#maturazione
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Innanzi tutto l’uomo deve superare i grandi disagi… Il primo quando nasce e deve imparare a convivere con elementi a lui estranei; il secondo quando scopre la paura della morte e, infine, la solitudine per scelta. Accettandoli tutti e tre si arriva a una profonda maturazione spirituale. Soltanto chi è davvero solo è libero.
#citazioni#aforismi#pezzi di vita#riflessioni#pensieri#disagio#maturazione#paura del futuro#accettarsi#solitudine
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L'inaspettato insperato
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Sempre mi meraviglio di come esistano persone che coltivano propri valori, attitudini, convinzioni.
Ognuno dentro la propria vita, dentro i propri dolori personali, la propria storia talvolta piena di sofferenza e perfino di lutti, emotivi o reali che siano.
Ognuno attraversando tutto questo, matura una propria sensibilità, un proprio codice di comportamento e di vita e una propria cosmogonia.
Poi accade l'imprevisto, l'insondabile.
Ci si trova. Ci si incontra. Ci si confronta.
Si cominciano ad offrire all'altro, i propri modi di vedere, i pensieri a lungo coltivati, la propria scala di valori.
E allora può accadere lo stupore, la meraviglia.
Nasce una nuova sorgente. Una fonte di energia che prima non c'era.
Cos'è? Cos'è che nasce, in questo scambio\confronto?
Succede che con garbo, con timore all'inizio, con delicatezza infinita ci si dona. Si offre all'altro, ciò che si è maturato in silenzio, in lunghi anni di isolamento, di solitudine emotiva, a volte attraverso periodi di "macerazione interiore", un qualcosa del tutto particolare.
Una sostanza che non è materia ma appartiene più all'anima di ognuno. È il distillato della propria crescita ed esperienza.
Il frutto luminescente a volte, oppure opaco in altre occasioni, della propria infanzia. Del proprio essere cresciuti attorno ad una ferita mai più del tutto rimarginata.
Questo si offre all'altro. Questo si riceve e si scambia. Si mette in moto allora un dialogo, uno scambio, una interazione che chiamiamo "confronto".
All'interno di questa operazione che ha molto di magico e prezioso, si possono scoprire allora concordanze, sintonie, empatie, un comune approccio mentale. Un metodo condiviso di porgersi all'altro.
E lì, esattamente lì, nasce la meraviglia. Una energia positiva. Una forza potente.
Si può chiamare ascolto, possiamo chiamarla "attenzione" ... io la chiamo "cura".
Dedizione all'altro, perchè avvertiamo che l'altro è degno di noi, è come se fosse sempre stato parte di noi, anche in anni lontani e bui. L'Altro sei Tu. Perchè è avvenuta una fusione e un autentico "riconoscimento".
Sei riuscito a vedere quel che sei tu, quel che ti è capitato, nella carne viva e nella sofferenza, attraversata dall'altro.
Nasce allora una euforia. Una gratitudine infinita verso l'Universo che ti concede tutto questo. Che ti arriva a permettere di continuare a crescere in consapevolezza, attraverso il dialogo-confronto con l'Altro.
C'è gioia. C'è gratitudine.
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C'è la certezza che la Comunicazione serva e funzioni, proprio per fare un passo nuovo, deciso verso la tua maturazione come persona.
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"Settembre Nero" di Sandro Veronesi: La Fioritura dell’Innocenza tra Musica e Dolore. Recensione di Alessandria today
Un romanzo di formazione ambientato nella Versilia del 1972, tra scoperta e tragedia, raccontato attraverso gli occhi di un ragazzo e la potenza evocativa delle parole
Un romanzo di formazione ambientato nella Versilia del 1972, tra scoperta e tragedia, raccontato attraverso gli occhi di un ragazzo e la potenza evocativa delle parole In “Settembre Nero”, Sandro Veronesi ci porta nella Versilia del 1972 per raccontare l’estate che cambia per sempre la vita del giovane Gigio Bellandi, dodicenne alle prese con il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. In questo…
#Viaggio interiore#adolescenza#Anni 70#Autore italiano#Caos calmo#Crescita Personale#Dramma#eroi normali#estate 1972#Il colibrì#infanzia e crescita#La nave di Teseo#LETTERATURA CONTEMPORANEA#lettura consigliata#maturazione#muflone#narrativa di qualità.#narrativa evocativa#narrativa italiana#narrazione ipnotica#potere evocativo delle parole#premi letterari#Premio Strega#romanzo 2024#romanzo di formazione#romanzo sulla memoria#Sandro Veronesi#Sandro Veronesi libri#scoperta dell&039;amore#Settembre Nero
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e dai giuseppe tagliamola corta questa lezione che voglio andare a mangiare
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E niente ragazzi questi pomodori qui si chiamano "Rosamunda" io mi ero fatto il viaggio mentale che il tipo che li aveva selezionati aveva un amore finito male con una donna con questo nome o cose di questo genere, e invece si chiamano Rosamunda perché quando arrivano a maturazione non sono rossi ma rosa.... comunque, sono i pomodori più buoni del globo terracqueo come dice la Meloni.
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«Nella mano che si tende verso il frutto, verso la rosa, verso il ceppo che all’improvviso s’infiamma, ebbene, il gesto di tendersi, di attirare, di attizzare è strettamente solidale con la maturazione del frutto, con la bellezza del fiore, con la vampata del ceppo. Ma quando, nel movimento di tendersi, di attirare, di attizzare, la mano è ancora lontana dall’oggetto, se dal frutto, dal fiore o dal ceppo esce una mano che si tende incontro alla vostra, e se in quel momento la vostra mano si fissa nella pienezza chiusa del frutto o in quella aperta del fiore o nell’esplosione di una mano che brucia, ecco allora che si produce l’amore».
(Jacques Lacan, Il seminario. Libro VIII, Il transfert 1960-1961, Einaudi, Torino, 1991, p. 59).
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Maturazione dell'amore
È grazie a lei se sono diventato un uomo. M'ha preso per mano da adolescente e m'ha insegnato le cose più belle, in materia di rapporti tra uomo e donna. Mi ha tolto inibizioni e paure, scrupoli e pudori. Ho iniziato con lei a capire come far godere una femmina. Mi ha sempre esortato a trovarmi una ragazza della mia età, a mettere in pratica le tecniche acquisite grazie alle sue lezioni d'amore.
Ma io volevo lei, pensavo solo a lei: Sandra, “la Signora” presso cui i miei prestano tuttora servizio. Vivevo con i miei fino a poco tempo fa, per l’appunto, in una dependance nel parco della villa principale. Mio padre fa da autista, giardiniere, manutentore e infine agricoltore-ortolano. Mamma pulisce la casa, cucina e poi entrambi a ora di colazione, pranzo e cena servono in tavola. Io fino all’anno scorso andavo a scuola e scherzavo, flirtavo un po’ con Michela, di un paio d’anni più piccola di me. Bellissima figlia di Sandra, degna madre.
Il Signor Artemio, suo marito, è sempre fuori tutto il giorno per gestire l’azienda di famiglia. Quando verso i sedici anni il mio timbro di voce si scurì, capii chiaramente che le attenzioni di Sandra verso di me iniziavano a non essere più del solito tipo, cioè innocenti e affettuose, praticamente da zia acquisita. Iniziò tutto un pomeriggio estivo dopo pranzo.
Avevo sedici anni appunto, ma già ero ben sviluppato; un bellissimo ragazzo. Mi invitò a fare un giro nell’enorme parco che circonda la villa. Ero un po’ goffo e imbarazzato. Mi chiedevo: “ma questa... che vuole da me?” Lontano da tutti, nascosti in un anfratto ben coperto da vegetazione, d’improvviso smise di sorridere, di flirtare e mettermi in imbarazzo come faceva di solito, perché le piaceva il mio rossore.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò in bocca, con intensità. Francamente, da sempre sognavo potesse accadere: la desideravo da sempre. Bella, curata, profumata e molto più giovane di suo marito. Immagino che non avesse ancora quarant’anni: l’età migliore, per una donna, secondo me. Penso che i miei avessero capito da quasi subito cosa stava succedendo.
Però tutto sommato era una cosa anche naturale, sana e di cui essere addirittura lusingati: un figlio svezzato sessualmente da una donna di classe, pulita, esperta e generosa come la Padrona. Era qualcosa che comunque mi teneva lontano dalla strada e in un ambiente familiare, protetto.
Mia madre, nei pomeriggi in cui Sandra aveva le sue voglie, vedendomi tornare a casa sbattuto e con le occhiaie, aveva di solito l'aria preoccupata. A occhi bassi mi chiedeva se andasse tutto bene. Papà invece rideva sotto i baffi; ma mai fecero parola con me di ciò che accadeva. Né peraltro con i Signori o con chicchessia. La prima volta, Sandra dopo il bacio d’amore mi comandò di leccargliela a lungo, poi di infilarle due dita in fica e farla godere.
Il cuore mi batteva a mille, sebbene il suo approccio con la mia psiche acerba fosse molto tenero e graduale. Mentre la leccavo e assaporavo quel gusto nuovo e buonissimo, lei mi carezzava la testa e mi diceva parole dolcissime. Alla fine, dopo esserci ricomposti mi disse anche che non avrei mai dovuto, per nessuna ragione, parlare del nostro segreto rapporto. Avrei distrutto il suo matrimonio e i miei avrebbero perso il lavoro, ovviamente. Senza contare che io non avrei più potuto approfondire e cogliere quei frutti maturi e deliziosi, con lei.
Per essere un ragazzo di sedici anni, sentivo addosso una responsabilità notevole. Anche perché durante la giornata se la incontravo dovevo mantenere il solito comportamento ossequioso e deferente di sempre. Ma di lei già dopo la prima volta non potevo più fare a meno. In sostanza, in quel periodo ero felice: studiavo e fottevo la padrona di casa, una delle donne più belle che avessi mai visto.
Mi mangiava letteralmente l'uccello e mi costringeva a sborrare più volte nella sua bellissima passera, profumata e calda. O nella sua gola. Le piaceva il gusto del mio seme, ne ingoiava in quantità. Sembrava non voler smettere mai. Quando iniziava a prendermelo in bocca, spesso avevo paura! Era una macchina per il puro piacere dell'uomo. Mugolava di puro godimento, si staccava per due secondi e a volte completamente impazzita, da bambina viziata mi diceva: “ancora, dammene ancora, bambino mio. Su: daiiii…”
Ringraziavo madre natura che mi ha dato una rimarchevole e rapida capacità di rigenerare il seme. Poi voleva essere inculata a lungo. Lo preferiva all'essere scopata. Mi confessava che essere umiliata e mortificata dal figlio della servitù era per lei un gioco meraviglioso. Non potevo rifiutarmi. Con me lei provava tutti i possibili giochi d'amore, tutto quello che non poteva più mettere in pratica col marito, che secondo Sandra ormai era quasi disinteressato al sesso. O che magari aveva a disposizione una ragazza di vent'anni, pensavo io. A ogni modo, sempre in maniera molto discreta riempiva me e i miei di regali costosi. Era il suo modo di dirmi grazie.
Col Signor Artemio i loro erano ormai solo rapporti rapidi, di solito un sabato sera al mese. O anche meno. Dormivano ciascuno nella propria stanza e quando lui voleva farlo le mandava un messaggio chiedendole se fosse possibile, se andasse anche a lei. Allora era invariabilmente la Signora ad andare da lui: si faceva fottere rapidamente o lo spompinava. Quindi se ne tornava a dormire. Sempre roba di cinque-dieci minuti al massimo. Quando qualche sabato a sera tarda dalla finestra della mia cameretta vedevo il familiare gioco di luci delle loro stanze e a seguire le loro ombre sul letto, capivo ed ero molto geloso di lei. Quel seno, quel culo e quella bella passera erano miei!
Era con me però che lei si divertiva davvero. Spesso provavamo il brivido della scopata in macchina. O in un albergo, lontani dalla nostra città. Con la scusa di dover riporre gli attrezzi agricoli sempre crescenti di numero e di custodire al riparo un trattorino minuscolo che aveva preso per tenere arata e coltivata la piccola tenuta attigua, Sandra aveva voluto far costruire un ampio capanno. “Artemio, visto che ci siamo, mettiamoci anche un angolo stufa a pellet, poi un divanetto comodo e un bagnetto, no?” Disse al marito in fase di progettazione e realizzazione di quella bellissima struttura in legno. Che era anche una benedetta alcova dove a volte mi portava nel primo pomeriggio e mi erudiva “per il mio bene”. Quando mi mandava il messaggio, io dicevo a papà: “vado a studiare al capanno.”
E lui capiva. Non si sarebbe mai azzardato a venire a disturbarci. E tranquillizzavo anche lei. Ormai s’era instaurato un accordo tacito: non se ne parlava ovviamente, ma era un fatto assodato che io soddisfacevo le esigenze della Signora e lei in cambio restava la nostra Padrona nobile e molto generosa coi miei. Più spesso si faceva sfondare il culo o mi succhiava l'uccello nel talamo coniugale. Ed è proprio lì che veniva con maggior gusto. Mi sembrava comunque di impazzire: ero già quasi innamorato di Michela, la figlia dei Signori, ma almeno tre volte a settimana scopavo sua madre! Con Michela però c'era ancora solo una serie di schermaglie a distanza. Messaggini, rossori e sorrisi.
La giovane non si decideva e io avevo degli scrupoli notevoli: non volevo che Sandra ci scoprisse e soprattutto desideravo con lei una storia pulita, senza bugie o sotterfugi. Questa situazione a volte difficile da gestire è durata tutta la mia adolescenza. Fino a che l’anno scorso, preso il diploma di Perito in Telecomunicazioni, ho cominciato a lavorare come elettricista durante il giorno, barman a sera, disc-jockey nei giorni liberi dal bar e personal trainer alla domenica e il giovedì pomeriggio.
Ho iniziato a guadagnare bene da subito, perciò me ne sono andato a vivere in affitto da solo già dal settembre post diploma in un monolocale in città. La storia con Sandra s’è così interrotta in modo naturale. Da poco però ho preso a uscire in segreto da tutti con Michela. Che s’è finalmente decisa. È la mia ragazza, che diventerà maggiorenne a breve. Ah, a proposito: mi ama, me l’ha confessato dolcissima. Facciamo finalmente sesso e Sandra lo ha saputo subito. Perché lei glielo ha detto.
Ma la mia Maestra d’Amore è stata comunque una grande: le ha sorriso ed è rimasta serena. Non ha reagito male, s’è congratulata con la figlia, stringendola al petto. Da un po’ ha ripreso a mandarmi comunque dei messaggi discreti in cui mi comunica che le manco molto, che soffre in silenzio ma sa che Michela è con il miglior ragazzo che le potesse capitare. E che se volessi, con assoluta, ovvia cautela potremmo incontrarci ancora ogni tanto da qualche parte. Vedrò di accontentarla, perché la donna esperta e disinibita che è, francamente manca anche a me.
Amo Michela, ma la bocca, il corpo e la mente di sua madre sono un'altra cosa. Il suo seno è un rigoglio dei sensi, un trionfo di odori, sapori e fascino. Poi comandare, violare, far godere e sentir vibrare il corpo di una donna sposata, calda e vogliosa della tua verga è un’esperienza che per un giovane uomo vale più di qualsiasi altra fatta con donne magari giovani, ma titubanti e non ancora abituate al trattenimento del pene in bocca o nel corpo.
RDA
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"Quando l'amore vi fa cenno,
seguitelo,
benché le sue strade siano aspre e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono,
abbandonatevi a lui,
benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.
E quando vi parla, credetegli,
anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché come l'amore vi incorona, così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione, così è anche potatura."
(Il profeta”, di Kahlil Gibran)
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Evidenze
Quelle in foto sono delle ciliegie. Della varietà Sciatta, che ha un brutto nome ma è squisita. Questa varietà rientra con altre tipiche del territorio nella recente IGP Ciliegia di Bracigliano, ridente comune collinare della valle dell’Irno in provincia di Salerno.
Per via del meteo (aprile freddo come gennaio, maggio piovoso il quadruplo del solito con grandinate e inizio giugno fresco) buona parte della produzione ciliegicola del Sud Italia è andata perduta, in alcune zone completamente azzerata. Va da sé che quelle del Sud sono le ciliegie precoci, pronte orientativamente da Maggio alla seconda decade Giugno, in attesa di quelle di altre zone più a Nord. Data la mancanza, la maggior parte di quelle che erano prezzate a 15-18 € al kg nei supermercati erano estere: Balcani, Grecia, Romania, Bulgaria (in questi due paesi, tutti gli impianti di tipo moderno delle ciliegie sono investimenti italiani).
Ho preso 50 kg di ciliegie direttamente da un’azienda agricola di Bracigliano, senza che me le scartasse, oggi 4 Luglio.
Sapete quanto le ho pagate?
in un primo momento, non volevano addirittura nulla, ma convincendolo sono arrivato ad 1 €. Le ciliegie non sono tutte così belle, ma un 20% si, un 50% integro e saporito, e il restante 30 % da scartare perchè rovinato dagli insetti.
Diciamo che in definitiva, l’azienda potrebbe vendere ancora un 70% di un kg di ciliegie, il 20% a prezzo pieno, e l’altra parte come seconda scelta.
Ma non c’è mercato, perchè il prezzo che i commerciarti e la grande distribuzione conferisce alle aziende non copre nemmeno i costi di raccolta. Quindi conviene di più che quelle poche ciliegie rimaste, le uniche buono ma fuori dalla finestra temporale in cui venivano comprate negli anni precedenti, rimangano sugli alberi: qui la raccolta è più difficoltosa perchè gli alberi sono molto vecchi, alti anche 20 metri e la raccolta si fa solamente a mano, salendo sugli alberi con apposite scalette di alluminio. È molto più facile comprare a pochi spiccioli le ciliegie estere e vendendole a prezzi folli, che hanno un sapore tutto diverso non perchè siano necessariamente peggiori, ma perchè devono essere raccolte ad un certo grado di maturazione molto lieve per garantire un trasporto senza deterioramento. Per racimolare qualcosa, le ciliegie raccolte qui e non scartate vengono vendute alle grandi aziende alimentari per 60-70 centesimi di Euro.
È ciò che accade a considerare il cibo come un prodotto qualsiasi. Al netto del danno meteo, su cui non si può fare nulla nell’immediato, c’è la beffa dell’essere considerati fuori mercato per ragioni che non si spiegano, se non con la mera speculazione.
Lo spreco è il carburante che accende la contraddizione, la contraddizione mette in moto l’economia, e un’economia fiorente produce a sua volta nuovi sprechi. Haruki Murakami
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Mio padre mi ha insegnato tutto quello che un uomo non dovrebbe essere.
Mia madre mi ha insegnato tutto quello che una donna non dovrebbe fare a se stessa, specialmente dentro la relazione con un uomo.
Osservare i propri genitori come pesci in un acquario, cioè con distacco e oggettività, è fondamentale per capire cosa porti del loro schifo dentro di te.
Questo vale anche nel caso in cui grazie a loro hai assorbito valori autentici e benessere.
Trattandosi comunque di un compito evolutivo, è la parte negativa quella che deve essere trasmutata, perciò va prima di tutto vista, e soltanto dopo puoi scegliere cosa fare di te stesso.
Quando vedi la loro eredità potresti passare diversi anni di guerra interiore e di fallimenti personali. È un processo di maturazione essenziale, che ti porta al punto di rilascio.
Da lì devi ricostruire te stesso.
Di solito coi padri inefficienti è mancata anche una guida, per cui il processo implica spesso il trovare il tuo percorso senza avere la minima idea del come e del dove.
A riguardo sappi prima di tutto che se sei messo lì è perché hai le risorse per farlo, oppure è tuo compito spezzare la catena e trovarle.
Non è facile, non è semplice, ma è per questo che quelli prima di te si sono arresi, e che oggi gli altri pagano le conseguenze anche a causa loro.
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A Sbindlòn
A penzoloni, che pende, appeso al soffitto o ad altre appendici, come un salame, un prosciutto o la borsa dei maroni (quaion) e relativo pene (usel).
Più sbrigativamente "a sbindèl".
[AAA Attenzione: il testo seguente non è adatto per mangiatori d'erba]
Termini che riportano al passato, quando il maiale (porz o ninèn) veniva acquistato da piccolino, allevato e cresciuto in casa (si fa per dire) e definitivamente trasformato in garage.
Il suino veniva accudito teneramente durante l'anno e con l'arrivo dell'inverno mio padre o mio zio, non ricordo bene chi, gli sparava una palla di piombo sul e nel cranio, in modo da rendere la sua dipartita la più rapida possibile.
Che fosse indolore non sono pronto a scommettere, ma sempre meglio quel cilindro di metallo color bronzo, dei coltellacci usati nei decenni precedenti gli anni settanta.
Una volta resa l'anima al cielo dei suini, l'animale veniva trasformato in tante belle robine commestibili, alcune immediatamente, altre con la dovuta pazienza.
Direttamente sul bancone di legno su cui era adagiato per essere trasformato, si poteva assaggiare la coppa di testa appena fatta, ancora calda e fumante.
I ciccioli venivano schiacciati in una morsa di legno e lì restavano a spurgare il grasso (sunzon) per giorni, dopodiché venivano fatti rinsecchire.
Si doveva attendere un po' invece per la salsiccia (suzezza), i salami e i prosciutti (parsött), di spalla e di coscia.
Solo la salsiccia matta si poteva mangiare nei giorni successivi senza attenderne la maturazione.
Era fatta con le interiora del porco, unite a una piccola parte di carne buona, il tutto irrorato da robuste dosi di aglio, pepe, sale e se ricordo bene anche di vino, oltre ad aromi vari.
Insomma, una squisitezza per stomaci forti.
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ARRIVA IL PRIMO IMPIANTO ALGOVOLTAICO IN ITALIA
A Portici, in provincia di Napoli, è nato il primo impianto algovoltaico in Italia, un sistema integrato in grado di produrre energia elettrica fotovoltaica e microalghe.
Le alghe crescono in una soluzione acquosa che scorre all’interno di fotobioreattori, tubi trasparenti collocati sotto ai moduli fotovoltaici collegati tra loro in una serpentina in cui circola il fluido in maniera costante. Grazie alla fotosintesi innescata dall’energia solare, le microalghe crescono all’interno della soluzione, assorbendo l’anidride carbonica e riproducendosi, fino a quando non raggiungono uno stato di maturazione tale da poter essere raccolte. Il loro impiego poi è utile per l’uso farmaceutico, cosmetico e alimentare.
L’impianto installato presso il Centro Ricerche ENEA, consente una produzione annua di una potenza di 7 kWp e circa 30 chilogrammi di alghe per ogni modulo della superficie di 40 mq. “I vantaggi dell’approccio adottato sono molteplici. Innanzitutto, le alghe consentono di sfruttare l’energia proveniente dal sole meglio delle colture tradizionali poiché hanno una maggiore efficienza fotosintetica. Inoltre, hanno elevato valore ambientale in quanto consumano anidride carbonica trasformandola in biomassa tramite fotosintesi e rilasciando ossigeno puro in atmosfera. Non ultimi gli aspetti pratici, come il fatto che la soluzione tecnologica sviluppata ben si presta anche a interventi di ‘retrofit’ di impianti fotovoltaici esistenti” spiega Carmine Cancro, ricercatore del laboratorio ENEA di Smart grid e reti energetiche presso il Centro Ricerche di Portici.
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Fonte: Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile; foto di Laker
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"Odor di mosto" di Silvia De Angelis: una poesia che evoca sensazioni di trasformazione e voluttà. Recensione di Alessandria today
Il profumo della vendemmia come metafora del cambiamento interiore
Il profumo della vendemmia come metafora del cambiamento interiore In “Odor di mosto”, Silvia De Angelis ci trasporta in un’atmosfera crepuscolare, dove il profumo del mosto diventa il simbolo di una trasformazione interiore. Attraverso un linguaggio evocativo e ricco di immagini, l’autrice esplora il potere dei sensi e delle emozioni, mostrando come un momento fugace possa cambiare il modo di…
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una cosa di cui sono contento è che, nonostante mi capiti di essere tentato nel ricadere nei soliti errori che hanno caratterizzato la mia vita negli ultimi 5/6 anni, sto riuscendo a rendermene conto prima e chiudere tutte le situazioni sbagliate prima di ricaderci del tutto e di questa cosa non me ne sono accorto solo io, visto che le due amicizie più strette che ho più volte in questi mesi mi hanno fatto spontaneamente i complimenti notando la mia maturazione sotto questo punto di vista
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Copula e fieno
Addormentarsi nel pagliericcio, sopra le spoglie della Mariella che giace nuda nel fienile. Profumo di erba sopita nel tempo lento della maturazione della bella stagione.
Con il verde che si perde tra i peli fulvi, abbondanti, ricci. I capellini nuovi, il colore della pelle screziato e puntinato, quel sapore misterioso d'Irlanda perso nei campi della bassa.
La Mariella ha gli occhi belli, si illuminano quando ride e quando piange, quando le emozioni hanno il colore nocciola. Brillano nel sesso e negli abbracci.
È una copula dolce quella nel fieno, che punge che accarezza, che rotola instabile sotto le carni, che coccola e avvolge, in quel silenzio rumoroso che hanno anche i focolari di inverno. Crepita.
Estate bella, calda, afosa di cicale, il fienile è un'alcova, un nido, per giocare a nascondino d'amore. Uno-due-tre-dieci-cento-mille, libera per tutti. Ancora. Conta ancora.
La Mariella è fatta di "ancora" e di "basta", che vanno interpretati con il sentimento infoiato, che vanno violentati con delicatezza, che vanno accolti nella mano, stretti, strizzati, distesi, ripiegati, stirati con cura.
La Mariella copula, nel fieno, matassa garbuglia. Sa di buono quel fare l'amore, sa di grano. Sono belli da guardare, da vedere, sono belli da segarsi. A volte li guardano e lei lo sa, e arrossisce mentre si bagna, e forse arrossisce proprio perchè si bagna. E lui lo sa. E conta ancora. Sempre.
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