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"Van Gogh, l’Uomo": un evento culturale imperdibile a MilanoAlla scoperta dell’uomo dietro il genio: la presentazione del libro di Silvana Ramazzotto Moro
Il 19 dicembre 2024, alle ore 18:00, presso la Casa degli Artisti di Milano, si terrà la presentazione del volume Van Gogh, l’Uomo, un’opera affascinante e inedita di Silvana Ramazzotto Moro, pubblicata da Guido Miano Editore.
Il 19 dicembre 2024, alle ore 18:00, presso la Casa degli Artisti di Milano, si terrà la presentazione del volume Van Gogh, l’Uomo, un’opera affascinante e inedita di Silvana Ramazzotto Moro, pubblicata da Guido Miano Editore. Questo evento rappresenta un’occasione unica per immergersi in una prospettiva intima e autentica della vita del celebre pittore Vincent Van Gogh. Un’opera unica nel suo…
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Il fenomeno dell’overtourism nella narrazione dei media contemporanei
Nell’osservare la ricorrenza di titoli sui giornali dedicati a questo tema ci accorgiamo che l’overtourism è uno dei fenomeni di questi anni in cui viviamo: questo fenomeno è visibile soprattutto nei luoghi al mondo di maggiore interesse turistico e l’Italia è una di queste destinazioni; le città d’arte italiane, bellezze paesaggistiche come la Costiera Amalfitana, le Cinque Terre, nonché la meritata fama della tradizione enogastronomica del Belpaese sono la motivazione per cui milioni di turisti da ogni angolo del mondo amano visitare l’Italia.
L’Italia è considerata una meta desiderata dagli amanti della Cultura e dell’Arte praticamente da sempre e questa epoca moderna, le cui radici storico-sociali sono nel Rinascimento, con la formazione in Europa degli Stati-Nazione nonché di un’arte e una cultura rinascimentale, ha visto sempre un pellegrinaggio verso le città italiane culla dell’arte.
Nel Settecento, ad esempio, le figlie e i figli delle più importanti famiglie aristocratiche europee completavano la loro educazione prima dell’ingresso in società (e quindi nelle responsabilità della vita adulta) con il Grand Tour; tra fine Ottocento e inizi ‘900 è cresciuto poi il numero dei tanti viaggiatori americani e britannici in visita nel nostro paese, moltissimi di loro appasionati d’arte o storici dell’arte. Come non ricordare ad esempio lo splendido saggio History of Painting in Italy, scritto dal critico d'arte britannico Jospeh Archer Crowe insieme a Giovanni Battista Cavalcaselle, 1864-66, scritto quando il contesto che circondava queste opere d'arte ammirate oggi da milioni di turisti era un'Italia animata dal pensiero risorgimentale. Oppure, il testo Florentine Painters of the Renaissance, pubblicato nel 1896, scritto dallo storico dell’arte Bernard Berenson e frutto degli studi fatti sulle opere conservate in Toscana, Umbria, Emilia Marche (e diffusamente in Italia settentrionale) e studiate sul posto a partire dal 1890.
La lista di grandi titoli che ancora oggi sono meravigliose letture scritte da tanti esperti stranieri nel passato è lunga e poi sono accadute molte altre cose.
Le attività umane corrispondono ai costumi e al contesto sociale, economico e politico di ogni epoca e il Turismo non è estraneo ovviamente a questa relazione. Nei decenni passati la maggior parte dei turisti stranieri in Italia era di origine europea e innanzitutto americana; oggi i numeri sono triplicati, complice il nuovo scenario pluralista della produzione industriale mondiale e della distribuzione delle ricchezze.
Tutto ciò dovrebbe essere un fenomeno positivo, perché significa che si è ampliato il target della clientela delle nostre aziende attive in questo settore e nel suo indotto, senza considerare il Valore Aggiunto determinato dall’accesso di ingenti capitali portati sul territorio iniettati nell’economia reale dai turisti attraverso, hotel, ristoranti, laboratori enogastronomici, taxi, negozi, souvenir, bookshop nei musei eccetera eccetera.
Ora, aprendo i titoli dei giornali che riportano le iniziative di protesta contro il fenomeno dell’overtourism e il moltiplicarsi degli appartamenti usati per affitti brevi è inevitabile concordare con la critica alla situazione attuale, ove ad esempio nei centri storici delle città più visitate d’Italia il numero degli appartamenti convertiti a questo nuovo uso è così alto che il tessuto sociale di quei quartieri è mutato e laddove ancora negli anni ottanta era possibile trovare un importante numero di cittadini di classe media, oggi la maggior parte degli appartamenti è convertita in affitti brevi per turisti, studi notarili, di avvocati, studi medici eccetera, nonché una minoranza di pochi, fortunatissimi che si possono permettere di abitare in aree così prestigiose.
Assistiamo quindi a una sorta nuovo ceppo della Gentrificazione.
Era prevedibile tutto questo? Si!
Si poteva fare qualcosa per mantenere nei quartieri dei centri storici un tessuto sociale inclusivo? Si!
Si sta facendo qualcosa per correggere gli effetti collaterali del nostro successo commerciale nel mercato del turismo?
Ma soprattutto, una ricetta fatta di demonizzazione del turista e applicazione cieca di norme liberticide della libera impresa o ipotizzabili contingentamenti agli ingressi pedonali nei centri storici (vedrete che ci arriveranno, è solo questione di tempo se gli diamo corda), aree archeologiche e musei come se non ci fosse un domani è veramente secondo noi una ricetta appropriata?
La cieca applicazione di norme liberticide sta a questo fenomeno come la ztl sta alla mobilità in macchina; in merito a quest’ultima infatti ci si domanda se chi ne disegna le mappe e le regole sappia quali difficoltà incontra una famiglia con dei bambini piccoli a prendere i mezzi pubblici, in qualsiasi orario, dalla periferia al centro, con un passeggino. O se hanno mai provato a godere del servizio del trasporto pubblico organizzando una passeggiata in centro con dei genitori anziani.
E, no: lasciare nonna a casa sempre, non è una risposta ricevibile! Abbiamo toccato un altro tema, è vero, ma le meschine difficoltà causate da una politica (e un potere) troppo distante dalla vita quotidiana dei cittadini vengono dalla stesso sonno della ragione!
Parlando degli appartamenti usati come affitti brevi, se ci deve essere una limitazione nel numero di questi, ebbene ci si augura verrà fatta sviluppando un calcolo progressivo come si fa per le tasse. Devono essere tutelati innanzitutto quelle famiglie che hanno ad esempio appena una seconda casa investita su quel mercato e dai cui incassi ricava sostentamento un nucleo familiare: in anni di costo della vita crescente non è ricevibile nulla che non parta da una premessa di questo tipo.
Voglio ricordare infatti a quanti pensano che questa questione non li riguarda perché abitano in aree lontane o meno vicine ad aree di interesse turistico che tutte le persone che lavorano negli hotel, che hanno un taxi o che lavorano nei musei nella maggior parte dei casi vivono in aree della periferia o dell’hinterland di una città e che gli stipendi di queste persone entrano in circolo innanzitutto in quei territori, quindi ad esempio il custode di un museo che fa fare i lavori a casa di mamma anziana in un paesino del Lazio o delle Marche paga la ditta che fa i lavori coi soldi guadagnati grazie al vituperato “overtourism” di cui sopra.
Sui numeri, si pensi ad esempio che il solo numero delle guide turistiche attive sul territorio nazionale può benissimo essere affiancato per volume ai dipendenti delle più grandi aziende attive in Italia (e quando parliamo di guide turistiche parliamo di professioniste che altrimenti dovrebbero trovare un impiego nell’organico del Ministero dei Beni Cultura ad esempio, il che vuol dire, che Dio benedica la licenza che gli permette almeno di guadagnare come guide turistiche perché nemmeno con due nuovi Piani Marshall saremmo in grado di coprire quei numeri con l’impiego pubblico)
Sicché, è importante che ogni iniziativa di controllo dell’overtourism non si traduca in una ricetta che causerà ulteriore depressione economica in questo paese!
Parliamo ora delle attività commerciali.
Sapete chi è ad avere difficoltà a sostenere l’affitto e le spese nei centri storici? Gli artigiani e, onestamente, in questa categoria mi sento di inserirci anche tutti quei concittadini che hanno fantasia, competenze e buona volontà e che hanno aperto un laboratorio, un negozio, un’attività commerciale che rende orgogliosi del prodotto fatto secondo la tradizione e con grandi competenze.
Non hanno invece difficoltà chi ricicla denaro sporco.
Non hanno difficoltà le holding e le catene.
La questione dell’overtourism è stata sollevata con le premesse sbagliate, ma possiamo prendere qualcosa di buono da questo errore: iniziamo a riservare gli spazi commerciali a chi vende la qualità e la cultura artigianale del nostro Paese. Lo Stato e il prelievo fiscale dovrebbe sostenere e premiare chi fa un prodotto di qualità e spostare il carico su chi fa altro (portando altresì un’inevitabile degrado). Si consideri anche che il turista vorrebbe trovare nel centro della città la “vetrina” di quanto abbiamo di meglio. Noi dobbiamo permettere alle aziende che fanno il grande prodotto Made in Italy di essere visibili sullo scaffale e nel negozio del centro storico.
Chi parla di overtourism senza mettere al centro delle proprie ricette il supporto all’iniziativa privata e l’inclusione sociale ed economica altro non è che una sirena il cui canto vuole solo farci naufragare contro una scogliera!
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DUE ARTISTI A CONFRONTO: MARINKA E MAX GUARINI
EVENTI/ARTE/PUGLIA D’AMARE QUOTIDIANO DUE ARTISTI A CONFRONTO: MARINKA E MAX GUARINI Marinka Partipilo e Max Guarini INFO:Mostra d’arte: “DUE ARTISTI A CONFRONTO”Marinka e Max Guarini.Ci parleranno del loro percorso artistico.presso: Caffè degli ArtistiVia XXIV Maggio, 8 b – Bari-– vicinanze teatro Petruzzelli- Inaugurazione:mercoledì 8 maggio h.19:00 con letture poetiche.Presenziano:…
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Triestebookfest 2024: What a wonderful world!
Letture su uomo e ambiente nel tempo presente (con uno sguardo al passato). Il programma della nona edizione del Triestebookfest | What a wonderful world! Letture su uomo e ambiente nel tempo presente (con uno sguardo al passato) sarà illustrato con una conferenza stampa, martedì 23 aprile, alle 11.00, al Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste, in via San Sebastiano 1. In programma dal 27…
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Attività natalizie da fare con i bambini
Decorazioni fai da te, Caccia al tesoro, case di Panpepato, Laboratori e Letture. Scopri di più su Attività da fare con i bambini nelle Vacanze Natalizie
Queste attività renderanno le feste natalizie indimenticabili per i bambini, stimolando la creatività e la gioia del periodo 1. Decorazioni Natalizie Fai-da-te:Organizza una sessione di creazioni natalizie. I bambini possono realizzare decorazioni con materiali semplici come carta, colla, glitter e colori. Sarà divertente e potranno portare a casa le proprie opere d’arte. kit carta glitter…
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Si svolgerà sabato 2 dicembre 2023 alle ore 18.00 presso la Biblioteca Comunale di Sacrofano “Al Tempo Ritrovato”, l’incontro Città&Biblioteche, con Antonella Agnoli, autrice di La casa di tutti(Laterza) Con il suo primo libro - Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà (Laterza, 2014) - ha cambiato il modo di pensare alle biblioteche. Ora, con La città di tutti, ci racconta quanto siano necessarie e vitali. All’incontro, moderato da Marco Ferri, interverranno Maurizio Caminito (presidente del ”Forum del Libro”), Daniela Ukmar (direttrice della Biblioteca “Goffredo Mameli” di Roma - via del Pigneto, 22), Guido Ingrao (direttore tecnico di Zètema) e Monica Maggi (giornalista, presidente dell’associazione Libra 2.0 e responsabile eventi della Biblioteca Comunale di Sacrofano “Al Tempo Ritrovato”). «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza» (Antonio Gramsci) «Le nostre città hanno bisogno urgente di biblioteche di nuova concezione, dove i cittadini si possano incontrare stabilendo relazioni sia intellettuali che affettive: sono le “piazze del sapere���» (Guido Martinotti) «Un’intelligenza incapace di vedere il contesto e la complessità planetaria rende ciechi, incoscienti e irresponsabili» (Edgar Morin) «Sono in biblioteca e aspetto. No, non sono in attesa della consegna di un libro, anche perché sono in una piazza coperta con immense vetrate sul mare e, al centro, un tubo di bronzo di 7,5 metri di lunghezza appeso al soffitto. L’opera d’arte è in realtà un gong, realizzato dall’artista Kirstine Roepstorff, che suona ogni volta che in città nasce un bambino. Questo rintocco si espande per tutto l’edificio e tutti sanno che qualche minuto prima una nuova vita è entrata nella comunità: cos’altro può generare fiducia nel mondo in cui viviamo, se non un piccolo essere che arriva tra noi? Il gong di Dokk1, la biblioteca di Aarhus, in Danimarca, dimostra meglio di qualsiasi altra cosa perché le biblioteche siano parti necessarie, vitali, dell’infrastruttura sociale: perché con la loro stessa esistenza creano fiducia nel domani» (Antonella Agnoli, La casa di tutti. Città e biblioteche, Laterza, Bari-Roma, 2023) Antonella Agnoli, nata a Selva di Cadore (BL), è un’instancabile viaggiatrice fra persone e libri. Le sue mete sono i luoghi della conoscenza condivisa, in Italia e nel mondo. I suoi interlocutori/interlocutrici sono coloro i quali/le quali li progettano, li costruiscono, li amministrano, li frequentano. Ha pubblicato Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà (Laterza, 2014), con cui ha cambiato il modo di pensare alle biblioteche e alle città, e La casa di tutti. Città ebiblioteche (Laterza, 2023). La casa di tutti. Città e biblioteche di Antonella Agnoli, pubblicato da Laterza (Bari-Roma) nella collana “I Robinson. Letture”, e disponibile in librerie e online da maggio 2023, verrà presentato nella Biblioteca Comunale di Sacrofano “Al Tempo Ritrovato” sabato 2 dicembre 2023.
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Magione celebra e valorizza l’olio: con Olivagando decine di eventi e degustazioni La rassegna torna sabato 11 e domenica 12 novembre tra centro storico e frantoi - Show cooking con la social chef Viola Leporatti Violainthesky, labor...
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Cioccolatò 2023 a Torino
Dal 27 ottobre al 5 novembre a Torino è il momento di Cioccolatò, la kermesse ormai un must del calendario degli eventi della città dedicati al gusto, spettacoli e visite guidate che coinvolgeranno tutti i sensi. Il tema scelto per l'edizione 2023 è il Cioccolato delle Meraviglie, mentre il cuore dell’evento saranno le centralissime piazza San Carlo e via Roma, che ospiteranno eccellenze nazionali e internazionali, accogliendo visitatori italiani e stranieri per un viaggio tra cultura, arte, divertimento, talk, giochi, laboratori, masterclass e showcooking, con la direzione creativa di Marco Fedele. Quest’anno saranno tre le fabbriche del cioccolato allestite in Piazza San Carlo per dare a tutti la possibilità di assistere in diretta alla lavorazione del cioccolato, dalla tostatura delle fave al cioccolatino. La città ospite sarà Modica, con il Consorzio di Tutela del Cioccolato di Modica IGP, dove i cioccolatieri siciliani porteranno a Torino il loro cioccolato di derivazione azteca dal gusto inconfondibile per un incontro tutto da scoprire. Si rinnova l’appuntamento con i maestri pasticceri di Conpait, con incontri, laboratori e showcooking gratuiti a Casa Cioccolatò con tanti abbinamenti da provare, da quelli con i vini dei consorzi di tutela piemontesi, guidati da esperti sommelier, alla pasta al caffè. Tra le novità di quest’anno c’è un progetto di beneficenza, Cioccolato sospeso: i visitatori potranno donare del cioccolato che verrà inserito in una speciale chocobox in Piazza San Carlo e verrà donato al Sermig di Torino. La rassegna Imprenditori del Cioccolato permetterà di incontrare grandi nomi come Debora Massari, Guido Gobino, Guido Castagna, Francesca Caon. Dolci letture sarà l’appuntamento dedicato all’incontro con diversi autori, tra libri e dolci assaggi, oltre al giro sul Trenino delle Meraviglie, che porterà i golosi in giro per il centro della città in un tour inedito che, grazie al cioccolato offerto a bordo, saprà conquistare il cuore di tutti i chocolate lovers. Tra i momenti speciali ci saranno la festa di Halloween in Piazza San Carlo organizzata da NIDA e quella al Museo Egizio organizzata da Somewhere. Come sempre non mancherà Fuori di Cioccolatò, un evento diffuso capace di andare dritto al cuore e alla gola dei consumatori tra tour guidati e menù dedicati dei ristoranti della città. Inoltre Cioccolatissima colorerà Barriera di Milano con una mostra d’arte diffusa in collaborazione con i Maestri del Gusto di Torino e la kermesse valicherà i confini della città per arrivare a Vinovo, a Mondo Juve, con una serie di appuntamenti in calendario per grandi e piccini. Read the full article
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Cine Oktober Fest: la terza edizione dal 6 al 31 ottobre
Cine Oktober Fest: la terza edizione dal 6 al 31 ottobre. Continua tra l’Urban Center e il Biblios Cafè, Cine Oktober Fest, l’evento cinematografico siracusano che, giunto alla sua terza edizione, si propone la divulgazione della cinematografia e delle arti ad essa connesse in un unico contenitore multiculturale. In tanti, appassionati di cinema e desiderosi di condividere nel contesto di una vera e propria comunità che si è formata grazie agli appuntamenti giornalieri, si sono ritrovati a discutere e vedere o ri-vedere pellicole che hanno fatto la storia della cinematografia mondiale. L’edizione 2023 – come già annunciato - si articola lungo quattro linee direttrici : Scandinavian, Anniversary, SilentImage e Post Horror Wave. La manifestazione continuerà fino al 31 ottobre, con inizio sempre alle 21. Lo ricordiamo, è possibile consultare il programma su www.postcinema.org. o telefonando al 376 1677785. Calorosa la partecipazione degli studenti della scuola media Quasimodo, Floridia, alla lezione di storia e tecnica del cinema che giovedì scorso (19 ottobre), si è tenuta all’Urban Center con il presidente dell’associazione Post Cinema, Giuseppe Briffa e il vice presidente, Ludovico Leone. Al programma di ieri sera, domenica 22 ottobre – con le riflessioni e i contributi video di Swithes Witches di Messner (1921), Haxan di Christensen (1922) e The Witch di Eggers (2014) – si è aggiunta una accattivante performance a cura di V.A.N ( associazione culturale Verso Altre Narrazioni), con Ornella Matranga e Riccardo Rizzo. Insieme, i due attori - che fanno parte di un collettivo di giovani artisti diplomati all’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa - hanno dato vita ad una “selezione ragionata di letture” tratte dal Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) di Kramer e Sprenger. Il programma nei prossimi giorni prevede ancora conferenze e contributi cinematografici e, nelle serate del 27, 28 e 29 ottobre, all’Urban Center, Cine Oktober Fest parteciperà con le proprie proposte al Nordic Festival, I Boreali a cura della casa editrice Iperborea. Il programma da martedì 24 ottobre, ogni sera alle 21, prevede al BIBLIOS CAFE’ ORTIGIA ( via del Consiglio Reginale,11, tel. 389 1666993): Martedì, 24 ottobre: The Lighthouse di Eggers (2019). Mercoledì 25 ottobre: Il sacrificio del cervo sacro di Lanthimos ( 2017). Giovedì 26 ottobre: Under the skin di Glazer ( 2013). URBAN CENTER Venerdì 27 ottobre, sabato 28 e domenica 29, Cine Oktober Fest si unisce in collaborazione con “I Boreali”, al Nordic Festival (Iperborea), con il seguente programma: Venerdì 27 ottobre, alle 21: focus Scandinavia, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, di Roy Anderson, Svezia, Germania, Norvegia, Francia 2014. In seconda serata, alle 23: focus Scandinavia, Thelma di Joachin Trier, Norvegia, Danimarca, Francia, Svezia, 2017. Sabato 28 ottobre, alle 22,30 : focus Scandinavia: L’ora del lupo, di Ingmar Bergman, Svezia, 1968. Domenica, 29 ottobre, alle 21,15: focus Scandinavia, La passione di Giovanna D’Arco di Carl Theodor Dreyer, Francia, 1928. In seconda serata, alle 23,15: focus Scandinavia, Midsommar di Ari Aster, Stati Uniti, Svezia, 2019. Cine Oktober Fest 2023 è ideato e diretto da Giuseppe Briffa (presidente Post Cinema) e dal vice presidente, Ludovico Leone. La manifestazione è patrocinata da Comune di Siracusa, in partnership con Siracusa Città Educativa, Urban Center Siracusa e Biblios Cafè Ortigia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"La Tela" di Guido Vigorita: Un viaggio tra arte e introspezione. Recensione di Alessandria today
Una sinfonia di colori e riflessioni. Il libro "La Tela" di Guido Vigorita ci trasporta in un mondo dove l’arte si intreccia con l’anima umana, offrendo al lettore un’esperienza intensa e vibrante.
Una sinfonia di colori e riflessioni.Il libro “La Tela” di Guido Vigorita ci trasporta in un mondo dove l’arte si intreccia con l’anima umana, offrendo al lettore un’esperienza intensa e vibrante. Attraverso una scrittura evocativa e ricca di sfumature, l’autore esplora il profondo legame tra l’artista e la sua opera, rivelando emozioni, pensieri e intuizioni che trovano espressione nei colori e…
#Alessandria today#arte e bellezza#arte e introspezione#arte e narrativa#artisti e opere#consigli di lettura#creatività e bellezza#creazione artistica#Cultura#Google News#Guido Vigorita#Guido Vigorita La Tela#introspezione artistica#introspezione creativa#italianewsmedia.com#La Tela#letture significative#libri da leggere#libri d’arte#libri ispiranti.#libri sulla pittura#metafore e immagini#narrativa contemporanea#narrativa e arte#narrativa emozionale#narrativa italiana#narrativa poetica#pittura e narrativa#racconti di creazione#riflessione sull’arte
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CONSIDERAZIONI SEMISERIE SULLA PASQUA DI NOSTRO SIGNORE (E SULLA NOSTRA)
Da bambino per me la Pasqua era qualcosa di assolutamente misterioso, non solo per la Resurrezione di nostro Signore, ma della Pasqua mi stupiva lo schiacciamento temporale, per così dire. Erano passati solo tre-quattro mesi dal Natale (a seconda se la Pasqua fosse “bassa” o “alta”) e trovavo quel bambino nato in una mangiatoia, già uomo e uomo perseguitato e messo in Croce. Eppure io andavo a Messa tutte le domeniche e non mi perdevo una sola “puntata” della vita di Gesù Bambino. Però, per me c’era qualcosa che non tornava proprio nell’anno liturgico. Non riuscivo mai a capire come il neonato Gesù, dopo pochi mesi, fosse un trentatreenne a cui molti volevano male. Più che “come”, non riuscivo a capire “quando” fosse diventato grande senza che io me ne accorgessi. Ma il dopo-Pasqua era anche peggio, perché fino alla Resurrezione non c’erano problemi. Deposto il corpo di Gesù dalla Croce, portato nel sepolcro con quel pietrone davanti, sapevo che dubbi non potevano essercene. Poi Gesù risorge ed io non riuscivo a farmi una ragione, non tanto che Gesù fosse risorto (io tifavo per lui perché sapevo che sarebbe risorto, visto che Gesù e Zorro erano i nostri due supereroi), ma non riuscivo a immaginare le donne che fecero la scoperta. Le identificavo con le tante vedove di Sant’Agabio, il quartiere dove sono nato e vissuto, che andavano al cimitero a trovare i loro mariti. Come avrebbero reagito se sul cancello del cimitero avessero trovato il custode che diceva: “I vostri mariti non sono più qui…” Comunque dopo Pasqua il mistero si infittiva perché il Mariulin, pur seguendo tutte le nuove avventure di Gesù risorto, non si capacitava di come, verso il principio dell’estate con l’Ascensione, Gesù Cristo sparisse di nuovo, ma questa volta chiamato dal suo papà vero, quel Dio che noi bambini avevamo timore al solo nominarlo. Durante il “tempo ordinario” della Chiesa, il sacerdote alla domenica continuava con i Vangeli e le letture che lo riguardavano come se niente fosse, ma io nei banchi della chiesa di Sant’Agabio a Novara, non mi davo pace e mi chiedevo dove fosse finito. Poi verso l’autunno, alla prima domenica di dicembre o anche all’ultima di novembre, incominciava l’Avvento e Gesù doveva ancora nascere. Mi mancava sempre un pezzo, ma cominciavo a capire che la storia era circolare e si sarebbe ripetuta sempre così. Naturalmente noi bambini, contravvenendo a quello che ci diceva Don Carlo, consideravamo il Natale più importante della Pasqua, non tanto perché considerassimo il nascere più credibile del risorgere, ma per il fatto che era praticamente l’unica occasione dell’anno nella quale ricevevamo un giocattolo in regalo. La Pasqua comunque tornava come il Natale, ed io il venerdì Santo, me lo immaginavo sempre come un oscuro giorno di pioggia (e spesso lo era, perché una volta in primavera pioveva davvero) e passavo poi un paio di giorni in ansia perché mi chiedevo se Gesù ce l’avrebbe fatta, anche questa volta, a resuscitare. Da quando sono bambino (ma mi dicono anche prima), ci è sempre riuscito. Il problema vero è che oggi per i bambini, per i loro papà e per le loro mamme, la Pasqua è un ponte con il mare, le città d’arte e le piste da sci e nessuno è più sconvolto da quell’uomo sulla Croce (eppure ce ne sono ancora tantissimi intorno a noi) e tantomeno è più in ansia nell’attesa di sapere se anche questa volta Gesù ce la farà a resuscitare. Comunque ce la farà, ve lo dico io. Buona Pasqua a tutti.
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Edizioni E/O
Buona lettura a tutti!
ℕ𝕀ℕ𝔽𝔼𝔼 ℕ𝔼ℝ𝔼 𝕕𝕚 𝕄𝕚𝕔𝕙𝕖𝕝 𝔹𝕦𝕤𝕤𝕚
“Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista. […] Erano tre persone molto diverse. Eppure avevano qualcosa in comune, una specie di segreto: tutte e tre sognavano di andarsene. […] Tre donne vivevano in un paesino. La terza era quella con più talento, la seconda era la più furba e la prima era la più determinata. Secondo voi, quale delle tre è riuscita a scappare? La terza, la più giovane, si chiamava Fanette Morelle. La seconda si chiamava Stéphanie Dupain. La prima, la più vecchia, ero io”.
Questo è l’incipit di “Ninfee nere”, il romanzo più famoso dello scrittore francese Michel Bussi, un mystery ambientato a Giverny, il paesino della Normandia famoso in tutto il mondo per via del pittore impressionista Claude Monet e della serie di quadri dedicati alle Ninfee.
Nel paese tutto ruota intorno alla figura del pittore, alla sua casa museo, allo stagno delle ninfee, ma anche intorno ad una bambina con un talento innato per la pittura e ad una maestra infelice, dagli occhi color malva, che vuole dare una svolta alla sua vita.
Nonostante l’ambientazione colorata, ricca di fiori e di bellezze naturali, già dopo poche righe di lettura, ci imbattiamo nel primo di una serie di omicidi che sembrano avere un oscuro legame con fatti avvenuti in un lontano passato.
La vittima è un collezionista d’arte forse coinvolto nel ritrovamento di un quadro di Monet dal valore inestimabile, mentre sono legati alla vicenda un marito geloso e un’anziana donna che conosce tutti i segreti dei suoi concittadini, ma si ostina a tacere.
“Ninfee nere” è considerato dalla maggior parte dei lettori un vero e proprio page turner, un romanzo dall'intreccio apparentemente lineare in cui, però, nulla è come appare: il finale è caratterizzato da un colpo di scena a prima vista sensazionale. In realtà, andando a rileggere alcuni passaggi, mi sono resa conto che Bussi si approfitta della buona fede del lettore, utilizzando vari escamotages per ingannarlo, facendogli credere quello che vuole, affinché non arrivi da solo alla soluzione del mistero.
COSA MI È PIACIUTO
Ho letto questo romanzo con il gruppo di lettura #lelulahunters gestito da Teresa, Bee Book a Lula e da Miria @miriathebookhunter2019 e attendo con ansia la discussione finale per potermi confrontare con gli altri partecipanti. Di “Ninfee nere” ho amato moltissimo l’ambientazione e le pagine dedicate all’impressionismo e, in particolare, alla vita di Claude Monet. Anche lo stile di scrittura, molto caustico, tipico della commedia nera, è sicuramente notevole.
COSA NON MI È PIACIUTO
Nonostante gli indiscussi pregi, la lettura del romanzo mi ha lasciata piuttosto tiepida per vari motivi: non ho apprezzato le modalità in cui l’autore cerca di depistare il lettore; i personaggi, a mio parere, sono caratterizzati in modo troppo marcato, assumendo dei tratti caricaturali. Inoltre, la vicenda è, di per sé, piuttosto scialba, poiché tutto viene raccontato solo e unicamente in funzione del colpo di scena finale.
L’AUTORE
Michel Bussi. Autore francese di gialli più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Tra le sue pubblicazioni per E/O figurano: Tempo assassino (2017), Mai dimenticare (2017), La doppia madre (2018), Il quaderno rosso (2018), La follia mazzarino (2019), Usciti di Senna (2020), la saga distopica N.E.O La caduta del sole di ferro (2020), Tutto ciò che è sulla terra morirà (2021), La mia bottiglia per l'oceano (2022) e Codice 612. Chi ha ucciso il Piccolo Principe? (2023).
LA CASA EDITRICE
Edizioni E/O è stata fondata dai coniugi Sandro Ferri e Sandra Ozzola nel 1979 e pubblica libri di letteratura italiana e straniera. Lo scopo della CE è quello di creare ponti tra letterature di diversi paesi per stimolare il dialogo tra le culture. Infatti, il nome e/o sta per e/oppure, ma anche est/ovest, mentre il logo rappresenta una cicogna che viaggia nel mondo portando storie. La e/o presta da sempre un’attenzione particolare alla letteratura femminile, pubblicando le opere di autrici come Elena Ferrante, Lia Levi, Muriel Barbery, Christa Wolf e Alice Sebold, ma edita anche i noir di Massimo Carlotto e Jean-Claude Izzo, i romanzi fantastici di Matt Haig e la saga dell’Attraversaspecchi di Christelle Dabos.
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22 lug 2023 15:35
“IL VATE” VALERIO BIANCHINI FA 80! “IL BASKET E' ARMONIA E GIOCO. MA LO ROVINANO GLI EGOISMI” - HA VINTO TRE SCUDETTI CON TRE SQUADRE DIVERSE: CANTÙ, ROMA E PESARO. L’AVVERSARIO PIÙ OSTICO? "DAN PETERSON. BATTERE LA SUA MILANO È STATO UN LAVORO COMPLESSO, PRIMA CON UNA SQUADRA DI PROVINCIA, POI CON QUELLA DELLA CAPITALE CHE PERÒ NEL BASKET NON LO ERA" – "NON MI PIACE LA NBA, OGGI NEL BASKET DOMINA IL SIGNOR IO, IL TIRO DA 3 RISOLVE TUTTO, I PLAY SONO SPARITI. LA COLLETTIVITÀ PERÒ È UN VALORE” – “POZZECCO CT? PETRUCCI LO HA SCELTO PERCHÉ SA COMUNICARE” -
Estratto dell’articolo di Emanuela Audisio per La Repubblica
Resta un uomo capace di cambiare schema. Anche ora che festeggia gli 80. I decenni per lui sono svolte. A 60 anni smise di fare l’allenatore di basket per diventare piccolo libraio a Roma, a 70 si diede al team-building (discorsi motivazionali) e ora a 80 ci tiene a dire che non fa il nonno. «Mi dedico finalmente alla mie passioni: gallerie d’arte, musica, letture, soprattutto saggi». Valerio Bianchini, primo allenatore di basket ad aver vinto tre scudetti con tre squadre diverse (Cantù, Roma, Pesaro), tanti titoli e molte esperienze, è sempre un bel tuffo nella vita.
Difficile scegliere tra basket e libri?
«Ricordo a San Francisco la City Lights di Ferlinghetti con lui alla cassa e Pasolini sugli scaffali, il rimpianto quando a New York tra Broadway e l’80esima strada non trovai più la Shakespeare and Company e la sorpresa di scoprire a Parigi in un quartiere decentrato la Griffe Noire, dove ogni testo aveva una scheda scritta a mano e in vetrina c’era un water dove buttare i libri che non erano piaciuti. Gusti e disgusti.
A rovinarmi sono stati due film: Improvvisamente l’estate scorsa e Psyco, mi affascinava la psicanalisi, ma a Milano la facoltà di Psicologia non c’era e Medicina non faceva per me, così mi iscrissi a Filosofia, fulminato da Lo Straniero di Camus.
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L’avversario più ostico?
«Sempre Dan Peterson perché era quello con più glamour e valore. Rappresentava Milano e la sua task force. Ci siamo confrontati tante volte, la sua difesa laser con Mike D’Antoni metteva paura. Batterlo è stato un lavoro complesso, prima con una squadra di provincia, poi con quella della capitale che però nel basket non lo era. Era una Roma uscita dalla Dolce Vita, che si toglieva dalle spalle la polvere della città ministeriale: con Liedholm e Falcao vinceva lo scudetto nel calcio, piccole aziende digitali nascevano, c’era un risveglio».
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E non va pazzo per l’Nba.
«Non sono per un basket dove l’unica cosa che conta è far canestro e prendere rimbalzi. Ma sono tra quelli a cui l’America ha insegnato, mi piace la loro tradizione dei college, dove i professori fanno gli allenatori e dove c’è spirito universitario, ricerca, sperimentazione. Il basket, un gioco aperto che si svolge al coperto, ha sempre favorito evoluzione e rinnovamento, non come il calcio sempre uguale a sé stesso. Invece ora si è fermato.
Ricordo quando Bill Bradley a metà anni 60 arrivò a Milano, prima di allenarsi faceva stretching, parola a noi sconosciuta, i vecchi lo prendevano in giro: questo sta sempre sdraiato, non vuole faticare, altri dicevano che doveva solo sgranchirsi dopo il viaggio aereo. Gli ho visto fare prima della partita una cosa che nessuno fa più: iniziare a tirare da sotto canestro, poi facendo un passo indietro, poi un altro, fino a dieci passi. Metteva a punto il suo meccanismo, ma oggi c’è il tiro da tre, con quello si risolve tutto. Posso essere contro? Mi annoia. Era un gioco da 5 contro 5, con il pick and roll è diventato un confronto a due».
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Non le piace Pozzecco ct?
«Petrucci lo ha scelto perché sa comunicare. La sua aura è l’emotività. Pozzecco è irrefrenabile, compartecipa e condivide. Si agita molto, piace alla gente. Bene, bello, può funzionare qualche volta, ma un ct ha una figura diversa. Deve dare luce a tutti gli allenatori, insegnare, fare scuola, siamo andati tutti a bottega da Paratore, Primo e Gamba. Il basket si deve arricchire, non immiserire, ma come si fa in un campionato dove ogni anno le squadre cambiano 10 giocatori su 12? E quando l’orchestra ogni volta è nuova cosa fa il direttore?».
Suona la stessa musica.
«Esatto, sceglie il tema che tutti conoscono, non ha tempo per altre note. Figurarsi per la complessità o per l’avanguardia. Negli anni 80 i giocatori uscivano da una scuola dove tra assemblee e riunioni si discuteva molto, uno come Enrico Gilardi era abituato a elaborare un pensiero, c’erano fermenti straordinari, Gamba seppe cogliere la crema di quell’educazione. Ora quella spinta non c’è più, ci si sono messi anche gli agenti che hanno trasformato geneticamente i giocatori, non c’è più limite ai trasferimenti. Domina l’individualismo, il signor Io, la collettività non è più un valore. A scuola se un figlio non è promosso il genitore ricorre al Tar: io dico che dallo sport dovrebbe venire un’inversione di tendenza, l’esempio che senza studio e allenamento non meriti di andare da nessuna parte».
Ci sarà qualcuno che le va a genio?
«Sergio Scariolo ha dato alla Virtus un gioco armonico, ha fatto molti miglioramenti in difesa e gli è riuscita la sintesi tra velocità e fisicità. È bravo a usare la zona mista, usa tutti gli strumenti tattici. Poi se l’altro tira meglio da tre, anche Scariolo perde. Seguo anche il lavoro di Ettore Messina e il suo rigore in difesa, ma è un altro che si è dovuto arrendere al tiro da tre punti. Non sarà un caso se anche un grande coach Nba come Popovich lo vorrebbe cancellare. Pure lui si dice annoiato».
L’accuseranno di essere retrò.
«Mi fa male un gioco che insieme non riesce a costruire niente per i trasferimenti assurdi, perché non c’è tempo e nemmeno la voglia di darselo, perché anche gli allenatori sono legati agli agenti e hanno perso la loro centralità. Non c’è più metodo né ricerca dell’eccellenza, tutti vogliono vincere. Io vengo ricordato per i tre scudetti ma io ho giocato sei finali e tre le ho perse perché il canestro degli altri è andato dentro».
Chi non vorrebbe in squadra?
«Rodriguez e Teodosic, enormi narcisisti. Ok sei bravo, ti guardo, ti applaudo, magari però se pensi alla squadra è meglio. I playmaker sono spariti, devono per forza segnare, per questo vorrei sempre Daniel Hackett che si preoccupa di come fare suonare bene l’orchestra. Nel ’98 ho vinto una Coppa Italia con la Fortitudo perché sono riuscito a equilibrare il talento di due immensi egoisti, Myers e Wilkins, che non ridavano mai indietro la palla, con il lavoro di smistamento del play. E ci tengo a dire grazie ai giocatori Nba che hanno sostenuto il Black Lives Matter. È stato un gesto di straordinaria bellezza e giustizia».
Rivaluta l’America?
«Lo showbusiness non m’interessa. Negli anni 70 andai a fare un giro in Usa e ne approfittai per conoscere “il generale” Bobby Knight che allenava Indiana a Bloomington. Con noi fu gentilissimo, ci portò negli spogliatoi che erano perfetti quando in Italia i nostri non avevano l’acqua calda, ci fece vedere la palestra. Gli scappò un foglio dalla cartella. Lo raccolsi e sbirciai. Era il suo discorso alla squadra. Diceva: “Tu che sei un giocatore ricordati che tra i ventimila spettatori ci sono gli occhi di un ragazzino che ti guarda, tu per lui sarai l’uomo giusto, cerca di essere un buon esempio”. Per questo il basket era un gioco meraviglioso: non solo una palla da buttare nel cesto, ma un seme da gettare nel cuore della gente».
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Il blu di Raffaello, Leonardo e Dante, centenari e riscoperte
(ANSA) – ROMA, 16 GIU – Il rinvenimento del blu egizio nella Galatea di Raffaello, la nuova attenzione sulla Gioconda delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, lo studio sulle “biblioteche” di Leonardo da Vinci e di Dante, le indagini volte a ricostruire gli inesplorati percorsi creativi del Poeta non solo attraverso le sue letture ma anche con attraverso la lente di quella che è stata la…
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Metamorfosi
poesie e racconti di Carlo Tivioli
progetto e testi di Silvana Bernasconi
volume impresso nell’officina d’arte grafica Lucini, Milano 1992, trecento esemplari, 86 pagine, con cofanetto
euro 50,00
email if you want to buy: [email protected]
Carlo Tivioli èstato il Karl Lagerfeld della pelliccia. Portandola a livello di sperimentazione e di sapienza artigianale mai raggiunto prima. I suoi capi da haute couture, cuciti uno ad uno dalle sue sarte nel laboratorio di Torino e poi in quello di Milano, erano indossati da regine, principesse e celebrity, e non mancavano mai a una Prima alla Scala o su un red carpet. Carlo Tivioli, 84 anni, era un pioniere anche nel design e il suo attico nel quadrilatero della moda era una sperimentazione di tubi al neon che incorniciavano le finestre. Lui la chiamava la maison de verre. Su una parete risalta un Oskar Schlemmer, anni Venti, Bauhaus: “Lui è stato l’idolo del fashion, della struttura. Lì ci vedi pure l’uomo di Leonardo”, spiegava attento alle letture interiori delle opere. Un temerario anche nell’arte contemporanea, ha incominciato a collezionare Boetti, Pistoletto, Fontana e Kounellis molto, molto prima degli altri.
Januaria Piromalli - Il fatto quotidiano 27 marzo 2020
14/10/21
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