#lotta alla disoccupazione
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Questioni sociali: la chiave per uno sviluppo sostenibile della società. Un’analisi delle principali sfide sociali e delle soluzioni per migliorare il benessere collettivo.
L’importanza della risoluzione dei problemi sociali.
L’importanza della risoluzione dei problemi sociali.Per garantire uno sviluppo sostenibile e un benessere collettivo, è fondamentale affrontare con determinazione i problemi sociali che affliggono le società moderne. La povertà, la disoccupazione, l’accesso all’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’uguaglianza di genere rappresentano sfide cruciali che richiedono l’impegno congiunto dello Stato…
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
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ginogirolimoni · 5 months ago
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“Il 27 ottobre 2005, nel programma su Rai 1 Rockpolitik, Adriano Celentano e Roberto Benigni fanno il verso a Totò e Peppino e scrivono una lettera di scuse al premier Silvio Berlusconi. Benigni detta a Celentano: «Silviuccio, hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio …». E li si blocca. Lunga pausa di imbarazzo, poi Benigni telefona a un ex compagno di scuola per farsi dare un suggerimento. Invano. «Ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama». E torna a dettare a Celentano: «Le cose belle che hai fatto sono tante e le sai te. Per scriverle tutte ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro …». Quella sera, mentre in secondo governo Berlusconi volge al termine e i sondaggi danno il centrodestra in picchiata, molti italiani si riconoscono nell’imbarazzo di Roberto e Adriano: che cosa ha lasciato il Cavaliere di utile per tutti i cittadini all’infuori di sé? Nulla”.
(Marco Travaglio, Il santo. Beatificano B. per continuare a delinquere. Il libro definitivo per non dimenticare nulla, Paper First, Roma, 2023, p. 349).
Il cdx è al potere dal 1994, con alcune pause in cui ha governato il csx, stupisce oggi dopo 30 anni constatare il divario fra le promesse elettorali e ciò che hanno davvero realizzato, l’incapacità di ciascuno di noi di poter affermare che qualcosa di buono per tutti l’hanno veramente fatto, insieme, o singolarmente.
Salvini è stato più volte ministro, vi viene in mente qualcosa da ricordare durante questi suoi incarichi? Giorgia Meloni fu ministra della Giovinezza, ricordate qualche provvedimento speciale per i giovani?
Nulla? Ma proprio nulla?
A dire il vero io qualcosa l’ho trovata, la legge che vieta di fumare nei luoghi chiusi del ministro della salute Sirchia nel 2003 durante il governo Berlusconi II; la cosa stupisce ancora di più se consideriamo che i suoi predecessori furono Umberto Veronesi (governo Amato) e Rosy Bindi (governo Prodi - D’Alema I e D’Alema II), nessuno di loro ci aveva nemmeno pensato.
Per il resto il NULLA, non sto qui a ripetervi dell’aumento delle pensioni, del calo delle tasse, della lotta alla disoccupazione, delle infrastrutture, del Ponte sullo Stretto …
E ora se ne viene ancora Salvini, bello fresco come un mazzo di rose e spara: “Voglio un treno ad alta velocità che colleghi Palermo a Vienna, altro che grigismo ideologico”.
Vienna calling! Lucio Dalla cantava del "treno Palermo Francoforte" però.
Tutto questo accade durante una catastrofe in cui treni, aerei, piroscafi, navi, bus e corriere arrivano regolarmente in ritardo, tanto che il ministro ha furbescamente modificato l’orario di percorrenza, allargandolo, così da rientrare nei limiti.
Questo è l’unico fascismo dove i treni non arrivano in orario, oppure vengono fermati ad personam per far scendere qualche ministro. 
Già che ci siamo io vorrei anche un negroni con la fetta d’arancia e l’ombrellino sopra, servito dolcemente da cameriere giovani e belle vestite di un pareo multicolori hawaiano e di una collana di fiori, prego ministro, veda un po’ se ci può stare nel suo treno.
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Standard & Poor's e il rating dell'Italia: stabile ma la strada è lunga
L'agenzia di rating Standard & Poor's ha confermato il rating BBB dell'Italia, mantenendo un outlook stabile. Questa valutazione, seppur positiva, evidenzia la necessità per il Paese di intraprendere ulteriori passi per rafforzare la propria economia e posizionarsi per una crescita sostenibile a lungo termine. Le motivazioni dietro la conferma del rating Standard & Poor's dell'Italia La decisione di S&P si basa su diversi fattori: - Una ripresa economica solida: L'economia italiana ha mostrato una crescita superiore alle aspettative nel 2023, con previsioni di un andamento positivo anche nel 2024. - Miglioramento del bilancio pubblico: Il deficit e il debito pubblico sono in fase di riduzione, seppur graduale, mostrando una gestione finanziaria più prudente. - Riforme strutturali in atto: Il governo ha avviato diverse riforme volte a migliorare la competitività del sistema economico e favorire la creazione di posti di lavoro. - Stabilità politica: L'attuale governo gode di una solida maggioranza parlamentare e di una certa stabilità politica. Un outlook stabile, ma con sfide da affrontare Mentre la conferma del rating rappresenta un segnale di fiducia da parte di S&P', l'outlook stabile indica che l'agenzia non prevede modifiche immediate. Tuttavia, la via per un miglioramento del rating è tracciata e legata al superamento di alcune sfide ancora presenti: - Alto tasso di disoccupazione: L'Italia si confronta con un tasso di disoccupazione ancora troppo elevato, soprattutto tra i giovani, ostacolando la piena realizzazione del potenziale economico. - Bassa produttività: La produttività italiana rimane inferiore rispetto ad altri paesi europei, penalizzando la competitività del sistema. - Persistenza della corruzione: La lotta alla corruzione rimane una priorità per il Paese, al fine di garantire un ambiente economico sano e trasparente. Un confronto con i competitor europei Il rating BBB dell'Italia si posiziona nella media tra i paesi dell'Europa occidentale. Ad esempio, Francia e Germania vantano un rating AA, mentre la Spagna si attesta su BBB+. Il confronto con i competitor può fornire una metrica di riferimento ma è importante sottolineare che la valutazione di S&P's tiene conto delle caratteristiche specifiche di ogni Paese e delle sue prospettive di sviluppo. Le opinioni degli esperti e le prospettive future Gli analisti accolgono con favore la conferma del rating, interpretandola come un voto di fiducia per l'economia italiana. Tuttavia, concordano sulla necessità di un impegno costante per affrontare le sfide ancora presenti. Il miglioramento del rating è visto come un obiettivo raggiungibile, a patto che il governo prosegua con determinazione sulla strada delle riforme, investendo in settori chiave come l'istruzione, la ricerca e l'innovazione, e promuovendo una crescita economica inclusiva e sostenibile. Foto di 3844328 da Pixabay Read the full article
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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L'azienda Cesare Fiorucci sta vivendo un periodo di crisi ed ha annunciato un elevato numero di esuberi
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Fiorucci annuncia un licenziamento collettivo che minaccia di lasciare a casa molti lavoratori con 50 anni e più, appartenenti cioè a una fascia d’età che trova con estrema difficoltà una ricollocazione. La decisione, spiegano i vertici del gruppo, è stata presa “a causa delle drammatiche difficoltà finanziarie“. Fiorucci annuncia oltre 200 esuberi L’azienda ha annunciato un piano di oltre 220 esuberi nella sede di Parma e soprattutto nello stabilimento di Pomezia Santa Palomba (Roma). Secondo Alessandro Vona, segretario generale della Flai Cgil Roma Sud Pomezia Castelli, si tratterebbe di 226 o 227 lavoratori. Una decisione che rientra in un più ampio progetto di ristrutturazione aziendale e che prevede il taglio delle produzioni e l’esternalizzazione di alcuni processi. Nel comunicare l’avvio formale della procedura di licenziamento collettivo, avvenuto lunedì 27 novembre, la Fiorucci ha dichiarato che “le informazioni richieste verranno fornite nell’ambito del confronto che dovrà essere inaugurato”. L’obiettivo dichiarato del gruppo è quello di garantire la permanenza in Italia della produzione, la continuità aziendale e una crescita del fatturato di oltre il 20% nei prossimi sei anni. Un piano di rilancio del marchio “a tappe”, giunto pochi mesi dopo l’acquisizione da parte di due fondi esteri, Navigator Group e White Park Capital, del 100% della società. In precedenza l’azienda era passata da una multinazionale straniera all’altra. Nello stabilimento di Pomezia lavorano circa 400 persone. Tra 75 giorni, se non si troverà una soluzione condivisa, la metà degli addetti si ritroverà in disoccupazione. Da parte sua, l’azienda ha promesso di risolvere tutte le posizioni entro marzo 2024. Ma il tempo stringe. Il piano per rilanciare l’azienda Il piano ideato dal board di Fiorucci, e approvato dai nuovi investitori, prevede azioni volte alla crescita sul mercato sia italiano sia internazionale, con un particolare focus su Paesi chiave come Germania, Austria, Francia e Regno Unito. “Grazie ai nuovi finanziamenti, l’azienda ora non ha posizioni debitorie e dispone di liquidità sufficienteper garantire continuità operativa e di pagamenti”, ha dichiarato l’amministratore delegato Claudio Rustioni. Gli oltre 30 milioni di euro di investimenti previsti dal progetto di rilancio “saranno fondamentalmente indirizzati a rendere competitiva l’azienda e ad acquisire nuove quote di mercato. Ci concentreremo sull’automazione e modernizzazione degli impianti, sull’acquisizione di distributori e catene retail nel nord Italia e all’estero e sulla sicurezza sul lavoro e l’igiene per tutelare sia i nostri dipendenti che i clienti finali”. La mobilitazione dei sindacati Già il 23 novembre ha avuto luogo un incontro tra la Fiorucci, le Segreterie nazionali e territoriali di Fai, Flai, Uila e le RSU degli stabilimenti di Pomezia e Parma. Nel corso della riunione, l’azienda ha illustrato il proprio piano per invertire una tendenza negativa che si protrae da oltre un decennio. Aprendo un tavolo di lavoro con i sindacati, la Fiorucci ha affermato di voler ridurre, “nel limite del possibile e coerentemente alla situazione di mercato”, l’impatto sociale della riorganizzazione. Dall’altro lato le sigle sindacali si sono opposti fermamente al piano della società, dichiarando l’immediata apertura dello stato di agitazione sindacale nel sito produttivo di Pomezia e convocando d’urgenza le assemblee con le lavoratrici e i lavoratori per decidere le azioni di lotta da mettere in campo. I lavoratori hanno anche bloccato la strada di accesso allo stabilimento. L’obiettivo dei sindacati è portare la questione all’attenzione del Governo, per scongiurare l’ennesimo dramma sociale. Read the full article
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Cisgiordania, palestinese ucciso in scontri con militari
Un palestinese (Mahmud al-Atrash, 20 anni) è rimasto ucciso oggi in incidenti con l’esercito avvenuti a Halhul, presso Hebron (Cisgiordania). Lo riferisce la agenzia Maan.     L’intelligence militare israeliana, citato dai media, ha intanto avvertito che in Cisgiordania la situazione tocca livelli di guardia. Fra le ragioni: gli appelli di Hamas ad unirsi alla lotta a Gaza; la disoccupazione di…
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ventiquattro3 · 2 years ago
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In situazione economica perfettamente liberale, c'è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c'è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine.
il liberalismo è l'estensione del dominio della lotta a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Dolores Huerta. Sí, se puede
https://www.unadonnalgiorno.it/dolores-huerta/
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Dolores Huerta è tra le più importanti attiviste e sindacaliste di tutti i tempi.
Una vita spesa per i diritti civili, la difesa dei diritti delle donne, delle persone immigrate e dei lavoratori.
È stata arrestata ventidue volte per aver partecipato ad azioni di disobbedienza civile non violenta e scioperi.
Nel 1997 Ms, la più importante rivista femminista statunitense l’ha nominata tra le tre donne più importanti dell’anno. L’anno successivo Bill Clinton le ha consegnato il premio Eleanor Roosevelt per i diritti umani  e il Ladies Home Journal l’ha elencata nelle Cento donne più importanti del Ventesimo secolo.
È stata nei consigli di amministrazione di Equality California, People for the American Way,Consumer Federation of California e Feminist Majority Foundation.
Prima donna latina inserita nella National Women’s Hall of Fame, ha ricevuto ben quindici lauree ad honorem da tutte le più prestigiose università statunitensi e premi importanti come la Medaglia presidenziale per la libertà conferitale da Barack Obama nel 2012.
È talmente celebrata che in California il 10 aprile è il Dolores Huerta Day.
Nata col nome di Dolores Fernández il 10 aprile 1930 a Dawson, nel New Mexico, aveva tre anni quando i genitori si sono separati e, insieme ai fratelli, ha seguito la madre a Stockton, una comunità agricola nella valle di San Joaquin in California.
Nonostante fosse una brava studentessa, suonasse vari strumenti e fosse una premiata come girl scout, il razzismo e il disprezzo per la sua condizione di immigrata non le sono stati risparmiati.
La sua più grande ispirazione è stata sua madre, Alicia Chávez che, dopo tanti sacrifici e doppi lavori per mantenere i figli e fornire loro istruzione e educazione, è arrivata a possedere un ristorante e un hotel dove accoglieva lavoratori a basso salario e famiglie di contadini a prezzi accessibili, talvolta anche gratuitamente.
Dopo essersi laureata allo Stockton College, per un breve periodo ha insegnato in una scuola elementare, ma si è dimessa perché in disaccordo col trattamento riservato agli studenti figli di contadini.
Nel 1955 si è impegnata nella Community Services Organization, associazione che lavorava per porre fine a segregazione, discriminazione e alla brutalità della polizia e per migliorare le condizioni sociali ed economiche dei lavoratori agricoli.
Questi venivano pagati poco o niente, non godevano di alcun diritto, dormivano sul pavimento, avevano scatole di legno come mobili e acqua sporca, non avevano accesso ai bagni e lavoravano dall’alba al tramonto senza interruzioni. Sovente emigravano per seguire la stagionalità dei raccolti, questo comportava che i loro figli non ricevevano un’istruzione adeguata e spesso lavoravano nei campi insieme ai genitori. Molte donne venivano aggredite sessualmente dai proprietari terrieri e costrette a tacere perché le loro famiglie avevano bisogno di lavorare.
Nel 1960, ha fondato la Agricultural Workers Association con cui ha esercito pressioni sui politici del tempo per garantire istruzione e accesso al voto, all’assistenza pubblica e alla pensione alle comunità immigrate.
Insieme a Cesar Chavez ha fondato la National Farm Workers Association (NFWA) che, nel 1965,  si è unita all’AWA per formare il Sindacato dei lavoratori agricoli che ha organizzato un importante sciopero dei viticoltori che ha portato a importanti negoziazioni che hanno migliorato le condizioni di lavoro, tra cui la riduzione dell’uso di pesticidi dannosi, l’avvio della disoccupazione e garantito le prestazioni sanitarie. In questo periodo, le è stato attribuito il merito di aver coniato la frase “sí se puede” per spronare nella lotta senza mollare.
Negli anni ’70, ha coordinato un boicottaggio nazionale della lattuga e contribuito a creare il clima politico per l’approvazione dell’Atto per le relazioni sul lavoro agricolo del 1975, la prima legge a riconoscere i diritti dei lavoratori agricoli di contrattare collettivamente.
Durante gli anni ’80 è stata vicepresidente del Sindacato Nazionale, unica donna a sedere nel consiglio d’amministrazione.
Sempre in prima linea per sostenere le sue battaglie, nel 1988, è stata brutalmente picchiata dalla polizia di San Francisco in una manifestazione di protesta contro le politiche dell’allora candidato alla presidenza George H. W. Bush. Le hanno rotto  sei costole e dovuto asportare la milza.
Il pestaggio, registrato e trasmesso nei notiziari televisivi le ha consentito di vincere la causa contro la polizia e ha utilizzato i proventi a beneficio dei lavoratori agricoli.
La risonanza mediatica ha costretto il dipartimento a cambiare le sue politiche di controllo della folla e il suo processo di disciplina degli ufficiali.
Dopo una lunga guarigione, Dolores Huerta ha lasciato il sindacato per concentrarsi sui diritti delle donne. Coinvolta per due anni, in giro per il paese, in una campagna di sensibilizzazione rivolta alla candidature delle donne latine che ha portato a un aumento significativo del numero di  rappresentanti elette.
Coi soldi del Premio Puffin/Nation for Creative Citizenship nel 2002 ha creato la Fondazione che porta il suo nome per incoraggiare la formazione e le capacità organizzative nelle comunità a basso reddito che intreccia i movimenti dei diritti delle donne, quelli LGBTQ, delle persone immigrate, di lavoro e diritti civili in un unico filo.
A lei sono intitolate scuole, strade e perfino un asteroide. Protagonista di un documentario sulla sua vita, è stata omaggiata in vari film e opere teatrali.
È stata co-presidente onoraria della marcia delle donne su Washington il 21 gennaio 2017, contro l’insediamento di Donald Trump come presidente.
Femminista ecologista intersezionale, si è battuta per tutta la vita per portare le donne nelle lotte per il diritto al lavoro e a eque retribuzioni. Ancora oggi è in giro per portare la voce e le istanze di chi è ancora ai margini della politica e della società.
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bergamorisvegliata · 2 years ago
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ATTRARRE L'ATTRAZIONE
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Confesso che ho riflettuto molto -da "gestore" di questo blog e da "admin" delle pagine e dei gruppi "facebook" e "telegram"- sul fatto di condividere le esperienze passate in questi anni relativamente alla "legge di attrazione", o comunque di un modo che ci aiuti a superare le difficoltà di un periodo che, se da una parte ci ha trovati impreparati, dall'altra parte ci ha dato un po' di opportunità per crescere e per evolverci, in tutti i sensi.
Ma dopo tutto questo "riflettere" ho convenuto che...sì: del resto, un blog è una sorta di "diario aperto" sulle esperienze dirette di ognuno, e ignorare ciò che ho passato non sarebbe certo stato un modo ideale per venirvi e venirci incontro, soprattutto se da tali esperienze potrebbe venirne un suggerimento utile anche a voi.
In particolare, mi riferisco al lavoro, proprio quel lavoro dal quale per circa due anni molti di noi siamo stati esclusi.
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Lavoro che per il sottoscritto è ripreso nella primavera del 2020, fortemente voluto e cercato da anni di disoccupazione, passati anche tra una cassa integrazione e una mobilità. Anni davvero interminabili, nei quali già si avvertiva un senso di impotenza di fronte a paradossi incredibili se si pensa che se per il "mercato del lavoro" si è vecchi addirittura a nemmeno 50anni, per le nostre istituzioni l'età dei 65 anni e oltre non basta per la meritata pensione.
E però...e però qualcosa è successo in quel maggio del 2020: il tanto desiderato ritorno a una mansione occupazionale si è avverato, sebbene per pochi mesi e interrotto per via di assurde disposizioni "pseudo-sanitarie" che tutti conosciamo.
Finita qui? Macchè...pur non conoscendo del tutto la legge dell'attrazione, mi accorsi già allora che quel periodo poteva offrire qualche opportunità (certo, col senno di poi, ammetto che ora come ora -ora, nel senso di: maggio 2023- non arrivarono grosse opportunità, anzi...), come quella di "riciclarmi" in mansioni socialmente utili come l'assistenza agli scolari delle scuole parentali, piuttosto che non uno scambio di generi alimentari e altri oggetti utili, o propormi come presentatore di eventi, ecc...
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E arriviamo ai tempi nostri, passati tra assurdi certificati "verdi", sieri altrettanto assurdi, restrizioni in un primo momento sempre più stringenti e un allentamento dapprima graduale per poi culminare nel ritorno alla "pseudo-libertà" e a una nuova normalità che ben conosciamo.
E qui si riapre un problema già vissuto qualche anno fa, ovvero la difficoltà a far fronte ai primi aumenti delle bollette, oltretutto con la sopravvenuta esigenza dopo tre anni di chiusure (peraltro quasi mai rispettate date la loro insussistenza), di una vacanza, che -seppure breve- mi desse almeno la possibilità di "staccare" e di riprendermi mentalmente dopo un periodo durante il quale le facoltà mentali e psichiche hanno rischiato di essere del tutto "prosciugate".
E qui arriva un altro "colpo di fortuna" con la chiamata (dopo tanto cercare) della ditta per la quale lavoro tuttora (e queste coincidenze non vi suggeriscono qualcosa?).
Siamo ad agosto/settembre del 2022, decade l'obbligo del "green pass", e via via ogni obbligo scompare (anche se ci si prepara a nuove emergenze),e nonostante un lavoro ritrovato, le prime angosce da allora tornano per via di un salario decisamente bassissimo (4€ all'ora!). Demoralizzato? Senz'altro...Arreso? Tutt'altro...Tra alti e bassi decido di "riprendere" la "lotta" dopo un periodo di calma apparente trascorsa tra un ritorno alla "normalità" e alla frequentazione di locali. Ma la situazione nella quale sono "piombato" mi porta a tornare a cercare un'occupazione dignitosa, ad aderire ad alcuni progetti e soprattutto a prendere la "scorciatoia" di una misura sociale che -se può apparire "furbesca"- viste le continue vessazioni di un governo sempre meno "sociale"- è comunque la sola praticabile, ovvero: il reddito di cittadinanza.
E s questa non la si può ancora definire legge di attrazione, come la si può definire?
Infatti, preso da "wikipedia" :
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"Il principio della legge dell'attrazione è che l'energia attrae energia simile: se la persona sta emendando vibrazioni negative attrarrà a sé cose spiacevoli. Ognuno ha il potere di controllare la propria vita. Le credenze e i pensieri lo spingono ad agire in determinati modi che condizionano gli avvenimenti futuri."
Quindi, se si vuole fortemente una cosa, se si desidera che un evento o un fatto si avverino, è necessario desiderarli fortemente e soprattutto mettere tutte quelle azioni che servono per far sì che tutto ciò succeda.
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E non è finita qua: immagino che dovrò superare altri momenti particolari, ma intanto so che dopo avere affrontato periodi complicati, se ogni volta che desidero qualcosa, tutto ciò mi arriva, sarà proprio con le azioni giuste che ogni qualvolta dovessi trovarmi in altre situazioni delicate, tali situazioni le supererò...ovvero: ogni passo sarà fatto in funzione per far sì che dette situazioni non arrivino.
Con l'auspicio di aver costituito un piccolo esempio, vi ringrazio per l'attenzione che vorrete porre a questo mio "messaggio"...
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corallorosso · 3 years ago
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Mattarella ha detto che l’Italia è un Paese indegno. E il Parlamento si è alzato ad applaudire A cura di Francesco Cancellato Mattarella ha detto tredici volte che l’Italia è un Paese indegno. E il Parlamento si è alzato tredici volte ad applaudire in piedi. Basterebbe questo per raccontare dell’ipocrisia di una classe politica – leader e peones, senza distinzioni di sorta – che si è nascosta sotto la sottana del suo elemento più rappresentativo (...) Quel che è francamente imbarazzante è l’adesione senza alcun imbarazzo a un discorso che rappresenta forse il più duro atto d’accusa verso la classe politica del nostro Paese che si sia mai sentito nei due emicicli. Peggio: un elenco puntiglioso di tutti i fallimenti di cui l’attuale classe politica si è resa – come minimo – corresponsabile, in concerto con chi l’ha preceduta. Perché se, come dice Mattarella, dignità è azzerare le morti sul lavoro, l’Italia delle 1221 morti sul lavoro nel 2021, e che pesta a sangue gli studenti che protestano in memoria dello studente Lorenzo Parelli, morto sul lavoro, è un Paese indegno. Perché se dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, ed è interrogata dalle migrazioni, dalla tratta e dalla schiavitù di esseri umani – ne accorpiamo tre assieme, per comodità – l’Italia degli ordinari episodi di discriminazione, degli assessori con la pistola, delle baraccopoli e dei campi di pomodori, degli accordi con la Libia e dei respingimenti alla frontiera, è un Paese indegno. Perché se dignità è impedire la violenza sulle donne, l’Italia dei 116 femminicidi in 365 giorni, è un Paese indegno. Perché se dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale, l’Italia con 13 giovani in età scolare su 100 che non vanno a scuola e del record europeo di giovani che non studiano né lavorano, è un Paese indegno. Perché se dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, l’Italia che li abbandona alle cure delle famiglie – o meglio – delle donne, è un Paese indegno. Perché se dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità, l’Italia del più basso tasso di occupazione femminile in Europa è un Paese indegno. Perché se dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone, l’Italia con più di un milione di bambini in povertà assoluta, con il 28% di disoccupazione giovanile, unico Paese in Europa in cui gli stipendi diminuiscono anziché aumentare, è un Paese indegno. Perché se dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti, l’Italia con 120 detenuti ogni 100 posti in prigione, dato peggiore di tutta Europa, è un Paese indegno. Perché se dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita, l’Italia in cui tre milioni di persone vivono recluse a causa delle barriere architettoniche è un Paese indegno. Perché se dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere, l’Italia è un Paese indegno, e non dobbiamo nemmeno spiegare perché. Perché se dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente, l’Italia quarantunesima al mondo nel rapporto di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa, con giornalisti minacciati dalla mafia e dai fascisti e da querele temerarie e intimidatorie, è un Paese indegno. Perché – lo aggiungiamo noi – un Paese in cui di fronte a queste parole, non c’è nemmeno un parlamentare che ritiene opportuno, e perlomeno dignitoso, fissare in silenzio, per un secondo, la punta delle proprie scarpe, è un Paese indegno.
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ninocom5786 · 3 years ago
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Il 9 maggio è una data molto importante perché ricorda due eventi molto particolari: il primo è la sconfitta definitiva della Germania nazista dinanzi all'Unione Sovietica e il secondo è il barbaro assassinio di Peppino Impastato da parte della mafia democristiana.
Chi crede in una società realmente progressista e democratica senza sfruttamento, disoccupazione, guerra tra bande, discriminazioni e disuguaglianze sociali, viene sempre ostacolato, messo a tacere, alla porta e via dicendo da parte di elementi dei ranghi più alti della società.
La cosa ancora più squallida e inaccettabile è chi usa questi due eventi per lavarsi le mani della propria sporca coscienza da parte di quest'ultimi elementi. Non si rendono conto dello squallore che fanno e che hanno pur di non perdere la propria faccia e di mantenere il loro potere.
Chi dice che il fascismo ormai è morto e che la mafia non esiste è solo un emerito ignorante. La mafia non è solo lupara, traffico di droga, di esseri umani e di armi; il fascismo non è solo il centrodestra, la destra e l'estrema destra. La mafia è pure nelle istituzioni, nei vertici di aziende e banche, così come il fascismo.
Sappiamo tutti che la lotta al nazifascismo e alla mafia la fanno principalmente chi crede nelle idee di costruzione di una società progressista, ugualitaria e democratica, mentre quelli dei ranghi più alti della società odierna è solo opportunismo e ipocrisia.
Personaggi come Placido Rizzotto, Turi Carnevale, Peppino Impastato, Fausto e Iaio, Valerio Verbano e Pio La Torre hanno pagato a caro prezzo le loro battaglie con la vita per mano della mafia democristiana e dei fascisti.
Gli uni e gli altri sono legati strettamente da interessi molto strategici con la collusione di politici, clero e dirigenti di aziende e banche.
La guerra in Ucraina è l'esempio più lampante dello squallido revisionismo storico che glorifica ed esalta il filonazismo ucraino e criminalizza l'eroica resistenza dei popoli. Le serie televisive e la musica neomelodica e persino il trap incentrate sulla vita da strada, sull'ostentazione della ricchezza, dell'ignoranza e sulla vita di un boss mafioso sono persino esempi molto lampanti di sdoganamento della vita e della cultura malavitosa.
Come possono parlare di lotta contro la mafia e contro il fascismo se candidano alle liste elettorali e vengono piazzati nelle istituzioni persone molto legate e colluse con le mafie e che esprimono idee fasciste e razziste? Come possono farlo quando i nostri governi attuano politiche sociali che privatizzano servizi statali essenziali e utili per tutta la collettività aumentando sempre di più le possibilità di infiltrazioni mafiose? Come posso farlo quando vengono negati ai lavoratori e alle lavoratrici i diritti sociali e civili più importanti e si ricorre alla repressione poliziesca contro le loro lotte?
Chi lotta davvero contro la mafia e contro il fascismo, lotta contro tutta questa società e contro tutto questo sistema che ci vedono come merce da scambio, che normalizzano e che sdoganano ogni cosa, che ci insegnano a farci competizione tra noi e a essere ubbidienti a loro.
Mafia e fascismo sono due montagne di merda. La nostra società è piena di questa montagna di merda.
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superfuji · 3 years ago
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2. Che l’Italia abbia partecipato a questa tragedia storica, presentata all’opinione pubblica come la falsa commedia degli “italiani buona gente”, preoccupati della condizione del popolo afgano e dalla miserevole condizione delle donne, è una vergogna che grava sul paese. E’ una colpa che coinvolge in modo equanime le forze del cosiddetto centro sinistra e quelle della destra: se è stato il governo Berlusconi a decidere nel 2001 (ma con un parlamento che al 92% votò a favore) la partecipazione alla guerra, il centro sinistra continuò su questa strada e così tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi; fino al ritiro di qualche mese fa delle truppe italiane, sulla base della decisione americana di lasciare il paese. Tutti coloro che qui da noi hanno sostenuto questo tragico, sanguinoso e inumano gioco e che oggi parlano e straparlano a vanvera, hanno anch’essi sulle spalle morti, distruzioni indicibili e sperpero incommensurabile di risorse (comunque largamente intascate dai mercanti di armi) e dovrebbero assumersi in pieno le loro responsabilità; anzi dovrebbero essere chiamati a rispondere delle scelte che hanno fatto negli ultimi 20 anni. Molti sono gli stessi che nei giorni scorsi hanno elogiato i meriti di Gino Strada, quando hanno sempre agito in senso del tutto opposto alle sue proposte e al suo operato. Ma la categoria dell’ipocrisia, in un contesto di forti sconfitte del movimento dei lavoratori, è quella che va per la maggiore. 3. Le vicende dell’Afghanistan confermano anche un’altra costante storica: l’occupazione neocoloniale, l’intervento militare diretto di forze straniere, se in una prima fase può avere successo, non è però in grado di costruire un vero esercito locale autonomo, capace di operare indipendentemente dai padroni imperialisti; l’esercito “nazionale” locale risulta, per sua natura, segnato dalla dipendenza, dalla corruzione e naturalmente dalla diffidenza della popolazione. Gli 88 miliardi di dollari spesi per addestrare i 300 mila soldati afgani che si sono arresi senza combattere non sono serviti a nulla perché gli occupanti occidentali non potevano che basarsi sul denaro ed appoggiarsi ai locali signori della guerra insieme ai quali hanno fabbricato una classe dirigente corrotta. L’altra lezione che dobbiamo ricavare da questa esperienza è il carattere antipopolare e sostanzialmente parassitario degli apparati militari nostrani scaturiti dal “nuovo modello di difesa” coniato alla fine del secolo scorso proprio per scaraventare uomini, mezzi e risorse nei teatri della guerra globale. Al bilancio delle vittime va aggiunto il bilancio economico: 1 trilione di dollari è il costo sostenuto dagli Usa dall’ottobre 2001. Lo ammette perfino l’house organ di Confindustria: «uno dei più grossi sprechi compiuti dall’Occidente nel Dopoguerra». In seconda posizione il Regno Unito con 30 miliardi spesi, poi la Germania con 19 miliardi di dollari, quindi l’Italia con 8,7 miliardi di euro secondo uno studio dell’Osservatorio sulle spese militari Milex. Anche il bilancio politico e sociale è terrificante a partire dalla condizione di vita di donne e uomini che hanno avuto come unica colpa quella di vivere in Afghanistan. Secondo la Banca Mondiale il tasso di disoccupazione in Afghanistan è del 25% e il tasso di povertà del 47%. L’invasione non ha sradicato la povertà, non ha intaccato il monopolio dell’oppio e dell’eroina (il paese produce oltre il 90% dell’oppio illegale al mondo), non ha stimolato lo sviluppo di una società civile capace di anticorpi contro il settarismo religioso e la corruzione dei signori della guerra. Eppure Bush, Blair e Berlusconi all’indomani dell’11 settembre vollero chiamare l’invasione con il roboante nome di Enduring freedom, libertà duratura. I talebani, in realtà, furono, oltre trenta anni fa, non solo sostenuti a fondo dal regime pakistano, ma oggetto di colossali finanziamenti e di forniture militari proprio da parte delle amministrazioni Reagan e Thatcher (ma proseguiti anche con le amministrazioni democratiche), oltre che dal sostegno politico, coronati alla fine dal successo raggiunto con il rovesciamento cruento nel 1992 del governo laico di Najibullah, colpevole di filosovietismo (venne torturato, ucciso e trascinato per le vie della capitale). Dieci anni dopo nel 2001 gli USA di Bush, dopo una serie di contrasti e di trattative fallite con il governo talebano, con quasi tutto il mondo al loro seguito, decisero allora di smettere di finanziarli e di fare invece loro la guerra, proseguita poi, nei successivi 20 anni da tutti i successivi presidenti, repubblicani e democratici. Oggi, i talebani, quasi senza colpo ferire tornano al potere centrale nella città di Kabul. Molti commentatori hanno richiamato in proposito il Vietnam del 1975. Ma l’accostamento è possibile solo nelle immagini degli aerei che fuggono dalla capitale afgana. In Vietnam il 30 aprile del 1975 si concludeva con una straordinaria vittoria la lunghissima lotta di liberazione del popolo vietnamita contro l’imperialismo, prima quello francese e poi quello americano, portatrice di una reale indipendenza e di un progetto di trasformazione socialista; oggi a Kabul torna al potere una delle tante forze reazionarie, oscurantiste e capitaliste presenti in molte parti del mondo.
La catastrofe afgana e la costruzione del movimento antiguerra
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cutulisci · 4 years ago
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“Cari genitori, vi scrivo per dirvi che non vi dovete preoccupare troppo per me. Ed ora vi spiego perché. [...] Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. Non pensate per favore che io sia incosciente. Grazie a voi sono cresciuta istruita, intelligente e soprattutto forte. E questa forza in questo momento me la sento tutta. E’ giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45.
Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano. In questi giorni hanno ucciso con un colpo di pistola un ragazzo, come se niente fosse, aveva il torto di aver voluto una casa dove abitare con la sua famiglia. Questo è successo a Roma, dove i quartieri dei baraccati costruiti coi cartoni e vecchie latte arrugginite stridono in contrasto alle sfarzose residenze dell’Eur. Non parliamo poi della disoccupazione e delle condizioni di vita delle masse operaie nelle grandi fabbriche delle città. E’ questo il risultato della “ricostruzione” di tanti anni di lavoro dal ’45 ad oggi? Sì è questo: sperpero, parassitismo, lusso sprecato da una parte e incertezze, sfruttamento e miseria dall’altra. Cari genitori, voi avete lavorato una vita, avete conosciuto il fascismo e il postfascismo e queste cose le sapete meglio di me. Oggi, in questa fase di crisi acuta occorre più che mai resistere affinché il fascismo sotto nuove forme “democratiche” non abbia nuovamente il sopravvento.
Le mie scelte rivoluzionarie dunque, nonostante l’arresto di Renato, rimangono immutate. Vogliatemi bene lo stesso, anche se so che per voi è difficile capirmi. Abbiate fiducia nelle mie capacità e nella mia ormai grossa esperienza. So cavarmela in qualunque situazione e nessuna prospettiva mi impressiona o impaurisce. Vi voglio più bene che mai.
Margherita.
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cinquecolonnemagazine · 11 months ago
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Il Portogallo va al voto: vince il centrodestra
I cittadini del Portogallo erano chiamati al voto per eleggere un nuovo Parlamento nel paese lusitano. Le elezioni anticipate, indette dopo le dimissioni del Primo Ministro António Costa a novembre 2023, si sono svolte in un contesto di incertezza e sfide per il futuro del Paese. I conservatori di Alleanza democratica (Ad) hanno vinto le elezioni legislative in Portogallo, ma con un vantaggio sul Partito socialista che si è andato assottigliando durante un complicato spoglio dei risultati protrattosi ben oltre la mezzanotte. I contendenti: - Partito Socialista (PS): guidato da António Costa, il PS ha governato il Portogallo negli ultimi sei anni. Il suo programma si basa sulla stabilità economica, la crescita sociale e la difesa dei diritti acquisiti. - Alleanza Democratica (AD): coalizione di centro-destra guidata dal Partito Socialdemocratico (PSD), l'AD promette di ridurre le tasse, aumentare la sicurezza e rilanciare l'economia. - Chega!: partito di estrema destra, Chega! ha guadagnato popolarità negli ultimi anni cavalcando l'onda dell'anti-immigrazione e del populismo. I temi chiave del voto in Portogallo: - Economia: la ripresa post-pandemia è ancora in corso e l'inflazione rappresenta una preoccupazione per molte famiglie. Il costo della vita, l'accesso all'energia e la disoccupazione sono temi centrali del dibattito elettorale. - Sanità: il sistema sanitario portoghese è sotto pressione a causa dell'invecchiamento della popolazione e della carenza di personale medico. I partiti si confrontano su come migliorare la qualità dei servizi e ridurre i tempi di attesa. - Ambiente: il Portogallo è uno dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici. La lotta alla siccità, la tutela del territorio e la transizione energetica sono sfide prioritarie per il futuro del Paese. Incognite e possibili scenari: - L'esito del voto è incerto: i sondaggi pre-elettorali non indicano un chiaro favorito. Il PS potrebbe ottenere la maggioranza assoluta, ma è possibile anche uno scenario di coalizione. - Il ruolo di Chega!: il partito di estrema destra potrebbe ottenere un risultato significativo, complicando la formazione di un governo stabile. - La stabilità politica: il Portogallo ha bisogno di un governo forte e coeso per affrontare le sfide che lo attendono. La capacità di trovare un accordo tra le diverse forze politiche sarà determinante per il futuro del Paese. Le elezioni del 10 marzo sono state un momento importante per il Portogallo. Il voto dei cittadini ha determinato la direzione del Paese per i prossimi anni. L'incertezza è alta, ma l'auspicio è che il nuovo Parlamento sia in grado di dare risposte concrete alle sfide che il Portogallo si trova ad affrontare. Foto di Norbert da Pixabay Read the full article
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notiziariofinanziario · 2 years ago
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Federal Reserve System alza i tassi di interesse dello 0,25%
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Nonostante le tensioni sul mercato bancario, la banca centrale americana va avanti nella sua battaglia. "Il sistema bancario americano è solido, resiliente e ben capitalizzato", assicura il presidente della Fed, osservando comunque come nelle ultime settimane sono "emerse serie difficoltà in un numero di piccole banche". Problemi - assicura Jerome Powell - che non mettono a rischio i risparmi dei correntisti: sono al "sicuro", "abbiamo gli strumenti per proteggere i depositi" e "siamo pronti a usare tutti i mezzi a disposizione per mantenere la sicurezza del sistema bancario". Il presidente della Fed comunque ammette che le recenti tensioni hanno spinto la banca centrale a ipotizzare una pausa nell'aggressiva campagna di rialzi portata avanti. Poi però è emerso un "forte consenso" per una mini-stretta così da dimostrare l'impegno a combattere la galoppata dei prezzi. L'inflazione, spiega Powell, resta "troppo elevata" e la "strada per riportarla al 2% è ancora lunga e accidentata". Per questo saranno probabilmente necessari ulteriori rialzi del costo del denaro. La Fed stima di arrivare alla fine dell'anno con tassi in media del 5,1% ma "se necessario" potrebbe alzarli anche oltre. Alla fine del 2024 il costo del denaro è previsto invece intorno al 4,3%. "Non ci attendiamo alcun taglio dei tassi di interesse quest'anno", aggiunge Powell smorzando le attese che si erano diffuse sul mercato di una riduzione del costo del denaro a causa della crisi bancaria. Per Wall Street è una doccia fredda. I listini che avevano accolto positivamente la mini-stretta girano subito al ribasso, vedendo spegnersi la speranza di una fine del ciclo rialzista. La crisi bancaria, spiega Powell, ha un effetto disinflazionistico ancora da decifrare e che potrebbe giocare a favore della Fed. Molto probabilmente rallenterà l'economia, secondo molti analisti avviata o già in recessione. "La strada per un atterraggio morbido ancora esiste, cerchiamo di trovarla", dice Powell. Nelle sue nuove stime la Fed rivede leggermente al ribasso il pil per il 2023 e il 2024 rispettivamente al +0,4% e all'1,2%. Il tasso di disoccupazione è invece previsto per quest'anno al 4,5%. Più dei tassi è comunque la crisi delle banche a dominare la conferenza stampa seguita alla due giorni di riunione, con Powell in campo a difesa dell'azione rapida e forte delle autorità. Constata la rapidità dell'intervento americano anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. "La vigilanza ha avuto difetti ma sono state prese decisioni rapide, specie negli Usa" e "credo che se noi in Europa avessimo una crisi" per "le piccole e medie banche non avremmo uno strumento di intervento immediato" come "dico da anni", osserva Visco nel corso di un'audizione alla Camera. Il presidente della Fed è sommerso dalle critiche per il fallimento di Silicon Valley Bank che, avendo più di 100 miliardi di dollari di asset, era proprio sotto la supervisione della banca centrale. "E' chiaro che abbiamo bisogno" si un stretta delle norme e della supervisione delle banche, ha detto aprendo alla possibilità di un'indagine esterna sulla vigilanza di Svb da parte della Fed. "Sarebbe la benvenuta", ha risposto a chi lo incalzava. L'ipotesi di un'inchiesta al di fuori della Fed è caldeggiata dalla senatrice democratica Elizabeth Warren che, conosciuta come paladina anti-Wall Street, conduce una battaglia personale contro Powell. Una lotta dalla quale finora Powell è uscito illeso anche grazie alla fiducia più volte ribadita da Joe Biden che, nell'andamento dell'economia, si gioca buona parte delle sue chance per il 2024.  Wall Street chiude negativa dopo la Fed. Il Dow Jones perde l'1,63% a 32.028,90 punti, il Nasdaq cede l'1,60% a 11.669,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,56% a3.936,34 punti. Read the full article
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paoloxl · 4 years ago
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25 APRILE 1945 - 2021 <br>RESISTENZA AL NAZIFASCISMO E LOTTA PER IL SOCIALISMO! :: Il pane e le rose - classe capitale e partito
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Per i comunisti il 25 Aprile non è solo la vittoria e la conclusione della guerra contro il fascismo e l'occupazione nazista, ma il momento più alto dell’obiettivo delle classi subalterne: rovesciare il sistema borghese capitalista, creatore e finanziatore di quei regimi, nazismo e fascismo, principali responsabili della devastazione della II Guerra mondiale e della carneficina di milioni di esseri umani.
La Resistenza ha visto decine di migliaia di operai, contadini, lavoratori, giovani e donne del popolo, opporsi in armi contro l’oppressione del nazifascismo e del sistema che lo aveva generato e sostenuto contro lo sviluppo delle idee e del movimento rivoluzionario della classe proletaria, rafforzatosi dopo la vittoriosa Rivoluzione bolscevica del 1917.
I Partigiani italiani, al contrario da quanto espresso dal revisionismo borghese sono stati, a maggioranza, diretti dall'allora Partito Comunista, avanguardia rivoluzionaria che lottava per assumere la gestione della società, liberarsi dal capitalismo e avviarne la trasformazione in senso socialista. Nelle file delle Brigate partigiane comuniste, i Commissari politici diffondevano idee rivoluzionarie e formavano i combattenti rivoluzionari al marxismo-leninismo.
Rivendicare oggi il ruolo svolto dai Partigiani e recuperare i loro insegnamenti, lo spirito rivoluzionario e l’abnegazione, significa lottare per una causa universale: l'abbattimento dei regimi borghesi e la costruzione di una nuova e più elevata società basata sull'abolizione dello sfruttamento, fino al passaggio alla società senza classi.
Anche quest'anno, a causa delle misure restrittive decise da governi, che non hanno prodotto ciò di cui vi è bisogno per contrastare il diffondersi della pandemia ‘Covid-19’, siamo costretti a celebrare la vittoria contro il nazifascismo in forme contenute e limitate.
Nell’emergenza sanitaria il sistema borghese ha dimostrato tutto il suo marciume; nel sistema sanitario pubblico, penalizzato da decenni di neoliberismo, si è consumata l'inefficienza, l'inadeguatezza e la corruzione, che la privatizzazione della sanità ha prodotto, gravando sulla vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Se la strage degli anziani è il crimine più evidente, le centinaia di migliaia di licenziamenti, il dilagare della povertà, la militarizzazione della società, le restrizioni delle residue libertà democratiche, hanno svelato il vero volto delle politiche dei governi borghesi.
Mentre il bilancio sanitario è deficitario anche ad affrontare il ‘Covid19’, sono in aumento le spese militari. Il governo acquista nuovi sistemi di armi d’attacco aumentando del 6% la spesa bellica, accetta l'aumento della quota di appartenenza alla Nato, invia militari all'estero in zone dove (con altri paesi imperialisti) depredare risorse naturali e sfruttare le popolazioni locali, finanzia e sostiene regimi criminali come Libia e Ucraina. Anziché aumentare gli operatori sanitari e le loro retribuzioni, vengono elogiati militari, polizia e carabinieri, impiegati per tenere la popolazione a debita distanza … sociale!
Il passaggio del governo da Conte2 a Draghi ha comportato uomini "forti", generali, commissari e super-poliziotti, con esperienze di controllo sociale e politico, di guerre imperialiste. Il governo non intende gestire l'emergenza ‘Covid19’, ma abituare la popolazione alla presenza militare sul territorio in preparazione di misure sempre più autoritarie su occupazione, sanità, istruzione, servizi sociali, trasporti, pensioni, ecc.
Sfratti, licenziamenti, arresti di operai e giovani in lotta in difesa del salario, del posto di lavoro, dell’ambiente, la cassa integrazione, la disoccupazione, l’aumento della povertà, sono oramai fatti quotidiani.
Il governo dell’oligarchia finanziaria mira non solo a impedire potenziali ribellioni, ma a privare il movimento operaio e sindacale di diritti politici, sindacali e sociali, conquistati a caro prezzo: dal diritto di sciopero al diritto di manifestazione, di organizzazione e di rappresentanza sindacale, fino all'utilizzo antisindacale di strumenti giudiziari.
Come mostrano tante sentenze sui licenziamenti, sull’amianto e per ultimo quella vergognosa emessa dalla IV sezione della Cassazione sulla strage ferroviaria di Viareggio che condanna i lavoratori RLS che hanno "osato" costituirsi parte civile a pagare 80.000 euro di spese legali e processuali. A 4 mesi dalla sentenza sulla strage di Viareggio, i familiari sono ancora in attesa delle motivazioni. A 30 anni dalla strage del traghetto ‘Moby Prince’ a Livorno, le istituzioni si sono ridotte a invocare piena luce (140 Vittime, zero colpevoli!). Due stragi di lavoro dove 172 Vittime sono bruciate vive!
La borghesia - che nonostante la pandemia ha aumentato i profitti - combatte per mantenere il proprio dominio politico ed economico contro la classe lavoratrice avvalendosi anche della versione autoritaria del leghismo e del nazionalismo di Fratelli d’Italia, e della versione squadristica di Casa Pound, Forza Nuova, Lealtà e Azione e altre lugubri formazioni, che alzano il tiro (con l’obiettivo di strumentalizzare il malcontento del ceto medio), ritenendosi legittimate da anni di propaganda revisionista e da operazioni “pacificatorie” della sinistra borghese.
Armi, eserciti, decreti Salvini, missioni "umanitarie" di guerra, non garantiranno maggiore sicurezza, ma l’aumento dell’oppressione e dello sfruttamento in una situazione caratterizzata da una profonda crisi economica e sociale del sistema capitalista-imperialista; una crisi causata dalle contraddizioni insite nel sistema, le cui conseguenze pesano sulle spalle della classe operaia e degli strati popolari.
Quanto sta accadendo ha precisi responsabili: i "padroni del vapore" e i loro lacchè. Deve nascere in ogni proletario un profondo sentimento di odio di classe, come spinta necessaria ad affrontare la lotta di resistenza a questo marcio sistema.
I valori tramandati dalla Resistenza, gli ideali rivoluzionari che spinsero i Partigiani a combattere il nazifascismo per un’altra società, sono un patrimonio da utilizzare per una nuova Resistenza, contro il potere del capitale a livello mondiale, per la ripresa del conflitto di classe e una fase di lotte rivoluzionarie.
Oggi come ieri, l'unità, la lotta e l'organizzazione dei comunisti sono condizioni per la vittoria.
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Unione di lotta per il Partito comunista
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