#appennino
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" L’Operazione Tombola fu una delle azioni militari più clamorose della Resistenza italiana. La scelta di una collaborazione diretta tra forze speciali britanniche e partigiani avvenne dopo che il Comando unico partigiano si era detto contrario alla prima ipotesi di un bombardamento aereo, perché troppo pericoloso per la popolazione. L’attacco venne preparato con cura, grazie a un lungo lavoro fatto dalle staffette per recuperare informazioni dettagliate, e fondamentale fu il supporto dei civili del luogo, che ospitarono gli inglesi paracadutati in montagna per l’operazione. Il 27 marzo 1945 un centinaio di uomini – gruppi scelti di partigiani italiani (Brigate Garibaldi e Squadra Gufo Nero), paracadutisti di diverse nazionalità del SAS britannico, un nutrito gruppo di partigiani sovietici guidati da Viktor Pirogov e alcuni soldati tedeschi anti-nazisti – scese dall’Appennino e attaccò, dopo una marcia di una trentina di chilometri, la quinta sezione del Comando generale tedesco in Italia, dislocata in quel periodo a Villa Rossi e nella vicina Villa Calvi.
Il Comando comprendeva un ufficio cartografico, una sede per gli ufficiali superiori della Wehrmacht e un centralino telefonico dotato di cavo per il collegamento diretto con Berlino. Tra gli obiettivi dell’azione c’era anche il generale Kesselring, spesso presente al comando. L’attacco fu un successo, militare e psicologico, tanto che nel giro di poche settimane i nazisti smobilitarono il Comando e lo trasferirono a Cavriago. L’Operazione Tombola continuò poi fino alla Liberazione e fu determinante in questi territori per mettere in difficoltà nazisti e fascisti. Il suono della cornamusa salvò la popolazione civile di Albinea dalla rappresaglia nazista, perché per i tedeschi fu la prova che si trattava di un attacco militare alleato e non di un’azione partigiana, mentre il paracadute di Kirkpatrick è diventato poi un abito da sposa. All’Operazione Tombola è dedicata la canzone Battaglione Alleato dei Modena City Ramblers. "
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Brano tratto da:
Storie di antifascismo senza retorica, a cura di Arturo Bertoldi e Max Collini, prefazione di Francesco Filippi, People editore, Busto Arsizio (VA), 2024¹, pp. 39-40.
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DI UNA COSA ERAVAMO CERTI





La Seghettina è un luogo sperduto nel cuore delle foreste casentinesi. Eppure, alla fine del '43, qui si scrisse la storia. Un gruppo di ufficiali inglesi, fuggiti dal carcere toscano di Vinciliata, fu condotto qui grazie alla rete antifascista locale. Il gruppo rimase alla Seghettina diversi mesi, incrociando le vite e i destini di persone come il comandante partigiano Libero; Arturo e Tonino Spazzoli (a capo di una vasta rete clandestina), l'agente dei servizi segreti americani Bruno Vailati; il capo del Fronte Nazionale Giusto Tolloy, ma anche il socialista Torquato Nanni e l'ex squadrista Leandro Arpinati, torbido individuo passato all'antifascismo per tentare di ripulirsi. È alla Seghettina che nacque il primo progetto d'azione militare unitaria tra alleati e partigiani. È qui che si pianificarono i primi aviolanci di armi. Ed è da qui, grazie alla solidarietà dei romagnoli, che gli inglesi partirono per raggiungere le linee alleate nascosti casa per casa, scoprendo che erano le persone comuni a mantenere intatta ed efficace la Resistenza di questa terra. Così scrisse il gen. Neame nelle sue memorie: “Di una cosa eravamo assolutamente certi, nessun contadino di queste montagne ci avrebbe mai tradito, né per denaro, né per minacce.”
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“Skiing Excursion in Vallombrosa. Central Appenines, 1940.”
by Fosco Maraini (1912-2004).
Fosco was an incredible man, read his Wiki page - check out his work and travels.
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Colli fiorentini
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Goblinweek 2023 - 2 Chi fa la treccia alle code?
"Giacomo mi stava raccontando che aveva visto il folletto, diceva che era rosso, con la coda, una zampa come quella dell’asino e alto come un gallo; mi indicava il punto preciso in cui l’aveva sorpreso nella stalla, lo descriveva con estrema naturalezza, così come si parla di un essere reale e a me è scappato un sorriso, come per dire, crede nei folletti; il sorriso di una cultura arrogante che ha distinto e deciso ciò che esiste. A poco a poco però, mentre Giacomo continuava a raccontare, mi rendevo conto che, nella sua descrizione del folletto, c’erano tracce di ciò che aveva sentito da suo padre e suo padre da suo nonno, indietro nei secoli e nelle generazioni fino al settecento, fino al medioevo e probabilmente alle prime popolazioni che abitavano l’Appennino. Allora il mio sorriso si è trasformato in una smorfia di stupore perché, all’improvviso, ho capito di non avere di fronte solo Giacomo, un anziano signore di Bosco di Corniglio dalla voce tremante, ma il depositario di una mitologia antichissima, che viveva e si diffondeva attraverso la parola.” - Mario Ferraguti, “Dove il vento si ferma a mangiare le pere - Viaggio sull’Appennino alla ricerca del folletto”
”Giacomo erzählte mir daß er den Kobold gesehen hatte, er sagte, dass er rot sei, mit einem Schwanz, einer Pfote wie die des Esels und so hoch wie ein Hahn; er zeigte mir den genauen Punkt an dem er ihn im Stall überrascht hatte, er beschrieb ihn mit so einer Gelassenheit, wie wenn man von einem echten Wesen spricht, dass ich mir das Lächeln nicht verkneifen konnte, als ob ich sagen wollte, er glaubt an Kobolde; das Lächeln einer hochmütigen Kultur, die entschieden und aufgeteilt hat, was es gibt. So langsam aber, während Giacomo weiter erzählte, fiel mir auf wie, in seiner Beschreibung des Kobolds, es Spuren gab von dem, was sein Vater ihm erzählt hatte und sein Großvater seinem Vater, Jahrhunderte und Generationen zurück bis ins Achtzehnte Jahrhundert, bis ins Mittelalter, wahrscheinlich sogar bis zu den ersten Bevölkerungen des Appenins. Da wurde mein Lächeln zu einem Staunen, weil mir plötzlich kklar wurde, dass ich nicht nur vor Giacomo, dem alten Mann aus Bosco von Corniglio mit der zitternden Stimme, stand, sondern vor dem Verwahrer einer uralten Mythologie, die durch das Wort lebte und sich verbreitete.“ - Mario Ferraguti, „Wo der Wind anhält, um Birnen zu essen - Reise in den Appennin auf der Suche nach dem Kobold“
“Giacomo was telling me that he had seen the goblin, he said it was red, with a tail, one paw like that of the donkey and as tall as a rooster; he pointed me to the exact point where he had surprised it in the barn, he described it with such ease, like how you talk about something real and I could’t help but smile, as to say, he believes in goblins; the smile of an arrogant culture, that has distinguisehed and decided what exists. But slowly, as Giacomo kept on talking, I realized that, in his description of the goblin, there were traces of what he had heard from his father and his father from his grandfather, back through centuries and generations, to the Seventeenth century, to the Middle Ages, perhaps even to the first people inhabiting the Appennine. That’s when my smile turned into a look of surprise, because suddenly I understood that I wasn’t just speaking to Giacomo, an old man from Bosco of Corniglio with a trembling voice, but to a depository of an ancient mythology, that lived and spread through words.” - Mario Ferraguti, “Where the wind stops to eat pears - Journey on the Appennine in search of the goblin”
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LAMALITE
Archivio degli archivi
"ἀρχεῖον"
Nel 2022 è stato stampato il primo numero che raccoglie tre fotografi ed uno scrittore. I loro lavori hanno un comune denominatore, camminano gli Appennini. Con le gambe, con il cuore, con il pensiero, fotografano a colori, in bianco e nero, in digitale in analogico, poco importa. Tentano di comunicare un loro sentimento ed atttraverso questo loro sentimento ci lasciano trasparire il sapore di un territorio. Quest'anno è in uscita la raccolta n°2/2023, Altri tre fotografi ed un altro scrittore mostreranno altri sguardi dello stesso territorio, altri tasselli del multiforme puzzle di una realtà intuibile ma effimera, identità sempre esistita ma sempre latente.
A presto.

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Giornata autunnale in Val D’Enza
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Le foto dell'escursione al Monte e Alpe Porale, svoltasi domenica 5 novembre insieme alla 3a uscita del Corso sezionale per Direttore di Escursione.
Link foto escursione.

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Sunflower on the Italian hilltop
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Brucando sulla collina in un giorno di Aprile
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PRIMA PAGINA Gazzetta Di Modena di Oggi mercoledì, 26 marzo 2025
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#324# 20/03/2025 Serrazzone - Trignano - Pizzo Di Campiano - Monte Cappelbuso
Di lunga durata non c’è nulla al mondo.Anche la gioia, nell’istante che vien dietro al primo, non è già più tanto viva.Nikolaj Gogol,nato 20 marzo 1809, scrittore. Pranzo: ristorante Lu.me, Fanano. Itinerario: parcheggiamo a Serrazzone di Fanano (630 m). Ed è già una bella scoperta. Come i pellegrini, anche se in direzione contraria, sulla Via Romea Nonantolana, raggiungiamo Trignano (645 m).…
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