra marito e moglie. I film di Kubrick hanno avuto un'influenza significativa sul cinema. Sono stati analizzati e discussi da critici e studiosi per decenni, e continuano a essere fonte di ispirazione per i registi di tutto il mondo.   Perché 2001: odissea nello spazio è considerato uno dei migliori film della storia del cinema 2001: Odissea nello spazio è uno dei migliori film di fantascienza della storia del cinema. È stato elogiato per il suo stile visivo iconico, la sua complessità narrativa e la sua esplorazione di temi complessi e stimolanti. Il film è stato un successo di critica e pubblico, e ha vinto quattro Oscar, tra cui il miglior montaggio e la miglior scenografia. È stato anche nominato per l'Oscar al miglior film. 2001: Odissea nello spazio ha avuto un'influenza significativa sul cinema. Ha contribuito a definire il genere della fantascienza e ha ispirato molti altri film, tra cui Star Wars, Alien e Blade Runner. Ecco alcuni dei motivi per cui 2001: Odissea nello spazio è considerato uno dei migliori film di fantascienza della storia del cinema: Stile visivo iconico: Il film è caratterizzato da immagini iconiche, come il monolito nero e la sequenza del viaggio nello spazio. Complessità narrativa: Il film è complesso e stimolante, e ha lasciato spazio a diverse interpretazioni. Esplorazione di temi complessi: Il film esplora temi complessi, come il significato della vita, della morte e dell'universo. 2001: Odissea nello spazio è un film che ha resistito alla prova del tempo. È un classico della fantascienza che continua ad essere apprezzato e ammirato da milioni di persone in tutto il mondo.   Qual è stata l'influenza di Kubrick nel cinema di fantascienza? perché è così importante ancora oggi? L'influenza di Stanley Kubrick nel cinema di fantascienza è stata significativa e duratura. I suoi film, come 2001: Odissea nello spazio, Arancia Meccanica e Shining, hanno contribuito a definire il genere e continuano ad essere fonte di ispirazione per i registi di tutto il mondo. Kubrick è stato un maestro della narrativa e della visione, e i suoi film sono caratterizzati da uno stile visivo unico e da una complessità narrativa che ha sfidato il pubblico a pensare in modo nuovo. 2001: Odissea nello spazio, in particolare, è un film che ha avuto un impatto duraturo sul cinema. Il film ha esplorato temi complessi, come il significato della vita, della morte e dell'universo, e ha utilizzato tecniche innovative per creare un'atmosfera enigmatica e suggestiva. Kubrick è stato anche un pioniere nell'uso degli effetti speciali. I suoi film hanno utilizzato effetti speciali innovativi per creare immagini realistiche e memorabili. Il regista era un noto appassionato del gioco degli scacchi, motivo per cui nelle sue opere questo tipo di elemento, a volte scenografico è stato più volte messo in evidenza o sfruttato come effetto subliminale. Anche un regista come il celebre Steven Soderbergh per il film Ocean Eleven, ambientato a Las Vegas nel circuito dei live casinò, ha tratto ispirazione da tale elemento per la sua messa in scena sfarzosa e magniloquente. Del resto quando si parla di gambling, l’elemento spettacolare deve essere sempre messo in risalto, come nel caso dell'online casino di Betway, per dare una dimensione del fenomeno sempre attuale del gioco digitale.   I motivi per cui l'influenza di Kubrick nel cinema di fantascienza è così importante I film di Kubrick hanno contribuito a definire il genere della fantascienza, stabilendo standard di qualità e innovazione che hanno influenzato i film successivi. Ha esplorato temi complessi, come il significato della vita, della morte e dell'universo, in modo stimolante e provocatorio. I film di Kubrick hanno utilizzato tecniche innovative, come l'uso degli effetti speciali, per creare immagini e storie memorabili. Kubrick è stato un regista rivoluzionario che ha lasciato un segno indelebile nel cinema. I suoi film continuano ad essere apprezzati e ammirati da milioni di persone in tutto il mondo.   Qual è il rapporto tra il cinema di Nolan e quello di Kubrick e Spielberg? Il cinema di Christopher Nolan è stato influenzato da entrambi Stanley Kubrick e Steven Spielberg. Nolan ha ammesso di essere un grande fan dei film di Kubrick, e ha spesso citato 2001: Odissea nello spazio, Arancia Meccanica e Shining come alcune delle sue influenze più importanti. Nolan condivide con Kubrick un interesse per i temi complessi e stimolanti, e per l'utilizzo di tecniche innovative per creare immagini e storie memorabili. I film di Nolan, come Inception, Interstellar e The Dark Knight, sono caratterizzati da una complessità narrativa che sfida il pubblico a pensare in modo nuovo, e da un uso innovativo della tecnologia per creare sequenze visive memorabili. Nolan condivide anche con Spielberg un interesse per l'azione e l'avventura. I film di Nolan, come Inception e Dunkirk, sono caratterizzati da sequenze d'azione adrenaliniche e da scene di suspense eccitanti.   Gli elementi che Nolan ha preso in prestito da Kubrick, Spielberg e dai grandi cineasti che lo hanno preceduto sono: - Tematiche complesse, ma stimolanti Nolan è interessato a esplorare temi complessi, come il significato della vita, della morte e dell'universo. Questi temi sono presenti in molti dei suoi film, come Inception, Interstellar e The Dark Knight. - Tecniche innovative Nolan è un maestro dell'uso della tecnologia per creare immagini e storie memorabili. I suoi film utilizzano tecniche innovative, come il montaggio, la fotografia e gli effetti speciali, per creare sequenze visive memorabili. - Azione e avventura Nolan è interessato a creare film d'azione e d'avventura che siano anche stimolanti e coinvolgenti. I suoi film presentano spesso sequenze d'azione adrenaliniche e scene di suspense eccitanti. Nolan è un regista originale che ha creato un proprio stile unico. Tuttavia, la sua opera è chiaramente influenzata dai due grandi registi che lo hanno preceduto.   L'eredità artistica di Stanley Kubrick nel cinema attuale L'eredità artistica di Stanley Kubrick nel cinema contemporaneo è significativa e duratura. I suoi film, come 2001: Odissea nello spazio, Arancia Meccanica e Shining, continuano ad essere apprezzati e ammirati da milioni di persone in tutto il mondo. Kubrick è stato un maestro della narrativa e della visione, e i suoi film sono caratterizzati da uno stile visivo unico e da una complessità narrativa che ha sfidato il pubblico a pensare in modo nuovo. I suoi film hanno esplorato temi complessi, come la natura umana, la violenza, la follia e la realtà, in modo stimolante e provocatorio. Read the full article
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personal-reporter · 2 years ago
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Henry James, tra fantasmi e realismo
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Lo scrittore che segnò un punto di svolta nella narrativa americana… Henry James nacque il 15 aprile 1843 al 2 di Washington Place a New York e durante la sua infanzia viaggiò tra Londra, Parigi e Ginevra, prima di giungere a Newport, nel Rhode Island, dove conobbe il pittore John La Farge, che lo avvicinò alla letteratura francese, in particolare a Balzac. Nel 1861, mentre stava cercando di spegnere un incendio,  James subì un infortunio alla schiena e ne sentì le conseguenze per il resto della sua vita, al punto che in occasione della Guerra Civile Americana venne reputato inadatto al servizio militare. A diciannove anni Henry si iscrisse alla Harvard Law School, ma la frequentò senza successo, essendo più interessato all'attività di scrittore. Nel 1864 pubblicò in forma anonima il suo primo racconto breve, A tragedy of error, per poi dedicarsi unicamente alla scrittura, anche grazie alle collaborazioni con diversi giornali come Scribner's, Harper's, The Atlantic Monthly e The Nation. James  nel 1871  pubblicò il romanzo Watch and Ward, conosciuto in italiano come Tutore e pupilla e nel 1875 diede alle stampe Roderick Hudson. Successivamente si trasferì a Parigi, per poi andare a vivere nel 1876 in Inghilterra, prima visse a Londra, ma a partire dal 1897 si spostò nel Sussex orientale, presso la Lamb House di Rye. Nel 1877 pubblicò L'americano, seguito un anno dopo da  Gli europei e nel 1880 da  Fiducia. Dopo aver scritto  la novella Piazza Washington, nel 1881 completò Ritratto di signora, sul fallimento sentimentale di una giovane americana in  Europa, e nel 1886 scrisse Le bostoniane, cui seguirono Principessa Casamassima, prima di Il riflettore, satira sulla stampa, e La musa magica. James nel 1896 pubblicò il suo capolavoro, il racconto lungo Giro di vite, su una giovane governante che sospetta i piccoli Flora e Miles, suoi pupilli, di essere vittime dell’influenza di due fantasmi, che furono il giardiniere della dimora dove si svolge la storia e la precedente governante. Nel 1904 Henry James tornò negli Stati Uniti, ma decise di interrompere i suoi viaggi al di là dell'Oceano Atlantico dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. A quel punto lo scrittore manifestò l'intenzione di diventare un cittadino britannico, in segno di protesta nei confronti della decisione assunta dagli americani nel conflitto di non intervenire, ma il 2 dicembre 1915 fu  vittima di un attacco di cuore a Londra. Henry James morì il 28 febbraio 1916 e le sue ceneri sono state tumulate nel cimitero di Cambridge, nel Massachusetts. Dal punto di vista letterario James fu il padre della teoria secondo la quale gli scrittori sono chiamati a presentare, attraverso le loro opere, una visione del mondo e, grazie al punto di vista soggettivo, il monologo interiore e vari tipi di narrazione psicologica, ha dato una significativa svolta al romanzo moderno. Read the full article
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italiani-news · 13 days ago
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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princessofmistake · 9 months ago
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C’è stato un tempo, avrò avuto cinque o sei anni, in cui ti facevo gli scherzi; una volta sono spuntato fuori all’improvviso dalla porta del corridoio gridando “Boom!”. Tu hai urlato con il volto contorto e rastrellato, poi sei scoppiata a singhiozzare, ti sei artigliata il petto mentre cercavi riparo nel vano della porta, senza fiato. Io sono rimasto lì, meravigliato, il mio elmetto giocattolo da soldato sbilenco sulla testa. Ero un bambino americano che imitava quello che vedeva in TV come un pappagallo. Non sapevo che avevi ancora la guerra dentro, non sapevo neanche che c’era stata una guerra, che una volta entrata in te non se ne va, ma resta a rimbombare, un suono che ha la forma del volto del tuo bambino. Boom.
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campanauz · 3 months ago
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Cosa ho letto quest'anno:
Le notti bianche, Fedor Dostojevskij
4/10, romanzo sentimentale, abbozzo di un opera breve, affronta le nevrosi di un protagonista molto solo che respira e vive dell'aria di San Pietroburgo. La descrizione dell'atmosfera è figlia del suo tempo, un opera molto lontana dal mio genere.
Istruzioni per rendersi infelici, di Paul Watslawick
10/10, Romanzo brevissimo ed estremamente ironico su come rovinarsi la vita dal punto di vista di un luminare di psicologia (uno dei capisaldi della psicologia contemporanea). Esilarante, miglior lettura di quest'anno.
Girl Juice di Benji Nate
7/10, autrice divertentissima, forse sono un po' fuori target per questa autrice. Graphiccnovel.
Quando muori resta a me, Zerocalcare
8/10, bellissimo ma non sono riuscita ad entrare in contatto con i personaggi. Limite mio sicuramente. Graphic novel.
Tutta sola al centro della terra, Zoe Thorogood
8/10, ho trovato questo piccolo racconto geniale. La grafica, il punto di vista soggettivo, il cambiamento di registro, di stili. Autrice molto molto interessante. Graphic novel.
Il Maestro e Margherita, Bulgakov
10/10, ironico, commuovente, profondo e leggero. Uno dei miei romanzi preferiti. Audiolibro, seconda lettura (o primo ascolto?)
Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf
7/10, riflessione sulla condizione della donna intellettuale nel 1928. Amo la Woolf, disperatamente. Anche quando si perde in giri di parole.
Una stanza tutta per gli altri, Alicia Giménez-Bartlett
5/10, mi ha fatto ridere il titolo. Romanzo piacevole senza pretese. Alla lunga un po' ripetitivo e non ho adorato le allusioni dell'autrice per sottointendere in che chiave leggere il diario della protagonista. Ma non ho rimpianti, onesto.
Rouge, Mona Awad
9/10, secondo romanzo che leggo di questa autrice. Una pazza totale. Entrare nella narrativa della Awad significa prepararsi ad un viaggio lisergico tra metafore e doppi sensi. Ironico, femminile, non mi ha deluso.
Accabadora, Michela Murgia
7/10, primo libro che leggo della Murgia. Delicato. Mi è piaciuto molto.
Il famiglio, Leigh Bardugo
4/10, mi ha affascinato per quasi tutto il libro per lasciarmi estremamente delusa nel finale. Per me è un no.
Dieci cose che ho imparato da Jessica Fletcher, Alice Guerra
4/10, lei simpaticissima ed esilarante, ho sbagliato io a comprare un opera prima di una ragazza che di primo lavoro fa l'influencer. Però nel suo caso il finale era simpatico e il ritmo si è ripreso un po' nelle ultime battute, troppo tardi purtroppo.
Stephen King, Insomnia
8/10, un bel mattone. Ritmo incalzante, ti tiene incollato alle pagine. Forse la trama poteva essere strutturata meglio, ma è scritto talmente bene che non mi sento di volergliene.
Agatha Christie, Poirot sul Nilo
6/10, giallo divertente, ultimo romanzo letto di Poirot. É una compagnia rassicurante e un po' vintage.
108 rintocchi, Yoshimura Keiko
6/10, una storia molto pacifica sull'importanza della comunità. Un romanzo gentile ed ottimista, ogni tanto è piacevole.
Canto di Natale, Charles Dickens
8/10, dovevo leggere tutta la raccolta di racconti di Natale in inglese con una cara amica per Dicembre. Non ci sono riuscita, ma ho umilmente preso almeno l'opera principale dell'opera per leggerla in italiano. Niente da fare, Dickens è geniale. Ha una voce solo sua, e mentre strizza l'occhio al popolino con parentesi sentimentali e ammonimenti morali, non riesce a celare la sua natura ironica e gioconda. Davvero uno spasso.
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carmenvicinanza · 3 months ago
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Maricla Boggio
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Maricla Boggio, drammaturga, regista e giornalista, è autrice di numerose sceneggiature, drammaturgie, testi di critica, libri di narrativa, saggistica e antropologia.
La sua produzione teatrale è tutta caratterizzata dall’impegno politico e sociale e da un grande interesse antropologico per ciò che è ritenuto diverso.
Nella sua militanza culturale fatta di teatro, insegnamento, film, documentari e tanto altro, ha valorizzato molte figure femminili e affrontato diverse e controverse tematiche come il disagio dei manicomi, la religione, la guerra, l’Olocausto, la mafia, la piaga dell’Aids. Non c’è, praticamente, tema sociale o accadimento storico che non abbia affrontato.
Dal 2007 è direttrice editoriale della rivista teatrale Ridotto.
Nata a Torino l’11 dicembre 1937 è laureata in legge e diplomata in regia all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove ha insegnato recitazione, teorie e tecniche dell’interpretazione e drammaturgia. È stata docente di Espressività Teatrale e Scienza della Formazione all’Università Salesiana di Viterbo.
Nel 1969 è stata regista e autrice, insieme a Franco Cuomo, di Santa Maria dei Battuti, rapporto sulla istituzione psichiatrica e sua negazione in quindici misteri, su vessazioni e abusi nell’ambito in ambito psichiatrico, nove anni prima della Legge Basaglia e, successivamente di Compagno Gramsci, Passione 1514 e Egloga, presentata alla Biennale di Venezia nel 1972.
Nel 1973 ha fondato, con Dacia Maraini e Edith Bruck, il Teatro femminista della Maddalena.
Nel periodo della seconda ondata femminista, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha scritto testi come Marisa della Magliana, diventato il primo telefilm femminista italiano, Anna Kuliscioff – Con gli scritti di Anna Kuliscioff sulla condizione della donna, Fedra, La monaca portoghese, Medea, Mamma eroina, Donne di spade, Anita Garibaldi – L’ultimo sogno di Anita Ribeiro sposata Garibaldi e Schegge: vite di quartiere, che ha avuto la regia di Andrea Camilleri.
Nel 1991 ha fondato l’associazione Isabella Andreini comica gelosa che ha riunito autrici, attrici, registe, studiose e operatrici teatrali.
Ha vinto due volte il Premio Giacomo Matteotti, nel 2004, con Matteotti, l’ultimo discorso e, nel 2011, con La Merlin.
Insignita con numerosi riconoscimenti,  tra cui il Cavalierato al Merito della Repubblica Italiana.
Dal 2022, è stato istituito il Premio Nazionale di drammaturgia Maricla Boggio sostenuto dalla SIAD (Società Italiana Autori Drammatici) per valorizzare autori e autrici senza alcuna discriminazione e offrire a Compagnie e attori/attrici testi nuovi e inediti.
Nella sua lunga e prolifica carriera, da vera intellettuale belligerante, ha schivato ogni moda mantenendosi fedele alla sua idea di drammaturgia civile.
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netmassimo · 5 months ago
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Il romanzo "La brigata di luce" ("The Light Brigade") di Kameron Hurley è stato pubblicato per la prima volta nel 2019. In Italia è stato pubblicato da Fanucci in "Narrativa" nella traduzione di Francesco Vitellini.
Diez è una delle nuove reclute addestrate per combattere per la loro corporazione contro i coloni marziani. I soldati vengono inviati sui campi di battaglia trasformandoli in luce per poi rimaterializzarli sulla destinazione. Il processo non è privo di rischi e a volte un soldato si rimaterializza dove c'è già qualcosa.
Nel corso dei viaggi, Diez comincia a non riconoscere i membri della sua squadra e i posti in cui arriva. Nonostante la confusione, cerca di continuare a combattere cercando di non far scoprire i buchi nella sua memoria. Tuttavia, i frammenti di memoria cominciano a formare un quadro coerente che va contro ciò che pensava di sapere della guerra.
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