#guerra civile americana
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“ Il giorno prima, i combattimenti erano stati saltuari e senza esito. Nei punti di scontro il fumo della battaglia era rimasto sospeso tra gli alberi sotto forma di cortine azzurre finché non furono dissolte dal cadere della pioggia. Nella terra ammollata le ruote dei cannoni e dei carri di munizioni tagliavano profondi solchi irregolari, e i movimenti della fanteria sembravano impediti dal fango che si attaccava alle scarpe dei soldati quando, con le divise inzuppate e i fucili malamente protetti dalle mantelline dei cappotti, si trascinavano di qua e di là in linee sinuose per la foresta gocciolante e il campo allagato. Ufficiali a cavallo, col volto che spuntava sotto il cappuccio di tela gommata luccicante come un elmo nero, si facevano strada, isolatamente o a gruppetti casuali, andando avanti e indietro apparentemente senza meta e senza ricevere attenzione da nessuno tranne che dai colleghi. Qua e là qualche morto col vestito sporco di terra, la faccia nascosta da una coperta o all'aria, gialla e terrea sotto la pioggia, aggiungeva la sua influenza demoralizzante a quella degli altri squallidi elementi della scena e intensificava la desolazione generale con un particolare effetto depressivo. Erano molto ripugnanti, questi relitti d'uomini, niente affatto eroici, e nessuno sentiva il contagio del loro patriottico esempio. Morto sul campo dell'onore, sí; ma il campo dell'onore era tanto bagnato! Fa una certa differenza. La battaglia campale che tutti s'erano aspettata, non c'era stata; nessuno dei piccoli vantaggi derivati, ora a questa, ora all'altra parte, in scontri accidentali e isolati, avevano avuto seguito. Attacchi portati senza convinzione provocavano una resistenza ottusa che si accontentava di respingerli. Gli ordini venivano eseguiti con fedeltà meccanica, nessuno faceva niente di piú del suo dovere. — L'esercito è codardo oggi, — disse il generale Cameron, comandante della brigata federale, al suo aiutante maggiore. — L'esercito ha freddo, — rispose l'ufficiale al quale erano state rivolte quelle parole, — e poi... certo, non ha voglia di finire come quello lí. E indicò uno dei cadaveri che giaceva in una pozzanghera; il fango schizzato dagli zoccoli dei cavalli e dalle ruote dei cannoni gli aveva inzaccherato la faccia e i vestiti. Anche le armi da fuoco sembravano contagiate da questa neghittosità militare. Il crepitio dei fucili suonava apatico e poco convincente. Non aveva senso e non destava quasi attenzione né ansia da parte degli altri reparti non direttamente impegnati nella sparatoria e delle riserve in attesa. Uditi da vicino, gli scoppi dei cannoni erano fiacchi in volume e timbro: mancavano di mordente e di risonanza. Sembrava che i pezzi sparassero a salve con cariche ridotte. E cosi la futile giornata si trascinò alla sua tetra fine. Segui una notte di disagio, poi una giornata d'apprensione. “
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Brano tratto dal racconto Un tipo d’ufficiale raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 132-133.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
#Storie di soldati#letture#leggere#Ambrose Bierce#sacrificio#Guerra di secessione americana#Antonio Meo#orrore#pietà#Guerra civile americana#pacifismo#XIX secolo#Italo Calvino#Storia degli Stati Uniti d'America#Francesco Binni#nonviolenza#letteratura americana#antimilitarismo#forze armate#narrativa#raccolte di racconti#abolizionismo#schiavismo#abolizionisti#citazioni letterarie#racconti brevi#schiavitù#Storia degli USA#Stati Confederati d'America#libri
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Civil War su Prime Video: L'America al collasso in un thriller distopico
Reporter in prima linea per raccontare la verità in un’America devastata dalla guerra civile
Reporter in prima linea per raccontare la verità in un’America devastata dalla guerra civile Prime Video lancia Civil War, un thriller distopico che sta conquistando il pubblico italiano, piazzandosi al primo posto tra i contenuti più visti della piattaforma. Il film ci proietta in un futuro non troppo lontano in cui gli Stati Uniti sono al limite della distruzione, con il paese in preda a una…
#Alessandria today#America al collasso#America distopica#apocalisse e società#azione e thriller#caos e violenza#cinema distopico#cinema e riflessione sociale#Civil War#collasso sociale#Crisi sociale#cronaca di guerra#distopia e futuro#film d’azione Prime Video#film di guerra civile#film distopico#film su reporter#film sui giornalisti#film sulla libertà#film sulla sopravvivenza#film sulla verità#giornalismo e guerra#giornalismo e verità#giornalismo in crisi#giornalisti in pericolo#guerra civile#guerra civile americana#italianewsmedia.com#libertà di informazione#Libertà di stampa
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I want to jump directly to next year's classes because I will take classes like "Antropology of the genders" "Migration sociology" "dialects" and French, but also "Journalism and creative writing" and "Political antropology"
and right now I'm here studying "american history and slavery" which don't get me wrong, it's interesting and all, but holy fuck would I rather study the migration processes or politics
#alice shenanigans#l'Uni umanistica COL CAZZO scienza delle merendine#la parte della schiavitù di questo esame spazia letteralmente dall'ANTICA GRECIA fino alla guerra civile americana Nord/Sud e oltre#gne gne scienze delle merendine
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As Origens Sociais da Ditadura e da Democracia - Parte 3: Implicações Teóricas e Projeções - A: A via democrática para a sociedade moderna
#disciplina: ciência política#livro: as origens sociais da ditadura e da democracia by barrington moore jr#escritor: barrington moore jr#áudiosss#facul related stuff#ano: 1966#disciplina: história#assunto: democracia#assunto: democracia parlamentar#assunto: revolução puritana#assunto: revolução francesa#assunto: guerra civil americana#país: inglaterra#país: frança#país: estados unidos#assunto: capitalismo#assunto: fascismo#país: alemanha#país: japão#adicionar mais tags no reblog
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Remenber TV “Norte y Sur”
Ficha Técnica de “Norte y Sur” Título original: North and South Título en español de España: Norte y Sur Título en español latinoamericano: Norte y Sur Calificación edad: TV-PG+13 (No recomendado para menores de 13 años) Canal: ABC Director: Richard T. Heffron Actores principales: Patrick Swayze (Orry Main) James Read (George Hazard) Lesley-Anne Down (Madeline Fabray LaMotte) País:…
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Críticas — Guerra Civil (2024), A História Verdadeira (2015), Spotlight: Segredos Revelados (2015), Graças a Deus (2019)
O bom e o mau jornalismo Não foi à toa que Guerra Civil (2024), de Alex Garland estreou em 12 de abril apenas nos EUA e no Reino Unido, há exatamente 163 anos do início da Guerra de Secessão Americana (1861 a 1865): uma semana antes de estrear nos cinemas do Brasil e do resto do mundo. No entanto, o conflito ficou em segundo plano para o cineasta poder destacar a atuação inescrupulosa da velha…
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#A História Verdadeira#A História Verdadeira (2015)#A Noite do Jogo#Alex Garland#até hoje. Destaque para a exibição do filme racista na Casa Branca pelo Presidente Democrata Woodrow Wilson#Bernard Preynat#BP Select#Cailee Spaeny#Christian Longo#Coração Das Trevas#Felicity Jones#Filhos da Esperança#François Ozon#Graças a Deus#Guerra Civil#Guerra de Secessão Americana#Igreja Católica#Jake Gyllenhaal#James Franco#Jesse Plemons#Kirsten Dunst#Mark Ruffalo#Michael Finkel#Michael Keaton#New York Times#O Abutre#Prêmio Pulitzer#Rachel McAdams#Reuters#Road Movie
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24 MAGGIO 1961 nasceva ILARIA ALPI
"Era una giovane donna, forte e determinata, battagliera e femminista convinta".
"Soffriva di vertigini e temeva il vuoto, ma si era scelta un lavoro in cui l'elicottero è uno dei cosiddetti ferri del mestiere, aveva una autentica fobia del vuoto, una vera e proprio chefobia ma volava con tranquillità almeno apparente".
"Era una giornalista coraggiosa con la mente in Europa ed il cuore in Africa"
P.s. Così l'ha descritta sua madre.
Si diplomò al Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma.
Grazie anche all'ottima conoscenza delle lingue (arabo, francese e inglese) ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de l'Unità.
Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai.
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane: Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. Nel novembre precedente l'assassinio della giornalista era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica).
La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta. La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito dopo gli unici altri due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un freelance che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi a quella di un imprenditore italiano con cui successivamente vennero portati al Porto vecchio. Una troupe della Svizzera italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[6]
Ilaria Alpi venne sepolta nel Cimitero Flaminio di Roma.
La madre, Luciana Riccardi Alpi, (1933 - 12 giugno 2018) ha intrapreso, fin dal primo processo, una battaglia per cercare la verità e far cadere ogni sorta di depistaggio sull’omicidio della figlia.
Noi siamo quelli che credono ancora a queste emozioni
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Lo que opinaba Karl Marx sobre Bolivar.
Karl Marx lo describió como el «canalla más cobarde» que se encargó, justificándolo como gesta bélica, del exterminio de miles de personas.
Un general cobarde y autoritario: así definía el padre del comunismo al español Simón Bolívar
Marx culpa al criollo de las dificultades que tuvo la revolución de despegar debido a su cobardía y tendencia a acaparar poder.
Lejos del relato clásico de la lucha de los americanos por conseguir su independencia respecto a los españoles, las sucesivas guerras de emancipación que se vivieron en los territorios del Imperio español fueron, en esencia, una guerra civil entre españoles, esto es, españoles de América contra españoles de Europa. Simón Bolívar, un criollo de ascendencia española y dueño de grandes plantaciones, era tan español como el que más. Un buen representante del caudillismo y la intromisión de elementos militares en la política tan característicos de la historia ibérica en el siglo XIX.
Fiel a su sueño de crear a toda costa unos EE.UU. en el sur de América, Bolívar no dudó en imponer su idea del nuevo país a territorios en los que, como en Perú, se veía con recelo sus intromisiones. Su visión democrática estaba deformado de origen por la idea de que él y los militares que habían participado en las guerras de independencia debían gozar de una posición especial de forma vitalicia. En sus últimos años de vida, el «libertador» empezó a acaparar poder y actuar de forma despótica, incluyendo dos años de dictadura pretoriana. La amenaza del ejército peruano de La Mar, la insubordinación del general de su mayor confianza, José María Córdoba, y un intento de asesinato el 25 de septiembre de 1828 señalaron la puerta de salida al caudillo. Bolívar, gravemente enfermo y en proceso depresivo, presentó su dimisión en 1830 ante el Congreso colombiano y vivió sus últimos días torturado por las noticias que llegaban de más y más fragmentaciones de las repúblicas americanas.
A su muerte, la figura de Bolívar fue víctima de un proceso de mitificación en términos inverosímiles, que dura hasta la actualidad. Sin embargo, no han faltado desde entonces pensadores, incluso de un espectro ideológico progresista, que comprendieron lo limitada que era la idea que el libertador tenía de la democracia. El prusiano Karl Marx, considerado junto a Engels el padre del comunismo práctico, no dudó en criticar con dureza a Bolívar en un texto titulado «Bolívar y Ponte», escrito en 1858, donde le presenta como un pésimo militar con tendencia a acaparar poder.
«El Napoleón de las retiradas»
El documento traza la biografía política de Bolívar, poniendo énfasis en sus tímidos inicios revolucionarios. De hecho, Marx culpa al criollo del fracaso, en 1812, de la revolución iniciada por Francisco de Miranda debido a su cobardía. Cuenta el prusiano que estando Bolívar al frente de Puerto Cabello, la principal plaza fuerte de Venezuela, se produjo una insurrección por parte de prisioneros de guerra leales a la Corona.
«Aunque los españoles estaban desarmados, mientras que él disponía de una fuerte guarnición y de un gran arsenal, se embarcó precipitadamente por la noche con ocho de sus oficiales, sin poner al tanto de lo ocurría ni a sus propias tropas, arribó al amanecer a Guaira y se retiró a su hacienda de San Mateo».
Una precipitada huida que permitió a los realistas tomar la plaza y, a su vez, forzó a Miranda a suscribir, el 26 de julio de 1812, el tratado de La Victoria, que sometió nuevamente a Venezuela al dominio del Rey. Además, Bolívar y varios de sus oficiales arrestaron en persona a Miranda mientras dormía y lo entregaron al jefe realista, que lo remitió a Cádiz, donde Miranda murió después de varios años de cautiverio. «Debe satisfacerse el pedido del coronel Bolívar, como recompensa al servicio prestado al Rey de España con la entrega de Miranda», dejó escrito el mando realista cuando Bolívar solicitó un pasaporte para salir de Venezuela.
El libertador entró «de pie, en un carro de triunfo, al que arrastraban doce damiselas vestidas de blanco y ataviadas con los colores nacionales»
No en vano, Bolívar faltó a su palabra de marcharse del continente para encabezar a principios de 1813 una nueva rebelión contra la Corona. Sus tropas tomaron Caracas en un rápido movimiento y abrieron la puerta a que el caudillo danzara en un desfile propio de los generales de la Antigua Roma. En palabras de Marx, el libertador entró «de pie, en un carro de triunfo, al que arrastraban doce damiselas vestidas de blanco y ataviadas con los colores nacionales, elegidas todas ellas entre las mejores familias caraqueñas, Bolívar, la cabeza descubierta y agitando un bastoncillo en la mano, fue llevado en una media hora desde la entrada la ciudad hasta su residencia». Se proclamó, a continuación, Dictador y Libertador de las Provincias Occidentales de Venezuela y creó la Orden del Libertador , un cuerpo de tropas escogidas a las que denominó guardia de corps y se rodeó de la pompa propia de una corte.
Según apreció el padre del marxismo, esta dictadura degeneró pronto en una anarquía militar, en la cual «asuntos más importantes quedaban en manos de favoritos que arruinaban las finanzas públicas y luego recurrían a medios odiosos para reorganizarlas». Tampoco tarde el entusiasmo popular en transformarse en descontento, dando tiempo a las fuerzas realistas a contraatacar y a reconquistar Caracas. Cuando Bolívar se vio obligado a refugiarse en Jamaica, en manos inglesas, junto a sus generales de confianza, aún dejó a su espalda a un grupo de revolucionarios que resistió en Venezuela hasta sus últimas consecuencias. Siempre se las arregló para poner tierra de por medio a tiempo.
En estas huidas preventivas, opina Marx y los historiadores que se han acercado a su figura que Bolívar se presentaba como víctima de alguna facción o enemigo secreto, imaginario o imaginado, que le había obligado a dejar a sus partidarios atrás para salvar la vida. Una tendencia a escapar cuando las cosas pintaban mal que llevó a uno de los generales revolucionarios, el negro María Francisco Piar, a amenazarlo con llevar el caso a un consejo de guerra por deserción, apodándole con sarcasmo «El Napoleón de las retiradas». Las acusaciones de Piar instigaron su condena a muerte por el Consejo Supremo de la Nación acusado de haber conspirado contra los blancos, atentado contra la vida de Bolívar y aspirar al poder supremo. Fue fusilado el 16 de octubre de 1817.
El giro más dictatorial
Aparte de la timidez en combate, Marx considera al libertador un incompetente en sus decisiones tácticas. En la campaña decisiva que terminó con la independencia de Venezuela, Bolívar acumuló un sinfín de derrotas a pesar de contar con superioridad numérica. Para finales de mayo de 1818, el criollo español había perdido ya unas doce batallas y parte de la ventaja que había obtenido Piar antes de ser ejecutado. La salvación de la causa revolucionaria vino en esas fechas procedente de Inglaterra a través de hombres, buques, munición e incluso oficiales ingleses, franceses, alemanes y polacos. Marx atribuye al ejercicio de los ingleses la victoria definitiva en Nueva Granada en el verano de 1819 y responsabiliza a Bolívar de retrasar la campaña por «perder tiempo en homenajes» en las distintas ciudades que ocupaba.
El mando directo sobre esta legión extranjera permitió a Bolívar imponer los términos de lo que debía ser la Gran Colombia que sustituyera a las instituciones realistas:
«Mediante su guardia de corps colombiana manipuló las decisiones del Congreso de Lima, que el 10 de febrero de 1823 le encomendó la dictadura; gracias a un nuevo simulacro de renuncia, Bolívar se aseguró la reelección como presidente de Colombia. Mientras tanto su posición se había fortalecido, en parte con el reconocimiento oficial del nuevo estado por Inglaterra, en parte por la conquista de las provincias altoperuanas por Sucre, quién unificó a las últimas en una república independiente, la de Bolivia. En este país, sometido a las bayonetas de Sucre, Bolívar dio curso libre a sus tendencias al despotismo y proclamó el Código Boliviano, remedo del Código de Napoleón. Proyectaba trasplantar ese código de Bolivia al Perú, y de éste a Colombia, y mantener a raya a los dos primeros estados por medio de tropas colombianas, y al último mediante la legión extranjera y soldados peruanos. Valiéndose de la violencia, pero también de la intriga, de hecho logró imponer, aunque tan sólo por unas pocas semanas, su código al Perú».
Bolívar dio curso libre a sus tendencias al despotismo y proclamó el Código Boliviano, remedo del Código de Napoleón
Como presidente y libertador de Colombia, protector y dictador del Perú y padrino de Bolivia, alcanzó la cúspide de su poder y, a partir de ese punto, comenzó su giro más autoritario. En sus dos últimos años de una dictadura sin disimulo, Marx señala que ejerció durante un tiempo «una especie de terror militar», que incluyó la condena a muerte, sin un proceso legal con suficientes garantías, de varias personas acusadas de haberle intentado asesinar. En medio de este ambiente cada vez más opresivo, presentó su dimisión en 1830 ante el Congreso colombiano, si bien murió sin abandonar completamente el país cuando ya buscaba la forma de regresar de nuevo al poder.
«Súbitos arrebatos de ira»
El general francés Ducoudray-Holstein, contemporáneo de Bolívar, tampoco tenía una opinión especialmente positiva del criollo. Le apreciaba una personalidad colérica: «No puede andar mucho a pie y se fatiga pronto. Le agrada tenderse o sentarse en la hamaca. Tiene frecuentes y súbitos arrebatos de ira, y entonces se pone como loco, se arroja en la hamaca y se desata en improperios y maldiciones contra cuantos le rodean. Le gusta proferir sarcasmos contra los ausentes, no lee más que literatura francesa de carácter liviano, es un jinete consumado y baila valses con pasión. Le agrada oírse hablar, y pronunciar brindis le deleita. En la adversidad, y cuando está privado de ayuda exterior, resulta completamente exento de pasiones y arranques temperamentales. Entonces se vuelve apacible, paciente, afable y hasta humilde. Oculta magistralmente sus defectos bajo la urbanidad de un hombre educado en el llamado beau monde, posee un talento casi asiático para el disimulo y conoce mucho mejor a los hombres que la mayor parte de sus compatriotas».
Un general cobarde y autoritario: así definía el padre del comunismo al español Simón Bolívar.
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Estrelas musicais se alinham para o drama "The Gray House" – DEADLINE (Tradução)
Estrelas musicais se alinham para o drama da Guerra Civil THE GRAY HOUSE com Willie Nelson, Shania Twain, Yolanda Adams, Lainey Wilson, Killer Mike e mais na trilha sonora.
As estrelas da música estão se preparando para THE GRAY HOUSE, de Kevin Costner e Morgan Freeman.
Leslie Greif abriu a playlist da série com exclusividade para o Deadline e há uma grande potência estelar aí, incluindo uma música original interpretada pela lenda da música country Willie Nelson, que encerra a série. Além disso, Shania Twain, Killer Mike e Yolanda Adams estão entre os que participarão, e Jon Bon Jovi co-escreve uma das músicas do programa.
A matéria completa, e em inglês, você pode ler CLICANDO AQUI. Segue tradução feita pela Equipe COBR:
“Minha ideia foi, em vez de ter uma música-título [final], ter oito músicas diferentes de artistas vencedores do Grammy e de diferentes gêneros musicais, que foram escritas para o nosso programa e que contarão a história daquele episódio”, disse Greif, que é produtor executivo e escreveu o roteiro com Darrell Fetty e John Sayles.
“Heart of America”, de Nelson, foi escrito por Erin Enderlin, Jim ‘Moose’ Brown e Jeff Fahey. Ela encerra a minissérie, que conta com Costner e Freeman como produtores executivos. A série acompanha um trio de heroínas desconhecidas que fazem parte de uma rede de espionagem que tenta virar a maré da Guerra Civil Americana a favor do Norte. Mary-Louise Parker, Amethyst Davis, Daisy Head e Ben Vereen fazem parte do elenco.
“Todas essas pessoas vieram, com base no trailer, no tema do programa e no desejo de fazer parte de algo importante”, disse Greif, que co-produziu várias das músicas da série. Shania Twain ficou evidentemente impressionada. Como parte do dueto com Drake Milligan, ela apresenta uma música intitulada “I'll Be Here With You”.
Yolanda Adams, uma das artistas gospel mais vendidas de todos os tempos e estrela da série Kingdom Business do BET+, canta “Love Will Rescue Me”, que encerra o segundo episódio. Lainey Wilson, que foi eleita a artista do ano no Academy of Country Music Awards deste ano, tem uma canção chamada “Dead End Road”.
A dupla de marido e esposa War and Treaty interpreta o tema do título principal “Blood In The River” na série dirigida por Roland Joffe, bem como a música do título final “If This Day Was The Last Day”. Killer Mike participa da ação com um número chamado “Spying Eyes”.
O episódio de abertura da série termina com “Unholy Water”, interpretada por Adrienne Warren. A música vem de uma equipe poderosa de Jon Bon Jovi, Desmond Child e Butch Walker. Larkin Poe, ganhador do prêmio Grammy, participa com uma música chamada “The Devil's Boat”.
Scott Stapp, que co-escreveu uma das músicas da trilha sonora de “É Assim Que Acaba”, apresenta “Red, White, & Blue”, que ele escreveu com Marti Frederiksen e Desmond Child. O compositor e integrante do Hall da Fama, Child, tem créditos de composição em várias músicas da série.
THE GRAY HOUSE é da Paramount Global, e seu braço de distribuição está o vendendo internacionalmente. Ainda não há notícias sobre seu lançamento nos EUA. É produzido pela Territory Pictures, de Costner; pela Revelations Entertainment, de Freeman e Lori McCreary; e pela Big Dreams Entertainment, de Greif.
Confira a lista de reprodução completa de THE GRAY HOUSE abaixo:
Música: “Blood In The River” (Tema do título) Interpretada por: The War and Treaty Escrita por: Erin Enderlin, James 'Moose' Brown, Jeff Fahey
Música: “Unholy Water” (End Title – Episode 1) Interpretada por: Adrienne Warren Escrita por: Jon Bon Jovi, Butch Walker, Desmond Child
Música: “Love Will Rescue Me” (End Title – Episode 2) Interpretada por: Yolanda Adams Escrita por: Anthony Evans, Nick Pothoven
Música: “If This Day” (End Title – Episode 3) Interpretada por: The War and Treaty Escrita por: Diane Warren
Música: “Red, White, & Blue” (End Title – Episode 4) Interpretada por: Scott Stapp Escrita por: Scott Stapp, Marti Frederiksen, Desmond Child
Música: “Dead End Road” (Featured Song – Episode 5) Interpretada por: Lainey Wilson Escrita por: Lainey Wilson (ASCAP), Trannie Anderson, Paul Thomas Sikes
Música: “The Devil’s Boat” (End Title – Episode 5) Interpretada por: Larkin Poe Escrita por: Erin Enderlin, James “Moose” Brown, Jeff Fahey, Michael Trotter Jr., Tanya Trotter
Música: “Spying Eyes” (Smiling Faces) (End Title – Episode 6) Interpretada por: Killer Mike ft. Lena Byrd Miles Escrita por: Barrett Strong, Norman Whitfield, Michael Render, Vidal Garcia, Cosmo Hickox, Max Perry, Robert Mandell
Música: “I’ll Be Here With You” (End Title – Episode 7) Interpretada por: Shania Twain & Drake Milligan Escrita por: Erin Enderlin, James “Moose” Brown, Jeff Fahey, Drake Milligan
Música: “Heart of America” (End Title – Episode 8) Interpretada por: Willie Nelson Escrita por: Erin Enderlin, James “Moose” Brown, Jeff Fahey
#the gray house#colin o'donoghue#2024#setembro 2024#willie nelson#shania twain#yolanda adams#lainey wilson#killer mike#jon bon jovi#soundtrack#tradução cobr
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La bozza di conclusioni uscita dal vertice dei capi di Stato e di governo europei sottolinea la necessità “imperativa” di preparare i cittadini Ue al rischio di guerra “in vista di una futura strategia di prontezza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, due giorni fa, ha usato le parole di Cicerone, annunciando esplicitamente: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che aveva ulteriormente chiarito: “Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare, sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”.
Il testo sottolinea anche la necessità di sviluppare un piano per una preparazione militare-civile coordinata e rafforzata, insieme a una gestione strategica delle crisi, considerando l’evoluzione del panorama delle minacce. Ciò che rende questa situazione ancora più tangibile è il fatto che questo appello è inserito nella sezione “militare” del documento. È un chiaro segnale che l’Unione Europea si sta preparando all’eventualità di un conflitto armato. Tanto che lo stesso Borrell ha invitato ad abbassare un pò i toni per “non spaventare i cittadini europei”.
Il nuovo strumento di assistenza militare all’Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c’è la anche la proposta sull’uso dei profitti degli asset russi per comprarci armi e munizioni fa fornire a Kiev. Dal febbraio 2022 la UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, di cui 33 miliardi in aiuti militari.
Ma a rendere il tutto ancora più inquietante è lo spettro del casus belli che potrebbe portare i paesi europei alla guerra con la Russia.
“L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche”. A scriverlo una veterana del Sole 24 Ore, l’editorialista Adriana Cerretelli che da anni segue la politica europea per il principale quotidiano economico italiano.
“Dietro garanzia di anonimato il nostro interlocutore, politico europeo di alto rango, evoca l’attacco a sorpresa del Giappone alla base navale americana nel Pacifico, quello che nel 1941 ruppe la neutralità degli Stati Uniti, facendone dal giorno dopo i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale a fianco dell’Europa democratica contro la Germania di Hitler”.
La Cerretelli scrive su Il Sole 24 Ore del 20 marzo che il vertice del Consiglio europeo in corso a Bruxelles “è il secondo vertice europeo di guerra dopo quello che due anni fa si tenne a Versailles”.
L’editorialista sottolinea come ci siano ancora divergenze in seno all’Unione Europea ma che “la certezza dell’instabilità continentale, l’esplosione del Medio Oriente dopo il massacro del 7 Ottobre, lo shock di novembre se l’America optasse per il ritorno di Trump, salvo sorprese antieuropeo, antiNato e filo-Putin, hanno prodotto profondi ripensamenti”.
Secondo la Cerretelli l’invio di «soldati sul campo», evocato dalla Francia di Macron e sconfessato a metà dopo il no generale, non è sparito dai radar. Come la questione dei missili tedeschi Taurus, che per il cancelliere Scholz è «prudente» non dare agli ucraini ma per altri sono un deterrente indispensabile.
In Europa, dove in alcuni paesi torna la coscrizione obbligatoria, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella consueta lettera di invito ai 27 paesi membri della Ue, ha scritto che: “Siamo di fronte alla più grande minaccia alla nostra sicurezza dalla Seconda Guerra mondiale, è tempo di fare passi concreti”. E poi ha citato Cicerone: “se vuoi la pace prepara la guerra”.
La storia insegna molte cose, anche come cominciano le guerre. Più difficile è sapere in anticipo come vanno a finire e di solito finiscono male per molti.
Fermiamoli, con ogni mezzo necessario!!
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“ Nella gola, dove a malapena ci stava un cannone, erano ammucchiati i resti di non meno di quattro. Essi avevano notato soltanto il momento in cui era stato ridotto al silenzio l'ultimo pezzo messo fuori uso; non era stato sostituito rapidamente per mancanza di uomini. I rottami erano disseminati sui due lati della strada; in mezzo ad essi gli uomini avevano trovato il modo di tenere aperto un passaggio per il quale ora stava facendo fuoco il quinto pezzo. Uomini? Sembravano demoni d'inferno! Erano tutti senza berretto, denudati sino alla cintola, le loro carni fumanti, nere per le macchie di polvere e gli spruzzi di sangue. Lavoravano come pazzi con calcatoio, cartocci, leva e cordoncino. Mettevano le spalle gonfie e le mani sanguinanti contro le ruote ad ogni rinculo e sollevavano il pesante cannone per rimetterlo in batteria. Non c'erano comandi; in quel terribile ambiente di schianti di bombe, scoppi di granate, frammenti di ferro sibilanti e schegge di legno che volavano per aria, non si sarebbe potuto udire la voce di nessuno. Gli ufficiali, se erano ufficiali, non si distinguevano dai soldati; lavoravano tutti insieme — ognuno finché durava — guidati dall'occhio. Passata la spugna, il cannone veniva caricato; appena caricato, era puntato e sparato. Il colonnello osservò qualcosa di nuovo per la sua esperienza militare, qualcosa di orribile, contro natura: il cannone sanguinava dalla volata! Per la temporanea mancanza d'acqua, l'uomo addetto alla spugna l'aveva immersa in una pozza di sangue dei suoi compagni. In tutto questo lavoro non c'erano scontri; il dovere del momento era ovvio. Quando uno cadeva, un altro, che aveva l'aspetto un po' piú pulito, sembrava scaturire dalla terra sulle orme del morto, per cadere a sua volta.
Con i cannoni distrutti giacevano gli uomini distrutti, accanto ai rottami, sotto e sopra di essi; e dietro, giú per la discesa, quei feriti che potevano muoversi, si trascinavano sulle mani e sulle ginocchia. Il colonnello — per pietà aveva fatto fare dietrofront alla sua cavalcata — dovette passare col cavallo sopra quelli che erano già morti per non schiacciare gli altri che erano ancora parzialmente vivi. In quell'inferno persistette ad andare; si portò di fianco al cannone e, nel fumo della ultima scarica, toccò sulla guancia l'uomo che impugnava il calcatoio, il quale subito stramazzò credendosi colpito a morte. Un demonio dannato sette volte saltò avanti a prendere il posto del caduto, ma indugiò e levò gli occhi all'ufficiale che era a cavallo con uno sguardo spettrale, i denti che lampeggiavano tra le labbra nere, gli occhi fieri e dilatati che ardevano come brace sotto la fronte insanguinata. Il colonnello fece un gesto imperioso e indicò la retroguardia. Quel demonio s'inchinò in segno d'obbedienza. Era il capitano Coulter. Quando il colonnello fece segno di arrestare l'azione, simultaneamente sul campo cadde il silenzio. Il fiume di proiettili non si rovesciò piú in quella gola della morte perché il nemico cessò di far fuoco. Erano ore che il grosso dell'esercito si era allontanato, e il comandante della retroguardia, il quale aveva tenuto a lungo la sua pericolosa posizione nella speranza di ridurre al silenzio l'artiglieria federale, proprio in quel momento aveva fatto cessare la propria. “
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Brano tratto dal racconto Il fatto della Tacca di Coulter raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 83-84.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
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A 105 ANNI SI LAUREA DAVANTI A NIPOTI E PRONIPOTI
La cerimonia di laurea del 2024 dell’Università di Stanford (USA) ha celebrato il raggiungimento del diploma universitario per una studentessa di 105 anni, Virginia Hislop.
L’anziana donna americana ha portato a termine il master in educazione, 83 anni dopo aver iniziato il suo percorso di studi, abbandonato per poter stare con il marito e i figli nel 1940 quando gli Stati Uniti entrarono nella Seconda Guerra Mondiale. Il suo fidanzato, George, fu chiamato a combattere al fronte e i due si sposarono rapidamente. Virginia divenne un’attivista nelle retrovie. Dopo la fine dei combattimenti, divenne un’insegnante e lavorò per dare l’opportunità di studiare a più persone possibili seguendo le orme di sua nonna, che insegnava in Kansas prima della guerra civile e di sua zia Nora che era la preside di una scuola a West Los Angeles.
“Pensavo che fosse una delle cose che avrei potuto imparare lungo la strada se ne avessi avuto bisogno e mi è sempre piaciuto studiare, quindi non era una grande preoccupazione per me – mentre sposarsi lo era”, dichiara. 8 decenni dopo aver lasciato il campus e aver vissuto al servizio dell’apprendimento, Hislop è tornata a Stanford per finire ciò che aveva iniziato e conseguire la laurea magistrale, davanti agli occhi dei suoi nipoti e pronipoti. Gli amici la descrivono come una donna “sotto i cui piedi non cresce il muschio” per il suo stile di vita attivo fatto di volontariato, lettura vorace e passeggiate nel suo giardino.
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Fonte: Stanford University; foto di NBC News
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Stralcio del discorso di Robert Kennedy Jr, sulla guerra in Ucraina tenuto 3 giorni fa.
Voglio dire una parola sulla guerra in Ucraina. Il complesso militare-industriale ci ha fornito quella nota giustificazione da fumetto come ha fatto per ogni guerra: che questo è un nobile sforzo per fermare un super criminale, Vladimir Putin, che ha invaso l’Ucraina e per contrastare la sua marcia, simile a quella di Hitler, in tutta Europa.
In effetti, la piccola Ucraina è la delegata di una lotta geopolitica avviata dalle ambizioni dei neoconservatori statunitensi per l’egemonia globale americana. Non sto scusando Putin per aver invaso l’Ucraina. Aveva altre opzioni, ma la guerra era una risposta prevedibile della Russia. Lo spericolato progetto neocon di estendere la NATO per circondare la Russia è un atto ostile. I media creduloni raramente spiegano agli americani che ci siamo allontanati unilateralmente da due trattati intermedi sulle armi nucleari con la Russia e poi abbiamo messo sistemi missilistici nucleari in Romania e Polonia.
Questo è un atto ostile e ostile, e la Casa Bianca di Biden ha ripetutamente respinto l’offerta della Russia di risolvere pacificamente questa guerra. La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014, quando le agenzie statunitensi hanno rovesciato il governo democraticamente eletto dell’Ucraina e hanno installato un governo filo-occidentale scelto da loro. Hanno lanciato una guerra civile mortale contro i russi etnici in Ucraina. Nel 2019, l’America si è allontanata da un trattato di pace, l’accordo di Minsk, negoziato tra la Russia e l’Ucraina dalle nazioni europee. E poi, nell’aprile del 2022, volevano la guerra. Nell’aprile 2022, il presidente Biden ha inviato Boris Johnson in Ucraina per costringere il presidente Zelensky a strappare un accordo di pace che lui e i russi avevano già firmato. I russi stavano ritirando le truppe da Kiev, Donbass e Luhansk. E quell’accordo di pace avrebbe portato la pace nella regione e avrebbe permesso a Donbass e Luhansk di rimanere parte dell’Ucraina.
Il presidente Biden ha dichiarato quel mese che il suo obiettivo nella guerra era il cambio di regime in Russia. Il suo segretario alla difesa, Lloyd Austin, spiegò contemporaneamente che lo scopo dell’America nella guerra era quello di esaurire l’esercito russo e di degradare la sua capacità di combattere in qualsiasi altra parte del mondo. Questi obiettivi, naturalmente, non avevano nulla a che fare con ciò che dicevano agli americani sulla protezione della sovranità dell’Ucraina.
L’Ucraina è una vittima in questa guerra, ed è vittima dell’Occidente… sia della Russia che dell’Occidente. Da allora, abbiamo costretto Zelenskyy a strappare l’accordo, abbiamo sperperato il fiore della gioventù ucraina. Sono morti ben 600.000 bambini ucraini e oltre 100.000 bambini russi, per i quali tutti noi dovremmo essere in lutto. E le infrastrutture dell’Ucraina sono distrutte.
La guerra è stata un disastro anche per il nostro paese. Abbiamo già perso quasi 200 miliardi di dollari. E questi sono dollari di cui c’è un disperato bisogno, con le nostre comunità che soffrono in tutto il nostro paese. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e le sanzioni hanno distrutto la base industriale europea, che costituisce il baluardo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una Germania forte con un’industria forte è un deterrente molto, molto più forte per la Russia di una Germania che è deindustrializzata e trasformata in una semplice estensione di una base militare statunitense.
Abbiamo spinto la Russia in una disastrosa alleanza con Cina e Iran. Siamo più vicini all’orlo della guerra nucleare che in qualsiasi altro momento dal 1962. E i neoconservatori della Casa Bianca non sembrano preoccuparsi affatto. La nostra autorità morale e la nostra economia sono nel tremare, e la guerra ha dato origine all’emergere dei BRICS, che ora minaccia di sostituire il dollaro come valuta di riserva globale.
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“La sabiduría no está en las palabras, sino en la experiencia”
Henry Adams
Fue un destacado escritor, historiador , filósofo y crítico estadounidense nacido en febrero de 1838 en Boston Massachusetts.
Nació en el seno de una de las familias destacadas del país, tanto su abuelo paterno como su bisabuelo John Adams, uno de los más destacados entre los padres fundadores, habían sido presidentes de los Estados Unidos y su abuelo materno uno de los comerciantes más ricos y exitosos de Massachussets.
Adams estaba destinado casi desde su nacimiento a ocupar La Casa Blanca, pero desde la adolescencia tuvo el presentimiento de ser, con su cuerpo débil, sus sensibles nervios y aguda sensibilidad estética el último producto decadente de su estirpe.
Su inteligencia introspectiva, escéptica y analítica, le pareció que no había sido para aquella vida y experimentó hasta su muerte, una cierta sensación de pesar y de culpabilidad ante los fantasmas ancestrales que invadía su espíritu lo que él definía como su “fracaso”.
Educado primeramente de manera privada en la biblioteca de su padre y posteriormente en el Harvard College, terminó sus estudios para posteriormente estudiar derecho civil en Alemania regresando a América para fungir durante un tiempo como secretario de su padre, quien en ese entonces era representante en el congreso de Washington.
Con el estallido de la Guerra Civil estadounidense en 1861, el padre de Adams fue nombrado por el presidente Abraham Lincoln como ministro de Inglaterra, en donde Henry acompañó al más anciano Adams.
En Londres sus amistades con los geólogos Charles Lyell y Clarence King, determinaron su modo de pensar a una mentalidad científica y metodológica.
El abogado, político y amigo de Henry Adams, Charles Milnes Gaskel, trabajó para presentarlo en la sociedad inglesa y durante su estancia quedó cautivado por las obras de John Stuart Mill.
Durante su estancia de 7 años en Inglaterra (que coincidió con la guerra civil americana), reafirmaron en Adams su creencia de estar excluido de la política, y como enviado especial de diarios del este, contribuyó a ejercitarse en el arte de observar y comentar los sucesos históricos.
A su regreso a los Estados Unidos en 1868 se estableció en Washington D.C. comenzó a trabajar como periodista y en 1870 fue nombrado profesor de historia medieval en Harvard cargo que ocupó hasta los 39 años y siendo el primer estadounidense en emplear el método de seminario en la enseñanza de la historia.
En 1875 fue elegido como miembro de la Academia Estadounidense de Artes y Ciencias.
Después de 13 años de matrimonio, Adams quedó atónito cuando su esposa Marian Cooper cometió suicidio en el año 1885. La muerte fue atribuida a un síndrome de depresión por la muerte de su padre, y a partir de entonces comenzó para Henry un periodo de constante deambular, viajando por todo el mundo finalizando en visitas a Washington y París.
En 1912 a la edad de 74 años, Adams sufrió un derrame cerebral , su inquietante miedo a la senilidad se hizo real por un corto tiempo, pues por un periodo de 3 meses permaneció parcialmente paralizado deambulando entre la razón y el delirio. Murió mientras dormía en su casa de Washington y fue enterrado según sus deseos junto a su esposa en una tumba anónima.
Recibió el premio Pulitzer de educación en 1919 de manera póstuma.
Fuentes: Wikipedia, biografiasyvidas.com y Britannica.com
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di Andrea Zhok
La consegna delle munizioni a grappolo da parte degli USA all'Ucraina è emblematica del senso e dell'attuale situazione di questo conflitto.
Dal punto di vista militare queste munizioni non cambiano assolutamente nulla sul piano dei rapporti di forza. Armi ben più potenti e utili per le offensive come i carrarmati Leopard o i missili Himars e Storm Shadow non hanno cambiato lo scenario.
Le munizioni a grappolo sono state messe fuori legge da molti paesi (Convenzione di Oslo del 2008) non per le loro conseguenze sulle truppe, ma perché, essendo utilizzate in grandi numeri rimangono in buona parte inesplose sul terreno, e le loro caratteristiche di frammentazione le rendono particolarmente insidiose per la popolazione civile a conflitto finito.
Dunque, per dirla con un francesismo, non sono armi particolarmente vincenti, ma solo particolarmente stronze.
Due osservazioni sono qui, credo, rilevanti.
La prima è il meccanismo mentale per cui gli USA si distinguono nella storia come la nazione più ipocrita che abbia calcato i sentieri di questa valle di lacrime: la dirigenza americana infatti ci ha tenuto a far sapere di aver chiesto e ottenuto dall'Ucraina "garanzie scritte di impegno ad utilizzare queste munizioni in modo da ridurre i rischi per la popolazione". (Cioè fuffa al quadrato, la cui funzione umanitaria è trovare qualcosa da rispondere se un giornalista dovesse porre la domanda.)
La seconda è che un'arma del genere si usa non quando si vuole riconquistare un territorio, ma quando si vuole congelare lo status quo. Sono armi il cui uso tende a creare aree di elevato rischio per i civili nel dopo guerra, dunque utili ad adibirle a zone cuscinetto. Lo sdoganamento di queste armi credo riveli abbastanza chiaramente che la prospettiva americana non è più quella di una riconquista ucraina, ma quella di evitare ulteriori acquisizioni russe.
Confido che in autunno vedremo partire proposte di tregua.
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PAUL ROBESON
VOICE OF FREEDOM
Estados Unidos se prepara para el 125º aniversario del cantante, actor y activista de los Derechos Civiles, PAUL ROBESON.
Paul Leroy Robeson (9 de abril de 1898 - 23 de enero de 1976) fue un concertista de bajo barítono y actor de teatro y cine estadounidense que se hizo famoso tanto por su trabajo como cantante y actor como por su activismo político.
Paul Robeson, cuyo nombre completo es Paul Bustill Robeson, (nacido el 9 de abril de 1898 en Princeton, N.J., EE. UU. y fallecido en enero 23 de 1976, Filadelfia, Pa.), célebre cantante, actor y activista negro estadounidense.
Hijo de un antiguo esclavo convertido en predicador, Robeson asistió a la Universidad de Rutgers en New Brunswick, Nueva Jersey, donde fue jugador de fútbol americano. Tras graduarse en Rutgers como primero de su clase, rechazó una carrera como atleta profesional y en su lugar ingresó en la Universidad de Columbia. Se licenció en Derecho en 1923, pero, debido a la falta de oportunidades para los negros en la profesión jurídica, se decantó por el teatro, debutando en Londres en 1922. Se unió a los Provincetown Players, un grupo de teatro neoyorquino que incluía al dramaturgo Eugene O'Neill, y apareció en la obra de O'Neill All God's Chillun Got Wings en 1924. Su posterior aparición en el papel principal de El emperador Jones, de O'Neill, causó sensación en Nueva York (1924) y Londres (1925). También protagonizó la versión cinematográfica de la obra (1933).
Además de sus otros talentos, Robeson tenía una magnífica voz de bajo-barítono y estudió más de 20 idiomas. En 1925 dio su primer recital vocal de spirituals afroamericanos en Greenwich Village, Nueva York, y se hizo mundialmente famoso en el papel de Joe en la obra musical Show Boat con su versión de "Ol' Man River". Su caracterización del papel principal de Otelo en Londres (1930) recibió grandes elogios, al igual que la producción de Broadway (1943), que marcó un récord histórico para una obra de Shakespeare en Broadway.
Entre 1925 y 1961, Robeson grabó y publicó unas 276 canciones distintas, muchas de las cuales se grabaron varias veces. Los primeros fueron los espirituales "Steal Away" junto con "Were You There" en 1925. El repertorio grabado por Robeson abarcaba muchos estilos, como Americana, estándares populares, música clásica, canciones populares europeas, canciones políticas, poesía y fragmentos hablados de obras de teatro.
Al regresar a Estados Unidos en 1939, durante la Segunda Guerra Mundial Robeson apoyó los esfuerzos bélicos estadounidenses y aliados. Sin embargo, su trayectoria de apoyo a las causas de los derechos civiles y a las políticas prosoviéticas le valió el escrutinio del FBI.
En 1949, se programó un concierto, organizado a beneficio del Congreso de Derechos Civiles, para el 27 de agosto en Lakeland Acres, al norte de Peekskill, Nueva York. Antes de que llegara Robeson, una turba de lugareños atacó a los asistentes al concierto con bates de béisbol y piedras. La policía local llegó horas más tarde e hizo poco para intervenir. Trece personas resultaron gravemente heridas, Robeson fue linchado en efigie y se vio una cruz ardiendo en una ladera cercana. El concierto se aplazó entonces hasta el 4 de septiembre. Tras el concierto, las solicitudes de afiliación al Klan de la zona de Peekskill ascendieron a 748 personas.
Paul Robeson se trasladó a Harlem y de 1950 a 1955 publicó una revista llamada Freedom que criticaba la política de Estados Unidos.
En la época de McCarthy, a Robeson se le retiró el pasaporte, sus discos desaparecieron de las tiendas y su nombre fue incluido en la lista negra, lo que equivalía a la prohibición de actuar en Estados Unidos. Se formaron comités internacionales que exigían la libertad de viajar para Robeson, especialmente en Gran Bretaña. En mayo de 1957, miembros de la Cámara de los Comunes británica organizaron un concierto "transnacional" por teléfono en el ayuntamiento londinense de St Pancras. Solo se le permitió salir de los EE. UU. de nuevo en 1958 como resultado de una decisión del Tribunal Supremo de Estados Unidos de 1958.
A principios de la década de 1960 se retiró y vivió los años restantes de su vida de forma privada en Filadelfia.
Robeson se convirtió en el principal mentor del joven Harry Belafonte, que llegó a ser una de las estrellas negras del espectáculo más populares de principios de la década de 1950, pero también un destacado protagonista del movimiento por los derechos civiles de los afroamericanos. Belafonte tuvo como referencia a Robeson tanto desde el punto de vista artístico como político.
CONTENIDO DEL SET
DISC 1: The Early RCA Victor/Okeh Recordings 1925-1940
DISC 2: The HMV Recordings 1928-1929
DISC 3: The HMV Recordings 1930-1931
DISC 4: The HMV Recordings 1932-1933
DISC 5: The HMV Recordings 1933-1936
DISC 6: The HMV Recordings 1936-1937
DISC 7: The HMV Recordings 1937-1938
DISC 8: The HMV Recordings 1939
DISC 9: The Columbia Masterworks Recordings 1942/1947
DISC 10: The Columbia Masterworks Recordings 1945/1947
DISC 11: The Columbia Masterworks Recordings: Live in New York, June 1, 1858
DISC 12: The Columbia Masterworks Recordings: Live in London, August 10, 1958
DISC 13: The Columbia Masterworks Recordings: Othello (Part I)
DISC 14: The Columbia Masterworks Recordings: Othello (Part II)
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