#mondi immaginari
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Stratum: Inscientia – Una distopia che svela i lati oscuri del potereSilvia Civano ci conduce in un mondo stratificato dove la luce e il buio definiscono il destino umano. Recensione di Alessandria today
Nel romanzo Stratum: Inscientia, Silvia Civano crea un universo complesso, intriso di simbolismo e conflitti, che esplora temi come il potere, la paura e la ricerca della libertà. Questo primo volume di una saga distopica si distingue per l’originalità de
Nel romanzo Stratum: Inscientia, Silvia Civano crea un universo complesso, intriso di simbolismo e conflitti, che esplora temi come il potere, la paura e la ricerca della libertà. Questo primo volume di una saga distopica si distingue per l’originalità della trama e la profondità dei suoi personaggi, trasportando i lettori in un viaggio mozzafiato attraverso gli strati di una società divisa. La…
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empito · 23 days ago
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La mia mente è talmente affollata di pensieri che le lacrime premono per uscire. Ogni idea, ogni ricordo, ogni emozione si accavalla come onde in tempesta, sommergendo la quiete che tanto desidero. Il cuore batte irregolare, come un tamburo impazzito, mentre cerco invano un rifugio in cui nascondermi da questo turbine interiore. Il cielo sopra di me è grigio e pesante, rispecchia fedelmente il caos che ho dentro. Cammino senza meta per le strade familiari, ma oggi tutto appare diverso, distante. Gli alberi spogli tendono i loro rami scheletrici verso un orizzonte sfocato, e il vento freddo mi sferza il viso, portando con sé sussurri di memorie lontane. Vorrei poter fermare il tempo, trovare un angolo di silenzio dove poter ascoltare il battito dei miei pensieri, decifrarli, comprenderli. Ma essi si rincorrono, si sovrappongono, creando un groviglio inestricabile che mi opprime il petto. Ogni respiro è un atto di volontà, ogni passo un'impresa. Gli occhi mi bruciano, sento il peso delle parole non dette, dei sentimenti inespressi. Mi chiedo se sia normale sentirsi così persi, così sopraffatti dalla propria mente. Forse tutti indossano maschere, celando dietro sorrisi di circostanza il proprio tumulto interiore. Eppure, in questo momento, mi sento terribilmente solo. Un gatto nero attraversa la strada, mi fissa per un istante con occhi magnetici, poi scompare tra le ombre. Vorrei avere la sua leggerezza, la sua indifferenza. Invece, ogni dettaglio intorno a me sembra amplificare il mio stato d'animo. Il rumore del traffico è un ronzio lontano, le voci delle persone sono ovattate, come se fossi immerso in una bolla di vetro. Mi fermo davanti alla vetrina di una libreria. I titoli dei libri scorrono come flash davanti ai miei occhi: storie di vite vissute, di mondi immaginari, di speranze e dolori. Penso al potere delle parole, a come possano curare o ferire, e mi domando se scrivere potrebbe aiutarmi a dare un senso a ciò che provo. Decido di entrare. L'odore della carta stampata mi avvolge, familiare e rassicurante. Sfioro le copertine con delicatezza, come fossero oggetti fragili. In quel piccolo universo fatto di silenzi condivisi, sento finalmente un po' di pace. Forse, penso, non sono le lacrime la soluzione, ma la ricerca di qualcosa che dia voce al tumulto che ho dentro. Esco con un libro tra le mani e un lieve sorriso sulle labbra. Il cielo sembra essersi schiarito, un timido raggio di sole fa capolino tra le nuvole. Forse non posso fermare i pensieri, ma posso scegliere come affrontarli. E in quel momento, capisco che ogni tempesta, per quanto intensa, è destinata a placarsi.
Empito
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canesenzafissadimora · 10 months ago
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La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell'occhio che ferma il mondo fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, esiste consistentemente e dà luogo a un'infinità di mondi immaginari.
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Luigi Ghirri
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resalioo · 11 months ago
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F. è una ragazza dal cuore inquieto, curiosa del mondo e delle persone, ha un'anima libera. Zaino in spalla e si parte, sempre pronta ad esplorare nuovi angoli del mondo, tra paesaggi mozzafiato e culture diverse. La sua anima vibrante trova nutrimento nell'arte: visita mostre con entusiasmo, perdendosi tra pennellate di colore e sculture evocative.
Nelle sue vene scorre una melodia inarrestabile che fa ascoltare a pochi. Canta e balla anche se non le riesce benissimo, ma la fa sentire libera, dando vita ad emozioni che si intrecciano con le note. Il suo talento si manifesta anche nel dipingere, dove linee delicate prendono vita su carta, raccontando storie fantastiche e mondi immaginari.
F. è un vortice di energia e passione, istintiva, fugace, diretta e molto dura con sé stessa e la vita. Una musa ispirata dalla bellezza, anche se complicata, del mondo che la circonda. La sua vitalità contagiosa e il suo entusiasmo per la vita sono una fonte di ispirazione per chiunque la incontri. può destare fastidio la sua irrefrenabile voglia di sapere, di ironizzare anche su cose difficili, ma preferisce il sorriso rispetto ad una tremenda tristezza che molto spesso già si porta dentro.
F. si stupisce ancora per le piccole cose, per i fiori che sbocciano a primavera, per delle carezze date con spontaneità e per un'accurata e sensibile sincerità.
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solosepensi · 1 year ago
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Spesso mi sono perso in mondi immaginari, scenari surreali in cui la vita scorreva come fosse carne di celluloide.
Tutto perfetto, anche il difetto.
Correndo e percorrendo strade strane nuove.
Incrociando anime e sventure.
Sorridendo in ogni dove perchè è l'unico modo, sorridere, per andare verso ...
Poi c'è l'odore del caffe', dell'alba del caffè, quello nero e bollente.
Eppure non li abbandono i miei mondi immaginari, mi abitano dentro da sempre
ed io li arredavo e li arredero' ancora.
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susieporta · 1 year ago
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Il solo amore, è quello impossibile.
Breve sunto di una lezione scolastica
Classe: 12-14 anni
' Il solo vero grande amore, è quello impossibile.'
Mormorio e risatine...
'Prof , spieghi? Le nostre storie non valgono nulla?
' Al contrario. Le vostre storie d'amore, oggi ( e qua di coppie ne vedo tante) sono tali perchè portano dentro il resto di qualcosa di non realizzato, inappagato. Se così non fosse, vi sareste già mollati'
Meta classe si mette piu in attenti e segue, l'altra invece accende i telefoni..'
Si va avanti
'l'amore assoluto, vero, è quello impossibile. E proprio perchè è tale, permette di avere relazioni diciamo 'normali'
' Non capisco' ( ragazza molto sveglia, e sul pezzo)
'L'amore è per caso, e unisce ed interseca vite che si sfiorano, apparetemente inconciliabili. Essi si innamorano, e si agganciano per sempre, ma non stanno assieme'
'Perchè?
Proprio perchè appartengono a mondi oppostiti, per certi versi incompatibili. L'amore lascia qualcosa di aperto, di erotizzato si dice in termini clinici.
Una tensione amorosa legata all'oggetto perduto, che fa in modo tal da rendere quel varco mai aperto, mai chiuso, ma sempre erotizzato
' In senso sessuale??
'No . il sesso non c'entra. Tu puoi fare sesso anche con un ebete, se fisicamante attraente. ( risate fragorose...)
Ma dopo, lui non sarà mai in grado di saziare quel desiderio innescato dal primo incontro, magari andato in fumo'
' Comincio a capire'
' Ok. Allora , dunque. Proprio perchè e' impossibile resterà il Grande Amore, . Perchè non consumato, non toccato, Non immerso nella quotidianità, non usurato dal tempo e dal decadimento del corpo L'altro è sempre quello che avete incontrato, ma non avete potuto avere.'
'Sapete secondo Lacan, quale è la lettera d'amore piu' importante? Quella non spedita. Trattenuta da voi, non in taccata.
Vi faccio un esempio
C'è un film, chiamato i ponti di Madison County che forse voi no, ma il vostro pro qua alle mie spalle ha di certo visto ( prof ingnavo colto di sorpresa mentre scrive al telefono, risate dei ragazzi)
Ecco, chiedete in casa di vederlo, lo trovate su molte piattaforme
Racconta un amore, un amore impossibile.
Che dura solo pochi giorni.
Ma eterno
cito:
Il film è ambientato nello stato dello Iowa. Attraverso i tre diari personali di Francesca Johnson (Meryl Streep), lasciati in eredità ai suoi due figli, avviene il racconto dell’estate 1965. Mentre marito e figli sono in viaggio, Francesca, casalinga, vive una fugace ma intensa storia d’amore con il fotografo Robert Kincaid (Clint Eastwood).
Giunto per fare un reportage fotografico dei sei ponti coperti di Madison County, Robert entra come un uragano nella vita di Francesca, fino a farla innamorare. Lei, però, vive la lotta interiore tra la morale famigliare e la nuova passione sopraggiunta, fino al momento in cui compie una scelta dolorosa.
Nelle pagine del diario, Francesca, nome quanto mai simbolico per la tradizione letteraria, racconta le sue scelte. Non cerca giudizio favorevole, non argomenta con ragioni e motivazioni. Lascia solo dispiegare gli eventi che, nella loro forza poetica, creano ponti empatici. I ponti di Madison County sono ponti reali che collegano i due amanti, ad inizio film, e sono ponti immaginari, che collegano due anime lontane.
L’Iowa, con i suoi spazi sterminati, diventa foglio bianco per scrivere dell’amore tra due individui soli e diversi. Un luogo dove, per pochi giorni, reale e immaginario collassano in corpi avvinghiati, sorrisi e abbracci. Capelli al vento, picnic, bagni caldi e luci soffuse. Canzoni blues, balli e cene come Dio comanda.
Il principio di realtà poi ritorna prepotente, e come lama squarcia i fogli ora pieni di parole. Ma l’immaginazione e il ricordo restano intatti come un diamante, eterno. Prendono spazio e forma non più nel caldo Iowa, ma nella mente dei protagonisti, dove il tempo, così rapido nell’estate 1965, diventa invariato, fisso.
' Avete capito, adesso?
Un amore fugace, impossibile, e per questo eterno'
'Prof, io non credo di aver capito molto, ma qualcosa si.
Quello che so, è che oggi mollo il mio ragazzo..'
Risate generali che durano mezz'ora.
E mi fanno capire, se mai ce ne fosse bisogno che due ore passate qua, con questi studenti che mi hanno pure preso per i fondelli, valgono mille congressi in giro per il mondo.
Maurizio Montanari
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francescacammisa1 · 1 year ago
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Può succedere che gli echi di certe cose dette, perfino le più banali, rimangano per molti anni come in letargo, a palpitare debolmente in un angolo della memoria, in attesa dell’opportunità di tornare al presente per puntualizzare e correggere ciò che a suo tempo non era del tutto chiaro, e spesso con un’eloquenza e una rilevanza notevoli, molto superiori a quelle che avevano in origine. [...] E capita, ogni singola volta, che le storie o le parole riemerse degli oscuri anfratti della memoria tornino con intenzioni bellicose, cariche di rimostranze, bramando rivendicazione e discordia. È come se durante il lungo esilio dell’oblio si fossero addentrate nei loro mondi immaginari, frugandone le viscere, come il dottor Moreau con le sue creature mostruose, fino a subire una totale, fantastica metamorfosi.
Luis Landero – Pioggia sottile
Ph Tamas Andok
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sour-reality · 2 years ago
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Il primo ricordo che ho di te, è nella culla  quando ancora infante vedevo dalle barre volare i pupazzi,quanto poteva essere divertente lasciarsi sommergere dai peluche morbidi,e lentamente addormentarsi tra le carezze e il calore della casa.
Mi ricordo di te e le storie che mi raccontavi, della Fata Caruba, di flap e flappino i mangiatori di orecchie, del bambino Lucio che grazie alla sua particolare torcia salvò tutti durante la spedizione nel bosco.
Ti raccontavano come una persona forte, sicura, estrosa, un bravo padre, un complice marito, uno stimabile agente penitenziario.
Poi un giorno come il vetro, ti sei spaccato.
La crepa forse si era formata da tempo ma non si vedeva, o almeno fino a quel momento nessuno gli aveva dato tanta importanza.
In fondo chi lo sapeva cosa conteneva quel vaso?
A me non sei mai sembrato un semplice contenitore, nonostante fossi piccola e non avessi possibilità di fare grandi comparazioni.
Eppure tu non eri la semplice natura morta che ora potrei dipingere in un quadro.
Eri più un reperto storico,un anfora antica dalla grande storia.
E fu così che
Scheggiato dall'esperienza, rotto da una società nella quale forse non ti riconoscevi ti sei spaccato..
Tutto ciò che contenevi é fuoriuscito mischiandosi ai frammenti di te che inevitabilmente si sono ricomposti a creare un nuovo oggetto , qualcosa di veramente scomposto, dal tono cubista,  che non si può vedere in un unica direzione ma che va visto da più punti di vista per essere osservato nella sua interezza (se così si può definire).
Per anni mi sono chiesta
Cosa scatena l'accusa nella testa di chi é Vittima di calunnia?
Forse ero affascinata così tanto dai dipinti di Botticelli che quando andai in visita agli Uffizi rimasi folgorata dalla "Claunnia".
Quasi ti rivedevo in mezzo archi,trascinato dalla bellissima protagonista, pettinata e sistemata dall'insidia e dalla frode,al cospetto di Re Mida.
Forse avrei dovuto capirti, cercare di contestualizzare il malessere che sentivi, di darmi una spiegazione logica a ciò che stava accadendo, ma purtroppo non ci sono riuscita.
Le mie risposte avevano il suono vuoto dei ripetuti tentativi d'una pietra focaia,che umida di pianto , generava scintille per un fuoco alimentato di aspro rancore.
Perché io le vedevo quelle sbarre che ti trattenevano,  e notavo il tuo dimenarti, lo sapevo che tu avevi bisogno di vagare libero, di non essere trattenuto da niente
Ma questo era il riflesso dei tuoi occhi, che sempre ti tradisce.
D'aspetto sembravi un uomo tutto d'un pezzo, e il personaggio che avevi creato ti vestiva come seconda pelle.
Cosa nascondevi così segretamente?
Forse la Fantasia, l'estro,la rivalutazione del genio individuale
Tutto ciò che la società aveva represso , tutto ciò che la società aveva etichettato come sbagliato
Tu eri un uomo, e come tale dovevi arruolarti, essere educato alla vita di sforzi e sacrifici rivolti alla famiglia, essere sposato con una donna dalle grandi doti e soprattutto provare solo sentimenti che potessero definirsi virili
Eri sempre stato un ragazzino un po solitario, di certo non il più ricercato dalle donne( non che ti interessasse) , ti eri costruito una radiolina per collegarti  alle varie radio dall'altra parte del mondo, etutte le volte che ne raggiungevi una, ti arrivava la cartolina dal posto con saluti e ringraziamenti per aver ascoltato.
Costruivi insieme a tuo fratello i vostri mondi immaginari , dove il tempo scorreva in modo diverso e tutto diventava paradosso, quasi a sfuggire da quella realtà ,così schematicada essere soffocante.
Però forse crescendo ti sei sentito tanto distante dalla società,hai imparato a mimetizzarti quando dovevi averci a che fare,così nel lavoro ti sei impegnato, ti sei racchiuso nei lati di un quadrato perfetto, coprendo le irregolarità rendendoti conforme a ciò che stavi per vivere.
Alla fine quello era il posto dove eri nato, dove tuo padre prima di te era stato capo, il luogo dove avresti passato otto ore della tua vita per molti molti anni.
Allora hai dedicato tutto te stesso in questo, fino al giorno in cui le persone che definivi famiglia,  ti hanno tradito puntandoti il dito contro.
Per anni ho provato ad immaginare la sensazione che potevi aver sentito il quel momento, ti ho sempre visto come un emarginato, ai confini del mondo, in quel momento ti ho visto precipitare al di là del confine , ti ho visto sparire oltre l'orizzonte, abbandonarci per un po' e riemergendo in un altra forma.
Una forma come dicevo prima, veramente scomposta e irrazionale, espressione di ciò che provavi.
Gli schemi non esistevano più, e anche se la questione si risolse non ci fu mai un vero e proprio ritorno all'ordine.
Giorno dopo giorno, ti sei alimentato di disordine , hai trovato pace nello stato di alterazione,  dell'alcool, delle fantasie erotiche, nell abbandono musicale
Credimi, se ti dico che vorrei dirti
"Immagina di essere ciò che sei"
"E fallo liberamente"
Perché penso di aver capito cosa ha portato il fiume a strabordare..e forse ti preferisco così come un torrente distruttivo ma libero, anzi che  racchiuso nei tuoi argini.
Ma il tuo essere mi manda in confusione, e anche se crescendo impariamo a rimanere in equilibrio so che nel profondo non ho basi bilanciate so che tutto è sempre molto vacillante , e quest'imprevedibilitá forse  genera molta agitazione.
Non mi fa aggiungere nuovi pezzi alla composizione.
Continuo a domandarmi compulisivamente
Riuscirò a finire il dipinto prima che crolli?
La mia intenzione non è mai stata quella di cambiarti
Ma di sperare in un accettazione a cui non sono mai arrivata.
Ti voglio bene
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illettoredifantasia · 2 years ago
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Non sempre la narrativa del fantastico si nutre di altri mondi, di creature immaginarie, di sogni costruiti dalla mente degli autori: a volte può essere uno strumento per riscrivere la realtà, per riunire i pezzi dell'infranto, per riannodare un filo che si era spezzato. E così fa Clarissa Kirk in STS-107, un racconto breve che non dimenticheremo facilmente.
Supportaci e riceverai la rivista via mail, ogni mese, al costo di un caffè!
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Il Lascito di Calvin Idol: La Caccia del Falco – Un'avventura epica e misteriosa. Recensione di Alessandria today
Calvin Idol ci guida in un viaggio indimenticabile tra magia, leggende e coraggio.
Calvin Idol ci guida in un viaggio indimenticabile tra magia, leggende e coraggio. Recensione: “Il Lascito: La Caccia del Falco”, scritto da Calvin Idol, è un romanzo fantasy che combina magistralmente avventura, mistero e profondità emotiva. Attraverso una narrazione immersiva, Idol dipinge un mondo intriso di antiche leggende e segreti, portando il lettore in un viaggio epico che esplora temi…
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canesenzafissadimora · 10 months ago
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E poi, semplicemente ti ho perso...
Non mi sono resa conto quando,
ma lo avevi deciso, tu.
E quando una persona si ferma e ti lascia la mano, non c'è molto che puoi fare.
Ti lasciano.
Non importa se sul ciglio d'un burrone,
durante una strada, mentre voli...
Il calore che ti davano svanisce, il fitto parlare,
i silenzi e anche le litigate.
Finisce...
Tornare indietro a cercarle è inutile, aspettarle è inutile.
C'è chi cade e per un po’ si ferma...
(ca..o ha le ossa tutte rotte, ha bisogno di curarsi prima di rialzarsi!)
C'è chi fa un bel respiro e decide di camminare ugualmente, magari piangendo.
Poi c'è chi si siede, perso. E a volte si lascia morire. Quelli li rincontri per strada,
sono impolverati, scalzi, con le ginocchia sbucciate.
Non si cureranno mai e resteranno così a vita, strani, inavvicinabili, furastici,
troppo impegnativi per essere compresi,
per essere addirittura accarezzati.
A volte non parlano per giorni,
persi in discorsi incomprensibili, fatti di gente e mondi immaginari...pazzie e illusioni che non raccontano.
Bisognerebbe abbracciarli quelli, in silenzio, stringerli e basta.
Magari basta a spolverarli dal dolore e a farli sorridere ancora.
Già...io ancora me l'aspetto...
Forse ci metterà una vita, o forse due,
l'abbraccio che spetta a me?
𝒴ℯ𝓁ℯ𝓃𝒶 ℬ.
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unatipafuorinorma · 11 days ago
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Bussola
Piccoli giochi, piccole ripicche. Chissà se reali o immaginarie. Di sicuro l'altra faccia del piacere. Il dispiacere. La sensazione di essere in guerra, con la necessità di studiare le strategie nemiche. Impalpalpabile verità o impalpabile menzogna costruita dalla mente?
Equilibrio troppo fragile, equilibrismo ad alta quota, senza rete di protezione.
Un allenamento, ti sei detta, prendila così. Qualcosa che riesce bene solo se c'è la giusta distanza. Eppure il fastidio e l'inquietudine ti si muovono dentro. E chiami in causa lo zodiaco, anche se dici di non crederci, per trovare solidità e concretezza dove invece regnano precarietà e foschia.
Sull'altra sponda c'è lui, il "lui" che non ti ha scelta ma che c'è sempre, con i suoi tempi e in un modo che non vuoi e che ti sta stretto, ma che è l'unica possibilità che ti è stata data di essere in relazione.
E ti chiedi se è questo quello che ti meriti: un gioco a lame nascoste, da un lato, e dall'altro un "sentirsi a casa" che non potrà mai essere.
Ti chiedi fino a quando val la pena di giocare ma, soprattutto perché non riesci a farti scivolare addosso questo gioco malsano. Perchè non riesci a tirartene fuori, a non rimanerne toccata, anche se non ti senti coinvolta, anche se ti è chiaro che è una relazione anche un po' funzionale a tirarti fuori dalla merda in cui eri?
Forse è proprio questo che rode e consuma un po': ricordarsi, a suon di schiaffi, che l'incondizionatezza e l'immortalità del desiderio altrui sono chimere, miraggi che svaniscono non appena credi di riuscire ad afferrarli.
E non sai più come muoverti perchè, almeno tavolta, vorresti che il tuo orgoglio ne uscisse vittorioso, come un re in battaglia.
Eri in cerca di amore, ti saresti accontentata di tenerezza e piacere e invece, forse, ti trovi in campo di guerra.
E questo ti disorienta perchè non è questo che avresti voluto, non così presto, almeno.
La vendetta degli Arieti, dice lo zodiaco. Scemenze a cui aggrapparsi quando si fatica a trovare la chiave di lettura e la metacomunicazione non è contemplabile.
Teorie personali, direbbe la psicologia.
Perdere la bussola e la mappa, muoversi di notte in un territorio sconosciuto. Scambiare ombre per mostri e mostri per ombre e non sapere come procedere. SE procedere.
Il punto è la paura di perdere qualcosa. La domanda da farsi sarebbe:"Paura di perdere CHE COSA?". Il "che cosa" è la chiave di tutto, o meglio, è il valore che diamo al "che cosa" a determinarne il peso specifico.
Cos'è, quanto importante è e cosa si è disposte a perdere. E pensare che potremmo essere "felici". Una felicità a orologeria e col filo spinato, ma a suo modo, felicità.
C'è un abisso di differenza da lui e forse non sono mondi e situazioni comparabili.
Mi sto perdendo. Devo ritrovare il centro:me stessa. È la paura della solitudine che disorienta. Solitudine, mostro dai mille volti. Che spaventano e, solo a volte, attraggono.
Capire cosa voglio, cosa posso raggiungere e cosa sono disposta a perdere. Non la salute, non più, questo lo so già. Ma ora non so che fare e forse non agire è la strada migliore.
Forse si può decidere di "stare al gioco" del "misurarsi a vicenda" con leggerezza, sapendo che, se vale ancora la corrispondenza di bisogni, prima o poi ci si incontrerà di nuovo.
Forse non vale la pena di aspettarsi troppo dall'effimero e, forse, la solitudine non è mai scomparsa, si è solo nascosta in attesa di sbucar fuori di nuovo, ricordandoti che lei non ti tradirà mai.
Forse l'unica cosa di cui assicurarsi è non tradire mai se stesse, tanto da perdere la salute, perché nessuno vale quel tradimento e quella salute.
Ricentrarsi ed essere la bussola è la chiave. Il percorso poi si delineerà di conseguenza.
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oltrearcobaleno · 28 days ago
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Dino Campana: la vita tormentata e l’eterno viaggio nella poesia
Dino Carlo Giuseppe Campana (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1° marzo 1932) è stato un poeta italiano che ha segnato un profondo solco nella letteratura del Novecento grazie alla sua opera intensa e visionaria. La sua produzione, spesso incentrata sulla poesia, rappresenta una fusione unica tra musica, colori e suoni, espressione di un animo irrequieto e travagliato.
Le origini e la giovinezza
Campana nacque a Marradi, un piccolo borgo situato nella Romagna fiorentina, il 20 agosto 1885. Figlio di Giovanni Campana, un insegnante remissivo, e di Francesca Luti, una donna dal carattere severo e affetta da disturbi compulsivi, Dino trascorse un’infanzia apparentemente tranquilla ma segnata da un rapporto complesso con la madre e dalla nascita del fratello minore Manlio. Sin dall’adolescenza, Dino manifestò i primi segni di disturbi nervosi, che avrebbero segnato profondamente la sua esistenza e la sua poesia.
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Frequentò diverse scuole, tra cui il collegio dei Salesiani di Faenza e il liceo Baldessano di Carmagnola, dove conseguì la maturità nel 1903. Nonostante le difficoltà personali, proseguì gli studi universitari a Bologna e Firenze, dove si iscrisse prima a Chimica pura e poi a Chimica farmaceutica. Tuttavia, la sua irrequietezza lo spinse a intraprendere una vita errabonda, lontana dai binari tradizionali.
Il viaggio come metafora della poesia
La poesia di Dino Campana è intrisa del suo irrefrenabile desiderio di fuggire e scoprire il mondo. I suoi viaggi, sia reali che immaginari, sono al centro della sua opera. Durante la sua vita, si spostò in vari paesi europei e in Sud America, affrontando spesso situazioni difficili e vivendo ai margini della società. La poesia divenne per lui un mezzo per esprimere il suo rapporto conflittuale con la realtà e per esplorare le profondità della sua anima.
Nel 1907, Dino intraprese un viaggio in Argentina, probabilmente per sfuggire all’oppressione familiare e alla monotonia di Marradi. Questo viaggio, avvolto nel mistero, ha contribuito a creare il mito del “poeta dei due mondi”, anche se alcuni critici, come Giuseppe Ungaretti, hanno messo in dubbio la reale presenza di Campana in Sud America. Tuttavia, l’esperienza del viaggio rappresenta un tema centrale nella sua poetica, dove il movimento fisico si intreccia con un’esplorazione interiore.
L’opera: i “Canti Orfici”
La raccolta “Canti Orfici”, pubblicata nel 1914, è il capolavoro di Dino Campana e rappresenta una delle più alte espressioni della poesia italiana del XX secolo. Il titolo evoca gli inni orfici dell’antica Grecia e suggerisce un legame profondo tra poesia e mito. Nei “Canti Orfici”, Campana amalgama suoni, colori e immagini, creando una sinfonia di emozioni che riflette il suo tormento interiore.
Il manoscritto originale dell’opera, intitolato “Il più lungo giorno”, andò perduto dopo essere stato consegnato ai redattori della rivista Lacerba. Dino, disperato, riscrisse l’intera opera affidandosi alla memoria e alle bozze sparse, un processo che richiese un immenso sforzo mentale. Questo episodio evidenzia il legame viscerale tra Campana e la sua poesia, intesa come un atto di creazione e rinascita.
Nei “Canti Orfici”, la città di Genova assume un ruolo simbolico: il porto diventa il luogo del continuo movimento, delle partenze e dei ritorni, metafora della condizione umana e del viaggio esistenziale. La poesia, per Campana, è un mezzo per trascendere la contingenza e raggiungere una dimensione superiore, un percorso conoscitivo che coinvolge memoria, sensi e immaginazione.
La relazione con Sibilla Aleramo
Un altro capitolo significativo nella vita di Dino Campana è la sua relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo. L’intensa corrispondenza tra i due, raccolta nel carteggio “Un viaggio chiamato amore”, testimonia una storia d’amore tormentata e appassionata. La loro relazione, durata dal 1916 al 1918, fu segnata da incomprensioni e tensioni, ma anche da una profonda condivisione intellettuale.
Nelle lettere, emerge il desiderio di Campana di essere compreso e accettato, ma anche la sua difficoltà nel gestire i rapporti umani. La poesia, ancora una volta, diventa l’unico strumento attraverso cui il poeta riesce a esprimere i suoi sentimenti e la sua visione del mondo.
Gli ultimi anni e la morte
Gli ultimi anni di Dino Campana furono segnati dal progressivo aggravarsi dei suoi disturbi psichiatrici. Dopo essere stato internato in vari ospedali psichiatrici, nel 1918 venne ricoverato presso l’ospedale di Castelpulci, vicino a Scandicci. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, trovando una sorta di pace nella routine del manicomio.
Campana morì il 1° marzo 1932, probabilmente a causa di una setticemia. Le sue spoglie furono inizialmente sepolte nel cimitero di San Colombano, ma nel 1946 furono traslate nella chiesa di San Salvatore a Badia a Settimo. La sua figura è stata successivamente rivalutata da numerosi intellettuali, tra cui Eugenio Montale e Carlo Bo, che hanno riconosciuto l’importanza della sua poesia.
La poetica di Dino Campana
La poesia di Campana è caratterizzata da un linguaggio visionario e musicale, che mescola immagini potenti e simboli suggestivi. Il poeta cercava una “poesia europea musicale colorita”, capace di unire la tradizione latina con la speculazione filosofica e la cultura mitteleuropea. La poesia, per Campana, non era solo un’arte ma una via di conoscenza e redenzione, un mezzo per esplorare il rapporto tra l’uomo e il mondo.
La parola poetica si intreccia con i suoni e i colori della natura, creando un universo sensoriale in cui il vento, il mare e le attività umane si fondono in un’unica sinfonia. La poesia diventa un faro che illumina le tenebre dell’esistenza, guidando l’uomo verso una dimensione più alta.
Conclusione
Dino Campana rappresenta una figura unica nel panorama letterario italiano, un poeta che ha saputo trasformare il dolore e il tormento della sua vita in poesia. La sua opera, seppur limitata, continua a ispirare lettori e studiosi, dimostrando l’eternità del suo messaggio. La poesia, per Campana, non era solo un mezzo espressivo ma una vera e propria filosofia di vita, un viaggio senza fine verso la conoscenza e la bellezza.
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antro-dei-fumetti · 2 months ago
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Il buio non fa paura
Il buio non fa paura
Questo libro è per chi fa il bagno nell’acqua gelata del torrente, per i ricordi che si stanno coprendo di una polvere dorata, per chi ha amato Io non ho paura di Niccolò Ammaniti, e per chi riesce a vedere navi, città e tempeste di sabbia nei granelli di polvere sul pavimento, e poi gli basta chiudere e riaprire gli occhi per costruire nuovi mondi immaginari. Gabriele ha due fratelli, e vive con…
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roma-sera-giornale · 2 months ago
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Carta Fabriano: Un Capitolo di Storia Italiana Si Chiude
C’è una carta speciale, quella dei fogli Fabriano, che ha accompagnato una parte della vita di quelli come me cresciuti tra gli anni ’80 e i ’90 che ancora oggi ricordo con malinconia e dolcezza. Era lì, nei pomeriggi silenziosi della nostra infanzia, quando scarabocchiavamo mondi immaginari e lasciavamo che i colori raccontassero le nostre storie. Quei fogli immacolati non erano solo carta, ma…
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rinaldinicoletta · 3 months ago
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Vele
Raccolta di racconti che, pur variando in ambientazione e personaggi, condividono un tono magico e incantevole. Ogni storia sembra voler trasportare il lettore in un mondo diverso, dove la realtà si mescola con la fantasia e i personaggi, seppur immaginari, trasmettono valori e lezioni profonde. La raccolta scritta da Nicoletta Rinaldi prende il nome “VOLI IN MONDI MAGICI”
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