#le vecchie maniere
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Appino - Le vecchie maniere
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E se Jane Austen fosse un vampiro?
Ho notato che i post che dedico a Jane Austen hanno sempre molto successo, è un argomento che evidentemente vi interessa, perciò ecco un nuovo post a lei dedicato, o meglio dedicato ad alcune serie che la vedono protagonista in veste di vampiro però.
-Serie Immortal Jane Austen di Janet Mullany
Inedita in italiano
1. Jane and the Damned
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Trama: Nel 1797, quando l'aspirante scrittrice Jane Austen diventa uno dei Dannati, i vampiri belli, alla moda e sexy dell'Inghilterra georgiana, la sua famiglia insiste affinché prenda le acque di Bath, l'unica cura conosciuta. Ma la città diventa un bagno di sangue quando i francesi invadono e i Dannati sono gli unici che possono rovesciare i francesi e salvare l’Inghilterra. Jane ora considera la sua trasformazione in vampiro come un dono. Rifiuta la cura e scopre un mondo di libertà, amore e avventura come vampiro. Ma essendo immortale, perde la capacità di scrivere e deve recidere i legami con la sua amata sorella Cassandra e il resto della sua famiglia. All'ombra della ghigliottina, Jane dovrà decidere se la vita eterna e l'amore sono un prezzo troppo alto da pagare per la perdita di ciò che significa di più per lei come mortale.
2. Jane Austen, Blood Persuasion, a novel
Trama: È il 1810 e i Dannati sono stati banditi dalla buona società di città e si sono rifugiati in campagna. I vecchi amici non morti di Jane Austen sono diventati quindi i suoi nuovi vicini, scatenando l'inferno nel suo tranquillo villaggio giusto in tempo per interrompere il lavoro di Jane su quello che sarà il suo capolavoro. All'improvviso la nipote di Jane flirta pericolosamente con i vampiri, e un'amica zitella, un tempo rispettabile, ha scoperto le gioie proibite del rapporto intimo con i Dannati (e prende in prestito le preziose calze di seta di Jane). Scrivere è semplicemente impossibile ora, con creature assassine che si aggirano per le viuzze un tempo pacifiche del villaggio. E con il ritorno delle sue caratteristiche di vampiro, una guerra civile che incombe tra le fazioni dei Dannati e un ex amante che intende trascorrere l'eternità incolpandola per il suo cuore spezzato, Jane si trova ad affrontare un anno davvero molto impegnativo.
- Jane bites back, di Michael Thomas Ford
Inedito in italiano
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Trama: Duecento anni dopo la sua morte, Jane Austen è ancora circondata dalla letteratura che ama, ma ora è perché è la proprietaria di Flyleaf Books in una sonnolenta città universitaria nello stato di New York. Ogni giorno guarda i suoi romanzi volare via dagli scaffali, insieme a dozzine di sequel, spin-off e adattamenti non autorizzati. Jane può anche essere un vampiro non morto, ma i suoi libri hanno acquisito una vita propria. A peggiorare le cose, il manoscritto che ha terminato poco prima di essere trasformata in vampiro è stato rifiutato dagli editori ben 116 volte. Jane desidera far sapere al mondo chi è, ma quando un improvviso scherzo del destino la riporta sotto i riflettori, deve nascondere la sua vera identità e respingere un uomo oscuro del suo passato mentre si destreggia tra due corteggiatori moderni. Riuscirà l'inimitabile Jane Austen a mantenere la calma in questa commedia di buone maniere, o mostrerà a tutti cosa può fare una donna con uno spirito acuto e una serie di zanne ancora più affilate?
-Vampire Darcy's Desire: A Pride and Prejudice Adaptation, di Regina Jeffers
Inedito in italiano
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Trama: Immaginate la trama di Orgoglio e pregiudizio ma con qualche sostanziale variante come il fatto che Darcy per colpa di una maledizione di famiglia sia un dhampir metà umano metà vampiro. Immmaginate poi che Wickham sia un vero vampiro di duecento anni che odia Darcy per colpa di ciò che gli fece un suo antenato, e immaginate che anche l’antenata di Elizabeth fosse una sua conoscenza.
- Mr. Darcy, vampiro, di Amanda Grange
Edito da Tea
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Trama: Bè il titolo dice già tutto, no? L'autrice ha deciso di aggiungere al fanstico mondo di Jane Austen un pizzico di paranormale. Mr. Darcy, Vampyre inizia dove Orgoglio e pregiudizio finiva e introduce un'oscura maledizione di famiglia…….Pericolo, oscurità e amore immortale, i punti forti di questo libro. Da leggere solo se siete particolarmente amanti della Austen e del gusto gotico, se amate il paranormal lasciate stare perchè qui di paranormal in realtà c’è ben poco.
- Altra autrice che ha dedicato una serie di libri a Jane Austen è Carrie Bebris. Ogni romanzo della serie è la rivisitazione in chiave lievemente, e ripeto lievemente, parnormal di una delle opere della Austen, quella dedicata ad Orgoglio e pregiudizio è:
Orgoglio e preveggenza
Edito Tea
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Trama: È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.“ Ed è una verità cui non si sottrae Mr. Frederick Parrish, ricco e affascinante gentiluomo americano, che sta per convolare a nozze con Caroline Bingley. Un'atmosfera di festa avvolge i fidanzati e il matrimonio pare suggellare la promessa di una vita serena e felice. Ma presto la gioia s'incrina e la coppia è turbata da una serie di strani episodi: fenomeni di sonnambulismo, cavalli imbizzarriti senza una ragione, uno spaventoso incendio e misteriosi incidenti. Qualcuno sta perseguitando i Parrish, ma la pericolosità della situazione pare sfuggire a tutti. A tutti tranne a Elizabeth e Darcy, amici della giovane donna e anch'essi sposi novelli, che mettono da parte i progetti per la luna di miele per aiutare Caroline.
- La Harpercollins Italia, ha reso disponibili in ebook tre dei quattro racconti che quattro autrici famose hanno creato per omaggiare Jane Austen, tre storie ispirate ai suoi romanzi, ma con un pizzico di paranormal. In lingua originale i 4 racconti sono stati raccolti in una antologia intitolata Bespelling Jane Austen. Mentre da noi in Italia tre dei racconti sopracitati, quelli di Mary Balogh, Susan Krinard e Colleen Gleason, sono disponibili singolarmente in versione ebook:
Titolo: Incantevole Persuasione
di Mary Balogh
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Avevano cercato di farle dimenticare quel pomeriggio quando, bambina, Jane aveva dichiarato di essere stata, in una vita precedente, la giovane figlia del curato. Ma il ricordo era rimasto lì, pronto ad affiorare e ora finalmente, grazie a quel giovane e avvenente capitano, tutto riemerge in superficie.Ci conosciamo da una o dieci vite. Da sempre, a dire il vero… sono le parole che lui ha pronunciato, rivelandole una verità inconcepibile, eppure inconfutabile. Perché il Capitano Mitford altri non è che il suo amato perduto. Ma in tutte le vite passate la loro storia d'amore è finita tragicamente. Sono destinati a non veder coronato il loro amore, o forse esiste una speranza che, un giorno, il sentimento trionfi sul crudele destino?
Titolo: Il castello di Northanger
di Susan Krinard
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Caroline Merrill nutre una passione davvero smodata per i libri e in particolare per le novelle popolate di vampiri, castelli e buie notti di luna. Caroline ha anche una sfrenata fantasia, che la porta ad ambientare storie in ogni luogo che visita e a fare di ogni persona che colpisce la sua curiosità la protagonista di un racconto. Non ha idea di quanto possa essere pericolosa questa sua innocente passione, almeno finché non inizia a sospettare che l'affascinante Mr. Blanchard sia uno di quei succhiasangue che popolano le storie che tanto ama.
Titolo: Vampiri, orgoglio e pregiudizio
di Coleen Gleason
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Non c'è niente di peggio di un uomo arrogante e presuntuoso!, considera Lizzie Bennet subito dopo aver conosciuto Mr. Darcy. E poi… che razza di nome è Fitzwilliam? E da dove esce quel suo modo di parlare affettato, tutto fatto di Miss Elizabeth, lunghi silenzi e parole ricercate, quasi lui fosse un damerino nel bel mezzo di un salone da ballo del 1800 invece che un giovane a una festa aziendale nel Ventunesimo secolo. In effetti, però, quando si ritrovano vestiti entrambi in abiti Regency durante la festa di Halloween, lui sembra proprio calato nel suo elemento. E sembrano adatti alla notte delle streghe anche quegli occhi dalla sfumatura rossiccia e quei denti aguzzi ben mascherati dalle labbra sensuali, che lasciano immaginare storie oscure di zombie, vampiri e…
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Fastidi.
finire la cartaigienica - l'audio di instagram - le persone che guardano il telefono mentre gli parlo - lo spritz annacquato - le rose - i dossi alti - le strisce colorate per capire dove cazzo devo andare in ospedale - gli inviti - i matrimoni - l'acqua fredda quando fa freddo - l'acqua della doccia che non tiene la temperatura - la muffa - le spine nel pesce - la pescheria nel supermercato - le code in autostrada - i coglioni che viaggiano nella corsia centrale in autostrada - le mamme pancine - i tuttologi - i ricchi - la spia dell'olio - i sughi pronti - le penne lisce - l'immondizia - le stampanti che non stampano - la gente che chiede la pizza con abbondante pomodoro - i barattoli che non si aprono nemmeno bestemmiando - lavare la doccia - pisciare - pisciare fuori - pisciare in piedi - pisciare seduti in inverno - il vino del cazzo - il vino costoso - il freezer - i nomi degli alcolici - le spugne - radersi - trovare i calzini uguali - gli zaini scomodi - le chiamate - le casse del supermercato - le cassiere lente del supermercato - le cassiere troppo veloci del supermercato - la tovaglia con le briciole - i fari al led delle macchine nel senso opposto - la musica da discoteca - il cagotto - il cagotto in viaggio - la digestione - le ricette - il tempo di cottura - i fagioli cannellini - i compleanni - gli amici che si fidanzano - gli amici che si mollano - io che non mi fidanzo così non posso mollarmi - la convivenza - i tavoli tondi - la birra belga - la gente che ordina birra belga - i musei - le audioguide - scegliere l'avocado migliore - il reparto ortofrutta - la verdura per terra dopo il mercato - il mercato - l'erba - gli insetti che stanno nell'erba - le cimici - i frutti che cadono dagli alberi - i frutti spiaccicati per terra dopo esser caduti dagli alberi - i bigliettini da visita - le richieste di amicizia - le notifiche - non ricevere notifiche - i soldi di carta - le monete - il pin del bancomat - i manifesti con un sacco di testo - la musica rock che però non è proprio rock rock diciamo - i Coldplay - Don Matteo - le strisce pedonali - le assicurazioni che pagano solo se attraversi sulle strisce - i bambini - i bambini degli altri - il pensiero di avere un bambino - i preservativi - la pillola - le coperte felpate - la neve - la pioggia quando c'è la neve per terra - i guanti che non tengono caldo - i guanti che mi devo togliere per poter usare il telefono - le scritte romantiche sui muri - i post romantici - i gatti grandi - la musica metal - i cantanti growl - i frontali - le quote rosa - l'ingresso gratuito per le ragazze in discoteca - i giochi di carte - i rompicapo - nomi cose città - le feste di capodanno - il forno che non forna mai come dovrebbe - i libri - le biblioteche - l'incertezza - il clima - le meteoriti - le cose che vedo - le cose che non vedo - le cose che non vedrò - gli appuntamenti - gli eventi in calendar - le mail lunghe - gli imprevisti - le visite - i medici incompetenti - i medici che non si capisce un cazzo di quello che scrivono - i nomi delle medicine - il menù delle pizze - la gente che non capisce cosa dico e mi costringe a ripetere - i computer vecchi - i computer lenti - la voltura - le offerte - gli scaffali con troppa scelta - le esperienze - le esperienze di coppia - le degustazioni - le cantine aperte - le località turistiche - i ristoranti - gli amici che parlano di ristoranti - l'ansia da prestazione - gli esami - il percorso universitario - i treni regionali - il sudore - gli amici che poi se ne vanno - le abitudini che cambiano - le mamme e i papà che annunciano con gioia l'annuncio l'arrivo di un nuovo bebè - i bebè - i nomi dei bebè (come cazzo fai a chiamare una bambina "Agape Amelia"?) - i nomi delle persone - la lavanda dei piedi - il catechismo - la dottrina - le buone maniere - l'educazione - le ore perse - la parola di Cristo - cambiare idea - la batteria del telefono - le notizie false - i titoli clickbait - la pubblicità prima dei video - la pubblicità su LA7 - i chitarristi bravi - i concerti con troppa gente
- i concerti vuoti - la pioggia - il sole - l'oroscopo - le tapparelle - i lucernari - il caricabatterie - le chiavi - il gas prima di andare a dormire - la pisciata della notte - la camomilla che mi fa venire da pisciare mentre dormo - la corretta alimentazione - i consigli - i consigli corretti - i consigli corretti che non seguo - i pittori - i traslochi - le scarpe nuove - le formule excel - lo stipendio - la poco equa ridistribuzione degli utili in azienda secondo me che sono dipendente - le critiche - le frecciatine - le teste di cazzo - le canzoni in inglese - la musica italiana - la musica italiana di una volta - i quaderni ad anelli - la professoressa che non scopa - il professore che ha gli stessi problemi della professoressa - le regole - i servizi a pagamento - viaggiare controsole - pisciare controvento - i film troppo lunghi - le serie noiose - le serie virali - il vicino che mi fa domande mentre sono in poggiolo - i taglietti da carta - le buche - allacciarsi le scarpe in pubblico - i pranzi in famiglia - le cene con gli amici - le ore piccole - gli impegni - la noia - i messaggi melensi - i messaggi gentili - la beauty routine - la sagra - i fuochi d'artificio - la portiera che non si chiude bene - i calici - la bottiglia che non si apre mentre la gente aspetta che la apra - la gente che mi guarda - i tic - le cose tra i denti - il dentista - le pec - gli amici avvocati - i cannocchiali - i genitori spacca-coglioni - quando muoiono i genitori - i cuscini troppo alti, bassi, morbidi, avvolgenti - i cervicali - le poesie - la licenza poetica - la gente che utilizza "ergo" - la gente che mi chiede di descrivermi con tre aggettivi - gli accordi - i preventivi - i pagamenti a 90gg - il regime fiscale - il cuneo fiscale - l'INPS - il canone rai - le salviette del bar - i cucchiaini piatti - la memoria - la nostalgia - le cose che se ne vanno - le cose che devo lasciare indietro - le novità - le persone moderate - perdere - scopare poco - scusarsi - cercare di capire cosa pensa l'altro senza chiederglielo - le coccole - le storie già sentite - le nuove conoscenze - le conoscenze in viaggio - le valigie in treno - le valigie in aereo - l'aereo - le persone che dicono che l'aereo è più sicuro della macchina - le altezze - la paura - le esperienze - l'ora di andare a dormire - i soldi - i debiti - il mutuo - scegliere casa - il colore delle tende - l'argenteria - i compro oro - il pavimento appiccicoso - le piante - le vespe - la natura - i raduni - i chopperisti - gli scaffali del supermercato - le pulizie - i letti contenitore - i video lunghi - dover morire - la riabilitazione - il percorso di studi - l'intro - le presentazioni - il pacchetto office - i tappeti - cava - le passeggiate della Domenica - la Pasquetta - il giorno dopo - le mail - gli sms - l'itinerario - il traffico - le audioguide
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Dovevamo passare la nostra ultima serata ad Haarlem in pace e siamo riusciti a litigare
Per le mie brusche maniere e perché sono brava a dire di no
Io le cose con i traumi e con denti le porto a termine e non con le parole calme e posate
La tua freddezza mi fa pizzicare i timpani
Ora è tutto pronto, si, no, forse
Ma
Non sono pronta io e forse non sei pronto nemmeno tu
Io di certo no
Che follia che pazzia
Ma non sono forse i grandi amori che sono quelli che nascono e si arrampicano sulle cime spinose delle vecchie fortezze?
Ci saranno giorni migliori
9/10/24
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su #Nonge c’è poco da dire, ci sono i modi di una volta, che se tornavi da scuola con una nota tua madre ti prendeva a schiaffi, e poi c’è il metodo odierno, che se i figli rientrano con una nota i genitori vanno a prendere a schiaffi i professori: io prediligo le vecchie maniere
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L'attacco dei giganti - Ep 89 - Peccatori
Eh lo so. Avevo detto "Nei prossimi giorni", eppure ho lasciato passare i mesi, e d'un tratto da che era marzo siamo a novembre, ed ho tranquillamente lasciato arrivare la fine della serie senza aver commentato il penultimo episodio. Ma ciò mi permette di rinfrescarmi la memoria per poter al meglio seguire la fine della fine, l'ultima puntata, l'ultima con la U maiuscola, quella finale, non so se si è capito, ma è la fine, chiaro? Lo scorso episodio è stato letteralmente una pioggia di emozioni, un temporale, un diluvio universale, e tutti i fazzoletti che avevo in casa non sono bastati a placarlo, e tutt'ora rileggendo il mio commento il pianto minacciava di tornare. Ma non possiamo cincischiare con fazzoletti e metafore, abbiamo un lavoro da fare, ossia commentare il penultimo episodio della terza parte della stagione finale dell'attacco dei giganti. E andiamo.
I nostri eroi sono distrutti dal dolore per il sacrificio di Hange, nessuno spiccica una parola, anche Pieck (ciau Pieck!) che in fin dei conti Hange l'ha conosciuta tipo due giorni prima, capisce quanto è grave l'atmosfera e che non è il caso di disturbarla. Armin intanto fa la conta dei danni causati da quel figlio di buon padre di Flock, che francamente se ci avesse lasciato due episodi fa sarebbe stato meglio, perchè infatti il serbatoio s'è potuto riempire solo a metà e Ymir sola sa se arriveranno a Salta. Ma abbiamo con noi Onyankopon, che dichiara che porterà i nostri eroi a destinazione dovesse costargli la vita; Onyankopon, veramente sei un tenerone, ma se la benzina finisce non è che tu possa fare molto eh. A meno che il velivolo non si possa alimentare a sputo, in quel caso saremmo a cavallo. Ma s'apprezza comunque l'impegno. E conclude dicendo che adesso grava su Armin la responsabilità di risolvere la situazione, tutti quanti contano su di lui. Quasi quasi la vedo la risposta di Armin, "Grazie mille Onyankopon, adesso sì che sono sereno, mi ci voleva questo peso per alleggerire il nervosismo, sei un amico". E facciamolo sto piano.
Mettiamo di sottofondo la musica di Mission Impossible e torniamo a fare i disegnini col gesso trovato chissà dove, saremo anche in emergenza mondiale, ma un pezzo di gesso per fare i disegnini c'è sempre. Bersaglio della missione è Eren, che ora come ora si è digievoluto in una sorta di cupolone di ossa, o per dirla con le sempiterne parole amorevoli di Levi, in un grosso insetto. Logica vuole che colui che comanda l'ammasso di ossa sia nella collottola della struttura, sono 4 stagioni e passa che tagliamo collottole, ormai me le sogno la notte. Ed invece no, perchè il boss finale deve essere overpower, e se ricordiamo bene, Eren ha inglobato il gigante martello, che ha la squisitissima capacità di spostare la propria coscienza dove cacchio je pare, può pure fare un cordone che raggiunge sotto terra l'estremità opposta del globo e nascondersi lì, e buona fortuna scemi! Ma non complichiamoci la vita, che già siamo messi male così. Dunque a questo punto diventa bersaglio non solo la collottola di Eren, bensì tutto lui. Pieck propone di usare la tattica usata da Armin a Liberio, quando ha ucciso tutti quegli innocenti, piccoli e grandi, vecchi e giovani, uomini e donne, sai quando ha fatto quel massacro, sangue per le strade, gente morta abbrustolita dappertutto…Caspita Pieck, se davi un pugno ad Armin facevi meno male. Ma il biondo incassa la frecciata e prende in considerazione la proposta, dicendo che potrebbe funzionare. Ma vuole usarla come ultima risorsa, prima vuole parlarci con quel testone (wink wink) di Eren, e solo se rimane di coccio passiamo alle maniere forti. Quanto è attuale tutto ciò?? Adesso, a novembre 2023, con non so quante guerre in corso, quanto è prorompente e sublime il concetto che un comandante prima di usare le armi e la distruzione voglia tentare prima la strada del dialogo? Quanto?? Ve lo dico io, una cifra. Anche Mikasa è d'accordo con Armin, sarà anche determinata ma sai com'è, ad uccidere la persona che ama sarebbe un attimo restìa.
Ma poniamo che dobbiamo quindi passare alla tattica boom, visto che Eren controlla i giganti tramite il sangue reale di Zeke, non sarebbe meno complesso trovare ed uccidere il gigante bestia? In tal modo fermeremmo il boato dei giganti, che è la cosa più urgente in questo momento, poi per riempire di schiaffi quel testone di Eren il tempo c'è. Ed allora così sia, Levi, un ammasso di testosterone che l'idrovolante pesa qualche tonnellata in più solo con lui a bordo, si fa avanti e dichiara che eliminerà il suo vecchio nemico, la scimmia. Chiede agli altri di prestargli la loro forza per riuscire nell'impresa, e sì, Levi, ti presto pure io la mia forza, anzi te la regalo, fa' di me ciò che vuoi.
Questo è l'obiettivo, per far volare a destinazione questo idrovolante e salvare l'umanità hanno ucciso loro compagni, non renderanno vane le azioni di cui si sono macchiati. Adesso, con questa presa di coscienza, per Connie è possibile comprendere l'incredibile fardello che sono stati costretti a sopportare Reiner, Berthold ed Annie, quando sono stati chiamati traditori e sono stati visti come nemici, quando sono stati tragicamente divisi tra le persone che li avevano cresciuti nel continente ed i loro compagni su Paradis ai quali si erano affezionati. Reiner da coraggio a Connie, ed anche Jean ammette di non avere il diritto di giudicarlo, perchè ormai sono tutti diventati assassini per un bene più grande di loro e dei loro affetti. Ma quanto è bello vedere uomini grandi e grossi commuoversi e avere gli occhi lucidi? Non perchè io sia una sadica e mi piaccia vedere la gente che piange, ma è così rinfrescante e liberatorio vedere un così ampio corollario di emozioni, niente di taciuto o nascosto, semplice e pura sincerità tra persone che stanno mettendo il loro animo più intimo in gioco. Sublime. Ma Reiner non finisce qui il suo discorso; ha infatti l'impressione che Eren voglia essere fermato da loro, che stia commettendo tutto questo proprio per istigarli ad ucciderlo o comunque fermarlo. Ed anche Armin dice che lo pensava da un po'; infatti Eren può influenzare tutti gli eldiani, tutti tutti, portatori di giganti compresi. Eppure eccoli lì i nostri eroi, ad elaborare piani per fermarlo. Eren li sta lasciando fare, non li sta manipolando volontariamente, come se volesse, per dirla come Armin "vedere cosa sono capaci di fare". Eeeee qui la cosa cambia.
Tutti si ritrovano in quel posto, come a dimostrare che la loro ipotesi che Eren li osserva ma non interviene di proposito è vera. E caspita se Eren ci ascolta allora tentiamo adesso la strada del dialogo! Armin ci prova, gli urla che adesso può fermarsi, ha talmente terrorizzato l'umanità che per secoli nessuno si avvicinerà di miglia a Paradis, la gente sarà talmente spaventata dalla minaccia dei giganti che costruiranno navi spaziali per andare su un altro pianeta, così Paradis avrà tutto il globo a disposizione se una mattina si sveglia con la luna storta. Ci provano tutti, Jean, Connie, che si scusa per non averlo capito ed averlo accusato per la morte di Sasha, anche Mikasa lo implora con la voce gonfia di emozione di tornare da loro e porre fine a tutto, perfino Levi gli dice che se smette adesso gli darà solo dei calci nel sederino (a me m'avresti già convinto, capitano oh mio capitano), ma Eren risponde a tutti loro che avanzerà, non fermerà il boato della terra; compare un bambino, il piccolo Eren, accanto alla fondatrice Ymir, ma a nulla servono le corse dei ragazzi, è impossibile raggiungerli. Eren risponde all'ultima domanda di Armin, vuole portare via la libertà al mondo per ottenerla a loro, e per questo sta lasciando tutti liberi di perseguire i loro obiettivi. Ognuno avanzerà, il dialogo è inutile, e l'unico modo di porre fine al boato è uccidere Eren. Fine delle trattative. E' stato bello.
Ci spostiamo sulla nave dove abbiamo lasciato Annie e gli altri, la capoclan degli Hizuru ha dei rimorsi perchè è stata lei a fare incontrare Zeke ed Eren. Ma inutile pensarci, il passato non può essere riscritto. Ad interrompere il discorso arrivano Gabi e Falco, e Falco dice di aver visto un ricordo di Zeke, dopotutto è diventato gigante grazie al suo fluido spinale, è logico supporre che in questo vortice di passaggi di ricordi e sogni tra portatori di giganti qualcosa di Zeke sia arrivato a Falco; ed in questo ricordo Falco si librava nel cielo, volava, quindi è convinto di poterlo fare. Ed anche qui la cosa cambia. Hai presente un gigante volante quanto può essere strategicamente d'aiuto in una battaglia dove le fazioni sono tutte a terra?? Dunque mi dispiace Annie, ma forse forse parteciperai alla battaglia anche te.
Intanto nel continente un treno si affretta ad arrivare verso la fortezza di Salta, da cui sono in partenza alcuni dirigibili. Sul treno ci sono molte nostre conoscenze, tra cui i genitori di Reiner, di Annie, di Gabi ed altri; e noto con poco stupore che la situazione sempre più tragica col passare dei minuti non ha insegnato a marleyani ed eldiani a collaborare insieme, anzi è rimasta una battaglia per la sopravvivenza, se ci fosse stato un eldiano capace di guidare il treno avrebbero felicemente ucciso il marleyano al comando. Ne usciremo migliori, dicevano. Ma le loro speranze vengono disattese, perchè poco prima di arrivare alla fortezza vedono volare via tutti i dirigibili, sono arrivati troppo tardi ed in lontananza già si staglia il vapore dei giganti che ridendo e scherzanddo hanno già spianato tutto il continente fino a lì. Seh, ridendo e scherzando, ridendo e sterminando semmai! Ma i dirigibili non stanno volando via, stanno andando contro i giganti, vogliono tentare di bombardarli. Fanno quasi tenerezza, una decina di supposte con qualche barile di esplosivo vogliono sterminare centinaia di giganti colossali capitanati dal gigante fondatore che solo lui è grosso qualche ettaro. Che teneri, veramente. Ci sarebbero state altre opzioni, tipo che ne so, sfruttare i suppostoni volanti per raccattare più superstiti possibili e portarli tutti in un posto sicuro, ma i militari so' loro, che ne so io di come si salvano degli innocenti.
I dirigibili si dirigono dunque verso i giganti, e qui il comandante delle forze armate fa un discorso che onestamente dovremmo inciderci nel cervello, noi e tutti i politici del mondo, e che per ovvie ragioni scriverò per intero.
"A tutti i soldati dello squadrone di dirigibili e di questa fortezza! Questo è l'ultimo baluardo rimasto all'umanità. Sulle vostre spalle grava un peso incommensurabile. Tuttavia qualsiasi sarà il risultato sappiate che la responsabilità non sarà soltanto vostra. La colpa è di tutti noi adulti. Abbiamo utilizzato l'odio continuando a farlo crescere credendo che ci avrebbe salvato. Abbiamo scaricato ogni nostro problema sull'"isola dei demoni". E come risultato di tutto ciò è nato quel mostro che adesso è giunto a restituirci il rancore che abbiamo continuato a provare. Se mi sarà possibile avere di nuovo un futuro non farò mai più lo stesso errore. Lo giuro. Vorrei che tutti voi facciate un giuramento. Abbandoniamo per sempre quest'epoca di odio reciproco...diamo inizio ad un mondo dove avremo più considerazione del prossimo e qui diciamo addio ai nostri mostri."
Quanto è potente questo segmento. Quanta presa di coscienza che attanaglia lo spettatore, messo davanti ai propri demoni insensati ed al proprio odio immotivato. Ma gli anime sono per bambini. Mortacci di chi lo dice. Anche la signora Braun si accascia a terra sotto il peso delle sue colpe, perchè comprende finalmente di non aver mai visto suo figlio come un essere umano, bensì come uno strumento per vendicarsi di Paradis. Quanto ha sbagliato, come madre e come essere umano. Se ci pensiamo, è lo stesso identico errore che hanno fatto i genitori di Zeke con lui, non l'hanno mai visto come un bambino, per loro era lo strumento per vendicarsi di Paradis, era un oggetto utile alla restaurazione dell'impero Eldiano, non gli interessava di crescerlo con amore ed affetto, e sappiamo bene com'è andata a finire. La storia si ripete.
Ed a morte si aggiunge morte, i civili da terra vedono il gigante fondatore creare con un fulmine una sua appendice a forma di gigante bestia, che con la classica posa di giocatore di baseball lancia rocce contro i dirigibili, facendoli a brandelli in tipo 30 secondi. Niente può fermare l'avanzata dei giganti, se non fosse per quella nuvoletta bianca alle spalle del fumo scuro sprigionato dal bombardamento fallito. Dalla nuvoletta spunta il velivolo pilotato da Onyankopon, è arrivata la cavalleria che non vede l'ora di disossare qualche gigante troppo cresciuto. Eccoli lì i nostri eroi, più incacchiati che mai, portati grazie all'ultima goccia di carburante proprio sopra il fondatore, per poter avvicinarsi il più possibile al gigante bestia. Da terra i civili vedono i nostri eroi trasformarsi ed apparire il gigante corazzato ed il gigante carro, increduli capiscono che le forze di Eldia stanno combattendo anche loro i giganti, non importa più il sangue e la provenienza, l'obiettivo ultimo è la fine del boato. Ed a questo guarda Armin, chiedendo ad Eren dov'è la libertà di cui tanto si riempie la bocca davanti a tanta morte.
E che dire raga', questo episodio è un alzarsi in piedi, un tendere verso quella che sarà la fine. E come ci stiamo arrivando bene a questa fine, tutto è messo al suo posto in maniera perfetta, i personaggi si stanno riunendo nello stesso punto, la grande battaglia del nostro tempo ha inizio, col Signore degli anelli avevo sinceramente meno hype. Confermo quanto detto per la scorsa puntata, dove si è pianto naturalmente di più mentre qui abbiamo fatto un'analisi degli intenti delle parti in gioco, abbiamo vagliato le due alternative, tentato di metterle in pratica grazie ad Armin, abbiamo scoperto qualcosa che forse si dimostrerà un asso nella manica, ed Eren tuttavia rimane un po' oscuro nel suo intento, vuole distruggere il mondo ma nello stesso tempo lascerà i suoi compagni liberi di fare ciò che vogliono, anche ucciderlo se riescono. L'affetto che prova per loro non è stato dimenticato, anzi, è il motore ed il carburante di ogni sua azione, per loro vuole creare un mondo senza guerre, per loro sta massacrando milioni di persone, ma se loro non vorranno farglielo fare sono liberi di distruggerlo. Si farà comprendere nella puntata finale? Non rimane che scoprirlo, vi invito a sintonizzarvi qui "nei prossimi giorni" questa volta speriamo davvero, per parlarne insieme. Come al solito, offrite i vostri cuori! -Sand-
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La storia spesso è bizzarra. Il primo a ritagliare una terra per il popolo ebraico fu Iosif Stalin, e la individuò in Crimea, di cui Mosca ha sempre pensato e continua a pensare di disporre a capriccio. Era il 1926, e Stalin decise di trasferire in Crimea centomila famiglie per concorrere in declinazione comunista al disegno di uno Stato sionista in Palestina. Gli ebrei ci andarono alla fine del decennio e misero in piedi una quantità di fattorie collettive ma, siccome andavano bene ed erano ben foraggiate dagli ebrei di mezzo mondo, i contadini del posto sistemarono la questione con le vecchie maniere: i pogrom. Il progetto fallì e gli ebrei sovietici se ne tornarono da dove erano venuti e Stalin, uomo di rara inventiva, una ventina d’anni dopo, quando inaugurò la sua florida stagione antisemita, mandò a morte una ventina di intellettuali ebrei con l’accusa di aver cospirato per istituire una nazione sionista in Crimea. La musica, per gli ebrei, è un ritornello. E lì mi è tornato in mente un bellissimo libro di Wlodek Goldkorn, La scelta di Abramo, dove si racconta che durante la Guerra dei sei giorni (1967) l’Unione sovietica di Leonid Breznev dichiarò Israele nemico del progresso e braccio esecutivo dell’imperialismo americano. I polacchi la interpretarono per quello che era: la riduzione di Israele a nemico dell’umanità e, ancora più precisamente, la riduzione del sionismo alla più nociva delle ideologie, equiparabile soltanto al nazismo. Potete immaginare come se la passarono gli ebrei polacchi in quei mesi. La solita musica, il solito ritornello: “Israele nazista”, ancora di gran successo nelle nostre piazze. (Mattia Feltri)
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Mi va benissimo abbattere i cliché di genere. Gli uomini possono piangere e le donne possono pagare la cena. Le donne possono fare il primo passo e gli uomini possono fare un passo indietro. Sfidiamo le tradizioni, le vecchie buone maniere, sfidiamo quello che ti pare, ma non cadiamo nel cliché di chi deve per forza combattere i cliché, che io voglio poter essere forte, indipendente e moderna pur senza rinunciare a te che mi accompagni a casa o provi a baciarmi in macchina.
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Negli Stati Uniti la deriva politica verso destra continua. È uno slittamento iniziato quarant’anni fa e che non si è mai fermato; anche le vittorie democratiche di Clinton, Obama e Biden sono state effimere, un po’ perché parziali (il congresso e la netta maggioranza degli stati sono restati in mano ai repubblicani, la corte suprema è sotto il loro totale controllo) e soprattutto perché ottenute al prezzo di decise sterzate a destra. Giustamente Robert Reich, uno dei più lucidi politologi ed economisti americani, ha notato che se oggi viene considerato di estrema sinistra dipende dal fatto di essere restato sulle posizioni molto moderate che aveva negli anni settanta. Tutto il mondo è andato nella stessa direzione, a cominciare dall'Italia. Purtroppo non perché la destra sia conservatrice, come continua a essere definita da giornalisti mediocri e corrotti e dagli intellettuali più codardi della Storia. Al contrario, non vuole conservare assolutamente nulla e la ragione per cui vince è che ha fatto del consumismo irresponsabile e “libero”, ossia senza limiti, la sua bandiera.
Era inevitabile che la gente, in mancanza di ideali, fede, cultura e radici, si adagiasse nel più becero individualismo e nella ricerca del piacere immediato, in gran parte realizzato trasformando i prodotti e le esperienze imposte dalla pubblicità in bisogni, e poi soddisfacendoli comprando compulsivamente. Ora, dopo decenni di edonismo e di abitudine allo spreco (sono la stessa cosa), è difficile tornare indietro e rinunciare ai viaggi facili, per turismo e per “lavoro”, alle tecnologie di moda, alla fiera delle vanità che è diventato il Natale, all’automobile personale (figli diciottenni inclusi), al bagno privato (un appartamento che ne abbia uno solo è da poveracci), all’aria condizionata centralizzata e al riscaldamento a pavimento. Quelli che fino a mezzo secolo fa erano dei privilegi e dei lussi sono diventati dei diritti e l’indisponibilità a fare sacrifici e a comportarsi in modo disciplinato e rigoroso sono probabilmente le caratteristiche salienti della nostra epoca.
Vi pare una conquista? Immagino allora che non vi siate insospettiti neanche un po’ per l’improvvisa scomparsa del servizio militare, in quasi tutto l’occidente e in perfetta coincidenza con il trionfo del neocapitalismo selvaggio. Ho detestato la leva e non mi ha insegnato nulla: eccetto una cosa, per il solo fatto che fosse obbligatoria: e cioè che si hanno anche dei doveri sociali sgraditi in quanto limitano pesantemente e arbitrariamente la nostra libertà individuale, e tuttavia vanno accettati lo stesso. Identica cosa per la morale e per le buone maniere, importanti inibitori delle tensioni sociali e soprattutto necessari dispositivi disciplinanti e autodisciplinanti.
La tattica del liberismo è quella della terra bruciata: in poco tempo ha distrutto legami sociali, norme morali e tradizioni culturali vecchie di secoli. Arduo ripristinarle: ci vorrebbero secoli e, figuriamoci, la gente si è assuefatta all’obsolescenza programmata e se una cosa non si rompe da sola la butta via lo stesso: la pazienza e la fortezza sono diventate parole e virtù desuete se non incomprensibili. Questo ha fatto la destra, questa nuova destra libertaria e liberista: ha sdoganato l’egoismo e ha incoraggiato la superficialità. Grazie all’aiuto di una “new left” (da dire in inglese perché ispirata da inglesi e americani) avventurista e incompetente: le spallate decisive alle vecchie strutture conservatrici e moralistiche, di destra e di sinistra, le hanno date i sessantottini, gli hippie, i radicali, i liberal, i terzomondisti, i woke; ma ad approfittarne sono stati i ricchi, le loro multinazionali, i loro media, le loro celebrity.
Il problema è che dall’individualismo non si esce; neppure quando ci si renda conto che ci sta portando alla catastrofe. Persino Dio, quando si accorse che l’umanità era diventata malvagia, non ci provò neppure a redimerla e preferì annientarla con il Diluvio. E allora? Un nuovo Diluvio sta per arrivare e la destra continua a vincere perché si limita a negarlo, e in tanti (anche a sinistra) preferiscono le illusioni alla responsabilità: per cui il Covid è una montatura, il cambiamento climatico un complotto, Greta Thunberg e il papa due esaltati, gli scienziati dei servi delle banche; è così più facile mettere la testa nella sabbia o ancor meglio nello smartphone e continuare a vivere come prima, senza rinunce, senza disciplina, appiattiti sul presente.
Non mi consola la possibilità che anche questa volta possano salvarsi un Noè e la sua arca, neppure se riuscissi a salirci anch’io. Non mi interessa sopravvivere al mio mondo e al mio passato, come invece vogliono fare i ricchi solipsisti americani che si costruiscono bunker in Nuova Zelanda o finanziano l’esplorazione di Marte. Preferirei che ci salvassimo in molti, in particolare le persone di buona volontà e capaci di memoria storica, che malgrado tutto sono ancora la maggioranza. Però devono scuotersi. Beata la terra che non ha bisogno di eroi, dice il Galileo di Brecht. Non sono d’accordo: penso che l’impegno, il coraggio e l’abnegazione siano valori fisiologici, necessari anche in tempi propizi per non abbassare la guardia, come è accaduto dagli anni ottanta in poi. In ogni caso oggi non possiamo permetterci di farne a meno: o emergono molti eroi, capaci di riconoscersi e di organizzarsi e disposti a lottare e sacrificarsi, oppure siamo tutti perduti, i vigliacchi e gli indifferenti inclusi.
- Francesco Erspamer
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Torno a casa?
Ho tante cose da scrivere ma non so come metterle su carta. Succede spesso ultimamente. Quando mi ritrovo di fronte al foglio bianco i mille pensieri che mi turbinavano nel cervello si assopiscono, si mettono a dormire, pronti però a tornare alla ribalta quando meno me lo aspetto, quando sono distratto, e forse credo persino di essere felice. La barretta grigia di word che ad intervalli regolari appare e scompare davanti ai miei occhi è quasi terapeutica. Mi regala un senso di ordine, di qualcosa che ti puoi aspettare, che non ti sorprende, che tranquillizza.
Ascolto molta musica in questo periodo. Recupero vecchie perle e poi mi immergo nelle solite canzoni tristi che se ne stanno buttate come in un angolo a prendere polvere e aspettano soltanto che io abbia un nuovo inesorabile crollo. Aggiungo film all’elenco delle cose da vedere, sapendo già che per la maggior parte di essi non riuscirò a trovare il minimo momento libero. Creo nella mente una lista di possibili idee regalo, visto che lo spirito natalizio si avvicina a grandi passi. Percepisco voci intorno a me, persone, eventi; c’è la coperta sopra il divano che è tutta in disordine, i dadi a venti facce sul tavolo (un 3, un 9, un 14). Ma mi sembra tutto così collaterale, così lontano e distante. Come di passaggio, e arrivo alla sera che non sono neanche sicuro di come diavolo sia successo che passassero così tante ore. Attraversare il dolore penso, mentre sono sotto le coperte, attraversare il dolore, fallo, attraversa il dolore. Che poi in verità mi pare che ora come ora sia lui invece che stia attraversando me, ferocemente tra l’altro, come una freccia, un coltello e come altri oggetti che cruentemente possono lacerare la carne umana.
Si tratta però comunque di una metafora riduttiva, inadatta. Voglio dire è più una sensazione avvolgente, se dovessi seguire le indicazioni della medicina d’urgenza penserei maggiormente ad un infarto come tipologia di paragone. Sì, la classica costrizione interiore, con tanto di groppo in gola e mal di testa serale da stanchezza emotiva. Uno stereotipo vivente praticamente.
Esistono vari tipi di dicotomie. Tra il bianco e il nero ad esempio, e non ve lo sto neanche a dire di come, dal punto di vista stilistico, si tratti di una cosa deliziosa. Adoro mettere il maglione intrecciato a collo alto bianco con i pantaloni neri e le scarpe corvine e un cappotto grigio. Oppure tra giorno e notte, anche questa destrutturata e analizzata in milioni di maniere. Vogliamo buttarci sulla cucina e dire tra dolce e salato? Certo, diventa fondamentale quando si deve organizzare una festa in cui ognuno porta qualcosa, è importante che le due categorie si bilancino. E contestualmente che qualcuno magari si ricordi di comprare pure piatti e bicchieri e roba da bere. Le dicotomie sono ovunque in pratica, che lo si voglia o meno. Ma non bisogna assolutamente cadere nel tranello di ritenere che si trovino solamente all’esterno, nel mondo intendo, immerse nell’ambiente. Molto spesso le più profonde si nascondono dentro di noi, in posti reconditi e oscuri e da lì sono capaci di spaccarci a metà. È quello che sta succedendo a me negli ultimi giorni.
Da una parte la logica del voler realizzare i propri sogni. Del voler abbandonare ogni cosa di punto in bianco per dedicarsi solamente alle proprie passioni, vivere di quello, andare avanti in questo modo. Dall’altra la consapevolezza di non esserne in grado. Di non avere la determinazione sufficiente, di non avere forse neanche l’arroganza per poter credere a tali vaneggiamenti, di arrivare semplicemente ad un certo punto e non avere più voglia di inseguirli. D’altronde la mia vita è una collezione di racconti mozzati si potrebbe dire; capitoli lasciati aperti e mai continuati, finali evanescenti, corsi e concorsi abbandonati sul nascere per incapacità di impegnarsi o perché non ero del tutto convinto e allora che te ne fai di una cosa della quale non sei del tutto convinto?
Conobbi una ragazza quando ancora facevo nuoto, parliamo di una decina di anni fa. Maldestra, sgraziata, la facevi correre un po’ e non so come spiegarlo ma finiva da tutte le parti. Aveva difficoltà con i compiti qualche volta, forse pure con le amicizie al di fuori dell’ambito della piscina. Ma quando nuotava cazzo, cioè uno non poteva che rimanere a bocca aperta. E io quella cosa gliela invidiavo da morire; il fatto che avesse un suo ambito, una sua specialità, qualcosa nella quale fosse eccellente. Mi ricordo che guardavo alla mia situazione e sospiravo; bravo a scuola certo, suonavo il pianoforte discretamente, vincevo qualche gara in acqua se ero particolarmente ispirato e avevo anche mangiato un bel piatto di pasta per pranzo, ma non c’era niente di mio, di veramente e genuinamente mio. E in nessuno di quegli ambiti avevo bisogno di impegnarmi seriamente. Cavolo, suona così pretenziosa come cosa, fa impressione.
Ho lavorato in biblioteca per un inverno. Sezione di pedagogia e antropologia. Un luogo polveroso e poco frequentato; facevi qualche prestito e tornavi a studiare sul bancone aspettando il prossimo avventore. Poi ad una certa scendeva il direttore, e si chiudeva tutto. Lo ricordo come un momento della vita brillante, e non per i libri e l’atmosfera e le chiacchiere con quelli che stavano là insieme a me, ma forse più che altro per il fatto che essere impegnato 12 ore al giorno non mi lasciava neanche un istante di introspezione, di evasione mentale. Ecco, non avevo come succede invece adesso la possibilità di pensare al destino, al futuro, alle scelte. Al fatto di essere veramente in grado di poter dedicare la vita alla medicina oppure no. Insomma a tutta una serie di ‘vorrei’ lasciati appesi e che inesorabilmente infrangerei e a tutta un’altra serie di ‘non sono in grado’ che mi tengono legato qua.
Forse è che per davvero mi piace questo tipo di personaggio. È tagliato su misura per me; quello che poi ti racconta le storie e ti dice: avrei potuto essere questo e quello e un sacco di altre cose e invece eccomi qua su un marciapiede il sabato sera a bere una birra con i soliti amici di sempre. A invidiare, a provare gelosia, insicurezza. Che stronzo viene da pensare. Già, che stronzo.
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Guarirsi con l’amore – Heal with love – Louise Hay
Guarirsi con l’amore
Louise Hay ha sempre affermato di non essere una guaritrice. Non guarisce nessuno. Il suo lavoro è una pietra miliare nel cammino. Qualcuno di voi ha già lavorato molto su se stesso, e questa filosofia sarà una revisione e un approfondimento di quanto voi già sapete. Qualcuno di voi è nuovo a queste idee e sta solo ora cominciando il suo viaggio interiore, potreste trovare che i vostri interruttori vengono accesi!Rendiamoci conto che ognuno di noi, me incluso, imparerà qualcosa che gli consentirà di migliorare la qualità della sua vita. E’ sempre possibile rilasciare vecchi schemi che ci hanno limitato per così tanto tempo. E’ sempre possibile permettere alle nuove idee di entrare nella nostra Coscienza. Idee che ci consentiranno di sbocciare in maniere che mai avremmo creduto possibili. Non si tratta di credere ma di provare, verificare. In realtà tutti conosciamo già questi punti, ma spesso ce ne dimentichiamo. Come al solito non si impara ma si ricorda solo quello che si sa già.
1. CIO’ CHE DIAMO CI RITORNA
Sempre. Questo messaggio circola da molto tempo. Ricordate la regola d’oro: “Non fate agli altri quello che non volete sia fatto a voi”. Questa regola d’oro non è stata creata per produrre colpevolezza. E’ una legge della natura che tu sarai trattato esattamente come tratti gli altri. Questo si applica anche ai nostri pensieri. Se noi giudichiamo e critichiamo, anche con il pensiero, anche noi saremo giudicati e criticati. Se amiamo e accettiamo noi stessi incondizionatamente e accettiamo anche gli altri incondizionatamente, allora attrarremo persone nelle nostre vite che ci daranno lo stesso Amore Incondizionato e Accettazione. Pensieri di odio attraggono pensieri e azioni di odio. Pensieri di gelosia attraggono mancanza e perdita nelle nostre vite. D’altra parte pensieri di Perdono attraggono salute e prosperità. Pensieri d’Amore portano non solo Amore nelle nostre vite ma più positività di quanto noi stessi possiamo immaginare. Creando uno sbilanciamento nell?universo, che dovrà compensare e quindi riceveremo.
2. QUELLO CHE NOI PENSIAMO DI NOI STESSI E DELLA NOSTRA VITA DIVENTA REALE PER NOI
Questo è il perché è importante esaminare in che cosa noi crediamo. Veramente troppo spesso ciò che crediamo deriva dalle credenze limitanti dei nostri genitori e della nostra società. Louise spesso chiede di sedere quietamente e di elencare i grandi temi della vita, scrivendo le credenze che abbiamo a proposito di questi argomenti. Tipo: che cosa credi a proposito degli uomini, delle donne, dell’Amore, del sesso, della salute, del tuo corpo, della mancanza, della prosperità, dell’età, del lavoro, del successo, e di Dio? E’ sorprendente quante di queste credenze sono state acquisite all’età di cinque anni. Sicuramente, non tutte queste vecchie credenze sono rilevanti nella nostra vita presente. E’ molto utile una “pulizia mentale” periodica. Dal momento che tutte le credenze sono scelte, puoi anche scegliere quelle che ti sostengono e ti nutrono di più. C?è anche un corollario a questo punto: le parole che usiamo per descrivere le nostre esperienze, creano la nostra realtà.Attenzione alle parole che si usano! Una delle scoperte più importanti della nostra era. Provate a mettere un registratore vicino al telefono e poi ascoltate quali sono le vostre parole ricorrenti. E il tono che usate. Le frasi fatte che utilizzate e quanto le utilizzate.
3. I NOSTRI PENSIERI SONO CREATIVI
Questa è la più importante legge della natura che abbiamo bisogno di conoscere. Un piccolo pensiero non fa una grande differenza, ma i pensieri sono come gocce d’acqua. Si accumulano nel tempo. Ed è così che se continuiamo a ripetere gli stessi pensieri ancora e ancora, loro crescono, e la goccia diventa una pozzanghera, e la pozzanghera uno stagno, e lo stagno un oceano. Se sono positivi, possiamo galleggiare nell’oceano della vita. Se i pensieri sono negativi, possiamo affogare in un mare di negatività. Qual è il vostro normale atteggiamento quando vi svegliate la mattina? Se è un continuo lamentarsi e arrabbiarsi, quello sarà il tipo di giornata che avrete. Se è un’attitudine di speranza, fede, e Amore, quello sarà il giorno che vivrete perché è quello di cui avete bisogno. Sedete quietamente per qualche minuto e notate i vostri pensieri. Veramente volete il tipo di vita che questi pensieri creano? Scegliete pensieri che vi nutrono.I nostri pensieri sono creativi e tu sei il pensatore! Qualsiasi oggetto o impresa è stato prima un pensiero nella mente di qualcuno, un?idea. Che idea abbiamo di noi stessi? Quante volte nella vita ci fermiamo a creare, pardon pensare, a quello che vogliamo veramente? Se vogliamo realizzare qualcosa ci dobbiamo pensare, visualizzare, portare attenzione.
4. NOI MERITIAMO DI ESSERE AMATI
Tutti noi. Voi e io. Non dobbiamo “guadagnare” Amore. Non dobbiamo guadagnare il diritto di respirare; noi respiriamo perché esistiamo. Noi siamo degni di Amore perché esistiamo. Noi dobbiamo sapere solo questo. Noi meritiamo il nostro proprio Amore. Non permettiamo alle opinioni negative dei nostri genitori o ai pregiudizi popolari della nostra società di abbassare la nostra luce. La verità del vostro Essere è che voi potete essere amati, se VOI lo credete! Ricordate, i vostri pensieri creano la vostra realtà. Ciò che l’altra gente pensa non ha niente a che fare con questo. Dite a voi stessi adesso: “Io merito di essere amato.”
5. AUTO-APPROVAZIONE E AUTO-ACCETTAZIONE SONO LA CHIAVE PER I CAMBIAMENTI POSITIVI
Quando siamo arrabbiati con noi stessi, quando giudichiamo e critichiamo qualunque cosa facciamo, quando abusiamo di noi stessi, le nostre vite non funzionano. Le vecchie credenze negative a proposito di noi stessi sono solo vecchi modi di pensare e non hanno base nella verità. Come possiamo aspettarci che gli altri ci amino e ci accettino se noi per primi non ci amiamo e non ci accettiamo? “Io amo e accetto me stesso esattamente come sono” è il più potente pensiero che vi aiuterà a creare un mondo di gioia.
6. NOI POSSIAMO LASCIARE ANDARE IL PASSATO E PERDONARE CHIUNQUE
Il passato esiste soltanto nella nostra mente. Trattenere vecchi dolori è un modo per punire noi stessi oggi per qualcosa che qualcuno ha fatto molto tempo fa. Questo non ha per niente senso. Troppo spesso noi sediamo in una prigione di risentimento auto-creato, e questo è un modo terribile per vivere. Libera te stesso. Perdonare non vuol dire giustificare il cattivo comportamento di qualcun altro; vuol dire lasciare andare il nostro risentimento su quella situazione. Chiunque, inclusi voi stessi, sta facendo il meglio che può in ogni momento, con la Comprensione, l’Attenzione, e la Conoscenza che ha in quel momento. Rinunciare al nostro risentimento e rimpiazzarlo con la comprensione libera noi stessi. Il Perdono è un dono a noi stessi.
7. IL PERDONO APRE LA VIA ALL’AMORE
L’Amore è l’obiettivo. L’Amore Incondizionato. Come ci arriviamo? Attraverso la porta del Perdono. Il perdono è come gli strati di una cipolla. Qualche volta è meglio cominciare con il perdonare le persone che sono più facili da perdonare, muovendosi verso dolori sempre maggiori man mano che diveniamo più sperti in questo processo. E così possiamo “sfogliare” i dolori uno ad uno fino a che non arriviamo ad un livello più profondo di comprensione. Troveremo l’Amore ad aspettarci. Amore e Perdono vanno mano nella mano.
8. L’AMORE E’ LA PIU’ POTENTE FORZA DI GUARIGIONE CHE C’E’
L’Amore stimola il nostro sistema immunitario. Noi non possiamo guarire, o diventare interi, in un’atmosfera di odio. E mentre impariamo ad amare noi stessi diventiamo potenti. L’Amore ci aiuta a passare da vittime a vincitori. Il nostro Amore per noi stessi ci attrae verso quello di cui abbiamo bisogno per il nostro cammino di guarigione. Le persone che si sentono a posto con se stesse sono attraenti naturalmente.
9. SEMPLICEMENTE DECIDETE DI VOLERE
Non è necessario aspettare di sapere come fare tutte queste cose. Tutto quello che dobbiamo fare è volerle fare. Perché i nostri pensieri sono creativi. Se avete un pensiero, “Io voglio cominciare a rilasciare il giudizio, o a perdonare, o ad amare me stesso”, voi state mandando quel messaggio nell’Universo. E nel ripeterlo ancora e ancora, mettete in moto le Leggi dell’Attrazione. Nuove strade si dispiegheranno per aiutarvi. L’Universo vi ama ed è lì pronto ad aiutarvi a manifestare qualunque cosa voi decidiate di credere e di pensare. Sii veramente desideroso di avere una buona vita!
Heal with love
Louise Hay has always claimed not to be a healer. Does not heal anyone. His work is a milestone in the journey. Some of you have worked very hard on himself, and this philosophy will be a review and a discussion of what you already know. Some of you are new to these ideas and is only now beginning his inner journey, you may find that your switches are turned on! Let us realize that each of us, myself included, will learn something that will improve the quality of his life. It ‘s always possible to release old patterns that have limited us for so long. It ‘s always possible to allow new ideas to enter our consciousness. Ideas that will allow us to flourish in ways we never thought possible. This is not to believe, but to try, test. In fact we already know all these points, but we often forget. As usual you do not learn but remember only what we already know.
1. WHAT ‘THAT WE GIVE BACK
Always. This message has been around for a long time. Remember the golden rule: “Do unto others as you do not want done to you”. This golden rule was not created to produce guilt. It ‘a law of nature that you will be treated exactly like you treat others. This also applies to our thoughts. If we judge and criticize, even with the thought, we too will be judged and criticized. If we love and accept ourselves unconditionally and accept the other unconditionally, then it will attract people in our lives that will give us the same unconditional love and acceptance. Thoughts of hatred attract thoughts and actions of hate. Thoughts of jealousy attract lack and loss in our lives. On the other hand the thought of losing attract wealth and prosperity. Thoughts of Love Love in the lead not only our lives but more positive than we can imagine. By creating an imbalance in? Universe, and therefore should receive compensation.
2. WHAT WE THINK OF OURSELVES AND OUR LIFE BECOME REAL TO U.S.
This is why it is important to examine what we believe. Much too often what we believe comes from the limiting beliefs of our parents and our society. Louise often asked to sit quietly and to list the great themes of life, the beliefs we writing about these topics. Type what you believe about men, women, love, sex, health, your body, the lack of prosperity, age, work, success, and of God? It ‘amazing how many of these beliefs have been acquired at the age of five years. Certainly, not all of these old beliefs are relevant in our present life. It ‘a very useful “mental cleansing” periodic. Since all beliefs are choices, you can also choose the ones that support you and you eat more. C? Is also a corollary to this point: the words we use to describe our experiences create our realtà.Attenzione the words you use! One of the most important discoveries of our era. Try putting a tape recorder near the phone and then listen to what your recurring words. And the tone you use. The phrases you use and how much you use.
3. OUR THOUGHTS ARE CREATIVE
This is the most important law of nature that we need to know. A little thought makes a big difference, but the thoughts are like drops of water. Accumulate over time. And so if we keep repeating the same thoughts again and again, they grow, and the drop becomes a puddle, the puddle and a pond, the pond and an ocean. If you are positive, we can float in the ocean of life. If the thoughts are negative, we can drown in a sea of ��negativity. What is your normal attitude when you wake up in the morning? If it is a constant complaining and angry, what will be the kind of day you have. If it is an attitude of hope, faith and love, that will be the day that will live because that’s what you need. Sit quietly for a few minutes and notice your thoughts. You really want the kind of life that these thoughts create? Choose nutrono.I thoughts that our thoughts are creative and you’re the thinker! Any object or enterprise was first a thought in someone’s mind, a? Idea. What an idea we have of ourselves? How many times in life we stop to create, pardon me think, what we really want? If we want to achieve something we have to think, see, take care.
4. WE DESERVE TO BE LOVED
All of us. You and me. We must not “earn” love. We do not have to earn the right to breathe, we breathe because we exist. We are worthy of love because we exist. We have to know only this. We deserve our own love. Do not let the negative opinions of our parents or popular prejudices of our society to lower our light. The truth of your Being is that you can be loved, if YOU believe it! Remember, your thoughts create your reality. What other people think has nothing to do with it. Say to yourself right now: “I deserve to be loved.”
5. CAR-AUTO-APPROVAL AND ACCEPTANCE IS THE KEY FOR POSITIVE CHANGE
When we are angry with ourselves, when we judge and criticize whatever we do, when we abuse ourselves, our lives do not work. The old negative beliefs about ourselves are just old ways of thinking and have no basis in truth. How can we expect others to love us and accept us if we do not love us first and we do not accept? “I love and accept myself exactly as I am” is the most powerful idea that will help create a world of joy.
6. WE CAN LET GO THE PAST AND FORGIVE EVERYONE
The past exists only in our minds. Hold old pain is a way to punish ourselves today for something someone did long ago. That does not make sense at all. Too often we sit in a prison of resentment, self-created, and this is a terrible way to live. Free yourself. Forgiveness does not mean to justify the bad behavior of someone else, it means letting go of our resentment of the situation. Anyone, including yourself, are doing the best they can at any time, with the understanding, attention, and the knowledge that at that time. Giving up our resentment and replace it with the clear understanding ourselves. Forgiveness is a gift to ourselves.
7. FORGIVENESS OPENS THE WAY TO LOVE
Love is the goal. Unconditional Love. How do we get? Through the door of forgiveness. Forgiveness is like the layers of an onion. Sometimes it’s best to start with forgiving people who are easier to forgive, pain moving to more and more as we become more enced in this process. And so we can “browse” through the pains one by one until you come to a deeper level of understanding. Love will find waiting for us. Love and forgiveness go hand in hand.
8. LOVE AND ‘THE BEST’ POWERFUL FORCE THAT’S HEALING ‘
Love stimulates the immune system. We can not heal, or to become whole, in an atmosphere of hatred. And as we learn to love ourselves, we become powerful. Love helps us to move from victims to victors. Our love for ourselves draws us towards what we need for our journey of healing. People who feel good about themselves are naturally attractive.
9. JUST WANT TO DECIDE
There is no need to wait to know how to do all these things. All we have to do is to wish to perform. Because our thoughts are creative. If you have a thought, “I want to begin to release the opinion, or to forgive or to love myself,” you are sending that message in the Universe. And repeat it again and again, put in motion the Laws of Attraction. New ways to help unfold. The universe loves you and is there ready to help you manifest whatever you choose to believe and think. Be very eager to have a good life!
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Le "buone vecchie galanti "maniere di taluni uomini...🤗
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20 Maggio 2020
Il perché del buongiorno,
Non andare a cercarlo nei cassetti, non si trova tra i vecchi merletti.
È un mare tra il dire ed il fare, un piccolo ponte sospeso tra i pilastri delle buone maniere, quelle da sapere.
Prova a guardare dentro le tasche, vedi sul comodino, cerca nella memoria
pensa prima che nasca alla prima ora del mattino tra il cuscino e l'aria.
Lo si trova lì, tra i buoni propositi ed i sentimenti.
Serve a poco, serve a niente, serve tanto, serve alla gente...
È solo un gesto diranno per la maggiore.
È solo, il gesto, che viene dal cuore.
Un buongiorno è un augurio, alla pari di un compleanno, di una festa, di un natale, è una Pasqua tutti i giorni.
Non sottovalutare le piccole cose sono sempre da quelle che cominciano le grande.
Buon mercoledì, buongiorno a noi, un pensiero per la giornata da consumare caldo come il caffè che ci sveglia, come il cuore che ci scalda.
Il buongiorno non ha un perché ma sempre un perché si...
@vefa321
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La forma di una città
Caro Giuseppe,
tante volte mi hai detto che la città è fatta di cose concrete e che sono queste a darle forma.
“Le piazze”, dicevi, “non sono i luoghi dell’aggregazione, ma fenomeni urbani prodotto di una precisa relazione tra gli edifici”; incalzavi affermando che “piazza San Marco rimane tale anche a tarda notte, quando di turisti e Veneziani non vi è traccia” e ribadivi che l’architettura non può che fondare sulla concrettezza delle cose.
Io ti credetti, ma pur sospettando una parzialità nella tua osservazione e consapevole della tua suscettibilità, preferii tacere. Perdonami quindi se torno sui miei passi, ma credo che il piccolo episodio accadutomi qualche giorno fa possa in qualche modo interressarti.
Come te ho lasciato Palermo per una metropoli, e come te mi sono lentamente allontanato dai miei luoghi fino a quando, non senza preavviso, li ho trovati estranei. Mesi prima avevo già cominciato a notarmi fuori luogo ‘a tratti’, come se, un pezzo alla volta, la città divenisse un’altra. Prima un tronco di via Vittorio, poi piazza Caracciolo, poi viale delle Scienze, via Libertà ed infine casa.
Pensaci bene: salvo qualche piccola variazione la città è rimasta la stessa; a cambiare sono state sostanzialmente le funzioni e tu stesso hai più volte sottolineato l’irrilevanza di queste rispetto all’architettura e quindi alla forma. Gli edifici sono tutti al loro posto, vicoli e piazze altrettanto. Eppure noi due, forse in maniere diverse anche se con esiti simili, da un giorno all’altro ci siamo sentiti ospiti scomodi. Non bastavano i rapporti tra gli edifici e le dimensioni degli invasi stradali a farci sentire a casa; in altre parole, Palermo è Palermo, eppure non lo è più. Insieme alla familiarità dei luoghi anche i nostri vecchi amici, chi per lavoro, chi per insofferenza, chi per stanchezza, sono tutti andati via portandosi con sé, pezzo per pezzo, ciò che rimaneva della nostra Palermo.
Ma venerdì scorso è successo qualcosa. Per ragioni che non sto a raccontarti mi trovavo a passare per i vicoli della Vucciria; con me erano alcuni amici ai quali, col solito eccessivo trasporto, raccontavo delle ragioni delle cose urbane, tacendogli della sensazioni di estraneità che quei luoghi, ancora rispondenti alle medesime descrizioni, erano capaci di trasmettermi; procedevo strade strade nascondendo uno strano senso di angoscia e smarrimento indotto dalla nostalgia e dal rammarico di chi, pur volendo, non riesce più a sentirsi a casa.
E poi l’ho incontrato.
Era in via Argenteria, seduto come sempre su una cassetta di frutta vuota poggiata in un equilibrio labile su uno dei lati corti. Non ho mai saputo il suo nome – e lui il mio – eppure per quindici anni ho comprato da questo signore la verdura dei miei cuscus. Mi sembrava lo stesso di sempre: anziano e pieno di acciacchi, con la pelle rovinata dal tempo e due folti baffi rossicci. Lo osservo come si fa coi biglietti dei treni che ritroviamo dopo anni nei nostri libri. Tagliandi sbiaditi che hanno perso in poche ore il loro valore strumentale e acquistandone un altro maturato in silenzio negli anni che ne precedono il ritrovamento.
Anche se sono curiosamente sicuro che quell'ultima mattina venni per comprare dei limoni di cui riesco pure a recuperare una immagine, è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro, per cui decido di limitarmi ad un rapido saluto col cenno della mano accompagnato da un “buonasera”.
Pure lui mi guarda, anzi, mi fissa sicuro e mi sorride, e scopro che sa farlo anche con gli occhi.
Mi chiede come sto e io, dopo aver farfugliato qualcosa rivelando quando fossi impreparato a quella conversazione, gli rivolgo la stessa domanda.
“Bene! Qua siamo, e si tira avanti”, e sorrideva.
“La settimana prossima vado sotto i ferri, e poi tirerò ancora avanti”; una pausa, senza mai smettere di sorridere, e poi “La saluto, buona giornata”.
Ora, caro Giuseppe, io non so bene come scriverlo e ti prego quindi di far ricorso a tutta la tua indulgenza.
Quelle parole, quel sorriso affettuoso, quello scampolo di conversazione che sembra non aderire ad alcun tempo, erano la forma della città. Salda e orgogliosa, con tutti i suoi acciacchi, gentile, sorridente ed in equilibrio precario, a parlarmi era proprio lei che ingenuamente credevo perduta.
Palermo mi ha guardato negli occhi e mi ha sorriso.
E io mi sono sentito a casa.
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