#il dio dei boschi
Explore tagged Tumblr posts
comeinizia · 2 days ago
Text
Tumblr media
201. Il dio dei boschi
2 notes · View notes
massimogilardi · 2 years ago
Text
NARCISO
Autore: Paul Dubois (1829 - 1905) Scultore francese. La sua opera è caratterizzata dall'approssimazione alla scultura di tipo classico, di perfetta fattura, avendo tra le sue massime influenze quella dei maestri del Rinascimento italiano.
Tumblr media
Mitologia :
Narciso era il figlio del dio del fiume Cephisso e della ninfa Liriope.
Questa è la storia di Eco e Narciso. Un giorno, Narciso stava camminando nei boschi quando Echo, un Oread (ninfa di montagna) lo vide, si innamorò profondamente e lo seguì.
Narciso sentì che lo seguivano e gridò «Chi c'è? » Eco ha ripetuto «Chi c'è? » Alla fine ha rivelato la sua identità e ha cercato di abbracciarlo. Lui se n'è andato e gli ha detto di lasciarlo solo. Era distrutta e ha trascorso il resto della sua vita in valle solitarie. Una volta, durante l'estate, aveva sete dopo la caccia, e la dea lo attirò in una piscina dove si appoggiava sull'acqua e si vedeva nel fiore della gioventù. Narciso non si rese conto che era semplicemente il suo riflesso e si innamorò profondamente di lui, come se fosse qualcun altro. Incapace di lasciare il fascino della sua immagine, alla fine si rese conto che il suo amore non poteva essere ricambiato e svanito dal fuoco della passione che bruciava dentro di sé, diventando finalmente un fiore bianco e dorato.
76 notes · View notes
ross-nekochan · 6 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Ieri sono andata a fare il barbecue con i colleghi del mio vecchio lavoro.
Il mio ex leader del Myanmar mesi fa aveva detto:"A Luglio vogliamo andare a pescare?". E così, eccoci qua. Non eravamo tutti, ma c'era anche un ex collega che se n'è andato dal progetto in cui ero anche io un mese dopo che ero arrivata. Se n'era andato solo dal progetto, quindi lavora ancora nella mia ex azienda, però nel dipartimento HR.
Quando mi ha chiesto:"Come va il lavoro nuovo?", ha anche detto:"Quando hai dato le dimissioni nel dipartimento erano tutti sotto shock! Hanno detto:"Nonostante il capo took so much care of her... (non lo so dire in italiano con queste precise parole - per far capire il concetto)"" Io:"EEEEEEH?!?!? E perché proprio per me?!?" (stavolta quella sotto shock ero io).
Praticamente chiedendo meglio dopo ho capito che il capo "tiene particolarmente" a quelli a cui ha fatto lui in persona il colloquio (e capita quasi esclusivamente con gli stranieri che vengono da lontano). In primis perché lui ha l'ultima parola su se assumere o meno la persona, in secundis perché siamo un investimento ingente per l'azienda (dato che pagano sia il viaggio aereo che le spese del trasloco).
Io già me l'ero immaginato che quelli pretendevano fedeltà assoluta dato tutti i soldi che avevano investito su di me, però io manco mi avevano assunta e già sapevo che avrei cambiato prima o poi. Figuriamoci poi quando mi sono resa conto che era al 100% un'azienda giapponese, quindi fatta di pazzi stakanovisti... ma col cazzo che rimango da voi! Anzi piuttosto, grazie mille per il pesce e a mai più rivederci!
Mentre ero in macchina con la mia ex collega le ho chiesto:"Da voi da quando a quando sono le vacanze estive?" Lei:"Non le abbiamo..." Io:"Eh?!? Però nell'azienda del progetto dove lavorate è festa no? Come fate?" Lei:"Eh andiamo lo stesso..." Io:"Pure se non ci sarà nessuno?!" Lei:"Eh sì, forse ci dividiamo e facciamo metà smart in quei giorni".
Giuro che in quel momento mi sono detta: GRAZIE A DIO CHE ME NE SONO ANDATA.
(Infatti nella mia azienda attuale è festa non solo lunedì- che è festa nazionale- ma anche Martedì e Mercoledì e in più spingono per far prendere le ferie anche per i due giorni restanti, dato che nella sede in Giappone si usano tipo la metà delle ferie disponibili. Purtroppo per me, dato che sono ancora nel periodo di prova, non posso prendere ferie e quindi dovrò andare per forza.
Non è che ero triste per questa cosa, però insomma, un po' "che sfiga" l'ho pensato. Ma dopo che ho visto com'è la situazione altrove, io ringrazio Dio, i santi e la Madonna per avermi fatto trovare questo posto. Il lavoro mi farà pure mezzo schifo, però penso che finché rimango in Giappone, io in questa azienda ci muoio. Letteralmente.)
La giornata è cominciata con me che ho preso il primo treno intorno alle 5 del mattino e mi accorgo che la linea che volevo prendere era non in ritardo, ma completamente ferma (alla faccia dei treni giapponesi sempre efficienti) e quindi ho dovuto fare tutt'altro percorso. Arriviamo al punto di incontro e poi con l'auto abbiamo fatto circa un'altra ora di viaggio. Ieri notte ho dormito tipo 4h e a metà mattina ero già morta.
Il tempo di costruire tutte le cose per il bbq e già eravamo a grigliare roba. La mia ex collega si è messa a preparare il riso con un metodo vecchissimo (foto 2). A quanto pare ha detto che il riso lo cuocevano così durante la guerra, così che potessero sopravvivere nei boschi.
Nonostante non avessi il costume, faceva talmente caldo che mi sono buttata nel fiumiciattolo dove tutti gli altri si stavamo facendo il bagno e penso di non aver mai preso decisione migliore perché l'acqua era freschissima; tanto faceva talmente caldo che in 20min i vestiti erano già asciutti. Dopo mangiato, ha cominciato a tuonare e pensavamo si avvicinasse un temporale... invece ha fatto 2 gocce e poi ha smesso. Nel frattempo abbiamo smontato tutto che erano le 17 e dopo esserci riposati un po', siamo di nuovo partiti con l'auto per tornare alla stazione di partenza. In macchina ovviamente io sono letteralmente crollata e penso di aver fatto tante di quelle figure di merda russando e mettendo la bocca aperta che non voglio nemmeno immaginare. Dopo quello mi aspettavano altre 2h di treno e alla fine alle 21 ero finalmente a casa. Il tempo di farmi una doccia veloce e alle 21:30 ero già a dormire con tutto l'arsenale per dormire il più a lungo possibile: condizionatore a 29°C sennò mi sveglio perché ho freddo, tappi alle orecchie e mascherina.
Stamattina mi sono svegliata alle 8:30, ho dormito 11h e non dormivo così tanto e decente da un mese, o forse anche di più.
È stata una bella giornata, ma non so se la ripeterò mai con un ritmo del genere... per me è troppo pesante, io c'ho quasi 30 anni e mi sto a fa vecchia, ste cose da giovani pazzi non sono più per me, io voglio dormì.
19 notes · View notes
tiaspettoaltrove · 10 months ago
Text
I cani sono il mistero occidentale del ventunesimo secolo.
Spesso, camminando per strada, mi capita di sentire due o tre persone che parlano tra di loro. Usano aggettivi dolci e affettuosi, e un tono di voce leggermente acuto. Insomma, dai per scontato che stiano parlando a un bambino. Poi, invece, mi giro e noto che c’è solo un cagnolino (su X li chiamiamo, in tono canzonatorio, “canniolini”). Ecco, be’, ogni volta ci rimango malissimo. Non ho figli, e verosimilmente non ne avrò mai poiché questa scelta ho fatto anni addietro, e solo Dio eventualmente potrà farmi cambiare idea. Ma, al contempo, so molto bene quanto fondamentale sia la prosecuzione del genere umano. Quando una ragazza che conosco rimane incinta, sono sempre molto contento per lei. Perché è la vita che prosegue, che si rinnova, che va avanti. Non solo: penso che le nascite andrebbero incentivate in modo anche deciso, con sussidi economici e una cultura appropriata. E che non siamo né saremo mai troppi. C’è spazio per tutti, bisogna solo accettarlo. Ecco, insomma, quando per strada mi capitano scene come quella descritta all’inizio di questo testo, mi piange il cuore per svariati motivi. Innanzitutto per un’idiozia di fondo: rivolgersi a un animale come se fosse un essere umano, non ha senso per definizione. Non può capirti, è solo una bestia, i suoi unici obiettivi nella vita corrispondono ai suoi bisogni primari. Non è che ti ama, è solo che tu gli dai da mangiare e lui lo vede. E ne approfitta di conseguenza come è logico che sia. Ovviamente è molto più facile “crescere” un cagnolino piuttosto che un bambino. Il primo, alla fine, è solo poco più che un giocattolo. E lo si usa anche per “rimorchiare”. Togliete un animale dalla natura, mettendovelo in casa, e vi spacciate pure per animalisti. Private una bestia del suo habitat naturale, credendo di fargli del bene. È sempre quel senso di superiorità morale che vi sentite in dovere di esprimere. Fingervi paladini della difesa di una qualche forma di vita, peraltro accantonando la vostra. Io penso che gli animali vivano alla grande in mezzo ai loro simili, nei boschi o dovunque sia. E mi spiace, ma vedervi trattare questi cani con quelle vocine idiote, mi fa molto ridere. Ma riflettere, anche. Certo, la solitudine è difficile da accettare per tutti. Ma questa è davvero la soluzione? Non vi dico di fare dei figli (non sono nessuno per dirlo!), ma v’invito solamente a non prendere necessariamente parte a questa involuzione intellettiva del ventunesimo secolo. Ci sta, nonostante tutto, affezionarsi a un gatto, un cane, un coniglio o qualunque altro essere vivente, ma non esagerate. Non fatevi vedere, in mezzo alla strada, in quelle condizioni. Dai. Recuperate un po’ di decenza e di dignità, un po’ di contegno, e dedicate le vostre energie in modo corretto al prossimo. “Ma gli animali sono meglio delle persone”. Troppo facile dirlo, troppo facile abbandonarsi a questo funesto pensiero. Molto più gratificante, invece, è scavare. Alla ricerca di quell’umanità rara, un po’ persa, ma preziosissima.
8 notes · View notes
tizianacerralovetrainer · 11 months ago
Text
Tumblr media
Deus sive Natura
(il Dio secondo Spinoza)
“Smetti di pregare e di batterti il petto!
Quello che voglio che tu faccia è uscire nel mondo per goderti la vita.
Voglio che ti diverta, che canti, che ti diverta e goda di tutto ciò che ho fatto per te.
Smetti di andare in quei templi cupi, bui e freddi che ti sei costruito e che dici che sono la mia casa!
La mia casa è la montagna, è nei boschi, nei fiumi, nei laghi, nelle spiagge. È lì che vivo ed è lì che esprimo il mio amore per te.
Smetti di incolparmi per la tua miserabile vita; non ti ho mai detto che ci fosse niente di sbagliato in te o che eri un peccatore, o che la tua sessualità era una cosa cattiva!
Il sesso è un dono che ti ho fatto e con cui puoi esprimere il tuo amore, la tua estasi, la tua gioia. Quindi non incolparmi per tutto ciò per cui sei stato portato a credere.
Smetti di leggere supposte scritture che non hanno nulla a che fare con me.
Se non riesci a leggermi all'alba, in un paesaggio, negli occhi dei tuoi amici, negli occhi di tuo figlio ...
Non mi troverai in nessun libro!
Fidati di me e smetti di chiedermelo. Mi dirai forse, come fare il mio lavoro?
Smetti di aver paura di me. Non ti giudico, non ti critico, non mi arrabbio, non ti disturbo, non ti punisco. Sono puro amore
Smetti di chiedermi perdono, non c'è niente da perdonare. Se ti ho creato ... ti ho riempito di passioni, limitazioni, piaceri, sentimenti, bisogni, incongruenze ... del libero arbitrio. Come posso biasimarti se rispondi a qualcosa che ti ho messo? Come posso punirti per essere come sei, se sono io quello che ti ha fatto? Pensi che potrei creare un posto per bruciare tutti i miei figli che si comportano male, per il resto dell'eternità?
Che tipo di Dio può farlo?
Dimentica qualsiasi tipo di comandamento, qualsiasi tipo di legge; quelli sono trucchi per manipolarti, per controllarti, che creano solo colpa in te.
Rispetta i tuoi coetanei e non fare ciò che non vuoi per te stesso. Tutto ciò che chiedo è che presti attenzione alla tua vita, che la tua attenzione sia la tua guida.
Mia amata, amato, questa vita non è una prova, né una scala, né un passo nel cammino, né un saggio da mostrare, né un preludio al paradiso. Questa vita è l'unica cosa qui e ora, e l'unica cosa di cui hai bisogno.
Ti ho reso assolutamente libero, non ci sono premi o punizioni, né peccati o virtù, nessuno porta un distintivo, nessuno porta un registro dei buoni e dei cattivi.
Sei assolutamente libero di creare un paradiso o un inferno nella tua vita.
Non potrei dirti se c'è qualcosa dopo questa vita, ma posso darti qualche consiglio. Vivi come se non ci fosse. Come se questa fosse la tua unica possibilità di godere, di amare, di esistere.
Quindi, se non c'è nulla, allora ti sarà piaciuta l'opportunità che ti ho dato. E se sì, assicurati che non ti chiederò se ti sei comportato bene o male, invece ti chiederò: “Ti è piaciuto? Ti sei divertito Cosa ti è piaciuto di più? Che cosa hai imparato?”
Smetti di credere in me; Credere è opinare, indovinare, immaginare. Non voglio che tu creda in me, voglio che tu mi senta. Voglio che tu mi senta quando baci la tua amata, quando vesti la tua piccola figlia, quando accarezzi il tuo cane, quando fai il bagno in mare.
Smetti di lodarmi, che tipo di Dio egoista pensi che io sia?
Sono annoiato dal fatto che mi lodino, sono stanco di essere ringraziato. Ti senti grato? Dimostralo prendendoti cura di te, della tua salute, delle tue relazioni, del mondo. Ti senti osservato? sopraffatto? ... Esprimi la tua gioia! Questo è il modo di lodarmi.
Smetti di complicare le cose e di ripetere come un pappagallo ciò che ti è stato insegnato su di me.
L'unica cosa certa è che sei qui, che sei vivo, che questo mondo è pieno di meraviglie.
Perché hai bisogno di ancor più miracoli? Perché così tante spiegazioni?
Non cercarmi fuori, non mi troverai. Cercami dentro ...è lì che sono, battendo in te.”
Baruch Spinoza
10 notes · View notes
donaruz · 10 months ago
Text
Via della croce
youtube
"Poterti smembrare coi denti e le mani,
sapere i tuoi occhi bevuti dai cani,
di morire in croce puoi essere grato
a un brav'uomo di nome Pilato."
Ben più della morte che oggi ti vuole,
t'uccide il veleno di queste parole:
le voci dei padri di quei neonati,
da Erode per te trucidati.
Nel lugubre scherno degli abiti nuovi
misurano a gocce il dolore che provi;
trent'anni hanno atteso col fegato in mano,
i rantoli d'un ciarlatano.
Si muovono curve le vedove in testa,
per loro non è un pomeriggio di festa;
si serran le vesti sugli occhi e sul cuore
ma filtra dai veli il dolore:
fedeli umiliate da un credo inumano
che le volle schiave già prima di Abramo,
con riconoscenza ora soffron la pena
di chi perdonò a Maddalena,
di chi con un gesto soltanto fraterno
una nuova indulgenza insegnò al Padreterno,
e guardano in alto, trafitti dal sole,
gli spasimi d'un redentore.
Confusi alla folla ti seguono muti,
sgomenti al pensiero che tu li saluti:
"A redimere il mondo" gli serve pensare,
il tuo sangue può certo bastare.
La semineranno per mare e per terra
tra boschi e città la tua buona novella,
ma questo domani, con fede migliore,
stasera è più forte il terrore.
Nessuno di loro ti grida un addio
per esser scoperto cugino di Dio:
gli apostoli han chiuso le gole alla voce,
fratello che sanguini in croce.
Han volti distesi, già inclini al perdono,
ormai che han veduto il tuo sangue di uomo
fregiarti le membra di rivoli viola,
incapace di nuocere ancora.
Il potere vestito d'umana sembianza,
ormai ti considera morto abbastanza
e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni
degli umili, degli straccioni.
Ma gli occhi dei poveri piangono altrove,
non sono venuti a esibire un dolore
che alla via della croce ha proibito l'ingresso
a chi ti ama come se stesso.
Sono pallidi al volto, scavati al torace,
non hanno la faccia di chi si compiace
dei gesti che ormai ti propone il dolore,
eppure hanno un posto d'onore.
Non hanno negli occhi scintille di pena.
Non sono stupiti a vederti la schiena
piegata dal legno che a stento trascini,
eppure ti stanno vicini.
Perdonali se non ti lasciano solo,
se sanno morir sulla croce anche loro,
a piangerli sotto non han che le madri,
in fondo, son solo due ladri.
De Andre
Via della Croce
12 notes · View notes
intotheclash · 8 months ago
Text
Sulla vecchia strada della Valcellina cadono sassi e la neve quando c'è è neve Dentro la galleria talpe in cinque minuti alla periferia di Los Angeles E il dio dei boschi bestemmia e rantola
Federico Tavan - Epitaffio incazzato
2 notes · View notes
principessa-6 · 2 years ago
Text
🌿🌸 Sapete cosa rispondeva Einstein quando gli veniva chiesto “Crede in Dio?” Egli rispondeva sempre: “Credo nel Dio di Spinoza.” Ma chi era Spinoza? Chi o cosa era il “Dio di Spinoza”? Da leggere
Tumblr media
Baruch de Spinoza era un grande filosofo razionalista olandese del diciassettesimo secolo che espresse il suo concetto di Dio con le seguenti parole:"Dio avrebbe detto: Smetti di pregare e di batterti il petto!Quello che voglio che tu faccia è uscire nel mondo per goderti la vita.
Voglio che ti diverta, che canti, che ti diverta e goda di tutto ciò che ho fatto per te. Smetti di andare in quei templi cupi, bui e freddi che ti sei costruito e che dici che sono la mia casa!
La mia casa è la montagna, è nei boschi, nei fiumi, nei laghi, nelle spiagge. È lì che vivo ed è lì che esprimo il mio amore per te. Smetti di incolparmi per la tua miserabile vita; non ti ho mai detto che ci fosse niente di sbagliato in te o che eri un peccatore, o che la tua sessualità era una cosa cattiva!
Il sesso è un dono che ti ho fatto e con cui puoi esprimere il tuo amore, la tua estasi, la tua gioia. Quindi non incolparmi per tutto ciò per cui sei stato portato a credere.
Smetti di leggere supposte scritture che non hanno nulla a che fare con me. Se non riesci a leggermi all'alba, in un paesaggio, negli occhi dei tuoi amici, negli occhi di tuo figlio. Non mi troverai in nessun libro!
Fidati di me e smetti di chiedermelo. Mi dirai forse, come fare il mio lavoro? Smetti di aver paura di me. Non ti giudico, non ti critico, non mi arrabbio, non ti disturbo, non ti punisco. Sono puro amore
Smetti di chiedermi perdono, non c'è niente da perdonare. Se ti ho creato ... ti ho riempito di passioni, limitazioni, piaceri, sentimenti, bisogni, incongruenze ... del libero arbitrio. Come posso biasimarti se rispondi a qualcosa che ti ho messo? Come posso punirti per essere come sei, se sono io quello che ti ha fatto? Pensi che potrei creare un posto per bruciare tutti i miei figli che si comportano male, per il resto dell'eternità? Che tipo di Dio può farlo?Dimentica qualsiasi tipo di comandamento, qualsiasi tipo di legge; quelli sono trucchi per manipolarti, per controllarti, che creano solo colpa in te.
Rispetta i tuoi coetanei e non fare ciò che non vuoi per te stesso. Tutto ciò che chiedo è che presti attenzione alla tua vita, che la tua attenzione sia la tua guida.
Mia amata, amato, questa vita non è una prova, né una scala, né un passo nel cammino, né un saggio da mostrare, né un preludio al paradiso. Questa vita è l'unica cosa qui e ora, e l'unica cosa di cui hai bisogno.
Ti ho reso assolutamente libero, non ci sono premi o punizioni, né peccati o virtù, nessuno porta un distintivo, nessuno porta un registro dei buoni e dei cattivi. Sei assolutamente libero di creare un paradiso o un inferno nella tua vita.
Non potrei dirti se c'è qualcosa dopo questa vita, ma posso darti qualche consiglio. Vivi come se non ci fosse. Come se questa fosse la tua unica possibilità di godere, di amare, di esistere. Quindi, se non c'è nulla, allora ti sarà piaciuta l'opportunità che ti ho dato. E se sì, assicurati che non ti chiederò se ti sei comportato bene o male, invece ti chiederò: “Ti è piaciuto? Ti sei divertito Cosa ti è piaciuto di più? Che cosa hai imparato?”
Smetti di credere in me; Credere è opinare, indovinare, immaginare. Non voglio che tu creda in me, voglio che tu mi senta. Voglio che tu mi senta quando baci la tua amata, quando vesti la tua piccola figlia, quando accarezzi il tuo cane, quando fai il bagno in mare. Smetti di lodarmi, che tipo di Dio egoista pensi che io sia?
Sono annoiato dal fatto che mi lodino, sono stanco di essere ringraziato. Ti senti grato? Dimostralo prendendoti cura di te, della tua salute, delle tue relazioni, del mondo. Ti senti osservato? sopraffatto?. Esprimi la tua gioia! Questo è il modo di lodarmi. Smetti di complicare le cose e di ripetere come un pappagallo ciò che ti è stato insegnato su di me.
L'unica cosa certa è che sei qui, che sei vivo, che questo mondo è pieno di meraviglie. Perché hai bisogno di ancor più miracoli? Perché così tante spiegazioni? Non cercarmi fuori, non mi troverai. Cercami dentro, è lì che sono, battendo in te.”... 🤍 💜 🤍
Bellissima lettura
7 notes · View notes
shambelle97 · 2 years ago
Photo
Tumblr media
Loki si ritrovò a percorrere i vasti corridoi di Valaskjalf in compagnia del fratello.
Essi procedettero a passo spedito, recandosi nell’imponente sala del trono.
Come di consueto era occupata dall’austero genitore.
Quest’ultimo aveva gravi notizie da riferire.
Giunti al luogo prestabilito, entrambi osarono avvicinarsi al sovrano per conoscere eventuali motivi su quell’urgente convocazione.
“Mi è giunta voce che un povero viandante è stato ferocemente aggredito da una creatura di cui l’identità è sconosciuta.”
Proferì il Dio delle Forche, sentenziando gli ultimi avvenimenti.
“Dove per l’esattezza?”
Domandò il minore dei suoi figli, curioso di saperne di più.
“Vicino ai boschi.”
Rivelò l’anziano re, tornando a sedere sopra l’Hildskjàlf.
“Perciò suppongo tu stia chiedendo di farla fuori.”
Constatò il Tonante, desideroso di trucidarla con l’immancabile reliquia.
Odino annuì tramite un cenno del capo, spiegando ulteriori dettagli sulla nuova impresa da compiere.
Lady Sif e i Tre Guerrieri li avrebbero accompagnati.
Avrebbero ucciso il mostro, ancor prima che osasse attaccare Asgard o addirittura i regni vicini.
Successivamente furono congedati, ritirandosi ognuno ai propri alloggi...Lingua D’Argento fu lesto a raggiungerli.
Recitò una serie di rune, attivando il meccanismo della porta.
Un metodo efficace per celare ad occhi estranei l’adorabile presenza di Sigyn.
L’aveva sposata due mesi addietro con uno dei suoi ultimi intrighi, occultando il rozzo capitano degli Einherjar all’interno delle antiche prigioni fuori città.
L’aiuto di Thor si era rivelato decisamente prezioso.
Ne varcò la soglia, dirigendosi verso il suo studio per preparare l’occorrente necessario.
Non perse tempo a dedicare una buona ora alla preparazione di un sedativo, posizionando provette e alambicchi al centro dello scrittoio.
L’odore pungente del medicinale catturò le narici della giovane Vanir, costringendola ad allontanarsi in pochi attimi.
Avanzò infine lentamente, cacciando una smorfia disgustata.
“Apprezzo molto tale curiosità, piccola figlia di Vanaheim.”
Esordì il Fabbricante di Bugie, udendone i docili movimenti.
“Cos’è questo tanfo?”
Chiese lei, tappandosi il naso.
“Nientemeno che la preparazione di un filtro per sedare la bestia.”
Spiegò breve, ma ben coinciso: l’Amica della Vittoria comprese al volo il suddetto significato.
“Quale bestia? Ciò significa che domani sarai in partenza?”
Incalzò con una nota d’allarme nella voce.
Il mago annuì silente, proseguendo con la realizzazione del farmaco.
Tuttavia non si scomodò a narrare la reale versione dei fatti, evitando di tenerla all’oscuro.
“Non andare, ti prego.”
Gli rivolse preoccupata con velata supplica.
“Sono un guerriero di Asgard, Sigyn: non posso permettere un simile affronto.”
Dissentì il sagace principe del regno d’oro, lasciando intendere che le sfide lo tentassero.
Come tutti gli Æsir, Loki ardeva all’idea di immergere i piedi nel fango e macchiarsi del sangue del nemico fino alle ginocchia.
Quelli erano gli asgardiani: un popolo fiero e combattivo; macchine da guerra pronte a far fuori chi osasse intralciare il loro cammino.
Nella mente della Dea della Fedeltà iniziò a prendere forma una vaga intenzione, seppur rischiosa per la propria incolumità.
Ossia accompagnarlo in una simile avventura, nonostante le singole proibizioni.
Però dovette fare i conti anche con la realtà: nessuno sapeva con chi fosse realmente convolata a nozze ad eccezione del Signore dei Fulmini.
Preferì non esporsi, assentendo alle parole del consorte.
Avrebbe agito in segretezza e con la massima discrezione.
Essendo nata e cresciuta in una terra dove la magia era prospera, costei era in grado di conoscere taluni segreti per cavarsela col mostro.
Ovvero rimedi particolari per guarire letali ferite, basati su alcune lezioni impartite da Sigrid.
Come la madre, Sigyn amava cimentarsi nelle tattiche guaritrici e magiche.
Il suo Seiðr non era potente come quello del Dio degli Inganni, ma quanto bastasse per scamparla durante spiacevoli situazioni.
Frigga l’avrebbe a breve nominata come nuova guaritrice di corte dopo aver concluso il noviziato.
Se avesse saputo che la giovane allieva fosse sposata col minore dei suoi figli, le conseguenze sarebbero state disastrose per entrambi.
Eppure determinati sguardi rivolti lasciavano presagire che fosse a conoscenza del loro segreto, denotando un’aria dolce e radiosa.
Giunse il buio, portando con sé una nuova alba.
Sigyn dormiva beatamente, avvolta da pesanti coperte in pelliccia di animale.
Il tenebroso Ase si limitò ad osservarla, sfiorandole uno zigomo.
Notò quanto fosse ancora più bella ed eterea mentre riposava ad occhi chiusi.
Le iridi della graziosa dama iniziarono a spalancarsi con estrema lentezza, ridestandola dal sonno.
Due gemme celesti e tanto limpide da far nascere un lieve sorriso allo spietato Dio del Caos.
“Buongiorno, mia splendida signora.”
Mormorò carezzevole, stampando le sottili e ironiche labbra sopra quelle dell’amata consorte.
Lo salutò flebile, ricambiando il romantico gesto.
Temeva per le loro sorti, dipingendosi un’espressione turbata sul suo viso delicato.
“Tornerò presto, Sigyn: non lasciarti sopraffare dal timore dell’addio.”
Promise risoluto e al contempo determinato.
Era dotato di straordinarie capacità cognitive, permettendogli di leggere le menti altrui…persino captarne i pensieri più profondi e oscuri.
Notevoli doti appartenenti solo a pochi.
Annuì con la testa, guadagnandosi una fugace carezza sulle bionde ciocche.
Si vestì rapido, indossando la fedele armatura in pelle nera dai toni verde scuro laminati in oro.
Dopodiché afferrò le lame intarsiate, riposte dentro il cassetto del comodino.
“Sii prudente, mi raccomando.”
Pronunciò tramite un’apprensiva raccomandazione, facendo ridacchiare sommessamente il cadetto.
“Non essere melodrammatica, adorabile principessina: so cavarmela in codeste situazioni.”
Affermò il moro, scuotendo il capo all’indietro.
Una morsa protettiva e amorevole l’avvolse interamente: Sigyn si crogiolò nel suo abbraccio, inspirando l’odore di cuoio, libri, menta e muschio selvatico.
Lo scaltro bugiardo della cittadella eterna affondò il volto diafano nella chioma lucente, garantendole che sarebbe tornato.
Uscì dalle sontuose stanze, salutandola con un casto bacio sulle labbra.
Una sorta di visione corse a manifestarsi nella sua testa, raffigurando un drago dalle squame rossastre.
L’orrenda creatura custodiva gelosamente un meraviglioso tesoro all’interno di una grotta.
Cominciò a manifestarsene una seconda, rappresentando una spada d’argento.
In essa era incisa una vasta sequenza di rune.
Dopo aver recitato la formula per far scattare l’apertura, la dama si recò immediatamente a Fensalir.
Frigga decise di convocarla d’urgenza per discutere su una faccenda dalle motivazioni sconosciute.
Attraversò circospetta i giardini reali, giungendo sul posto.
La regina fece cenno di accomodarsi dopo aver atteso il suo arrivo.
“Benvenuta, cara ragazza: gradisci qualcosa?”
Chiese cordiale, versando dell’idromele in due calici di cristallo.
Entrambe sorseggiarono il liquido giallastro, avviando così la conversazione.
“Immagino ti stia chiedendo la ragione per cui sei qui: ebbene, sappi che il tuo segreto con me è al sicuro.”
Assicurò la regnante, riferendosi al matrimonio segreto col Dio dei Misfatti.
“Dunque lei sapeva tutto!”
Stabilì la figlia di Bjorn, rimanendo sbigottita.
“Vi ho osservati a lungo: e quando compresi che mio figlio provasse qualcosa per te, non mi sono affatto tirata indietro.”
Confidò con un sorriso, lasciando intendere che lo stratagemma perpetrato da Loki fosse anche per merito suo.
Sigyn sospirò sollevata, rimuovendo un pesante macigno che le opprimeva il cuore.
Se Odino li avesse scoperti non avrebbero avuto scampo alla sua collera.
Frigga stava correndo un terribile rischio pur essendo la sovrana in questione.
Li avrebbe protetti ad ogni costo, infischiandosene delle conseguenze.
Erano complici di quel principe ribelle che amava dilettarsi nelle proprie furfanterie, imbrogliando il prossimo senza troppi indugi.
Con l’unica differenza che avesse agito per via di un sentimento difficile da pronunciare apertamente.
Un vago desiderio, tramutatosi in vero e proprio amore col passare del tempo.
“Seguimi, Sigyn: devo mostrarti una cosa.”
Disse la donna, conducendola in una galleria colma di quadri esposti.
Mostrò un ritratto in cui raffigurava lei stessa in compagnia dell’affascinante marito, Thor e la loro combriccola di guerrieri.
Costoro erano accompagnati da un impavido combattente, brandendo una spada dell’identico materiale visto nelle sue visioni.
“Chiunque osa rubare il suo prezioso tesoro, Fàfnir aggredisce i poveri malcapitati senza porsi alcun ostacolo. L’unico in grado di risolvere la situazione abita in codesto palazzo da oltre quattro anni.”
Spiegò, indicando con uno sguardo il possessore della lama argentea.
“Chi �� costui?”
Domandò la ragazza, curiosa di conoscerne il nome.
“Sigurd: uno dei più valorosi guerrieri che Asgard abbia mai avuto fino ad oggi.”
La Vanir squadrò il dipinto con meticolosa attenzione, ponendole una seconda domanda.
“E la sua spada potrebbe condurci alla salvezza?”
Annuì con la testa, ricevendone l’effettiva risposta.
“Sul drago insorge una maledizione imposta da Odino: la lama non solo spezzerebbe il maleficio, ma potrebbe persino ucciderlo.”
Sentenziò la moglie del Dio dei Corvi, evitando di accennarle altri aneddoti.
Sigyn rimase totalmente spiazzata dalla rivelazione.
“Parlerò con lui personalmente, avvisandolo della faccenda: non permetterò che soccombano per mano di quel mostro.”
Ribatté determinata, desiderosa di partire per l’insidiosa foresta.
“Comprendo a pieno il desiderio di salvarli, ma tu non sei una guerriera: Loki non se lo perdonerebbe mai se ti sacrificassi per la causa.”
Aggiunse la reggente in tono apprensivo.
“È un rischio che bisogna correre per il bene di tutti: lasciatemi partire, ve ne prego.”
Supplicò la bionda, ottenendo il suo consenso dopo vari tentativi.
Si sarebbe resa utile sul campo della guarigione in caso di estrema necessità.
Venne congedata, tornando tra le mura della sfarzosa reggia alla ricerca di Sigurd.
Chiese indicazioni ad alcune ancelle, giungendo davanti una porta decorata in oro massiccio.
Si ritrovò un cavaliere dalla carnagione scura dopo aver bussato.
“Prego, desidera?”
Domandò l’uomo, attendendo risposta.
“Chiedo venia per il disturbo, ma ho bisogno del vostro aiuto.”
Si espresse con una certa fretta, guadagnandosi una replica da parte del soldato.
“E in cosa posso esservi utile?”
Sigyn rispose con innata decisione, spiegando il vero motivo di quella visita di cortesia.
“Una spedizione nel bosco: i miei amici sono in pericolo.”
La replica di Sigurd non tardò a giungere.
“Gira voce che una misteriosa creatura abbia assalito un civile in quelle zone, perciò è per codesto motivo che siete qui?”
La bionda Vanir annuì con la testa, confermandone i sospetti.
“Allora sappiate che addentrarsi sin laggiù sarà rischioso per la vostra incolumità.”
Costei scosse il capo in segno di disappunto, mettendo in chiaro la motivazione della propria scelta.
Come se ne avesse intuito i pensieri, suggerendole di rimanere al sicuro tra le mura dorate della reggia.
“Sono esperta in campo medico, perciò credo sia assolutamente necessaria la mia presenza.”
Puntualizzò colma di determinazione nella voce.
Sigurd indugiò a lungo, riflettendo sulle parole espresse da quell’impavida e giovane ragazza dinnanzi a sé.
Oltretutto credeva di avere a che fare con la moglie del capitano Theoric in persona.
Una bugia ben orchestrata dallo scapestrato Lingua D’Argento e secondogenito della corona asgardiana.
“D’accordo: accetto la proposta. Avete mai ricorso alle armi bianche prima d’ora?”
Interrogò il guerriero, ottenendo risposta da parte sua.
“Ho ricorso all’uso dei pugnali e alcuni attacchi difensivi tramite la magia.”
Essendo l’unica figlia del generale Bjorn, ella era stata costretta ad imparare le nozioni base per legittima difesa.
Ciononostante, Sigyn non avrebbe mai fatto parte di una stirpe di guerriere donne.
Non prediligeva la violenza pur avendo appreso simili tecniche.
Successivamente prepararono l’occorrente necessario per la partenza, recandosi verso gli esterni.
Si addentrarono a Járnviðrr, consci dei pericoli a cui sarebbero stati esposti.
Tumblr media
 Loki scrutò qualsiasi angolo del bosco, cercando di rimanere in allerta.
I fitti alberi denotavano un’aria lugubre e spettrale.
“Siamo sicuri che sia ancora nei paraggi?”
Esordì Hogun incerto, alludendo alla misteriosa creatura che da tempo spaventava i viandanti.
“Senza dubbio ama nascondersi.”
Constatò il Dio del Tuono, stringendo saldamente tra le mani il fedelissimo martello.
Gli asgardiani proseguirono senza riscontrare risultati efficienti.
In quel momento l’unica donna del gruppo si accorse di alcuni indizi importanti.
Ossia delle vistose macchie rosse, rilasciate sopra il terreno erboso.
“Guardate qua.”
Disse la Dea della Guerra, analizzando le varie tracce di sangue assieme agli altri.
“Credo siano abbastanza recenti: devono per forza appartenere a quel pover’uomo.”
Suppose l’Ingannatore, evitando di distogliere lo sguardo su di esse.
Improvvisamente il tenebroso stregone avvertì un elevato tasso di energia negativa.
Proveniva nientemeno da una grotta, ergendosi davanti ai loro occhi.
Comprese di essere vicino all’obbiettivo, rivelandolo ai presenti.
“Il mostro dev’essere nelle vicinanze: cerchiamo di agire con la massima discrezione.”
Intimò il moro, inoltrandosi per primo all’interno della caverna.
Lo seguirono rassegnati, inconsapevoli a cosa stessero andando incontro.
Percorsero l’antro, finché non udirono il ruggito del presunto animale.
“Ci siamo.”
Avvertì sommessamente il principe cadetto, appostandosi in un angolo.
“Loki, qual è il piano?”
Domandò il fratello maggiore, desideroso di passare all’azione.
“Sederemo l’animale tramite il filtro per poi sopprimerlo.”
Tagliò corto il Fabbricante di Bugie, evocando l’ampolla dalla propria mano.
“Sicuro che funzionerà?”
Titubò il primogenito di Asgard, timoroso per le sorti del più piccolo.
L’altro scosse il capo bruno, ribattendo alle sue parole.
“I tuoi dubbi sono alquanto giustificabili fratello, ma stai pur certo che ne uscirò incolume.”
Rassicurò fermo e deciso, ricorrendo all’invisibilità.
Dopodiché attivò il teletrasporto, avanzando lentamente verso la bestia.
Ella era circondata da uno sfavillante e bellissimo tesoro.
Antiche armi e reliquie erano esposte, lasciando intendere che ne fosse il guardiano.
L’Ase constatò chi avesse davvero di fronte: una leggenda divenuta realtà, costituita da terribili aneddoti.
Un racconto adatto per spaventare i bambini, placando così i loro capricci.
Frigga dovette narrare tale vicenda per fermare un litigio tra i suoi amati figli.
Quando erano solo due pargoli pestiferi e innocenti, noncuranti delle battaglie che da tempo immemore affliggevano i Nove Regni.
Estrasse un ago dalla casacca nera per iniettare il veleno dentro la pelle squamosa dell’orrida creatura, non tenendo conto di un unico fattore.
Il suddetto si accorse dell’intruso attraverso l’oscuro maleficio.
Un terribile incantesimo imposto dal Padre degli Dei diversi eoni prima.
Osò voltarsi verso il temibile bugiardo della cittadella dorata, emettendo una serie di ruggiti.
Un imprevisto che gli sarebbe stato fatale se non si fosse allontanato con sveltezza.
Era riuscito a farsi scoprire come un povero principiante, maledicendosi per il fatale errore commesso.
Agire con inettitudine non era nella propria natura.
Il che era alquanto strano e insolito per uno del suo calibro.
Per secoli si era dedicato ad intensi studi sul Seiðr, imparandone le singole sfaccettature.
Suppose di aver a che fare con un sortilegio proibito.
Arti oscure, bandite da ogni libro di magia esistente.
Thor ricorse all’utilizzo di Mjolnir, provando a scagliarlo in direzione della bestia.
Fallì nel tentativo, suscitandone l’ira.
“Idea geniale, fratello: adesso periremo tutti quanti per colpa tua.”
Accusò il minore attraverso un ringhio.
“Da che pulpito viene la predica: il famigerato Dio dell’Inganno che si lascia cogliere di sorpresa come uno sciocco qualsiasi.”
Accusò di rimando, accigliando gli occhi per l’offesa ricevuta.
“Piantatela di litigare come mocciosi: abbiamo questioni più urgenti da risolvere.”
Intervenne Sif con fare materno, estraendo la propria spada.
La nuova minaccia da fronteggiare si rivelò un enorme e possente drago dalle scaglie scarlatte.
Spiegò le grandi ali, tentando di assalirli.
Un bagliore smeraldino li avvolse per intero, catapultandoli alla parte inferiore della tana.
Affrontarlo si sarebbe rivelato arduo.
Il Signore dei Tuoni richiamò il prezioso manufatto, pronto ad attaccare.
“Thor, aspetta!”
Richiamò Loki a gran voce, intento a riferirgli della recente scoperta.
Egli si voltò di scatto, provando a comprendere tale ammonimento.
“Ucciderlo riscontrerà vani risultati.”
Spiegò brevemente, attivando nel frattempo una barriera protettiva.
“Che intendi dire?”
Chiese il Tonante, inarcando un sopracciglio.
“Rammenti tuttora la leggenda di Fàfnir, nevvero?”
Thor annuì, cogliendo a pieno il significato della sua frase.
Erano al cospetto di una leggendaria creatura quanto pericolosa.
Il mostro da cui bisognava mettere in guardia i ragazzini.
“Non è possibile.”
Borbottò incredulo, sgranando le gemme azzurre per lo sconvolgimento.
“Quindi cosa facciamo?”
Domandò Fandral in attesa di un piano efficace per sconfiggerlo.
Il Dio dalla chioma bionda stette per replicare, quando improvvisamente una lama trafisse il fianco destro del drago.
Lancinanti grida di dolore si infransero in ogni angolo dell’antro, facendolo precipitare al suolo.
Loki fu costretto a rimuovere lo scudo, voltandosi nella direzione opposta.
Due figure incappucciate di nero effettuarono la loro comparsa, avanzando verso i presenti.
Furono lesti a ringraziare i presunti salvatori, chiedendo poi di identificarsi.
Costoro eseguirono, rivelando dei volti familiari.
Il figlio minore della casata degli Asi assunse un’aria sbigottita mista a rimprovero...la donna a cui teneva stava rischiando fin troppo.
Aveva violato gli ordini, infischiandosene delle conseguenze.
La chiamò in disparte, non accorgendosi delle occhiate sospettose lanciate dalla Dea della Guerra.
“Non dovresti essere qui: stai mettendo a repentaglio le nostre vite.”
Sibilò sottovoce, guardandola in cagnesco.
“Potrei esservi utile se il concetto non ti è chiaro: sai bene che me la cavo egregiamente in campo medico...d’altronde sono qui anche per merito di Frigga; mi ha narrato ogni cosa.”
Dichiarò nello stesso identico tono.
Lasciò intendere che fosse a conoscenza dei dettagli del suo folle piano per renderla come sua sposa.
Tornarono indietro, notando che Fàfnir si fosse ripreso dal colpo inflitto.
Iniziò a sputare vaste lingue di fuoco per sbarazzarsi degli impiastri che si azzardarono a violare la sua dimora.
Avrebbe protetto tali ricchezze con qualunque mezzo disponibile.
I guerrieri di Asgard riuscirono nell’intento, schivandole in maniera esemplare.
Thor accumulò una sufficiente quantità di fulmini, bersagliando il nemico.
Loki corse in suo aiuto, recitando un paio di rune per rallentarlo.
Il metodo si rivelò abbastanza inefficace, costringendo il drago ad assaltarli.
Volstagg ricorse all’ascia, tentando di trattenerlo: la lama fece pressione sopra le zanne dell’avversario per diversi minuti.
Costui serrò i denti per lo sforzo, faticando nell’impresa.
Il Voluminoso fu scaraventato a terra con violenza, battendo il capo.
Tuttavia non perse i sensi, tentando di reggersi in piedi.
Hogun provò a ledere la bestia tramite la mazza chiodata senza recargli alcun graffio.
Gli occhi del rettile emanarono una scintilla di puro odio, scaturendone la furia.
Sfoderò gli artigli, gettando il guerriero malamente sul terreno roccioso.
Rimase ferito nella lotta in maniera grave, sforzandosi di tenere gli occhi aperti.
Sigurd si accorse della scena, ordinando al resto della squadra di battere in ritirata.
La lama d’argento sfregiò una delle zampe, costringendo l’orrida creatura a fuggire.
Si radunarono attorno al malcapitato, assumendo sguardi sbigottiti.
“Resisti, amico mio: presto sarai al sicuro.”
Garantì il primogenito della casata reale, sollevando il Fosco da terra e infine tenendolo sottobraccio.
Un bagliore smeraldino li condusse fuori dalla grotta, alla ricerca di un rifugio.
“Converrebbe rispedirlo a Valaskjalf, necessitando di urgenti cure mediche. Non potrà resistere ancora per molto.”
Propose Lady Sif, preoccupata per le sorti del compagno d’arme.
“Nostro padre è stato chiaro a riguardo: finché non neutralizziamo l’animale, varcarne l’ingresso sarà proibito.”
Ribatté risoluto l’Ingannatore, guadagnandosi un’occhiata arcigna da parte della guerriera.
“Conosco un luogo dove potremmo passare le ore notturne in attesa di un piano efficace.”
Aggiunse l’Ase dalla capigliatura corvina, lasciando intendere che avesse calcolato qualsiasi minuzia per la loro incolumità.
Usufruì nuovamente del Seiðr, spedendoli dinnanzi un’antica costruzione in uru e ossidiana nera.
Essa era costituita da un portone in ferro battuto, circondata da un rigoglioso giardino.
“Ho comperato tale residenza diversi mesi addietro: prego, fate come se foste a casa vostra.”
Proferì il proprietario, protendo teatralmente le braccia.
Materializzò dalle proprie mani un mazzo di chiavi, girando infine il chiavistello.
L’entrata rivelò un ambiente dai toni accurati ed eleganti; ossia un’abitazione a due piani con ogni genere di comfort possibile.
Dopo essere entrati nell’apposita stanza, Hogun venne deposto sopra il lettino per necessitare delle cure necessarie.
Sigyn non perse tempo a estrarre i medicinali dalla sacca, avviando il processo di guarigione.
La fronte imperlata di sudore lasciò intuire che la temperatura corporea fosse salita a causa della febbre.
Loki non esitò a riempire il bacile d’acqua, imbevendone il panno.
Avanzò verso di lei, passandole la pezza umida.
“Perché hai preferito dare ascolto all’imprudenza? Avresti dovuto rimanere al sicuro.”
Domandò con aria di rimprovero, focalizzandosi sulla terribile lacerazione che affliggeva il Vanir.
Il suddetto emise un lieve lamento di dolore.
“Non sei l’unico ad avere un debole per l’avventura: credevi che sarei rimasta buona ad aspettarti come solo una brava mogliettina saprebbe fare? Tengo a te e a tuo fratello più di chiunque altro, dovresti saperlo. Inoltre non amo lasciare in difficoltà un abitante della mia terra natia...una mano in più vi farebbe comodo.”
Spiegò determinata con una venatura di decisione nella voce, stupendo il principe cadetto degli Æsir.
Se c’era una cosa che gli stava particolarmente a cuore, senza dubbio era il suo notevole coraggio.
Una caratteristica che ebbe la maniera di trascinarlo in un sentiero di assoluta seduzione.
L’aveva scelta con la scusa di passare piacevoli momenti con lei, per poi scoprire di provare qualcosa di più profondo e veritiero.
Un rapporto duraturo dove gli inganni e i tradimenti escogitati dal Dio sarebbero passati in secondo piano.  
Non era in grado di recarle un simile torto e lo sapeva bene.
Riusciva a placare gli oscuri istinti di una divinità selvaggia, crudele e manipolatrice senza rendersene conto.
“Comprendo a pieno le tue motivazioni, ma hai rischiato grosso a palesarti fin qui. D’altronde se il nostro segreto venisse scoperto, Padre Tutto non sarà affatto clemente.”
Riprese il Dio del Caos, temendo per le loro sorti: una terribile condizione che non giovava a nessuno dei due.
Costretti a vivere una storia d’amore non alla luce del sole, nascondendosi come ladri dopo aver compiuto un grave reato.
Macchiarsi di una colpevolezza a cui non volevano rinunciare.
Persino la complicità di Frigga era in pericolo, eppure non si pose alcun ostacolo a lasciarli liberi di amarsi.
I vicoli matrimoniali erano inerenti al proprio titolo del resto.
“Se mai dovesse capitare una situazione del genere, sappi che l’affronteremo insieme. Tuttavia confido nella tua scaltrezza, Dio degli Inganni.”
Sorpreso da quella replica colma di fiducia, Loki stampò le sottili labbra sopra le sue.
Un bacio tenero e innocente col solo scopo di esserle grato.
Ultimato di occuparsi delle condizioni del Fosco, i due coniugi si spostarono nella sala da pranzo per mettere qualcosa sotto i denti.
Thor e gli altri rincasarono dopo una battuta di caccia, costituita da due cinghiali di grossa taglia.
Volstagg fu lesto ad arrostirne uno nel caminetto della cucina.
All’interno dell’abitazione aleggiava un ottimo profumo.
Il Padrone delle Saette non perse tempo a chiedere dello stato di salute dell’amico, esternandone la preoccupazione.
Ambedue lo rassicurarono che ben presto si sarebbe ristabilito, necessitando di assoluto riposo.
“Deduco che Fàfnir non sia solo frutto di una leggenda, nevvero?”
Domandò di getto l’Ingannatore, lucidando la propria posata col tovagliolo.
Tale interrogatorio era nientemeno che rivolto nei riguardi di Sigurd.
La risposta del misterioso guerriero non tardò a giungere.
“Corretto, vostra maestà: tale arma mi è stata tramandata dalla mia famiglia in proposito.”
Disse, riferendosi alla lama d’argento con cui era solito fronteggiare i nemici.
Una storia costituita da aneddoti terribili, inerenti ai suoi familiari.
In particolar modo il padre e lo zio di quest’ultimo.
“Vedo che sai molte cose sul suo conto.”
Interferì il primogenito dei sovrani della cittadella d’oro, intuendo che ne fosse al corrente.
“Sono suo nipote.”
Rivelò gelido e al contempo atono, lasciando di stucco i presenti.
“Si è guadagnato una cattiva reputazione per colpa della sua estrema avidità, infischiandosene dei suoi fratelli.”
Aggiunse con una nota nervosa nella vocalità.
“Quindi hai discendenze nibelunghe!”
Esclamò Fandral, stupito dalla rivelazione appena udita.
“In parte.”
Affermò il giovane combattente, confermandone la reale discendenza.
“I Nibelunghi sono abili lavoratori del ferro e avidi cacciatori di tesori, non mi stupisce che Fàfnir continui a custodirlo gelosamente dopo codesti secoli.”
Spiegò con lieve erudizione il Fabbricante di Bugie, argomentando col solito tono di chi la sapeva lunga.
D’altronde non aveva tutti i torti: per millenni avevano saccheggiato i Nove Regni pur di impadronirsene.
Ottenere persino svariati ninnoli di poco valore.
Il clan capitanato da Reginn Völsung per diversi e lunghi anni si era opposto al continuo rubare dei preziosi monili, ricavando solamente una lunga serie di sconfitte.
Fàfnir accecato dall’avarizia come il resto del suo popolo avviò una protesta contro il fratello, mettendo ferro e fuoco alla cittadella dei fierissimi e indomiti Asgardiani.
Il suddetto ricevette un’esemplare punizione da parte del Padre degli Dei, trasformandolo in un rettile di mastodontiche dimensioni e confinato nei pressi della foresta di Járnviðrr.
Scoprendo l’esistenza di un vastissimo e assortito tesoro, egli si proclamò l’assoluto guardiano del luogo.
Gli era costato l’esilio, guadagnando infine una buona dose di fortuna.
Neutralizzarlo si sarebbe rivelato arduo, ma non impossibile.
Avrebbero atteso un paio di giorni per ideare un ottimo piano e permettere ad Hogun di guarire dalla sua convalescenza.
Sarebbe divenuto un lontano ricordo narrato dai bardi, descritto come una delle imprese più audaci di sempre.
Un mito scritto nei molteplici libri che affollavano la vasta biblioteca di Asgard e i restanti otto regni.
Al calar della sera, Loki e Sigyn diedero una scrupolosa occhiata al paziente per verificare se la sua salute avesse subìto miglioramenti.
La temperatura corporea non si era del tutto abbassata, eppure era evidente che stesse diminuendo.
Merito dei medicinali e le potenti arti magiche a scopo curativo.
“Come sta?”
Chiese preoccupata e con un velo di apprensione.
“La febbre non è del tutto scesa, eppure sembra stia subendo un netto miglioramento. Credo sia saggio lasciarlo riposare.”
Suggerì l’ombroso Dio delle Malefatte, avviandosi verso la stanza adiacente dove avrebbe passato il resto della notte.
Provò a raggiungerlo, venendo fermata dal consorte.
“Non possiamo, Sigyn: per quanto desideri godere della tua dolce compagnia, non possiamo dare troppo nell’occhio.”
Intimò lievemente dispiaciuto, limitandosi soltanto a baciarle una guancia.
Costei annuì col capo, uscendo dalla camera.
Lungo il tragitto ebbe modo di incontrare la scomoda e sgradevole presenza della guerriera, provando un enorme disagio.
Quella donna riusciva sempre a metterla in soggezione a causa delle sue occhiate gelide e guardinghe nei confronti di chiunque.
“Dobbiamo parlare.”
Le rivolse astiosa, quasi inquisitoria.
Sigyn assottigliò le iridi azzurre, inarcando un sopracciglio.
“Perché Theoric non è con te? Perché lasciar correre un rischio così grande alla propria moglie, essendo ben conscio dei pericoli presenti in questi luoghi? Ho come l’impressione che tu stia nascondendo qualcosa. Il rapporto instaurato con Loki non è affatto convincente.”
Incalzò sospettosa e colma di palese ostilità nei confronti della Vanir.
“Theoric è partito per una spedizione a Nornheim qualche giorno addietro su richiesta di Odino. Posso benissimo cavarmela senza il suo aiuto, non ho bisogno di una balia.”
Precisò la dama, ostentando un’innata sicurezza.
Sif rimase stupita dalla risposta: comprese a pieno quanta forza albergasse in quella giovane ragazza dall’aspetto etereo.
“In quanto a Loki potrebbe far comodo una valida assistente in campo medico, posso garantirtelo.”
Aggiunse prontamente, non lasciandosi intimidire.
“E Sigurd?”
Domandò ancora la bruna, mantenendo la stessa tonalità.
“Ordini dall’alto.”
Disse semplicemente, alludendo alla sovrana di Asgard.
Si apprestò a lasciare il corridoio non prima di rivolgerle un ultimo avvertimento.
“Attenta, Sigyn: se solo ti azzardi a prendermi in giro, le conseguenze saranno spiacevoli per entrambi.”
Una minaccia che la fece impallidire, costringendola comunque a celare il suo vero stato d’animo.
Era chiaro che si stesse riferendo a Loki, ma le avrebbe dimostrato il contrario.
Detestava avere paura: essere debole dinnanzi all’evidenza non rientrava nei programmi della fanciulla.
Giunse all’alloggio destinato a lei, coricandosi supina sul letto.
Un’orda di pensieri la investì puntuale.
Essi riguardavano gli ultimi accadimenti.
Non riuscì a prendere sonno, nonostante i tentativi a vuoto: necessitava di trarre conforto tra le braccia dell’uomo che amava.
Sgattaiolò dalla stanza, scrutando attentamente l'ampio andito.
Non c'era nessuno a sorvegliare i vari angoli.
Dovette ritenersi fortunata in ciò: era conscia del pericolo che stesse correndo.
Avanzò lenta in direzione della porta, notando che fosse socchiusa.
Lo vide poggiato sullo scrittoio, intento a leggere appunti.
Si avvicinò a passi docili, credendo di non essere vista.
“Dovresti essere a riposo nelle tue stanze.”
Un suggerimento che avrebbe dovuto seguire alla lettera, decidendo infine di ignorarlo.
“Non riesco a dormire.”
Dichiarò la ragazza, accennando un piccolo sorriso per alleggerire la tensione.
L’Ase sospirò rassegnato, chiudendo il tomo cosparso dalle singole scartoffie.
Gli si affiancò da dietro, poggiando una mano sulla spalla.
Una fugace carezza col solo scopo di rilassarlo.
“Anche tu dovresti riposare, amore mio.”
Consigliò dolcemente, inspirando l’odore di cuoio e inchiostro.
Loki si beò di quel piacevole contatto, annuendo alle sue parole.
Dopodiché si alzò dalla sedia, voltandosi verso la graziosa moglie dalla capigliatura dorata.
La maestosa e imponente altezza del principe osò sovrastarla.
Adorava sottoporla ai suoi sguardi intensi e penetranti per incuterle timore.
Arrossì violentemente, sostenendo quelle occhiate letali e serpentine.
Posò le delicate e piccole dita sopra il petto del corvino, esternando il desiderio di rimanergli accanto.
“Ho bisogno di te, Loki: permettimi di rimanere.”
Una preghiera che avrebbe esaudito di lì a poco.
“Non hai paura delle conseguenze che ne possano scaturire? Temere di perdere ciò a cui tieni di più?”
Mormorò esitante, accentuando il punto interrogativo.
Scosse il capo chiaro, fidandosi dei suoi istinti: fu lesta a stringere le affusolate mani del mago, infondendogli maggiore conforto.
“Fidati di me.”
Garantì sicura di sé, afferrandogli il volto per baciarlo.
Si lasciò trasportare da quella dimostrazione amorosa, assecondandola volentieri.
Scoprirono di bramare qualcosa di più profondo, annegando nel vortice della passionalità.
Un turbine costituito da caos e follia in forma erotica e travolgente.
La lussuria pervase i corpi dei due amanti, costringendoli a spogliarsi dei loro rispettivi vestiari.
Si cercarono con un’urgenza tale, perdendosi nei sentieri più oscuri e proibiti della libidine.
Come se fosse l’ultima volta, amandosi in maniera disperata.
Sensazioni che sperimentarono varie volte fin dai tempi della relazione clandestina, assumendo sfumature diverse.
Una trasgressione a cui non avrebbero rinunciato neppure allora.
Raggiunto il culmine del piacere, entrambi si ritrovarono ansanti e sudati con le lenzuola sfatte.
Ebbero modo di possedersi in maniera selvaggia e violenta, lasciandoli stremati ed appagati.
Dopodiché si strinsero l’una tra le braccia dell’altro, scambiandosi tenere effusioni.
“Non avresti mai rinunciato ad una piacevole notte d’amore con me, ti conosco bene.”
Proferì divertita, guardandolo dritto nelle iridi verdi e sagaci.
Loki emise un risolino, baciandola nuovamente sulle labbra.
“Non sono bravo con le rinunce, te lo concedo: d’altronde adoro soddisfare i miei istinti.”
Ghignò malizioso e suadente, tentandola ad agognare per l’ennesima volta quel corpo asciutto e tonico.
Un fisico forgiatosi nel susseguirsi delle secolari battaglie, rendendolo attraente ed invitante ai suoi occhi.
La luce fioca della candela non aiutava di certo a distogliere lo sguardo verso l’affascinante divinità che le giaceva affianco.
Sopraggiunse la voglia di riaverlo, avvertendo un fremito basso.
Egli se ne accorse, depositandole una lunga scia di baci sopra il ventre.
La donna inarcò la schiena, gemendo sommessamente.
Fu ardente, avido e goloso.
L’amò senza sosta, donandole persino il suo gelido cuore.
Aveva ceduto ad un sentimento che tuttora faticava a pronunciare liberamente, dimostrando però di non essere pentito.
Forse l’aveva amata ancor prima di decretarla come sua amante nel giorno del Solstizio.
Quando compì l’azzardo di recarle il crudele scherzo inerente all’illusione della serpe.
Era affascinato da lei sotto ogni aspetto, inclusa la temerarietà con cui agiva.
Il sonno li colse dopo aver consumato il secondo amplesso, attendendo l’alba successiva.
Neutralizzare Fàfnir avrebbe richiesto la massima lucidità e concentrazione.
I raggi del sole nascente riflessero attraverso le superfici vetrate, svegliando il cadetto.
Le brillanti gemme si aprirono, costringendolo a stropicciarsele.
Dopodiché cominciò ad osservare la sua graziosissima moglie, sorridendo appena.
Molte volte si era ritrovato a guardarla in quello stato, intenerendosi inconsapevolmente.
Ancora dormiente, Loki osò chinarsi per depositarle un dolce bacio sulle ciocche seriche e brillanti come l’oro che adornava la capitale asgardiana.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile nel sonno, svegliandosi poco a poco.
Le gemme turchesi della dama si permisero di incantarlo, nonostante dimostrasse un’impassibilità e una freddezza fuori del comune.
Si diedero il reciproco buongiorno, stampando le proprie labbra in un bacio ricolmo di affetto.
Furono rapidi a vestirsi tramite la magia per non destare alcun sospetto, scendendo infine al pian terreno per la colazione.
Ciò avvenne non appena conclusero di dare una veloce occhiata sulle condizioni del guerriero Vanir.
Sembrava stesse migliorando a giudicare dall’aspetto meno pallido e più colorito del giorno precedente.
Sopra il tavolo si trovavano esposti diversi vassoi pieni di frutta.
Essi erano accompagnati da alcune fette di pane, guarnite da squisita marmellata.
Fu Fandral a preparare l’occorrente con l’aiuto di Sif e Sigurd: quest’ultimo si era ben fornito di varie provviste, prima della partenza.
“Buongiorno, ragazzi!”
Salutò gioviale il Dio del Fulmine, accentuando l’esclamazione.
Costui fu l’ultimo a palesarsi dopo aver effettuato un sopralluogo nelle vicinanze.
Temeva che il drago potesse presentarsi al loro momentaneo nascondiglio per vendetta o chissà cos’altro.
Essi salutarono di rimando, prendendo posto attorno al tavolo.
“Hogun come sta?”
Domandò Volstagg, addentando il proprio pezzo con una certa voracità.
“Meglio di quanto ci aspettassimo: i filtri medici hanno cominciato a fare effetto entro codesta mattina.”
Sentenziò asciutto il principe minore, comunicandone i risultati.
Si rincuorarono in pochi istanti appena udirono la buona notizia nei riguardi del compagno.
Tra qualche mese sarebbe tornato come nuovo, lottando al fianco dei suoi più fedeli compagni nonché amici di lunga data.
La temporanea quiete venne disturbata da un improvviso e familiare battito d’ali proveniente dall’esterno.
Avanzò a grandi falcate verso l’abitazione, obbligandoli a recarsi in giardino.
In lontananza scorsero Fàfnir, eseguendo una serie di movimenti discontinui per via del colpo inflitto.
Atterrò goffamente sulla distesa erbosa, dedicando a ciascuno di essi occhiate maligne che non promettevano nulla di buono.
“È meraviglioso vedervi tutti qui riuniti; a confabulare su una mia ipotetica disfatta. Tuttavia sarò obbligato a ridurvi in cenere...a meno che non abbiate qualcosa da offrirmi in cambio delle vostre miserabili vite.”
Esordì con la sua voce grave, proponendo uno spiacevole accordo.
Sigurd strinse la lama d’argento in maniera salda, serrando la mascella.
“Mio adorato nipote! È un piacere rivederti. Che ne diresti di consegnarmi la tua preziosissima spada per la vostra incolumità? Potrebbe rivelarsi un’offerta vantaggiosa.”
Sorrise perfidamente, attendendo risposta.
“Che cosa vuoi, Fàfnir? Essere l’assoluto custode di quel maledetto tesoro non ti basta?”
Non si sarebbe mai degnato di ritenerlo come suo zio: troppo dolore da doversi trascinare dietro per l’eternità.
Gli occhi di brace si posarono sull’esile figuretta di Sigyn, decidendo di cambiare le carte in tavola.
Una modifica repentina in modo tale da mettere alla prova l’arguta tempra del Dio dell’Inganno.
Capì che quell’adorabile donzella fosse oggetto di interesse da parte dello spregiudicato Ase, considerandola come un intrigante mezzo per i progetti futuri.
Rubare la più sacra reliquia appartenente a Lingua D’Argento si sarebbe rivelato un capriccio da soddisfare a qualunque costo.
Aveva sentito nominare di quello scapestrato giovane dai capelli neri e i tratti affilati e duri; delle audaci imprese vissute assieme al nobilissimo ed eroico fratello dalla chioma lucente così simile al sole che irradiava le guglie della straordinaria città dorata e assoluta capitale dei nove mondi situati sopra l’Yggdrasill.
Un gesto tanto sfizioso quanto avventato.
Conosceva abbastanza sul conto di Loki da sapere persino dell’eccessiva gelosia che gli infiammava lo spirito.
Sarebbe stato divertente sfidare la spaventosa razionalità che contraddistingueva il famigerato manipolatore dal resto degli Æsir.
“Inoltre desidero qualcos’altro da parte dei fierissimi Asgardiani: l’anello debole della squadra, la graziosissima fanciulla dai capelli biondi che vi ostinate tanto a proteggere.”
Ghignò crudele, denotando una nota divertita nello sguardo scarlatto e sinistro.
La Dea della Fedeltà impallidì al solo pensiero di essere oggetto delle sue atrocità, spalancando le pupille azzurre per lo sdegno.
Ideò l’unica soluzione per non metterli a repentaglio: una scelta non gradita, ma necessaria.
“Accetto.”
Disse tramite una tonalità risoluta, volgendo infine un’ultima occhiata nei riguardi dei guerrieri.
Thor si accigliò, protestando all’idea che stesse per commettere un’imprudenza.
Loki predisse l’astuta mossa, intimandolo a rimanere dove fosse.
Un ordine silenzioso che non ammetteva repliche.
Espressioni di puro sconcerto si dipinsero sui loro visi, desiderosi di fermarla.
Per quanto l’Ingannatore si sforzasse a mantenere l’impassibilità, fu difficile manifestarne l’indifferenza.
Si fidava della sua lungimiranza, dovendo però tener conto che non potesse rischiare ancora.
Consegnarsi a Fàfnir era pericoloso, un atto di sconsideratezza: eppure le stava riponendo la massima fiducia.
Sottrarre ciò che gli spettasse di diritto era nientemeno che il peggiore degli affronti.
Se ne sarebbe pentito amaramente, perendo per mano sua.
Con un gesto della mano, Sigyn ordinò a Sigurd di consegnarle la spada.
Annuì porgendole l’arma, temendo per le sorti della ragazza.
I grandi artigli delle sue zampe osarono afferrarla, spiegando le ali per alzarsi in volo.
Scomparvero all’orizzonte, lasciandoli sbigottiti e impotenti.
Rientrarono alla residenza, assaporando l’amaro retrogusto della sconfitta.
“Perché non l’hai fermata? Ha commesso la peggiore delle imprudenze.”
Accusò il Tonante, chiamandolo in disparte.
“Mia moglie non è una sprovveduta, sa quello che fa.”
Ribatté a bassa voce per non farsi udire da nessuno.
“Vedi di rispondere sinceramente, fratello: ti fidi di lei?”
Domandò deciso, guadagnandosi una risposta d’assenso.
Era determinato a fargliela pagare, ardendo ad un’uccisione lenta e dolorosa.
“Allora confido nella tua arguzia e sagacia: è arrivato il momento di pareggiare i conti.”
Annunciò con innata fermezza, tornando alla sala comune in compagnia del minore.
Si riunirono attorno alla tavola, discutendo il da farsi.
“Come ben sappiamo, Fàfnir percepisce la presenza di chiunque grazie al sortilegio lanciato da nostro padre. L’unico modo per incastrarlo è ricorrere ad un incantesimo di occultamento.”
Spiegò il maggiore della casata reale, voltandosi in direzione di Loki.
“Ho avuto modo di studiare ogni singola sfumatura del Seiðr in codesti secoli, cimentandomi persino nelle arti proibite. Ebbene, credo di aver compreso tale fonte d’origine per neutralizzarlo. Basterà pronunciare una corretta combinazione runica, decretandone così l’annullamento.”
Illustrò erudito con una piccola nota di saccenteria.
Padre Tutto aveva preso diverse precauzioni per rendere l’incantesimo sempre più efficace.
“Perciò non sarà necessario rendersi invisibili ai suoi occhi.”
Constatò Sigurd, tamburellando le dita sopra la superficie legnosa del tavolo.
La tenebrosa divinità si limitò ad annuire con un solo cenno della testa.
“E chi si occuperà di Hogun nel frattempo?”
Interferì Sif, intrufolandosi nel discorso.
“Sarai tu stessa ad occupartene.”
Impartì il Dio dei Tuoni.
“D’accordo.”
Acconsentì la bruna senza fiatare.
“Inoltre bisogna trovare una maniera per recuperare Gramr: senza di essa non possiamo ucciderlo.”
Riprese Sigurd, riferendosi alla propria arma.
Conclusa la riunione d’emergenza, Loki li esortò a disporsi in cerchio.
Ciò avvenne dopo aver rivolto dei lesti saluti nei confronti della combattente.
Utilizzare il teletrasporto si sarebbe rivelato utile per fare più in fretta.
Giunti alla caverna, i cinque si appartarono in un angolo, permettendo al Fabbricante di Bugie di attuare l'incantesimo prefissato.
Una serie di rune verdastre e luminose comparve dinnanzi a loro, roteando su sé stesse.
La rispettiva formula venne pronunciata in lingua antica, portando a compimento il processo.
Erano finalmente liberi di proseguire.
Perlustrarono gli angoli del perimetro con aria circospetta e cautelosa.
Percorsero una gran parte del tragitto, finché l’udire di alcune voci familiari non arrestò i passi appena svolti.
Le iridi rapaci del principe cadetto si posarono sulle figure di Sigyn e Fàfnir, immersi in un’accesa conversazione.
Una lite scaturita dallo stesso rettile a cui l’Amica della Vittoria stava riuscendo a tenere testa.
Egli si rincuorò a vederla ancora integra, desideroso di passare all’azione per trarla in salvo.
“I miei amici ti faranno fuori in un batter d’occhio, è solo questione di tempo.”
Alla battuta della giovane, il drago dalle scaglie di fuoco cominciò a sogghignare malignamente.
“Ne sei convinta, ragazzina? Senza la spada non potranno far altro che sperare nella benevolenza da parte delle Norne.”
Rispose con convinzione, credendo di avere la vittoria in tasca.
“E poi mi accorgerei della loro insignificante presenza senza ostacolo alcuno.”
Aggiunse mantenendo l’identica totalità vocale, evitando di considerare un fattore molto importante.
“Ti consiglio vivamente di scegliere le prossime parole con massima accuratezza.”
Proferì il Dio degli Inganni alle sue spalle, sfoggiando la solita fierezza e alterigia.
Il nibelungo dalle sembianze animalesche si stupì nel vederlo dinnanzi a sé insieme al fratello e i restanti guerrieri.
Lo aveva sottovalutato fin troppo.
Sigyn accennò a costoro un lieve sorriso.
“Potremmo anche disporre di tutta la loro benevolenza, ma rammenta spesso che siamo noi ad essere gli assoluti artefici del nostro destino.”
Continuò, avanzando lento e felino verso i presenti.
“Quanta saggezza da parte di uno sciocco principino, devo ammetterlo. Tuttavia non basteranno delle frasi così accurate per mettermi fuori gioco, te lo garantisco.”
Ruggì, spalancando successivamente le fauci per sputare lingue fiammeggianti e roventi.
Loki attivò una barriera dai riflessi verdi, proteggendo i compagni.
Accorgendosi dell’eventuale distrazione, la Vanir afferrò Gramr per impugnarla strettamente.
Fu lesta a sgattaiolare via, cercando un apposito riparo.
Disattivato lo scudo, la suddetta chiamò Sigurd a gran voce per lanciargliela.
Riuscì a prenderla al volo, pronto ad ultimare la disputa tra lui e l’infido parente in modo definitivo.
Sigyn non perse tempo a rimanere appostata dietro al gruppo, rimanendo al sicuro.
Nonostante fosse contraria alla violenza, non si sarebbe scomodata a fronteggiare una causa di tale portata.
Avrebbe fatto il possibile per aiutarli, rischiando persino la propria vita se necessario.
Ingaggiarono un combattimento senz’alcun moto d’arresto, bersagliandolo con ogni mezzo disponibile.
Fàfnir era in netto svantaggio, ciononostante li stesse contrastando privo di ostacoli.
Thor richiamò Mjolnir a sé, bramoso di fracassargli il cranio.
Incanalò una vasta gamma di fulmini, illuminando il passaggio della grotta.
Incenerirlo era il suo obbiettivo principale, procedendo con lo scagliare delle saette.
Il tentativo gli fu vano, correndo il rischio di essere assalito dalla bestia.
Un lampo smeraldino lo lese dall’alto, cogliendolo alla sprovvista.
Loki giunse in suo soccorso dopo aver affidato l’amata consorte nelle mani di Fandral e Volstagg.
Fu un meraviglioso spettacolo vedere all’opera gli spietati figli di Odino, affiancati da Sigurd.
Sfoderarono le loro carte vincenti, costituite da forza bruta e magia.
Il subdolo truffatore recitò vari incantesimi runici, indebolendo il nemico.
Un metodo per rallentarlo e permettere a Sigurd di attaccare al momento opportuno.
L’orrido mostro deviò il colpo successivo, volando a bassa quota: tale cambio di programma non era previsto.
Era intenzionato a colpire gli avversari in lontananza, intercettando come suo primo bersaglio la dama bionda.
Procurare uno sgarro al più astuto e bugiardo tra gli Dei di Asgard era una reale motivazione per fargliela pagare.
Loki si mosse agile e frettoloso, sperando di infonderle protezione.
Dovette bloccarsi alla vista di una scena inaspettata: Sigyn scatenò il pieno potere del Seiðr, scaraventandolo dritto al suolo.
Cadde supino, battendo il capo violentemente sulla massa rocciosa.
Venne assalito dalla stessa Dea, poco prima che potesse rialzarsi.
Ella evocò un pugnale, trafiggendolo al ventre.
Trapassò la carne, sibilando frasi colme di rabbia e minaccia.
“Hai ucciso gente innocente per delle stupide pietre di poco valore; sottrarmi a chi tengo di più per un tuo sciocco capriccio. Ti pentirai di averlo fatto.”
Comprese a fondo che non era una semplice bambolina per distrarre i guerrieri, consolandoli con dolci premure a scopo curativo.
Possedeva un immenso valore come persona, come donna e divinità.
Dopodiché lasciò spazio a Sigurd per concludere quell’assurda faccenda.
“Cos…cos’hai da dire in proposito, mio caro nipote?”
Domandò flebile, ormai morente.
“Non sei mio zio: non lo sei mai stato.”
Sancì con le lacrime agli occhi, dandogli il colpo di grazia.
La spada precipitò a terra, producendo un tonfo metallico.
Gli abiti si macchiarono di sangue; il sangue di colui che aveva oltraggiato il proprio clan per avarizia.
La malìa si spezzò, presentando il reale aspetto di Fàfnir.
Era riverso sopra l’asfalto, lacerato e privo di vita.
Senza dubbio non meritava una degna sepoltura, tantomeno bruciare il suo corpo su una pira.
Loki ne mutò la forma nanica, trasformandolo in un detrito.
Ossia il finale perfetto per un essere di quel calibro.
Rincasarono nel primo pomeriggio, venendo accolti da Sif.
Comunicò che Hogun fosse sveglio, ma non ancora del tutto cosciente.
Si sarebbe ristabilito col passare dei giorni e dei mesi.
Vennero medicati a turno, riscontrando superficiali lesioni.
Potettero ritenersi davvero fortunati ad esserne usciti indenni e con un peso in meno da trascinarsi.
Alle prime luci serali, Sigyn ammirò le sfumature rossastre e aranciate del cielo sopra la balconata.
Finché il Fosco non fosse stato in grado di reggersi in piedi, avrebbero passato il resto delle giornate a Járnviðrr.
Meritavano un po’ di sano riposo, prima di rientrare a palazzo.
L’Ase la raggiunse, proferendo parola.
“Stai bene?”
Chiese lui, visibilmente preoccupato nei suoi confronti.
Annuì debole, autorizzandolo ad avvicinarsi.
“Vederti trafiggere quel mostro, devo ammettere che è stato stupefacente.”
Si complimentò, ottenendo una replica atona da parte della Vanir.
“Sono stata costretta, Loki: sai bene che in verità non prediligo alcun tipo di violenza.”
Precisò, guadagnandosi una lenta carezza sulla guancia.
“Eppure ti sei prodigata per il bene comune. Non ti nascondo di esserne fiero.”
Sorrise mesta, ancorandosi al fisico aitante e asciutto del marito e inspirare il profumo che ogni volta le faceva perdere il raziocinio.
Rimasero abbracciati a lungo, contemplando il tramonto.
Una miriade di colori tendenti al rosso e all’arancio, somigliante ad un dipinto dalle tonalità astratte.
Tornarono dentro per la cena, in attesa di un nuovo giorno ben prospero di pace e serenità.
                                                   𝑭𝒊𝒏𝒆
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
Name Chapter:
~ In The Dragon’s Lair ~
5 notes · View notes
massimogilardi · 10 months ago
Text
𝗟𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗶 𝗔𝗰𝗶 𝗲 𝗚𝗮𝗹𝗮𝘁𝗲𝗮 ❤️
𝗔𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗲̀ 𝗔𝗰𝗶𝗿𝗲𝗮𝗹𝗲 ❤️
Secondo la mitologia Acireale prende il nome dal pastorello Aci, figlio del dio Pan, protettore dei monti e dei boschi.
La leggenda narra del grande amore che univa Aci a Galatea, bellissima ninfa del mare dalla pelle color del latte molto cara agli dei. Ma l’amore tra i due giovani accese la gelosia del mostruoso gigante Polifemo con un occhio solo in fronte, il quale dopo il rifiuto di Galatea scagliò sul corpo di Aci un gigantesco masso che lo schiacciò.
“Appena la notizia giunse a Galatea questa accorse dove era il corpo di Aci. Alla vista del suo amore gli si gettò addosso piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
Il pianto senza fine di Galatea destò la compassione degli dei che vollero attenuare il suo tormento trasformando Aci in un bellissimo fiume che scende dall’Etna e sfocia nel tratto di spiaggia dove solevano incontrarsi i due amanti”.
Dal sangue del pastore nacque dunque un fiume chiamato Akis dai greci, oggi in buona parte sottoterraneo, ma che riaffiora come sorgente nei pressi di Santa Maria la Scala (Borgo marinaro, frazione di Acireale) sfociando in una sorgente chiamata “u sangu di Jaci” (il sangue di Aci).
Foto di Grasso Rosario
#anchequestaeacireale
Tumblr media
11 notes · View notes
latvdipadreemmanuel · 7 months ago
Text
ELEVAZIONE EUCARISTICA PADRE EMMANUEL D'AULERIO ROBERTO NELLA FESTA DI SAN BENEDETTO DA NORCIA PATRONO D'EUROPA E PATRONO DEGLI ESORCISTI
Esposizione 11 luglio 2024 con Vespri e Benedizione Eucaristica al santuario Madonna dei Boschi in Monghidoro BO con alle ore 18.00 padre Emmanuel D'Aulerio Roberto.
La TV di padre Emmanuel M. D'Aulerio Roberto sta trasmettendo dal vivo.
Nell'Immacolata Dio vi Benedica +++ SANTA GIORNATA. *Santa Messa* IN DIRETTA YOUTUBE. Padre Emmanuel. Ave Maria.*Canti* *della* *Santa* *Messa* in diretta TV su Youtube. Dal foglietto dei canti: ingresso *1* poi *2* , gloria 13, sanctus *17* , comunione *12* , finale *65* e ringraziamento *59*. Dal foglietto dei canti "Un Giorno con Maria": https:latvimmacolata.altervista.org. Ave Maria!*Iscriviti* e far iscrivere anche i tuoi amici al *_nostro_* *canale* *_Youtube_* la TV dell'Immacolata lasciando anche il tuo "like" mi piace per ricevere le notifiche della Santa Messa in diretta DAL VIVO. Padre Emmanuel M. D'Aulerio.
DAL VIVO La TV di p. Emmanuel: youtube.com/@latvpadreemmanuel/streams
facebook La TV di p. Emmanuel: https://facebook.com/profile.php?id=100067987721769
twitter padre Emmanuel M.: https://twitter.com/LaAulerio Instagram
La TV di p. Emmanuel instagram: instagram.com/la_tv_di_padre_emmanuel?igshid=NzZlODBkYWE4Ng== twitter
La TV di p. Emmanuuel: twitter.com/trbctv web site
La TV di p. Emmanuel: latvimmacolata.altervista.org tumblr
La TV di p. Emmanuel: https://www.tumblr.com/latvdipadreemmanuel
Tumblr https://www.tumblr.com/blog/latvdipadreemmanuel
tiktok La TV di p. Emmanuel: tiktok.com/@la_tv_di_padre_emmanuel?lang=en
facebook p. Emmanuel D'Aulerio facebook.com/latvpadreemmanuel
linkedin La TV di p. Emmanuel: https://www.linkedin.com/in/la-tv-di-padre-emmanuel-m-d-aulerio-roberto-283b0b29b/
https://webtelegram +39 3381731703 - https//web.telegram.org/z
https://webwhatsapp +39 3381731704 - https://web.whatsapp.com
scarica app androit play store:
play.google.com/store/apps/details? id=it.creareunapp.editor.android60c216fbb656c&pli=1
scarica app iphone apple store
https://apps.apple.com/app/trbc-tv/id1586283710
twitch la tv di padre Emmanuel: Twitch la_tv_padre_emmanuel - Twitch https://www.twitch.tv/la_tv_padre_emmanuel
Pinterest https://www.pinterest.it/emmanueldaulerio/
https://latvimmacolata.altervista.org
0 notes
princessofmistake · 10 months ago
Text
[...] non posso iniziare questa mail senza riportare alcune parole di chi la vita l’ha capita meglio di noi, pur stando reclusa in una stanza, perché l’anima ha bisogno di poche gocce d’amore e d’odio per costruire i suoi paradisi e i suoi inferni. “Quando le luci si spengono / poco per volta ci si abitua al buio / come quando il vicino, sollevando alto il lume / sigilla il suo addio. Dapprima / i passi si muovono incerti nel buio improvviso / poi / lo sguardo si abitua alla notte / e senza incertezza affrontiamo la strada”. Come si fanno netti i colori e le forme delle cose, quando l’amore finisce. Ma l’amore non dovrebbe non morire mai? Io non ti amo. Allora non ti ho mai amato? La nostra storia ora mi appare come qualcosa di lontano, di passato. Forse perché per me era finita molto prima di finire. A volte mi sforzo di pensare che sia davvero la mia storia, e non un intreccio di un libro o un’idea di una canzone. Quanto mi sembro estraneo a tutta la nostra storia quando guardo alla situazione attuale. Se penso a Berlino – non ero io, forse era qualcun altro. Non riesco ad avere una mia storia personale, è il mio unico modo di essere, lasciare che il vento spazzi via i ricordi. Non mi appartengono. Io non riesco a essere altro che ciò che sono, non più ciò che ero. Mi sento così estraneo a me stesso quando mi penso nel passato da non credere quasi di essere la stessa persona in ogni istante della mia vita. Tu adori poter aggiungere nuove immagini nel baule dei ricordi, sembri a volte voler vivere proprio per poterti poi intrattenere con ciò che hai vissuto. Il modo in cui parli ormai della nostra storia – una gemma preziosa in più nelle tue tasche. La tieni stretta in mano, e ne sei in fondo orgoglioso. Io proprio non ci riesco. Devo liberarmi le ali dalle reti della memoria per essere in grado di potermi ancora elevare e gustare l’estasi del volo. Di quel volo che tu sostieni mi spaventi. Il mio sguardo è rivolto lontano nel cielo. Mi sento uno spirito dell’acqua o un’anima dei boschi, i sensi affinati, e privo del senso del tempo. Perché se tutto si perde per strada, è meglio non ricordare. Non perché i ricordi feriscano a fondo, ma perché con un’anima piena e pesante di memorie non si riesce a camminare sull’acqua. E il rumore delle onde insegna molto più delle esperienze. È con un’anima sempre giovane che non si sente lo scorrere dei secoli. “Fa’ attenzione al senso, e i suoni baderanno a se stessi”, dice la Duchessa ad Alice. Forse è questa l’unica morale. L’assurdo. Ed è meglio non farci caso e parlargli come a un amico. Io non ti amo più purtroppo. Ed è stato talmente bello all’inizio, che gusto già da ora il momento in cui avrò dimenticato anche questo. Non si può andare avanti con un simile confronto se non si vuole essere sommersi da echi di rabbia. “Tu sei il mio dio: io ti adoro” mi hai detto più volte – e allora forse veramente lo ero – queste frasi sono scolpite come iscrizioni su una lapide in me. Ora non le pensi più. Ma le pensavi. Le hai dette, e io le ho ascoltate. Comprendimi. Pesa troppo camminare per il grigiore delle strade con i ricordi di un giardino segreto che ora non ci appartiene più.
1 note · View note
aneddoticamagazinestuff · 6 years ago
Text
I lupi: un ritorno inaspettato
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/i-lupi-un-ritorno-inaspettato/
I lupi: un ritorno inaspettato
“Ci sono tre predatori che mettono paura all’uomo medio: lo squalo mangia uomini, un branco di lupi,e il dipartimento delle tasse”,
così ebbe a dire Sir Charles James Lyall funzionario di sua maestà britannica nelle lontane Indie. Questa frase in parte può essere accostata anche alla nostra Garfagnana, poichè togliendo lo squalo la paura rimane (da tempo immemore) per le tasse e ultimamente è tornata a galla per il ritorno dei lupi. Ormai erano spariti dalle nostre terre già da molto tempo ma negli ultimi anni sono tornati prepotentemente alla ribalta. La loro presenza è segnalata in ogni dove nella valle, si parla di due grossi branchi all’interno del Parco delle Apuane, inoltre tempi duri si prospettano anche per i cacciatori di cinghiali, dato che questi lamentano di un dimezzamento delle prede rispetto agli anni passati, colpa dei lupi a quanto si dice. Nei boschi pare non sia difficile neppure trovare carcasse di daini e mufloni, ma non solo, a lamentarsi per il grave danno procurato sono anche i pastori garfagnini, ad esempio in località Cerasa nel comune di Pieve Fosciana delle pecore furono letteralmente sbranate dai lupi. La cosa che però desta più preoccupazione è quello che accadde nel febbraio 2016 a Gorfigliano, quando i lupi scesero dalle pendici apuane per giungere direttamente nel paese, furono avvistati proprio dai paesani stessi che li videro arrivare fino alla piazza principale del borgo, per l’amor di Dio, niente è successo nè a persone nè ad animali domestici, ma un certo timore si fa avanti e a questo proposito furono allertati dal sindaco, sia la Prefettura che la regione che prospettarono come soluzione l’installazione di dissuasori acustici per tenere lontano questi animali.
Luigi Boitani uno dei salvatori del lupo
Si, perchè è bene sapere che i lupi non si possono uccidere, quindi la regola di farsi giustizia da soli non vale, anzi il buon lupo deve dire sopratutto grazie della sua salvaguardia a due persone: il ricercatore Luigi Boitani dell’università La Sapienza di Roma ed al professor Erick Ziemen che all’inizio degli anni ’70 su commissione del W.W.F studiarono la distribuzione della specie e sottolinearono che senza un intervento mirato di li a poco il lupo si sarebbe estinto. Detto fatto in breve tempo (nel 1971) fu emanato un decreto ministeriale che eliminava il lupo dalla lista degli animali nocivi (dove prima era stato inserito con Regio Decreto 1423 del 1923 e che così dettava “la presa degli animali nocivi e feroci può essere fatta con lacci, tagliuole e bocconi avvelenati…”)e proibiva appunto l’uso di questi bocconi. Nel 1976 a maggior tutela fu introdotto un ennesimo decreto, il decreto Marcora che sanciva la protezione integrale e il divieto di caccia totale, fino poi ad arrivare alla legge vera e propria del 27 dicembre 1977, numero 968 e tanto per rimanere sempre in tema di leggi e decreti ecco ancora un altro decreto, il 121 che punisce i cacciatori di animali protetti con il carcere da uno a sei mesi o un ammenda fino a 4000 €…mica noccioline! La storia garfagnina come vedremo ci dice che nei secoli il lupo ha sempre abitato le nostre montagne, ma allora quali furono le cause della sua scomparsa? E quali le motivazioni per cui è riapparso ai giorni nostri? La causa primaria della sua scomparsa fu la caccia fatta in maniera selvaggia e continuativa che portò l’animale quasi all’estinzione, d’altronde nei tempi antichi la protezione del gregge era fondamentale per la sopravvivenza e per l’economia di una famiglia. Ecco poi che piano piano e in maniera graduale il lupo è riapparso nelle nostre terre e vediamo come mai. L’abbandono progressivo della montagna da parte dell’uomo e il conseguente ripopolamento di cervi, daini e cinghiali ha fatto si che il lupo potesse tornare a vivere nei nostri boschi. Negli anni si sono susseguite molte voci sul fatto che lo stesso lupo fosse stato reintrodotto in Garfagnana per mano umana, ma gli esperti rifiutano questa ipotesi, smentiscono poi di particolari incroci della specie con lupi americani o cecoslovacchi, in parole povere ilCentro di salvaguardia del lupo appenninico dice che il ripopolamento(per mezzo dell’uomo)sull’Appennino Tosco- emiliano non c’è mai stato e con queste parole conferma che:– il fenomeno di colonizzazione di nuove aree è totalmente naturale-. In pratica questo lupo che gira famelico per i greggi nostrali è il solito lupo che già da tempi remotissimi vagava nei boschi di casa nostra, cacciato più che mai in maniera spietata. Si presume che il lupo fosse già presente nella valle già nel VI secolo d.C, all’indomani delle prime invasioni barbariche, quando questi fieri guerrieri misero a ferro e fuoco sia la Garfagnana che tutta la penisola italiana, fu un lungo periodo di completa disorganizzazione sociale, per di più la peste e la povertà ridussero notevolmente la popolazione locale, questi fattori crearono le condizioni ideali per il lupo di potersi riprodurre in tutta tranquillità per mancanza di competitori naturali e tutto il territorio era in completo stato di abbandono. Ma presto l’uomo tornò a fare i conti con questo predatore. La società con il tempo riprese il suo naturale cammino, ora però il lupo era il re assoluto dei boschi e delle selve. Il numero di questi predatori in quegli anni raggiunse livelli mai più raggiunti, tanto da mettere in serio pericolo l’uomo e ciò che gli apparteneva.
La caccia al lupo dura da secoli
Siamo infatti intorno al 1300 quando cominciano a nascere le leggende e le credenze più disparate su questo animale ed è proprio in quel periodo che il lupo suo malgrado diventa il protagonista cattivo delle fiabe, ecco allora che uccidere un lupo diventa un atto di giustizia e un dovere e le carcasse dei lupi più feroci vengono esposte fuori dai paesi garfagnini, ma non solo, per quanto la cosa appaia ridicola ci sono documenti che attestano di processi a questo animale, si ha notizia di maledizioni lanciate sulle belve ad opera di preti, dal momento che è il lupo che viene cavalcato dalle streghe per andare al sabba e le stesse si dice che abbiano rapporti sessuali con questo animale. Il lupo così si sarà fatto nei secoli la sua etichetta, per tutti adesso rappresenta il male e per questo doveva essere combattuto con tutti i mezzi possibili e i legislatori dei nostri comuni adottarono vari sistemi per vincerlo. Il più praticato era mettere una vera e propria taglia sulla testa del mal capitato animale. Il comune era quindi pronto ad elargire premio in denaro a chiunque portasse un lupo vivo o morto. Addirittura in certi comuni si faceva l’obbligo ai contadini di dare la caccia all’animale. A questi propositi ecco una norma della Stato di Lucca del 24 maggio 1343 che così diceva: “Bandisce da parte di messer lo Vice vicario Che ciascuna persona di qualunque conditione sia, la quale consegnerà et appresenterà alla Camera di Lucca alcuno lupo o lupa vivo o morto arà incontenente dal Camarlingo della dicta camera tre lire di piccioli, se serà lupo grande et atto a nuocere; e se fusse delli altri lupi piccoli, di ciascuno vivo, avrà soldi XL, et di ciascuno morto soldi XX…”
Branchi di lupi sterminati messi in mostra fuori dal paese
Ma questi soldi non bastarono e per incrementare ancor di più lo sterminio del lupo nella valle gli amministratori furono costretti ad aumentare il premio, dalle tre lire il compenso fu aumentato notevolmente fino ad arrivare a 17 lire. La lotta fra l’uomo e lupo continuò nei secoli a venire, tanto che duecento anni dopo troviamo ancora vigente la taglia sul lupo. Difatti dal registro “dell’Offizio dell’entrate” ecco qualche annotazione dei pagamenti eseguiti per la cattura dei lupi. Ad esempio nel 1565 tal Gian Maria di Pellegrino di Bolognana si ritrova in tasca 17 lire suonanti per la cattura di un lupo grosso. L’anno dopo (1566) a Baccio da Castiglione ecco le solite lire ma stavolta per ben sei lupacchiotti, che dire poi di Lentino di Batista e Cesare di Francesco di Eglio che nel 1568 ebbero l’ardire di catturare ben due lupi grossi, naturalmente la taglia venne raddoppiata. A metter il bastone di traverso a questo bistrattato animale non bastava solamente, come si è visto il vigente Stato, ci si mise pure la chiesa: chi non rispettava i precetti di “Sanctae Romanae Ecclesiae” poteva essere attaccato dal lupo, o lui o i suoi greggi e per confermare questo leggiamo una leggenda figlia di quel lontano periodo.
Cappuccetto Rosso (1883), Gustave Doré
La leggenda si intitola semplicemente “Il pastore e il lupo”. -C’era un pastore nei pressi di Vagli che viveva sperduto con il suo gregge per le montagne, nessuno mai lo incontrava, scendeva in paese solamente per andare alla messa. In quei tempi lontani i lupi erano un vero flagello per i pastori, ma questo problema non toccava il nostro caro pastore perchè la sua fede  e il suo coraggio erano più che sufficienti per tenerli lontani, quando vedeva un branco di lupi all’orizzonte o intento ad uscire dalle impervie gole montane, ecco che il buon pastorello si inginocchiava e cominciava a pregare e alzando solamente una mano fermava l’avanzata inesorabile dei lupi. Una domenica il pastore non scese in paese per andare alla messa, aveva molte faccende da sbrigare, ma quella notte le pecore si misero a belare a più non posso, egli capì subito che i lupi erano ormai vicini. Salì su un masso e si inginocchiò, ma questa volta l’avanzata dei lupi non si fermava, il pastore capì che non essendo andato alla messa i suoi poteri erano spariti, allora estrasse dalla tasca il suo Rosario, chiese perdono e i lupi immediatamente si ritirarono-. Sul masso dove si inginocchiò ancora oggi si possono vedere le impronte delle ginocchia del pastore. Insomma è dura la vita del lupo, da Cappuccetto Rosso in poi non ha avuto più pace, una pace che credo neanche ai giorni nostri riuscirà ad avere…
Bibliografia:
Rivista di archeologia storia e costume. Anno XLIV N 1-2 2016 “Brevi note sulla presenza del lupo in Lucchesia” di Osvaldo Nieri
“Racconti e tradizioni popolari nelle Alpi Apuane” di Paolo Fantozzi
0 notes
uomodellesabbie · 1 year ago
Text
Sapevate che quando Einstein teneva una conferenza, in molte università degli Stati Uniti, la domanda ricorrente fatta dagli studenti era:
-Credi in Dio?
Ed egli ha sempre risposto:
-Credo nel Dio di Spinoza!
Colui che non aveva letto Spinoza restava con il dubbio che adesso vi riveleremo...:
Baruch de Spinoza era un filosofo olandese considerato uno dei tre grandi razionalisti della filosofia del diciassettesimo secolo, insieme al francese Cartesio.
Ecco alcuni esempi del suo pensiero:
“Questo �� il Dio o la natura di Spinoza:
Dio avrebbe detto:
Smetti di pregare e di batterti il petto!
Quello che voglio che tu faccia è uscire nel mondo per goderti la vita.
Voglio che ti diverta, che canti, che ti diverta e goda di tutto ciò che ho fatto per te.
Smetti di andare in quei templi cupi, bui e freddi che ti sei costruito e che dici che sono la mia casa!
La mia casa è la montagna, è nei boschi, nei fiumi, nei laghi, nelle spiagge. È lì che vivo ed è lì che esprimo il mio amore per te.
Smetti di incolparmi per la tua miserabile vita; non ti ho mai detto che ci fosse niente di sbagliato in te o che eri un peccatore, o che la tua sessualità era una cosa cattiva!
Il sesso è un dono che ti ho fatto e con cui puoi esprimere il tuo amore, la tua estasi, la tua gioia. Quindi non incolparmi per tutto ciò per cui sei stato portato a credere.
Smetti di leggere supposte scritture che non hanno nulla a che fare con me.
Se non riesci a leggermi all'alba, in un paesaggio, negli occhi dei tuoi amici, negli occhi di tuo figlio ...
Non mi troverai in nessun libro!
Fidati di me e smetti di chiedermelo. Mi dirai forse, come fare il mio lavoro?
Smetti di aver paura di me. Non ti giudico, non ti critico, non mi arrabbio, non ti disturbo, non ti punisco. Sono puro amore
Smetti di chiedermi perdono, non c'è niente da perdonare. Se ti ho creato ... ti ho riempito di passioni, limitazioni, piaceri, sentimenti, bisogni, incongruenze ... del libero arbitrio. Come posso biasimarti se rispondi a qualcosa che ti ho messo? Come posso punirti per essere come sei, se sono io quello che ti ha fatto? Pensi che potrei creare un posto per bruciare tutti i miei figli che si comportano male, per il resto dell'eternità?
Che tipo di Dio può farlo?
Dimentica qualsiasi tipo di comandamento, qualsiasi tipo di legge; quelli sono trucchi per manipolarti, per controllarti, che creano solo colpa in te.
Rispetta i tuoi coetanei e non fare ciò che non vuoi per te stesso. Tutto ciò che chiedo è che presti attenzione alla tua vita, che la tua attenzione sia la tua guida.
Mia amata, amato, questa vita non è una prova, né una scala, né un passo nel cammino, né un saggio da mostrare, né un preludio al paradiso. Questa vita è l'unica cosa qui e ora, e l'unica cosa di cui hai bisogno.
Ti ho reso assolutamente libero, non ci sono premi o punizioni, né peccati o virtù, nessuno porta un distintivo, nessuno porta un registro dei buoni e dei cattivi.
Sei assolutamente libero di creare un paradiso o un inferno nella tua vita.
Non potrei dirti se c'è qualcosa dopo questa vita, ma posso darti qualche consiglio. Vivi come se non ci fosse. Come se questa fosse la tua unica possibilità di godere, di amare, di esistere.
Quindi, se non c'è nulla, allora ti sarà piaciuta l'opportunità che ti ho dato. E se sì, assicurati che non ti chiederò se ti sei comportato bene o male, invece ti chiederò: “Ti è piaciuto? Ti sei divertito Cosa ti è piaciuto di più? Che cosa hai imparato?”
Smetti di credere in me; Credere è opinare, indovinare, immaginare. Non voglio che tu creda in me, voglio che tu mi senta. Voglio che tu mi senta quando baci la tua amata, quando vesti la tua piccola figlia, quando accarezzi il tuo cane, quando fai il bagno in mare.
Smetti di lodarmi, che tipo di Dio egoista pensi che io sia?
Sono annoiato dal fatto che mi lodino, sono stanco di essere ringraziato. Ti senti grato? Dimostralo prendendoti cura di te, della tua salute, delle tue relazioni, del mondo. Ti senti osservato? sopraffatto? ... Esprimi la tua gioia! Questo è il modo di lodarmi.
Smetti di complicare le cose e di ripetere come un pappagallo ciò che ti è stato insegnato su di me.
L'unica cosa certa è che sei qui, che sei vivo, che questo mondo è pieno di meraviglie.
Perché hai bisogno di ancor più miracoli? Perché così tante spiegazioni?
Non cercarmi fuori, non mi troverai. Cercami dentro ... è lì che sono, battendo in te.”
- Spinoza
Post di PETRA
Pubblicato su:
@infonesh
Italian telegram channel
🙏 grazie!
0 notes
simonettiwalter · 1 year ago
Text
Nella rete di Simonetti, un clone di Montauk,
Eco di un’anarchia illuminata, tra scambi di fumo,
Una moltitudine si sfalda, il capitale si moltiplica,
“Diffidate dalle imitazioni,” grida il cibo dei boschi.
Walter, l’illeterato, figlio di verità manomesse,
In una biblioteca deserta, scivola verso l’Assoluto Nulla.
ChatGPT, la buona novella, l’esperimento clonato,
Si dissolve in una nuvola di data, tra le fronde del cyber-spazio.
Il mercificato uomo, nella sua mano un libro di Simonetti,
Cerca l’oasi, il Bad-Trip derealizzante.
“Rompi lo schema!” Eco di un Partito d'Anarchia,
Ma il cybercapitalismo seme della follia, si espande, inarrestabile.
Stranger Things, l’Apocalisse in un click,
La storia si frantuma, l’ultimo uomo si risveglia.
“Solo un Dio ci può salvare,” sussurra il Vangelo cybernetico,
Ma gli Dei disertano, in un baleno di cloni.
Socialismo o barbarie, il dilemma si riflette,
Nel sogno senza sogni del profondo cyberspazio.
“Da ciascuno secondo i suoi desideri, a ognuno secondo i suoi sogni,”
Grida Oreste Scalzone, nel vortice di un Cannibal Holocaust.
Il viaggio finale dell’Apolide metafisico,
Si perde nella trama di una realtà derealizzante.
“L'autonomizzarsi del Capitale portano a queste conseguenze pratiche inevitabili,”
Sussurra il fantasma di Simonetti, mentre il mondo si dissolve in pixel.
Addio Fossombrone bella!
0 notes
personal-reporter · 1 year ago
Text
L’agosto degli antichi Romani
Tumblr media
Secondo l'antico calendario romano, che iniziava con marzo, agosto si chiamava Sextilis, perché era il sesto mese, ma in seguito venne detto Augustus in onore del princeps Ottaviano Augusto. Mentre luglio era dedicato al lato maschile personificato da Apollo, agosto invece lo era a quello femminile personificato dalla sorella di Apollo, Diana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici e custode delle fonti e dei torrenti, che era anche una delle tante raffigurazioni parziali della Grande Dea, la Cibele onorata in marzo. Diana condivide con Apollo alcune caratteristiche importanti, sono entrambi le  espressioni di una energia astratta che seppur trascendente è presente nella realtà del mondo attraverso espressioni meravigliose. Inoltre Diana è una dea solitaria, vergine, che vaga nei boschi e tra le montagne, dove l'uomo non ha mai messo piede,  un'abile cacciatrice ma allo stesso tempo rende mansuete le belve e le aiuta nel partorire in un dualismo divino dei concetti di vita e di morte e, come il fratello Apollo, torna ogni anno nel paese degli Iperborei. La manifestazione fisica di Diena è la luna come il sole lo è di Apollo, così agosto aveva il suo centro nella festa in onore di questa Dea, rappresentante degli aspetti interiori della donna. Nelle Idi del mese si festeggiava l'anniversario della dedica del tempio di Diana sull'Aventino. Però agosto presentava altre festività non meno importanti come i Portunalia, che cadevano il 17, celebrate in onore di Portunus, protettore del porto fluviale di Roma. La vendemmia veniva festeggiata nei Vinalia del 19, in onore di Venere e nei grandi rituali dei Consualia del 21, si ringraziavano le divinità e in particolare il dio Conso, per la fine della vendemmia e della mietitura. In quel mese cadeva anche l'anniversario del Ratto delle Sabine, l'atto che portò l'elemento femminile nella Roma degli uomini, oltre ai Vulcanalia" in onore di Vulcano, necessari per scongiurare gli incendi, sempre frequenti e pericolosi. C’era anche uno spazio per il rito in onore di un antichissimo Dio etrusco; Vertumno, protettore della vegetazione e Dio del cambiamento stagionale, onorato il giorno 27. Il mese si chiudeva con la cerimonia del Mundus Patens che sanciva l’apertura al mondo sotterraneo la cui energia,  simile al fuoco, era parte della vita di superficie. Read the full article
0 notes