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The old asylum of Girifalco, Calabria, Italy
Segregated at home or locked up in a mental hospital, in Calabria as elsewhere. In the 1900s, the families of the "crazy" had few alternatives. They had to keep them hidden, reassure the residents, escape glances and compassionate glances. Or interne them. The need for a language less inclined to barbarism had not yet arisen. There was no discussion about whether it was more correct to call them disabled, differently abled or people with disabilities. They defined them as "spastic", "handicapped", "psychologically abnormal". These terms covered a wide range of cases, from Down syndrome to mental retardation, through physical impairments and personality disorders. Some people even still mistook brain pain for demonic possession.
"I'll lock you up in Girifalco"
The village of Girifalco, starting from the second half of the 19th century, thus became an antonomasia. If Gorgonzola is synonymous with cheese and Verona evokes the love of Romeo and Juliet, "I'll lock you up in Girifalco" in Calabria meant that your head wasn't well and you risked ending up in a mental hospital. Today the stigma of mental distress remains. Those who suffer from it tend to dissemble. And his relatives surround him with a silent protective cloak.
Yet the climate around psychiatric pathologies seems to have changed in part. The credit goes to the much reviled Seventies: the decade of "We want everything" and of the insurrection against the powers of the State also imposed civil conquests and unprecedented rights: the workers' statute, divorce, termination of pregnancy. And law 180 of 1978, which then led to the closure of mental asylums.
The subverted stereotype
This town has been able to overturn the prevailing prejudices surrounding mental distress. From the beginning, in fact, the management of the mental hospital favored the coexistence of patients with the rest of the population and a therapeutic path based on open doors and ergotherapy, i.e. treatment based on collective work. It is a town that lives and has built its own identity in its relationship with madness. They also established a literary prize that chose madness as its theme.
Source: Matti da slegare: i prigionieri del silenzio a Reggio e Girifalco
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decime cosas lindas que hoy estoy sensible, y que no quiero acordarme que vivo en un mundo horrible
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Ospedale psichiatrico di Collegno (TO), paziente internato.

Camera dei Deputati, Roma. Presedente del Consiglio.
Effetti della Legge Basaglia (1978).
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Ho appena letto su X un elogio a Franco Basaglia il riformatore dei manicomi
invece di stimare questa persona pensate che è colpa sua se per le strade gira gente convinta che esistano più di due generi.
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Un tempo, con la collaborazione della Chiesa Cattolica, in Italia, le ragazze "ribelli", accusate di 𝘧𝘳𝘢𝘨𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘮𝘰𝘳𝘢𝘭𝘦, venivano rinchiuse nei manicomi - ma ciò, non prima che tutti gli uomini del paesello moralizzato se le scopassero (abusassero, sessualmente, di quelle donne, ripudiate dalla famiglia).
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amanhã tem que ser um dia bom dentro do hospício
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La torre nella casa del falegname a Tubinga e la cameretta nella clinica di Herisau: ecco due luoghi su cui non ci si dovrebbe stancare di meditare. Quel che si è compiuto fra quelle mura – il rifiuto della ragione da parte di due poeti senza pari – è la piú forte obiezione che sia stata levata contro la nostra civiltà. E ancora una volta, nelle parole di Simone Weil: solo chi ha accettato lo stato piú estremo della degradazione sociale può dire la verità.
Credo anch’io che, nel mondo che mi è toccato in sorte, tutto ciò che a me pare desiderabile e per cui varrebbe la pena di vivere può trovar posto solo in un museo o in una prigione o in un manicomio. Lo so con assoluta certezza, ma non ho avuto, come Walser, il coraggio di trarne tutte le conseguenze. In questo senso, la relazione con i fatti della mia esistenza che non sono potuti accadere è altrettanto, se non piú importante, di quella con i fatti accaduti.
Giorgio Agamben, Autoritratto nello studio, 2017.
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L´archivio by Manicomio di R
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I pro vita sono sempre uno spasso - perché stanno a spasso invece che in manicomio, chiusi con il lucchetto, come deve essere.
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Pinel fa togliere le catene ai malati mentali a Bicêtre nel 1793, dipinto di Charles Louis Müller.

Pinel libera i malati mentali nell'ospedale della Salpêtrière nel 1795, di Tony Robert-Fleury
Franco Basaglia, neurologo e psichiatra.
Nel 1793 Philippe Pinel toglie le catene ai malati mentali a Bicêtre, nel 1795 libera i malati mentali dell’ospedale della Salpêtrière, inaugurando una rivoluzione in ambito psichiatrico: questi malati andavano curati e non custoditi.
Nasce la “terapia morale”, che condurrà più tardi alla psicoterapia.
Dall’esperienza presso il manicomio di Gorizia e, soprattutto di Trieste, lo psichiatra e neurologo Franco Basaglia giunge a maturare l’idea che molti dei sintomi attivi dei pazienti psichiatrici non derivino direttamente dalla loro malattia, ma sono epifenomeni della vita alienante che vivono in manicomio.
Insieme ad altre persone illuminate si batte per abolire i manicomi e per attuare una forma di terapia in cui il paziente sia quanto più possibile inserito nel suo tessuto familiare e culturale; l’idea geniale è quella di portare la cura a domicilio.
Il 13 maggio 1978 vide la luce in Italia la legge 180, che aboliva i manicomi (eccetto quelli criminali) e prevedeva il sorgere di centri di salute mentale e di diagnosi e cura in ogni quartiere cittadino, con gli operatori sanitari che si rechino nel domicilio del paziente.
Questa legge è stata considerata la più illuminata, la più all’avanguardia fra quelle che nel mondo regolamentano questa materia, da ogni parte del mondo venivano in Italia operatori sanitari dell’ambito psichiatrico e psicoterapeutico per capire come venisse attuata.
Purtroppo questa legge ebbe fin da subito un problema esiziale, voluta dalla sinistra, dalla “psichiatria democratica”, e dai movimenti riformatori più all’avanguardia del nostro paese, fu poi di fatto gestita e attuata dai conservatori, dai democristiani e dalle forze più retrive, che non l’avevano mai voluta.
Oggi c’è ancora chi vorrebbe ritornare ai manicomi, dimostrando così di essere i primi ad avere la necessità di esservi internati; io dico che non soltanto la Legge Basaglia andrebbe applicata nella sua totalità, con tutte le professionalità e tutte le strutture che prevede, ma che dovremmo anche “liberare” le persone con disagio mentale dalle catene degli psicofarmaci, che li fanno vivere in uno stato di perenne inebetimento.
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"L'altra verità. Diario di una diversa" di Alda Merini. Un viaggio tra orrore e poesia: il racconto di un'anima sopravvissuta. Recensione di Alessandria today
"L'altra verità. Diario di una diversa" è un'opera intensa e struggente, in cui Alda Merini ripercorre il lungo periodo trascorso nei manicomi, tra abusi, solitudine e alienazione, ma anche tra momenti di profonda lucidità e resilienza.
Informazioni sul libro Titolo: L’altra verità. Diario di una diversa Autore: Alda Merini Genere: Biografia, narrativa autobiografica, poesia Formato: Copertina flessibile Valutazione: ⭐⭐⭐⭐✰ (4,4 su 5 – 2.298 voti) Pubblico consigliato: Lettori appassionati di narrativa esistenziale e poesia Analisi dell’opera “L’altra verità. Diario di una diversa” è un’opera intensa e struggente, in…
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Gènie la matta - Ines Cagnati
Sarà un caso che scrivo nel giorno di San Valentino, ma questa storia breve ma intensa è proprio una storia d’amore potente e del suo dolore più straziante, e questo contrasto forte è raccontato dalla dolcezza infinta di una bambina che per tutto il breve racconto non smette mai di seguire, inseguire e volere bene alla sua mamma, Genie la matta… Eh già, Genie la matta che viene da una famiglia…

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