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Cagliari: Primo incontro informativo sul servizio di refezione scolastica alla MEM
Aperto al pubblico l'appuntamento è fissato per mercoledì 23 ottobre alle ore 17 alla Mediateca di via Mameli n. 164.
Aperto al pubblico l’appuntamento è fissato per mercoledì 23 ottobre alle ore 17 alla Mediateca di via Mameli n. 164. È in programma per mercoledì 23 ottobre 2024, alle ore 17 nei locali della MEM – Mediateca del Mediterraneo di via Goffredo Mameli n. 164 a Cagliari, l’incontro informativo sul servizio di Refezione scolastica organizzato dall’Assessorato alla Pubblica istruzione, sostegno allo…
#Ambito territoriale Cagliari#Assessorato Cagliari#Assessorato Pubblica Istruzione#Cagliari#comunità scolastica#criticità refezione#criticità servizio#dialogo famiglie#direttore esecuzione contratto#educazione Cagliari#evento Cagliari#funzionamento refezione#gestione servizio scolastico#Giulia Andreozzi#incontro conoscitivo#incontro famiglie#Incontro informativo#incontro partecipativo.#Incontro pubblico#incontro pubblico MEM#informazione scolastica#linee di indirizzo#Mediateca del Mediterraneo#MEM Cagliari#miglioramento servizio#operatori economici#operatori scolastici#organici scolastici#partecipazione scolastica#presentazione servizio
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saw a daughter and her mum have an open, honest, personal conversation, as my mum was sitting next to me, and it was like so strange. like i genuinely had forgotten parents and children do that
#and in front of other people too#honestly not the first time lately that i've realized me and my mum haven't openly honestly Really talked about important personal stuff#like feelings you know? a good conversation about things that matter#i mean. i don't know if we've ever for real had that. but eh i can't remember past conversations too well#if we did do that.. it has been years#but oh there's nothing like seeing other families in certain contexts to make you realize your family doesn't. talk. to e/o. ever#sono andato con mia madre ad un incontro per le famiglie delle persone disabili che frequentano il cad che frequenta mio fratello#e mi sento molto strano ed emotivo e strano e strano e strano. avrei forse bisogno di parlarne sigh#boh. a volte mi rendo conto di quanto sia fucked up la mia vita e il mio tutto vbb#delete later
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QUANDO LA RAGIONE SI TRASFORMA IN FOLLIA E LA FOLLIA SUPERA IL LIMITE
La potenza impegnata per uso domestico è, di solito, 3 kWe. Un condominio di 100 famiglie impegna complessivamente una potenza di 300 kWe, che in un giorno (24 ore) diventano 7200 kWh, in un anno diventano 2628000 kWh (2628 MWh).
Se volessimo ricarica un'auto elettrica con batteria di capacità pari a 90 kWh, teorizzando un rendimento di ricarica dell'85%, avremmo di bisogno di 37.5 ore. Volendo ridurre i tempi di ricarica a poco più di 1 ora, avremmo di bisogno di una potenza impegnata di 105 kWe. Ma 105 kWe sono pari a più della metà del condominio e il tutto per una sola auto.
Facciamo finta che nel condominio di 100 famiglie tutti abbiano un'auto elettrica con batteria della capacità citata e il condominio ottiene il via libera per 100 stazioni di ricarica "media" da 105 kWe.
La potenza impegnata è pari a 105000 kWe, ovvero 105 MWe, ovvero 105 MWh di energia, ovvero quasi la potenza di un reattore nucleare modulare (SMR) come il Liong One cinese da 125 MWe!
Giusto per fare comprendere la proporzione, con 105 MWe si alimenta una città (senza industrie, naturalmente) di 35 mila abitanti! Adesso provate ad immaginare una città con, almeno, la metà del parco auto circolante di tipo elettrico e tante stazioni di ricarica dalla potenza di, almeno, 105 kWe.
Milano, inteso come Comune, conta su 1.4 milioni di abitanti, e con il 50% di 1807123 parco auto, le vetture elettriche sarebbero 903561. Volendo considerare che tutte le auto vengano ricaricate con colonnine rapide da ipotetici 105 kWe (in realtà si stanno diffondendo, insieme a quelle da 200 e oltre kWe, ma sono pochissime, la stragrande maggioranza sono da 36 kWe, ma noi agiamo ipoteticamente per consentire una ricarica in poco più di 1 ora), la potenza impegnata sarebbe di 948739605 kWe, pari a 94873,905 MWe, pari a 94,873905 GWe di potenza elettrica effettiva! Per giuste proporzioni, un reattore nucleare coreano APR-1400, dello stesso modello costruito in 4 unità negli Emirati Arabi Uniti, eroga una potenza massima netta di 1400 MWe, ovvero 1,4 GWe, e ne sarebbero necessari ben 68!
Qualcuno potrebbe obiettare: "Non è detto che tutte le auto si connettano contemporaneamente per la ricarica". Vero, ma la statistica dimostra, che la ricarica viene tendenzialmente effettuata nelle ore serali/notturne presso il proprio domicilio (in Italia per chi può permetterselo, in Germania e negli Stati Uniti è la prassi), più raramente presso le colonnine dislocate nei punti di ricarica urbani avviene di giorno. La statistica stessa ci viene incontro informandoci che ci sarà almeno una volta al giorno un momento in cui le auto possono essere collegate tutte insieme per la ricarica, e quella potenza va coperta, pena un inesorabile crollo delle linee e un prolungatissimo black-out che porterebbe dietro di sé, non la Lombardia, non l'Italia, ma l'Europa intera, date le interconnessioni transfrontaliere.
Ammesso che i cittadini si "accontentino" di ricaricare le proprie auto alla potenza massima di 3 kWe, sarebbero comunque necessari 2710683 kWe, 2710,683 MWe, 2,710683 GWe di potenza per ricaricare, in un tempo stimato di 38 ore circa, il 50% delle auto di Milano, quindi 2 reattori nucleari APR-1400.
Qualcuno afferma di volere ricaricare le auto elettriche, di giorno e con i pannelli FV. Torniamo all'esempio delle colonnine da 105 kWe, tanto il sole è gratis, giusto? I pannelli FV in condizioni standard hanno un rendimento del 13% (in termini largamente benevoli, perché raramente si arriva a superare il 10% reale...). Il 13% di rendimento è considerato come valore massimo in condizioni di perfetta perpendicolarità del pannello FV rispetto all'irraggiamento solare, alla temperatura di 25°C e al livello del mare. La variazione dell'angolo incidente, della temperatura e della pressione atmosferica riducono sensibilmente il rendimento effettivo...
Considerata la costante solare K = 1 kW * m-2, 1 metroquadrato di pannello FV erogherà una potenza massima di 130 Watt...
Per ottenere una potenza massima di uscita pari a 2,710683 GWe saranno necessari 20851407,692 m*-2 di pannelli fotovoltaici... credo le proporzioni, adesso, siano ben chiare! Continuare a fare conversazione su questi numeri, credo, sia inutile. Al netto degli impatti ambientali per la produzione delle batterie, dei pannelli FV, della loro installazione sul suolo, anche e solo parlare di elettrificare anche una parte del parco circolante di una città come Milano, figuriamoci del mondo intero, sia un qualcosa di improponibile, al netto, che senza reattori nucleari, la ricarica potrebbe essere assicurata per non più di 5,479 ore/giorno in media di irradiazione solare annue in Italia... Meditare, gente, meditare...
F. Arnò.
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𝓨𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓐𝓽𝓻𝓮𝓲𝓭𝓮𝓼 𝔁 𝓻𝓮𝓪𝓭𝓮𝓻
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Dune
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, Fem reader, relazione tossica, matrimonio forzato (menzionato), tentato omicidio, avvelenamento, aborto, relazioni extra coniugarli, tradimento, utilizzo della voce, manipolazione psicologica, instabilità emotiva, ricatto, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3170
I corridoi a quest’ora della notte erano quasi del tutto vuoti, fatta eccezione per i soldati di guardia e della figura leggiadra della bella donna chiamata (nome) Alithea e in futuro Atreides -se mai il matrimonio fosse andato a buon fine naturalmente-. La bellezza della figura meritava per certo il soprannome che gli era stato affidato quando era ancora una bambina. La principessa degli Alithea. Come unica figlia femmina fino ai suoi 12 anni era stata amata e adorata quasi al pari della contessa che una volta era stata sua madre.
La sua bellezza e purezza non era ancora caduta in disgrazia secondo il pubblico.
La sua bellezza, la sua educazione e il suo carattere mansueto avevano permesso tale nomignolo. Poco si potrebbe immaginare che dietro quella bella facciata si potrebbe nascondere una donna non più diversa.
Una donna fredda e crudele, cresciuta fino a riconoscere la sua unica utilità come scambio tra famiglie. Il nome e l’importanza degli Atreides per una donna fertile ed educata che avrebbe mantenuto alta la discendenza.
Si era quasi stancata di sentire tali voci venire dall’esterno, oramai quasi tutti i servi al servizio del Duca e della sua famiglia avevano familiarità con il caratteraccio della donna.
❝ Mia signora cosa ci fate sveglia a quest’ora? ❞ La donna si fermò barcollante nei suoi passi. ❝ Dovreste essere nelle vostre stanze a riposare. ❞ (nome) ha un aspetto malaticcio nei suoi lineamenti morbidi. Il colore della pelle è sbiadito quel tanto che bastava per farla sembrare tra la vita e la morte. I capelli (colore) scompigliati, sono sciolti dal solito complicato intreccio, permettendo così delle morbide onde ad accompagnare il suo viso. Il piacevole movimento delle ciocche seguiva il suo viso una volta che decise di poter onorare questa persona con le sue attenzioni.
Duncan Idaho era in mezzo al corridoio con aria solenne. La postura eretta e impeccabile è proprio qualcosa che ci si poteva aspettare da casa Atreides e da uno dei suoi fidati.
Lo sguardo dell’uomo affronta con sospetto il corpo gracile ea mala pena sostenuto della sua signora. Non c’è traccia di ostilità verso qualcuno, solo il suo solito io viziato. O almeno è quello degli ultimi 7 anni. Quando d’improvviso la dolcezza della bambina venne sostituita con il gelo caratteristico di casa Alithea.
Duncan non ha mai diffidato di lei. Non che potesse in qualche modo, è una donna talmente fragile e minuta che si poteva dubitare potesse ferire qualsiasi componente della famiglia Atreides. Solo non poteva che notare il cambiamento di carattere durante la sua crescita al fianco all’erede Atreides. Davanti agli occhi ha visto come qualcuno potesse sprofondare nell’oscurità poco a poco.
Lo sguardo affilato della donna cadde sul soldato, fidato agli Atreides e vicino a quello che sarebbe diventato suo marito. ❝ Niente di importante Sir, cerco solo di raggiungere il mio futuro marito nelle sue stanze. Mi ha chiesto di parlare in privato. ❞
Duncan dubitava che Paul potesse essere così dannatamente maleducato da scomodare la sua fidanzata che fino a qualche giorno fa era in letto di morte. Poi nessun -nemmeno Paul- gli aveva parlato di questo incontro e per quanto potesse essere un incontro tra innamorati, di cui dubitava molto, il ragazzo avrebbe comunque avvertito qualcuno della cosa.
In genere lady (nome) non era nemmeno una persona da incontri romantici al chiaro di luna, ne di una avventura in camera da letto. Quindi era ben presumibile stesse architettando qualcosa che avesse a che fare con Paul. Duncan sperava vivamente che questo non li avrebbe messi nei guai.
❝ In tal caso lasciate che vi accompagni.❞ Il suo onore gli impediva di lasciare la sua signora andare in giro per le sale di Castel Caladan alla ricerca del futuro marito, quando nemmeno riusciva a camminare correttamente.
Stava anche tremando a tratti sotto la stola in lama.
Lo sguardo della donna si assottigliò lasciando brillare le pagliuzze argentate annegate nel (colore) delle sue iridi. (Nome) era abbastanza furba da non tentare una discussione per una tale sciocchezza. Per quanto irrispettosa potesse essere, il tutto sarebbe diventato solo più sospettoso. ❝ Se è ciò che desiderate.❞ Duncan camminò fino a sorpassare (nome) e guidarla verso la sua destinazione.
La stanza di Paul non era molto lontana, di conseguenza il viaggio fu breve. La principessa bussò con eleganza alla porta e Paul rispose aprendo la porta. La sorpresa era palese dai suoi occhi verdi, ma si riprese l’attimo dopo aver notato anche Duncan. Salutó l’uomo con un cenno e poi si rivolge alla donna di Alithea ❝ A cosa devo la visita della mia signora? ❞ (Nome) ridusse la sua espressione a puro disgusto e entrò nella stanza lasciandosi alle spalle Duncan e la sua espressione disperata dai capricci e dalle bugie della donna. Paul non fece altro che un’espressione di scuse al compagno fidato chiudendo la porta intimandolo di continuare con i suoi doveri.
❝ Spero ci sia un motivo valido per disturbare il tuo riposo e Duncan. ❞ ❝ Non gli ho chiesto io di disturbarsi. ❞ Lady (nome) ha tralasciato le sue condizioni precarie mentre si fermava nel mezzo della stanza incrociando le braccia al petto. La stola e la vestaglia morbida annientava ogni curva che la donna potesse possedere. Un sospirò lasció le labbra di Paul mentre si avvicinava a lei per avvolgere le braccia intorno alla figura della donna, ❝ La vostra crudeltà non appassisce mai mia signora, nemmeno quando siete malata. E dire che quando eravate piccola possedevate una tale gentilezza. ❞ Il calore della loro pelle che si tocca era qualcosa che (nome) ha detestato, e sapeva che in futuro non gli sarebbe bastato questo da lei.
Si crogiolò segretamente nel tepore del loro abbraccio, forse avrebbe dovuto prendere una stola più pesante ma non è riuscita a trovarla da sola. ❝ Io inizierei a ritermi il colpevole di tale comportamento se fossi in te, Paul.❞ Il suo nome aveva una cadenza sprezzante ma L’Atreides, in qualche modo contorto, sembrò apprezzare. Paul stampa un bacio sul suo collo, incurante dello strato di capelli che si sovrapponeva alla pelle di (nome). Rabbrividì disgustata.
❝ In ogni caso non hai risposto alla mia domanda.❞ Si staccò da lei andando a sedere dall’altra parte della stanza. Si versò qualcosa da bere e lo stesso fece per lei. (Nome) sapeva fare di meglio che cedere a tali galanterie. Era considerata una bellezza a tal punto che in molti hanno cercato le sue attenzioni con trucchi meschini.
In realtà Paul sapeva perché era lì e da cosa era dovuto il suo turbamento. C’era una incrinatura nella sua solita corazza, lasciando intravedere spiragli di rabbia e nervosismo. Aveva letto attentamento i suoi movimenti e le sue parole. Come si soffermava su qualcosa troppo allungo, come teneva coperto il ventre con la stola e come si graffiava i polsi.❝ Devi lasciarlo andare. Lui non ha colpa.❞ ❝ mmh? ❞ Prese un sorso di bevanda tenendo gli occhi su di lei. Sapeva di cosa stava parlando, non c’è stato bisogno di avere conferme, eppure lui ha continuato a fingere di non comprendere. Se lady (nome) non lo conoscesse, avrebbe potuto dire che si stava divertendo a vederla così.
Paul la conosceva a sua volta abbastanza da sapere che: niente avrebbe potuto agitare la donna se non la consapevolezza di aver condannato qualcuno per un suo errore. Non era così crudele come tutti l’avevano dipinta, e Paul lo sapeva meglio di chiunque altro. Sapeva che probabilmente le occhiaie nere sotto i suoi occhi erano solo la causa delle notte insonne per il senso di colpa.
Senso di colpa.
Forse nessuno a parte lui sapeva che Lady Alithea era capace di provare simili emozioni. Era davvero brava a mascherare le proprie intenzioni dietro la sua freddezza, non sempre ma quasi, questo Paul glielo avrebbe concesso. Forse se non fosse per le sue abilità di Bene Gesserit nemmeno lui l’avrebbe notato. ❝ Non vedo perché dovrei, (nome), dopo quello che ti ha fatto.❞ ❝ È TUTTA COLPA MIA! LUI NON C’ENTRA-❞ L’urlo lasciò trasparire tutto il risentimento che aveva nei suoi confronti. Era uscito così spontaneo dalle sue labbra che è riuscita a fermarlo solo dopo aver sfogato in parte. Certamente si era fermata ad un certo punto e una parte di colpa andava allo sguardo che l’erede degli Atreides le ha rivolto. La turbava ancora, anche a distanza di anni e nonostante la loro differenza di età. ❝ … e tu hai utilizzato l'occasione a tuo vantaggio.❞
-Nemmeno i rivelatori di veleno erano riusciti a rilevarlo. Era stata attenta. Talmente attenta che quando il sangue iniziò a colare giù dal naso e dalla bocca una confusione generale riempì la stanza. Alcuni soldati si sono precipitati lì, altri hanno chiamato il dottore Yueh e di seguito arrivò anche Hawat. Era una delle poche volte che anche il Duca era presente, forse tutta quella confusione era dovuto anche a questo.
Nessuno era riuscito a scoprire chi fosse stato e meglio come avesse fatto. Ma Paul aveva un idea. Un’idea che si era rivelata più che giusta. Lo aveva visto chiaramente. -
Le braccia della donna scivolarono dritte lungo il corpo mentre stringeva il tessuto della vestaglia tra i suoi pugni. Non era ben chiaro se si fosse pentita di averlo urlato o se avesse solo temuto per lo sguardo di Paul. Ma il resto della frase è comunque stato ridotto ad un sommesso sussurro.
Forse si sentiva colpevole. Lui non l’aveva mai toccata prima senza il suo permesso. Non le aveva mai fatto del male. Eppure lei aveva agito contro di lui. Prima ha cercato di uccidere Paul mentre dormiva con coltello di fortuna, ma fu troppo codarda per portare a termine l’impresa e crollò tra le braccia di Paul. Non aveva detto una parole ne aveva mostrato paura. Poi aveva cercato di avvelenarlo… ma cambiò obiettivo. Forse ha sperato qualcuno contestasse la sua unione con Paul, forse non ritenendola all’altezza di diventare Duchessa e un’Atreides. Ma non accade. A Paul bastó immagazzinare le informazioni , analizzarle e valutare come risolvere al meglio la situazione. Il suo attentato al giovane Duca non fu mai scoperto, e il suo auto avvelenato fu solo deviato alla soluzione più semplice. Il ragazzo così vicino a Lady (nome) da averla avvelenata per gelosia.
Questo le fece pentire in primo luogo di averlo scelto e portato con sé su Caladan, di essersi compromessa con lui e di essere stata costretta ad abortire per conservare l’onore di entrambi. ❝ Forse avresti dovuto pensarci prima a coinvolgere qualcuno di esterno.❞ È stato stupido ma lo sapeva già. Non lo amava nemmeno come meritava.
Ed è abbastanza palese che Paul stesse giocando con questi sensi di colpa.
Non le avrebbe offerto uno scambio, lui non ne aveva bisogno per farle fare tutto quello che voleva. Non c’era modo che avessero parlato di scambiare la vita del ragazzo con qualcosa che andasse a vantaggio di Paul e Lady (nome) lo sapeva abbastanza bene.
❝In ogni caso ora non dovrai più temere di coprire quella gravidanza indesiderata e io non dovrò tenere un bastardo.❞ Un erede bastardo. Era qualcosa di ironico adesso, agli occhi del giovane Paul. Non gli ricordo minimamente sua madre, che diede al Duca Leto l’erede che tanto desiderava.
La donna era colma di rancore, colpe e imbarazzo, per questo non proferì altra parola. Non cercó di salvarsi o giustificare i fatti evidenti, lui era l’unico oltre a lei a saperlo e poteva dedurre fosse solo grazie alle sue predizioni. Nemmeno il povero Elias era a conoscenza dell’avere messo incinta la futura sposa di Paul. Forse era meglio così.
❝ Dovresti essere grata. ❞ La voce di Paul perse l’affetto e il rimprovero. Divenne solo fredda come se avesse perso la possibilità di provare sentimenti. Si avvicinò alla forma della sua signora prendendo a coppa il suo viso dai tratti morbidi tra le mani. La principessa si sentiva disgustata. ❝ Per cosa? ❞ ❝ Per non averti condannata con lui. ❞
In un lampo di rabbia (nome) spinse le mani sul petto del ragazzo, allontanandosi quel che bastava.
In primo luogo pensava glielo avrebbe concesso, nel suo stato attuale, lui era più forte di lei. Perciò la distanza era quella che lui gli aveva concesso a prescindere. ❝ Avrei preferito morire a causa del mio stesso veleno che rimanere qui con te. ❞ La principessa strinse i denti ad ogni crudele dichiarazione mentre si dirige verso la porta con l’unico intento di andarsene.
❝ Non uscire dalla stanza. ❞ (nome) si fermò nei suoi passi, con la mano sulla maniglia e un piede pronto a dare il primo passo per uscire. Sapeva che Paul era in grado di usare la voce, aveva sentito parlare della cosa molte volte da sua madre mentre si esercitavano. A riguardo c’era un tacito accordo. Lui non avrebbe dovuto usarlo su di lei.
Per quanto non fossero mai stati messi termini e condizioni lui lo aveva fatto solo una volta, esclusa questa. Forse è stata quella volta a convincerlo ad non utilizzarlo. Lei aveva dato letteralmente di matto, urlando e cercando di attaccarlo direttamente.
Nessuno ha saputo dare una risposta a tale comportamento e la situazione tacque in pochi giorni, lasciando un’alone di mistero sulla vicenda.
Lo sguardo della donna era intriso di rabbia e sanguinaria voglia di fargli del male. Paul la guardava a sua volta con una sorta di sfida nei suoi occhi. Sarebbe stata sopraffatta dalla voce o sarebbe stata rinchiusa per aver attentato alla vita di Paul?
Era quasi sicura che nella seconda avrebbe sofferto più lui che lei, per questo quando mosse i suoi primi passi verso il fidanzato lui socchiuse le labbra. Pronto a richiamare qualsiasi ordine l’avrebbe riportata al suo posto. Ma lei si fermò ancora prima di poter fare unaltro passo.
Lo sguardo di Paul era ancora su di lei. I suoi capelli ondulati ricadenti sulle sue spalle cadenti. La sua vestaglia argentata e la stola che era caduta dalle spalle e ora si reggeva solo alle braccia della ragazza. Una visione dannata e patetica proprio come era la sua signora quando nessuno poteva vederla a parte lui. L’orgoglio e la vanità erano scomparsi a favore della dolce disperazione e dai sensi di colpa. Ma in fondo l’Atreides non avrebbe potuto desiderare altro che essere l’unico spettatore di tale vista.
Nessuno avrebbe potuto ammirare la luce fioca e semplice di una donna, che aveva imparato a mantenere le apparenze di freddezza e nobiltà, sfaldarsi davanti a qualcosa che la stava mandando in frantumi poco a poco.
Paul era quella cosa ed entrambi lo sapevano.
I primi passi di lui furono intercettati dalla donna che indietreggiò per mantenere la distanza iniziale. Un sospiro tra l'esasperato e il divertito ha lasciato Paul mentre parlava nuovamente. ❝ Devi smetterla con queste scenate. Non ti serviranno a molto soprattutto se sono l’unico ad assistere.❞ I loro occhi erano fissi l’uno sull’altro. Niente sarebbe cambiato nel comportamento della donna, lo sapeva. Eppure i suoi occhi erano ancora attenti a qualsiasi cosa lui volesse fare di lei. Avrebbe mantenuto le parole eppure lei non era ancora disposta ad avvicinarsi. ❝ Spiegami come posso farmi ascoltare, senza per forza darti un ordine. ❞ Quel potere non era un semplice ordine! Se fosse stato solo un ordine lei avrebbe ignorato il tutto e poi sarebbe andata avanti per quello che credeva meglio. Ma in quei momenti il suo corpo smetteva di essere una sua proprietà e faceva ciò che quel coro di voci le diceva di fare. Cacciata e privata della sua stessa volontà. È così che si poteva descrivere.
❝ Non puoi. semplice, no? Basta solo che mi lasci stare, e che lo scagioni da quelle accuse, e per un po’ continuerò questa recita, per un po’.❞ Per un po’… Non significava per sempre. Non si sarebbe calmata e questo sarebbe solo qualcosa di temporaneo. Era come una pietra che colpiva il vuoto. Non faceva alcun rumore. Nessuno dei due aveva un discorso collegato con quello dell’altro eppure continuavano a parlare sulla medesima linea. Lei era lì per un motivo e poi avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile. Anche il fondo del mare di Caladan le sembrava più accogliente e invitante di quella stanza soffusa di luce. Mentre lui desiderava cercare di convincerla a rimanere, nella sua stanza e nella sua vita. Non che lei avesse quella gran scelta in questione ma lui desiderava ancora che lei lo volesse almeno un po’.
Fece un altro passo e poi un’altro e un'altro ancora, verso di lei, in silenzio. Ma lei si allontanava ancora, ancora e ancora. I passi erano traballanti e non si poteva escludere l’eventualità che potesse cadere. ❝ Sai davvero essere crudele mia signora… soprattutto con me. ❞ A Paul sembrava piacere evidenziare come le sue parole taglienti perdessero L’affilatezza in sua presenza, intrecciando le proprie parole con terribile sarcasmo. Lei inciampò su qualcosa e cadde seduta sul letto del ragazzo. Non poteva sapere cosa, ma ha immaginato fosse colpa di Paul. Era sempre colpa sua anche quando non lo era, ai suoi occhi.
Non sapeva esattamente come fosse finita lì, ad un'estremo della stanza, opposto a dove era. Quanti passi senza guardarsi attorno aveva fatto? Quando si era persa troppo in profondità negli occhi di Paul e dell'odio che provava per lui.
❝ Ti odio. ❞ Lui rise alla conferma delle sue parole. Questo era odio. Un odio patetico che gli si addice magnificamente. ❝ Lo so. ❞ Si avvicinò al suo volto, lasciando poco spazio tra loro, tanto che ogni respiro sfiorava le pelle del loro volto. Gli (colore) della donna erano spalancati in cerca di una soluzione, di un indizio o di qualche bagliore, negli occhi del futuro marito. Una qualsiasi scintilla ma niente. Lui era impassibile e illeggibile come lo era sempre stato, e questo l’ha terrorizzata. Come nei loro primi incontri, come nel loro primo incontro. ❝ Cosa vuoi in cambio? ❞ Dopo un lungo silenzio lady (nome) si decise a parlare. Di solito durante i loro scambi di parole non si parlava mai di scambi o mediazioni. Nessuno dei due avrebbe ceduto qualcosa per averne un altra. Specialmente (nome).
❝ Rimani. ❞ Era decisamente generica come risposta e la ragazza si trovava spazientita da tanta indulgenza. Se fosse stata solo una notte potrebbe anche essere un buon affare. Se fosse trasferire le sue stanze in quelle di Paul per il suo ultimo periodo qui a Caladan prima di tornare a casa per organizzare i preparativi per il matrimonio, era eccessivo ma ancora glielo poteva concedere. Aveva chiesto un prezzo molto alto in fondo, per quanto lei stessa non volesse ammetterlo. Ma se intende per tutta la sua vita era troppo. Lei per quando crudele e fredda potesse essere aveva sempre mantenuto la parola data e per questo raramente faceva promesse soprattutto quando non voleva o non poteva mantenerle.
❝ Tutto ma non questo. ❞
❝ Prendere o lasciare, (nome). ❞
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Ho saputo che una collega (piuttosto arrogante ed elitista, in verità) ha 22 anni ed è al secondo anno di magistrale, il che implica che abbia finito la triennale a 21 anni esatti, o magari perfino prima di compierli. Senz’altro è stata favorita dal destino, perché tanto per cominciare ha iniziato la scuola a cinque anni, e come è risaputo di solito le famiglie che ti piazzano sui banchi di scuola quando ancora a stento minzioni e defechi in autonomia ti vogliono operativo per la società, brillante e scattante il prima possibile. Spesso, dicevo, è una profezia che si autoavvera e questo è uno di quei casi.
Ieri ho passato una giornata bella e distesa dopo molto tempo (laurea inclusa, ahimè, che mi è scorsa davanti come un insieme di fotogrammi frenetici e sempre impietosamente inframezzati dai dissesti di salute) ma soprattutto in cui mi sono sentita viva, fisicamente e intellettualmente, in cui ho molto camminato, immaginato e discusso, che sono tre tra le mie attività preferite al mondo, che qualcuno definirebbe gratuite solo perché è venuto al mondo con tutti gli ingranaggi integri.
La sera, ho raggiunto il culmine dell’eccitazione intellettuale della giornata vedendo la prima dell’Amica Geniale. Durante certe scene ho proprio ripreso contatto con me stessa e con certi miei aspetti sopiti e sviliti attraverso il monologo interiore di Elena e la forza di quelle parole. So che non è alta letteratura e non mi interessa; a discapito di una nostra certa reputazione certe storie fanno semplicemente al caso nostro, e quando le incontriamo non si compie che un incontro destinico. Arrivata la notte, quindi, dopo tanto tempo mi sentivo tronfia e trionfante, a dispetto di tutto, non curante per una volta del fatto che quello appeno trascorso non possa essere per impedimenti tecnici lo standard delle mie giornate. Altrimenti sarei stata altrove e con chissà quanti altri progetti a gonfiarmi il cuore. Comunque, ieri sera davvero non me ne importava un bel niente e mi facevo forte della mia bella, fluida (e per questo più unica che rara) giornata. Mi sono poi anche ricordata che in una delle nostre ultime telefonate quel controverso personaggio che è il mio relatore, il docente più odiato, temuto, frainteso, sbeffeggiato del dipartimento mi ha detto che quando scriveremo l’articolo a quattro mani mi toccherà una verifica della parte di cui sarà autore, onde evitare che non rispetti le informazioni della tesi “per assicurarsi che non abbia scritto cavolate”. Il terrore della facoltà mi chiede quindi da fargli da revisore di bozze per non tradire la natura del testo da me scritto. Chi avrebbe mai potuto dirlo? Quanta gloria, anche se arrivata in gran ritardo. Eppure, quando poco fa ho appreso le notizie biografiche sulla collega giovanissima ho provato di nuovo quel maledetto complesso di inferiorità, simile al malessere fortissimo che mi ha colto tutte le volte che ho presenziato a discussioni di tesi prima che arrivasse la mia. Ho naturalmente anche pensato che se relatore avesse incontrato lei anziché me ci avrebbe scommesso cento volte di più, non solo per la tenera e ancora malleabile età, ma soprattutto per la disponibilità sia monetaria che di salute ad aderire a possibili iniziative. Eppure non è successo: le parche non si sono prese la briga di filare questa particolare trama e hanno invece accordato la loro benevolenza alla mia. Quanto durerà? È mai iniziata davvero, mi chiedo? C’è qualcosa di ufficiale in ballo o tutto si risolverà in una trita accozzaglia di parole fatue e promesse vane, che ti fanno tirare avanti con corpo e mente per qualche giorno (o qualche settimana) per poi mandarti al tracollo perché, date le restanti circostanze di vita, altri appigli non possono fisiologicamente e materialmente esistere e/o ripresentarsi in una serie combinatoria altrettanto felice e favorevole? Non so dirlo. D’altronde, relatore non insegna né vive neanche più qui e proprio adesso sta attraversando una metamorfosi psichica massiccia che potrebbe facilmente distoglierlo, a dispetto di qualsiasi stima giurata, dalle promesse fatte. E infatti non ci sentiamo da un bel po’, ma non voglio pensarne male. Forse se la laureata a 21 anni fossi stata io, il mio percorso non sarebbe stato pronto ad accogliere certe congiunture che sono arrivate molto più in là, ma con grande forza vitale. Il fatto è che, come dico sempre a mia madre, non è che i problemi ci sono stati e ora son finiti. Ci sono ancora e anzi si sono complicati e sono peggiorati. Per cui non si può nemmeno dire:“eh vabbè, sei in ritardo, in grande ritardo, ma ora sei a completa disposizione”, perché semmai è il contrario. E non ho nessuno con cui mettere a fuoco tutto questo che non sia io stessa, senza che, eventualmente, il mio racconto venga distorto, per esempio per produrne facili soluzioni che comunque, per mia fortuna, insieme a molte altre operazioni cognitive semplificatorie per chi le compie, hanno smesso di offendermi.
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L' ALBERO SENZA RADICI
Molte persone cresciute in famiglie disfunzionali da adulte sono convinte che vivere pienamente significhi oscillare in modo quasi violento tra esaltazioni e psicodrammi, tra stati euforici e abissi malinconici, tra alti e bassi.
Spesso infatti le famiglie disfunzionali, cioè tossiche, vedono i due genitori azzuffarsi, litigare, offendersi, passando da momenti fatti di emotività drammatizzata, a momenti di silenzio oppositivo in cui non viene data alcuna spiegazione né all'uno né all'altro.
Il bambino si trova in questo modo esposto al fuoco incrociato di un ambiente imprevedibile, emotivamente carico e conflittuale, nel quale non viene mentalizzato ciò che succede tramite una comunicazione adeguata.
Egli si sente sempre in allerta, confuso, e vive emozioni a volte indecifrabili.
Ecco allora che da adulto potrebbe tendere a confliggere con i propri partner, così come hanno fatto i suoi genitori.
Ma soprattutto a esaltarsi e sentirsi pienamente realizzato per un apprezzamento, per un gesto di stima, per un incontro amoroso o anche per un buon corso di crescita personale.
Tuttavia, se le sue previsioni e aspettative non vengono rispettate, cade in una tristezza profonda, si abbatte subito per niente, ed entra in uno stato di spegnimento vago dorsale a volte anche per settimane.
Così, un momento di gioia diventa mania, ossessione, attività frenetica; mentre un momento di tristezza diventa abbattimento esistenziale, melanconia nera, abisso emozionale.
L'oscillazione violenta tra luce e tenebre, per persone cresciute in famiglie tossiche, viene considerata vita pienamente vissuta, passione, amore totale e totalizzante, e soprattutto amore vero (ovviamente ci sono livelli e livelli di oscillazione).
Quando incontrano un partner "sano", queste persone si annoiano, e pensano che il rapporto sia statico, abitudinario e palloso.
In realtà, come dice Lowen, questa oscillazione tra stati euforici e depressivi, spesso è dovuta a una assenza di grounding, di radicamento, e dunque di autonomia.
Essere radicati significa sapere e sentire che le proprie radici psicologiche ed emotive sprofondano nel terreno del proprio sistema nervoso autonomo, il quale è armonico, flessibile e pienamente funzionante, in modo da ritrovare dentro di sé la propria base sicura anche se imperversa la tempesta.
Anche se la bufera strappa via le foglie e i rami, la sensazione di radicamento ci riporta ad una sicurezza interiore inscalfibile, la quale ci rassicura circa le nostre capacità di gestire le nostre emozioni, di attraversare la vita in modo sicuro, e di essere fondamentalmente forti.
Chi è ben radicato non oscilla tra due estremi emotivi facendosi trasportare via da essi, perché i suoi piedi sono ben radicati nella terra.
Nel mio nuovo libro offro potenti strumenti per lavorare su questo.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Appena un mese dopo le elezioni politiche, il nuovo governo laburista sta trascinando la Gran Bretagna in un grave conflitto civile, distruggendo al contempo quel poco che resta delle libertà britanniche, in particolare la libertà di espressione.
Il figlio adolescente di una famiglia di immigrati ruandesi ha accoltellato a morte tre bambine che frequentavano un corso di danza sulle note della popstar americana Taylor Swift, a Southport, una città vicino a Liverpool, il 29 luglio scorso. Il triplice omicidio ha scatenato proteste e rivolte da parte dei britannici che a quanto pare ne hanno abbastanza di come stanno le cose.
Il giorno dopo le prime proteste, il premier britannico Keir Starmer ha tenuto un discorso in cui ha a malapena menzionato le bambine assassinate, definendo però i manifestanti "teppisti di estrema Destra" provenienti dalla periferia di Southport per fomentare disordini. In tal modo ha liquidato tutte le preoccupazioni della maggioranza dei cittadini britannici e i loro timori per l'immigrazione di massa che sta mettendo a rischio la sicurezza dei loro figli, delle loro famiglie e delle loro comunità. Incredibilmente, il primo atto di Starmer dopo gli omicidi non è stato, come ci si poteva aspettare, quello di affrontare le preoccupazioni per la sicurezza dei cittadini britannici, ma di stanziare fondi per la nuova sicurezza di emergenza per le moschee.
Secondo Starmer:
"Una banda di teppisti, è salita su treni e autobus, si è recata in una comunità che non è la loro. (...) E poi ha iniziato a lanciare mattoni contro gli agenti di polizia. (...) Che sia a Southport, a Londra o Hartlepool (...) Queste persone stanno mostrando al nostro Paese esattamente chi sono. Le moschee sono prese di mira perché sono moschee. Petardi sono stati lanciati contro la statua di Winston Churchill. Un saluto nazista al Cenotafio".
Starmer ha aggiunto che sta creando una unità speciale contro i crimini violenti, preposta a combattere, indovinate chi? I manifestanti:
"Ed è per questo che ho appena avuto una riunione con i vertici della polizia e delle forze dell'ordine. (...) Perché diciamolo chiaramente: non è una protesta; non è legittimo; è un crimine. (...) Porremo fine a tutto questo. (...) Una risposta sia alla sfida immediata, che è ovviamente guidata dall'odio di estrema Destra. (...) E quindi, a tal fine, posso annunciare oggi che, a seguito di questo incontro, istituiremo una capacità nazionale, tra le forze di polizia, per contrastare i disordini violenti".
Per non sprecare la crisi il premier ha anche annunciato che il governo incrementerà l'uso della tecnologia di riconoscimento facciale:
"Questi teppisti sono mobili. Si spostano da una comunità all'altra e noi dobbiamo avere una risposta della polizia che possa fare lo stesso. (...) Estendere l'uso della tecnologia di riconoscimento facciale (...) misure preventive: il comportamento criminale impone di limitare i loro movimenti prima ancora che possano salire su un treno".
Starmer avrebbe potuto fermare i manifestanti sul nascere prestando ascolto, e facendo fronte, alle preoccupazioni della gente "comune" sulla scia degli omicidi. Ha preferito invece etichettarli come "teppisti di estrema Destra", cosa che ha infiammato l'intero Paese, con proteste e rivolte che si sono diffuse da Southport ad altre città. La polizia ha ulteriormente esacerbato la situazione aizzando i suoi cani contro manifestanti innocui, arrestandone molti e ammanettando una donna di 73 anni portatrice di pacemaker che non era mai stata arrestata prima, colpevole solo di aver protestato pacificamente contro l'uccisione di tre ragazzine.
"Ho 73 anni e sono qui a causa delle bambine che sono morte e per questo mi hanno arrestato", ha dichiarato la donna, circondata dalla polizia antisommossa.
A Plymouth, secondo una fonte giornalistica, mentre estremisti di Sinistra erano intenti a vandalizzare una chiesa, prendendo pietre dal muro per lanciarle contro i manifestanti, la polizia non ha provveduto ad arrestare gli estremisti, ma ha pensato bene di picchiare i manifestanti.
Reprimendo senza indugio le tristi vestigia della libertà di espressione britannica, il direttore della Pubblica Accusa di Inghilterra e Galles, Stephen Parkinson, ha ammonito destando sconcerto che condividere e ritwittare materiale online delle rivolte è un grave reato che porterebbe all'arresto. "Abbiamo agenti di polizia specializzati che setacciano i social media alla ricerca di questo materiale, per poi procedere all'arresto", ha affermato Parkinson.
Più o meno nello stesso periodo, la polizia di Northampton ha scritto su X di aver "ricevuto segnalazioni di un crimine d'odio in merito a un post pubblicato sui social media" e in risposta ha arrestato una donna di 41 anni "perché sospettata di incitamento all'odio razziale".
Pertanto, ritwittare post su X ora fa finire in prigione. Ma un musulmano che brandisce un fucile d'assalto AK-47 sui social media, mentre minaccia di far saltare la testa alla gente, è verosimilmente accettabile. Altrettanto accettabili, a quanto pare, sono gli estremisti musulmani che promettono sui social media che tutti i sostenitori della "English Defense League" (un gruppo anti-islamico che è stato sciolto circa un decennio fa) che si presenteranno a Walthamstow, a nord-est di Londra, verranno uccisi e i loro corpi "spariranno" nei boschi. In effetti, musulmani e membri della Sinistra radicale si sono mobilitati a Walthamstow, tra le voci di una protesta contro l'immigrazione di massa che non ha avuto luogo, sventolando bandiere palestinesi. La folla ha esultano quando il consigliere laburista locale Ricky Jones ha tenuto un discorso in cui auspicava l'uccisione dei cittadini britannici contrari all'immigrazione di massa.
"Sono dei ripugnanti fascisti e dobbiamo tagliargli la gola ed eliminarli tutti", ha affermato. Dopo che il video è circolato online, alla fine la polizia non ha avuto altra scelta che arrestare Jones.
Peter Kyle, segretario di Stato per la Scienza, l'Innovazione e la Tecnologia, ha convocato i rappresentanti dei giganti dei social media e ha chiesto loro di porre un freno agli utenti che si discostano dalla narrazione del governo.
"Spero che le piattaforme garantiscano che coloro che cercano di diffondere l'odio online non vengano agevolati e non abbiano nessun posto dove nascondersi" ha dichiarato Kyle. Elon Musk, proprietario di X (ex Twitter), è stato condannato dal governo britannico per aver affermato che il Regno Unito si stava dirigendo verso una guerra civile.
Nel giro di pochi giorni, l'unità speciale potenziata di Starmer è riuscita ad arrestare, processare e condannare a tre anni di prigione un rivoltoso britannico per aver preso a pugni un agente di polizia. Tuttavia, l'assassino delle tre ragazze di Southport, Axel Rudakubana, verrà processato solo l'anno prossimo, mentre le vittime di stupro nel Regno Unito, compresi i bambini piccoli, aspettano in media 358 giorni prima che i loro stupratori vengano processati.
La polizia ha programmato delle "irruzioni all'alba" a casa dei manifestanti dopo aver "esaminato migliaia di ore di filmati per identificare le persone coinvolte in comportamenti violenti".
Ciò che la polizia non ha fatto è stato arrestare le bande di uomini musulmani armati che sono scesi in piazza in tutte le città britanniche. A Birmingham, Bolton e Middlesbrough, membri della "Muslim Patrol" (la Pattuglia musulmana) hanno picchiato i bianchi presenti, accusandoli di far parte delle proteste contro l'immigrazione di massa. A Sheffield, musulmani armati di machete vagavano per le strade alla ricerca di persone bianche di "estrema Destra" da attaccare.
A Birmingham, la seconda città più grande del Regno Unito, bande musulmane armate di spade sono andate a caccia di dimostranti bianchi, senza nessun poliziotto in vista. Una reporter di Sky News è stata costretta a interrompere la diretta dopo che un uomo mascherato le si è avvicinato al grido "Palestina libera!" mentre altri uomini intorno a lei simulavano di impugnare un'arma da fuoco con le mani. Alcune bande hanno aggredito violentemente un uomo innocente, picchiandolo dopo averlo buttato a terra davanti a un pub di Birmingham in cui era entrato casualmente. Hanno inoltre bloccato le strade e attaccato le auto, dopo averle controllate per vedere se c'erano dei bianchi all'interno. Ma dei poliziotti nessuna ombra.
Ma perché non era presente la polizia? Quando alla polizia della contea di West Midlands è stato chiesto perché non avesse fatto nulla contro "numerose persone armate con vari tipi di armi" (bande musulmane) a Birmingham, la risposta è stata che alle comunità musulmane era stato consentito di "svolgere l'attività di polizia di propria iniziativa".
Il sovrintendente della polizia della contea di West Midlands Emlyn Richards ha affermato:
"Abbiamo rapporti commerciali e comunitari davvero forti [con le comunità musulmane] (...) abbiamo avuto l'opportunità di incontrare i leader della comunità [musulmana], incontrare i leader commerciali [musulmani] (...) per capire in qualche modo lo stile di polizia che dovevamo adottare. (...) Quindi sapevamo che ci sarebbero state molte persone a quella contro-protesta, sapevamo chi era la stragrande maggioranza di quelle persone".
Richards ha poi rilevato che i contro-manifestanti (le bande musulmane) avevano "buone intenzioni" e che solo "una piccola minoranza" di persone aveva intenzione di "commettere crimini, provocare disordini o seminare paura nelle nostre comunità".
Stranamente, la polizia britannica non ha riconosciuto le "buone intenzioni" di coloro che protestavano contro gli omicidi di Southport e che solo "una piccola minoranza" era stata coinvolta in violenze e rivolte contro la polizia, contro gli hotel che ospitavano migranti illegali e le moschee.
E poi Richards conclude dicendo:
"Quello che abbiamo visto è stata una risposta da parte delle nostre comunità [musulmane] che hanno cercato in un certo senso di assicurarsi che ciò fosse controllato anche al loro interno e di dissuadere le persone dal prendere parte a quei disordini".
Il che tradotto significa che vaste aree del Regno Unito sono state interdette, ossia quelle in cui la polizia non ha più autorità.
Contrariamente a quanto affermato dalla polizia, i musulmani "anziani" sembravano incitare i membri della loro comunità di Birmingham, dicendo loro di "proteggere la casa di Allah" dalla "estrema Destra" e comunicando a Starmer che erano perfettamente in grado di "difendersi".
"Se ce lo chiedono ci difenderemo. Non ce ne vergogniamo, inshallah, e diremo apertamente il takbir ["Allahu Akbar!", "Dio è il più grande!"] ogni volta che ne avremo voglia", ha detto un anziano musulmano alla folla che continuava a gridare "Allahu Akbar!" Una minaccia?
Non secondo il capo della polizia della contea di West Midlands, che ha diffuso un messaggio video rivolto ai musulmani della regione, salutandoli con deferenza con "Salam Alaykum", rassicurandoli del sostegno della polizia e ringraziando sentitamente i loro "anziani" per la "cooperazione".
A Stoke-on-Trent, la polizia ha gentilmente chiesto a una folla di musulmani armati radunati davanti a una moschea di "buttare via" le armi presenti all'interno dell'edificio.
"Non date a nessuno motivo di interagire con la polizia, quindi se ci sono armi, sbarazzatevene, e non arresteremo nessuno", ha detto l'agente di polizia.
A Croydon, nella zona sud di Londra, le bande musulmane si sarebbero scatenate alla ricerca di bianchi da aggredire, ma non avendone trovati, hanno invece cominciato a distruggere tutto ciò che hanno trovato. La polizia ha pubblicato un messaggio fuorviante su X in cui affermava che i disordini musulmani scoppiati a Croydon non avevano nulla a che fare con le proteste, ed era una questione a parte.
E l'elenco potrebbe continuare. I media tradizionali hanno a malapena segnalato la violenza islamica. La BBC ha affermato, come fece la maggior parte dei media statunitensi durante l'infuocata estate di rivolte del 2020, che sebbene sia stato attaccato un pub di Birmingham, le proteste musulmane sono state "perlopiù pacifiche".
In contrasto con questa sorta di repressione autoritaria, Starmer, quando era leader dell'opposizione in Parlamento, si era dimostrato comprensivo nei confronti dei partecipanti alle rivolte su larga scala che il movimento Black Lives Matter (BLM) scatenò nel Regno Unito dopo la morte di George Floyd, nel 2020. Violenza e distruzione su larga scala, decine di poliziotti feriti dai manifestanti del BLM e danni alla proprietà, inclusi quelli inflitti al cenotafio di Whitehall, a Londra, nonché la deturpazione e la distruzione delle statue storiche, evidentemente non infastidirono Starmer. Piuttosto, all'epoca, egli pubblicò una sua foto che lo ritraeva "in ginocchio", a sostegno del movimento Black Lives Matter insieme a una dichiarazione in cui chiedeva al governo britannico di "garantire che le nostre esportazioni non vengano utilizzate per reprimere i diritti democratici negli Stati Uniti".
Dieci mesi di proteste settimanali in tutto il Regno Unito a sostegno del gruppo terroristico Hamas, orchestrate da organizzazioni affiliate a Hamas, che invocavano il "jihad" e chiedevano che Israele venisse ripulito dagli ebrei "dal fiume al mare" sventolando bandiere jihadiste di al-Qaeda, e che celebravano terroristi che hanno ucciso, stuprato, mutilato e bruciato vive persone innocenti, non hanno avuto alcuna conseguenza per i coinvolti, i quali continuano le loro manifestazioni di protesta, nonostante nel Regno Unito sia Hamas che al-Qaeda siano organizzazioni terroristiche proscritte e sostenerle possa comportare una pena detentiva fino a 14 anni di reclusione.
Nel frattempo, tuttavia, la polizia dell'area di Greater Manchester, in seguito a una denuncia, ha rimosso i manifesti degli israeliani rapiti, un'azione per la quale, dopo una forte reazione, ha poi dovuto scusarsi. A Londra, la Polizia Metropolitana ha rimosso altresì i manifesti degli ostaggi israeliani per "evitare qualsiasi ulteriore aumento della tensione nella comunità" e per "la responsabilità di adottare misure ragionevoli per evitare che i problemi degenerino". Pertanto, secondo la polizia britannica, gli appelli a uccidere gli ebrei non "aggravano i problemi" né "aumentano la tensione nella comunità"?
Starmer, seguendo le orme del suo predecessore conservatore Rishi Sunak, evidentemente non ha sentito il bisogno di intraprendere azioni drastiche contro i jihadisti, contro gli appelli all'intifada o contro gli slogan a favore della "liberazione della Palestina dal fiume [Giordano] al mare [Mediterraneo]", slogan che è ampiamente inteso come un invito alla distruzione di Israele.
La minaccia terroristica delle bande jihadiste persiste ancora oggi, ma l'ex capo della polizia antiterrorismo, Neil Basu, ha affermato che le attuali proteste nel Regno Unito contro l'omicidio di bambine e l'immigrazione illegale sono quelle che hanno "oltrepassato il limite del terrorismo".
Molti dei luoghi in cui si sono verificate proteste e rivolte sono città e paesi come Rotherham, dove gli abitanti temono giustamente le conseguenze della continua migrazione di massa. Queste città sono state teatro di abusi sessuali su una scala inconcepibile e di fallimenti deliberati altrettanto inverosimili da parte delle autorità nel far fronte a tali abusi. Nella sola Telford, le bande di adescamento musulmane hanno stuprato, abusato e torturato più di mille minori e adolescenti a partire dagli anni Ottanta e, in alcuni casi, ne hanno perfino assassinati alcuni.
Simili atti orribili perpetrati da bande di adescatori hanno avuto luogo, e continuano ad essere commessi a Rotherham, Rochdale, Oxford, Peterborough, Keighley, Newcastle e Birmingham. Oggi, numerosi migranti irregolari, quasi tutti uomini provenienti da Paesi extraeuropei, sono ospitati in hotel per gentile concessione dei contribuenti britannici che pagherebbero 8 milioni di sterline al giorno per il loro alloggio in alcune di quelle stesse città teatro dei crimini sessuali, e pare che questi uomini continuino a perseguitare e molestare i bambini inglesi del posto. Secondo una delle vittime, ora maggiorenne, la polizia britannica sta ancora cercando di insabbiare quanto accaduto.
L'unica figura semi-autorevole a parlare in modo sensato da quando sono iniziate le proteste e le rivolte è stata Donna Jones, commissario di Polizia e per la Criminalità dell'Hampshire e dell'Isola di Wight, la quale ha esortato il Paese alla calma e alla collaborazione, invitando il governo ad ascoltare le legittime lagnanze di coloro che stanno protestando:
"L'annuncio delle nuove Unità per i Crimini violenti del Primo Ministro ha portato ad un'accusa di polizia a due livelli, che ha infiammato i manifestanti che affermano di lottare per proteggere la sovranità e l'identità britannica e per fermare l'immigrazione irregolare. (...) Sebbene i devastanti attacchi di lunedì a Southport siano stati un catalizzatore, i punti in comune tra i gruppi di protesta sembrano concentrarsi su tre aree chiave: il desiderio di proteggere la sovranità britannica; la necessità di difendere i valori britannici e l'obiettivo di fermare l'immigrazione illegale... "Il governo deve riconoscere la causa di questi disordini civili per prevenirli. Arrestare persone o creare unità di disordini violenti significa curare il sintomo e non la causa. Le domande a cui queste persone vogliono una risposta sono: qual è la soluzione del governo all'immigrazione di massa incontrollata? In che modo il nuovo governo laburista difenderà e rafforzerà i valori britannici? Questa è la sfida più grande che il governo di Sir Kier Starmer deve affrontare... "Dobbiamo lavorare tutti insieme per porre fine a questo comportamento criminale e insensato da parte di un esiguo numero di persone, pur comprendendo le opinioni di coloro che partecipano alle manifestazioni di protesta e che provano forti sentimenti, ma non creano disordini".
Utilizzando le proteste in corso in tutta la Gran Bretagna per reprimere, in modo unilaterale, i diritti fondamentali, il primo ministro Keir Starmer è riuscito ad esacerbare il conflitto razziale, infiammare le tensioni, creare divisioni, penalizzare la libertà di espressione e a prendere chiaramente sottogamba le preoccupazioni legittime.
Robert Williams è un ricercatore che vive e lavora negli Stati Uniti.
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Da quanto tempo siete una coppia aperta? Com'è vivere questo tipo di relazione? Non da gelosia o altro?
Allora. Mi sono arrivate un po' di domande di questo tipo e ho esitato a rispondere (in tutta onestà, esito ancora); non per senso del pudore (spoiler: non ne ho - facevo la doccia mentre i miei fratelli la cacca e il bidet e viceversa: nelle famiglie numerose si viene su un po' spartani), bensì perché sono convinta che ogni coppia sia un mondo a sé, e quello che funziona per noi due sicuramente non va bene per altri e viceversa (ad esempio noi non siamo poliamorosi e mi sento di dire che mai lo saremo per come io e lui concepiamo l'amore). Quindi lungi da me dare esempi o consigli perché l'unica strada possibile in questo campo è quella che si fa empiricamente con il/la proprio/a partner, fatta di passi avanti, indietro, ancora avanti, ecc. (dubbi, scoperte, certezze..) finché non si apprende cosa fa bene a noi stessi e all'equilibrio di coppia in generale (e aprire la coppia, per esperienza, insegna tanto, tantissimo, non solo dell'altro ma anche e soprattutto di noi stessi!).
Ora, per rispondere genericamente alla tua domanda. Siamo una coppia aperta quando ci va e finché ci va, senza una data di partenza e senza una data di scadenza, a volte ci "apriamo" al mondo, a volte ci piace tornare al nucleo della relazione e dedicarci interamente a noi. Non c'è un calendario, leggiamo i nostri periodi emotivi. Non è un'esigenza né mia né di Matteo, è un apporto ulteriore che ci può arricchire e divertire ed eccitare quando siamo nel mood e nel periodo adatto. Negli anni abbiamo sperimentato un po' di esperienze insieme, e da un po' abbiamo provato a fare un passo ulteriore. Magari ora ci va e poi tra qualche tempo non ci andrà più! Nulla è definitivo, tutto è in fieri e soprattutto ha sempre come fine ultimo l'eccitazione della coppia. Mi spiego: in qualsiasi esperienza da sola o insieme c'è un ritorno di fiamma nella coppia, perché l'esperienza vissuta (e condivisa in un secondo momento con l'altra persona) va ad alimentare amore e sessualità endogeni alla coppia. Ovvero: nessuno dei due va a "scopare in giro" per farsi gli affari suoi o appagare le proprie pulsioni (siamo appagatissimi e affiatati già insieme di base! E anzi, se così non fosse secondo me non avrebbe senso aprire la coppia, perché servono davvero delle basi solide e una fiducia immensa). Io e Matteo siamo molto bravi nella comunicazione (ci abbiamo lavorato tanto fin dall'inizio), è onesta e aperta e trasparente sotto ogni fronte, quindi nulla è scolpito su pietra e di qualsiasi cosa si parla e ci si confronta (e ci si eccita, soprattutto, pure! Se no a che serve?).
Siamo gelosi? Sì certo! Ma se ti dicessi che la gelosia è un costrutto sociale che ci è stato inculcato dalla società (soprattutto occidentale) e che lavorare sui propri limiti ti apre i chakra mentali e ti porta a raggiungere un livello ulteriore mi crederesti? È così. Nota bene: non ho detto che è facile, non è per niente facile!!!! Ma ci si lavora (se si ha voglia ovviamente) rigorosamente insieme, ci si viene incontro, ci si dà spazio tempo amore ascolto e comprensione. La gelosia non si può sradicare del tutto, però può cambiare forma e affievolirsi e portare a consapevolezze nuove e superiori. Si tratta di trovare quella zona di conforto dove "ci si sta comodi", e dove il tornaconto generale dell'esperienza è comunque molto più vantaggioso e positivo di quel sentimento isolato: la gelosia infatti può innescare anche sentimenti ed emozioni positive, essere enormemente eccitante e aiutare a non dare mai le qualità del proprio partner per scontate, o vederle con nuovi occhi e attenzione. A me piace essere un po' gelosa di Matteo, e viceversa (e ci eccita da pazzi). Se e quando non dovesse essere gestibile ci si parla e si tara il tiro! Nel mentre, ci si diverte.
Voilà ! 🧘🏻♀️🌱✨
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Cretinetta botulinica crea un'azienda con un prodotto che nessuno vuole (la carne finta) e dà la colpa alle "litanie bugiarde" se i clienti preferiscono la carne vera alla sua merda ultracostosa.
via https://twitter.com/MarcoDabizzi/status/1735910270822912356
Un caso classico di conflitto con la realtà. Ci è cascata in pieno anche la Disney: ha abbandonato il suo core market, l'intrattenimento per famiglie, puntando alle "non famiglie nuove" come se esistessero davvero fuor di laboratorio - spiaze on. Zan.
Sono tipo quello che viaggia contromano e si stupisce di quanti gli vengano incontro contromano.
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Che amori proibiti hanno molto fascino, è inutile negarlo.
L’amore è un sentimento complesso e ogni relazione ha le sue caratteristiche peculiari, ma è inutile negare che quando c’è anche un po’ di rischio di essere scoperti si prova una sensazione molto piacevole. Gli amori per così dire proibiti, sono affascinanti sotto molti punti di vista: intanto, sono molto più passionali e ardenti. Potrebbero essere relazioni che è bene tenere nascoste per un gran numero di motivi. Togliendo i casi più eclatanti e forse riprovevoli come l’adulterio e il tradimento, gli amori proibiti sono molto vari.
Ad esempio, potrebbe trattarsi di una relazione con un collega di lavoro. Ma più semplicemente, spesso sono relazioni tra individui che appartengono alla stessa cerchia di amici e per un qualche motivo preferiscono tenere nascosta la loro passione. Il divertimento nel non essere scoperti è qualcosa di impagabile, specialmente se in realtà lo si sta facendo più per svago che per vergogna.
Detto questo, è bene ricordare che questa tipologia di relazioni finisce male piuttosto spesso: oltre al puro e semplice essere scoperti e finire nei guai per le motivazioni che vi portavano a nascondere i vostri sentimenti, capita anche che l’amore bruci e si consumi troppo velocemente. Il dover rimanere costantemente nell’ombra può essere frustrante per uno dei membri della coppia. Questo ovviamente può dar vita a situazioni ancora più pericolose come ricatti e minacce.
Dietro agli amori clandestini si nasconde spesso una necessità. Potrebbe essere che uno dei due partner abbia già delle relazioni amorose nella vita di tutti i giorni che non possono essere rescisse senza difficoltà. Ecco perché molto spesso gli amori proibiti coinvolgono tre persone. Potrebbe anche essere che una delle due persone coinvolte nella relazione segreta sia un personaggio famoso che teme per la sua immagine o per la sua privacy. Potrebbe anche essere che le rispettive famiglie dei due piccioncini facciano pressioni perché la relazione non abbia corso, da qui la necessità del segreto. Il caso più comune però e quello in cui la clandestinità è auto imposta: probabilmente uno dei due partner subisce un certo tipo di pressione mentre l’altro trova affascinante vivere una relazione nascosta nell’ombra. Il fascino del proibito è qualcosa contro cui è difficile lottare in ogni aspetto della nostra vita.
Hai mai sentito il detto le leggi sono fatte per essere infrante? Credo che riassuma molto bene il concetto del proibito: ogni volta che ci viene imposto di non compiere una determinata azione siamo più tentati a eseguirla. Probabilmente è qualcosa di insito nel nostro carattere umano, la proibizione attiva quasi sempre il desiderio. L’amore in particolare se è proibito diventa più ardente e passionale: ogni incontro clandestino diventa un’emozione fortissima alla quale è difficile rinunciare. Gli ostacoli si tramutano in sfide e i pericoli diventano i motori della relazione.
Come ogni cosa a questo mondo, anche gli amori segreti sono destinati a terminare, o almeno a palesarsi. La fine del segreto o può essere dovuta a numerosi fattori: primo fra tutti essere scoperti. Ovviamente non è per forza un male, a volte essere obbligati a esporsi e dichiarare a tutti la propria relazione può essere un modo per renderla più sana e duratura. Un’altra motivazione potrebbe essere perché uno dei due partner non regge più l’anonimato e la clandestinità, perciò chiede e ottiene la desecretazione della relazione. Gli amori clandestini sono molto passionali e piacevoli, ma raramente sono capaci di evolvere e acquistare spessore emotivo: essere obbligati a mantenere il segreto è molto limitante per entrambi i partner e non permette di stabilire una crescita comune.
Cit. dal blog "Apri la Mente'
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Non esistono ragazzi cattivi: un incontro per comprendere il disagio giovanile. Don Claudio Burgio al Teatro Municipale di Casale Monferrato per il progetto "A scuola di... genitori"
Martedì 26 novembre 2024, alle ore 21, il Teatro Municipale di Casale Monferrato ospiterà un appuntamento imperdibile del progetto "A scuola di... genitori", curato dall’associazione I Care Family ETS e presieduto dalla dottoressa Renza Marinone.
Martedì 26 novembre 2024, alle ore 21, il Teatro Municipale di Casale Monferrato ospiterà un appuntamento imperdibile del progetto “A scuola di… genitori”, curato dall’associazione I Care Family ETS e presieduto dalla dottoressa Renza Marinone. L’evento vedrà come protagonista Don Claudio Burgio, figura di spicco nel mondo dell’educazione e della prevenzione del disagio giovanile. Fondatore e…
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HERCAI - Amore e Vendetta
Trama:
Reyyan è la nipote di Nasuh Şadoğlu, patriarca di una delle famiglie più potenti della città di Midyat, in provincia di Mardin. Tuttavia, Reyyan non si è mai sentita amata e capita da nessun membro della sua famiglia tranne che da sua sorella minore, la piccola e dolce Gül, da sua madre Zehra e da suo padre Hazar (che l'amano incondizionatamente), il quale insieme allo zio di Reyyan, Cihan, è una delle figure più influenti ed importanti della numerosa famiglia. Nonostante ciò, il vero leader della famiglia è Nasuh, il severissimo e crudele nonno di Reyyan, che la disprezza e la maltratta costantemente in quanto non è la sua nipote biologica e, allo stesso tempo, lei non è a conoscenza di tale verità. Reyyan è una giovane ragazza innocente, buona e coraggiosa che sogna di essere libera. Il destino per la povera Reyyan cambia il giorno in cui incontra a cavallo Miran, l'erede della potente famiglia Aslanbey, giunto da Kars per vendicare l'omicidio dei suoi genitori, quando era ancora bambino. Miran è un uomo imprevedibile, istintivo e passionale, cresciuto nella rabbia e nella vendetta. Da qui inizia il vero calvario dei due giovani. Entrambe le vite di Miran e Reyyan, dopo il loro incontro, subiranno una radicale, viscerale e inaspettata svolta, che li coinvolgerà insieme a coloro che conoscono in un turbine di eventi e pericoli dove a farne da padroni sono degli incontrollabili sentimenti avvelenati da profondi rancori, gelosie, invidie, diaboliche macchinazioni, desideri di vendette sfrenate e tanti oscuri segreti che faranno riemergere un passato violento e colmo di misteri che era stato messo a tacere per troppo tempo e che vede protagonisti i diversi membri delle loro enigmatiche e ambigue famiglie, tutto in contrasto con il fulcro principale della storia: il tormentato, travagliato e complesso rapporto e legame, in continua evoluzione, che si istaura tra Miran e Reyyan, che si ritrovano ad essere vittime e allo stesso tempo carnefici delle disgrazie e difficoltà che li colpiscono, il tutto mentre entrambi sono visibilmente e profondamente combattuti a livello emotivo a causa dei loro complicati sentimenti contrastanti e dal proprio orgoglio ferito.
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A proposito dell’episodio del ragazzo che ha accoltellato la sua insegnante qualcuno si chiede come mai nessuno si fosse accorto dei problemi che aveva lo studente. Io che ho lavorato molti anni nella scuola non mi stupisco di ciò. Se un insegnante si accorge che un suo alunno ha comportamenti sopra le righe o problematici avverte la famiglia e consiglia un incontro del ragazzo con lo psicologo della scuola. In ogni istituto ce n’è uno che almeno una volta a settimana attiva uno sportello di ascolto,però accetta solo le richieste che vengono direttamente dagli studenti. Perciò se il ragazzo non vuole e la famiglia non lo supporta nella scelta,tutto finisce in un nulla di fatto. Inoltre se un docente mette una nota disciplinare a un ragazzo per comportamento scorretto e lo segnala al preside spesso la cosa viene minimizzata. Purtroppo la scuola oggi risponde alla legge di mercato per cui il cliente ha sempre ragione e i presidi preferiscono non avere rogne con le famiglie. Anche perché molti genitori cercano di giustificare i comportamenti dei figli dicendo che le loro reazioni sono dovute a qualche sofferenza passata,come il divorzio dei genitori,la morte del nonno,chi più ne ha più ne metta. Oppure li difendono a spada tratta,si presentano a scuola accompagnati dall’avvocato che minaccia di denunciare il preside,gli insegnanti e via dicendo
E allora io non mi stupisco dell’insegnante accoltellata,del resto casi come questo ce ne sono già stati e ce ne saranno ancora. Va già bene se non danno la colpa a lei di quanto accaduto
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NASCE IL FESTIVAL PER SALVARE LE MINORANZE LINGUISTICHE IN ITALIA
In Italia esistono 12 minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge, comunità storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche che vivono nel territorio del nostro Paese. Queste realtà hanno una forte identità e tradizioni spesso antiche che conservano e tramandano al di fuori di confini dei Paesi da cui sono provenute, a volte uniche superstiti di culture che si stanno perdendo. Per salvare questi scrigni di storia è nato in Basilicata ‘Il borgo dei suoni’ un progetto che a San Costantino Albanese, un piccolo Comune in provincia di Potenza, sta recuperando cultura e folklore di tante comunità linguistiche a rischio di scomparsa.
Tutto è iniziato intorno a una comunità arbëreshe (albanesi d’Italia) sorta a metà Cinquecento da un insediamento di popolazioni albanesi in fuga dall’invasione ottomana che conserva tratti ed elementi fondamentali della cultura di provenienza ma che, allo stesso tempo, si è rivelata ricettiva e sensibile alle influenze dell’area circostante da risultare anche un’espressione specifica della cultura della Val Sarmento. Qui è nato ad agosto 2024 il primo festival delle minoranze linguistiche, un incontro di gruppi da tutta Italia e un programma di iniziative che prevede, tra le altre, una scuola internazionale di etnografia audiovisuale realizzata con l’Università di Milano, la realizzazione di un archivio sonoro, incontri culturali, concorsi per le scuole e molta musica e canti tradizionali. Minoranze delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo condividono le proprie radici.
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Fonte: Regione Basilicata; Diffusioni musicali; foto di Wojciech Pedzich
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Incontro F. dopo un brevissimo scambio di messaggi su un applicazione, che si riassume in una scrollata, a La Spezia. Come arrivo riconosco quel muro lontano e ricordo che guardavo verso quella galleria quando dicevo ad M. che averla incontrata mi aveva fatto capire che lei era il luogo in cui volevo stare anche se era impegnata con un biglietto pronto per emigrare ed una casa che l'aspettava. M. è stata casa per 3000 giorni, tempo denso, lento e veloce, ed ora che non vivo più a casa gialla io dimoro in me stesso. Arriviamo a Riomaggiore e dopo una breve camminata ci arrampichiamo sugli scogli, sono in hang over dal giorno prima, il mio equilibrio precario, ci sistemiamo sguardo a ovest il sole che tramonta di fronte. Parliamo lenti di relazioni, di attaccamento, di poly, di scuola, di famiglia e famiglie e le parole scorrono fluide, ed il pomeriggio scorre con velocità fermandoci di fronte a muri per guardarci negli occhi, per ascoltarci. Senza esitazioni capiamo che vale la pena di continuare quella conoscenza e mangiando sugli scogli quando ormai l'umidità e le stelle sono in cielo pensiamo di stare a dormire la. Prendiamo stanza senza prenotare, come ai vecchi tempi, dirigendoci nelle strutture, al primo tentativo camera con soffitto a travi a vista e muri spessi. Nessun indugio bollitore e tisane, ed altre chiacchere e poi a cena con una vellutata di zucca ed un dolce. Torniamo in camera stanchi del viaggio e non esiste orologio e quando spengo il cellulare e metto la sveglia sono l'una, svegliami tu mi dice se ti svegli prima. Dormiamo e non è un modo gentile per dire altro, buona notte, si spegne la luce e ci addormentiamo. Nessun pensiero mi è passato perchè questa situazione è magica perchè non ci conosciamo perchè non sapevo il suo nome sino alle nove del mattino, perché in un mese ci siamo mandati 15 messaggi. é magica perché stiamo dormendo nello stesso letto tra perfetti sconosciuti, se non è fiducia ed affidarsi questo non so. Mi sveglio prima della sveglia e alle otto come sento le otto campane della chiesa le poggio una mano sulla spalla si gira e si sveglia, parte il bollitore altro the, controlliamo i treni per andare a Monterosso parlando di scuola, educazione, bambini, ricordi. Arriviamo e prima di avventurarci per il trekking ci prendiamo un caffè vista mare e ci diciamo bello quello che sta accadendo. Sono le 12 sul sentiero 592 il sole è alto la giornata splendida, saliamo e saliamo, il mare che ci accompagna, alberi di limone, case solitarie, rifugio di gatti vista mare e tra un gradino e l'altro, continuamo a parlare ancora più lenti perchè siamo in ascolto dei nostri passi. Penso che camminare sia un buon modo di conoscersi. Arriviamo dopo qualche fermata giù in fondo intravediamo Vernazza e manca ancora tempo e le gambe sono pesanti ma il cuore è leggero. Sono le due passate e come arriviamo all'inzio del paese ci abbracciamo e ci ringraziamo di questi passi insieme, interiori ed esteriori. Arriviamo agli scogli in fondo al porto, vista mare come nemmeno ventiquattrore prima mi siedo, si appoggia a me, e stiamo là a guardare il mare, come se fosse un film proiettato mangiando grissini al posto di popcorn. Alzandomi sento le gambe stanche ma vive, leggero e rallentato. Parliamo di spazio e di tempo, parliamo di performatività, del tutto e subito, del mordi e fuggi e che ascoltarsi richiede tempo e quando impari a farlo lo stesso tempo ci vuole con gli altri e ci vuole spazio per conoscersi, per stare in silenzio, per camminare. Ci salutiamo in stazione con una cioccolata calda e mentre sono in fila per la cassa succede che non ci importa che il bar è pieno e che siamo in fila ma ci stringiamo in un abbraccio breve ma stretto che mi ricorda che i corpi hanno dei ritmi loro che possiamo solo inchinarci. Il treno parte e ci salutiamo veloci in fondo, di abbracci ce ne siamo dati tre in poche ore, di baci nessuno ed quel letto che avrebbe potuto raccontare la più classica delle storie, ne può raccontare una meno scontata.
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Weihnachtsfrieden - la tregua di Natale
Durante il Natale del 1914 accade su vari fronti delle Fiandre che per breve tempo il fuoco di guerra cessò, i nemici fraternizzarono e per un attimo il vero spirito natalizio invase le trincee dei soldati tedeschi e britannici.
Immaginate nei due schieramenti ragazzi giovani, lontani dalle famiglie per la prima volta e buttati lì dove il grand mietitore passeggiava tranquillamente. Il freddo dell'inverno era stretto al freddo degli animi, il coraggio abbracciato alla disperazione.
Si narra che la settimana prima di Natale ci fu qualche scambio di auguri, chi cantava canzoni della sua terra e a volte anche scambio di cibo...insomma condividevano briciole di speranza e la nostalgia di una festa di pace.
Ed ecco il miracolo di Natale...le rispettive trincee furono lasciate spontaneamente e questi ragazzi si andarono incontro, una stretta di mano, un abbraccio tra nemici che diventarono fratelli quella notte. Un pallone improvvisato che gli unì nella partita del cuore...una tregua che per breve tempo lì riporto ai tempi sereni, l'illusione di essere a casa.
Giocarono a calcio come bambini su un prato, ma il loro prato era la trincea. Vissero il miracolo di Natale, la pace degli uomini di buona volontà.
Ci sarebbe stato tempo per combattere, avrebbero recuperato i rispettivi caduti domani, ci sarebbe stato tempo di trovare la morte...non quella notte...era la NOTTE DI NATALE, la NOTTE DELLA PACE.
cywo
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