#luogo del cuore
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Ho l'animo gitano, ma certi posti e certi scorci hanno un luogo speciale nel cuore.
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La Chiesa di San Giacomo della Vittoria candidata come Luogo del Cuore FAI 2024/2025. Una nuova occasione per sostenere la conservazione di uno dei patrimoni storici di Alessandria
Anche quest’anno, la Chiesa di San Giacomo della Vittoria, conosciuta anche come Santuario dell'Addolorata, è candidata a diventare Luogo del Cuore FAI 2024/2025
Anche quest’anno, la Chiesa di San Giacomo della Vittoria, conosciuta anche come Santuario dell’Addolorata, è candidata a diventare Luogo del Cuore FAI 2024/2025. Grazie al censimento spontaneo promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa San Paolo, questa chiesa di Alessandria ha l’opportunità di essere riconosciuta come uno dei siti più amati del nostro Paese e di…
#Alessandria#Arte Italiana#arte sacra#battaglia di Alessandria#campagna FAI#censimento FAI#CHIESA DI SAN GIACOMO DELLA VITTORIA#Cultura Locale#edifici religiosi storici#Fondo Ambiente Italiano#Gino Bottin#Giovanni III d&039;Armagnac#Intesa San Paolo#Jacopo Dal Verme#luoghi da salvare#Luogo del Cuore FAI 2024#monumenti storici italiani#partecipazione comunitaria#Patrimonio culturale italiano#presbiterio#raccolta firme FAI#recupero artistico#restauro architettonico#restauro della chiesa#restauro della volta#Santuario dell&039;Addolorata Alessandria#scultura lignea della Madonna#SpazioIdea Alessandria#storia della chiesa#Storia di Alessandria
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è mancata Maria Gravagno ved. Federico
è mancata Maria Gravagno ved. Federico Ne danno il triste annuncio i figli Vincenzo con la moglie Claudia Bertani, Gioacchino con la compagna Barbara Mazzola, i nipoti Davide , Marco e Giorgia, i cognati ed i parenti tutti.
è mancata Maria Gravagno ved. Federico Ne danno il triste annuncio i figli Vincenzo con la moglie Claudia Bertani, Gioacchino con la compagna Barbara Mazzola, i nipoti Davide , Marco e Giorgia, i cognati ed i parenti tutti. I Funerali avranno luogo domenica 7 c.m. alle ore 10:30, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù.
#è mancata Maria Gravagno ved. Federico Ne danno il triste annuncio i figli Vincenzo con la moglie Claudia Bertani#Gioacchino con la compagna Barbara Mazzola#i cognati ed i parenti tutti. I Funerali avranno luogo domenica 7 c.m. alle ore 10:30#i nipoti Davide#Marco e Giorgia#nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù
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La tragedia della vecchiaia non è che uno è vecchio, ma che uno è giovane.
Dentro questo corpo che invecchia c'è un cuore ancora così curioso, così affamato, ancora pieno di desiderio come lo era in gioventù.
Mi siedo vicino alla finestra e guardo il mondo passare, sentendomi un estraneo in una terra straniera, incapace di relazionarmi con il mondo esterno eppure dentro di me brucia lo stesso fuoco che una volta pensava di poter conquistare il mondo.
E la vera tragedia è che il mondo è ancora così distante e sfuggente, un luogo che non sono mai riuscito a cogliere del tutto.
Albert Camus
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Il fondo, in fondo…

Si: te lo dicono tutti. Tutti quelli pieni di buonsenso. Ma intanto adesso senti un chiodo al costato. Però alla fine, quando pure questa sarà passata avrai avuto l'ennesima conferma che la vita non è altro che una serie lunghissima di dune: arrivato in cima alla prossima a costo di duri sacrifici, ti senti padrone del mondo. Quello è proprio il momento in cui tutto viene rimesso in discussione e inizi a precipitare. Nuovamente. A volte di colpo, altre lentamente. Sino a toccare il fondo.

E lì il luogo comune direbbe che c'è ancora dinamica per… scavare. Non è così: toccare il fondo è ciò che ti fa riscoprire quello che vale davvero. Ciò che ti mantiene umile e discrimina le persone e i valori davvero importanti per te. Toccare il fondo vuol dire fare un bagno nell’umiltà e piegare le gambe per darti una bella spinta, in modo da tornare a galla. Non esiste nessuno che veramente viva quella che comunemente si definisce una bella vita. Esistono solo prove differenti per ciascuna anima.

È un percorso di crescita diverso per ciascuno e tutti studiamo con impegno, all'Università della Terra. Non c'è una durata standard del piano di studi a cui fare riferimento, né una qualche garanzia di risultato. Non puoi comprarti un esame né scegliere l'appello. O le materie, i professori. Ti arriva la prossima prova davanti ai piedi come un pacco che devi scartare e ne sei sempre spiazzato.

Te lo fanno apposta: per vedere come reagisci. Se fossi preparato infatti, significherebbe che già ci sei passato, già coosci il risultato del test e quindi avrebbe valore zero, per il punteggio dell'anima. A volte ti fanno arrivare un regalo: che serve a non farti scoraggiare, a vederti sorridere. A rilassare il tuo percorso per un po'.

Ma non è così che cresci; non è così che provi sensazioni, emozioni. Odio, amore, paura, desiderio, passione, attrazione, disperazione, resurrezione. E poi lacrime, sorrisi, risate e grida di dolore soffocate o urlate: tutti veri e propri tesori, racchiusi nella dinamica e nei battiti del tuo cuore.

Perché forse l'hai scordato, o forse nessuno qui te l'ha ancora detto: tu sei una fonte di luce. Un diamante inscalfibile, un pezzetto di un'energia senza tempo né spazio. Un umile fante dell'esercito della luce che qui sulla Terra cerca gli elementi utili per tornare a casa, prima o poi.

L'avrai letto, da qualche parte: non sei un corpo che ha un'anima, ma un'anima a cui è dato un corpo per una breve gita su questo mondo. E poi ancora e ancora. Goditela. Sii presente a te stesso e compi le scelte che ti sembreranno più giuste, in buona fede. Nel bene e nel male. E soprattutto non dimenticarti dell'amore, che nei momenti bui ti salva.

Amore dichiarato, amore contrastato, amore impossibile, amore segreto, amore indecente, amore per i figli, amore per la vita che infine ti sfugge di mano: non esiste amore che non valga la pena vivere. E rispettare. Facci caso: anche dopo una storia finita male, non esiste nessuno che comunque non ringrazi Iddio. Tu non farai certo eccezione, col tuo bellissimo sorriso amaro di oggi. Me lo fai un sorriso, si?

RDA
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La tragedia della vecchiaia non è che uno è vecchio, ma che uno è giovane. Dentro questo corpo che invecchia c'è un cuore ancora così curioso, così affamato, ancora pieno di desiderio come lo era in gioventù. Mi siedo vicino alla finestra e guardo il mondo passare, sentendomi un estraneo in una terra straniera, incapace di relazionarmi con il mondo esterno, eppure dentro di me brucia lo stesso fuoco che una volta pensava di poter conquistare il mondo. E la vera tragedia è che il mondo è ancora così distante e sfuggente, un luogo che non sono mai riuscito a cogliere del tutto.
Albert Camus
da A un respiro dal cuore
foto Walker Evans -1943 (autoritratto)

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Questo è il luogo e queste sono le circostanze in cui sono stati compiuti i crimini sui quali gli inquirenti stanno indagando con l’ipotesi di reato di molestie sessuali collettive. Ben prima che tale ipotesi venisse avanzata e formulata, io stessa (per prima) avevo scritto qui su X (post disponibile nella cronologia), in riferimento ai fatti di capodanno, della pratica, in voga nel mondo arabo, delle “molestie collettive” in luoghi pubblici, taharrush gamea, in quanto quello che è accaduto rimanda proprio a quel fenomeno.
Impressiona che un giovane esponente della comunità islamica in tv abbia affermato che le donne che vanno in piazza Duomo debbano aspettarselo, ovvero aspettarsi di essere stuprate.
La nostra società libera, civile e democratica rischia di essere irreversibilmente trasformata in una società incivile, dove la libertà è repressa, in particolare quella delle donne, una società che ricalca il modello islamico.
Gli extracomunitari islamici non solo non intendono integrarsi, rispettare le nostre leggi e i nostri valori, ma pretendono che siamo noi ad adeguarci ai loro vergognosi e primitivi costumi, quindi che le donne stiano a casa se non vogliono essere violentate dal branco di uomini.
Questi i risultati malati prodotti dalla cultura del buonismo, del progressismo involutivo, del giustificazionismo, del politicamente corretto, del globalismo, dell’immigrazionismo sfrenato, che impongono di tacere, accettare, piegarsi, accogliere, nascondere la verità, per schivare l’accusa di razzismo.
Abbiamo creato la società criminale islamica nel cuore dell’Occidente, dove pure la polizia è stata delegittimata e i processi mediatici si fanno a chi indossa la divisa. I criminali invece, se islamici, vengono protetti e difesi. Succede in Gran Bretagna, in Germania, in Francia. E anche in Italia.
Azzurra Barbuto (X)
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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Il mio sguardo si posa su di te, sulle delicate curve che disegnano il tuo corpo come un'opera d'arte scolpita dalla mano del destino. Il cuore accelera, battendo al ritmo di un desiderio incontrollabile che si alimenta di ogni tuo sospiro, di ogni luce che brilla nei tuoi occhi profondi. Vorrei avvicinarmi piano, sentire il calore della tua pelle sfiorare la mia, immergere le dita nei tuoi capelli come seta tra le mani, mentre il mondo intorno a noi svanisce in un sussurro. Ogni pensiero è intriso della tua presenza, ogni istante lontano da te è un'eternità che brucia di attesa. Sogno di assaporare la dolcezza che solo tu puoi offrire, di trascorrere notti infinite avvolti l'uno nell'altra, dove le parole non servono perché sono i gesti a raccontare le storie più profonde. C'è una melodia che risuona nell'aria quando siamo vicini, una sinfonia di emozioni che solo i nostri cuori possono comprendere. Desidero esplorare ogni parte di te, scoprire i segreti nascosti dietro ogni sorriso, ogni sguardo fugace. Lasciami perdermi nei tuoi abbracci, sentire il ritmo del tuo respiro fondersi col mio, creare un legame indissolubile che sfida il tempo e lo spazio. Le linee del tuo corpo sono strade che voglio percorrere, sentieri di passione che conducono a un luogo dove solo l'amore regna sovrano. In questa notte stellata, con la luna a farci da complice, il mio animo è in tumulto. Ti desidero con la forza di mille tempeste, con la dolcezza di un alba che annuncia un nuovo inizio. Ogni fibra del mio essere anela al tuo tocco, al tuo profumo, alla magia che si crea quando le nostre anime si sfiorano. Sei il pensiero che accende i miei sogni, la realtà che voglio vivere senza timore. Permettimi di avvicinarmi, di colmare la distanza che ci separa, di lasciare che i nostri cuori si parlino senza bisogno di parole. Insieme potremmo scrivere una storia unica, fatta di momenti indimenticabili e emozioni intense. Voglio custodire ogni istante con te, renderlo eterno nella memoria, viverlo con la passione e l'entusiasmo che solo un amore vero può donare. Lascia che sia il tuo rifugio, la persona con cui condividere ogni gioia e lenire ogni timore. Con te, ogni momento diventa poesia, ogni silenzio un'opportunità per ascoltare ciò che le parole non sanno esprimere. Sei la musa che ispira i miei sentimenti più profondi, la fiamma che accende il mio desiderio, la ragione per cui ogni giorno sorge il sole nel mio cuore.
Empito
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DI UNA COSA ERAVAMO CERTI





La Seghettina è un luogo sperduto nel cuore delle foreste casentinesi. Eppure, alla fine del '43, qui si scrisse la storia. Un gruppo di ufficiali inglesi, fuggiti dal carcere toscano di Vinciliata, fu condotto qui grazie alla rete antifascista locale. Il gruppo rimase alla Seghettina diversi mesi, incrociando le vite e i destini di persone come il comandante partigiano Libero; Arturo e Tonino Spazzoli (a capo di una vasta rete clandestina), l'agente dei servizi segreti americani Bruno Vailati; il capo del Fronte Nazionale Giusto Tolloy, ma anche il socialista Torquato Nanni e l'ex squadrista Leandro Arpinati, torbido individuo passato all'antifascismo per tentare di ripulirsi. È alla Seghettina che nacque il primo progetto d'azione militare unitaria tra alleati e partigiani. È qui che si pianificarono i primi aviolanci di armi. Ed è da qui, grazie alla solidarietà dei romagnoli, che gli inglesi partirono per raggiungere le linee alleate nascosti casa per casa, scoprendo che erano le persone comuni a mantenere intatta ed efficace la Resistenza di questa terra. Così scrisse il gen. Neame nelle sue memorie: “Di una cosa eravamo assolutamente certi, nessun contadino di queste montagne ci avrebbe mai tradito, né per denaro, né per minacce.”
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Ci sono amicizie che, per un tempo, sembrano l’universo intero. Persone che entrano nella nostra vita con un impatto devastante, come stelle cadenti che illuminano ogni angolo della nostra esistenza. Con loro, condividiamo segreti, pensieri, speranze e dolori, intrecciando le nostre vite come se nulla potesse mai scioglierle. Ci convinciamo che quei legami, così profondi e preziosi, dureranno per sempre. E poi, un giorno, senza un motivo chiaro, senza un segnale evidente, le strade iniziano a divergere. Passano giorni, mesi, anni, e quella presenza fondamentale si allontana, fino a diventare solo un’ombra lontana.
All'inizio, fa male. Un dolore acuto, come una ferita aperta che non sembra voler guarire. Ogni luogo sembra risuonare della loro assenza, ogni oggetto un richiamo ai momenti passati insieme. Era come vivere in una casa piena di fotografie di un tempo che non esiste più, ma da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Tutto sembrava richiamare quella persona, ogni piccolo dettaglio, anche quelli che un tempo sembravano insignificanti. Ogni sorriso, ogni risata, ogni segreto condiviso diventava un nodo in gola, un peso nel cuore. Era come camminare in una casa dove le pareti sono ricoperte di ricordi che non vuoi dimenticare, ma che fanno male ogni volta che li osservi.
Col tempo, però, il dolore si smussa. Non scompare, ma diventa una presenza silenziosa, una sorta di eco lontano che non lacera più, ma che fa parte di noi. È strano, quasi spaventoso, rendersi conto di come il cuore impari a convivere con il vuoto, di come l’assenza si fonda con la nostra normalità. E ci si sorprende nel ritrovare una parvenza di serenità anche senza quella persona che, un tempo, sembrava indispensabile.
Ma forse la cosa più dolorosa, quella che ci spaventa di più, è proprio la facilità con cui il cuore si abitua. Guardarsi allo specchio e rendersi conto che quel legame, un tempo così intenso, ora è diventato una presenza sfocata, un ricordo che non riesce più a suscitare le stesse emozioni di una volta. È un pensiero che ci fa sentire fragili, vulnerabili. Come se la nostra stessa capacità di amare, di creare legami profondi, fosse in realtà limitata, destinata a consumarsi con il tempo.
È spaventoso pensare a quanto tutto sia effimero, a come le persone che hanno significato tutto possano diventare niente. È come vivere in un mondo fatto di sabbia, dove ogni passo che lasciamo dietro di noi viene lentamente cancellato dal vento. Ci spaventa la consapevolezza che anche i legami più forti possano svanire, che l’affetto e l’amore possano trasformarsi in ricordi sempre più vaghi, fino a dissolversi completamente.
E così, impariamo a convivere con questo vuoto. Impariamo ad abitare una casa spoglia, a riempire le nostre giornate di gesti nuovi, di volti nuovi. Eppure, ogni tanto, quando meno ce lo aspettiamo, il passato torna a bussare alla porta. Basta un profumo, una canzone, un luogo particolare, e tutto quel dolore che sembrava addormentato si risveglia, ricordandoci di quanto abbiamo amato e perso. È un dolore che non ci travolge più, ma che si insinua piano, come un’ombra che non possiamo scacciare del tutto.
A volte mi domando se sia giusto così, se sia giusto accettare che anche le persone più importanti possano svanire come nebbia al sole. Mi domando se sia possibile costruire qualcosa di eterno, o se siamo destinati a perdere, a dimenticare, a trasformare tutto in ricordi. Ma forse, il senso di tutto questo sta proprio qui: nell’accettare che ogni incontro, ogni legame, è una parte del nostro cammino, una tappa preziosa che ci arricchisce e ci cambia, anche se non sarà per sempre.
E così, continuiamo a camminare. Portiamo con noi i frammenti di quelle persone, di quei momenti, anche se ormai sono solo ombre nel nostro passato. Forse, alla fine, ciò che conta non è quanto dura un legame, ma quanto ci ha fatto sentire vivi, quanto ci ha permesso di scoprire parti di noi che non conoscevamo. Forse è questo il dono che ci lasciano le amicizie passate: la consapevolezza di essere stati amati, di aver vissuto qualcosa di unico, anche se solo per un breve istante.
E in questo silenzio, in questo vuoto che a volte sembra pesare troppo, continuiamo a camminare
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"E’ quella giusta se chiude le tue ferite, scaccia i tuoi incubi, mette in un angolo i tuoi scheletri, ricrea i tuoi battiti, infonde di nuovo luce nei tuoi occhi..E all’improvviso diventiamo per qualcuno il luogo più sicuro della terra, lo spartito su cui i battiti del cuore vanno di nuovo a ritmo, il tentativo meglio riuscito di essere felici..
All’improvviso amiamo e veniamo amati..L’amore ti cambia i battiti del cuore, la direzione del sangue, ti fa crescere invisibili strutture alari dentro le ossa, ti cambia persino il senso del gusto..
Non ti riconosci più. O forse è solo in quel momento che ti riconosci davvero...."
Buongiorno anime ~🖤~

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è mancata Annunziata Palamara ved. Nicola Farina

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#Antonietta con il marito Arturo Catalano#è mancata Annunziata Palamara ved. Nicola Farina Ne danno il triste annuncio i figli Lucia Paolina ed Edoardo con la moglie Ester Giovanna N#Filippo con la moglie Irene Spinelli#Giovanna Giordano ved. Farina i nipoti ed i parenti tutti. I Funerali avranno luogo venerdì 24 c.m. alle ore 16:00#i cognati Farina: Bruno con la moglie Maria Campolo#i fratelli: Francesco con la moglie Tommasina Calì#nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù
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Studiate.
Per amore del sapere, mai per i voti.
Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate!
Perché la cultura rende liberi
e niente vale più della libertà.
Studiate!
Perché siamo le parole che conosciamo,
perché il pensiero crea la realtà.
Studiate!
Perché non conoscerete mai la noia
se amerete un libro, un paesaggio,
un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate!
Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia!
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate!
Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate!
Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni.
Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere!
Studiate!
Senza temere di dimenticare qualcosa.
Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.
Francesco De Sanctis
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Il meglio di te

Mi piace parlarti. Apprezzo la tua apertura mentale, la varietà degli argomenti di cui posso discutere con te in maniera anche molto dettagliata, informata. La tua voce è sempre profonda, decisa. Hai un tono dal suono ipnotico, caldo e basso.

Mi affascini ogni volta che muovi le labbra per parlarmi. Potrei osservarti per ore, mentre parli. Ascoltare le tue frasi intelligenti è un gradito bonus. I tuoi occhi poi mi penetrano l'anima e la portano a galla per fartela esaminare.

Non potrei nasconderti nulla neppure se volessi. Amo il tuo profumo personale e semplicemente ammiro il tuo stile peculiarissimo nel vestire: a volte sei di un'estrema femminilità, altre invece interpreti perfettamente una biker-rocker degli anni sessanta. Poi, ogni tanto dai tuoi cassetti esce fuori un insospettabile e sorprendente jolly!

Ti piace il jazz, cosa che per una ragazza è piuttosto inusuale. Adoro il ciuffetto di schiuma che ti resta sulle labbra quando bevi la tua birra alla spina. E il modo in cui te lo lecchi via, poi… Oh, Signore! Sai trasformarti da pantera a gattina nell'arco di tempo necessario ad assaporare una mia genuina carezza. Mi stimoli, mi affascini, mi spiazzi. Ti amo ogni giorno di più.

Sei al centro esatto del mio cuore. Che batte solo per te. Quando sei silente, cerco di intercettare i tuoi pensieri. Vorrei rubarteli e baciarli tutti: uno per uno. Per farti capire che se hai bisogno, io per te comunque sia ci sono. Poi te li restituirei, stai tranquilla!

Prima di andartene, mi lasci sempre con un bacio lanciato, un sorriso e infine una persistente, innocente ma totalizzante scia del tuo profumo. Mi avvolgi anche quando non ci sei. Mi pensi. Ti penso. Percepisco una cortina invisibile di gelosia attorno a te che mi lusinga e mi fa sentire ancora più amato. Perché io sono tuo per la vita.

Poi c'è la tua parte più segreta, quella… peccaminosa. Quella che puoi permetterti di lasciar libera soltanto quando sei con me e nessun altro attorno: è un segreto dolcissimo, condiviso tra noi. È quella piccola parte del tuo corpo che si apre soltanto a me, che mi accoglie. Ansiosa di soddisfare entrambi.

Costituisce lo scrigno del tuo pudore e di fatto è il mio luogo privato dell'anima. È il meglio di te. È quello che mi ha stregato e da cui non riesco più a staccare la mente; neppure per un istante. La curi e la nutri a mio esclusivo beneficio. Quando me la mostri, vuoi tassativamente che anche io sia nudo assieme a te. Altrimenti ti vergogni da morire. Sei di stampo antico e io questa cosa l'adoro.

Perciò la rispetto e te la bacio delicatamente, come fosse sacra. Lo faccio spesso, non appena posso. Tu arrossisci, quando insieme lo facciamo succedere. Perché è un bellissimo miracolo d'amore che nasce solo da due anime insieme, unite dentro. Ti piace da morire. E per me è un onore e un dovere, fartelo. Perché tu, donna, rappresenti il mio massimo desiderio e la mia ragione di vita.

Rda
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La tragedia della vecchiaia NON è che uno è vecchio, ma che uno è giovane.
Dentro questo corpo che invecchia c'è un cuore ANCORA così CURIOSO, così AFFAMATO, ancora PIENO di desiderio come lo era in gioventù.
…
E la vera tragedia è che il mondo è ancora così distante e sfuggente, un luogo che non sono mai riuscito a cogliere del tutto.
(Albert Camus)
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