#il mondo che verrà
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il pastore addormentato
C’era la luna, la stella ed un angelo. Tutt’intorno un agitarsi di persone e animali. Il cielo un abbraccio, la terra un tappeto.
E poi c’era lui. Il pastore addormentato.
Il mondo si preparava a cambiare per sempre, e lui dormiva.
Passeggero inconsapevole di un viaggio mille e mille volte più grande di lui, forse così immenso che la sua povera figura non poteva che addormentarsi.
Anche adesso, dopo che sono trascorsi 2024 anni, lui ancora dorme. Il mondo ancora dorme, noi tutti dormiamo senza sognare.
Così era e sempre sarebbe stato.
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Nuovo episodio del podcast, con quattro nuove recensioni per voi!
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#cinema#film#the lost city#the witcher the nightmare of the wolf#the world to come#what just happened#il mondo che verrà#disastro a hollywood#LIAFF: LIAFF PODCAST
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È da ieri che mi arrivano mail su mail dai giapponesi sulle spese che dovrò affrontare per tipo 2 mesi senza stipendio.
"Dovrai pagare le visite mediche tu (e poi te le rimborseremo), dovrai pagare due mensilità di affitto, dovrai pagarti cibo e trasporti, dovrai pagare per la registrazione al comune, mi raccomando portati abbastanza contanti*" e, stamattina, mi dicono che se nel dormitorio aziendale voglio coperte e cuscino, devo pagare pure per quelle.
All'anemaechivestramuort, penso. Vabbè dai, pure se non vorrei toccare i soldi nel deposito, male che vada comunque ci sono. Ce la posso fare.
Poi mi è arrivato l'ultimo stipendio di Rovigo. E niente, GRAZIE DIO. <3
#*ovviamente il paese più “tecnologico” del mondo che conosce come metodo di pagamento solo il contante#belle le nuove vite#Giappone#soldi#dire che sono come un filo tiratissimo è un eufemismo#non ho ancora preparato una valigia#il ciclo non penso mi verrà più#stong ancor comm l'accett#non va bene niente ma facciamo finta di sì
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Ciao! Innanzi tutto volevo dirti GRAZIE per il masterpost di Sanremo 2023, lifesaving! Mi chiedevo se per caso ne avevi fatto uno simile anche per Sanremo 2022? Ho provato a cercare un po' sul tuo blog ma non riesco a scovarlo
adesso ti faccio vedere uno screen e ci mettiamo a piangere insieme:
no comunque meme a parte non ho mai fatto post del genere, però archivio dal molti Sanremo fa (circa) almeno tutte le serate complete, tutti i dopofestival e domenica in, quest'anno è il primo anno che mi è venuto in mente di poter scaricare le clip per poterle condividere con il pubblico senza problemi di spazio
detto questo, ho appena domandato alle persone che io aiuto a fare questa cosa (le lascio nell'anonimato, ma io sono un baby archivista in confronto a quello che ho visto fare ad altra gente) se riescono a passarmi le serate complete del 2022, appena le avrò tra le mani ti giro i link!
#il che mi fa pensare ma rega voi l'avete visto l'altro festival del 2020? ritengo che tutto il mondo debba vedere quel delirio#anyways!!! perdonami per questa indecente mancanza#verrà presto colmata e fornirò tutto il materiale disponibile#sanremo2022
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Dire che la EU ha la reattività di un gatto di marmo non rende abbastanza l’idea di quanto siamo fermi, impantanati.
VdL ha parlato di un piano per l’automotive che verrà presentato a marzo.
A marzo, quasi un anno dopo le elezioni, un piano che è la priorità numero 1 dell’Unione, mentre il resto del mondo corre.
È evidente che la data di marzo è legata (anche) alle prossime elezioni in Germania, e che il programma risentirà anche del tipo di governo che prenderà forma.
Ma in ogni caso, che il processo decisionale relativo a una questione così vitale abbia tempi biblici è semplicemente una cosa che non funziona.
Ma la cosa ancora più surreale, come ho già scritto, è che si possa credere che chi è stato causa di un problema possa esserne la soluzione.
È una cosa che non funziona in nessuno Stato come in nessuna azienda, in qualsiasi parte del mondo.
Mauro Rizzi
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Bisogna imparare a convivere anche con le cose che non si superano.
Perché è inutile stare ad ascoltare i bei discorsi sul tempo che guarisce le ferite, sulle cose belle che verranno, sulla vita che ti sorprende quando meno te lo aspetti.
Ci sono segni che non si cancellano, lividi che non passano, vuoti che non si possono riempire. Cose rotte che resteranno rotte.
Bisogna solo far propria l'idea che niente sarà come prima, mai più.
Che la vita che verrà è nuova, anche se non come l'avevamo immaginata.
Forse ci saranno diverse felicità, nuove occasioni, nuovi spunti.
Ma non c'è alcuna cosa al mondo che possa farci tornare chi eravamo prima che accadesse quello che non possiamo più cambiare e che ci ha cambiati per sempre.
È l'unica certezza. Per sempre.
Bisogna imparare a convivere con tutto quello che non avevamo nemmeno mai immaginato, nascendo di nuovo, in un modo innaturale, perché ce lo impone il turbinio dell'esistenza, la forza che nemmeno sapevamo di avere.
Spezzati. Ma vivi.
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| Eravamo a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce accecante del mattino. Come persone use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori dalla testa. Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita – così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più di questo. E la morte? Penso che lo scopo della morte sia la realizzazione l’amore. Al momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile potenza e grazia. Sono sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un l’altro così tanto attraverso le nostre parole e la musica e le nostre vite reali |
Laurie Anderson |
Lewis Allan Reed, detto Lou
cantautore, chitarrista, poeta
2 marzo 1942 | 27 ottobre 2013
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Storia Di Musica #352 - Deep Purple, Burn, 1974
Tra i dischi che compiono 50 anni quest'anno, la scelta della domenica dell'Immacolata scalderà il cuore degli amanti dell'hard rock. Fu questo disco la seconda rinascita di una formazione che come poche altre ha segnato l'immaginario musicale, sia per la storia lunga e travagliata, ma soprattutto per la musica, dirompente e davvero una delle poche che ha, quasi da sola, designato un genere. ma andiamo con ordine.
I Deep Purple nel 1972 sono tra le band più famose del mondo, e vengono da una serie di dischi capolavoro incredibile: In Rock (1970), Fireball (1971), e nell'anno magico del '72, Machine Head e quello che è probabilmente uno dei dischi più famosi della storia del rock, Made In Japan. Erano all'epoca alla seconda formazione, quando nel 1970 il cantante Ian Gillian e il bassista Roger Glover subentrano a Rod Evans e Nick Simper e si associano a Jon Lord alle tastiere, Ian Paice alla batteria e alla chitarra di Ritchie Blackmore. Eppure nel momento di massima popolarità, Gillian, attratto dalle sirene di una carriera solista, si chiama fuori, e così fa Glover. Non se ne vanno subito, perchè per motivi contrattuali devono pubblicare un nuovo disco, tra l'altro il primo per la propria casa discografica Purple (che sarà distribuito poi dalla Harvest). È uno stillicidio: si acuiscono i dissidi interni, soprattutto tra Gillian e Blackmore, e il disco che ne viene fuori, Who Do You Think We Are?, esce nel 1973 tra polemiche infinite, e mostra un gruppo stanco e dilaniato che firma solo un brano all'altezza della fama, Woman From Tokyo.
C'è però un lato positivo: quelli che restano hanno tutto il tempo di decidere i sostituti. La scelta è all'inizio su un giovane e pirotecnico bassista, che fa faville con i Trapeze, si chiama Glenn Hughes. Ed è quasi deciso che il posto di Gillian verrà preso da Paul Rodgers in uscita dei Free. Tuttavia Rodgers glissa, fondando i Bad Company, e la band fa un unico provino, dopo un annunio sul Melody Maker, ad un ragazzo di 21 anni, sconosciuto, David Coverdale. Come dirà Paice nelle interviste future, il repertorio che il ragazzo presentò era scarsissimo, ma aveva un che in quella voce dai tratti molto soul e calda, quindi completamente diversa dalla potenza acuta di quella di Gillian, che era l'obiettivo che la band voleva.
Nascono, o meglio, rinascono così i Deep Purple, Mark III (che fa presagire, come nomenclatura, le ulteriori future formazioni), che nel 1974 pubblicano un 33 giri che riporta dove merita la band. Burn esce il 15 Febbraio 1974 e ha nel pezzo di attacco il segnale che la classe è tornata: Burn è uno dei loro brani classici, uno dei riff degni della leggenda dei Deep Purple, che diventerà il brano di apertura di tutti i concerti dei successivi due anni. Vibrante, con la chitarra di Blackmore a giganteggiare, è uno dei brani degli anni '70. Ma è l'intero disco che ammalia: Hughes è fine musicista e compositore, e solo per problemi contrattuali non è citato nei crediti delle canzoni della prima edizione (problema che verrà "risolto" nella edizioni successive, dove nei crediti delle canzoni comprare il suo nome), il suono seppur rimane potente acquista delle inflessioni soul, più blues, e canzoni come Might Just Take Your Life, Lay Down, Stay Down e You Fool No One sono magistrali esempi di quell'hard rock che furono loro, e pochi altri, a costruire a fine anni '60. Il disco è pieno di cavalcate strumentali, non solo di Blackmore alla chitarra (come dimenticare l'assolo alle tastiere di Lord in Burn!), di intrecci vocali e melodici e va ricordato, tra gli altri, quello strepitoso hard blues che è Mistreated, canzone che Blackmore aveva nel cassetto da anni, ma che solo con la voce di Coverdale, che all'esordio fa una figura da veterano, riesce a sviluppare appieno.
La copertina, iconica, ritrae il volto dei musicisti come candele accese, sul retro le stesse candele sono quasi del tutto consumate e sullo sfondo ci sono i veri volti dei musicisti: è opera di Fin Costello. Il disco arriverà in cima alle classifiche di 13 paesi, e il successivo tour avrà grande successo.
La Mark III durerà un altro disco, Stormbringer, dove sono ancora più accentuati il lato funk e soul della nuova formazione, e che regala alcuni brani fortunati (Lady Double Dealer o la stupenda Soldier Of Fortune, che esalta il timbro di Coverdale). Poi nel 1975 Blackmore se ne va a fondare i Rainbow, e la band arriva alla Mark IV con Tommy Bolin, proveniente dagli Zephyr e Bill Bruford: Come Taste The Band è un disco particolare, dove si esalta anche Hughes che duetta spesso con Coverdale e c'è un accenno marcato al funk rock.
La band si scioglie nel 1977, non senza polemica, ma l'affetto dei fan continuerà a lungo, tanto che la leggendaria Mark II, con di nuovo Blackmore e Gillian, si riunì nel 1984 con un album tanto dimenticato quanto bello: Perfect Strangers. E non finirà qui, tra litigi, reunion e un nome significativo e potente come pochi della Storia del rock. Proprio come la loro musica.
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Ci sono i giorni della malinconia,
Giorni che piangono,
sinfonica agonia.
Soli scuri di pensieri cupi
Piegati al vento di ieri ormai distrutti
Ci sono ė forse l'unica realtà,
Tra l'età che corre e l'altra mia metà
A prendere a calci gli anni andati
Viandanti anche loro smarriti
Pensanti,
Ci sono sarà sempre il tempo che verrà
A traverso il vetro rotto del mio sguardo datato
Tra cocci e schegge lucenti
Ricordi e lumi spenti.
Attraverso il giorno, tra passi e pesi
Carchi di doveri, lordi di pensieri
Lascio impronte di vita,
orme ormai armeggiate al porto fermo della mia memoria...
Ci sono giorni di mari mossi che solo il vento del futuro può navigare.
Come le montagne erose...
Sanno che loro sono qui prima
prima ancora delle rose,
Prima delle pose di pietre migliare...
Ci sono, tali altari di culti pagani,
Di terre lontane
Di vite nostrane
Ci sono, contasto semplice
Geografia dell'essere
Storia in essere
Di un mondo che pensa...
Domani è solo una domanda.
J.D
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Lui mi ha lasciato e io impazzisco: hai la cura?
Innanzitutto, mi dispiace...
...ma la cura la ho, per banale che sembri, ed è il tempo: credimi, ci sarà un giorno, non so quando, in cui improvvisamente realizzerai che lui non è stato il tuo primo pensiero...e poi ci sarà un giorno in cui ti accorgerai che, da qualche giorno, lui non è nemmeno più un pensiero...e poi un giorno in cui nemmeno ti accorgerai di nulla che lo riguarda, in cui ti verrà in mente e con un sorriso ti dirai ''ma tu pensa'' e magari ti ricorderai le cose belle, oppure quelle che d'ora in poi non vorrai più sopportare, o un aneddoto buffo...
...capiterà così, davvero, come è capitato a milioni di altri noi, come magari è già capitato anche a te...tornerai a quel luogo da cui sei venuta, quello stato in cui eri prima di conoscerlo, ovvero quel mondo in cui lui non c'era e tu stavi bene.
Tempo.
Tempo, pazienza e coscienza nella sofferenza.
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Oggi guazzetto di perbenismo con spolverata di finta umanità.
Prendo come esempio un post su FB e una risposta che ho ricevuto al mio commento (che essendo evolutivo è stato visto come privo di "immedesimazione").
Non condivido per polemizzare, non mi interessa perculare nessuno, io voglio porre in analisi il pozzo di immaturità senza fondo in cui moltissimi figli sono costretti a crescere.
Questo il post originario:
Questo il commento sotto una mia risposta, che taccia me di insensibilità e chiede maggiore acutezza sul problema:
Io vorrei che si capisse almeno un po' perché questo tipo di partecipazione è pericolosa, soprattutto perché non si rende conto di quanto lo è.
Elenco tre punti a proposito del mondo marcio emotivo in cui la massa ristagna; che è lo stesso putridume in cui nuotano allegramente le distorsioni dell’empatia, della comprensione e della compassione (l'immedesimazione di inizio).
Questa madre secondo il sensibile di turno va consolata. Forse secondo un ragionamento contorto, può così trarre più forza per continuare ella stessa a consolare il figlio. Tornerà a scuola in una classe di stronzi ma…è consolato.
In questo schema l’esempio che il genitore mette in atto è quello della colpa, che verrà assorbito e imparato dal figlio, come risposta emotiva alla non accettazione, alla critica, all’irresponsabilità altrui.
Incapace di creare soluzioni (perché bisogna compatirla) non ne darà nemmeno al figlio. Le uniche risorse di gioia sono i soldi e in carenza di quelli non ci sono altri rimedi. Questo schema si attiverà nel figlio come risposta mentale a problematiche simili.
Stato di fatto: no money no party. Sono un fallito, nessuno mi vuole, non ho gli stessi strumenti di tutti gli altri, vivo come un emarginato e me ne vergogno, in più a casa è inutile chiedere soluzioni perché non sono in grado di darmene.
Piccola parentesi: soltanto io ricordo l’enorme percentuale di persone che si sentiva “esclusa” da quegli idioti che non li facevano entrare nei bar? Soltanto io vedo e vedevo “adulti" che si comportano come 11enni? Cambiano le dinamiche non le risposte al problema.
Però attenzione, secondo il commentatore di questo post d'esempio la madre che subisce le colpe della sua educazione (che non ha risolto), non va rattristata, e nel vanto dell’inettitudine sacrosanta dei distorti insieme al buonismo e tutte le sue scusanti, il problema prima di tutto sta sempre da qualche parte fuori.
La responsabilità agli altri: insegnate ai vostri figli… (si fotta cosa sta insegnando lei col suo comportamento...).
La colpa ai cellulari: causano bullismo!
Che questi adulti si comportano come bambini, che vivono il rifiuto come alle elementari, che è addirittura scorretto scuoterli davanti a certe cose…Eh no, compatisci e non svegliare il sonno! Chissenefrega se un bambino viene su con questi esempi di merda.
Poi mi raccomando, attivarsi nei convegni in cui si dice ai piccoli cosa devono fare (a parole) …quello subito!
#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#verità#schiavi#bambini#figli#genitori#esempi di merda#responsabilità#incoscienza#relazioni#consapevolezza#discernimentoinetti#rincoglioniti#lavoro su di sè#immaturità#emozioni#distorsioni#disfunzioni#empatia#mondo marcio#scuse#adulti#vittime
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Ti auguro di ricevere doni immeritati e senza alcun motivo.
Ti auguro di poterti mettere un po' di lato e non affrontare sempre tutto di petto.
Ti auguro di trovare almeno un grazie per alzarti al mattino.
Ti auguro di sentire lo spazio che c'è tra i tuoi vestiti e la tua pelle e di sapertene prendere cura.
Ti auguro di vivere esattamente li' dove vive il tuo corpo.
Ti auguro di scoprire che uno spazio vuoto e accogliente pronto ad adottarti è sempre a disposizione.
Ti auguro di trovare persone con cui scambiare quello che non sai.
Ti auguro di amare i tuoi improvvisi silenzi e di saperti aprire a questi inaspettati precipizi dell'anima che scoprono scenari improvvisi e mozzafiato.
Ti auguro di saper accudire quel senso sottile e costante di estraneità.
Ti auguro di assistere alla nascita di nuove parole e di partecipare al salvataggio di quelle in via d'estinzione.
Ti auguro di smarrire certezze e di scardinare memorie.
Ti auguro di praticare con diligenza il far niente.
Ti auguro di amare senza saperlo.
Ti auguro di fare ritorno ai tuoi sogni e ad essi appartenere.
Ti auguro che l'impoderabile ti visiti.
Ti auguro di scrivere i dettati dell'anima.
Ti auguro di dare un permesso di soggiorno a ciò che è presente in te.
Ti auguro che maturi in te quella decisione che cambierà le cose.
Ti auguro di ricevere in regalo una buona attrezzatura che ti permetta di scendere nei tuoi abissi e di esplorarli.
Ti auguro di sentire cosa è per te vero e di crederci totalmente.
Ti auguro mani che tornano a sfiorare e inciampi nella tua luminosa presenza.
Ti auguro sguardo morbido che né afferra, né respinge.
Ti auguro di scoprire che chi ti fa del male è una persona che sta male. Di darle accoglienza nel tuo cuore ma di sollevare la mano che le pone un limite, ora.
Ti auguro di ricordarti che vuol dire riaccordarti a te.
Ti auguro di frequentare la soglia tra il tuo mondo dentro e il mondo fuori e di sostarci tutto il tempo che serve.
Ti auguro di cucire nuovi equilibri e di sentire cosa ti fa bene e cosa ti fa male. E scegliere il bene, ciò che ti fa bene, adesso.
Ti auguro un'accettazione smisurata del tuo presente e di saper prendere in affido le tue ferite.
Ti auguro di scoprire la vastità che ti abita e abitare quello spazio che c'è tra te e l'altro.
Ti auguro un disarmo del cuore. Che possa farsi cuore vuoto e capiente
per tutto il nuovo che verrà a bussare alla sua porta.
Buon 2025
Gloria Volpato
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questo desiderio di incontrare non è forse quello che più cerco? che ho sempre cercato in questi anni, che ho sempre voluto. una sensazione di essere nel posto giusto senza di; quel tanto che basta ad esperire la felicità con un'ombra di desiderio insoddisfatto, una parte della mentre altrove, sognante. lo faccio così spesso che non ne ne rendo nemmeno conto: che malinconia bellissima, che bello aspettare, in fondo. del passato mi mancano sempre più di tutto le attese, le piccole disperazioni. non era bello alla fine essere insonni ascoltando tu non mi basti mai, quattro anni fa in vacanza con i miei? se ci penso mi viene il mal di pancia dalla nostalgia. non era forse meraviglioso alla fine correre e immaginare di camminare per quelle strade insieme, o di andare a Tempelhof a sdraiarci nell'esatto centro dell'aeroporto per guardare ciò che si vede del cielo la notte da lì...? e tutto questo, e ogni attimo che vivo da sola nel mondo in attesa di qualcosa che verrà o non verrà, ma che mi crogiolo nell'immaginare
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Mi lamento dell'Università ma in realtà sono spaventata del dopo, della vita vera, del "mondo degli adulti".
Ho paura del mondo in generale, perché quel che vedo non mi piace, vorrei tornare a quando ero piccola, a quando dicevo vorrei diventare grande per fare quel che voglio e dirmi di godermi quei giorni, che quella che sembrava una gabbia era solo una protezione per preservarmi per quando sarei stata pronta. E ad oggi dopo anni io non so se sono pronta e se sarò pronta quando verrà il momento.
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Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
Quando a te la sua anima
E al mondo la sua pelle
Dovrà riconsegnare
Quando verrà al tuo cielo
Là dove in pieno giorno
Risplendono le stelle
Quando attraverserà
L'ultimo vecchio ponte
Ai suicidi dirà
Baciandoli alla fronte
Venite in Paradiso
Là dove vado anch'io
Perché non c'è l'inferno
Nel mondo del buon Dio
Fate che giunga a Voi
Con le sue ossa stanche
Seguito da migliaia
Di quelle facce bianche
Fate che a voi ritorni
Fra i morti per oltraggio
Che al cielo ed alla terra
Mostrarono il coraggio
Signori benpensanti
Spero non vi dispiaccia
Se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
Soffocherà il singhiozzo
Di quelle labbra smorte
Che all'odio e all'ignoranza
Preferirono la morte
Dio di misericordia
Il tuo bel Paradiso
L'hai fatto soprattutto
Per chi non ha sorriso
Per quelli che han vissuto
Con la coscienza pura
L'inferno esiste solo
Per chi ne ha paura
Meglio di lui nessuno
Mai ti potrà indicare
Gli errori di noi tutti
Che puoi e vuoi salvare
Ascolta la sua voce
Che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento
Ho inciso la canzone dei suicidi ancora sotto choc, dopo aver visto Luigi steso in quel piccolo obitorio vicino a Sanremo, pareva un ospedaletto da campo. Nella mia canzone c'è una specie di tentativo di riscatto, da parte di un ente supremo come Dio, che fa proprio il contrario di quello che han fatto gli uomini: cioè lo perdona. È una canzone che è stata considerata addirittura blasfema quando nell'ultima strofa dico per esempio: "Dio di misericordia, vedrai, sarai contento". Questo dialogo uomo-Dio a tanta gente non piace, da fastidio. Il discorso che ho voluto fare era questo: " Sta tranquillo, che se non ti abbiamo capito noi, ci sarà qualcuno che ti capirà meglio".
Anche se io, tutto sommato, non posso considerarmi né cristiano né cattolico, mi farebbe piacere che nel caso di Luigi ci fosse veramente un dio. “Preghiera in gennaio”, che scrissi sull’onda di quell’emozione, partendo da una poesia di Francis Jammes.
Fabrizio De André.
( Dal libro - Anche le parole sono nomadi - a cura della Fondazione De André onlus)
Luigi Tenco 21 marzo 1938 - 27 gennaio 1967
( Illustrazione Milo Manara)
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"Se sei fissato con la privacy hai qualcosa da nascondere".
Smantelliamo una volta per tutte questo luogo comune.
La domanda è viziata all'origine, perché parte da un assioma materialistico della privacy. Ricordiamo che non siamo più nell'era industriale ma nell'era digitale.
Ricercare privacy nell'era digitale non è nascondersi, ma proteggere la propria libertà di pensiero da ingerenze altrui.
Nel mondo materiale c'è una netta separazione tra pensiero e azione, anche a livello temporale. È molto complesso immaginare che qualcuno possa desumere il nostro pensiero e abitudini osservando alcune azioni materiali che compiamo, come ad esempio spendere del denaro contante al bar.
Servirebbero tecnologie avanzate, osservazioni continuative di ampia durata e profondità per poter anche solo per tentare di farlo. Il mondo materiale è estremamente più lento del digitale, ma non solo.
La realtà digitale poggia su sistemi informatici che per il loro stesso funzionamento registrano ogni azione e interazione col sistema stesso. Ciò significa che ogni azione, anche la più piccola - o addirittura una intenzione di azione, come soffermarsi per qualche millisecondo in più su un banner pubblicitario, viene registrata.
Tutto lascia una traccia. Queste possono essere poi facilmente aggregate nel tempo e analizzate. Ne consegue che chiunque abbia le capacità tecniche di farlo, acquisisce un potere quasi divino che gli permette di inferire con altissima probabilità statistica il pensiero e le prossime azioni di ognuno di noi.
Sì - chi nasconde le proprie azioni nel mondo materiale ha qualcosa da nascondere. Vuoi per pudore, timidezza, o perché sta facendo qualcosa che immagina possa avere conseguenze sulla sua vita.
Nella realtà digitale TUTTO può avere conseguenze sulla nostra vita. Anche l'azione più banale del mondo verrà aggregata insieme ad altre mille azioni, sia nostre che delle persone con cui abbiamo una relazione di qualche tipo, con il preciso scopo di impattare la nostra vita.
Lo ripeto: anche soffermarsi per qualche millesimo di secondo su un contenuto online può avere conseguenze nel corso del tempo. Soffermarsi per due minuti davanti a un cartello pubblicitario in piazza non avrà invece alcuna conseguenza, mai.
Ergo, la privacy nel regno digitale non viene ricercata per nascondere azioni peccaminose o illegali, ma per proteggere la nostra più intima libertà di pensiero e di autodeterminazione. È una necessità dettata dalla natura stessa del digitale.
Finché non si capisce questa fondamentale differenza ontologica si farà sempre l'errore di ripetere frasi fatte che non hanno senso nell'era digitale.
(Matte Galt)
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