#ma solo perché sono stata obbligata
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Carbonara, passeggiate per Monti, madonne blasfeme
#che nostalgia#due anni che non vivo più qui#e molti altri a venire#mi piange il cuore#se casa è dove smetti di scappare allora roma è casa#anche se poi son scappata lo stesso#ma solo perché sono stata obbligata#perché questo paese maledetto ti obbliga a scappare#rome#rome italy#italy#carbonara#pasta#food#foodporn#italian food#love#beauty#italian culture#italian cuisine#mailmiocuoredipietratremaancora
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Mi domando cosa sarebbe successo se io, in un certo senso, non fossi stata "costretta" ad un certo punto a "diventare" femmina. Perché, in completa autonomia e senza alcun tipo di influenze, fino agli 11 anni quando, disgraziatamente ed inevitabilmente il mio corpo mi "tradì", iniziando a sanguinare ogni mese, avevo sempre vissuto come un maschio. Lego, trenini, macchinine e plastilina (insieme ad un paio di bambolotti, le famose cabbage patch kids) erano i miei giochi preferiti, mi sono sempre e solo vestita da maschio, ho sempre giocato a calcio con i compagnetti non con le femmine ai "giochi da femmina", la mia attività sportiva era il basket, non la danza classica ( sì, mia madre ci aveva provato ma si era dovuta arrendere dopo qualche mese accettando di ripiegare su danza moderna, mentre io volevo fare judo, ma... "No, ti rompi le ossa!!!"). Ma a quel punto dovetti arrendermi: i miei compagni, a basket, a dodici anni erano diventati tutti più grossi di me e nelle partitelle di allenamento iniziavo a farmi male (alla fine mi sono irrimediabilmente fracassata un ginocchio giocando). Dovetti chiedere a mia madre di comprarmi dei body elastici per comprimere il seno che si stava ingrossando ed era per me fonte di vergogna e umiliazione e alla fine fui costretta a passare al reggiseno. E comunque non c'è mai stato verso di farmi indossare la divisa femminile della scuola, finivo in punizione dal vicepreside, ma la gonna no. Ma all' epoca (erano i primi anni '90, in un collegio cattolico poi) se nascevi femmina, eri femmina, non c'erano dubbi. Ancora oggi a 44 anni non sono in grado di truccarmi, mi fa impressione avere quella roba sul viso. E non sono in grado di vestirmi da donna, nelle rare occasioni in cui sono obbligata a farlo mi sembra carnevale e sembro caduta per sbaglio nei vestiti di qualcun altro. Chissà cosa sarebbe successo se avessi avuto la possibilità di scegliere.
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Un riassunto degli ultimi mesi (o forse dovrei dire anni)
Ancora deve finire l’estate ma già penso all’anno nuovo. Ormai sono entrata anche io nell’ottica che l’anno nuovo, vero e proprio, cominci a settembre. Credo che dovrò abituarmi a questo nuovo tipo di visione come ogni disperato che ha a che fare con la scuola nella sua vita. E così mentre compro la crema doposole per le ferie che ancora devo neanche iniziare, mi trovo a prendere anche l’agenda per i nuovi mini-babbani dell’anno 24/25. Comincerò a lavorare il giorno dopo il mio ultimo giorno di vacanze, scelta traumatica, non desiderata, ma obbligata. Gli anni scolastici iniziano sempre prima, l’anno scorso il 4, quest’anno il 2, ma che ca.
Ho molta paura pensando a quello a cui andrò incontro, l’anno scorso ero inesperta e mi buttai a capofitto in un’esperienza nuova, piena di entusiasmo. Entusiasmo che mi hanno smorzato subito, per carità, perché era un ambiente super tossico. Ma ormai esistono ambienti lavorativi che non lo sono? Comunque sia andata (altri traumi su traumi che non supererò ma magari ne parliamo un’altra volta) questo anno mi ha donato la famosa “esperienza” e ora che so quello a cui vado incontro, non ho l’entusiasmo di prima, ma solo paura. Sarà un ambiente più grande del precedente, con colleghe più antipatiche e maligne di quello precedente, con regole più severe di quello precedente. Mi mancherà Maria, mi manca già adesso che non ci vediamo tutti i giorni come prima, lei è stata il regalo più grande. Mi mancheranno le gemelle che rimpiango ancora adesso ogni giorno, anche se abitiamo a 100 metri di distanza. E poi basta, non mi mancherà più niente perché ho lottato con le unghie e con i denti per andarmene da quel cesso di posto. Ma questo non mi impedisce di cagarmi sotto ora. Spero solo che i guadagni siano più alti e varranno i sacrifici, altrimenti vorrà dire che si ripresenterà di nuovo la frustrazione di prima, e io un altro anno così non lo reggo.
Il 2023 è stato un anno pessimo e con la malattia di mia madre non mi sono goduta né la proclamazione né la festa di laurea. Dopo in effetti, non pensavo di trovare lavoro nell’ambiente scolastico così presto. Semplicemente il primo sabato di settembre ho fatto il colloquio, il lunedì ero già dentro. Ma solo perché lì erano disperati, non per merito mio. Da settembre a marzo ho lavorato 12 ore al giorno, mi alzavo alle 7, andavo al lavoro alle 8, tornavo da scuola alle 2, cominciavo il doposcuola alle 3, finivo alle 8, mangiavo, facevo i piatti, alle 10 crollavo sul divano senza neanche mettermi a letto. Mia madre mi guardava storto tutto il tempo perché non solo non ero presente quando lavoravo, ma neanche il resto della giornata (dovrei dire serata). Un po’ l’ho fatto anche per disintossicarmi da loro, stare a contatto con mia madre e mio padre h24, da quando mia madre ha smesso di lavorare, è stato un altro elemento deteriorante per la mia psiche. Quando c’era il mio fidanzato nel weekend facevo il borsone e me ne andavo a casa sua, la sera uscivo. Ma facevo fatica a fare anche quello, la vita sociale per me era un sacrificio, dovevo calcolare anche il tempo materiale per farmi uno shampoo. Nel frattempo è tornato mio fratello qui ma non è cambiato molto, non mi ha alleggerito dai pesi familiari. Continuavano gli esami, le scadenze, le visite di mia mamma e tutto il resto. So che arriveranno altri tempi così, che non sono finiti, ma ripensandoci, e con la voglia di lamentarmi fino al 2032, è stata davvero dura. Da marzo ho allentato un po’ la presa, non per mia scelta, ma è stato un bene. Da scuola ho iniziato ad uscire alle 4 e la sera davo qualche lezione quando capitava, ma niente di fisso. Ci ho perso molto economicamente ma ci ho guadagnato di salute mentale. Ad aprile è successo un altro evento traumatico che speravo proprio di non rivivere ma è stato un altro punto di svolta.
Da giugno in poi ho cambiato idea 50 volte sul mio futuro, prima ho dato conferma a quella scuola per restare, anzi l’ho chiesto proprio io, poi all’improvviso, e con una grande mossa scorretta (devo ammetterlo, ma se lo meritavano) e ho mollato tutto per un’altra scuola. Luglio è stato devastante, lavorare con quel caldo, all’aperto, senza un filo d’aria, mi ha portato a stare male fisicamente. Credevo fosse chissà cosa invece poi da quando ho smesso di lavorare non avevo più niente. Ho somatizzato con giramenti di testa, narcolessia, affanni vari, dolore in petto, schiena bloccata per settimane, intrattabilità e voglia di buttarmi da un burrone. In tutto ciò fingevo simpatia e non curanza con le nuove colleghe (tutte un dito in culo, comprese le bidelle) giusto per non farmi riconoscere e farmi cacciare il secondo giorno, dopo tutto il sacrificio che stavo facendo.
E ora eccomi qua, 16 agosto e con il solito caldo asfissiante, aggiungo qualcosa al carrello su Shein e su Amazon, guardo borse e collane, leggo qualche pagina, guardo qualche serie che non mi piace, riguardo film che avevo visto anni fa e non ricordavo. Mi ricordo che ho questo blog da decenni e mi ritrovo a scrivere digitalmente, infatti mi fanno male le dita. Da circa un anno avevo iniziato un diario cartaceo vero e proprio, era un modo per sfruttare i vari quaderni comprati negli anni, la cancelleria, e perché tutti dicono faccia bene. A me scrivere ha sempre fatto bene, ma non guarisce (ma va?). Ho iniziato il diario più che altro per tenere traccia della malattia di mamma ma è diventato uno sfogatoio per varie vicissitudini quando ne avevo il tempo. Altrimenti urlavo e basta: più rapido ed efficace. Ho comprato la Valeriana sperando non mi faccia effetto cavallo (ovvero dormire dopo 5 minuti) sperando calmi i miei attacchi d’ansia. Nell’ultimo mese ho avuto un paio di attacchi di panico, non si presentavano da molto e credo siano stati il risultato dell’accumulo del nervosismo degli ultimi 10 mesi. Ovviamente si presentano quando la vita si ferma e quando mentre sei in affanno per qualcosa. L’ansia ti bussa sempre quando te la dimentichi. Per calmarmi ho pensato ad Inside Out e a quanto fosse descritto bene quel momento. Ad ogni modo, mi ha aiutato. In questi momenti mi dispiace sempre molto per chi mi sta vicino, capisco che è una cosa difficile da gestire per chi non è abituato. Neanche io mi abituerò mai, quindi figuriamoci. Almeno adesso so che non dipendono solo da una persona sola, prima li attribuivo solo a dei momenti precisi della vita, adesso almeno mi sono autodiagnosticata l’ansia e basta, ne soffro, amen. Questo mi impedisce di vivere serenamente? Ovvio. Ogni tanto mi motivo da sola e mi dico che sono forte a superare tutto ciò ma la realtà è che mi sento solo un peso per me stessa e per gli altri. Sono ancora quella che legge, scrive, corregge. Faccio polemica e rido. Mi arrabbio e sbraito. C’è mai qualcosa che mi farà mai trovare pace nella vita? Non credo.
#questo è rimasto l'unico posto dove non si possono fare le storie e la cosa non mi aggrada#personal luciacl#ansia#attacchi di panico#scuola#insegnamento#no reblog
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Ho avuto praticamente tutti i social esistenti tranne Snapchat, e poi all'età di 16 anni ho abbandonato tutto.
Ho abbandonato per la mia sanità mentale. Già il bullismo a scuola era duro da superare, in più l'idea di essere presa in giro anche li mi ha sempre fatto male emotivamente e mentalmente.
Idea che penso che prima o poi, si sia realizzata, ma mi era già tolta per pensarci.
Quindi da quel giorno vivo con dubbi su dubbi, ed ogni sguardo di gente sconosciuta penso che invece, loro, conoscano me. (Eh sì, mi è venuta l'ansia sociale).
Per questo motivo per me, è anche difficile farmi nuovi amici.
Tumblr è l'unico social che non implica "il mostrarti" ma mi permette di usare il mio blog come diario personale.
Me ne sono andata tante volte da qui, e tante volte sono tornata, perché è veramente l'unico social che per me vale la pena di avere.
Qui ci sono anche meno pazzi rispetto a Twitter, per esempio, e si litiga per meno roba stupida tipo qua che tipo di musica ascolti non gliene frega nulla a nessuno, li invece ti fanno lo screenshot, ti bloccano e ti mostrano ai loro followers, chiedendo loro di segnalarti e bloccarti. Bambinate insomma. (A me capitò con una attrice che seguo, giudicata inadatta dall'essere definita attrice e non volevano che parlassi dei miei problemi fisici, che per loro servivano per guadagnare followers e io risposi che manco venivo pagata per scrivere quelle cose).
Ecco perché mi sono tolta da tutti i social. In più senza social ho un sacco di tempo libero, posso dormire e uscire senza per forza farlo sapere a tutta Italia, e poi se non pubblico per giorni, non sono obbligata a dare spiegazioni, perché non sono un influencer. In più, non mi interessa sapere che fa il vicino del piano di sopra nel suo giorno libero dal lavoro.
La scelta di non avere più profili social è stata molto coraggiosa oltre che molto saggia! Hai avuto la capacità di riconoscere e capire cosa potevi evitare per stare meglio con te stessa, proteggere le tue fragilità e i lati deboli.
Conosco bene purtroppo cosa sia il bullismo e delle ferite che lasciano anche dopo tanti anni.
Tanti anni fa feci questa scelta con facebook. In quel periodo vivevo il bullismo già a scuola e quel social non fece altro che ampliare le mie insicurezze: tizia aveva molti più like di me nelle foto soprattutto da parte di ragazzi mentre io ne avevo molto meno; foto di gente che usciva il sabato sera e si divertiva mentre io non avevo nessuna vita sociale oppure c'era persino il controllo di quello che postavo e i giudizi ipocriti e non richiesti; chi si metteva su un piedistallo pensando di sapere tutto di me solo da ciò che pubblicavo e poi magari nemmeno mi salutava di presenza. E da lì decisi di eliminarlo.
Tutte le mie insicurezze effettivamente sparirono e chi si accorse che non lo avevo più mi disse "e ora senza facebook che farai?"
E io "torno a vivere" 😂
Ma che domanda è? Questo fa capire quanto la gente non sappia più distinguere la realtà dal virtuale.
Dopo fb ho avuto twitter senza più usare nome né foto personale e devo dire che in quel periodo mi sono trovata bene. Era tra il 2013 e il 2015. Poi non l'ho più usato.
Ho ridato fiducia a Instagram quando ancora non lo aveva quasi nessuno (2014) ma dopo qualche annetto è diventato più popolare di facebook.
Non demonizzo i social perché altrimenti sarei incoerente. Sono un bel mezzo per esprimersi, fa piacere avere apprezzamenti sulle foto ma non ti nascondo che ci sono stati momenti dove ho dovuto disattivare il profilo per la mia sanità mentale. E sono stata bene. È da lì che spesso derivano certe paranoie, foto o storie che ti appaiono all'improvviso sulla home di cose che non avresti voluto sapere. Ha dato vita a tante ansie che ci distruggono mentalmente ed emotivamente...
Tumblr è un rifugio. Anche io ho provato tante volte ad avere un blog ma solo adesso sto riuscendo a mantenerlo. Ne avevo bisogno! Finché c'è gente educata e matura si può stare bene!
Dopo questo enorme papiro (che mi perdonerai spero ahah) voglio dirti che la tua scelta è senza dubbio molto saggia. È da un po' che penso di prendermi una pausa da alcuni social per un periodo che sto attraversando e mi sei quasi di ispirazione 🥹
Chissà quanta pace potrei riscoprire con questa scelta.
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Scusa per la domanda stupida, ma nei tuoi periodi peggiori, come hai fatto Ad andare avanti? É da anni e anni che mi sento bloccata in me stessa, e purtroppo non so davvero cosa fare.
tesoro, io davvero non so darti una soluzione perché c'è un lungo periodo della mia vita che è tipo completamento sfocato. non sono mai stata particolarmente ambiziosa né spinta da chissà quale senso di rivalsa: io funziono soltanto se mi sento obbligata (e questo senso d'obbligo è arbitrariamente imposto a me stessa da me stessa) a fare qualcosa e solo e soltanto se questo qualcosa scandisce in maniera più o meno serrata la mia routine. io necessito di una routine per andare avanti. quindi, ad esempio, avevo fatto dell'università della mia routine e seppur demotivata mi sono laureata perché era l'unica cosa dava un senso alle mie giornate. non era l'università dei miei sogni perché di sogni non ne avevo e neppure la vivevo in maniera totalizzante come fanno in molti, per quanto paradossale posa sembrare. l'università era semplicemente diventata la mia routine e io vivo in funzione della mia routine. alla fine l'unica spinta sincera e genuina è stata quella di svincolarmi completamente dalla mia famiglia e di allontanarmi chilometri di distanza da ciò che mi ricordava prepotentemente il mio malessere interiore. ora sto magnificamente se paragonata a più di un anno fa perché ho cambiato ambiente e perché non dipendo dai miei genitori per niente. ci sono io e io e se qualche volta barcollo mi lascio barcollare senza sensi di colpa. alcune volte bisogna abbandonare la dicotomia fallimento/successo e abbracciare la mediocrità, che non è necessariamente una cosa negativa, anzi; io sono mediocre perché non pretendo da me stessa di essere la migliore in assoluto e non mi lascio sprofondare nell'oblio perché è più semplice per me metabolizzare di essere uno 0 piuttosto che un banalissimo 6. per me la mediocrità è concedermi di vivere la vita di una persona che magari non è straordinaria ma che ha la libertà di fare il cavolo che vuole senza dar conto a nessuno. la mediocrità è serenità. ti mando un abbraccio
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Oggi sono andata a comprare la droga al supermercato. Come stanno li, stanno al sicuro a casa mia, come a pasqua con la colomba, sarò stata l italiana ha comprato più di tutti colomba, tipo tutti i giorni la mangiavo e vomitavo , ero ingrassata poi dimagrita tra una colomba e l altra e altro cibo... Assurdo. La colomba fa schifo, sono i granelli di zucchero il problema, infatti lo so ed evito, ultimamente ho preso una ciambella con quei granelli di zucchero, subito ho pensato questo è un pericolo, mai più presa, come la panna montata, quando un alimento è troppo buono o lo mangio e vomito così tanto da passarmi la voglia o lo evito perché voglio essere piu forte del cibo. Allora se ci penso è un po' stupido mangiare solo per il sapore perché il corpo non ha bisogno di così tanto cibo, non sono fatta per abbuffarmi, ma purtroppo sono cresciuta praticamente da sola davanti alla televisione, ho più ricordi di uno schermo che con i familiari e tanti ricordi con quello schermo blu, tutte le informazioni e disinformazioni del cazzo, pubblicità, suonerie ancora riecheggiano nel mio cervello, i film horror, criminale minds, non so cosa è stato più invalidante, se sono una persona vera se anche i miei familiari sono naturali o modificati dalla tv. Sono stata obbligata a guardare i teletubbies e cartoni animati che influenzano, mia mamma dice che piangevo che non volevo vedere i teletubbies e perché allora non spegneva quella cazzo di televisione ma me li imponeva? Io non farò mai questo a mio figlio, vorrei partorire in casa se in ospedale è obbligato a farsi i vaccini.
Comunque sono tutti buoni i cereali, i migliori quelli Kellogg's, gli altri due quelli cameo con la scatola per persone vaccinate rosa con scritto high protein non è il massimo, proprio come il vaccino 🤣 anche quelli Cruesli. Sentivo al supermercato che non erano necessari! La frutta secca adoro, e il cioccolato ma non esageratamente perché troppo dolce mi nausea e fa ingrassare pure a vomitare vario gli alimenti già odio sentirmi così dipendente da fare la spesa, mi sento come se ha vinto la pubblicità della spesa dell Eurospin mi sembra. Mi viene voglia di ammazzarvi😀 fare lo stesso trattamento
Chissà cosa vuol dire come scatto le foto , la larghezza del mio buco del culo e i gusti di cibo.. interessante. Vorrei analizzare anche io le altre persone 😃 o ognuno per i cavoli suoi , ma no qui noi nasciamo e siamo stuprati la gente è innocente, cosa ci guadagna un assassino ma poi qual è la soddisfazione nel fare male alla gente? È meglio che ognuno si fa i cavoli suoi, la tecnologia non dovrebbe esistere
Mi si sono spezzate le unghie perché mi chiedo se i biscotti balocco nella terza foto sono venuti prima o dopo quelli mulino bianco. Le confezioni tutte blu o azzurre di alimenti tipo gelato e biscotti consiglio di evitare perché non sono tanto buoni. Sono da mangiare con intelligenza quindi nel mio caso... Non c'è il mio caso
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Perché ho tutto questo dolore dentro di me? Perché proprio io? Vorrei solo essere diversa avere altri ricordi avere un padre che sta bene che non si è mai drogato che non è mai finito in carcere che non abbia mai picchiato mia madre che non l’abbia mai rinchiusa in casa come faceva con me quando cercavo di scappare perché mi terrorizzava quando diventava violento e pericoloso non essere mai stata rapita da lui non essere mai stata portata in comunità non essermi sentita abbandonata non essere andata da psicologi e psichiatri fin da quando ne ho memoria non essere mai stata allontanata dalla classe per vedere gli educatori o da mia mamma per mesi senza vederla più da un momento all’altro non aver mai pianto nei bagni alle elementari per paura di uscire e trovarmelo fuori a fare casino non essere mai stata obbligata a vederlo non sentire quel dolore ogni giorno come se fosse il presente vorrei solo essere stabile aver avuto problemi tipo non voler fare i compiti non vivere tutta questa merda quando dovevo solo essere protetta e mai portata via da casa mia passando di comunità in comunità facendo amicizie che poi dovevo lasciare non avrei mai dovuto piangere in silenzio da sola al buio in un posto sconosciuto con persone sconosciute perché pensavo di aver sbagliato e che mia mamma non mi volesse più non sarei mai dovuta stare lontano da mia sorella per poi non riconoscerla talmente era cresciuta non mi sarei mai dovuta sentire sola avevo 6 anni cazzo nessuno mi capiva nessuno avrebbe mai dovuto allontanarmi da mia mia mamma nessuno a 6 anni dovrebbe da un momento all altro occuparsi di se stesso da solo non avrei mai dovuto continuare a crederti e ogni volta rimanerci male perché non cambiavi mai e continuare così per anni per poi smettere di fidarmi non solo di te ma di qualsiasi persona qualsiasi frase sono cresciuta con le bugie e ora appena succede qualcosa ho dubbi in ogni parola mi sale la paura che non sia vero che quella persona mi farà del male come me ne hai fatto tu e tu avresti dovuto prenderti le medicine così adesso non avrei dovuto prenderle io e non farei del male a nessuno invece sono come te tu mi hai fatto questo reco solo dolore agli altri da sempre vorrei uscire da questo cazzo di casino ma ce l’ho tutto dentro e ogni piccola cosa mi uccide vorrei solo essere forte come gli altri che nonostante la merda hanno radici forti e stabili
Come faccio ad andare avanti? Quando smetterò di rivivere tutto ogni giorno? Quando smetterò di rovinare ogni cosa ogni persona? Voglio solo essere più forte più stabile meno sensibile meno malinconica meno fragile cazzo a non allontanare tutti a non isolarmi a non trovare sempre il brutto in ogni persona?
Quanto resisterò così? Riuscirò a essere una persona leggera? Riuscirò a vivere le cose senza paura senza rovinarle senza fare del male ma aiutandole anzi perché ci si deve voler salvare per poter permettere agli altri di tenerti la mano mentre lo farai
Spero di diventare una persona buona che trasmette forza colori e di avere la forza di allontanarmi da tutto quello che mi trattiene giù e spero di sentire meno intensamente le cose di non essere più tossica come la mia infanzia e di riuscire a crearmi le radici del mio albero che ci si crea quando si è piccoli per far sì che sia stabile crescendo penso non sia mai troppo tardi per farlo ed è okay se a 20 anni non se lo si è ancora creato e ad ogni soffio di vento cada l’importante è avere la forza di scendere giù infilarle bene sotto terra e iniziare a farlo crescere solido in modo stabile a volte c’è bisogno di sistemare ciò che non siamo riusciti a fare da piccoli sarà faticoso mai poi sarà magnifico e pieno di fiori
È okay non essere ancora pronti c’è fretta per una cosa così delicata ma forte serve a chi da piccolo non ha avuto abbastanza tranquillità per crearlo mammano che cresceva ci vorrà un po’ ma serve per vivere in modo leggero per planare sulle cose dall’alto per non farti travolgere da tutto
E quando lo faremo nessuna carezza toccandoci ci brucerà la pelle
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Non importa se non dovrei scrivere qua sopra, c’è una parte di me che lo vuole. Non mi importa di regalarti la parte più intima di me perché tanto l’ho già sempre fatto e tanto l’ho capito da ieri (anche se già lo sapevo) che sono finita in ogni caso.
L’unica che capisce veramente quanto sia grave la situazione è la dottoressa. Perchè è l’unica che quando parlo mi ascolta veramente e capisce il mio dolore e lo stato in cui sono arrivata. Perchè la verità è che a volte basterebbe solo ascoltare VERAMENTE per capire e agire nel modo giusto.
Ieri è stata molto diretta e dura con me. Le ho detto anche ovviamente del fatto che avessi confessato con estrema sincerità ai miei genitori del mio bisogno di farla finita, del mio sentirmi obbligata a vivere solo e soltanto perché ci sono loro ma che comunque non ce la faccio più. Le ho detto che nemmeno le medicine mi stanno aiutando a trovare il minimo di motivazione per andare avanti, le ho detto che sono venuta lì da te a farmi del male con la questione delle registrazioni, il canto, il regalo ecc le ho detto dei problemi a casa, il mio senso di vuoto, di solitudine, di ossessione di voler comunque restare vicino a chi mi fa male e non dimostra di tenere a me.. le ho detto di tutti i pianti e gli attacchi di panico avuti in questi giorni.. è stata tutta una scivolata nel baratro, il dito nella piaga sanguinante già esistente.
Mi ha detto che sto al collasso, che è ovvio che io stia così, che nessuno che mi sta intorno ha capito seriamente cosa sto passando e quanto sia grave. Che si aspetta palesemente che da un momento all’altro io possa prendere le medicine (di cui lei è contraria) più della dose dovuta e mi provochi la morte, e che comunque sono già morta. Mi ha proprio detto “tu non ti sei ancora uccisa ma tu sei già morta” perchè hai abbandonato completamente te stessa tanto quanto lo hanno fatto e fanno gli altri. E se vuoi vivere, adesso in questo momento non puoi fidarti nemmeno di te stessa perchè senti dei bisogni insani che credi di fare bene ad accontentare ma non è così perchè torni più ferita di prima. Che se voglio vivere devo farmi guidare. Ma io non voglio vivere.. io sono stanca..
Mi ha chiesto di parlare con la “me” bambina, mi ha chiesto di parlarle guardandola e immaginandola seduta sulla poltrona difronte a me. All’inizio mi sembrava una cosa da fuori di testa, non riuscivo a farlo e non sapevo neppure che dire. Mi ha obbligato a guardarla, ho guardato e a un certo punto l’ho vista davvero la bambina.. Rita bambina.. che mi guardava e sono scoppiata a piangere. La dottoressa mi chiedeva di chiederle scusa, per come la tratto, per come non la difendo o proteggo dagli altri che le fanno del male. Chiederle scusa per tutte le volte che lei piange e chiede attenzioni e io la spengo dandole quelle medicine come a darle la caramella per zittirla.
Io non ce la faccio a salvare quella bambina.. e mi dispiace.. Ora sto qui e non so che fare, ogni giorno non so che fare e così faccio come una cazzo di sbandata che non sa nemmeno lei dove andare. Io mi sono persa.. io non ho voglia di seguire il navigatore non lo so che voglio fare io voglio solo smettere di soffrire e lo voglio ora, non ho voglia di combattere o di pensare cosa è giusto o sbagliato, voglio solo stare in pace e non provare più dolore
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Into the meanders of GOAD
Passo dopo passo ci avviciniamo alla presentazione degli aspetti peculiari di "Titania" il nuovo album dei Progsters toscani GOAD che si preannuncia essere senza ombra di dubbio uno dei lavori più rappresentativi, coinvolgenti e più affascinanti della band. Con Maurilio Rossi, da sempre testa e cuore della band ci addentriamo nei meandri di "Titania" e dei GOAD.
1. Sono passati due anni appena dall'uscita di "La Belle Dame" ed i Goad sono pronti a ritornare sul mercato con un nuovo album "Titania" che dai primi sentori sembra essere una delle vostre opere più intense, emotivamente coinvolgenti e soprattutto impegnative dal punto di vista compositivo e non solo. Ce ne vuoi parlare soprattutto dal punto di vista emozionale e cosa hai avvertito nella stesura della nuova creatura?
"Titania" è la logica prosecuzione del cammino intrapreso nel mondo di John Keats, un mondo fatto di passione, della magia del retaggio classico dei grandi lirici di ogni tempo a cui, il per sempre giovane poeta, morto a Roma a 25 anni, fa riferimento in tante composizioni. Shakespeare vi entra sotto voce, nel riferimento alla figura della regina delle fate e del capolavoro "Sogno di una notte di mezza estate". In un primo momento avrei voluto musicare una bella parte dell'opera ma sarebbe rimasto incompiuto il cammino nella poetica di Keats, in buona misura oggetto dell’album "La Belle Dame" per cui mi sono volutamente fermato. Dal punto di vista emozionale, come dice lo stesso Keats, Shakespeare mette le passioni in primo piano, "una banda spaventosa che fa vibrare, ognuna, la sua corda". Sogno senza sonno è la poesia per Keats e mi ci riconosco appieno per la musica che componiamo in "goad” e, come Oberon che "selvagge canzoni traeva dal liuto piangente", troviamo emozioni sempre nuove nell’affrontare la grande poesia.
2. "Titania" ancora una volta si immerge in un mondo magico e fatato, così come hai fatto per il passato e per gran parte dei tuoi album. Oggi la tua fonte principale è sempre John Keats anche se il titolo è fortemente legato a William Shakespeare. Cosa ti affascina tanto della letteratura inglese costante tua fonte d'ispirazione?
Hai ragione, il riferimento a Shakespeare, come ho detto sopra, è soltanto per il personaggio di Titania, regina delle fate e protagonista del "Sogno di una notte di mezza estate", citata più volte da Keats le cui muse sono i grandi poeti del passato. Il fascino della grande letteratura inglese nasce da lontano, dagli studi classici e dalla grande musica anglosassone che ha scritto la cultura moderna di questa arte. Le sonorità della lingua e il grande valore dei tanti lirici già affrontati negli album dei GOAD, da E.A. Poe a Lee Masters, da H.P. Lovecraft a W. Savage fino a John Keats dà sempre nuovi stimoli nel comporre (goad alla fine significa proprio stimolo…). Come dice in un suo componimento lo stesso Keats : giovinezza eterna avrà la musica... (riferito al personaggio di Shakespeare "Oberon").
3. Il nuovo album uscirà il prossimo ottobre in due edizioni speciali: un doppio vinile con due fantastiche bonus tracks ed un doppio CD con un bonus live album registrato a Genova nel 2007 se non erro con in più delle canzoni registrate in studio in presa diretta, come se fosse un live, recentemente durante la pandemia. Ce ne vuoi parlare soprattutto del perché ritieni necessario far conoscere queste registrazioni?
GOAD nasce come gruppo di musica dal vivo e per decenni quella è stata la sua dimensione. Per un lunghissimo periodo ogni sera davanti a un pubblico eterogeneo e per la maggior parte straniero, in primis anglosassone ed americano, per cui anche la scelta della lingua era quasi obbligata, pur con nostro grande piacere! La possibilità di pubblicare un live mediamente recente mi pareva una degna consacrazione di tanto sudore e fatica on stage, ma anche un meritato riconoscimento ai musicisti fantastici che hanno accompagnato lungamente il cammino della band. Essendo attivi dal 1974 ovviamente tanti compagni di strada si sono persi ma il fulcro ha tenuto duro, in primis Paolo Carniani alla batteria, con noi da sempre, e mio fratello cofondatore Gianni Rossi. Eccezionali compagni successivi sono stati assiduamente con GOAD : Francesco Diddi e Alessandro Bruno, polistrumentisti incredibili (chitarre, sax, flauto, violino, oboe etc. entrambi!) che pur svolgendo attività impegnative nella musica sono sempre presenti in caso di dischi o live. Poi Martino Rossi figlio d'arte (creativo polistrumentista anche lui...) e il violinista chitarrista Roby Masini che ha lasciato la musica moderna da poco tempo, dedicandosi alla classica di cui è un maestro conclamato.
4. Non è un segreto il fatto che tu non sia più un giovincello, almeno non sulla carta d'identità. Cosa ti spinge dopo tanti anni a continuare a dare vita a nuovi album così ricchi di fascino e sonorità sempre ammantate da una velo di magia?
È senz'altro vero che l’età anagrafica non corrisponde quasi mai all’età biologica e, nel caso di qualsiasi artista, vi è un vantaggio evidente nel cercare sempre vie nuove di espressione... Nel mio modesto caso trovo enorme forza dall'avere interessi infiniti in campo genericamente culturale e specificatamente letterario ma non spiegherebbe il tutto. In realtà ho continuamente idee compositive che mi frullano in testa e sto davvero male se non le esprimo concretamente. Finché avrò questa spinta interiore proseguirò a scrivere musica. Il punto topico è il non avere nessun genere prestabilito in testa, solo modi diversi di espressione musicale e strumentistica anche nell'ambito dello stesso brano od opera. Amo scrivere canzoni semplici come complesse partiture estese nelle quali non cerco di far emergere virtuosismi tecnici ma di evocare e suscitare emozioni, brividi, anche interrogativi sul perché di queste musiche da parte del fruitore-ascoltatore. Se lascio qualcuno o tanti perplessi ne sono già contento perché significa che ho smosso qualcosa.
5. A differenza di gran parte delle bands Progressive la tecnica nelle tue composizioni non è mai la protagonista principale, ma sempre una componente al servizio del pathos che dalla canzone emerge forte. È corretta la mia impressione?
Hai visto giusto e questo già lo sapevo! Al servizio del brano che affronto ogni partitura è scritta e sviluppata, che sia io o che siano i grandi musicisti che suonano con Goad. Nessuna nota è eseguita senza una profonda consapevolezza di ciò che deve suscitare dal vivo. Vi è certo più libertà e pochi freni se non quelli che sono stabiliti dal proseguire della partitura, ma in studio si segue il pathos del brano, evocato dal testo affrontato in primo luogo, mai si è scritta una nota seguendo stilemi di genere, Prog o Rock o altro. Io stesso non mi riconosco nella categoria "Prog", nata in anni relativamente recenti. Io cerco di far emergere la passione, i sentimenti, dai cambiamenti di umore, tempi, atmosfere dei vari componimenti. La lezione della musica classica è basilare e fondante. Senza il retaggio e lo studio del passato non si raggiunge nulla in nessun campo. Per lo meno risulta difficile trovare un senso in quel che si fa.
6. La storia dei Goad affonta le proprie radici nel più classico Progressive italiano degli anni 70 ma sempre con un occhio di riguardo verso tematiche per così dire goticheggianti e soprattutto riferimenti musicali inglesi come Van Der Graaf Generator, King Crimson, Genesis, Procol Harum. Come avete unito questi due mondi e soprattutto credi ci sia nei Goad un tocco particolare che gli permette di essere così attivi ed amati anche dopo decenni dalla vostra nascita?
L'amore per la grande musica prodotta negli anni '60 e '70 , al di là dei generi, ha influenzato di sicuro il sound dei GOAD, nella misura in cui ogni proposta di valore, di cui hai elencato qualcosa, ha avuto incidenza psicologica e pratica, ha insegnato come scrivere o eseguire etc. Potrei elencare decine e decine di meravigliosi artisti , dai Beatles ai Talk Talk, Keith Emerson, Genesis di Peter Gabriel, da Jimi Hendrix ai Cream di Clapton e Bruce, il mio maestro della chitarra, basso e anche del canto. Credo che se GOAD ha degli affezionati estimatori sia merito del nostro avere una fisionomia personale, un marchio particolare (riferimenti tanti ma con un proprio percorso). Credo che la maggior soddisfazione per un artista qualsiasi sia questo, una identità che ti fa riconoscere fra mille proposte differenti. Niente avviene per caso e credo che chi ci segue ancora sappia riconoscere quanto lavoro durissimo ci sia dietro i nostri dischi e anche quanto coraggio nel resistere a sirene di altro tipo. E fammi aggiungere anche parlando del coraggio di chi ci produce! Senza produttori "artisti" avremmo soltanto musica perennemente uguale nel cliché e nelle forme.
7. Nell'attesa dell'uscita dell'album ci vuoi lasciare un messaggio?
Voglio dire che, per chi già ci ama, in "Titania" e nel live accluso, troverà molto che riconoscerà con piacere ma anche molto altro di nuovo e forse sorprendente. Se farà confronti con gli altri album ne scoprirà l’unicità. Con Keats voglio dire che "beauty is truth and truth is beauty"!
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Stavo pensando che è proprio vero che la natura intrinseca dell’essere umano è quella di non accontentarsi mai. Passiamo tutta la vita cercando di raggiungere quella che chiamiamo felicità (in tutte le sue sfaccettature e significati diversi) che in realtà è solo la causa del nostro malessere. La felicità non è altro che un’illusione, un qualcosa di estremamente irraggiungibile poiché non appena si concretizza, perde di valore. La causa sta nell’idealizzazione che facciamo di cose, situazioni e persone.
Oggi più che mai stavo riflettendo, e mi sono accorta che, nonostante l’infelicità eterna a cui siamo condannati, è importante accorgersi di quanto a volte siamo fortunati. Personalmente, stasera ho apprezzato più che mai il tempo condiviso con la mia famiglia (anche se imperfetta) e ne sono stata felice. È proprio bello riuscire a soffermarsi sulle piccole cose di tutti i giorni, che purtroppo diventano abitudinarie e perdono valore, anche se sono le stesse che danno significato alle nostre giornate.
Faccio un piccolo promemoria per me, per ricordarmi che a volte non è tutto nero come sembra. Sono fiera del percorso che sto facendo, dell’impegno e forza di volontà che ci sto mettendo e dei risultati che piano piano ottengo. Ricordati di batterti sempre per le tue idee, il tempo darà tutte le risposte, e alla fine si vedrà chi aveva ragione. Sono contenta di avere affianco a me la persona più bella, buona e pura che potessi trovare, mia mamma. Ti stimo infinitamente e non smetterò mai di amarti. Sei fantastica, non ho mai conosciuto nessun altro come te. Sono contenta del mio fidanzato, anche se in alcune situazioni non mi sarei mai meritata di soffrire così tanto, ma il lato positivo c’è sempre, e questo mi ha fatto capire che posso farcela anche quando non credo. Tutto sommato, anche se con meno convinzione, sono fiera della persona che sono. Non ho mai finto, non mi sono mai fatta andare bene qualcosa perché obbligata, mi sono sempre battuta per le mie idee. Valgo tanto.
È però importante non fermarsi mai, cercare sempre di essere la versione migliore di sè stessi. Ho tanto lavoro da fare, non devo perdermi.
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Tocca a me.
Va bene, non c’è due senza tre, quindi sono qui per completarti scrivendo il terzo post.
Avrei mille cose da buttare fuori urlando, principalmente per colpa del lavoro. Ho già diverse problematiche in altri ambiti, ma il lavoro ultimamente è al centro del mio stress. Premetto che non dedico i miei discorsi, gran parte del mio tempo e infinite energie nel lavoro come fa il mio amato fidanzato.
Domani mi aspetta una bella discussione con la responsabile dei rapporti umani dell’azienda, ho parecchie cose da dire, parecchie problematiche da presentare, diversi sfoghi. Inizierei sicuramente con il dirle che io non sono una persona bugiarda, e di sicuro mio fratello non è una persona sincera. Ho sempre odiato chi dubita della mia sincerità, perché per quanto possa essere timida, per quanto possa non rispondere male alle provocazioni, ho sempre parole sincere da dire a chiunque, e soprattutto belle parole. Continuerei con il dirle che da quando lavoro, ho preso diversi kg, sono ingrassata nonostante cammino molto a piedi e mangio solo a cena, solo per tutto lo stress che accumulo. Le dirò che per colpa delle loro critiche, delle loro brutte parole, delle loro diffamate, io la notte ho smesso di dormire in quando spesso sognavo di essere uccisa, ogni notte, da uno di loro, e non solo uccisa, umiliata, discriminata, per non parlare delle crisi di pianto.
So di essere una persona complicata, non riesco ad affrontare le persone che mi aggrediscono, mi blocco, e nel mentre accumulo dentro fino all’esplosione, mi reputo diversa, di cuore e fin da subito ho pensato che quest’ambito di lavoro pieno di gente egocentrica, che gira attorno ai soldi, che non conosce l’umiltà, la sincerità, non faceva per me. Tutt’ora ne sono sempre più convinta.
Inoltre le dirò che non sono per nulla raccomandata da mio fratello per come dice, perché fondamentalmente è l’unica che lo dice, nessuno mi ha mai fatto pesare il fatto di avere mio fratello in ufficio, anzi è sempre stata una cosa positiva perché riesco ad aiutare i miei colleghi in cose che dovrebbe fare mio fratello. I raccomandati in quell’ufficio solo altri, non io che recupero una somma minima come il resto dei colleghi e non le somme elevate che recuperano sempre le solite persone, casualmente persone sentimentalmente legate ai responsabili dell’ufficio.
In fine, le dirò che non ho avuto nessun problema a collegarmi da casa durante questa quarantena, per quanto noioso, mi piace il mio lavoro, ma l’egoismo di mio fratello come sempre ha fatto si che domani io sia obbligata ad affrontare questa discussione.
So che non crederanno alla mie parole, perché come mi è stato detto in una chiamata, quello sincero è mio fratello, non io. So che passerò per quella che inventa scuse per pararsi il culo, quando non è così, anzi, oggi ho appunto assistito alla chiamata di mio fratello con la responsabile dove le dava ragione di tutto. Non ha detto la verità, non ha detto che non mi ha fatto lavorare in smartworking perché doveva vedersi le serie tv su Netflix e doveva giocare a Lol con i suoi amici.
So che domani, come sempre mi troverò in difficoltà perchè non so esprimere cosa ho dentro, so che non verrò capita come sempre, che verrò giudicata e screditata, so che probabilmente non dirò nulla di tutto questo per paura di fare succedere altre discussioni, per paura di iniziare una discussione e chiudermi nel momento in cui non mi sento capita, ma non fa nulla, ho imparato a credere in me stessa, a seguire il mio cuore e i miei pensieri, io sono diversa.
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𝗟𝗔𝗦𝗖𝗜𝗔𝗥𝗘 𝗔𝗡𝗗𝗔𝗥𝗘 𝗟𝗘 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗢𝗡𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗢𝗡𝗢 𝗣𝗥𝗢𝗡𝗧𝗘.
Non è un atteggiamento di orgoglio o superbia, ma di concretezza; continuerai ad amarli ma con un'altra prospettiva, da un altro livello di comprensione e coscienza.
È la cosa più difficile che dovrai fare nella tua vita, e sarà anche la più importante: smetti di essere legata a chi non è pronto ad amarti.
Smetti di avere conversazioni difficili con persone che non vogliono cambiare punto di vista.
Smettila di presentarti alle persone che sono indifferenti alla tua presenza.
Smetti di dare il tuo amore e la tua energia a persone che non sono pronte ad amarti.
Se istintivamente fai di tutto per essere accettata o amata, questo ti priverà del tuo tempo, della tua energia e della tua salute.
Quando inizi ad entrare nella tua vita completa e completamente, con gioia, interesse e presenza, non tutti saranno pronti ad incontrartia lì.
Ciò non significa che devi cambiare chi sei. Significa che devi separarti dalle persone che non sono pronte ad amarti.
Se vieni esclusa, insultata sottilmente, dimenticata o semplicemente ignorata dalle persone con cui trascorri la maggior parte del tuo tempo, non ti stai facendo un favore continuando ad offrire loro la tua energia e la tua vita.
La verità è che tu non sei per tutti, e tutti non sono per te. Questo è ciò che rende così speciale incontrare le poche persone con cui hai un'amicizia, un amore o una relazione genuini: saprai quanto è prezioso perché hai sperimentato ciò che NON è.
Ma più tempo passi a cercare di costringere qualcuno ad amarti quando non può, tanto più tempo ti priverai di quella stessa connessione. Ti stanno aspettando. Ci sono miliardi di persone su questo pianeta e molti di loro ti incontreranno al loro livello, con la vibrazione di dove sono, si connetteranno con la vostra direzione.
Ma più a lungo rimani nascosta nella familiarità delle persone che ti usano come un cuscino, una scelta di seconda mano, una terapeuta e uno strategia per il loro lavoro emotivo, più a lungo rimani fuori dalla comunità che desideri. .
Forse se smetti di apparire in un certo modo, sarai meno apprezzata.
Potrebbero dimenticarti completamente.
Forse se smetti di provarci, la relazione finirà.
Forse se smetti di inviare messaggi, il tuo telefono rimarrà muto per giorni e settimane.
Forse se smetti di amare qualcuno, l'amore tra di voi si dissolverà.
Questo non significa che hai rovinato una relazione. Significa che l'unica cosa che ha sostenuto una relazione è stata l'energia che tu e solo tu ci metteviaa dentro. Questo non è amore. Questo è attaccamento.
La cosa più preziosa e importante che hai nella tua vita è la tua energia. Non è il tuo tempo che è limitato, è la tua energia. Quello che dai ogni giorno è ciò che creerà sempre di più nella tua vita. Ciò a cui dedichi il tuo tempo è ciò che definirà la tua esistenza.
Quando te ne renderai conto, inizierai a capire perché sei così ansiosa quando passi il tuo tempo con persone che non apprezzano e in lavori o luoghi o città che non ti si addicono.
Inizierai a capire che la cosa più importante che puoi fare per la tua vita, per te stessa e per tutti quelli che incontri è proteggere la tua energia più ferocemente di qualsiasi altra cosa.
Rendi la tua vita un rifugio sicuro dove sono ammesse solo le persone che possono prendersi cura, ascoltare e connettersi.
Non sei responsabile di salvare le persone.
Non sei responsabile di convincerli che vogliono essere salvati.
Non è compito tuo essere in un certo modo per compiacere le persone e dare loro la tua vita, poco a poco, momento per momento, perché ti dispiace per loro, perché ti senti male, perché "dovresti", perché sei obbligata, perché, alla radice di tutto questo, hai paura che non ti restituiscano il favore. #𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒𝑃𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜𝐹𝑎𝑟𝑙𝑜
Il tuo compito è renderti conto che sei responsabile del tuo destino e che stai accettando l'amore che pensi di meritare.
Decidi di meritare vera amicizia, vero impegno e amore completo con persone sane e ricche dentro.
Poi aspetta al buio, solo per un momento...
...E guarda come tutto inizia a cambiare velocemente.
*𝑉𝑎𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑙 𝑚𝑎𝑠𝑐ℎ𝑖𝑙𝑒, 𝑎𝑙 𝑛𝑒𝑢𝑡𝑟𝑜 𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒.
𝐼𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑒 - 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 - 𝑙'ℎ𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑒 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑓𝑒𝑚𝑚𝑖𝑛𝑖𝑙𝑒
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📖 Jack Frusciante è uscito dal gruppo 🚲 commento 📖
⭐️
ISBN: 8880891901
Lo scrittore è un copione, ha letto Arancia Meccanica e Holden e ha fatto un bel melting pot mettendoci anche un bel niente di suo! Va bene, è stato bravo a ingannare tutti, facendo finta che questo sia il suo stile di scrivere, ma è quello di Arancia Meccanica! Chiunque lo abbia letto si può rendere conto di come lo ha spudoratamente copiato senza però impegnarsi a metterci una trama perché se su arancia meccanica Alex DeLarge …oh! Ma guarda un po’ si chiamano proprio uguali! Il protagonista di questo libro si chiama proprio Alex D.! Insomma se Alex di arancia meccanica parla in questo modo e l’autore lo inserisce in una trama importante e originale ma qui non succede niente… Niente! La storia è veramente noiosa e senza senso se fosse stata narrata normalmente nessuno lo avrebbe considerato e dunque? Copione ! Mi chiedo come possibile che nessuno se ne sia accorto!
La prefazione del libro che tesse le lodi di questo romanzo e lo accomuna a Holden è del tutto patetica e inutile! Ormai uno sta per leggere il libro chi se ne frega di quella sviolinata… Ah già! Forse andando in libreria uno legge la prefazione e rimane incantato tanto da decidere di comprarlo… Veramente assurdo, ci mancherebbe che un editore mette una prefazione che parla male del libro in questione!
Va bene, è stato bravo a imitare lo stile di Arancia, perché io alla sua età di quando ha scritto tutto ciò non l’avevo neanche letto, non sapevo neanche che esisteva, ma dato che ora è uno dei miei libri preferiti e l’ho letto più di quattro volte proprio come Holden mi posso permettere di dire che è stato uno sfrontato copione!
Poi c’è anche la questione del titolo… Non solo ha copiato lo stile di Arancia mettendoci quel modo di dire di Holden che si riferisce agli altri sempre mettendoci l’appellativo vecchio davanti non considerandolo vecchio ma si è inoltre appropriato di una questione di attualità ovvero Jack Frusciante il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers è uscito dal gruppo nel momento in cui il gruppo andava meglio e ha usato un po’ questa idea senza però riuscire ad inserirla bene nella trama perché il suo Alex non canta non suona non ha un gruppo e non esce da nessuna parte perché continua la sua vita continuamente. Ha cambiato il nome di Jack con John per non incorrere in problemi ma allora perché non hai messo Alex è uscito dal gruppo? Semplicemente perché Frusciante faceva più figura essendo anche di attualità! C’è questa storia d’amore fasulla che non ha senso e non è neanche credibile si vede proprio che non si è ispirato alla sua vita vera non ci sono sentimenti e sembra tutto messo lì ma perché? Perché doveva andare a copiare anche il piccolo principe e siccome anche questo è un libro che ho letto svariate volte mi sento proprio presa in giro quando vado a leggere questo Jack Frusciante! La storia d’amore è stata messa lì intanto per fare scena e poi per mettere il concetto cardine del piccolo principe dell’amore che la volpe dice di avere per lui dopo che è stata addomesticata con quel concetto di iniziare a sentirsi bene anche prima di incontrarsi… dunque che ci hai messo di tuo? Sullo sfondo c’è una patetica Italia degli anni 90 senza senso, argomenti noti a tutti, stare tra i banchi, zaini, spaghetti, alcolici
… E allora? Alex va a fare una settimana studio a Londra di cui tra l’altro non racconta niente… Poi il dramma della storia, il grande dramma la ragazza di cui Alex si innamora deve andare un anno in America a fare un anno scolastico all’estero e si disperano tutti ma perché ci va allora? Non è obbligata ad andarci se si amavano così tanto perché tutta questa tragedia?
Poi ci mette anche un suicidio, così tanto per riempire un po’ il buco del nulla che ha creato con questa trama assurda…
Anche il booklet di Blood Sugar dei Red Hot ha nominato senza che ce ne fosse bisogno tanti che a volte sembrava solo una lista di annunci pubblicitari di musica!
Mi sono accorta che ne hanno addirittura tratto un film, non sono riuscito a trovarlo ma mi sarebbe piaciuto vederlo, addirittura esaltato da un film! Il mistero del successo! Mi sembra il tutto un processo mediatico, la capacità del marketing di prendere una cosa e farla piacere a tutti, non so come fanno ma ci riescono spesso, perché leggendolo non sono riuscita a capire perché abbia avuto successo! Ma non è neanche colpa della stupida storia di quei due e del fatto che non succede niente quello che proprio non sopporto è che ha copiato i miei amici! Ho sempre ritenuto Alex e Holden e il principino miei amici ma non mi sarei mai permessa di copiarli e non capisco come nessuno non abbia capito che questa è solo una copiatura! Anche Dorian Gray viene tirato in ballo senza una ragione, ok sei stato bravissimo a leggere tutti questi libri prima di me, io li ho letti in ritardo ma non ce n’è uno che ho letto una sola volta e non ce n’è uno che avrei osato copiare per fare poi finta che sia farina del mio sacco!
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ciao ele, come stai?
avevo una curiosità: come si è svolto il ricovero in clinica nel tuo caso? l'hai scelto tu?
ehi, ciao!
allora, il mio percorso in clinica doveva avere una durata di tre mesi, essendo io del veneto (in caso fossi stata di una regione differente, la durata massima era di due mesi), ma sono uscita prima.
sono entrata nei primi di giugno del 2018, poiché io, da sola, non ero più in grado di reggere il peso del mio stesso disturbo. calavo a vista d'occhio, ero colpita costantemente da crisi isteriche, non camminavo praticamente più ed avevo episodi di "illusioni" sia olfattive che visive. la clinica, allo stesso tempo, era per me l'unica opzione per riuscire a staccare la spina dalla mia quotidianità e riuscire a ripartire da zero per cominciare nuovamente a vivere, dato che la mia non era più una vita, ma un ripetersi costante degli stessi, identici, rituali.
al tempo (come ora) ero seguita da una psichiatra per l'ansia, gli attacchi di panico, le crisi, mentre un'altra gestiva il mio disturbo alimentare. entrambe hanno concordato che la clinica era l'opzione più consona, inoltre come già ho detto io volevo uscire dal circolo che mi ero creata da sola. ero davvero sfinita. premetto che avere questo tipo di consapevolezza (soprattutto dopo così poco tempo) quando si ha un qualsiasi disturbo mentale è rara e mi è stato detto più volte.
all'inizio abituarsi alla clinica è stato molto difficile. lì mi sono sentita solo un numero, non una persona. ricordo che al primo giorno mi hanno obbligata a finire un pezzo intero di pizza, quando a casa mangiavo uno solo yogurt. non parlavo con nessuno e di conseguenza il mio pensiero fisso era solo il cibo che stavo buttando giù.
mi sono fatta delle "amiche" con il passare dei giorni, ma penso tu possa intuire che lì dentro è quasi impossibile fare amicizia. ci si butta giù a vicenda ed è sempre una gara sul chi è più magra. ciononostante la presenza di alcune di queste ragazze ha alleggerito in parte la sofferenza di un ambiente pieno, strapieno di negatività e sofferenza (anche perché non c'è solo il reparto disturbi alimentari).
stringendo la storia, perché mi sto dilungando un sacco, ad un certo punto io mi sono "rotta". durante il secondo mese del mio ricovero, avevo guadagnato circa 6/7 chili, quindi stavo andando molto bene, mangiavo tutto. ci sono stati però degli ingressi relativamente difficili, persone che sono entrate senza una vera motivazione e che non avevano veramente voglia di uscire dal loro guscio. l'ora dei pasti era ingestibile; parlo di urla, lanci di sedie, pianti isterici, ma anche commenti del tipo: "ma veramente mangi tutto? vuoi diventare grassa come prima?". in quel momento io ero davvero molto fragile e non ho avuto nessun sostegno psicologico da parte della struttura. la psicologa che mi era stata affidata mi ha letteralmente detto che non si poteva fare nulla per il comportamento delle altre pazienti e di farmi andare bene la situazione.
la mia risposta? mi sono imparata tutto il piano alimentare della clinica e ho chiesto ai miei di venirmi a prendere in anticipo, con la promessa che avrei rispettato tutti i pasti e mi sarei data da fare.
non so come, davvero, ma i miei hanno capito quanto male stessi lì dentro e sono venuti a prendermi, contro il parere medico.
vorrei veramente presentarmi davanti alla psicologa che mi ha detto: "una volta uscita tornerai qua in pochi mesi."
ps. scusa per il poema, rip.
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Pane e disinformazione - Il finto pacifista che una mattina si è svegliato e ha spiegato la complessità dell’invasor
Il neutralista segue una dieta mediatica rigida per negare la realtà. Legge gli articoli in cui si scrive che a Bucha non c’è stato un massacro perché non c’erano i bossoli, guarda solo i talk show che definiscono Zelensky un nazista, e se la figlia chiede perché i bambini muoiono sotto le bombe, le dice che la situazione è complessa
Ore 7,00: il Pacifista si sveglia. Ha dormito poco. È stato su fino a tardi, a informarsi sui progressi della denazificazione e a solidarizzare con la dissidenza pacifista obbligata a lavorare gratis.
Ore 7,30: il Pacifista fa le abluzioni. Canta Bella Ciao, perché lui non ci sta sotto schiaffo, con quelli che gli fanno le pulci perché s’è ingarbugliato un po’ sulle resistenze che van bene e quelle che no. E anzi – pensa tutto tremante – lui al 25 aprile della pace ci andrà tanto più orgogliosamente, e con rinnovate iniziative di pace: basta sassaiole solo sulla Brigata Ebraica, anche un po’ contro l’ambasciata ucraina.
Ore 8,00: il Pacifista legge i giornali. Non si sente solo, dopotutto. Sì, d’accordo, ci sono i trafficanti d’armi occidentali che tengono bordone alle attrici travestite da donne incinte e ai nani nazisti camuffati da bambini, e purtroppo guadagnano qualche posizione: ma vivaddio c’è spazio anche per chi denuncia il degrado morale della dirigenza ucraina. E per fortuna resiste il giornalismo d’inchiesta, quello che a Bucha non c’erano i bossoli.
Ore 8,30: il Pacifista esce per andare al lavoro.
Ore 8,31: il Pacifista rientra.
Ore 12,00 (nel mezzo un po’ di relax con le agenzie russe): il Pacifista torna in trincea, cioè davanti alla Tv. Niente frittatona di cipolle né Peroni ghiacciata: la giudiziosa mogliettina ha preparato etnico, il cous cous di Cassia Nord, scodelle Ikea in sospetto di cospirazione anti-glocal ma vabbè. «Shhhht!!!! Famme sentì, amò, c’è il compagno sindacalista che dice bisogna processare Zelensky per crimini de guera».
Ore 14,00: il Pacifista va al pc. Profilo Twitter aperto il 24 Febbraio: prima, quando c’erano centocinquantamila russi al confine del regno nazista, non serviva ancora. Dopo, davanti all’improntitudine degli insubordinati al dovere della resa, diventava imperativo impegnarsi. E alè: «No a tutte le guerre! Né con le stuprate né con la Nato!». Clic. Andrà bene? Un controllo veloce sul Fatto Quotidiano e si rassicura: è stato un po’ cauto, ma migliorerà.
Ore 18,00 (s’era appisolato, nella deliquescenza indotta dai talk pomeridiani che invitano alla cautela sugli asili sventrati, magari erano scuole di teatro): il Pacifista si è perso le ultime sul missile che ha fatto strage in stazione, porca puttana! Ma non gli serve molto per recuperare il bandolo: stavano caricandoli sui vagoni piombati, e il missile ha fermato il crimine nazista.
Ore 20,00: il Pacifista, a tavola, pensa anche ai suoi doveri di padre: – Papà, dice la maestra che ci sono tanti profughi. – Lo so, amore mio, ma è la disinformazione: non sanno che vivere sotto una dittatura è meglio. – Ma papà, quelli gli tirano le bombe! – E ridaje con la disinformazione! Quelli sono costretti a tirargli le bombe perché l’Europa dà le armi a Zelensky che non si arrende e cià la villa in Versilia e poi dove lo metti il Vietnam e anche Israele occupa i territori e vogliono la legge del profitto e poi c’è il precariato e l’acqua pubblica va difesa e l’Atac è il punto di riferimento fortissimo della pace no anzi quella è l’ANPI… Sì insomma ci siamo capiti. – Ma papà, io non è che ho capito proprio bene. – Lo so, tesoro, è un po’ complesso.
Ore 21,00: ora il Pacifista è esausto, la settimana è stata dura. E domani si va a messa.
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