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Ritratto di Donna con Tulipani: l’arte e l’amore nei misteri di Ornella De Luca. Recensione di Alessandria today
Un viaggio emozionante nel cuore dell’arte e della passione, tra intrighi e sentimenti che lasciano il segno.
Un viaggio emozionante nel cuore dell’arte e della passione, tra intrighi e sentimenti che lasciano il segno. Biografia dell’autrice: Ornella De Luca Ornella De Luca, scrittrice italiana, si distingue per la sua capacità di unire profondità emotiva e atmosfere ricche di dettagli. Nata e cresciuta a Messina, De Luca ha una laurea in Letteratura Moderna e si è affermata come autrice di narrativa…
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Vicenza, prosegue il programma èPrimavera: in arrivo attività sportive, concerti e un laboratorio di calligrafia cinese
Vicenza, prosegue il programma èPrimavera: in arrivo attività sportive, concerti e un laboratorio di calligrafia cinese. Il programma di eventi èPrimavera, per far vivere il centro storico anche durante la settimana, prosegue e si arricchisce di nuove attività. Nei martedì sportivi, oltre agli allenamenti di pugilato presenti ogni settimana, si alterneranno anche lezioni di kickboxing, jazzarcise, mindfulness e aikido. Martedì 9 aprile, dalle 18, in piazza Biade ci sarà il Kickboxing Top Team e in piazza dei Signori, nella zona vicino alla Loggia del Capitaniato, l'associazione Maestro Jazzarcise, che terminerà i suoi allenamenti con un aperitivo. Mercoledì 10 aprile ci saranno i concerti nei locali organizzati in collaborazione con Confommercio. Musica live si troverà all'Oca Bianca da Ugo in contra' Porti, che proporrà concerti anche il martedì nell'ambito di ViJazz, al bar Ciocco Lato in contra' Del Monte e all'Ovosodo in contra' Pescherie Vecchie. Inoltre, ogni mercoledì sera è possibile visitare fino alle 22 la mostra "Pop/Beat Italia - 1960-1979. Liberi di sognare". Aperta fino alle 22 anche la terrazza con il bar della Basilica palladiana, che proporrà musica anni '60 e '70 in tema con la mostra "Pop/Beat". Nella Domus comestabilis sono esposte dieci prime pagine del Giornale di Vicenza con gli eventi più significativi degli anni '60 e '70. Giovedì 11 aprile, in piazza Biade dalle 16.30 alle 19.30, Paulon International School organizza un laboratorio di calligrafia cinese e di origami. Gli studenti cinesi della scuola accoglieranno e aiuteranno i partecipanti a creare un segnalibro con il proprio nome cinese o degli origami porta fortuna. Come tutti i giovedì tornano, dalle 17 in piazza dei Signori, le letture ad alta voce per bambini di ExVuoto Teatro. Le famiglie possono portare storie e libri, ogni volta con un tema diverso, da leggere insieme agli attori. Giovedì 11 aprile sarà dedicato alle "storie di tempi lontani". Dalle 20 in piazza dei Signori ci sarà anche la musica degli artisti di strada.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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George Orwell avvertiva che saremmo stati sopraffatti da un oppressione proveniente dall’esterno, Huxley invece affermava che non ci sarebbe stato nessun “grande fratello” a privare le persone della propria libertà, ma sarebbero state le persone stesse ad iniziare ad amare la propria oppressione. Orwell temeva quelli che vietavano i libri, Huxley temeva la possibilità che in futuro si potesse arrivare a un punto in cui le persone stesse non avessero più alcun desiderio di leggerne uno. Orwell era preoccupato da coloro che ci avrebbero privato di informazioni, Huxley da coloro che ce ne avrebbero date così tanto che saremmo stati ridotti alla passività e all'egoismo. Orwell temeva che la verità venisse tenuta nascosta, Huxley che sarebbe annegata in un mare di informazioni tali da divenire irriconoscibile. Orwell profetizzava che saremmo diventati una cultura prigioniera, Huxley che saremmo diventati una cultura insignificante.
Ebbene, la nostra fase storica ci sta progressivamente regalando un ibrido mostruoso tra queste due visioni. Il biennio attuale ha segnato una forte accelerata in questa folle discesa agli inferi, ma anche un’accelerata verso il passaggio che lo seguirà, l’inizio cioè di una nuova fase, di un periodo di totale e assoluto rinnovamento.
(Riccardo Geminiani)
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Queste non sono state profezie o normali letture. Questi sono stati avvertimenti. Un sacco di personaggi sono stati usati per spiegare cos'è questo pianeta, come funziona questa società, come funziona il controllo e perché.
Ma chi dorme vuole sognare, non vuole vedere e peggio ancora non vuole neanche sapere.
#1984#george orwell#zombie#società malata#aldous huxley#società#svegliatevi#manipolazioni#aprite gli occhi#sistema#dittatura#verità#mondo marcio#politica#controllo#matrix#illusioni#gabbie#catene#schiavi#mass media#elite#discernimento#consapevolezza
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L'atto creativo, che sia costituito da una poesia, una canzone, un dipinto, una fotografia, una scultura, un'accordo musicale... è un dono che ha il potere di cambiare ogni cosa, perché è il dono di uno sguardo particolare sul mondo. Quale è l'atto creativo per eccellenza? I propri sogni. Cosa si prova di fronte ad un proprio sogno che qualcun altro fotografa senza averlo mai sentito narrare, senza averlo letto in un racconto od in una poesia? Stupore iniziale, un crescendo di curiosità e di gioia, soprattutto perchè era un sogno e non un incubo. La tua mente partorisce delle immagini a livello onirico, ti svegli ed hai pure la fortuna di ricordarle, le assembli per non dimenticarle, costituiscono un serbatoio immaginifico ed emozionale cui attingi ben volentieri, cui non rinunceresti mai, sono state fonte di ispirazione per viaggi nel corso del tempo, hanno permesso di realizzare altri sogni, di dar forma ai propri desideri ed all’improvviso, eccolo davanti ai tuoi occhi, fotografato da qualcuno che non conosci ne conoscerai mai, in uno spazio tempo relativamente vicino a quello del tuo sogno, tre lustri circa tra i due eventi. Come si può sognare un luogo, una situazione ben precisa e poi trovarla o disegnata, o descritta oppure fotografata o come è già accaduto, sognata da altri pur con qualche dettaglio diverso? Coincidenze, nulla di più? Vuol dire che la mente umana possiede un serbatoio di simboli e di riferimenti che viaggiano da un essere umano all’altro e prendono corpo e forma nei momenti più disparati e con significati agli antipodi. Nell’era della comunicazione di massa, letture, immagini, illustrazioni, opere cinematografiche e letterarie, viaggiano alla velocità della luce, questo è sicuramente l’unico motivo di tale coincidenza, affascinante, sorprendente, ma sempre e solo una coincidenza Wolfgang Tillmans
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Se domani mi svegliassi uomo, ti farei innamorare.
Ma non con quella tipica sfacciataggine del playboy incallito che va tanto di moda, perché sono figo e le femmine si tuffano volentieri nel mio letto. Non con quell’odiosa arroganza di chi pensa che pagando la cena a una donna, lei sicuramente ricambierà con una fellatio. Non per un’ulteriore tacca sulla cintura.
Io ne sceglierei una. La più danneggiata, la più emotivamente distrutta. Che mi piaccia fisicamente e che abbia un gran senso dell’umorismo.
La corteggerei.
Perché sono stanca di donne scialbe che si concedono emotivamente subito, perché sanno che il tempo è poco, la scelta ampia e se non fanno capire di essere interessate lui potrebbe andarsene.
Perché sono stanca di uomini che se ne vanno subito, senza nessuna curiosità di chi hanno davanti, come se le donne fossero tutte uguali, tutte intercambiabili, s�� la scelta è ampia, ma se con lei stai bene, perché cercare altro?
Vorrei conoscere quella con la risata più rumorosa.
Mi presenterei a te, anche se ti vedessi intenta a chiacchierare in una mare di tue amiche, anche se avessi lo sguardo di una che ha appena perso qualcosa. Mi avvicinerei e ti direi Ciao . Non riesco ad immaginare nessun altro modo di iniziare una cosa bella che non sia con un Ciao.
Ti racconterei di me, ma ti chiederei tanto di te. Della tua vita, delle tue passioni, di cosa ti piaccia fare la domenica, quando non hai una sveglia e un’agenda pienissima.
Ti farei ridere e ti guarderei negli occhi.
Il giorno seguente ti chiamerei, perché cristoddio, non chiama più nessuno.
Gli uomini d’oggi ti whatsappano, ti chattano, ti messangessano, ti scrivono, ti twittano, ma cazzo chiamami! Chiedimi come sto! Fammi capire che ti fa piacere sentire la mia voce.
E invece i maschi moderni hanno paura. Paura di esporsi, come se una telefonata denotasse una dichiarazione di fedeltà perenne. Hanno paura di fare figure di merda.
Non hanno mai avuto un padre che raccontasse loro cosa fossero le vere figure di merda?
Quando il mio chiamava mia madre a casa e rispondeva mio nonno che lo sottoponeva al terzo grado?
Di cosa siete terrorizzati? Che lo smartphone squilli a vuoto? Che siamo occupate? E quindi?
Ecco. Io a te, donna con la risata rumorosa, farei sentire importante.
Ti chiederei se il tuo sonno sia stato piacevole e ti augurerei una buona giornata.
Non occorre essere innamorati per essere educati.
Poi ti inviterei a cena e anche lì, ti farei ridere e t’ascolterei.
Gli uomini pensano che sia difficile conquistare una donna, specie se questa è indipendente, ha un lavoro, è cazzuta. Ed invece amici, basta una risata e una buona conversazione.
Non parlerei di futuro, perché il futuro alla prima uscita ancora non si vede e va bene così.
Ma ti racconterei del mio passato, per metterti nella condizione di scegliermi.
Noi donne non scegliamo più. Siamo talmente ansiose di dover piacere, che ci siamo dimenticate cosa in realtà vogliamo. E io, se fossi uomo, vorrei essere scelto.
Perchè sono io, non perché hai 30 anni e le tue amiche sono quasi tutte sposate.
Non perché l’ex ti ha mollato e ti senti triste. No.
Vorrei essere scelto perché, che ne so, sono una bella persona, perché ho una famiglia normale e nei prossimi 10 anni cercherò cose normali.
Ti direi che amo viaggiare, che voglio dei figli, che desidero stabilirmi, perché farsi trasportare dal mare è bellissimo, ma scendere a terra lo è ancora di più .
Pagherei la cena e ti direi che è stato bellissimo stare in tua compagnia.
I giorni seguenti mi farei sentire, perché le donne vanno rassicurate. Magari una volta al giorno.
Una è abbastanza per farti sapere che sono interessato e non è troppo per darti fastidio. Ti sto corteggiando.
I giochi sono aperti. Non mi aspetto nulla, ma cerco di farti capire che non me ne andrò alla prima bionda provocante. Alla prima tetta che spunta da una scollatura. Alla prima proposta indecente di una sciacquetta.
All’appuntamento seguente ti porterei dei fiori e ti farei ridere ancora.
Ti farei sentire come se volessi prendermi cura di te, perché nessuno ormai si prende più cura di nessuno.
Siamo così liberi di fare quello che ci pare che spesso lo facciamo da soli .
E invece io, a te, donna dalla risata rumorosa, vorrei far sapere che ci sono.
Per montare un mobile del bagno o per una passeggiata.
Per portarti un sabato fuori con i miei amici o per essere gentile con le tue amiche, che mi metteranno subito sotto esame. Siano benedette le tue amiche.
Per andare all’Ikea insieme e sognare che un giorno potremmo arredarci un bilocale che sia organizzato un po’ con il gusto mio e un po’ con il gusto tuo.
Perché se fossi uomo, il futuro non mi farebbe paura.
Promettere un futuro a te, che hai una risata rumorosa, sarebbe una vittoria e di certo non la sconfitta di un presunto maschio alfa. E dico presunto, perché un maschio alfa non ha paura di impegnarsi, di costruire.
Ecco. Se io avessi il cromosoma XY, lo userei per costruire.
Per tenerti tra le mie braccia e non farti più avere paura che uno stronzo ti spezzi ancora il cuore.
Ti direi tutti i giorni quanto sei bella, perché se non lo sai tu, devo saperlo io, che tutti i giorni ti guardo.
Se fossi un uomo mi impegnerei per renderti felice.
_ da Web
(ci sono letture che come canzoni fermano un momento...)
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“La pratica della poesia non è mai tanto auspicabile come nei periodi di eccesso del principio egoistico e calcolatore”: sia lode a Shelley (e al suo principesco traduttore)
Poco meno di duecento anni fa, Il 15 agosto 1822, arse la pira di Percy Shelley sulla battigia di Viareggio. Era naufragato al largo l’8 luglio nel suo “Don Juan” e il corpo era stato “straccato” a terra il 18 luglio, sepolto provvisoriamente, poi riesumato dopo uno scambio di carte bollate con le autorità sanitarie e cremato in una cassa di ferro appositamente realizzata dall’amico e biografo Trelawny (detto il Pirata). Una storia drammatica di cui si è continuato a favoleggiare. Byron che assiste alla macabra scena sotto il sole cocente e poi si getta in mare, Trelawny che strappa dal rogo ciò che resta del cuore e lo consegna alla vedova, le ceneri infine sepolte nel Cimitero degli Inglesi a Roma, non lontano da quelle dell’altro grande poeta perito giovanissimo, John Keats. A lui Shelley aveva dedicato nel 1821 il suo capolavoro, il poema “Adonais”, che è anche epitaffio commosso del sogno poetico neoclassico di Shelley stesso. Un po’ mortuari questi giovani romantici, Byron Shelley Keats, destinati a brillare molto ma per poco come le stelle cadenti d’agosto.
Tutti molto fortunati anche in Italia, Shelley grazie a Carducci, D’Annunzio e i loro compagni di eroici sogni d’arte. Ma anche pressoché popolari, nel loro mito. A Viareggio il busto di Shelley fu collocato nei pressi del luogo dove il suo corpo fu rinvenuto (con le poesie di Keats in tasca) e bruciato. A San Terenzo di Lerici possiamo contemplare il sacrario di Casa Magni (oggi B&B), dove Mary Shelley e Jane Williams attesero trepidanti il ritorno dei mariti su quello sfortunato Don Juan, inghiottito da un improvviso temporale. Strano a dirsi, Percy non aveva mai voluto imparare a nuotare, e ogni volta che veniva invitato a farlo si lasciava andare sul fondo, curioso, diceva, di far la prova di cosa c’era “di là”. Voleva morire e certo non fece nulla per salvarsi, mentre l’amico Williams, uomo di mare, e il mozzo inglese devono pur averci provato. Il Don Juan era stato costruito a Genova in base a un problematico progetto inglese su cui Williams si intestardì. Ciò non toglie che il veliero fu recuperato dopo esser finito per caso nelle reti di una paranza, fu restaurato e navigò ancora molti anni. Byron lo vide ormeggiato a Genova e ne soffrì, Shelley essendo l’amico di cui aveva la più alta affettuosa opinione. Che storie complesse e infiniti intrecci: Frankenstein, aborti, vampiri, incesti, suicidi, figli legittimi e no (come Allegra, la sfortunata deliziosa figlia di Byron perita di febbri in un convento dove il padre la relegò: da non perdere la biografia che ne scrisse Iris Origo, che ebbe anche una traduzione italiana).
Ma siamo qui per parlare dell’ultimo e maggior omaggio dedicato a Shelley italiano, due bei Meridiano Mondadori, Opere poetiche (pp. CXXXIX+1614, € 80,00), Teatro, prose e lettere (pp. LXIV+1326, € 80,00) curati da Francesco Rognoni, che ha fatto miracoli. Racconta con sensibilità la storia della poesia, poi offre una Cronologia in cui si troveranno ben ordinate e riferite le informazioni sopra riportate fra tante altre, con citazioni dei protagonisti. Un mondo abbastanza lontano, ma a noi in parte vicino geograficamente, minutamente ricostruito, con verve di scrittore che però non deborda mai nel compiacimento e nella strizzata d’occhio. Insomma critica seria, con il dono di interessare con fatti, giudizi, commenti.
E poi c’è la poesia, tutto quello che Shelley scrisse nei suoi pochi anni di attività febbrile. Scomunicato, ateo, adultero (queste le accuse…), soprattutto perennemente creativo e votato a ideali di libertà nell’Europa della Restaurazione. Leggeva Platone in originale e scriveva una tragedia sulla liberazione della Grecia, Hellas, sul modello dei Persiani di Eschilo… Oppure il meraviglioso paradiso del Prometeo liberato, altra risposta ad Eschilo. Tutta la cultura antica e moderna riviveva in lui.
Ma era anche un bel giovane giocoso e innamorato, autore di liriche che sono la gioia del lettore: “A Jane, con una chitarra”. Visioni dell’Italia, Roma, Pisa, il Serchio, Lerici con le lampare, le Alpi…. Titoli come “La Maga dell’Atlante”, “La sensitiva”… C’è di che sognare. E le traduzioni sono scritte in un bell’italiano moderno, sicché Shelley in italiano è un romantico più facile da leggere di Foscolo o Manzoni. Paradossi della traduzione. “La musica, quando soavi voci muoiono, / nella memoria vibra. / Profumi, quando sfioriscono le dolci viole, vivon nei sensi che han destato”. Music, when soft voices die…
Il lettore che si procurerà questi due Meridiani avrà il privilegio di assistere alla nascita di una delle più significative ricreazioni poetiche e critiche di questi anni. E avrà il piacere di perdervisi quando e quanto vorrà. Magari sostando a San Terenzo davanti alla fatale Villa Magni.
Massimo Bacigalupo
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Piccola nota per il lettore. Ho inseguito Francesco Rognoni la scorsa estate. Non potevo fare altrimenti. Di mestiere è ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore, insegna Letteratura anglo-americana e Letteratura inglese. Di fatto, è tra i massimi studiosi della letteratura anglofona in Italia. Il ‘capolavoro’ di Rognoni, che già ha curato le “Opere” di Shelley per la ‘Pléiade’ Einaudi, era il 1995, sono i due volumi Mondadori dei ‘Meridiani’ che raccolgono “TuttoShelley” – ma nel volume dedicato al “Teatro, prose e lettere” hanno cannato la copertina: non è lui il raffigurato… Insomma, preso da estro romantico ho ‘preteso’ una intervista da Rognoni. L’ho letteralmente inseguito, in effetti. Una volta era a Edimburgo, l’altra in Grecia, la terza altrove. Alla fine mi ha risposto, e ho tenuto le risposte in congelatore in attesa del momento opportuno. Eccolo. Le utilizzo ora, a corollario del pensiero critico di Bacigalupo (chi meglio di lui). (d.b.)
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Percy Bysshe Shelley: come mai solo ora un ‘Meridiano’, per giunta doppio? Cosa ha ancora da dirci un poeta mitico, mitizzato, che diventa, nell’immaginario, l’emblema della poesia tout court?
Un Meridiano solo ora? Negli ultimi vent’anni c’è stata una Pléiade (che, per la verità, negli ultimi dieci era pressoché introvabile). E ci sono stati l’Oscar di Roberto Sanesi, e la breve BUR di Giuseppe Conte (che su Shelley ha scritto anche un romanzo)… In realtà i Meridiani non hanno mai prestato grande attenzione al Romanticismo inglese. Entro l’anno uscirà un “Keats”, ma continuano a mancare ‘Meridiani’ “Blake”, “Wordsworth”, “Coleridge” e “Byron”: se qualcuno se la sentisse di ritradurre il Don Juan, ne uscirebbe un Meridiano magnifico! E di Blake e Coleridge circolano traduzioni d’autore (Ungaretti il primo, Fenoglio e Giudici il secondo) che arricchirebbero un eventuale volume – un po’ come l’appendice di traduzioni storiche arricchisce il Meridiano “Dickinson”. Quanto a quello che Shelley ha ancora da dirci, direi che basta citare un paio di frasi dalla Difesa della poesia: “Ci manca la facoltà creativa per immaginare quello che già sappiamo; ci manca l’impulso generoso per mettere in pratica quello che immaginiamo; ci manca la poesia della vita. […] La pratica della poesia non è mai tanto auspicabile come nei periodi in cui, per un eccesso del principio egoistico e calcolatore, i materiali della vita esteriore si sono accumulati al punto di eccedere la capacità di assimilarli alle leggi interne della natura umana. Allora il corpo è diventato troppo ingombrante per lo spirito che lo anima”.
Soprattutto: cosa hai ‘scoperto’ di Shelley e cosa ci resta da leggere del grande poeta?
Cosa ho scoperto di Shelley? Che come poeta, e come autore tout court, mi affascina e convince ancor più adesso, a cinquantott’anni, di quanto mi affascinasse e convincesse fra i trenta e i trentacinque, gli anni che avevo quando ho lavorato alla Pléiade… E dire che, tradizionalmente, si dice che Shelley piace ai giovani, ma delude nella maturità… Se ci si prende la briga di leggere entrambi i Meridiani, credo che dovrebbe bastare… Ma può darsi che qualcuno trovi la forza e il coraggio di tradurre il lungo poema allegorico Laon and Cythna. In Francia lo hanno fatto qualche anno fa, nella collana di poesia della Gallimard: si sono basati sulla seconda edizione, dal titolo “attuale” The Revolt of Islam: in realtà, la versione più “rivoluzionaria” è la prima!
Che lettura diamo, oggi, del “Prometeo slegato”: ricordo una antica traduzione di Pavese, è buona? Che idea di poesia (prometeica?) attraversa l’opera di Shelley?
Ti confesso che non ho mai letto davvero la traduzione di Pavese. Benché ‘antica’, è stata pubblicata solo nel 1996, l’anno dopo la mia Pléiade, quando neanche con una pistola alla tempia qualcuno avrebbe potuto costringermi a rileggere il poema… Sono certo che Pavese ne abbia fatto tesoro per le sue teorie del mito, ma non sono in grado di dare un giudizio sulla traduzione. Gli anni Venti hanno visto la pubblicazione (presso Sansoni) delle traduzioni annotate di Raffaello Piccoli: quelle sì splendide, tuttora utilissime per i commenti (le analisi metriche del Piccoli restano insuperate). Di Prometheus Unbound sono possibili molte letture contemporaneamente: le più immediate, una lettura politica e una psicologica (se non già proprio psicanalitica). Entrambe restano vive; e aggiungerei almeno la lettura in chiave ambientalista (finché Prometeo resta incatenato, l’aria è terribilmente inquinata!), più necessaria ora che ai tempi di Shelley…
Come è nato l’amore per la letteratura anglo-americana? Quali sono gli autori che ha studiato di più, perché? In appendice, una domanda più provocatoria: non le pare che l’Italia sia afflitta da letteratura anglo-americana? Insomma, sono così bravi a scrivere solo negli Usa?
L’amore per la letteratura anglo-americana è nato dall’amore per il cinema. A vent’anni volevo fare il regista: sono stato assistente di Vancini, Damiani, Olmi, non ho avuto il coraggio di seguire quella strada e so che me ne porterò il rimpianto nella tomba… Ho studiato a lungo Elizabeth Bishop e Robert Lowell; ma forse l’ho fatto per le ragioni sbagliate, perché non credo di aver scritto cose davvero importanti su di loro…! Di certo non ho scritto quella storia della loro amicizia a cui mi ero preparato in anni non sospetti, quando il loro carteggio era inedito non solo in Italia ma anche negli USA, e agli archivi di Vassar e della Houghton Library ti permettevano ancora di lavorare sugli originali dei loro mss… Adesso ci lavorano in troppi, esiste una vera e propria “industria-Elizabeth-Bishop”, ma negli anni Ottanta era ancora una poetessa quasi segreta. Un po’ di quel lavoro (troppo poco!) è confluito nel mio commento a Day by Day, l’ultimo libro di Robert Lowell, la cui traduzione ho pubblicato negli Oscar nel 2002. Devo esser il maggior esperto vivente (lo dico con ironia!) di Anatole Broyard, uno scrittore quasi sconosciuto per l’eccellente ragione che non ha scritto quasi niente; o meglio, non ha scritto quello – il romanzo – che avrebbe voluto scrivere… Ho curato l’edizione italiana delle sue memorie di gioventù, Furoreggiava Kafka (ed. Bonnard) e dei suoi racconti (La morte asciutta, Rizzoli); ho anche creato un libro inedito, raccogliendo alcuni suoi pezzi dedicati all’amore per i libri: Giorno di trasloco e altre astuzie per vivere coi libri (Sedizioni). Il mio interesse per AB deve aver dei risvolti autobiografici: Broyard ha sofferto per tutta la vita di writer’s block, una malattia che conosco bene; ed era un nero che “passava” per bianco (s’è detto che a lui si sia ispirato Philip Roth per La macchia umana), mentre io sono un bianco che, almeno fino a qualche anno fa, veniva spesso preso per nero!
Sì, abbiamo un complesso di inferiorità rispetto agli USA… ma gli americani sono bravi davvero! Che ci piaccia o no, sono ancora loro al centro dell’impero…
Provo a ragionare sui tempi presenti. Cosa si legge oggi negli Usa? Che valore ha la letteratura e la poesia laggiù? Che senso ha, ancora, la ‘tradizione’ (penso, per dire, all’ansia canonizzante di Harold Bloom, che eleva il poeta americano a misura di tutte le scritture poetiche)?
Non sono sicuro di sapere cosa si legge negli USA al momento… Sono stato a NYC (che non è gli USA) un paio di settimane a giugno, non ci andavo da un po’ di anni: si vede dappertutto Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, che a me non sembra proprio un gran romanzo… Temo ci sia in giro troppa ideologia: l’aberrazione di un presidente come Trump è generata (anche) da una certa ideologia pseudo-progressista. Quando Harold Bloom parla di “canone”, mi sembra che voglia rivendicare il valore della “tradizione” sulla “ideologia” (o sulla “moda”). Bloom – straordinario insegnante – le sue cose migliori le ha scritte prima del suo Canone occidentale, che secondo me è stato soprattutto una scommessa editoriale vincente. Una collana come quella della NYRB Classics dà la salutare impressione che gli americani vogliano leggere anche al di fuori della loro tradizione: ma si tratta sempre di minoranza. O vogliano uscire dalla moda, dall’ossessione di generare autori sempre nuovi: penso, ad esempio, alla riscoperta dei magnifici romanzi di John Williams, che si deve proprio alla NYRB.
Ultima. A suo avviso, da lettore avveduto, in che stato versa la letteratura (poetica e in prosa) italiana recente?
La poesia mi sembra, come sempre, in buona salute: di recente ho letto l’ultima raccolta di Francesco Dalessandro e il volume delle poesie complete di Alba Donati – poeti molto diversi ma di mio pieno gradimento entrambi, ho letto i loro libri dall’inizio alla fine, come romanzi… Lo stesso non posso dire della condizione del romanzo, che in Italia non è mai stato davvero in buona salute… A mia memoria, l’ultimo romanzo italiano importante è Il cardillo addolorato della Ortese. Ma può darsi che ricordi male; e, se non mi fa difetto la memoria, è comunque certo che uno non ha mai letto abbastanza, c’è sempre un bel libro che non si conosce: anche perché, da almeno cinque o sei anni, io non leggo i giornali, tanto meno i supplementi letterari. Un bel romanzo relativamente recente: Il celeste scolaro di Emilio Jona (Neri Pozza), sulla vita del povero Federico Almansi – il fanciullo-poeta, amato da Umberto Saba, di cui io stesso ho curato l’opera poetica (Attesa, Sedizioni 2015). Un’opera narrativa diseguale ma assi convincente nel suo complesso: quella di Hans Tuzzi (pseudonimo di Adriano Bon), bibliofilo, giallista, romanziere, saggista… Ma, ahimè! mi accorgo che sto citando autori che conosco di persona – amici o quasi – e questo non è un buon segno!
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Ma non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere. Voglio un sogno da sognare e voglio ridere. Non ho tempo per brillare voglio esplodere ché la vita è una poesia di storie uniche. E poi trovarsi qui sempre più confusi e soli tanto ormai non c’è più tempo che per essere crudeli. E intanto vai, vai che andiamo dentro queste notti di stelle con il cuore stretto in mano e con i tagli sulla pelle, ma i ragazzi sono in strada, i ragazzi stanno bene. Non ascoltano i consigli e hanno il fuoco nelle vene. Scaleranno le montagne e ammireranno la pianura Che cos’è la libertà? Io credo: è non aver più paura di piangere stasera, di sciuparvi l’atmosfera e di somigliare a quelli come me Non mi va di lasciarmi abbandonare, di dovermi abituare di dovermi accontentare sopra di noi la gravità di un cielo che non ha piet. Pezzi di vita che non vuoi perdere. Giorni di festa e altri da lacrime, ma ho visto l’alba e mette i brividi, i brividi… Negrita ______________________________________ Lucia Bonelli | Una penna in tempesta 📬 [email protected] #CITAZIONI #LIBRI #LEGGERE #LETTURE #LEGGERESEMPRE #BOOK #BOOKS #ILPARADISODELLESIGNORE #BOOKSTAGRAM #LIT #LETTERATURA #READ #CARTA #PENNA #PAPER #PEN #VINTAGE #ME #I #PIC #PICOFTHEDAY #IGERS #TV #TELEVISIONE #FILM #CINEMA #FICTION #LUCIABONELLI #EMOZIONI https://www.instagram.com/p/Btop87CgmRm/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=zkx9r618n3rw
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Il casatiello lo abbiamo mangiato, un altro in preparazione, le passeggiate le abbiamo fatte, ma non ci si ferma mai con le #letture 😅 ORDUNQUE! 1. 5 stelle piene sia a Cemetery Boys sia a Urla nel silenzio, diversissimi tra loro ma entrambi meritevoli di esser letti e apprezzati. Recensione completa di entrambi sul blog letterario Mille Libri per sognare (tutti i link in bio) https://linktr.ee/Liena67 Entrambi i libri, tra l'altro, erano parte delle due #challenge2022 che ho stabilito a inizio anno, quella svuota #tbr e quella di #libri consigliati da #leggere 2. Continuo con Trollhunters che davvero mi sta molto piacendo. Diverso dalla serie animata, ma altrettanto divertente e appassionante. 3. Inizio un altro libro presente nella mia lista svuota tbr, che mi è stato gentilmente regalato: Armi e Bagagli. Una serie di cui in molti mi hanno parlato bene. Vedremo. 4. Avevo voglia di uno storico e dunque era arrivata ora di leggere un libro, l'ennesimo, presente nella mia luuuuuunga lista di cose da leggere. Sono certa che @le_peruggine non mi deluderanno. 5. Domani si torna a Milano e mi fiondo poi sul tablet per leggere finalmente la grafic novel Heartstropper che da troppo tempo ho rimandato, in modo da poter subito dopo vedere la serie in uscita su Netflix. E dalla regia è tutto! 😅 #bookstagram #instabook #cosastoleggendo #CosaHoLetto #thriller #giallo #mlm #lgbtq #lgbtqia #fantasy #urbanFantasy #paranormal #transgender #gay #Amazon #kindle #ebook #cartaceo #mm #mxm #letturatime #readingtime #recensioni #libridaleggere #storico https://www.instagram.com/p/Cchzzl0sG8P/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Il secondo capitolo della serie che ha conquistato il primo posto delle classifiche americane, con più di 400 mila copie vendute, e in corso di pubblicazione in oltre 20 Paesi. Un successo straordinario arrivato dalla libreria al cinema: dal primo volume, Darkest Minds, è stato infatti tratto l’omonimo film dai produttori di Stranger Things e Arrival. Darkest minds 2. Una ragazza pericolosa dal 30 ottobre in libreria per @sperlingkupfer . #TRAMA Capita di rado di rendersi conto dell’ultima volta in cui si fa qualcosa. L’ultimo gelato dell’estate, l’ultimo abbraccio a un amico che parte, l’ultima canzone che poi la serata finisce. Quando ancora vedeva le rondini volare in cielo a primavera, Filadelfia non sapeva che sarebbero state le ultime. Poi più niente. E neanche libellule, lumache, pesci nel fiume. Perché il mondo si era fatto grigio e sporco. Filadelfia ha sedici anni. Altissima, magra, cento soprannomi che le hanno rifilato i bulli della scuola, si è appena trasferita in una nuova città, in cerca di altri colori e di giorni meno difficili. Perché nonostante tutto, ci prova a sognare più forte. È così che le ha insegnato suo nonno, che sa tante cose e sembra venuto, più che da un’altra epoca, da un altro pianeta. Lui, questo mondo in cui non ci si saluta più per risparmiare sulle parole e si ringhia davanti a una tastiera, non lo riconosce più. E non si dà pace per quegli alberi spogli e quel fiume logoro per gli scarichi della fabbrica di Ilvo, il principale imprenditore della zona. Il giorno in cui il nonno sparisce, tocca a Filadelfia mettersi alla sua ricerca. E si troverà a fare molto più di questo. Si batterà per salvare tutto ciò in cui crede, senza sapere se ce la farà, ma non avendo altra scelta che provarci. 💻 Link blog in bio. —— #libri #pubblicazioni #ebook #leggerefabene #leggeremania #booklovers #leggere #letture #booknow #booklover #leggerechepassione #leggeresempre #bookaddicted #bookaddict #bookish #bookaholic #booknerd #bookworm #bookstagram #igreaders #bookaddiction #bookblogger #booklove #peccatidipenna https://www.instagram.com/p/BpWjxTMFnXB/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1p27j16k5jaeh
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Crema (CR), al via la prima edizione de “La Storia Infinita”
Crema (CR), al via la prima edizione de “La Storia Infinita”. Da giovedì 12 fino a domenica 22 Gennaio presso il centro culturale Sant'Agostino a Crema (Cr), prenderà vita la prima edizione de "La Storia Infinita", una rassegna di letture animate e spettacoli per bambini organizzata dall'assessorato alla Cultura con la preziosa collaborazione del FATF – Franco Agostino Teatro Festival. Due weekend di letture animate, storie e spettacoli in sala Pietro da Cemmo e due pomeriggi avventurosi per le sale della pinacoteca del museo per i più grandi insieme a Nicola Cazzalini di Teatroallosso. «Crediamo che per costruire una comunità forte si debba puntare sul benessere delle famiglie. "La storia infinita" è pensata per offrire alle famiglie la possibilità di trascorre insieme del tempo di qualità e per offrire ai bambini l'occasione per divertirsi», afferma il sindaco Bergamaschi. «Con "La storia infinita" - aggiunge l'assessore alla cultura Cardile - vogliamo, da un lato stimolare la fantasia dei bambini e la loro capacità di stupirsi e dall'altro avvicinarli ai luoghi della cultura abituandoli a vivere e proteggere la bellezza che ci circonda. "La storia infinita" è un investimento sul futuro della nostra città e diventerà un appuntamento fisso per il mese di gennaio nei prossimi anni». «Favorire la crescita serena nel benessere di bambini e ragazzi è, in estrema sintesi, la mission del Franco Agostino Teatro Festival - sottolinea la Presidente FATF Gloria Angelotti -. E la letteratura è uno degli "strumenti" fondamentali che abbiamo a disposizione. Per questo con gioia accettiamo la scommessa di contribuire a fare fiorire nei più piccoli il piacere di prendere in mano un libro, leggerlo, guardarne le illustrazioni e sognare lasciando partire la fantasia verso avventure in mondi nuovi». Ad aspettare i bambini tra i 4 e gli 11 anni ci sarà un nuovo simpatico personaggio, pronto a crescere insieme ai nostri bimbi: il draghetto Marino, un simpatico draghetto pasticcione ma dal cuore grande. Appassionato di storia e amante delle storie, accompagnerà nei prossimi anni i bambini alla scoperta della città e delle sue bellezze, partendo proprio dal museo fino ai quartieri.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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BEST OF 2021: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
Arrivo anche io a condividere i miei libri preferiti di quest’anno che si è appena concluso. Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, forse, ma devo dire che sono in ritardo su tutta la linea. Tra il Natale dai miei e il rientro in ufficio il 3 gennaio il tempo mi è letteralmente scivolato dalle mani e però eccomi qui a tirare le fila di un intero anno di lettura. Dopo il 2020 che è stato particolarmente impegnativo a livello di letture, con il 2021 credo di essere tornata in carreggiata…più o meno.
Fare i conti con le mie letture dell’anno potrebbe essere difficile, dal momento che ho si raggiunto la sfida di Goodreads di leggere 50 libri, ma ho barato un po’: ho letto tanti libri brevi, tante novelle, tante raccolte di racconti. Ho molto recuperato durante le vacanze di Natale e gli infiniti viaggi in Frecciarossa ma non sono particolarmente soddisfatta. Se ripenso ai libri davvero belli che ho letto quest’anno me ne tornano in mente pochi, sono poche le letture che hanno colpito il mio immaginario. Sono contenta della qualità delle mie letture però perché anche se ci ho infilato in mezzo qualche romance, nell’elenco delle mie letture appaiono tanti libri di narrativa. Il mio obiettivo primario per il 2022 è leggere i cartacei che ho accumulato nel tempo, ormai sono davvero sommersa, ho pile ovunque. E pur avendone letti tanti, tantissimi restano intonsi, a meno degli autografi che ho beccato. Per quanto riguarda la sfida di lettura di Goodreads ho settato di nuovo quella dello scorso anno che mi sembrava in linea anche con il desiderio di leggere meno e più saggi e narrativa, cosa che devo dire sto facendo (Papyrus ti finirò presto).
E ora, eccoci con l’elenco dei dieci libri più belli che ho letto quest’anno, ci tengo a precisare che non si tratta di una classifica, ma di un elenco casuale.
Enjoy!
Gli ultimi della steppa – Maja Lunde
Piranesi – Susanna Clarke
Kim Jiyoung, Born 1982 – Cho Nam-Joo
Queenie – Candice Carty-Williams
La casa sul mare celeste – T.J. Klune
Isole. Cartografia di un sogno – Gavin Francis
Lungo petalo di mare – Isabel Allende
Creature ostinate – Aimee Bender
Le dieci mappe che spiegano il mondo – Tim Marshall
L'anno del pensiero magico – Joan Didion
Quando Michail Aleksandrovič riceve dalla Mongolia i resti di un cavallo selvatico, ne rimane folgorato: il teschio che tiene tra le mani corrisponde a quello di un esemplare considerato estinto da lunghissimo tempo, tanto che il giovane zoologo di San Pietroburgo comincia subito a sognare una spedizione negli altipiani a oriente, alla ricerca della specie che affonda le sue radici in tempi remoti, forse la più antica esistente, di cui i nomadi non hanno mai smesso di raccontare. Un’impresa apparentemente impossibile, che l’incontro con un esploratore entusiasta renderà d’un tratto concreta. Poco più di cento anni dopo, Karin lascia Berlino insieme al figlio e si avventura nella riserva di Hustajn per realizzare il più grande piano di salvaguardia naturale di tutti i tempi: grazie a lei, quegli stessi cavalli un tempo liberi e selvaggi, con i quali sin da bambina condivide un legame profondo, stanno per tornare alle vaste steppe delle origini. Ce la faranno a sopravvivere? E che ne sarà di quelli rimasti nei parchi faunistici di un continente sconvolto dai cambiamenti climatici, da carestie e alluvioni, di cui Eva, in un futuro molto vicino, si prende cura nella sua fattoria? Sono loro, i cavalli di Przewalski, quelli dei miti e delle pitture rupestri, l’affascinante filo narrativo che unisce le vicende di tre secoli: dalla Russia del tempo degli zar, attraverso la Germania di ieri e di oggi, fino al Nord di un’Europa che si sta dissolvendo, Maja Lunde racconta di tre famiglie – tre madri e i loro figli – unite dalla passione per la stessa specie e dalla lotta per impedirne l’estinzione.
“Gli ultimi della steppa” è il terzo volume della quadrilogia di Maja Lunde iniziata con “La storia delle api” edito in italiano da Marsilio editore. Volevo leggerlo da quando era stata annunciata la versione in lingua originale, ed ero quasi tentata di sfidare il norvegese (ho naturalmente desistito perché non vado oltre l’inglese) ma mi era rimasta la voglia di immergermi in questa storia: la Russia degli zar mi aveva attirato quanto la riflessione sugli animali in via di estinzione in un periodo storico in cui i cambiamenti climatici hanno un ruolo primario nella discussione sulla salvaguardia dell’ambiente. E ancora una volta la Lunde regala a suoi lettori una storia in cui immergersi completamente. La Lunde non fornisce risposte, pone interrogativi e tratteggia una storia che supera i confini del tempo e dello spazio e restituisce il senso di meraviglia legato a una natura selvaggia, animali antichissimi e spettacolari, che lottano al nostro fianco per la sopravvivenza. Forse, non è ancora tutto perduto.
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Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori. Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo. Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.
“Piranesi” di Susanna Clarke è un fantasy circondato da una marea di recensioni positive e edito in Italia da Fazi Editore. Nonostante non avessi ben approfondito la trama, ne ero rimasta affascinata da molto tempo, ma ho aspettato la traduzione made in Fazi per leggerlo. Ero in libreria, alla ricerca di un altro volume, quando mi sono lasciata incantare dalla copertina con i dettagli in rilievo color bronzo e ho deciso di comprarlo e leggerlo. E vi posso assicurare che ne è valsa la pena. Una storia onirica e misteriosa, che scava nei meandri della mente e si annida in un luogo straniante e alieno in cui continuare a interrogarsi sulla verità. Un viaggio metafisico descritto dettagliatamente dalla penna di Susanne Clarke.
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Kim Ji-young, che è stata una normalissima bambina e adolescente, ora ha trent'anni, da un paio di anni è sposata e ha lasciato malvolentieri il lavoro per prendersi cura della sua bambina a tempo pieno. Un giorno, però, Ji-Young inizia a fingere di essere un'altra persona. Prima impersona sua madre, poi una vecchia compagna di scuola: non è uno scherzo, si immedesima completamente in loro, imitandone la voce e il pensiero in modo così perfetto che sembra quasi posseduta da un demone. All'inizio il marito liquida in fretta questi incidenti, ma la situazione peggiora e presto diventa chiaro che Ji-Young soffre di una sorta di disturbo mentale. Così le organizza sedute di terapia con uno psichiatra, che inizia a registrare la sua storia, che è poi la storia di tutte le donne: una storia di pregiudizi, di limitazioni, di accuse e di colpe attribuite gratuitamente; una storia di soprusi e di silenzi, di trattamenti differenziati - a scuola, a casa, nel lavoro; una storia in cui una donna è costretta a scegliere tra la carriera e la famiglia, in cui è sottoposta a severo giudizio qualunque cosa faccia e in cui la sua sofferenza - fisica e mentale - non conta mai davvero quanto quella degli altri, neppure per chi le vuole bene.
“Kim Jiyoung, Born 1982” di Cho Nam-Joo che è uscito in italiano per La Nave di Teseo mi ha colpito da quando ne ho sentito parlare per la prima volta. Entrato tra le mie cose da leggere perché lo ha suggerito come lettura Kim Namjoon (il leader dei BTS), questo libro mi ha fatto ricordare ancora una volta quanto sia difficile essere una donna, quanto sia complicato crescere e realizzarsi in un mondo che è ancora prevalentemente a misura di maschio. È un concetto che scorre sempre nel background del mio cervello ma che ogni tanto fa bene vederselo sbattere davanti in tutta la sua crudezza. Una denuncia e un appello, la descrizione brutale, corredata di dati, di quanto sia incommensurabilmente difficile crescere come donna, in ogni punto del mondo. Illuminante a dir poco.
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Queenie è l’unica ragazza di colore in un giornale londinese zeppo di gente con la puzza sotto il naso. Così, quando il fidanzato bianco la scarica in malo modo, la sua autostima già precaria tracolla del tutto. Per capire che senso dare alla propria vita, dovrà infilarsi in una sfilza di guai e in una relazione più sballata dell’altra. Ma alla fine, tra gruppi WhatsApp di sole donne, liste di irrealizzabili buoni propositi e illuminanti sedute di psicanalisi, persino lei, incasinatissima, esuberante e irresistibile, riuscirà a farcela.
“Queenie” di Candice Carty-Williams uscito in italiano per Einaudi è uno di quei libri che si muovono sui presupposti realistici della nostra vita e cerca di inquadrare sentimenti e situazioni che rappresentano un’intera generazione, senza avere le pretese di dare risposte certe e definitive. È lo spaccato della vita di una giovane ragazza alle prese con le difficoltà di una vita precaria e incerta che caratterizza tutti i giovani della nostra generazione. La storia di Queenie si intreccia quindi a quella di tutte le persone che tocca o sfiora e diventa una storia di rinascita, o meglio di presa di coscienza, in un mondo che la vuole diversa: meno istintiva, più magra, meno infelice, più produttiva, più impegnata. La storia a tratti ironica a tratti fuori le righe di una giovane donna che cerca di combattere contro tutto e tutti e si ritrova a fare i conti con i frammenti che costituiscono la propria vita e con tutta la sua forza e il suo impegno impererà lentamente a cavarsela da sola.
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Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto. Un'incantevole storia d'amore ambientata in una realtà fantastica, meravigliosamente narrata, su cosa significhi accorgersi che, a volte, si può scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta.
“La casa sul mare celeste” di TJ Klune è uscito in italiano per Mondadori Oscar Vault lo scorso luglio e mi ha lasciato da subito la voglia di leggerlo. Il commento entusiasta di una delle mie amiche mi ha convinto a prenderlo subito in mano e meno male perché me ne sono innamorata fin dalle prime pagine come non mi accadeva da un po’ con un libro fantasy… anche se definirlo solo così è semplicemente riduttivo. Qualche mese ero a pranzo con le mie amiche e Angharad salta su parlandoci della traduzione in italiano di “The House in the Cerulean Sea” e mi aveva talmente incuriosito che quando è uscita ho dovuto leggerla. E sono molto contenta di averlo fatto. La storia, infatti, si incentra su un tema fondamentale che di solito rappresenta la strada per la salvezza per molti di noi: famiglia non è necessariamente l’insieme di consanguinei, ma spesso è formata dalle persone che scegliamo, quelle che incontriamo per strada e riescono a penetrare nei muri che avvolgono il nostro cuore. Una storia dolce e intrigante, che diventa un’esplosione di luce e calore anche quando tutto sembra perduto. È vero che a volte sembra non esserci via di uscita, ma è necessario non perdere la speranza, perché l’amore ci può trovare quando meno lo aspettiamo in modi che non avevamo neanche immaginato di incontrare.
La mia recensione
Da dove viene l'attrazione che la nostra civiltà da sempre prova per le isole? Perché la letteratura, il cinema, l'arte, persino la televisione riportano così spesso in vita il fascino antico di queste entità geografiche che sembrano appartenere a una dimensione estrema e diversa da quella della terraferma? Prigioni, scogli del naufragio, covi dei pirati, luoghi nei quali nascondersi per ritrovare se stessi o per fuggire un destino. Fin da bambini, ci ricorda Gavin Francis, sfiorando con le dita un atlante, gli occhi si soffermano affascinati su queste piccole macchie della mappa, tanto più attraenti quanto più remote e sconosciute. L'isola di Robinson Crusoe, quella del tesoro di Stevenson e altri infiniti esempi popolano in maniera persistente il nostro inconscio collettivo, e con loro l'idea di mappa, di rappresentazione scientifica del mistero, della solitudine e dell'avventura. Attingendo ai ricordi dei viaggi che in trent'anni lo hanno portato dalle isole Faroe all'Egeo, dalle Galapagos alle Andamane, e mescolandoli alla psicologia, alla filosofia e ai grandi viaggi della letteratura e della storia, Gavin Francis si mette sulle tracce di questo mistero, senza alcuna ambizione di risolverlo, quanto piuttosto di celebrarne ancora una volta il fascino senza tempo. Un volume riccamente illustrato da riproduzioni di mappe d'epoca, sulle tracce di uno dei grandi sogni del nostro immaginario collettivo.
Mi sono innamorata di questo volume fin dalla prima volta che l'ho visto su IG, in un moto rapidissimo che associo solo alle mie passioni più grandi. Ehi è un libro che parla di mappe, illustrato, con delle suggestioni che trasportano il lettore direttamente sulle isole che descrive. Gavin Francis non segue una idea lineare ma segue le sue memorie accavallate in un viaggio che affascina la cartografa-pazza che vive in me. Dai Caraibi ai Poli ogni isola racchiusa nell'elenco ha le sue caratteristiche intrinseche naturalistiche, storiche e letterarie che le rendono affascinanti quanto mai. Un elenco di storie e impressioni che Francis pennella in descrizioni essenziali ma efficaci che rendono l'esperienza di lettura estremamente affascinante.
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1939. Alla fine della Guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e un’amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, sono costretti, come altre migliaia di spagnoli, a scappare da Barcellona. Attraversati i Pirenei, a Bordeaux, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile – il “lungo petalo di mare e neve”, nelle parole dello stesso poeta –, in cerca di quella pace che non è stata concessa loro in patria. Lì hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le loro vite e a sentirsi parte del destino del paese, solo però fino al golpe che nel 1973 fa cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, si ritroveranno in esilio, questa volta in Venezuela, ma, come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.
“Lungo petalo di mare” giaceva da tantissimo all’interno del mio Kindle ed è arrivato in un momento in cui rimpiangevo di non essere riuscita a partecipare all’incontro con Isabelle Allende. E mi ha colpito immensamente. Il contesto, quello della Guerra civile spagnola è violento ed esplosivo ma al centro della scena c’è un romanzo familiare, fatto di lutti e sconfitte, vittorie e amori che attraversa il mondo e gli anni. C’è il Sud America e il clamore della Spagna e c’è Pablo Neruda che si fa in quattro per i profughi e non disdegna di sporcarsi le mani e che mi è apparso completamente diverso da come lo avevo immaginato. Il Cile in cui Víctor Dalmau e Roser Brughera trovano una casa, è un personaggio reale e tangibile che disegna i confini della scoperta e della salvezza. Per chi non si rassegna e si trova sempre dalla parte sbagliata ogni scelta è un azzardo ma insieme Victor e Roser sono più forti anche quando sembrano precipitare oltre i confini della loro unione. Straziante e magico, “Lungo petalo di mare” è un inno a non arrendersi, che la vera forza arriva sempre nei momenti più inaspettati.
Con la sua originale miscela di surrealismo, prosa musicale e potenza emotiva, Aimee Bender è diventata una delle scrittrici di culto della nuova scena letteraria americana. I quindici racconti di questa raccolta sono incroci originalissimi tra la realtà e la fiaba: vi compaiono omini in miniatura tenuti in gabbia come animali da compagnia, piccole patate ambulanti, coppie con la testa a forma di zucca e sculture fatte d’aria e d’acqua in vendita nel bel mezzo del deserto del Nevada; ma anche l’inevitabilità della morte, la crudeltà delle adolescenti, le dinamiche irresistibili del desiderio, la solitudine e il conforto dell’amore, la voglia di sfidare il proprio destino. Nella scrittura della Bender, che unisce la sensibilità visionaria alla Tim Burton a uno stile cristallino degno di Raymond Carver, il genere fantastico diventa un mezzo per dipingere con acutezza ed empatia la realtà della condizione umana.
Aimee Bender è una di quelle autrici dalla fervida immaginazione e una rappresentante magnifica del realismo magico. I suoi racconti sono creature incandescenti che non si fermano di fronte ai confini dell’impossibile. Il suo stile crea un immaginario di elementi magici che si fondono in imprese impossibili, ma che scavano nel profondo nella mente umana. Ci si interroga sulla diversità e sull’indifferenza, sulla crudeltà e i modi diversi di amare e si finisce per riscoprirsi più ricchi di quando si è partiti. Aimee Bender è quel tipo di scrittrice che reputa plausibile immaginare dei personaggi con una testa di zucca o a forza di ferro da stiro, crede che sia naturale avere delle patate che crescono come bambini e rifugge a qualsiasi confini certo. Ci si immerge nelle fantasticherie dell’impossibile e non se ne vuole più uscire.
Per comprendere quel che accade nel mondo abbiamo sempre studiato la politica, l’economia, i trattati internazionali. Ma senza geografia, suggerisce Tim Marshall, non avremo mai il quadro complessivo degli eventi: ogni volta che i leader del mondo prendono decisioni operative, infatti, devono fare i conti con la presenza di mari e fiumi, di catene montuose e deserti. Perché il potere della Cina continua ad aumentare? Perché l’Europa non sarà mai veramente unita? Perché Putin sembra ossessionato dalla Crimea? Perché gli Stati Uniti erano destinati a diventare una superpotenza mondiale? Le risposte a queste domande, e a molte altre, risiedono nelle dieci fondamentali mappe scelte per questo libro, che descrivono il mondo dalla Russia all’America Latina, dal Medio Oriente all’Africa, dall’Europa alla Corea. Con uno stile chiaro e una prosa appassionante, Marshall racconta in che modo le caratteristiche geografiche di un paese hanno condizionato la sua forza e la sua debolezza nel corso della storia e, così facendo, prova a immaginare il futuro delle zone più calde del pianeta.
Ho lasciato a sedimentare a lungo questo libro nei meandri della mia libreria, tanto che forse anche se uscito nel 2016 potrebbe già essere obsoleto. E però fornisce uno straordinario panorama del mondo moderno e di come si è evoluto e costruito a partire dai confini fittizi e irrealistici tracciati dall’uomo. Le nostre carte geografiche sono frutto di guerre, compravendite, compromessi e raramente tengono conto delle reali situazioni sul territorio. È immensamente affascinante seguire i ragionamenti di Tim Marshall all’interno di spazi geografici così diversi tra loro e che alla fine sembrano accumunati dalle stesse difficoltà e divergenze. Sono tanti gli interrogativi su cui si prova a ragionare e che rendono la lettura incredibilmente interessante e sono un po’ pentita di non averlo pescato prima. Voglio provare a leggere anche gli altri suoi libri.
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È la sera del 30 dicembre 2003 quando John Gregory Dunne, sposato da quarant’anni con Joan Didion, muore all’improvviso. Da quella data inizia per la scrittrice l’anno del pensiero magico, in cui lutto e sogno sovrascrivono la vita, e l’impossibile addio all’uomo amato si trasforma lentamente, ricordo dopo ricordo, in un profondo colloquio con la morte, durante il quale tutto viene riconsiderato: le sofferenze della malattia, la cecità della fortuna, le parole non dette dell’amore, il calcolo delle probabilità, l’essenza sfuggente e ingannevole della memoria, la consapevolezza di dover fare prima o poi i conti con la fine. È l’anno del dolore alchemico in cui ogni cosa si trasforma, per incanto o sortilegio, e chi resta stringe gli oggetti magici di chi se ne è andato, ma l’abbraccio li tramuta in polvere. Nella camera, con le finestre chiuse, tra l’odore di tabacco e le spirali di fumo che intorpidiscono l’aria. Restare lì, tendere una mano verso l’altra sponda del letto, sentirla tornare indietro vuota. Indugiare lì, ancora un momento, un’ora, un giorno intero, e scoprirsi a fissare il bianco opaco della parete, nel punto esatto in cui, un istante prima, un proiettore invisibile rifletteva i fotogrammi saturi di tutta una vita. E le immagini trascolorano in fretta: la corsa verso l’ospedale, il corpo pallido nel letto, i palpiti dell’orologio, gli sguardi commiserevoli degli infermieri. Settimane e mesi che insidiano ogni certezza di Joan Didion, colmi di riflessioni e vibrazioni, di sentimenti fermati senza pudore sullo schermo di un pc, nella pagina bianca di un file Word: sublimi e precari, poetici e rinnegati, sempre sul punto di essere cancellati dall’esistenza dei file remoti con un click.
La notizia della scomparsa di Joan Didion ha sconvolto tutto il mondo letterario ed è caduta per me come un fulmine a ciel sereno. Sono felice però di averla scoperta già l’anno scorso, in tempi non sospetti. “L’anno del pensiero magico” è una cronaca delle esperienze più sconvolgenti della vita della scrittrice e dell’anno in cui le ha dovute affrontare. Ogni parola è intrisa di un dolore atroce e di sentimenti sconvolgenti e più si legge e più se ne ammira la forza. Non abbiamo subito tutti i tasselli degli avvenimenti, la Didion li rivive e li metabolizza poco per volta, mentre ogni aspetto della sua esistenza viene messo a soqquadro dall’amara verità della perdita. Il lutto diventa una presenza ingombrante mentre si deve rimettere in gioco, ogni giorno è una fatica che arriva alla consapevolezza di ogni secondo, di ogni minuto. Joan Didion è messa a dura prova e compie ogni giorno lo sforzo di non dimenticare, di non lasciare scivolare nell’oblio della sofferenza il buono che c’è stato, una vita intera di ricordi e amore. Muore sempre un po’ anche chi resta e sta a noi reagire e non lasciarci sopraffare. Un libro emozionante e terribile, audace e tenero, magico e straziante, che accompagna il lettore in uno scorcio di vita di una donna che affronta eventi terribili e cerca di rimanere a galla.
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A mia figlia viene una idea. Questa sera ceniamo spegnendo le luci, con le candele. Ottima idea. Piazziamo qualche candela dentro i bicchieri. La fiamma ci affascina. Il suo movimento sinuoso ci ipnotizza. La fiamma – in realtà, sono tre o quattro sibili di fuoco – crea ombre; e le ombre dilatano il mistero. Questa stessa stanza, la solita, angusta, diventa profondissima grazie alla fiamma. I nostri volti, sagomati dal fuoco, hanno una ambiguità diversa, instabile, inquieta. Davanti a una fiamma puoi amare per tutta la vita – la luce elettrica fa scempio del fascino.
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La luce elettrica, questa riproduzione del giorno quando il giorno è defunto, questa petulante imitazione del sole, rende tutto piatto ed equidistante. Ci schiaccia nella nostra opacità. Anche le lampade a led, per quanto soffuse, architettoniche, superbe, ambiscono a una perfezione odiosa. L’uomo non è tale perché vince la notte, ma perché adorna di fiamme l’oscurità.
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Nel 1961 Gaston Bachelard pubblica un libro indimenticabile, “La fiamma di una candela”
Le candele, poi, sembrano le dita verginali di una divinità: essa si consuma per darci la luce. Quando guardo una candela, penso a Moby Dick, m’immagino su una baleniera, improvvisamente la cucina diventa la tolda del Pequod, e il frigorifero è gonfio di fiocine. Uomini spesso incapaci a nuotare che affrontano il mostro marino, ne segano e squartano la testa per distillare il preziosissimo spermaceti, la sostanza con cui creare le candele, per raffinare l’olio necessario alle lampade. Guardi una fiamma ed ecco che t’imbarchi su una baleniera.
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Inevitabilmente l’invenzione dell’elettricità ha reso più povera la nostra vita. Certo, l’ha fatta più comoda, con florilegio di strumenti meccanici casalinghi: le aziende che fabbricavano candele sono sparite, sostituite da quelle che costruiscono frigoriferi, lavatrici, forni da casa. La luce elettrica, però, ha dissipato le ombre, ha reso più chiara – ergo: più squallida – la routine quotidiana. La fiamma si muove, e con essa i tratti del nostro viso, metamorfici – al cospetto di una lampada elettrica, a led, come vi pare, il nostro viso è sempre lo stesso, privo di profondità, anonimo, ci stanca.
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Mi domando: come sono cambiati i rapporti umani da quando le candele non illuminano più la nostra tavola? Come amiamo sotto l’aura della luce elettrica? Come è cambiata la scrittura – e quindi l’amore – da quando esiste il computer?
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Oggi si vendono candele intrise di profumo, colorate, ornamentali. La candela serve per profumare la casa, non più per la luce che emana – per questo quel profumo, alle mie narici, è il puzzo dell’uomo che marcisce.
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L’elettricità ha distrutto per sempre un mondo fatto di fantasie perché sotto il lenzuolo dell’ombra c’è uno che s’inventa una storia. L’invenzione dell’elettricità penso che sia da avvicinare all’invenzione del computer. La candela, che è anche un imperativo etico – ti sacrifichi, ti consumi per fare in modo che altri abbiano luce e senso – è come la scrittura a mano. Scrivere a mano significa agire in modo fisico, donarsi al foglio, declamare la propria identità grafica. Scrivere al computer, invece, è spingere dei tasti – come si spinge un tasto per accendere la luce, senza rischiare di bruciarsi per infiammare lo stoppino – producendo un documento pulito, privo di profondità e di ombre laceranti. Desideriamo il giorno perpetuo, la perfezione, la comodità: così, ci siamo condannati a stare sulla superficie delle cose, sulla panchina del noto, dell’ego.
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Gaston Bachelard (1884-1962), filosofo inafferrabile, autore, tra l’altro, de La poetica della rêverie e di uno studio su Lautréamont, pubblica nel 1961 un libro mirabile e pudico, La flamme d’une chandelle. In quel libro, Bachelard scrive una specie di remoto trattato di filosofia sulla candela, sulla fiamma. Il libro, per fortuna, è stato tradotto in italiano da Guido Alberti, e stampato da Se nel 1996. Ne pubblico un florilegio di brani. Con un compito. A volte, di sera, dimentichiamoci dell’interruttore elettrico. Costelliamo la casa di candele – quasi una risposta al cielo stellato. Lasciamo che le ombre ci guidino – sciogliamoci, ogni tanto, facendo di cera le dita, le labbra, i polsi. Facciamo parlare la fiamma, che per sua natura ha verbi che inceneriscono. (Davide Brullo)
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Lui è Gaston Bachelard (1884-1962)
La fiamma chiama chi veglia a sollevare gli occhi dal suo in folio, ad abbandonare il tempo dei doveri, il tempo delle letture, il tempo del pensiero. Nella fiamma anche il tempo si mette a vegliare. Sì, chi veglia davanti alla sua fiamma interrompe la lettura. Pensa alla vita. Pensa alla morte. La fiamma è precaria e vacillante. Questa luce, un soffio l’annienta, una scintilla la riaccende. La fiamma è facile nascita e facile morte. Vita e morte possono esser poste qui l’una accanto all’altra.
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Il filosofo può ben immaginare davanti alla sua candela di essere il testimone di un mondo in combustione. La fiamma è per lui un mondo teso verso un divenire. Il sognatore vede nella fiamma il suo stesso essere e il suo stesso divenire. Nella fiamma lo spazio vacilla, il tempo si agita. Tutto trema quando la luce trema. Il divenire del fuoco non è forse il più drammatico e il più vivo fra i divenire? Il mondo va in fretta se lo immaginiamo in fuoco. Così il filosofo può sognare tutto – violenza e pace – quando sogna il mondo davanti alla candela.
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Il verbo spegnersi può far morire qualunque cosa, un rumore come un cuore, un amore come una collera. Ma chi esige il senso vero, il senso primo, deve rievocare la morte di una candela. I mitologi ci hanno insegnato a leggere i drammi della luce negli spettacoli del cielo. Ma nella cella di un sognatore gli oggetti familiari diventano miti dell’universo. La candela che si spegne è un sole che muore. La candela muore più dolcemente persino dell’astro del cielo.
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Ogni sognatore di candela, ogni sognatore di piccola fiamma lo sa bene. Tutto è drammatico nella vita delle cose e nella vita dell’universo. Si sogna due volte quando si sogna in compagnia della candela.
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La candela aveva condotto vita comune, vita ispirata, vita ispiratrice con il poeta ispirato. Al lume della candela, nel fuoco dell’ispirazione, un verso dopo l’altro il poema dispiegava la sua stessa vita, la sua vita ardente. Ogni oggetto sul tavolo aveva la sua aureola di luce. E il gatto era là, seduto sul tavolo del poeta; la coda, così bianca, sul servizio da scrittorio. Guardava il padrone, la mano del padrone che correva sulla carta. Sì, la candela e il gatto guardavano il poeta con sguardi pieni di fuoco. Tutto era sguardo in quel piccolo universo che è il tavolo illuminato nella solitudine di uno che lavora.
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In quale centro dell’anima, in quale angolo del cuore, in quale meandro dello spirito un grande solitario è solo, realmente solo? Solo? Imprigionato o consolato? In quale rifugio, in quale cella il poeta è realmente un solitario? Un uomo solitario, nella gloria d’esser solo, crede a volte di poter dire cosa sia la solitudine. Ma a ognuno la sua solitudine. E il sognatore di solitudine non può darci che qualche pagina dell’album del chiaroscuro delle solitudini.
Gaston Bachelard
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😍 😍 ᴀᴍᴏʀᴇ 😍 😍 Mi piace scrivere storie d'amore a lieto fine. 🥰 La vita spesso è complicata di per sé. 🥰 Se penso a quale valvola di sfogo possa essere la lettura immagino storie che facciano sognare, innamorare, rilassare, divertire... 🥰 anche piangere ed emozionare, ma solamente se il finale è lieto. 🥰 Per il resto basta la vita... 📖 📖 📖 buone letture! https://www.instagram.com/p/CWTra68tEdV/?utm_medium=tumblr
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Tutti gli strumenti più utili per maneggiare il legno ed altri materiali per il fai da te in garage
Yogurt fatto in casa
Se mangiate yogurt su base regolare (come un paio di volte a settimana), fare il vostro particolare è pienamente vale la pena, particolarmente se si vuole avere un principale vigilanza sui dolcificanti, sapori, e la peculiarità del latte consumato nel vostro mangia, o vuole accumulare alcuni soldo. (basta rilevare che il criterio di cottura e allontanamento del latte può esigere fino a mezz'ora, quindi non è un attrezzo in toto privo di sforzo).
Macchinario per tagliare il legno
Una sega circolare di prerogativa specialistico è anche una buona elezione per il fai-da-te. Il scotto di una sega rotondo di marca serio parte da circa 200 euro e supera i 500 euro. È accorto confrontare più modelli e decidere quali opzioni e accessori in equipaggiamento ti servono - e per i quali vuoi versare. La analisi più vistoso è facilmente se si preferisce una sega circolare che funziona con l'mantenimento di rete o una versione a attrezzi.
Mola
Anche se le macchine per la smerigliatura del reale sono usate per pervenire uno scopo totale - lucidare di persona pezzi di reale in pezzi di reale più piccoli - ci sono una scelta di tipi di attrezzature usate per capire questo. Molti mulini utilizzano una mola che rompe il effettivo in parti più piccole finché si muove verso il pezzo da professare, che può anche rinviare il corporeo smerigliato dalle superfici di rettificazione a un'area di insieme.
Cric auto
Ci sono molte ragioni per cui potreste aver urgenza di far insorgere il vostro mezzo di comunicazione, medio sia la vostra, dovete conoscenza che avete il cric corretto per il elaborazione. Ci sono diversi tipi di cric per auto, dal tipo a forbice di base che si trova nella maggior parte dei veicoli, ai modelli pesanti progettati per elevare grandi veicoli.
Un cric è un dispositivo di tumulto automatico o ad acqua usato per elevare i https://incana.it veicoli, parzialmente o interamente, da terra per eseguire la manutenzione o la riscatto. richiedono un'prestanza minima per lenire un'auto e procurarsi una trampolino sicura per completare il lavoro meccanico essenziale.
Elettrodomestico affettatutto
Un'affettatrice di carne è una meccanismo, alimentata manualmente o mezzo elettricità, progettata per tagliare la carne. Può anche individuo usata per ridurre altri alimenti come formaggi sodi, cavoli, altri prodotti, ecc.
La carne affettata può individuo calda o fredda, e può individuo affettata esile o spessa. tipicamente, un'affettatrice per carne viene usata per ridurre carni fredde già cotte in fette sottili per i panini.
Elettrodomestico per stirare
I vestiti si stropicciano agevolmente, sia all'istante dalla lavanderia, sia stretti in un cassetto o ripescati da una pila assemblea sulla tua sedia. potresti indubbiamente andare fuori nel mondo con una camicia stropicciata e non ti verrebbe rimproverato, ma se preferisci custodire un po' d'sicurezza nel tuo abbigliamento, puoi farlo con un ferro da stiro o una vaporiera. È sufficientemente fattibile da usare entrambi, in seguito vi guideremo trasversalmente ogni di essi.
Piccola sega elettrica
Tagli dritti con una lama precipitosamente più larga installata, un seghetto anticonformista può anche individuo guidato lungo una riga per fare tagli dritti. Tagli a tuffo I seghetti alternativi sono sufficientemente caratteristici per il modo in cui possono fare tagli a tuffo. È una sistema utile per fare dei fori nel legno o nelle tavole laminate per tollerare le prese elettriche ecc. Tagli smussati La maggior parte dei seghetti alternativi hanno una calzatura rotante che permette loro di fare tagli smussati in modanature e tavole.
Macchina distruggi documenti
I distruggidocumenti sono usati negli uffici domestici, nelle piccole imprese e nelle grandi aziende. diversi tipi di distruggidocumenti, che variano per dimensioni e ampiezza, soddisfano queste diverse esigenze. Il fiera offre molte marche e modelli di distruggidocumenti di alta dote. In questa guida, spieghiamo le varie caratteristiche http://www.bbc.co.uk/search?q=diy home project dei distruggidocumenti per aiutarvi a discernere il distruggidocumenti regolare per i vostri scopi.
Strumento di misurazione della temperatura
verificare la clima del corpo con un termometro è un modo ovvio per sognare se c'è la piressia. La ipertermia, che è un dilatazione della temperatura del corpo, è ordinariamente causata da un'suppurazione. Anche se la febbre può persona scomoda, è un segno che il corpo sta combattendo l'suppurazione. Ci sono molti tipi diversi di termometri che puoi usare per quantificare la clima. in quale tempo si utilizza qualsiasi tipo di termometro, sincerarsi di leggere e aderire le istruzioni fornite con il termometro. Se il tuo termometro usa batterie, controllale. potresti osservare che le batterie deboli danno letture incoerenti.
Macchina ad alta potenza con getto d’acqua
Le idropulitrici usano un propulsore a gas o un motore elettrico per commestibile una pompa, che spinge l'acqua ad alta schiacciamento da parte a parte un ugello concentrante per depennare tempestivamente la squallore accumulata su superfici come ponti, vialetti e cortili. permettono anche di pulire sedie all'franco, alcuni tipi di strato e altri oggetti in una quota del tempo che ci vorrebbe con una brusca e un tubo. La oggettività è che le idropulitrici non sono con semplicità tubi da boschetto sotto steroidi. I loro ugelli sparano acqua a una schiacciamento altissima. Usare tutte le idropulitrici con oculatezza.
Apparecchio per registrare
L'app per le note vocali sul tuo telefono va benissimo, ma non è un vero supplente di un mangianastri vocale di alta qualità. I migliori registratori vocali non interromperanno la tua registrazione con una fastidiosa telefonata, e includono una diversità di funzioni utili come l'avvio e l'interruzione eseguibile, le impostazioni del massa e il chiarificazione del rombo, che possono perfezionare cospicuamente la prerogativa dell'audio. I registratori vocali portatili sono strumenti immensamente utili in molte impostazioni, se sei uno alunno universitario che registra una lettura, un musicista che registra una esclusivo aria, un corrispondente che registra un'intervista o un competente che registra una incontro influente.
Cuocibistecche elettrico
Se sei stato su internet negli ultimi cinque anni, avrai già udito tutte le lodi che la bistecchiera elettrica riceve. È chiaro. potete usare la vostra per cuocere in realtà purchessia cibo per il quale usereste normalmente una bistecchiera da gastronomia. Dalla esperienza di deliziose colazioni alla allenamento di cene veloci e convenienti, le bistecchiere elettriche sono incredibilmente versatili. Le bistecchiere elettriche preparano deliziosi piatti saltati. iniziate saltando le vostre verdure e proteine preferite in un po' di olio d'oliva a fuoco alto. Poi, aggiungi i tuoi carboidrati cotti (per esemplare, riso o ogni tipo di pasta all'uovo che ti piace). aggiungete la vostra salsa preferita per il fritto e avrete un pasto ameno e manifesto.
Pattini a rotelle
Le ruote morbide sono genericamente usate dai principianti perché producono più aderenza. Sono più usate per il pattinaggio all'disponibile a che fine la morbidezza assorbe qualsivoglia difetto dalle superfici esterne. Sono anche usate per pattinare all'interno su superfici lisce e scivolose. tuttavia non sono veloci come le ruote dure. Una ruota dura è del mondo dell'idea per le superfici rivestite indoor che sono lisce. Una ruota dura rotolerà molto più subito e dovrebbe permanere anche molto più a lungo. comunque ti daranno meno contatto e assimilazione degli urti.
Aspirapolvere senza fili
La migliore scopa elettrica è leggera e asportabile, fornisce un'inalazione grande e offre un filtraggio efficiente per scansare che le particelle di terra entrino nell'aria. maneggevole e elastico per aspirare velocemente i piccoli pasticci, una scopa elettrica può persona usata comunemente per una casa più spolverata. La migliore scopa elettrica combina la facilità di una scopa tradizionale e la potenza di un aspiracenere per uno mezzo di pulizia utile e opportuno. avvertire il equo tipo di scopa elettrica con un peso sfumato e una poderoso inspirazione per i pavimenti della tua casa sono due caratteristiche importanti da considerare.
Apparecchio trasmettitore
I sistemi radio a due vie possono avere infrastrutture installate da ogni parte all'area di coperchio che rende la calibro del complesso limitata solo dalla caterva di apparecchiature che ci si può tollerare di collegare. I ripetitori radio bidirezionali possono sviluppare i segnali su una vasta area e possono persona uniti di sbieco altri mezzi come internet per plasmare sacche di copertura collegate (come un campus universitario multi-sito).
La vasta rete di partner di motorola solutions può mettervi in rapporto con un esperto parziale per aiutarvi a diagnosticare la giusta sistema di sistema per i vostri requisiti unici.
Pentola a pressione
Una tegame a necessità è una camera sigillata che trattiene il nebbia generato dal riscaldamento del suo circoscritto. in quale momento il esalazione si accumula, la pressione aumenta, portando il punto di bollore dell'acqua oltre i 212°F. In indeterminato, questa calore più alta accorcia i tempi di cottura e, a causa della imperfezione di esalazione, estrae il carattere in modo più efficiente dai cibi.
Fu inventata nel 1600 da un francese, Denis Papin, che voleva significare in gastronomia le nuove scoperte della fisica sulla pressatura e il nebbia.
Friggitrice
Una friggitrice da banco consiste abitualmente in una stanza di bollitura a clima controllata per includere l'olio di rosolatura, che può avere o meno un copertura. Le elemento più piccole hanno pieno dei coperchi, intanto che le capo commerciali più grandi hanno la parte distaccato aperta. La camera, che viene anche convocazione tegame o vaso, può individuo staccabile per agevolare la ripulitura. È usuale per alcune friggitrici essere dotate di uno o più cesti rimovibili che possono persona di forma rotonda, quadrata o rettangolare.
Macchina del caffè
Le macchine automatiche sono le ultime macchine da espresso in casa. Una dispositivo automatica si prende cura dell'illeso udienza di lavorazione del caffè, dalla frantumazione alla allevamento di birra e effervescenza di latte. alcune macchine hanno la mezzi di fare cappuccini al tocco di un palpitante. Sono perfetti per chiunque volontà il loro caffè perfetto alla schiacciamento di un palpitante, e robusto in quale momento far indugiare come fanno espresso presto.
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Vittorio Corcos (Livorno 1859 – Firenze 1933) Oltre 100 dipinti del pittore livornese, attraverso un considerevole nucleo di capolavori, affiancati a numerose opere inedite, provenienti dai maggiori musei e dalle più importanti collezioni pubbliche e private. Sogni è l’opera più celebre di Corcos, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Si tratta del ritratto, davvero particolare per l’epoca, di una ragazza moderna, Elena Vecchi. Grazie alla forza del gesto e dello sguardo, come alla suggestiva ambientazione, è diventato l’immagine più emblematica della cosiddetta Belle Époque di cui ben rappresenta l’atmosfera sospesa tra i sogni dorati e una sottile inquietudine. Esposto per la prima volta alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze 1896, il quadro aveva destato un “chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, ora definito “spiritualista” ora “realista”, ma infine universalmente ammirato per l’originalità della composizione e l’inquieto carattere della protagonista Elena Vecchi colta dal pittore mentre sognava “ciò di cui non dovrebbero sognare le ragazze”. Secondo i critici dell’epoca infatti quello sguardo pericoloso e seducente era il risultato delle letture appena terminate. Icona della donna indipendente e sicura di sé, il quadro è stato utilizzato come copertina del saggio Les femmes qui lisent sont dangereuses di Laure Adler e Stefan Bollmann nell’edizione di Flammarion nel 2006. #vittoriocorcos #elenavecchi #belleepoque #icona #art #painting #portrait #paintingportrait (at Museo D'arte Moderna Roma) https://www.instagram.com/p/CFaBdBZp_i0/?igshid=1bvttsm9vrpiq
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SEGNALAZIONE - Il rischio del segreto di Sara Dardikh | @rizzolilibri #Rizzoli Aika e Damian sono belli, inquieti e innamorati, e raccontano l’amore a vent’anni. Il nuovo romanzo dell’autrice di Baci nell’ombra, tra le migliori interpreti di una generazione. Il rischio del segreto di Sara Dardikh sarà in libreria dal 26 giugno. ➡️ http://peccati-di-penna.blogspot.com/2018/06/segnalazione-il-rischio-del-segreto.html #TRAMA Aika ha diciannove anni e non si è mai fermata in nessun posto. Con i capelli neri lunghi, la carnagione chiara e gli occhi freddi come il ghiaccio, è impossibile non notarla. Ma poi, come è arrivata, scompare. Infatti è abituata a mantenere le distanze; l’ha imparato da Mark, lo zio poliziotto: portandola di città in città, in fuga da un segreto sepolto per anni, le ha insegnato a difendersi da qualcosa che però non deve assolutamente conoscere. Quando mette piede all’università di Boston, dopo l’ennesimo trasferimento, Aika spera di essere arrivata per restare, e di iniziare una vita uguale a quella dei coetanei. Il primo giorno, quasi per caso, conosce Damian, un musicista che non riesce più a suonare e che, dietro la giacca di pelle marrone, i lineamenti duri e la camminata sicura, nasconde, proprio come lei, un segreto che lo sta logorando. Subito si riconoscono per la rabbia che li accomuna, e per l’irresistibile attrazione reciproca. Spaventati da quanto sono simili, ma uniti da un legame ogni giorno più profondo, scoprono che qualcuno li sta cercando. Per ricomporre i tasselli del mistero che li avvolge dovranno scappare, lottare, difendersi. E amarsi così tanto da star male. L’autrice che ha fatto sognare migliaia di lettori con i suoi romanzi, torna a sorprenderci con una nuova storia ricca di colpi di scena e di personaggi che ancora una volta ci emozioneranno come mai ci saremmo aspettati. 💻 Link blog in bio. —— #libri #pubblicazioni #ebook #leggerefabene #leggeremania #booklovers #leggere #letture #booknow #booklover #leggerechepassione #leggeresempre #bookaddicted #bookaddict #bookish #bookaholic #booknerd #bookworm #bookstagram #bookaddiction #bookblogger #booklove #peccatidipenna
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