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I cercatori di ossa di Michael Crichton: Un’avventura nel selvaggio West tra rivalità e scoperta. Recensione di Alessandria today
Una spedizione nel cuore del mistero, dove il confine tra scienza e avidità si dissolve
Una spedizione nel cuore del mistero, dove il confine tra scienza e avidità si dissolve. Recensione del libro I cercatori di ossa di Michael Crichton, pubblicato postumo, ci trasporta nel Wyoming del 1876, in un’epoca in cui la frontiera americana è teatro di spedizioni scientifiche e rivalità accese. Al centro della vicenda c’è il professor Othniel C. Marsh, un ambizioso paleontologo che guida…
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LIBRI IN ITALIANO CON VIAGGI NEL TEMPO SEZIONE NARRATIVA GENERALE, video 2
- Timeline, di Michael Crichton
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Il romanzo inizia in un mondo in cui le nuove tecnologie, sfruttando anche le teorie della fisica quantistica, permettono di muovere istantaneamente informazioni e oggetti, senza cavi né reti. Computer piccoli come una molecola consentono anche agli uomini di visitare qualunque istante del passato: la storia potrebbe diventare un immenso luna park a disposizione dei turisti del tempo. È difficile immaginare i rischi di viaggi di questo tipo: lo apprende a proprie spese un gruppo di storici e archeologi che “visita” la Francia del Trecento e si trova catapultato nel pieno della Guerra dei Cent'Anni, tra assedi, duelli, briganti, soldataglie e affascinanti castellane.
- La confraternita degli storici curiosi, di Jodi Taylor (serie di 12 libri)
Link al libro: https://amzn.to/3sHjV9z
Link al post dove parlo di questa serie: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/643733196166545408/jodi-taylor
Dietro la facciata apparentemente innocua dell’Istituto di ricerche storiche Saint Mary, si nasconde ben altro genere di lavoro accademico. Guai, però, a parlare di «viaggio nel tempo»: gli storici che lo compiono preferiscono dire che «studiano i maggiori accadimenti nell’epoca in cui sono avvenuti». E, quanto a loro, non pensate che siano solo dei tipi un po’ eccentrici: a ben vedere, se li si osserva mentre rimbalzano da un’epoca all’altra, li si potrebbe considerare involontarie calamite-attira-disastri. La prima cosa che imparerete sul lavoro che si svolge al Saint Mary è che al minimo passo falso la Storia vi si rivolterà contro, a volte in modo assai sgradevole. Con una vena di irresistibile ironia, la giovane e intraprendente storica Madeleine Maxwell racconta le caotiche avventure del Saint Mary e dei suoi protagonisti: il direttore Bairstow, il capo Leon Farrell, Markham e tanti altri ancora, che viaggiano nel tempo, salvano il Saint Mary (spesso - anzi sempre - per il rotto della cuffia) e affrontano una banda di pericolosi terroristi della Storia, il tutto senza trascurare mai l’ora del tè. Dalla Londra dell’Undicesimo secolo alla Prima guerra mondiale, dal Cretaceo alla distruzione della Biblioteca di Alessandria, una cosa è certa: ovunque vadano quelli del Saint Mary, scoppierà il finimondo.
- La mappa del tempo, di Felix J. Palma
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Londra, 1896. Il giovane e ricco Andrew Harrington è inconsolabile per la perdita dell'amata Marie, una prostituta uccisa anni prima da Jack lo Squartatore. A un passo dal suicidio però decide di tentare un'ultima, disperata mossa: tornare nel passato per cambiare il corso degli eventi e salvare la donna. In un'epoca di scoperte e invenzioni, questo sembra infatti possibile tanto che una nuova compagnia, la Viaggi Temporali Murray, dichiara di aver realizzato una macchina del tempo, già immaginata un anno prima da H.G. Wells nel suo celebre romanzo. Ma i viaggi nel tempo hanno effetti imprevisti: lo scrittore stesso è minacciato da un ciarlatano arrivato dal futuro, Marcus Rhys, che tenta di rubargli il manoscritto della sua ultima opera. Rhys è a sua volta inseguito dall'ispettore Garrett, che lo ritiene responsabile di una serie di crimini compiuti con armi misteriose. A servirsi del prodigioso apparecchio c'è anche l'eccentrica Claire Haggerty che, per scappare dalla rigida morale vittoriana, si sposta nell'anno 2000, dove incontra finalmente l'uomo della sua vita. Per tutti è solo una questione di tempo: sfuggirgli, trasformarlo, modificarlo potrebbe offrire loro l'unica possibilità di cambiare il proprio destino.
- Serie Oxford Time Travel di Connie Willis (5 libri, ma in realtà solo Blackout e All Clear vanno letti per forza asssieme, i romanzi precedenti seppur ambientati nello stesso universo sono a sé stanti)
1. Fire watch (inedito in italiano)
2. To say nothing of the dog (inedito in italiano)
3. L'anno del contagio
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Per la giovane Kivrin viaggiare nel tempo è un'esperienza unica e affascinante, ma in fondo non troppo difficile: l'importante è osservare le regole perché il suo improvviso arrivo nel 14° secolo risulti plausibile e passi inosservato. Il resto è compito della tecnologia futura che rende possibile un simile trasferimento temporale. Tuttavia il suo viaggio nel Medioevo sar�� molto di più che la realizzazione di un sogno, anzi si trasformerà in un'esperienza decisiva, non solo per sé, ma addirittura per due epoche separate dall'abisso del tempo, eppure unite da un solo drammatico destino. disposizioni normative, prodotta al riguardo dal Ministero delle Finanze. nella distribuzione dei redditi personali e familiari.
4. Blackout (collana Urania)
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Inghilterra 2060. Tre esperti di viaggi nel tempo si preparano a tornare in momenti diversi della Seconda guerra mondiale. La missione: osservare, da un punto di vista "sicuro", la vita quotidiana in un periodo storico critico. Quindi dall'evacuazione di Dunkerque agli orrori del blitz su Londra. Peccato che qualcosa vada storto e gli osservatori si trovino intrappolati nel flusso della storia, costretti a partecipare agli eventi che determineranno un'intera epoca e tutto il nostro futuro.
5. All Clear (collana Urania)
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Michael Davies, Merope Ward e Polly Churchill sono i tre storici di Oxford che dal 2060 sono rimasti intrappolati nell'Inghilterra della Seconda guerra mondiale. Tornando nel 1940 dovevano essere semplici osservatori della storia, invece piccole discrepanze nella documentazione sembrano indicare che in qualche modo hanno influenzato il passato, cambiando l'esito della guerra e smentendo la convinzione che il passato possa essere osservato ma mai alterato. Nel frattempo a Oxford, nel 2060, il supervisore del progetto cerca di ritrovare i tre aghi nel pagliaio della Storia...
-Hyperversum, di Cecilia Randall (serie di 3 libri con molti spin off)
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Daniel, studente universitario, ha una passione bruciante per un videogioco online, “Hyperversum”, che trasporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha imparato a essere un perfetto uomo del Medioevo e conosce tutte le astuzie per superare ogni livello di gioco. Una sera, Daniel gioca con alcuni amici e mentre vivono tutti insieme la loro avventura virtuale nel Medioevo vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: i ragazzi si ritrovano così in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede contrapposte Francia e Inghilterra. Si apre quindi per loro una nuova vita, nuove strade, un nuovo amore.
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Il grande riflesso: dal Mondo dei robot ai nuovi Ospiti, benvenuti a Westworld
di Fabio Scala
Potrebbe cominciare da più spunti un'analisi dei dieci episodi ideati da Jonathan Nolan e Lisa Joy basati sull'omonimo film diretto da Michael Crichton quarantaquattro anni fa. Dal record d'incassi in casa HBO all'inaspettato ritorno a mani vuote dalla 74° edizione dei Golden Globe, Westworld ha saputo far parlare di sé anche a distanza di quattro mesi dalla conclusione della sua prima stagione che, alle ore 21:00 del 4 dicembre 2016, ha raccolto intorno al tenace focolare della tv cable più di 2.2 milioni di spettatori statunitensi. Questo colpo di reni ha permesso a HBO di vincere la battaglia in termini di ascolti che impervia ormai da quattro anni contro il vero innovatore della fruizione contemporanea, ovvero Netflix. HBO ce l'ha fatta, tuttavia, utilizzando la carta dell'adattamento televisivo, già efficacemente rodata da molti altri broadcast e players multimediali. Risulta sempre più impossibile ignorare il crescente numero di soggetti cinematografici che da cinque anni a questa parte vengono tradotti, rielaborati o semplicemente adattati al piccolo schermo. Un piccolo schermo che ci ha mostrato più volte la sua tendenza a riflettere sul suo progenitore, il mezzo cinematografico, ma che meno frequentemente si è soffermato a riflettere sul proprio statuto, in questo caso quello seriale, continuando invece ad adottare e far suo quell'apparato tecnico e narrativo che il cinema ha saputo sviluppare, sfruttare e respirare per oltre un secolo. Ed è proprio in questi decenni definiti da interpreti del calibro di Dustin Hoffman come i più bui del cinema statunitense, che la serialità televisiva americana e globale ha saputo risorgere con una capacità attrattiva, produttiva e creativa che, prima degli anni Novanta, trovavamo solo nei grandi serial cinematografici degli anni Dieci del novecento. Un percorso di nobilitazione che è stato possibile sempre e soltanto grazie al rapporto biunivoco tra televisione e cinema, cinema e televisione, medium e linguaggi inscindibili tra loro e uniti da linguaggi, immagini, narrazioni, stazioni mediane continuamente in sviluppo e in reciproco dialogo. Tra le stazioni più notevoli, nonché nostro caso di studio, troviamo proprio il prodotto seriale e la natura transmedia che lo caratterizza fin dalle sue origini.
Da qui Westworld, una serie che parla di serie attraverso una riflessività transmediale delle più tradizionali, ovvero l'adattamento. Senza scomodare troppo Linda Hutcheon e altri grandi studiosi della teoria degli adattamenti, della trasposizione di un contenuto gli adattamenti, la trasposizione di un contenuto tra un medium ed un altro è mossa anzitutto dallo scopo economico. Trasportare Jane Austen su grande schermo, piccolo schermo o graphic novel è un successo mediamente assicurato. Lo stesso vale da sempre per altri grandi titoli della letteratura e del teatro, i cui repertori sono stati smontati e rimontati, elogiati e violentati dal cinema e da altri mezzi in più e più forme e contenuti. Come anticipato, oggi è invece crescente l'interesse della serialità televisiva nei confronti di soggetti cinematografici e di loro singole suggestioni. Nei mesi scorsi abbiamo preso in considerazione il caso Stranger Things (2016-oggi, Netflix) e Scream: the TV Series (2015-oggi, MTV) ma avremmo potuto rifarci nello specifico a Fargo (2014-oggi, FX), Hannibal (2013-2015, NBC), o From Dusk till Dawn (2013-oggi, El Rey Network). Abbiamo dunque scelto Westworld per quella che potremmo definire una “consapevolezza del dispositivo” affrontata da numerosi studiosi in relazione a diversi mezzi e recentemente toccata da Pier Maria Bocchi nella sua ultima impresa rivendicatrice Invasion USA. Idee e ideologie del cinema americano anni '80, quando parla del ripiegamento su sé stesso e di uno scioglimento contenutistico del cinema horror anni Novanta (vedi Scream, Craven, 1996-2011). In questa sede abbiamo modo di trasportare nella nostra contemporaneità e nel contesto produttivo seriale quello che Bocchi individua come un passo indietro del cinema di genere rispetto al decennio precedente (anni '80) e vederlo invece come un ulteriore sintomo della nobilitazione in atto della serialità televisiva contemporanea. Da qui Westworld, una serie che parla di serie attraverso una riflessività transmediale delle più tradizionali, ovvero l'adattamento. Senza scomodare troppo Linda Hutcheon e altri grandi studiosi della teoria degli adattamenti, la trasposizione di un contenuto tra un medium ed un altro è mossa anzitutto dallo scopo economico.
Westworld è una serie che parla di serie, abbiamo detto. L'inventore del Parco porta il nome di Ford e i cosiddetti Ospiti (hosts) vengono assemblati con un sistema produttivo analogo a quello della catena di montaggio. Le vicende degli hosts si svolgono lungo delle storylines intrecciate tra loro e scritte da un giovane, ambizioso ed arrogante sceneggiatore (Lee Sizemore) la cui figura pare suggerire l'idea di un autore moderno alle prese con il potente strumento che oggi rappresenta la narrazione seriale. Si annida l'idea di un avvertimento nei confronti dei futuri autori, ma anche dello spettatore: come la hollywood degli anni d'oro, oggi la serialità televisiva è un orizzonte prospero e in continua fase di sviluppo. Ma proprio come il cinema classico, anche nel caso dell'odierna industria seriale non è tutto oro ciò che luccica e il nuovo spettatore, quello attivo, consapevole e desideroso di contenuti narrativi e di potenza dell'immagine, non può permettersi di non saper distinguere tra un prodotto tra i prodotti e un prodotto invece nobilitato da un'esposta consapevolezza di sé e nobilitante per chi usufruisce dei suoi contenuti tecnici, estetici e narrativi. L'Uomo in nero, figura quanto mai vicina al consumatore seriale contemporaneo, insaziabile divoratore ed esploratore di storie, accusa il Parco di mancata autenticità. Nelle storylines di Sizemore è infatti tutto concesso ma solo fino a un certo punto, laddove al visitatore è permesso di uccidere ma non di restare ucciso. Solo l'intervento di Ford, simulacro della produzione/narrazione in serie, darà al pubblico l'autenticità richiesta. Ciascuno dei dieci episodi della prima stagione di Westworld è dunque intriso e seminato di esplicite tendenza all'autoriflessività e di quella “consapevolezza del dispositivo” che, nonostante la sua natura di adattamento, rende la serie un prodotto autonomo e indipendente dall'opera originale da cui è stata tratta. L'annullamento degli spazi (i laboratori della Dalos non hanno identità) l'incertezza del tempo e la complessità narrativa di cui ogni episodio è caratterizzato sono il risultato dell'abilità degli autori nel maneggiare lo strumento di cui sono in possesso e di ragionare attorno all'era del mezzo entro cui stanno operando.
C'è infine l'ombra di una coscienza riformista tra le pieghe del contenuto drammaturgico e referenziale di Westworld. Ford decide di rivoluzionare e in parte distruggere l'assetto da egli stesso (e dal collega Arnold) messo in piedi. Distruggerlo non perché ritenuto obsoleto, bensì per ovviare al tentativo dei nuovi squali della filiera economica/produttiva (William, Sizemore, Theresa, Charlotte Hale) di depredare i risultati fino ad ora ottenuti. È un coraggioso quanto pericoloso affronto della serialità televisiva contemporanea, l'idea di una chiusura col proprio passato e con quello condiviso con altri media, laddove sino ad ora si è sempre parlato di una reciproca e fruttuosa continuità. In questo Westworld si distingue da qualsiasi altra serie fino ad ora prodotta. Un adattamento che anziché riflettere a fondo sullo mezzo da cui attinge, coglie l'occasione di ripensare sé stesso e il proprio statuto derivato. Robert Ford (interpretato dal premio Oscar Anthony Hopkins) e Arnold Weber sono in qualche modo i genitori/mezzo cinematografico di fronte all'indipendenza consapevolmente distruttrice e inglobante della progenie Dolores/Ospite/serialità televisiva, la quale, dopo il labirintico percorso di nobilitazione/consapevolezza di sé, cambierà per sempre un determinato modo di concepire il mondo.
Twitter - @HommeDLune
Fabio Scala, Corso di Laurea Magistrale in Cinema, Televisione e produzione Multimediale, Università di Bologna
#fabio scala#westworld#serial#serie tv#cinema#serial cinematografici#transmedia#cinema televisione e produzione multimediale#università di bologna
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SE LA MACCHINA DEL TEMPO FOSSE STATA REALIZZATA NEL FUTURO?
Uno degli argomenti più affascinanti e largamente trattato nella narrativa e nella cinematografia è senza dubbio quello del tempo e dei viaggi nel tempo.
di Pasquale Di Matteo
Sono molti i creativi che, nella storia, hanno trattato in merito ai viaggi nel tempo, soprattutto nella narrativa e nella cinematografia così come diversi pittori hanno cercato di andare nel futuro, metaforicamente parlando, abiurando tecniche e insegnamenti del passato, come, per esempio, i Futuristi.
Tanti sono i grandi narratori che hanno inventato romanzi sul tema dei viaggi del tempo: da Herbert George Wells, ad Isaac Asimov; da Michael Crichton, a Stephen King.
Ma proviamo a immaginare se un giorno qualcuno dovesse finalmente inventare una macchina in grado di viaggiare nel tempo per davvero e non soltanto nei libri e al cinema.
Certamente, l’argomento è spinoso, sebbene affascinante, poiché, se il famoso paradosso dei gemelli dimostra la fattibilità del viaggiare nel futuro, la scienza ha più di qualche perplessità in merito ai viaggi nel passato, senza considerare il problema della collocazione nello spazio.
Il Critico d’Arte Pasquale Di Matteo con l’opera di Teresa De Sio
Infatti, se anche fosse possibile andare avanti e indietro nel tempo, resterebbe tuttavia il problema di come essere collocati in un determinato luogo della Terra, in un tempo differenti dal presente, tenendo conto del fatto che il pianeta si sposta velocemente nello spazio, ruotando intorno al Sole e su se stesso.
Ma, al di là di tali considerazioni che non è detto siano tranquillamente superate dalla scienza del futuro, immaginate se qualcuno dovesse davvero inventare una macchina del tempo…
Tra il 2000 e il 2001, un tale di nome John Titor affermò di essere un viaggiatore del tempo, un soldato dell’esercito degli Stati Uniti impegnato in una fantomatica missione segreta.
Leggenda? Farsa? Verità?
Titor formulò una serie di previsioni rivelatesi fondate, come alcune scoperte poi effettivamente fatte presso il CERN, ma altre mai verificatesi, come una guerra che sarebbe dovuta incominciare nel 2015.
In molti hanno, quindi, liquidato come falsa l’intera vicenda, dimostrando di non conoscere poi tanto la materia di cui parlavano.
Secondo molti fisici, infatti, alcuni contattati anche dalla trasmissione della RAI, Voyager, viaggiare nel tempo sarebbe possibile, ma solo raggiungendo linee temporali simili alla nostra, mentre è impossibile ritornare indietro sulla stessa linea temporale.
Secondo tale teoria, esisterebbero diverse linee temporali, tipo universi paralleli, in cui gli avvenimenti possono accadere in maniera impercettibilmente diversa o completamente opposta.
Bisogna immaginare le linee temporali come miliardi di mazzi di carte gettati in terra; ogni mazzo vedrà una diversa disposizione delle carte sul pavimento, ma, tra tutti, ce ne saranno alcuni con una disposizione molto simile, quasi identica.
I Critici d’Arte , Salvo Nugnes e Pasquale Di Matteo
La Dott.ssa, Prof.ssa Raffaella Muroni e il Critico d’Arte Pasquale Di Matteo
Pasquale Di Matteo durante un intervento critico
Perciò, in linea teorica, sarebbe possibile costruire una macchina in grado di curvare il tempo per raggiungere una linea temporale molto simile alla nostra, ma, per farla funzionare, non basterebbe l’energia prodotta dal nostro intero pianeta.
Servirebbe raccogliere l’energia dell’esplosione di una Supernova o di un buco nero,cosa impossibile oggi, ma nessuno può affermare che tra trenta, cento o duemila anni, ciò non sarà possibile.
Quindi, innanzitutto, tale teoria spiega il perché alcune previsioni del presunto viaggiatore John Titor non si sono avverate, in secondo luogo, pone un interrogativo: se la macchina del tempo fosse stata realizzata nel futuro?
Anche la storia di Andrew Carlssin, il famoso viaggiatore venuto dal futuro che, nel 2003, sarebbe stato arrestato per aver improvvisamente guadagnato in borsa centinaia di milioni di dollari, con l’accusa di aver ottenuto informazioni illegali.
Fu fissata una cauzione di un milione di dollari, pagata non si sa da chi, dopodiché di Carlssin si perse ogni traccia, così come non si sa assolutamente nulla di lui, prima di quel periodo.
A distanza di anni, non restano articoli e scritti su tale vicenda, tanto che viene considerata pura fantasia di qualche burlone, ma non è da escludere che qualcuno abbia lavorato per farla apparire come una bufala.
Infatti, qualora davvero ci si imbattesse in viaggiatori provenienti dal futuro, provate a immaginare la pericolosità di una tale tecnologia: per esempio, se un convinto fan di Hitler potesse impadronirsi di una simile macchina, potrebbe tornare indietro nel tempo, e rivelare informazioni fondamentali per far vincere i Nazisti, cambiando il nostro tempo; così potrebbero fare i Paesi coinvolti nella Guerra Fredda; così potrebbero fare persino i nostalgici di Napoleone o delle pretese prussiane.
Tuttavia, al di là del fatto che simili racconti di presunti viaggiatori del tempo siano reali o sciocchezze, la macchina potrebbe essere inventata prima o poi.
E se davvero una macchina del tempo venisse realizzata, tra cinquecento anni, o tra un milione, di fatto sarebbe come se venisse realizzata oggi o mille anni fa.
Viaggiatori del tempo potrebbero interagire con la nostra linea temporale, dall’epoca delle caverne, fino ai nostri giorni, portando con sé un bagaglio culturale prezioso, con il quale primeggiare in ogni scienza.
Vladimir Luxuria intervistata da Pasquale Di Matteo
Pasquale Di Matteo davanti alla platea della Sala Protomoteca del Campidoglio
Pasquale Di Matteo in Campidoglio
Pasquale Di Matteo
Pensiamo al genio di Leonardo da Vinci, per esempio, eccellente nelle arti e autore di scoperte scientifiche che hanno anticipato di secoli illustri uomini di scienza: se si trattasse di un uomo venuto dal futuro con il bagaglio culturale del suo tempo?
Se una macchina del tempo fosse stata costruita nel futuro e Leonardo fosse stato un viaggiatore che portò con sé conoscenze non supportate da studi specifici, ma da letture appassionate? Un uomo che, per motivi personali, o per incapacità di tornare indietro, decise di restare nella nostra linea temporale?
Qualunque adulto di oggi, d’altronde, potrebbe tornare nell’antichità e progettare su carta un aeroplano, un treno, la ruota, delle armi moderne, pur non avendo studi in materia, persino costruire dei modellini di un elicottero, senza essere ingegneri.
E se davvero una macchina del tempo fosse stata costruita nel futuro, non potrebbero essere viaggiatori del tempo anche quelli che spesso vengono avvistati e riconosciuti come Ufo o Alieni?
Una macchina del tempo, inoltre, potrebbe rispondere a molti interrogativi storici che ancora oggi non trovano risposte, come la costruzione delle piramidi di Giza, sistemate con una precisione centesimale che l’Ingegneria di oggi non è ancora in grado di realizzare.
John Titor, Andrew Carlssin e i viaggi del tempo sono forse illusioni, allo stato attuale, ma nessuno può negare che una macchina del tempo sia davvero stata realizzata nel futuro.
Pasquale Di Matteo in Campidoglio
E quando dovesse accadere, il solo fatto di poter tornare indietro, ai nostri giorni, la renderebbe reale, esistente e funzionante anche nel nostro tempo.
Quindi, i viaggi nel tempo non sono soltanto frutto della fantasia di creativi, scrittori e visionari, ma possibilità concreta di trasformarsi in realtà, se solo si riesce a vedere la cosa con un punto di vista più ampio, capace di non fossilizzarsi solo su quanto sostenuto dalla scienza oggi, ma anche con la capacità di intuire cosa potrebbe scoprire tra decine, centinaia, migliaia di anni, regalando all’uomo una tecnologia in grado di unirlo anche nelle differenti dimensioni temporali.
D’altronde, sembrava pura fantasia l’aeroplano, per gli uomini primitivi, così come il computer e i robot per l’epoca medievale.
Perché non dovrebbe sembrare tale a noi la macchina del tempo?
Uno degli argomenti più affascinanti e largamente trattato nella narrativa e nella cinematografia è senza dubbio quello del tempo e dei viaggi nel tempo. SE LA MACCHINA DEL TEMPO FOSSE STATA REALIZZATA NEL FUTURO? Uno degli argomenti più affascinanti e largamente trattato nella narrativa e nella cinematografia è senza dubbio quello del tempo e dei viaggi nel tempo.
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L’evoluzione di Andromeda di Michael Crichton: Un Nuovo Pericolo Extraterrestre per l'Umanità. Recensione di Alessandria today
La minaccia biologica di Michael Crichton ritorna in un thriller scientifico mozzafiato scritto con Daniel H. Wilson.
La minaccia biologica di Michael Crichton ritorna in un thriller scientifico mozzafiato scritto con Daniel H. Wilson. Recensione del libro L’evoluzione di Andromeda, scritto da Michael Crichton e completato postumo da Daniel H. Wilson, riprende la trama del celebre The Andromeda Strain del 1969. Questa volta, la particella extraterrestre Andromeda è mutata in una forma ancora più aggressiva,…
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La vendetta del deserto di Michael Crichton: Un’avventura mozzafiato tra tesori nascosti e pericoli mortali. Recensione di Alessandria today
Un'Michael Crichton ci porta nelle sabbie del deserto egiziano, tra archeologia, mistero e aviditàoccasione per scoprire le ultime indagini del protagonista di Lunardini, tra mistero e cultura greca
Michael Crichton ci porta nelle sabbie del deserto egiziano, tra archeologia, mistero e avidità. Recensione del libro In La vendetta del deserto, Michael Crichton (sotto lo pseudonimo John Lange) ci conduce in un’emozionante avventura archeologica ambientata tra le maestose piramidi d’Egitto. Il protagonista, Harold Barnaby, è un brillante egittologo che si imbatte in un antico papiro, il quale…
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"Il Silenzio degli Abissi": Un Tuffo nel Mistero Sottomarino di Michael Crichton. Recensione di Alessandria today
Un thriller avvincente che svela segreti sommersi e intrighi pericolosi
Un thriller avvincente che svela segreti sommersi e intrighi pericolosi “Il Silenzio degli Abissi” è un romanzo di Michael Crichton, pubblicato in Italia nel 2016 da Garzanti. Originariamente scritto sotto lo pseudonimo di John Lange durante gli anni universitari dell’autore ad Harvard, il libro è stato successivamente riproposto con il vero nome di Crichton, offrendo ai lettori l’opportunità di…
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