#il villaggio della paura
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Sukia: The Village of Fear - art by Emanuele Taglietti (1981)
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Lo si vede in questi giorni dopo la vittoria di Trump, con un proliferare di crolli nervosi che emergono in rete e nella pubblicistica di fronte alla “vittoria del Male”, ma lo si vede continuamente in mille contesti.
Lo abbiamo visto nei giorni del Covid, dove abbiamo cercato di giustificare esibizioni di malvagità, crudeltà, auspici di morte con la dinamica psicologica della paura.
Lo vediamo nel modo in cui si sviluppano (o meglio NON si sviluppano) i discorsi sulle tematiche del “politicamente corretto” dove ogni discussione aperta è impossibile e dove sensibilità isteriche pronte a scatenarsi sbranando “il Male” sono onnipresenti. Lo vediamo nella demonizzazione delle alterità politiche sul piano internazionale.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Per come ci sono state raccontate molte vicende storiche, siamo abituati ad associare lo scontro senza esclusione di colpi all’attrito tra identità forti, identità collettive irriducibili, visioni del mondo radicalmente alternative. La modernità (o postmodernità) ci è invece stata spesso venduta come il luogo dove abbiamo sì sacrificato forti radicamenti, visioni ambiziose e palingenetiche, ma almeno lo abbiamo fatto nel nome della pace, della fratellanza, della pacifica convivenza in un “villaggio globale” esente da contrapposizioni radicali. Solo che le cose appaiono alquanto diverse da quanto ci è stato fatto balenare. Nel secondo dopoguerra abbiamo assistito alla capacità di riconoscimento reciproco e persino alla collaborazione pragmatica, di soggetti che pochi anni prima si erano sparati addosso, di appartenenti a visioni del mondo davvero nettamente divergenti. Democristiani e comunisti erano portatori di ideologie robuste e profondamente diverse, e tuttavia riuscirono a produrre quel mirabile ed equilibrato documento che è la Costituzione.
Persino gli ex fascisti vennero reintegrati, con la sola clausola che non pretendessero di riproporre tale quale la proposta politica che aveva portato il paese al disastro bellico (divieto di ricostituzione del PNF).
Oggi che ovunque in Occidente la “politica dell’alternanza” è alternanza tra varianti della stessa ideologia liberale, con una sovrapponibilità delle politiche al 90%, proprio oggi l’odio inconciliabile tra le parti, il mutuo disprezzo sembrano essere le caratteristiche dominanti. Come è possibile?
Ecco, credo che per capire questo stato di cose noi dobbiamo prima comprendere qualcosa di fondamentale intorno alla forma delle contrapposizioni umane.
Una contrapposizione di carattere ideale, quali che siano le idealità a confronto è una contrapposizione che si muove pur sempre in una sfera umanamente condivisibile, almeno di diritto: la sfera delle idee appunto.
Un’idea diversa da un’altra, una ragione inconciliabile con un’altra ragione sono pur sempre idee e ragioni, e come tali sono potenzialmente condivisibili: è possibile cambiare idea, è possibile comprendere le ragioni altrui.
Questo significa, banalmente, che due visioni del mondo articolate in idee e ragioni, per quanto possano essere diverse, sono comunque parte di un comune gioco umano.
Il processo di disumanizzazione avviene invece in forme diverse, essenzialmente prepolitiche, tipicamente radicate in variabili naturali. Il caso idealtipico è naturalmente il razzismo, dove qualunque cosa il “razzialmente-diverso-e-inferiore” faccia o dica diventa irrilevante, perché niente potrà cambiare la sua “inferiorità naturale”.
Ma questa sfera naturale e prepolitica è, in effetti, divenuta nel discorso pubblico contemporaneo la sfera dominante.
Così, non rileva se Trump e Harris avessero contenuti decenti o indecenti, seri o ridicoli; a questione seriamente discussa diventa: “Com’è possibile che le donne, o gli immigrati, o i “colored”, ecc non abbiano votato per <<uno dei loro>>?” La differenza politica in primo piano ora appartiene ad una sfera prepolitica, naturalistica, impermeabile alla ragione.
L’aver trasformato la politica in una competizione tra gruppi di interesse, lobby, e l’aver svuotato la sfera ideologica convergono nel trasformare il discorso pubblico in una sorta di “razzismo universale”.
Che le differenze siano di “razza”, “genere”, orientamento sessuale, etnia, o che trascolorino in giudizi di ordine psichiatrico, epidermico, antropologico, comunque ci troviamo su di un terreno dove le ragioni non hanno più cittadinanza: resta solo la ripulsa (o l’attrazione) istintiva.
La distruzione della sfera politica, nutrita e alimentata per decenni dal “pilota automatico dell’economia”, è arrivata al capolinea, producendo una nuova forma di tribalismo naturalistico, di “razzismo universale polimorfo”, che non conosce più alternative all’esclusione dell’altro, eventualmente al suo annichilimento.
Lungi dall’essere il viatico per forme di pacifica convivenza, la distruzione delle identità politiche e delle ideologie porta con sé il germe del conflitto senza limiti.
Le premesse per un futuro di guerre civili all’interno e disposizioni genocide all’esterno sono state poste.
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Il muro del piantala.
Uno poi si dimentica che esistono i colori, nelle giornate sempre uguali, dominate dal grigio. I miei occhi non aiutano ma li imbottisco di farmaci così da farli stare calmi. Ho visto il sole ed è stato come incontrare un vecchio amico che se ne era andato via in erasmus. Tornare in Italia è questo. Le feste comandate e ignorare il telefono e le persone che vogliono festeggiare insieme a te. Ho fatto piangere mia madre per quello che sono diventato: un muro. Ma io non riesco a cambiare oramai. Dieci anni di solitudine e non mi viene da raccontare come sto, lo tengo per me, lo scrivo nel diario e poi lo dimentico. L'ho gettato fuori, non mi appartiene più. Tutto quello che scrivo è un rito di espulsione. È difficile starmi vicino, l'unica cosa che sembra non aver paura di me è la mia malattia cronica ecco, lei proprio non si annoia mai e anzi cerca sempre di saltarmi addosso in ogni momento, che birbante!
Ho parlato con mio nonno. Era intento a raccontarmi l'ennesima storia che conosco a memoria e io a fingermi sorpreso nelle pause dove era necessario dargli maggiore attenzione. Ha detto che in 3 anni ne farà 90. Gli ho detto che è un bel traguardo, complimenti. Poi ha aggiunto che già che sarà lì, se Dio vuole, magari si impegna per altri 10 così arriva a 100. Che 100 è un bel numero per andarsene. Ha indicato il ritratto di suo nonno e ha detto, lui se ne andò a 103, io mi accontento di 100. Io manco so se ho voglia di arrivare alla prossima estate ma ammiro la sua perseveranza. Mi ha fatto promettere di esserci al suo funerale. Gli ho detto che non solo ci sarò ma che suonerò anche qualche canzone deve solo dirmi quale e ora stiamo facendo una lista di canzoni che dovrò imparare, ho solo 13 anni accidenti meglio iniziare subito.
C'è una storia che ho iniziato a scrivere 12 anni fa, ricordo il luogo. Ero seduto alla scrivania del museo dove lavoravo. Pensavo fosse finita e invece l'ho riaperta e i personaggi mi hanno detto che volevano capire qualcosa di più della loro esistenza così mi sono messo a dialogare con loro e a seguirli, per vedere come mai erano stati creati. Scrivere, creare, è quello che più fa sentire noi umani vicini a Dio. Credo, non lo so, anche perché pure Dio è stato creato per una storia quindi è come quando dici è nato prima l'uovo o la gallina? Fatto sta che ora io vivo in quel villaggio, ho in testa le voci di tutti i suoi abitanti e non riesco a smettere di stare la dentro. Ho paura sia il sintomo definitivo. Quello che conferma che ho perso la testa e non ho più nessun legame con la realtà. Forse è per questo che faccio difficoltà ad accettare i sentimenti degli esseri umani che mi circondano.
Sto andando in giro a leggere le mie storie. C'è un amico, un musicista jazz che mi accompagna. Le luci sono spente, solo quelle necessarie ai miei occhi per essere in grado di capire la traccia del racconto. Ho fatto piangere una sala intera e non mi sento in colpa. Bravo Matteo non solo fai piangere tua madre eh no, anche una sala. Però che ci posso fare, mi sono rotto delle mezze misure. Se esco dalla tana io entro a gamba tesa ovunque adesso, perché lo sforzo già l'ho fatto che diamine. Vorrei portare questo spettacolo in giro l'anno prossimo quindi se state leggendo questa frase ora e vivete in una città e conoscete un posto dove posso portare le mie favole della buia notte beh, scrivetemi in privato.
Ho contato le volte in cui mi sono innamorato quest'anno. Quando diavolo la smetterò? Spero presto perché è fastidioso. Odio internet. Odio essere consapevole del fatto che ovunque c'è qualcuno di cui mi vorrei innamorare. Alle elementari avevo 4 compagne di classe che ritenevo bellissime. Alle superiori un'intera scuola dominata da esseri femminili che dovevo conquistare. Poi arrivò l'internet e scoprii che anche in provincia di Milano c'era qualcuno che dovevo conoscere e all'epoca c'era il 56k quindi mica era facile scambiarsi foto. Poi arrivò la Sardegna, la provincia di Firenze, l'Australia. Ma ora, ora non vedo più persone, mi sembra tutto diventato merce. Vedo i volti di ragazze e ragazzi bellissimi e ne studio i tratti e riconosco i lineamenti e sì, è chiaro, sono studiati in laboratorio apposta per piacermi. Penso alle generazioni attuali che si dividono tra domanda e offerta. La domanda sono quelli come me, che restano affamati o curiosi e poi c'è l'offerta, che sono questi essere stupendi resi raggianti dai filtri con lentiggini e i corpi sinuosi nelle angolature studiate su misura per essere tutti uguali, dei meme di se stessi, infinite riproduzioni di umani con cui non voglio interagire. Tutto è diventato una vetrina. Dietro c'è una di quelle macchinette che distribuiscono bevande. Le lattine siete voi esseri bellissimi. Digita il codice. Inserisci le monete. La lattina cadrà in pochi secondi. Ma è un sorso solo e non sa di niente. La dottoressa mi ha vietato di bere bevande gassate quindi lascio perdere più che volentieri.
Mi spiace aver perso un paio di persone quest'anno. Una è il mio migliore amico, non so cosa è andato storto. Quasi non ricordo. Ah sì, ha deciso che era più interessante scoparsi la mia ex e a me non interessava stare lì a suggerirgli cosa fare per migliorare le prestazioni. Che cosa orribile che ho appena scritto. Me ne pento. Non la cancello perché un'altra cosa che vorrei provare ad essere l'anno prossimo è: un pelo più cattivo. Mi spiace anche aver perso la mia ex, che era un bel ricordo alla fine. Mi spiace aver perso una persona che mi stava piacendo più del necessario e non se lo meritava, era troppo vicina ai filtri e agli standard che la società impone. Spero sia felice. Spero sia così felice da rendersi conto di aver fatto bene a mandarmi via fino al momento in cui come un fulmine tornerà il ricordo di me e deciderà di scrivermi in amicizia, per sapere come sto. Allora io sarò finalmente cattivo e con tutta la rabbia che ho in corpo aspetterò ben 4 minuti prima di risponderle e di chiederle di rivederci. Solo perché aveva le lentiggini. Che odio. Solo perché le lentiggini mi ricordano ancora un'altra persona e ancora prima di quella persona era qualcosa che avevo letto in un libro o avevo immaginato e che ora i computer e gli algoritmi hanno imparato e mi propinano in mille influencer al giorno da ogni parte del mondo tutte con lo stesso pattern di lentiggini. E io sono un uomo oramai prossimo alla quarantina che guarda queste proposte come un ubriaco davanti a un distributore automatico. Annoiato. Senza spiccioli.
Ho un programma per i prossimi Natali. Insegnare a mio nipote la poesia di Pacciani e fargliela recitare durante il pranzo davanti alla famiglia. Senza avvisare mia madre. Aspettare che finisca la sua esibizione, vedere le lacrime di commozione negli occhi di chi ha ascoltato e poi rivelare l'autore. Mio nipote è così carino che pure le parole del mostro di Firenze diventano adorabili. Poi magari cambio e ci metto frasi di altri serial killer o psicopatici o politici.
Ho preso una pausa dallo scrivere annotazioni di vita perché tutto stava diventando simile a una puntata lunghissima del podcast e io odio ripetermi anche se sono anni che in pratica gli argomenti sono sempre gli stessi. Amo essere la dimostrazione che il tempo passa e qualcuno può decidere di non imparare niente. Nemmeno da i suoi errori.
Sto bene. Non mi manca niente. Forse vorrei solo conoscere te, ma solo per capire che è giusto fermarsi alla superficie e non rischiare di andare in profondità. Metti che poi uno davvero poi trova un luogo che non riesce a smettere di esplorare? Io voglio restare quassù a guardare le foto dove sei venuta bene. A galleggiare. A mettere i cuoricini ogni tanto giusto per ricordarti che esisto. Che poi lo so solo io di esistere, tu mica te ne accorgi. Ma nel mio piccolo sento di essere speciale. Mentre tu aspetti solo che io inserisca le monetine e la spirale si azioni e ti faccia fare il salto nel vuoto. Lo ripeto spesso quando guardo video di modelle incredibili da chissà dove. Sei fortunata cara mia, a non avermi incontrato. Altrimenti adesso saresti persa di me e mi vorresti e non riusciresti a fare questi sorrisi davanti alla fotocamera. Eh no. Mica verresti così bene. Nessuno si abbonerebbe al tuo canale. Vedi che lo faccio per te, a non farmi avanti? Io mica voglio avere il tuo futuro economico sulla coscienza.
Tutti piangono quando dico la verità. Avevo più amici quando raccontavo palle. Avevo più amori quando dicevo fandonie. Ora ho solo questa finta pace momentanea, il mio gatto, la mia malattia cronica che non vede l'ora di risvegliarsi e chilometri di pensieri verso umani generati da computer.
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Tante riflessioni e pensieri, con la convinzione che l’amore mai si può dividere ma solo moltiplicare e che spesso e volentieri ce ne dimentichiamo. Questo è alla base dell’essere umano.
Non siamo avari di sentimenti e quando ne abbiamo, dimostriamolo!
Da leggere:
LA FAVOLA DEI CALDI E MORBIDI
Di Claude Steiner
C'era una volta, nel paese della fantasia, il villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente. Nel villaggio tutti vivevano felici e contenti perché ogni abitante, grande o piccino, aveva con sé un sacchetto di caldi e morbidi, e quando s'incontravano se li scambiavano.I caldi e morbidi erano cosine piccole come il pugno chiuso di un neonato, di colore verde e avevano una proprietà: quando venivano regalati all'altro, egli si sentiva tutto caldo e morbido. Le persone erano soddisfatte della vita che conducevano e godevano di ottima salute. Tutti tranne la strega che viveva in cima alla montagna e si lamentava che nessuno andava da lei per comprare delle pozioni magiche.
Un giorno si travestì da persona per bene e scese al villaggio. Nel bosco incontrò Raggio di Sole che spaccava la legna, si scambiarono un saluto, e chiese informazioni circa lo stile di vita del villaggio. Tutti stavano bene grazie ai caldi e morbidi e allora la strega fece un'osservazione: "Ma non avete mai pensato che possono finire?". Detto questo, se ne andò e Raggio di Sole rimase in silenzio, perplesso perché questo dubbio non gli era mai venuto in mente. Riprese il suo lavoro e poi s'incamminò per tornare a casa.
Vide da lontano i suoi figli: giocavano in giardino con i figli del vicino e si scambiavano i caldi e morbidi. E gli tornarono in mente le parole della strega. Dopo cena, quando i piccoli già dormivano, Raggio di Sole e Luna Splendente si ritirarono nella loro stanza e iniziarono a scambiarsi i loro caldi e morbidi. Ricordandosi nuovamente delle parole della signora incontrata nel bosco, Raggio di Sole ne parlò a Luna Splendente e insieme concertarono di parlare ai bambini l'indomani.Immaginatevi lo stupore dei bambini quando si sentirono dire: "Bambini, da questo momento in poi, fate attenzione ai caldi e morbidi, perché possono finire!". Ma si sa, come tutti i bambini , continuarono a farlo di nascosto dei grandi.
La voce si sparse nel villaggio, di porta in porta, e tutti, tranne i più piccini, cominciarono a essere avari di caldi e morbidi, fino al giorno in cui, per la prima volta, un abitante cominciò a sentirsi male, poi un altro ancora e ancora un altro; anche i bambini iniziarono ad ammalarsi e un uomo morì. La gente del villaggio, seriamente preoccupata, si rivolse alla strega per le sue pozioni magiche e lei che li aspettava da tempo, diede i loro freddi e ruvidi. Come del tutto simili ai caldi e morbidi, erano differenti per il colore, arancione, e quando venivano dati a una persona la facevano sentire tutta fredda e ruvida, ma non moriva.
La gente del villaggio imparò così a strutturare il proprio tempo scambiandosi pochi caldi e morbidi sempre con la paura di vederli finire e tanti freddi e ruvidi per non morire. Le notizie si sparsero per la vallata e così un bel giorno arrivò al villaggio un mercante: vendeva caldi e morbidi di plastica, del tutto simili a quelli autentici, per forma e colore, solo che quando venivano dati ad una persona, non la facevano sentire né bene né male. I saggi del villaggio si riunirono e stabilirono leggi con le quali indicavano le regole per lo scambio dei freddi e ruvidi e dei caldi e morbidi, di plastica e autentici.
Un giorno, una bellissima signora scese dal vento e si rivolse ai bambini: "Siete pallidi e malaticci. Cosa vi succede?”. I piccoli le raccontarono tutto l'accaduto e allora la fata, perché era proprio una fata, prima di andarsene li rassicurò: "Bambini, la verità è che i caldi e morbidi, quelli autentici, non finiscono mai. Più ne dai gratuitamente, più il sacchetto che hai con te ne è pieno."
Non si sa esattamente come andarono a finire le cose al villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente. Se vinsero i grandi con le loro paure e le loro leggi, o i bambini che naturalmente sapevano la verità.
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Nnoitra scribbles - Afterlife AU
Basically, Nnoitra ejected into real world, kinda Sengoku period.
Will scribble down both by commenting this post and reposting with the addition of new snippets here and there - some SFW, some other not.
Unfortunately, I'll release the most part in Italian, since I don't feel confident enough to write them directely in English.
Hope that IA Bing and Google Translate might help, I know there is lot of Nnoitra fans out there.
Also, YT good stuff to hear while you read - namely, Secret Stairways' "What Lies Beyond the Door". Even if you want to jump over my scraps of fanfic, give the song a try, you'll thank me later.
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Lei, Mori, non aveva paura: non perché fosse coraggiosa in modo particolare e più di altre giovani donne della sua età ma, più semplicemente, perché viveva con tanto poco ed in tale isolamento, che tutto quel che la preoccupava erano il freddo, le intemperie e le bestie selvagge. Gli uomini la impensierivano assai meno: li vedeva di rado e, per lo più, quando si recava al mercato del più vicino villaggio per vendere oggetti intrecciati: ceste, sporte, stuoie, gioiellini fatti con corteccia e sassolini pescati dai torrenti che traversavano la foresta, oppure con le canne ed i vinchi che coglieva in riva al fiume.
La ragazza si era incamminata presto, quella mattina, chiudendo la porta della casupola con una sorta di lucchetto di corda e canniccio intrecciati.
Non si trattava di una serratura efficace: chiunque avrebbe potuto entrare facilmente, tagliando il laccio e sfondando il sottile pannello di legno che costituiva l'uscio della sua umile abitazione. Tuttavia, la ragazza - Mori, non aveva altro nome - non temeva intrusi: era l'unico essere umano che vivesse in quella foresta ed i suoi simili badavano a tenersene alla larga per non incorrere nello sdegno degli spiriti.
Dopo aver fatto un buon tratto di strada, quando si trovava ormai in una radura dove era solita sostare un poco prima di riprendere il cammino verso il torrente, dovette trattenere un grido di stupore alla vista di qualcosa che la colse del tutto alla sprovvista.
Quel giorno, un fresco e dorato giorno di settembre, era diretta per l'appunto al fiume e portava con sé, in una sporta di sua fabbricazione, un po' di panni da lavare e una coperta da rinfrescare prima che giungessero i primi freddi. Inoltre, era intenzionata a pescare qualche tinca da mettere in salamoia per l'inverno.
Poi, come sempre, si sarebbe data da fare a cogliere giunchi da disseccare e che le sarebbero tornati utili per i mesi più rigidi: con quelli meno solidi e flessuosi avrebbe foderato gli spifferi della sua casetta, mentre i migliori erano destinati alla creazione di oggetti che Mori barattava in cambio di sale, tessuti e olio per lampade.
A dire il vero la radura, che definire tale era eccessivamente generoso, non era più che un cerchio dal diametro di quasi cinque piedi, circondato da tre alberi dal tronco così ampio che Mori non sarebbe riuscita a circondarne uno con entrambe le braccia.
Si trattava, tuttavia, di splendide querce, più antiche della foresta stessa, tra le cui robuste radici l'erba cresceva più rada ma di un verde tenero e splendente. La luce filtrava a stento tra le meravigliose e folte chiome di quei vecchi giganti, disegnando mobili macchie di azzurro e di oro che il giuoco del vento dissolveva e ricomponeva senza sosta.
Tra quelle radici giaceva a terra un uomo - il che, già di per sé, costituiva un accadimento straordinario; ma la sua eccezionale presenza non era l'unica cosa che meravigliasse Mori.
La ragazza, addossatasi al tronco d'una quercia, si protese ad osservarlo meglio: anche il suo aspetto era fuori del comune... Fuori del comune, s'intende, per quel che la ragazza era abituata a conoscere degli altri umani nella regione.
Infatti, Mori sapeva di non appartenere allo stesso popolo con il quale, negli anni, si era abituata a commerciare: era più alta e forte di loro, aveva capelli chiari e mossi ed occhi verdi mentre loro erano minuti, eleganti, i capelli corvini perfettamente lisci.
Chiamavano il loro paese Ni-hon-gou e nutrivano, per chi appariva così diverso da loro, un misto di timore, sospetto e fascinazione.
Mori aveva imparato a proprie spese come misurarsi con il turbamento che suscitava negli altri; a loro volta, quelli che abitavano i villaggi circonvicini avevano appreso a fidarsi di lei e perfino ad ignorare la sua carnagione rosea e i suoi tratti esotici.
Tuttavia, quando alle fiere capitava qualche straniero, Mori cercava di starsene in disparte e non suscitare scandalo.
L'uomo che adesso giaceva a terra davanti a lei era simile agli abitanti del Ni-hon-gou per i tratti fini ed appuntiti e per la capigliatura d'un color nero lucido e freddo; le sue spalle, però, erano larghe quasi il doppio di quelle di Mori, che era già piuttosto robusta rispetto alla gente comune.
Mori si avvicinò ancora, troppo sorpresa ed incuriosita per tenere in considerazione le più basilari regole di prudenza: era una fortuna, in effetti, che l'uomo sembrasse profondamente assopito.
Lo guardò meglio: poteva avere trent'anni, un'età che, per quel che Mori sapeva di sé, era di almeno dieci anni più avanzata della sua. Anche riverso sul rado prato che, in contrasto con il terreo pallore della sua pelle, sembrava d'un verde violento, si capiva bene che doveva essere altissimo: con il suo grande corpo riempiva quasi interamente la lunghezza della radura.
Era magrissimo, al punto che Mori si sentì stringere il cuore all'idea della fame che doveva aver patito per essere tanto ossuto.
Il viso, già lungo, ed ancor più per la magrezza che lo rendeva scavato aveva tratti duri, sdegnosi, una bocca lunga dalle labbra sottili ed esangui. Non sembrava una bocca gentile, Mori sapeva di non sbagliarsi facilmente in questo genere di giudizi, ma di certo pareva la bocca di una persona disabituata a sorridere per qualcosa he lo rendesse sinceramente felice.
Gli occhi, a mandorla, erano strettamente serrati e ombreggiati da lunghe ciglia nere che ricadevano sulle profonde incavature delle occhiaie, illividite per il pallore. I capelli, lunghi e sottili, gli ricadevano scompostamente sulle spalle e attorno al capo reclinato: erano l'unica cosa autenticamente bella di quella fisionomia, per il resto acuminata fino ad avere qualcosa di esasperato, selvaggio.
Forse perché così cereo e smagrito, sembrava preda di una terribile spossatezza; lungo il torace, nudo, si vedeva chiaramente una lunga cicatrice simile alla traccia che avrebbero potuto lasciarvi un fendente, una frustata o un fulmine.
Quella cicatrice era paonazza, ma solo al centro: doveva essersi rimarginata molto velocemente e, sebbene fosse chiaro che la ferita doveva essere stata grave, nei suoi anni di vita solitaria nel cuore d'una foresta Mori aveva dovuto imparare abbastanza di medicina da giudicarla ben ristabilita.
Mentre meditava con rammarico sull'irreversibilità di quella deturpazione, notò che le mani dello sconosciuto - grandi, nodose e dalle dita molto lunghe, al punto da somigliare alle zampe d'uno strano predatore - tremavano.
A ben vedere, l'uomo tremava tutto.
Si affrettò a gettare la coperta addosso al giovane, poi, ritrattasi dietro l'albero, sollevata che lo sconosciuto dormisse tanto saporitamente da non accorgersi della sua presenza ma anche molto inquieta all'idea che potesse svegliarsi di lì a poco, scivolò via.
Mori credette di comprendere che lo straniero doveva avere freddo e pensò a quanto freddo lei stessa aveva patito negli anni.
Erano soli, in quella foresta: nessun altro viandante sarebbe passato di là e prestato soccorso allo sconosciuto.
Dubbiosa, cacciò la mano nella cesta e tastò la coperta.
Le dispiaceva separarsene con così poco anticipo rispetto ai primi freddi, ma non le rincresceva di meno vedere un suo simile debole e infreddolito: quante volte aveva rischiato di morire di polmonite, e quanto le sarebbe stato di conforto, oltre che di utilità, poter contare sulla compassione di qualche brava persona che potesse soccorrerla?
Sfortunatamente, Mori era sola da moltissimi anni e aveva dovuto sempre cercare di cavarsela da sola ma ricordava con emozione il tempo in cui suo padre era stato con lei e l'aveva protetta.
Era bello ricevere calore e tenerezza senza dover nulla in cambio e, per quanto le riuscisse duro pensare a uno sconosciuto prima che a sé stessa, sentiva che le sarebbe pesato passare oltre ed abbandonarlo al suo destino.
In fondo, ragionò con lo spirito pratico che l'aveva sempre sostenuta, c'era ancora un mercato da fare, di lì a pochi giorni: avrebbe preso un po' meno sale e una pezza di tessuto in più per rimpiazzare quella coperta.
E doveva mettersi di buona lena a raccattare più giunchi: se avesse potuto vendere qualche cesta in più, chissà!...
C'era solo da augurarsi che non si trattasse di qualcuno dal quale aspettarsi del male, pensò mentre, in salvo dietro a una fitta macchia di felci, affrettava il passo e prendeva poi a correre per mettere distanza tra sé e la radura. Del resto, era fiduciosa: la sua casa era ben nascosta. Al ritorno, poi, avrebbe percorso una strada diversa e più ampia, in modo che le digressioni la allontanassero ulteriormente da ogni possibile pericolo.
Resistette all'impulso di voltarsi a guardare verso la radura o tendere l'orecchio ai suoni della foresta ed ignorò anche il vago turbamento che l'immagine dell'uomo nudo e inerme tra i ciuffi di trifoglio risvegliava in lei.
Perciò, non si accorse che lo straniero si era mosso e aveva mormorato qualcosa in una lingua sconosciuta, ma in un tono che anche Mori avrebbe ben compreso.
Un tono di collera, sofferenza e disprezzo.
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Le precondizioni delle cacce alle streghe
Dobbiamo mettere in evidenza che perché potesse verificarsi una caccia alle streghe erano necessarie alcune condizioni. Tali condizioni riguardano le credenze nelle streghe da parte della popolazione locale le leggi e le istituzioni giudiziarie di una determinata area e lo stato d’animo prevalente in quella comunità. Per quanto riguarda la credenza nelle streghe era necessario che sia l’élite dominante che la gente comune avessero qualche conoscenza delle varie attività che si pensava praticate dalle streghe. Ciò significa che la gente credeva in generale nell’esistenza della magia nera e che magistrati e clero avevano per lo meno una vaga familiarità con la teoria demonologica che gli intellettuali avevano elaborato sin dal tardo medioevo per spiegare la magia. Se la gente comune non avesse creduto nella realtà dei malefici e nell’esistenza delle streghe non sarebbe stata disposta a testimoniare che la stregoneria era la causa delle proprie sventure. Una simile riluttanza avrebbe neutralizzato gli sforzi anche del più tenace inquisitore e avrebbe potuto condurre all’opposizione popolare ai processi. Pertanto prima di poter iniziare una caccia alle streghe era essenziale l’esistenza di una popolazione che credeva nelle streghe. Tale credenza veniva facilmente rinforzata dai predicatori quando questi si convincevano che le streghe di una certa comunità si stessero per scatenare. Assai più importanti delle credenze popolari erano quelle dell’élite dominante dal momento che la loro credenza nella stregoneria era essenziale per portare avanti una caccia alle streghe.
Come appare chiaro dagli avvenimenti della fine del 600 quando lo scetticismo aveva cominciato a insinuarsi negli strati più alti della società le credenze popolari non erano in grado di scatenare una caccia alle streghe. Perché una caccia alle streghe potesse verificarsi era necessario che i magistrati credessero all’esistenza della stregoneria e ne avessero paura. Era anche necessario che essi avessero una certa conoscenza della teoria demonologica sulla stregoneria secondo la quale l’essenza del crimine consisteva nel patto col diavolo. Un secondo complesso di precondizioni della caccia alle streghe riguardava l’apparato legale e giudiziario esistente nella zona in cui la caccia avveniva. Perché essa potesse iniziare era necessario che i tribunali esistenti nella zona possedessero una precisa competenza in ordine al clima di stregoneria e al tempo stesso degli strumenti necessari per perseguire efficacemente le streghe. Oltre a una precisa giurisdizione in materia di stregoneria perché i tribunali potessero agire efficacemente nei confronti delle streghe era necessario che fossero introdotte nuove procedure. Quanto meno si dovette abbandonare il principio secondo il quale l’accusatore era passibile di incriminazione per aver promosso un’accusa infondata qualora l’imputato dimostrasse la propria innocenza. Perché si potesse sviluppare una vasta caccia alle streghe era anche necessario che le autorità giudiziarie avessero il potere di promuovere l’accusa di interrogare un individuo di loro iniziativa e di ricorrere alla tortura per ottenerne la confessione. L’ultima precondizione della caccia alle streghe era l’esistenza di un’atmosfera che aumentasse la paura della stregoneria e spingesse la gente a combatterla. Una notevole ansia forniva il contorno emotivo dell’intero fenomeno della caccia alle streghe. Nelle città e nei villaggi in cui si verificarono caccia alle streghe l’ansia divenne immediatamente evidente sia all’interno del piccolo gruppo degli abitanti di un villaggio sia tra i magistrati. L’ansia condivisa da queste persone poteva essere causata da discussioni sulla stregoneria ma anche da vicende economiche politiche o religiose. Probabilmente ciò che determinava più comunemente un’atmosfera favorevole alla caccia alle streghe era la discussione pubblica sulla stregoneria. In molti casi i sermoni di un predicatore cacciatore di streghe preparavano gli animi dei parrocchiani a cercare le streghe tra i loro comuni conoscenti. Il ruolo del clero riformato sia protestante che cattolico nel diffondere dal pulpito l’ossessione per le streghe è stato riconosciuto da tempo. I predicatori non erano i soli individui responsabili di creare l’ossessione nei riguardi delle streghe. Notizie di caccia alle streghe e di esecuzioni in altre parti del paese potevano facilmente scatenare paure nel popolo e nella classe dominante e creare uno stato d’animo che avrebbe contribuito alla caccia alle streghe in un altro villaggio o città. Fu così che molte cacce si diffusero da un villaggio all’altro anche quando le streghe confesse non avevano coinvolto alcun complice al di fuori delle loro comunità o quando i cacciatori di streghe avevano limitato le loro persecuzioni a un sol paese. A volte anche la circolazione di trattati che esaminavano casi di stregoneria aumentava la paura nei riguardi delle streghe. In modo meno diretto ed esplicito le crisi economiche religiose e politiche provocavano spesso uno stato d’animo dal quale poteva facilmente originare una caccia alle streghe. In un certo numero di casi la frequenza dei cattivi raccolti e delle conseguenti carestie sembra aver fornito le basi psicologiche per una caccia alle streghe. Le crisi religiose ebbero una influenza praticamente incalcolabile nel generare quel tipo di ansia sociale che causò accuse di stregoneria. Il ruolo svolto dalle crisi politiche nel preparare il terreno per la caccia alle streghe è più sottile di quello delle carestie delle malattie dei cambiamenti religiosi. Di solito le crisi politiche ebbero un maggior impatto sull’élite dominante che non sul resto della popolazione e perciò probabilmente causavano ansia solo all’interno degli strati superiori della società. Tuttavia l’esperienza del disordine politico poteva creare ansia tra i magistrati e così indurli a promuovere una caccia alle streghe specialmente come conseguenza immediata della crisi. L’ultimo fattore che svolse un ruolo significativo del preparare psicologicamente la popolazione alla caccia alle streghe fu la guerra che ebbe una capacità quasi illimitata di causare ansia nella società. Trattando delle basi psicologiche della caccia alle streghe è importante osservare che nella maggior parte dei casi non fu un solo fattore a produrre lo stato d’animo che rese il popolo ansioso di dare la caccia alle streghe . Di solito ciò era dovuto alla combinazione di fattori come la guerra, la peste e la carestia. Lo stato d’animo della comunità fu semplicemente una delle condizioni della stregoneria e quelle condizioni resero solo possibile ma non inevitabile la caccia alle streghe. Ad ogni modo la caccia alle streghe delle comunità che erano intellettualmente, giuridicamente e psicologicamente preparate ad affrontarle non iniziava spontaneamente ma occorrevano degli agenti scatenanti. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
#cacciatoridistreghe#credenzepopolari#crisipolitiche#inquisizione#magianera#stregoneria#teoriademonologica
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Martino Mazzonis
Il fosforo, l'ordine di avacuazione che qualsiasi organizzazione si sia occupata di queste cose (e poi molte ONG) dicono essere irrealizzabile e pericoloso per malati e donne incinta, un morto ammazzato a freddo da un colono in un villaggio vicino a Hebron, 11 morti nella West Bank.
Stiamo assistendo a una vendetta e credo che le ragioni di tale vendetta siano due, una contingente, l'altra purtroppo no.
Netanyahu e l'apparato di intelligence e militare devono far dimenticare la toppa clamorosa che hanno preso e le scelte politiche che hanno contribuito a determinare questo fallimento. Un articolo Axios di Barak Ravid indica inoltre che anche la sera prima della strage perpetrata da Hamas avessero avuto indicazioni che stava succedendo qualcosa ma hanno deciso di non mettere in massima allerta le truppe al confine con Gaza.
A Hebron un colono ha ucciso una persona a freddo, un soldato presente guardava. Di casi così ce ne sono stati a centinaia negli anni. Molti anni fa ci fu uno scandalo enorme anche in Israele per il video di militari che spezzavano le braccia a un ragazzo. Oggi di filmati di brutalità e violenze siamo pieni, ma non ci toccano. O meglio alcuni si indignano perché "maledetti israeliani" (alcuni topi dicono "ebrei"), mentre altri si indignano al lancio dei razzi su Sderot perché "maledetti palestinesi, tutti terroristi". Altri ancora in questi giorni si indignano perché a Gaza non hanno fatto i girotondi anti Hamas. A ogni musulmano si fa l'esame "condanni le violenze?". Non lo abbiamo fatto alla società israeliana in questi ultimi due anni di angherie verso i palestinesi (che non sono la causa dell'attacco di Hamas). Non lo abbiamo fatto perché israele è democratica è quindi c'è anche chi è contrario. Bene, ma se a Gaza non c'è democrazia, l'informazione è filtrata, i giovani non hanno conosciuto altre istituzioni se non quelle di Hamas, perché dovrebbero avere un'idea diversa delle cose da quella che hanno? O se ce l'hanno perché non dovrebbero avere paura ad esprimerla? Chi fa questi ragionamenti qui da noi è ridicolo, fa politica, è incapace di capire, leggere, interpretare la realtà. Ma senza capire, non sappiamo nemmeno immaginare come risolvere (no, le bombe al fosforo e le incursioni a colpi di mitra nei kibbutz non risolvono nulla, nemmeno se il nostro è lo sguardo del tifoso più accanito).
Non capiamo e non vediamo quanto odio, disprezzo, indifferenza per la sofferenza altrui si siano sedimentate in quella fettina di terra del pianeta (fino alla scorsa settimana era un bel pezzo della società israeliana a essere indifferente, ora anche un bel pezzo della società palestinese). Se lasciamo che le cose vadano per il loro corso, oppure se manifestiamo gridando "Hamas assassini" o "Palestina Libera" non favoriamo una via d'uscita da questo disastro. L'ho scritto tante volte su questa inutile bacheca: chi non è sotto le bombe, chi non si sente coinvolto perché ha amici e parenti di qua o di la dovrebbe lavorare alle intese, non gridare "viuleeeenza" come un ultrà del Milan in un film comico anni 80. Non fa ridere, è stupido e deleterio.
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I libri nominati da Rory Gilmore
1 – 1984, George Orwell
2 – Le Avventure di Huckelberry Finn, Mark Twain
3 – Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carrol
4 – Le Fantastiche Avventure di Kavalier e Clay, Michael Chabon
5 – Una Tragedia Americana, Theodore Dreiser
6 – Le Ceneri di Angela, Frank McCourt
7 – Anna Karenina, Lev Tolstoj
8 – Il Diario di Anna Frank
9 – La Guerra Archidamica, Donald Kagan
10 – L’Arte del Romanzo, Henry James
11 – L’Arte della Guerra, Sun Tzu
12 – Mentre Morivo, William Faulkner
13 – Espiazione, Ian McEvan
14 – Autobiografia di un Volto, Lucy Grealy
15 – Il Risveglio, Kate Chopin
16 – Babe, Dick King-Smith
17 – Contrattacco. La Guerra non Dichiarata Contro le Donne, Susan Faludi
18 – Balzac e la Piccola Sarta Cinese, Dai Sijie
19 – Bel Canto, Anne Pachett
20 – La Campana di Vetro, Sylvia Plath
21 – Amatissima, Toni Morrison
22 – Beowulf: una Nuova Traduzione, Seamus Heaney
23 – La Bhagavad Gita
24 – Il Piccolo Villaggio dei Sopravvissuti, Peter Duffy
25 – Bitch Rules. Consigli di Comune Buonsenso per donne Fuori dal Comune, Elizabeth Wurtzel
26 – Un Fulmine a Ciel Sereno ed altri Saggi, Mary McCarthy
27 – Il Mondo Nuovo, Adolf Huxley
28 – Brick Lane, Monica Ali
29 – Brigadoon, Alan Jay Lerner
30 – Candido, Voltaire
31 – I Racconti di Canterbury, Geoffrey Chaucer
32 – Carrie, Stephen King
33 – Catch-22, Joseph Heller
34 – Il Giovane Holden, J.D.Salinger
35 – La Tela di Carlotta, E.B.White
36 – Quelle Due, Lillian Hellman
37 – Christine, Stephen King
38 – Il Canto di Natale, Charles Dickens
39 – Arancia Meccanica, Anthony Burgess
40 – Il Codice dei Wooster, P.G.Wodehouse
41 – The Collected Stories, Eudora Welty
42 – La Commedia degli Errori, William Shakespeare
43 – Novelle, Dawn Powell
44 – Tutte le Poesie, Anne Sexton
45 – Racconti, Dorothy Parker
46 – Una Banda di Idioti, John Kennedy Toole
47 – Il03 al 09/03 Conte di Montecristo, Alexandre Dumas
48 – La Cugina Bette, Honore de Balzac
49 – Delitto e Castigo, Fedor Dostoevskij
50 – Il Petalo Cremisi e il Bianco, Michel Faber
51 – Il Crogiuolo, Arthur Miller
52 – Cujo, Stephen King
53 – Il Curioso Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte, Mark Haddon
54 – La Figlia della Fortuna, Isabel Allende
55 – David e Lisa, Dr.Theodore Issac Rubin M.D
56 – David Copperfield, Charles Dickens
57 – Il Codice Da Vinci, Dan Brown
58 – Le Anime Morte, Nikolaj Gogol
59 – I Demoni, Fedor Dostoevskij
60 – Morte di un Commesso Viaggiatore, Arthur Miller
61 – Deenie, Judy Blume
62 – La Città Bianca e il Diavolo, Erik Larson
63 – The Dirt. Confessioni della Band più Oltraggiosa del Rock, Tommy Lee – Vince Neil – Mick Mars – Nikki Sixx
64 – La Divina Commedia, Dante Alighieri
65 – I Sublimi Segreti delle Ya-Ya Sisters, Rebecca Wells
66 – Don Chischiotte, Miguel de Cervantes
67 – A Spasso con Daisy, Alfred Uhvr
68 – Dr. Jeckill e Mr.Hide, Robert Louis Stevenson
69 – Tutti i Racconti e le Poesie, Edgar Allan Poe
70 – Eleanor Roosevelt, Blanche Wiesen Cook
71 – Electric Kool-Aid Acid Test, Tom Wolfe
72 – Lettere, Mark Dunn
73 – Eloise, Kay Thompson
74 – Emily The Strange, Roger Reger
75 – Emma, Jane Austen
76 – Il Declino dell’Impero Whiting, Richard Russo
77 – Encyclopedia Brown: Boy Detective, Donald J.Sobol
78 – Ethan Frome, Edith Wharton
79 – Etica, Spinoza
80 – Europe Through the back door, 2003, Rick Steves
81 – Eva Luna, Isabel Allende
82 – Ogni cosa è Illuminata, Jonathan Safran Foer
83 – Stravaganza, Gary Krist
84 – Farhenheit 451, Ray Bradbury
85 – Farhenheit 9/11, Michael Moore
86 – La Caduta dell’Impero di Atene, Donald Kagan
87 – Fat Land, il Paese dei Ciccioni, Greg Critser
88 – Paura e Delirio a Las Vegas, Hunter S.Thompson
89 – La Compagnia dell’Anello, J.R.R.Tolkien
90 – Il Violinista sul Tetto, Joseph Stein
91 – Le Cinque Persone che Incontri in Cielo, Mitch Albom
92 – Finnegan’s Wake, James Joyce
93 – Fletch, Gregory McDonald
94 – Fiori per Algernon, Daniel Keyes
95 – La Fortezza della Solitudine, Jonathan Lethem
96 – La Fonte Meravigliosa, Ayn Rand
97 – Frankenstein, Mary Shelley
98 – Franny e Zooeey, J.D.Salinger
99 – Quel Pazzo Venerdì, Mary Rodgers
100 – Galapagos, Kurt Vonnegut
101 – Questioni di Genere, Judith Butler
102 – George W.Bushism: The Slate Book of Accidental Wit and Wisdom of our 43rd President, Jacob Weisberg
103 – Gidget, Fredrick Kohner
104 – Ragazze Interrotte, Susanna Kaysen
105 – The Gnostic Gospels, Elaine Pagels
106 – Il Padrino, Parte I, Mario Puzo
107 – Il Dio delle Piccole Cose, Arundhati Roy
108 – La Storia dei Tre Orsi, Alvin Granowsky
109 – Via Col Vento, Margaret Mitchell
110 – Il Buon Soldato, Ford Maddox Ford
111 – Il Gospel secondo Judy Bloom
112 – Il Laureato, Charles Webb
113 – Furore, John Steinbeck
114 – Il Grande Gatsby, F.Scott Fitzgerald
115 – Grandi Speranze, Charles Dickens
116 – Il Gruppo, Mary McCarthy
117 – Amleto, William Shakespeare
118 – Harry Potter e il Calice di Fuoco, J.K.Rowling
119 – Harry Potter e la Pietra Filosofale, J.K.Rowling
120 – L’Opera Struggente di un Formidabile Genio, Dave Eggers
121 – Cuore di Tenebra, Joseph Conrad
122 – Helter Skelter: La vera storia del Caso Charles Manson, Vincent Bugliosi e Curt Gentry
123 – Enrico IV, Parte Prima, William Shakespeare
124 – Enrico IV, Parte Seconda, William Shakespeare
125 – Enrico V, William Shakespeare
126 – Alta Fedeltà, Nick Hornby
127 – La Storia del Declino e della Caduta dell’Impero Romano, Edward Gibbon
128 – Holidays on Ice: Storie, David Sedaris
129 – The Holy Barbarians, Lawrence Lipton
130 – La Casa di Sabbia e Nebbia, Andre Dubus III
131 – La Casa degli Spiriti, Isabel Allende
132 – Come Respirare Sott’acqua, Julie Orringer
133 – Come il Grinch Rubò il Natale, Dr.Seuss
134 – How the Light Gets In, M.J.Hyland
135 – Urlo, Allen Ginsberg
136 – Il Gobbo di Notre Dame, Victor Hugo
137 – Iliade, Omero
138 – Sono con la Band, Pamela des Barres
139 – A Sangue Freddo, Truman Capote
140 – Inferno, Dante
141 – …e l’Uomo Creò Satana, Jerome Lawrence e Robert E.Lee
142 – Ironweed, William J.Kennedy
143 – It takes a Village, Hilary Clinton
144 – Jane Eyre, Charlotte Bronte
145 – Il Circolo della Fortuna e della Felicità, Amy tan
146 – Giulio Cesare, William Shakespeare
147 – Il Celebre Ranocchio Saltatore della Contea di Calaveras, Mark Twain
148 – La Giungla, Upton Sinclair
149 – Just a Couple of Days, Tony Vigorito
150 – The Kitchen Boy, Robert Alexander
151 – Kitchen Confidential: Avventure Gastronomiche a New York, Anthony Bourdain
152 – Il Cacciatore di Aquiloni, Khaled Hosseini
153 – L’amante di Lady Chatterley, D.H.Lawrence
154 – L’Ultimo Impero: Saggi 1992-2000, Gore Vidal
155 – Foglie d’Erba, Walt Whitman
156 – La Leggenda di Bagger Vance, Steven Pressfield
157 – Meno di Zero, Bret Easton Ellis
158 – Lettere a un Giovane Poeta, Rainer Maria Rilke
159 – Balle! E tutti i Ballisti che Ce Le Stanno Raccontando, Al Franken
160 – Vita di Pi, Yann Martell
161 – La piccola Dorrit, Charles Dickens
162 – The little Locksmith, Katharine Butler Hathaway
163 – La piccola fiammiferaia, Hans Christian Andersen
164 – Piccole Donne, Louisa May Alcott
165 – Living History, Hilary Clinton
166 – Il signore delle Mosche, William Golding
167 – La Lotteria, ed altre storie, Shirley Jackson
168 – Amabili Resti, Alice Sebold
169 – Love Story, Eric Segal
170 – Macbeth, William Shakespeare
171 – Madame Bovary, Gustave Flaubert
172 – The Manticore, Robertson Davies
173 – Marathon Man, William Goldman
174 – Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov
175 – Memorie di una figlia per bene, Simone de Beauvoir
176 – Memorie del Generale W.T. Sherman, William Tecumseh Sherman
177 – L’uomo più divertente del mondo, David Sedaris
178 – The meaning of Consuelo, Judith Ortiz Cofer
179 – Mencken’s Chrestomathy, H.R. Mencken
180 – Le Allegre Comari di Windsor, William Shakespeare
181 – La Metamorfosi, Franz Kafka
182 – Middlesex, Jeoffrey Eugenides
183 – Anna dei Miracoli, William Gibson
184 – Moby Dick, Hermann Melville
185 – The Mojo Collection: The Ultimate Music Companion, Jim Irvin
186 – Moliere: la biografia, Hobart Chatfield Taylor
187 – A monetary history of the United States, Milton Friedman
188 – Monsieur Proust, Celeste Albaret
189 – A Month of Sundays: searching for the spirit and my sister, Julie Mars
190 – Festa Mobile, Ernest Hemingway
191 – Mrs Dalloway, Virginia Woolf
192 – Gli ammutinati del Bounty, Charles Nordhoff e James Norman Hall
193 – My Lai 4: A Report on the Massacre and Its Aftermath, Seymour M.Hersh
194 – My Life as Author and Editor, H.R.Mencken
195 – My life in orange: growing up with the guru, Tim Guest
196 – Myra Waldo’s Travel and Motoring Guide to Europe, 1978, Myra Waldo
197 – La custode di mia sorella, Jodi Picoult
198 – Il Nudo e il Morto, Norman Mailer
199 – Il Nome della Rosa, Umberto Eco
200 – The Namesake, Jhumpa Lahiri
201 – Il Diario di una Tata, Emma McLaughlin
202 – Nervous System: Or, Losing my Mind in Literature, Jan Lars Jensen
203 – Nuove Poesie, Emily Dickinson
204 – The New Way Things Work, David Macaulay
205 – Nickel and Dimed, Barbara Ehrenreich
206 – Notte, Elie Wiesel
207 – Northanger Abbey, Jane Austen
208 – The Norton Anthology of Theory and Criticism, William E.Cain, Laurie A.Finke, Barbara E.Johnson, John P.McGowan
209 – Racconti 1930-1942, Dawn Powell
210 – Taccuino di un Vecchio Porco, Charles Bukowski
211 – Uomini e Topi, John Steinbeck
212 – Old School, Tobias Wolff
213 – Sulla Strada, Jack Kerouac
214 – Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, Ken Kesey
215 – Cent’Anni di Solitudine, Gabriel Garcia Marquez
216 – The Opposite of Fate: Memories of a Writing Life, Amy Tan
217 – La Notte dell’Oracolo, Paul Auster
218 – L’Ultimo degli Uomini, Margaret Atwood
219 – Otello, William Shakespeare
220 – Il Nostro Comune Amico, Charles Dickens
221 – The Outbreak of the Peloponnesian War, Donald Kagan
222 – La Mia Africa, Karen Blixen
223 – The Outsiders, S.E. Hinton
224 – Passaggio in India, E.M.Forster
225 – The Peace of Nicias and the Sicilian Expedition, Donald Kagan
226 – Noi Siamo Infinito, Stephen Chbosky
227 – Peyton Place, Grace Metalious
228 – Il Ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
229 – Pigs at the Trough, Arianna Huffington
230 – Le Avventure di Pinocchio, Carlo Collodi
231 – Please Kill Me: Il Punk nelle Parole dei Suoi Protagonisti, Legs McNeil e Gillian McCain
232 – Una Vita da Lettore, Nick Hornby
233 – The Portable Dorothy Parker, Dorothy Parker
234 – The Portable Nietzche, Fredrich Nietzche
235 – The Price of Loyalty: George W.Bush, the White House, and the Education on Paul O’Neil, Ron Suskind
236 – Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen
237 – Property, Valerie Martin
238 – Pushkin, La Biografia, T.J.Binyon
239 – Pigmallione, G.B.Shaw
240 – Quattrocento, James Mckean
241 – A Quiet Storm, Rachel Howzell Hall
242 – Rapunzel, I Fratelli Grimm
243 – Il Corvo ed Altre Poesie, Edgar Allan Poe
244 – Il Filo del Rasoio, W.Somerset Maugham
245 – Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi
246 – Rebecca, Daphne du Maurier
247 – Rebecca of Sunnybrook Farm, Kate Douglas Wiggin
248 – The Red Tent, Anita Diamant
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LA VERA STORIA CHE ISPIRÒ IL FILM CORALINE DI TIM BURTON
Nel XIX secolo, una signora che si prendeva cura della nipote dai capelli grigi, i cui genitori erano morti in un incendio, un'anziana donna, aveva così paura di perdere la nipote che non la lasciava assolutamente uscire di casa, la gente non vide questa ragazza per diversi anni, gli abitanti del villaggio si chiesero cosa fosse successo e come la ragazza fosse lì, si diressero verso la sua casa e videro la culla in cui giaceva il cadavere di una ragazza con i bottoni.
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Tanto tempo fa, due bei giovani Lakota erano stati scelti dalla loro tribù per scoprire dove erano i bisonti. Mentre gli uomini stavano attraversando il territorio dei bisonti, hanno visto qualcuno in lontananza che camminava verso di loro. Poiché erano sempre cauti per paura dei nemici, si nascosero dietro alcuni cespugli ed attesero. Ormai la figura era giunta sul pendio. Con loro sorpresa, la figura che camminava verso loro era una donna. Infatti il Grande Spirito Wakan Tanka aveva mandato sulla Terra la dea Whope a donare agli uomini la pipa sacra.
Dopo essersi avvicinata, si fermò e li guardò. Avevano capito che poteva vederli, anche dove erano nascosti. Il suo braccio destro portava qualcosa che assomigliava ad un bastone in un mazzetto di erbe. Il suo viso era bello. Uno degli uomini disse, «È la più bella che io abbia visto mai. Desidero che sia mia moglie.» Ma l'altro uomo ha risposto: «Come puoi avere un tal pensiero? È straordinariamente bella e santa, molto più di una persona comune.»
Anche se lontana, la donna li sentì parlare. Così disse: «Venite. Che cosa desiderate?» L' uomo che aveva parlato per primo andò fino a lei e pose le sue mani su di lei. Immediatamente, da qualche luogo lì sopra, venne una tromba d'aria. Allora si alzò una foschia, che coprì per un attimo l' uomo e la donna. Quando la foschia svanì, l'altro uomo vide ancora la donna con il fascio sul suo braccio. Ma il suo amico era un mucchio di ossa ai suoi piedi. L' uomo si levò in piedi silenzioso per la paura di quel prodigio. Allora la bella donna disse a lui: «Io appartengo al popolo del bisonte. Sono stata mandata su questa Terra per parlare con il tuo popolo. Tu adesso dovrai compiere una missione molto importante. Devi andare dal tuo capo e dirgli di costruire una tenda la cui porta deve guardare a est. Sul posto d'onore dovrà cospargere della salvia e dietro la buca per il fuoco dovrà sistemare un teschio di bisonte. All'alba arriverò al villaggio.»
Tutto fu predisposto secondo quanto era stato richiesto dalla dea Whope che puntuale all'alba fece la sua apparizione al villaggio accolta da una grande folla. Portava un cannello nella mano destra ed un fornello rosso da pipa nella sinistra, i doni erano avvolti in fasci di salvia. Tolse il fascio di piante dal regalo che stava trasportando. Il regalo era una pipa fatta di pietra rossa. Su essa era intagliato il profilo molto piccolo di un vitello di Bisonte. Entrò nel tipì e sedutasi al posto d'onore disse che il Grande Spirito era molto contento dei Lakota, che li considerava fedeli e riverenti e che, pertanto, erano stati prescelti per ricevere la pipa che lei aveva portato per il bene di tutta l'umanità.
Dette la pipa a Toro Che Cammina In Piedi e gli insegnò le preghiere che doveva recitare. «Quando pregate il Grande Spirito, dovete utilizzare questa pipa durante la cerimonia. Quando siete affamati, togliete la pipa dal suo imballaggio e ponetela così all'aria. Allora i bisonti verranno dove gli uomini potranno cacciarli ed uccidere facilmente. Così i bambini, gli uomini e le donne mangeranno e saranno felici.»
La donna bella gli disse anche come la gente dovrebbe comportarsi per vivere pacificamente insieme. Gli insegnò le preghiere che dovevano dire quando si rivolgevano alla loro madre Terra. Gli spiegò inoltre come dovevano decorarsi per le cerimonie. «La Terra,» aveva detto, «è vostra madre. Così, per le cerimonie speciali, vi decorerete come la vostra Terra: di nero e di rosso, di marrone e di bianco. Questi sono anche i colori del Bisonte. Soprattutto ricordatevi che questa è una pipa della pace. La fumerete prima di tutte le cerimonie. La fumerete prima di fare i trattati. Introdurrà pensieri pacifici nelle vostre menti. Se la userete per pregare il Grande Spirito e la madre Terra sarete sicuri di ricevere i doni che chiederete.»
Rimase al villaggio quattro giorni e prima di partire accese la pipa, la offrì al cielo, alla Terra, ai quattro venti, ne fumò una boccata e poi la passò al capo. Infine, uscì dalla tenda mentre tutto il villaggio era lì a guardarla; fuori dell' apertura del cerchio si fermò per un istante e toccò la Terra. In un istante si trasformò in un vitello di Bisonte nero. Toccò ancora la Terra ed allora prese la forma di un vitello di Bisonte rosso. Una terza volta toccò la Terra e diventò un vitello marrone. La quarta ed ultima volta si trasformò in un candido vitello di Bisonte, bianco, senza una macchia. Allora camminò verso il nord e sparì lontano, sopra una collina.
Toro Che Cammina In Piedi conservò la pipa della pace con attenzione. Chiamava a raccolta tutti i bambini del villaggio e sciolto il fascio che avvolgeva la pipa ripeteva le lezioni che a lui erano state insegnate dalla donna. E la usò nelle preghiere ed in altre cerimonie fino a che non ebbe più di cento anni. Quando diventò debole, fece una grande festa. Durante questa festa dette la pipa e gli insegnamenti ad un uomo degno. Allo stesso modo la pipa è stata passata di generazione in generazione. «Finché la pipa sarà utilizzata,» la donna bella aveva detto, «la vostra gente vivrà e sarà felice. Non appena sarà dimenticata, la gente morirà.»
La Sacra Pipa è tuttora custodita da una famiglia Lakota. Shanti art by AnnAndArts ********************* A long time ago, two handsome young Lakotas were chosen by their tribe to find out where the buffalo were. As the men were walking through bison territory, they saw someone in the distance walking towards them. As they were always cautious for fear of their enemies, they hid behind some bushes and waited. By now the figure had reached the slope. To their surprise, the figure walking towards them was a woman. In fact, the Great Spirit Wakan Tanka had sent the goddess Whope a to Earth give men the sacred pipe.
As she got closer, she stopped and looked at them. They understood that she could see them, even where they were hidden. Her right arm carried something that looked like a stick in a bunch of herbs. Her face was beautiful. One of the men said, 'She's the most beautiful I've ever seen. I want you to be my wife." But the other man replied: «How can you have such a thought? She is extraordinarily beautiful and holy, much more than an ordinary person. »
Even though she was far away, the woman heard them talking. So she said, "Come on. What do you want?" The man who had first spoken about her went up to her and laid his hands on her. Immediately, from somewhere above, a whirlwind came. Then a mist arose, which covered the man and the woman for a moment. When the haze cleared, the other man saw the woman again with the bundle on her arm. But her friend was a pile of bones at her feet. The man stood silent in fear of that prodigy. Then the beautiful woman said to him: "I belong to the people of the buffalo. I was sent to this earth to speak with your people. Now you will have to fulfill a very important mission. You must go to your boss and tell him to build a tent whose door must face east. On the place of honor he will have to sprinkle some sage and behind the fire pit he will have to place a bison skull. I will arrive at the village at dawn.'
Everything was arranged according to what had been requested by the goddess Whope who punctually at dawn made her appearance in the village welcomed by a large crowd. She carried a stem in her right hand and a red pipe bowl in her left, her gifts wrapped in bundles of sage. She removed the bundle of plants from the gift she was carrying. The gift was a pipe made of red stone. On it was carved the very small outline of a Bison calf. She entered the tipi and sitting in the place of honor she said that the Great Spirit was very pleased with the Lakota, that he considered them faithful and reverent and that, therefore, they had been chosen to receive the pipe that she had brought for the good of all humanity.
She gave the pipe to Bull Who Walks Standing up and taught him the prayers she was to say. “When you pray to the Great Spirit, you must use this pipe during the ceremony. When you are hungry, take the pipe out of its packaging and put it in the air. Then the buffalo will come where men can hunt and kill them easily. So are children, men and women they will eat and be happy.��
The beautiful woman also told him how people should behave in order to live peacefully together. She taught them the prayers they were to say when they called upon their mother Earth. She also explained to him how they should decorate themselves for the ceremonies. "Earth," she had said, "she is your mother. Thus, for special ceremonies, you will decorate yourself like your land: in black and red, brown and white. These are also the colors of the Bison. Above all, remember that this is a peace pipe. You will smoke it before all ceremonies. You will smoke it before making the treaties. She will introduce peaceful thoughts into your minds. If you use it to pray to the Great Spirit and Mother Earth, you will be sure to receive the gifts you ask for."
He stayed in the village for four days and before leaving he lit his pipe, offered it to heaven, to the earth, to the four winds, smoked a puff and then passed it to the chief. Finally, she came out of the tent while all the village was there to watch her; she outside the opening of the circle she stopped for an instant and touched the Earth. In an instant she was transformed into a black buffalo calf. She touched the Earth again and then took the form of a red buffalo calf. A third time she touched the Earth and became a brown calf. The fourth and last time she changed into a white Buffalo calf, white, without a spot. She then she walked north and disappeared away over a hill.
Bull Walking Standing stored the peace pipe carefully. He called all the children of the village to gather and once he unwrapped the bundle that wrapped the pipe he repeated the lessons that he had been taught by the woman. And he used her in prayers and other ceremonies until she was over a hundred years old. When he got weak, he had a big party. During this feast he gave his pipe and teachings to a worthy man. Likewise the pipe was passed by generation to generation. "As long as the pipe is used," the beautiful woman had said, "your people will live and be happy. As soon as it is forgotten, people will die."
The Sacred Pipe is still kept by a Lakota family. Shanti art by AnnAndArts
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agora só me falta sonhar (cit.)
Domanda: Io ho sempre pensato che il pensiero dell'uomo sia, in senso lato, limitato, perché limitato al nostro sistema, al nostro mondo, per cui non c'è niente che possiamo pensare, per quanto fantasioso possa essere, che non esiste comunque. Esiste, ma non lo sappiamo, non lo vediamo. Quindi c'è una specie di assenza, un'assenza che però, paradossalmente, è l'assenza di qualcosa che c'è, che non sappiamo, che non vediamo. Io ho sempre ricevuto, in particolare da L'infinito, ma anche da Il sabato del villaggio, l'impressione che Leopardi volesse esorcizzare proprio questa assenza, cioè questa non conoscenza di qualcosa che c'è, che può essere, e il suo volersi distaccare in qualche modo fosse proprio il tentativo di riuscire a governare questa assenza. [...] Risposta (Franco Cassano): [...] Quello che dico semplicemente è che la vita è fatta anche di attese e di ricordi. Non viviamo mai nella sospensione, quindi questa dimensione dell'immaginazione, che ci fa ricordare Silvia e che ci fa aspettare, sono costanti nel nostro presente. Questo mi sembra, al di là di come poi Leopardi cerca di governare questo progetto, [...]. Poi, se mi si consente di strumentalizzare, c'è un punto di questa dialettica del rapporto tra immaginazione, verità e scienza. [...] Io ho a suo tempo approfondito il problema della cosmologia del Big Bang. Ancora oggi, su tutte le riviste si mostrano con molta enfasi, diciamo, alcuni esperimenti circa l'individuazione di qualche indizio dell'esistenza della cosiddetta massa oscura. Cioè la grande ipotesi cosmologica, che noi diamo per scontata, è ricca di immaginazione in modo incredibile, perché, in buona misura, ipotizza che, per poter reggere quella ipotesi, alcuni equilibri gravitazionali possano essere garantiti solo dall'esistenza di una massa oscura, che non possiamo vedere, ma che ci deve essere. L'immaginazione nella produzione scientifica ha sempre avuto un ruolo molto rilevante. Vorrei evitare che noi inconsicamente lavorassimo su una contrapposizione tra una scienza tutta quanta sperimentale e una immaginazione tutta arbitrarietà e fantasia: i livelli di intenzione sono tanti e sono molto rilevanti. Questo, poi, tutta la filosofia della scienza più recente lo dice. Per cui, da questo punto di vista, stante il fatto che l'immaginazione ci può fare terribili scherzi, quello che cerco di fare è ridurre lo scarto tra l'una e l'altra, far capire che si può passare dall'una all'altra parte del confine, che non bisogna avere troppa paura dell'immaginazione, che certe volte comunica bene col sapere verace, lo aiuta. Chi sa poi se è verace quel sapere, ma questo è un altro problema. da R. Bodei, Oltre la siepe: Leopardi e l'immaginazione, in Leopardi e la filosofia
#citazioni#bodei#remo bodei#leopardi e la filosofia#immaginazione#cassano#franco cassano#cosmologia#big bang#leopardi#giacomo leopardi
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COBSIGLI LIBRARI OTTOBRE / NOVEMBRE 2024
Drowning: The Rescue of Flight 1421, di T. J. Newman (Inedito in italiano)
Da questo libro sarà presto tratto un film di Hollywood
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Trama: Sei minuti dopo il decollo, il volo 1421 si schianta nell'Oceano Pacifico. Durante l'evacuazione, un motore esplode e l'aereo viene allagato. Quelli ancora vivi sono costretti a chiudere le porte, ma è troppo tardi. L'aereo affonda sul fondo con dodici passeggeri intrappolati all'interno. Tra di loro ci sono anche l’ingegnere Will e sua figlia. E il rescue team altamente specializzato incaricato di provare a soccorrerli è guidato proprio dall’ex moglie di Will e madre di sua figlia che quindi è disposta a tutto pur di salvarli. Ma sarà Will grazie alle sue conoscenze tecniche che dovrà guadagnare il tempo necessario a permetterglielo.
There Is No Ethan, di Anna Akbari (Inedito in italiano)
How Three Women Caught America's Biggest Catfis
Questo libro non è un romanzo ma una storia vera, un reale fatto di cronaca, per quanto invece possa sembrare incredibile e senza alcun senso logico
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Trama: Nel 2011 tre donne di successo e altamente istruite si sono innamorate del brillante e affascinante Ethan Schuman. All'insaputa degli altri, ognuno ha scambiato innumerevoli messaggi con Ethan, rimanendo alzato fino a tarda sera per approfondire il proprio legame con quest'uomo affascinante. Le sue scuse dettagliate riguardo alle webcam rotte e ai complicati piani tariffari internazionali sembravano credibili, così come le cancellazioni dei viaggi dell'ultimo minuto. Dopotutto, perché dovrebbe mentire? Ethan non cercava i soldi: non ha mai convinto i suoi compagni a sborsare migliaia di dollari per qualche crisi immaginaria. Piuttosto, ha intrappolato queste donne in una rete di intensa intimità emotiva.
Il Fiume Incantato, di Rebecca Ross
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Trama: L’isola di Cadence è un luogo ricco di magia: le notizie vengono diffuse dal vento, gli scialli possono diventare resistenti come armature e ci sono lame che con un piccolo taglio possono instillare una paura profonda. Da tempo immemore, però, il territorio è diviso dal confine dei clan, una lunga catena di rocce che separa l’Est, dominato dai Tamerlaine, dall’Ovest, su cui regnano i Breccan. Sono passati dieci anni da quando Jack Tamerlaine ha lasciato Cadence per approdare sul continente, dove ha dedicato la sua vita allo studio della musica. Ma quando sull’isola alcune bambine scompaiono, Jack viene richiamato a casa per unirsi alle ricerche. Adaira, l’erede dell’Est, sa che gli spiriti che governano i quattro elementi rispondono solo alle melodie di un bardo e, credendo che siano coinvolti nelle sparizioni, è costretta a chiedere aiuto a Jack. I due non si vedono da quando erano piccoli e non facevano altro che bisticciare, ma ora, loro malgrado, devono collaborare. Canzone dopo canzone, Jack e Adaira imparano a conoscersi come se fosse la prima volta, mentre scoprono che le cause dietro ai dispetti degli spiriti sono più sinistre di quanto immaginassero. Un antico segreto giace sotto la superficie di Cadence, e potrebbe stravolgere il precario equilibrio dell’isola minacciando la sicurezza di tutti gli abitanti.
Quella volta che mi sono ubriacata e ho salvato un demone, di Kimberly Lemming
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Trama: Niente avventure. È questo il mantra di Cinnamon Hotpepper, una semplice mercante di spezie del villaggio di Boohail. La sua unica aspirazione è vivere una vita tranquilla, lontano da qualsivoglia seccatura. Lei non è come gli altri al villaggio, giovani incoscienti pronti a imbarcarsi in viaggi assurdi per diventare eroi in nome della dea Myva. Le cose per un po' filano anche secondo i piani. Almeno fino alla notte in cui, la vista offuscata da una birra di troppo, Cinnamon si imbatte in uno strano viandante. Un demone, in realtà che, attratto e stordito dal potere della cannella nelle tasche di Cin, la segue e la costringe a partire insieme a lui per annientare Myva, la divinità che a quanto pare ha ingannato tutti, umani e demoni.
Le trafficanti di anime di Carmella Lowkis
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Trama: Parigi, 1866. Una tiepida mattina di aprile, una donna si presenta nel salotto della baronessa Sylvie Devereux. C’è voluto molto coraggio per andare a bussare alla sua porta, e la donna l’ha fatto solo perché non ha scelta: il padre è malato e ha bisogno di medicine che da sola non può permettersi. Per Sylvie, è un tuffo in un passato che preferirebbe dimenticare. Non vuole tornare ai tempi in cui viveva di sotterfugi, sfruttando la moda dello spiritismo per estorcere denaro in cambio di una consulenza delle famose sorelle Mothe, medium e occultiste. Invece, ecco che sua sorella Charlotte la implora di aiutarla per un ultimo inganno: la nobile famiglia de Jacquinot ha promesso un lauto compenso per scacciare lo spirito di una prozia uccisa durante la Rivoluzione. Seppur riluttante, Sylvie accetta. Ben presto, però, strani fenomeni iniziano a verificarsi in casa de Jacquinot, eventi inquietanti che vanno ben oltre i soliti trucchi che le sorelle Mothe hanno preparato per spaventare i clienti. Possibile che ci sia davvero un fantasma? O qualcuno sta tramando nell’ombra per coglierle in fallo? Una cosa è certa: tra quelle mura si nascondono segreti che devono restare sepolti. A ogni costo…
A Substitute Wife for the Prizefighter, di Alice Coldbreath (inedito in italiano)
Serie romance vittoriana
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Trama: La non bellissima e rispettabile Lizzie Anderson è nei guai. Dopo aver notato qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, tutta la sua famiglia è dilaniata dallo scandalo che ne deriva. I saldi principi di Lizzie fanno sì che non possa negare l’evidenza dei propri occhi e quando per colpa di questo si ritrova senza un tetto sopra la testa, il suo unico alleato è davvero inaspettato... Benedict Toomes ha a lungo considerato Lizzie una spina nel fianco, ma dopo aver visto la sua fermezza di fronte alle avversità, si ritrova a immaginarla in un modo totalmente ruolo diverso nella sua vita: la sostituta per la fidanzata che non vuole più sposare...
His forsaken bride, di Alice Coldbreath (inedito in italiano)
Serie Vawdrey Brothers romance medievale ambientata in una realtà alternativa simile alla nostra ma totalmente inventata con lievi tocchi di magia
Link: https://amzn.to/3Y2tGiT
Trama: Fenella Thane è una donna disperata. Il marito assente da otto anni le ha presentato i documenti per il divorzio e sembra probabile che lei perderà la sua amata casa e sarà costretta a entrare in convento. C'è solo una piccola possibilità per evitare questo destino: occorre che una persona di spicco a corte parli favorevolmente di lei al re. E l’unica persona influente che conosce purtroppo è Oswald Vawdrey, l'uomo che l'ha abbandonata quando lei era una quindicenne con gli occhi stellati e la testa piena di sogni romantici. Fen mette da parte il suo orgoglio e si reca alla corte del re ad Aphrany per implorare l'intercessione di Lord Vawdrey. Ma Lord Vawdrey non è il ragazzo affascinante che lei ricorda, e non ha alcun interesse a bloccare il suo divorzio. Invece, ha piani piuttosto diversi per la sua ex promessa sposa.
The unlovely bride, di Alice Coldbreath (inedito in italiano)
Serie Brides of Karadok romance medievale ambientata in una realtà alternativa simile alla nostra ma totalmente inventata con lievi tocchi di magia
Link: https://amzn.to/3A1Bv0j
Trama: Lenora Montmayne conduce una vita incantata come la donna più bella della corte di re Wymer, circondata da ammiratori. E poi arriva il disastro. Il vaiolo rosso spazza il palazzo estivo di Caer-Lyones e il bel viso di Lenora cade vittima delle sue devastazioni. Senza il suo aspetto, cosa le resta? Se mai c'è stato un cavaliere che la folla ama odiare, è Garman Orde. Anche la sua stessa famiglia lo disprezza. Poi una notte una signora pesantemente velata gli propone un patto straordinario. E scopre che Lenora Montmayne non è mai stata solo un bel viso.
Uscite de I Romanzi Mondadori – novembre 2024
Mary Jo PUTNEY – La dama d’argento (Silver Lady) Uno degli ultimi romanzi scritti dalla Putney che aggiunge ad un classico plot che riunisce temi ben noti del romance come amnesia+ contrabbando coste inglesi + pesante eredità/passato, anche il tema magico, o meglio soprannaturale donando ai protagonisti dei doni psichici, tipo una forte intuizione, che li aiuterà nelle loro indagini.
Anne GRACIE – Adorabile sconosciuto (The Perfect Stranger) terzo libro serie sorelle Merridew , un vero classico
Link: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/685424678760857600/serie-romance-su-sorelle
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Le assaggiatrici di Rosella Postorino: Il coraggio di mangiare tra paura e desiderio. Recensione di Alessandria today
Una storia di sopravvivenza e ambiguità morale nella Germania della Seconda Guerra Mondiale.
Una storia di sopravvivenza e ambiguità morale nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino è un romanzo potente ambientato nel 1943, che segue le vicende di Rosa Sauer, una giovane donna trasferitasi in un villaggio vicino al quartier generale di Hitler per sfuggire ai bombardamenti su Berlino. Rosa diventa una delle dieci “assaggiatrici” reclutate per…
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CAPITOLO TERZO ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ L'ARRIVO ALLA NEVERMORE.
il viaggio era stato lungo e difficile. le acque oceaniche parevano infinite; un deserto oscuro e inquietante che separava thalissa dalla vita che aveva lasciato e dal futuro incerto che l'aspettava. la nave cargo era un labirinto di ferro e polvere, e i giorni si susseguivano lenti, scanditi dal rumore fastidioso delle macchine e dal tintinnio del metallo. la giovane passava il tempo nascosta nella stiva, nutrendosi di razioni rubate e ascoltando le voci dei marinai che si mescolavano al suono delle onde del mare.
ogni notte, il braccio le provocava spasmi e dolori che la lasciavano ansimante, abbandonata tra le ombre dei container. il metallo stava cercando di sostituirsi a ciò che restava della sua carne, conquistandola pezzo dopo pezzo. ogni volta che provava a muoverlo, sentiva il rifiuto del suo corpo, una sensazione di repulsione viscerale che si propagava fino al cuore.
“se solo avessi ascoltato jayce ..” pensava nelle notti più buie, quando la stanchezza e la paura minacciavano di sopraffarla. ma subito scacciava tale pensiero, ricordando che piltover rappresentava per lei solamente una bellissima ma pur sempre gabbia dorata.
dopo settimane di navigazione, la nave attraccò finalmente in un piccolo porto del new england. thalissa scese dalla stiva in silenzio, coperta dal mantello ormai logoro; le iridi cupe scrutavano la nebbia densa e bianca che avvolgeva il molo. l'aria era fredda e umida, carica del profumo salmastro del mare e di legno bagnato.
un piccolo villaggio si dispiegava di fronte a lei, case di pietra e legno che sembravano uscite da un altro tempo, lontane anni luce dalla modernità di piltover. thalissa avanzò con passi incerti, osservando i pochi abitanti che si muovevano nelle strade strette e silenziose, come fantasmi persi di una terra dimenticata.
superò il villaggio e, seguendo le indicazioni trovate nel diario di jayce, s'incamminò verso quello che, da molto lontano, sembrava esser il contorno della nevermore, innalzato su d'un eremo nell'entroterra. il sentiero che portava alla prestigiosa università era stretto e tortuoso, serpeggiava attraverso una fitta foresta d'alberi le cui foglie sembravano sussurrare segreti al vento. il paesaggio era tetro, completamente diverso dai colori vividi e dai meccanismi scintillanti di piltover. thalissa si fermò un istante. sentiva il peso della solitudine, ma anche una strana sensazione di pace.
finalmente, dopo ore di cammino, i pennacchi della nevermore apparvero all’orizzonte. si presentava come un edificio imponente, eretto da pietra scura e pululante di torri appuntite che si stagliavano contro il cielo plumbeo. pareva come il castello gotico che era; maestoso e austero, con finestre alte e strette che riflettevano la luce fioca di quell'angolo di mondo. esitò un momento, davanti al grande cancello di ferro battuto, già pronto ad accoglierla.
strinse i denti e traversò il cortile.
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Neonato con due facce, quattro gambe e braccia: la madre non riesce a nutrirlo e muore In India è nato un bambino con quattro braccia, quattro gambe e due facce ma la sua vita è durata poche ore perché la madre non è riuscita a sfamarlo. Rama Devi, 38 anni, è stata trasportata d’urgenza in un ospedale rurale quando ha iniziato ad avvertire le doglie del parto. Tuttavia, il personale dell’ospedale e gli abitanti del villaggio sono rimasti sotto shock nello scoprire che il bambino era nato congiunto a un altro corpo che non si era ancora completamente sviluppato . LEGGI ANCHE Scoperto caso di gemelli siamesi “ragno”: amputata una gamba per farli sedere Morti i gemelli siamesi più vecchi del mondo: fratello e sorella avevano 62 anni Donna di 70 anni partorisce due gemelli: è la mamma più anziana d’Africa Bimba nasce col feto della gemella che cresceva nel cranio: sopravvive un anno Neonato con due facce e otto arti: è un caso unico Ciò aveva fatto sì che il bambino nascesse con due paia facce, gambe e braccia. Sembra che le gambe e le braccia sottosviluppate sporgessero dal petto del bambino. Il bambino è morto cinque ore dopo il parto. Questa condizione è così rara che i medici non hanno ancora trovato un nome per definirla. Non è chiaro come esattamente sia morto il bambino, anche se non era in grado di allattare o di assumere latte da solo. Medici e infermieri spaventati ma la gente accorre a vederlo Alla vista dell’aspetto insolito del bambino, il personale dell’ospedale ha reagito con paura e ha rapidamente spostato il neonato fuori, scatenando il caos all’interno dell’ospedale. Molte persone si stanno precipitando in ospedale per vedere lo straordinario bambino. Tuttavia, Ramphal, marito di Rama, ha espresso stupore per la nascita del loro bambino così unico. Sebbene il parto sia stato semplice e non abbia comportato complicazioni, è avvenuto in una zona rurale in cui le donne difficilmente si sottopongono a screening prenatali, il che potrebbe spiegare perché le condizioni del bambino siano state una sorpresa. Gemelli siamesi fusi sono eventi rari Sebbene non sia chiaro se questa condizione specifica sia già stata osservata in precedenza, in India e nei paesi limitrofi sono state segnalate altre forme incredibilmente rare di gemelli siamesi. A novembre, una donna trentenne in India ha dato alla luce un bambino con quattro mani e quattro gambe. In Indonesia, sono nati due gemelli uniti per il bacino, con tre gambe e quattro braccia e sono stati chiamati “gemelli ragno”. E due bambini su un milione in tutto il mondo nascono con il diprosopo, una rara forma di gemelli siamesi in cui tutto o parti di un volto sono duplicati. In questi casi, i volti e il cervello sono collegati solo a un tronco encefalico. In genere, i gemelli siamesi rappresentano un bambino su 50.000-200.000 nati vivi e nascono quando un singolo ovulo fecondato si divide e si sviluppa in due individui. LEGGI LE ALTRE NOTIZIE DI MONDO Neonato con due facce, quattro gambe e braccia: la madre non riesce a nutrirlo e muore Poliziotto dà calci in faccia a sospetto, video del brutale arresto sui social Rissa a basket tra 13enni: giocatore spacca a calci la testa ad avversario Guardia carceraria incinta di un detenuto: condannata non andrà in cella con lui Spazzino a colpi di scopa sventa furto d’auto: ladri in fuga
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Leopardi (di Marino Moretti)
O Leopardi, oggi mi sei davanti come se nel mio cuor tutti cantassero i tre canti scolastici, i tre canti
d'antologia: Sabato del villaggio. Quiete dopo la tempesta. Passero solitario…. (Oh natio borgo selvaggio!)
Forse li leggo. E il terzo canto è mozzo. Hanno messo una fila di puntini invece di quel tuo lungo singhiozzo.
T'hanno lasciato, quasi, a mezza via. Non han voluto apprendere ai bambini lo strazio della tua fìlosofìa.
Io? Non capivo; amavo la figura più del racconto: più del tuo sconforto il tuo cognome mi facea paura.
« Ma vedrai, bimbo, se la carta sudi, » tu mi dicevi; e non t'udivo; e accorto veniva il tempo de' più dotti studi.
Si commentava docili Consalvo, pensando all'ombra che crescea d'un baffo, guardando a tratti il pedagogo calvo;
quindi il Pensiero dominante, il canto estremo della innamorata Saffo, l'epistolario: tutto un altro pianto….
E ancora erano facili i commenti, che venner giorni assai più dotti: quelli dei confronti, dei nuovi documenti,
delle domande: è Silvia oppur Nerina? la Fattorini o la Belardinelli? i tempi dell'ingenua dottrina….
O Leopardi, io non t'amai. Lontano eri. Lontano sei. Ma ti ravviso, e tu m'accenni con la stanca mano.
Mi dici piano, con la voce pia, il cuor placato e un tacito sorriso i tre bei canti dell'antologia:
ma neppur tu finisci il terzo: chini la fronte, celi il tuo selvaggio lutto, accetti, la pietà di quei puntini….
Ahimè che un bimbo io più non sono, ed uso leggerti intero! Ahimè che tutto, tutto vedo e sento di te come in confuso:
Nerina, Silvia, Paolina, Aspasia, la cara luna, il cuor tetro e randagio, la ginestra, il pastor ch'erra nell'Asia,
e l'infinito, il mar del tuo naufragio.
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