#Francesco Binni
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“ Il giorno prima, i combattimenti erano stati saltuari e senza esito. Nei punti di scontro il fumo della battaglia era rimasto sospeso tra gli alberi sotto forma di cortine azzurre finché non furono dissolte dal cadere della pioggia. Nella terra ammollata le ruote dei cannoni e dei carri di munizioni tagliavano profondi solchi irregolari, e i movimenti della fanteria sembravano impediti dal fango che si attaccava alle scarpe dei soldati quando, con le divise inzuppate e i fucili malamente protetti dalle mantelline dei cappotti, si trascinavano di qua e di là in linee sinuose per la foresta gocciolante e il campo allagato. Ufficiali a cavallo, col volto che spuntava sotto il cappuccio di tela gommata luccicante come un elmo nero, si facevano strada, isolatamente o a gruppetti casuali, andando avanti e indietro apparentemente senza meta e senza ricevere attenzione da nessuno tranne che dai colleghi. Qua e là qualche morto col vestito sporco di terra, la faccia nascosta da una coperta o all'aria, gialla e terrea sotto la pioggia, aggiungeva la sua influenza demoralizzante a quella degli altri squallidi elementi della scena e intensificava la desolazione generale con un particolare effetto depressivo. Erano molto ripugnanti, questi relitti d'uomini, niente affatto eroici, e nessuno sentiva il contagio del loro patriottico esempio. Morto sul campo dell'onore, sí; ma il campo dell'onore era tanto bagnato! Fa una certa differenza. La battaglia campale che tutti s'erano aspettata, non c'era stata; nessuno dei piccoli vantaggi derivati, ora a questa, ora all'altra parte, in scontri accidentali e isolati, avevano avuto seguito. Attacchi portati senza convinzione provocavano una resistenza ottusa che si accontentava di respingerli. Gli ordini venivano eseguiti con fedeltà meccanica, nessuno faceva niente di piú del suo dovere. �� L'esercito è codardo oggi, — disse il generale Cameron, comandante della brigata federale, al suo aiutante maggiore. — L'esercito ha freddo, — rispose l'ufficiale al quale erano state rivolte quelle parole, — e poi... certo, non ha voglia di finire come quello lí. E indicò uno dei cadaveri che giaceva in una pozzanghera; il fango schizzato dagli zoccoli dei cavalli e dalle ruote dei cannoni gli aveva inzaccherato la faccia e i vestiti. Anche le armi da fuoco sembravano contagiate da questa neghittosità militare. Il crepitio dei fucili suonava apatico e poco convincente. Non aveva senso e non destava quasi attenzione né ansia da parte degli altri reparti non direttamente impegnati nella sparatoria e delle riserve in attesa. Uditi da vicino, gli scoppi dei cannoni erano fiacchi in volume e timbro: mancavano di mordente e di risonanza. Sembrava che i pezzi sparassero a salve con cariche ridotte. E cosi la futile giornata si trascinò alla sua tetra fine. Segui una notte di disagio, poi una giornata d'apprensione. “
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Brano tratto dal racconto Un tipo d’ufficiale raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 132-133.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
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Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Maurizio Zanon. Un volume dedicato alla complessità e all'originalità di un poeta veneziano
Maurizio Zanon: il viaggio tra poesia e critica letteraria Maurizio Zanon, nato nel 1954 a Venezia, è uno dei poeti contemporanei più analizzati dalla critica letteraria.
Maurizio Zanon: il viaggio tra poesia e critica letterariaMaurizio Zanon, nato nel 1954 a Venezia, è uno dei poeti contemporanei più analizzati dalla critica letteraria. Il volume Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Maurizio Zanon, curato da Enzo Concardi e pubblicato da Guido Miano Editore nel 2024, si propone di offrire un’ampia prospettiva sul suo lavoro poetico, intrecciando…
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Il MAECI al Salone Internazionale del Libro di Torino
Il MAECI al Salone Internazionale del Libro di Torino Dal 9 al 13 maggio 2024, su impulso del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, la Farnesina sarà al Salone Internazionale del Libro di Torino con un proprio padiglione dal tema "La Farnesina incontra...", che prevede un articolato programma di eventi. "La cultura è un ponte di dialogo e fonte di crescita condivisa: per un Paese come l'Italia, che detiene il primato mondiale di siti UNESCO, il soft power rappresenta il vero valore aggiunto per veicolare i nostri interessi e valori nel mondo" ha commentato il Vice Presidente del Consiglio Tajani, che ha richiamato l'impulso dato dall'inizio del proprio mandato alle azioni di diplomazia culturale, come imprescindibile leva di politica estera. Nell'ultimo anno e mezzo, su indirizzo del Vicepremier Tajani, la Farnesina ha infatti lavorato a 360 gradi per rafforzare la diplomazia culturale: dal sostegno all'editoria - prima industria creativa del Paese - alla promozione del Made in Italy, dal supporto alle missioni archeologiche italiane all'estero al rafforzamento dell'insegnamento della lingua italiana nelle scuole e nella cooperazione universitaria all'estero, anche attraverso le borse di studio. Tutto questo sarà illustrato nel padiglione MAECI, grazie a decine di incontri e le testimonianze di chi, ogni giorno, porta e promuove l'Italia nel mondo. La Farnesina organizzerà inoltre una serie di eventi anche nelle sale conferenze della manifestazione. Giovedì 9 maggio alle 13.45, in Sala Bianca, il Capo dell'Unità di Crisi, Nicola Minasi, e il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Capo del Comando Operativo di Vertice Interforze - moderati da Beppe Severgnini - racconteranno, attraverso la lente delle recenti esperienze sul campo, le modalità di assistenza agli italiani all'estero in situazioni di crisi. Alle 16.00 dello stesso giorno, in Sala Rosa, in un dibattito che abbraccia diplomazia, cultura, informazione e Intelligenza Artificiale, il Direttore Generale per la diplomazia pubblica e culturale, Alessandro De Pedys, l'Ambasciatore d'Italia a Kiev, Pier Francesco Zazo, il Presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, il coordinatore dell'Italian Digital Media Observatory, Gianni Riotta, e la Direttrice dell'Hub IA del Politecnico di Torino, Barbara Caputo - moderati dalla giornalista di Sky TG24, Chiara Piotto - si confronteranno sul ruolo e sulle prospettive del "soft power" in uno scenario internazionale sempre più competitivo e conflittuale. Venerdì 10 maggio alle 12.45, in Sala Lisbona, sarà il turno del Sistema Italia della promozione editoriale all'estero, che - attraverso rappresentanti di MAECI, ICE-Agenzia, Centro per il libro e la lettura, Associazione Italiana Editori e Istituto Treccani - presenterà le strategie di valorizzazione del libro italiano nel mondo. Infine, lunedì 13 maggio alle 11.30, in Sala Avorio, il Direttore Generale per gli italiani all'estero, Luigi Maria Vignali, e l'autrice Simona Binni presenteranno "Sotto lo stesso cielo", il fumetto ispirato al progetto MAECI del turismo delle radici. Particolare attenzione sarà infine dedicata anche al giovane pubblico, con la lettura animata per le scuole del volume "Pimpa viaggia in Italia" (Sala Rossa, 9 maggio, ore 10.30, in collaborazione con Franco Cosimo Panini) e con la presentazione, direttamente da parte di Geronimo Stilton, del libro "Mille meraviglie in blu" (padiglione MAECI, 10 maggio, ore 11.30): due progetti promossi dalla Farnesina per raccontare il nostro Paese ai più piccoli di tutto il mondo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Prezzi da pagare
In passato ho frequentato - come lettore, eh - scrittori che ora non mi dicono più nulla. Al liceo mi sono andato a cercare e a leggere tutto Ignazio Silone. Mi sono comprato i saggi più importanti di Francesco De Sanctis e di altri critici quali Walter Binni, Mario Fubini e qualcun altro. Subito dopo il liceo idolatravo Stephen King. Bene: Silone non l’ho più aperto; i critici letterari sono finiti nel circuito dello scambio di libri. King sta facendo la stessa fine, ma di lui qualcosa la terrò. Crescere e cambiare ha un prezzo da pagare. Ed è quello che non pensavi mai avresti lasciato per strada. Nella lettura come nella vita.
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Mostra Antologica di Paolo Gubinelli “Segni, graffi e colore” (Carte, ceramiche, vetri e progetti in plexiglass) Opere dal 1977- 2021 a cura di Sandro Bongiani 11 dicembre 2021 - 13 febbraio 2022 Via S. Calenda 105/D, 84126 SALERNO (Italy). http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Paolo Gubinelli
Biografia
Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
Stralci critici:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale. Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, plexiglass, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
Eng
Paolo Gubinelli, biography.
Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
Many others have also written about his work:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Roberto Luciani, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
CRITICAL EXCERPTS:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.
In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.
In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.
He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
- Le opere su vetro realizzate per Fiam Italia Pesaro, esposte nella collezione a Villa Miralfiore
- Le opere su ceramica realizzate: Ceramiche Biagioli Gubbio, Ceramiche Bizzirri, Città di Castello
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SAN BENEDETTO – Oro maschile e femminile per le squadre delle specialità di Atletica del Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto che, anche quest’anno, si sono collocate sul gradino più alto del podio in occasione della finale regionale dei Campionati studenteschi.
L’eccellente risultato chiude infatti, per il quarto anno consecutivo, la fase regionale della competizione con il predominio del team sportivo del Liceo, sotto la competente guida del professor Francesco Butteri. Oltre ai due ori per le squadre, ottimi anche i risultati di singoli atleti, saliti sul podio per le proprie specialità.
Questo il team femminile vincitore: M 100 Elena Giorgini (1^ A), M 100 HS Anthea Pagnanelli (2^ S); M400 Giulia Rossi (3^ B); M1000 Gaia Di Giacinti (2^ D); salto in alto Ludovica Bruni (3^ S); getto del peso Giorgia Di Salvatore (2^ S); salto in lungo Alena Binni e Giulia Iozzi (3^ C) con oro regionale; lancio del disco Eva Polo (2^ A) con oro regionale; staff. 4X100 Rossi, Binni, Di Salvatore e Pagnanelli argento regionale.
La squadra maschile in oro: M 100 Luca Patrizi (2^ S) con oro regionale; M 100 HS Daniele Silvestrini/Emanuele Mancini (1^ S/3^ C); M 400 Riccardo Ciribeni (2^ S); M 1000 Alessio Patrizi (3^ E); salto in alto Mattia Polini (2^ H); salto in lungo Davide Mancini (1^ S); getto del peso Andrea Funari 1^ S); lancio del disco Daniele Rossi (2^ S); staffetta 4X100 Mancini D, Ciribeni, Patrizi L. e Polini con oro regionale.
Un risultato davvero soddisfacente per i ragazzi del Rosetti che anche quest’anno, dopo aver vinto la fase provinciale dei Campionati Studenteschi davanti al “Liceo Licini” di Ascoli Piceno, avevano acquisito il diritto di partecipare alla finale regionale di Ancona; una gara, questa, combattuta fino alla fine che ha così concretizzato l’entusiasmo e l’impegno dei giovani atleti.
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La Storia della Massoneria in Italia 1717 – 2018 di Aldo Mola
A maggio è uscito il libro del prof. Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria in Italia. Dal 1717 al 2018. Tre secoli di un Ordine iniziatico (Giunti Editore – Bompiani, Firenze – Milano 2018). Il libro è un tomo tascabile di 824 pagine che viene ad arricchire la letteratura massonico-apologetica. Non è un mistero che l’Autore sia da decenni vicino alla Massoneria, pur non essendone membro (a suo dire), e vanti amicizia con massoni e studiosi di vario orientamento.
di Fabio Cancelli (08-08-2018)
A maggio è uscito il libro del prof. Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria in Italia. Dal 1717 al 2018. Tre secoli di un Ordine iniziatico (Giunti Editore – Bompiani, Firenze – Milano 2018). L’Autore, storico e saggista, classe 1943, è stato di recente intervistato da Marco Respinti del CESNUR (http://cesnur.org/2018/mola_massoneria.htm).
Il libro è un tomo tascabile di 824 pagine che viene ad arricchire la letteratura massonico-apologetica. Non è un mistero che l’Autore sia da decenni vicino alla Massoneria, pur non essendone membro (a suo dire), e vanti amicizia con massoni e studiosi di vario orientamento (alcuni deceduti): ad esempio, i Gran Maestri del Grande Oriente d’Italia da Giordano Gamberini a Stefano Bisi, i Gran Maestri della Gran Loggia d’Italia da Renzo Canova ad Antonio Binni, sacerdoti filo-massonici come Ferrer Benimeli, Esposito, Caprile, Molinari e persino un autore antimassonico come don Ennio Innocenti (p. 21).
Il prof. Mola presenta papa Francesco come ostile alla Massoneria (pp. 8, 661). Eppure alla luce di vari casi (es. Sinodo sulla Famiglia e Amoris laetitia, 5° Centenario di Lutero, Ordine di Malta, FFI, pena di morte, ecc.), il Pontefice, tanto autoritario nel governo quanto ambiguo e fluido nella dottrina, si è attirato finora circa 70 elogi (tutti documentabili) da parte di massoni di varie nazionalità. Il prof. Mola (pp. 29, 661) accenna alla condanna del «neopelagianesimo» e dello «gnosticismo» fatta dalla Congregazione per la dottrina della fede (“Placuit Deo”, 2018) e da papa Francesco (“Gaudete et exultate”, 2018).
Studiosi come il prof. Mola, possono intravedere in quei documenti una condanna implicita della Massoneria, ma nella mente di altolocati ecclesiastici della Chiesa di Francesco, sembra che le etichette “neopelagiano” e “gnostico” dovrebbero essere affibbiate non tanto, o non solo, ai massoni quanto piuttosto ai cattolici fedeli al Magistero immutabile, quello dei dogmi e dei principi non-negoziabili…
Il prof. Mola attacca gli antimassoni di ieri e di oggi, Barruel, Taxil, ecc. (p. 20), e liquida in sei righe il P. Paolo Siano (p. 650) che forse meritava maggiore attenzione, data la quantità e qualità delle fonti citate nei suoi studi. E’ apprezzabile però il suo tono non offensivo che lo distingue da altri autori massoni o filo-massonici.
Il prof. Mola presenta la Massoneria semplicemente come una scuola di educazione dell’uomo (p. 32)… Poi cerca di operare il divorzio tra Massoneria ed Esoterismo: secondo lui, la vera Massoneria non avrebbe nulla a che fare con l’esoterismo… L’esoterismo in Massoneria sarebbe una «superfetazione posticcia», «una vera e propria interferenza», che avrebbe snaturato e deviato la Massoneria dalla sua purezza e regolarità (pp. 589-592; 598-599).
Eppure lo stesso Mola ci dà dettagli importanti sulle radici esoteriche della Massoneria regolare. Circa le divergenze tra i massoni «moderns» (quelli delle Costituzioni di Anderson 1723) e i massoni «ancients» del Settecento, l’Autore scrive che questi ultimi erano «fieri della muratoria primigenia, con inclinazione verso esoterismo e occultismo» (p. 36). Poi entrambi i gruppi si riunirono nel 1813 formando l’attuale Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
Il prof. Mola riporta per intero la Costituzione del Supremo Consiglio italiano del Rito Scozzese Antico e Accettato di 33 gradi (Milano 1805): vi si accenna a «le alte Scienze mistiche» (p. 686) ambite dai massoni del RSAA… L’insegna massonica VITRIOL, al dire del prof. Mola, «non è incitamento all’occultismo ma alla ricerca scientifica: il Faust di Goethe che lascia alle spalle i dogmi, i pregiudizi e dialoga con l’Eterno» (p. 590).
Sì, ma Faust fa anche il patto col Diavolo… Condividiamo le lamentele del prof. Mola contro l’Esoterismo, ma precisiamo che l’Esoterismo appartiene al DNA della Massoneria. Al riguardo si leggano ad esempio gli studi di padre Paolo Siano, il quale non si appoggia né al Barruel né al Taxil. Ci sembra che il prof. Mola fraintenda il significato attribuito da Massimo Introvigne alla «corrente calda» e alla «corrente fredda» della Massoneria: per Mola la prima è Massoneria regolare e filantropica, la seconda, invece, rivoluzionaria, trasgressiva e satanica (p. 598)…
In realtà, leggendo Introvigne, è l’inverso: la “fredda” è razionalista, la “calda” è occultista. Secondo il prof. Mola la «massoneria di frangia» sarebbe una «fiaba», una «leggenda» (p. 599), ma gli storici della Loggia londinese Quatuor Coronati non la pensano così.
Poi il padre Siano, con fondamento, sostiene che anche la Massoneria “fredda” nasconde un’anima “calda”. A proposito di Massoneria italiana, il prof. Mola fa solo un rapido cenno al Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi (p. 652). Ringrazio il Prof. Mola che cita un mio articolo: https://www.corrispondenzaromana.it/lultima-eresia-del-gran-maestro-fabio-venzi/ (p. 652, nota 16). Comunque credo che la GLRI, sia dal punto di vista storico che iniziatico, meriti qualche pagina in più. Magari il prof. Mola potrà ritornarvi in una prossima edizione della sua Storia.
Lo storico piemontese usa termini molto aspri verso i critici della Massoneria: «la pletora di massonofagi antichi e recenti» (p. 661), «Barruel rivive in tanti massonofobi e latomofagi dei nostri giorni» (p. 106). Eppure anche il prof. Mola ci aiuta a capire l’incompatibilità tra Chiesa e Massoneria quando ad esempio cita l’antica formula del giuramento massonico: «Consento, se divengo spergiuro, di avere la gola tagliata, il cuore e le viscere strappate, il corpo bruciato e ridotto in polvere e che le mie ceneri siano gettate al vento e la mia memoria sia in esecrazione a tutti i liberi muratori della terra» (p. 128). Mola aggiunge: «Il Rito Emulation ha aggiunto altri macabri dettagli per gli spergiuri, ma, a ben sapere, la formula iniziatica del Grande Oriente nulla innovò rispetto a quelle delle antiche corporazioni» (p. 128).
Mola parla di radici “cristiane” della Massoneria del Settecento, ma precisa con grande onestà intellettuale che «il cristianesimo massonico […] non è quello della chiesa di Roma» (p. 580), poiché esige dai massoni «di riconoscersi solo nella religione sulla quale tutti gli uomini concordano» (p. 580).
Nell’edizione del 1999 di Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni(1082 pp.) del prof. Mola (con Prefazione di Paolo Alatri), troviamo dettagli interessanti, assenti dall’edizione del 2018. Qualche esempio. Nello studio di Maestri Venerabili di logge di provincia, sul finire dell’Ottocento, si potevano trovare «talora simboli satanici e orripilanti mostriciattoli a mo’ di Bafometti» (Mola, 1999, p. 268). Dal Mola (1999) apprendiamo che l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI), Giuliano Di Bernardo, denunciò alla Massoneria inglese la presenza di «riti osceni» e invocazioni al «Baphomet» all’interno del GOI (p. 810).
Il prof. Mola accenna a un massone occultista: il «Grande Iniziato Oswald Wirth, autore di dottissimi commentari ai Riti d’iniziazione e di conferimento degli aumenti di Luce» (p. 329). Mola accenna anche ad altri «grandi iniziati, quali Julius Evola e Giuliano Kremmerz» (p. 591) e a «l’insigne René Guénon» (p. 591), che definisce «uno spiritualista di tutto rispetto» (p. 683).
Segnalo anche la Prefazione elogiativa del prof. Mola al libro di Ugo Poli 33°, Massoneria iniziatica. La Via Scozzese (Atanor, Roma 1981, pp. 7-9). Poli spiega il carattere iniziatico ed esoterico del RSAA, dal 1° al 33° ed ultimo grado, ed apprezza molto il pensiero di René Guénon.
Termino con un ringraziamento al prof. Mola per aver contribuito a comprendere meglio la natura e l’essenza della Massoneria.
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One of worst droughts in decades devastates South Europe crops
Isla Binnie and Paul Day, Reuters, July 14, 2017
ROME/MADRID (Reuters)--Italian durum wheat and dairy farmer Attilio Tocchi saw warning signs during the winter of the dramatic drought to come at his holding a mile away from the Tuscan coast.
“When it still hadn’t rained at the beginning of spring we realized it was already irreparable,” he said, adding that he had installed fans to try and cool his cows that were suffering in the heat.
Drought in southern Europe threatens to reduce cereal production in Italy and parts of Spain to its lowest level in at least 20 years, and hit other regional crops including olives and almonds.
Castile and Leon, the largest cereal growing region in Spain, has been particularly badly affected, with crop losses estimated at around 60 to 70 percent.
“This year was not bad, it was catastrophic. I can’t remember a year like this since 1992 when I was a little child,” said Joaquin Antonio Pino, a cereal farmer in Sinlabajos, Avila.
Pino said many of his fields had not even been harvested, because crop revenues would not cover the wages of laborers who gathered them.
While the EU is collectively a major wheat exporter, Spain and Italy both rely on imports from countries including France, Britain and Ukraine.
Spain and Italy are also among the world’s top producers of olive oil.
Production in both countries is expected to fall, but the decline is likely to be particularly steep in Italy, where drought is the latest headache for olive growers already plagued by insects and a bacterial disease in recent years.
A 60 percent drop in Italian output is forecast by the International Olive Council.
“We expected good production this year, but it hasn’t turned out like that,” said Francesco Suatoni, who tends about 4,000 olive trees on the fringe of the ancient town of Amelia, in Umbria, central Italy.
Holding up a branch with small, shriveled pods on it he added: “Each little ball could have been an olive, but it’s scorched.
“This year we expect to produce 50 percent less than last year. Let’s hope not, but it will be very difficult to have a good crop.”
Other crops have been damaged, and Italy’s agricultural association Coldiretti has estimated the drought could cost the nation’s farmers more than 1 billion euros.
“The drought is affecting, to a greater or lesser extent, all crops in Spain, even those that rely on greenhouses, because there’s a limit on the amount of water available,” said Jose Ugarrio, analyst at the Spanish young farmers’ association.
The production of nuts such as almonds and pistachios has also fallen sharply.
Some see rising temperatures as a long-term trend, which threatens the viability of farming in the region.
“In this situation ... you realize it’s almost impossible to keep going. You think OK, this year I will try to manage, but if the harvest is like this next year you won’t be able to cope any more,” said farmer Tocchi, who is also the local head of farmers’ group Confagricoltura.
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“ Nella gola, dove a malapena ci stava un cannone, erano ammucchiati i resti di non meno di quattro. Essi avevano notato soltanto il momento in cui era stato ridotto al silenzio l'ultimo pezzo messo fuori uso; non era stato sostituito rapidamente per mancanza di uomini. I rottami erano disseminati sui due lati della strada; in mezzo ad essi gli uomini avevano trovato il modo di tenere aperto un passaggio per il quale ora stava facendo fuoco il quinto pezzo. Uomini? Sembravano demoni d'inferno! Erano tutti senza berretto, denudati sino alla cintola, le loro carni fumanti, nere per le macchie di polvere e gli spruzzi di sangue. Lavoravano come pazzi con calcatoio, cartocci, leva e cordoncino. Mettevano le spalle gonfie e le mani sanguinanti contro le ruote ad ogni rinculo e sollevavano il pesante cannone per rimetterlo in batteria. Non c'erano comandi; in quel terribile ambiente di schianti di bombe, scoppi di granate, frammenti di ferro sibilanti e schegge di legno che volavano per aria, non si sarebbe potuto udire la voce di nessuno. Gli ufficiali, se erano ufficiali, non si distinguevano dai soldati; lavoravano tutti insieme — ognuno finché durava — guidati dall'occhio. Passata la spugna, il cannone veniva caricato; appena caricato, era puntato e sparato. Il colonnello osservò qualcosa di nuovo per la sua esperienza militare, qualcosa di orribile, contro natura: il cannone sanguinava dalla volata! Per la temporanea mancanza d'acqua, l'uomo addetto alla spugna l'aveva immersa in una pozza di sangue dei suoi compagni. In tutto questo lavoro non c'erano scontri; il dovere del momento era ovvio. Quando uno cadeva, un altro, che aveva l'aspetto un po' piú pulito, sembrava scaturire dalla terra sulle orme del morto, per cadere a sua volta.
Con i cannoni distrutti giacevano gli uomini distrutti, accanto ai rottami, sotto e sopra di essi; e dietro, giú per la discesa, quei feriti che potevano muoversi, si trascinavano sulle mani e sulle ginocchia. Il colonnello — per pietà aveva fatto fare dietrofront alla sua cavalcata — dovette passare col cavallo sopra quelli che erano già morti per non schiacciare gli altri che erano ancora parzialmente vivi. In quell'inferno persistette ad andare; si portò di fianco al cannone e, nel fumo della ultima scarica, toccò sulla guancia l'uomo che impugnava il calcatoio, il quale subito stramazzò credendosi colpito a morte. Un demonio dannato sette volte saltò avanti a prendere il posto del caduto, ma indugiò e levò gli occhi all'ufficiale che era a cavallo con uno sguardo spettrale, i denti che lampeggiavano tra le labbra nere, gli occhi fieri e dilatati che ardevano come brace sotto la fronte insanguinata. Il colonnello fece un gesto imperioso e indicò la retroguardia. Quel demonio s'inchinò in segno d'obbedienza. Era il capitano Coulter. Quando il colonnello fece segno di arrestare l'azione, simultaneamente sul campo cadde il silenzio. Il fiume di proiettili non si rovesciò piú in quella gola della morte perché il nemico cessò di far fuoco. Erano ore che il grosso dell'esercito si era allontanato, e il comandante della retroguardia, il quale aveva tenuto a lungo la sua pericolosa posizione nella speranza di ridurre al silenzio l'artiglieria federale, proprio in quel momento aveva fatto cessare la propria. “
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Brano tratto dal racconto Il fatto della Tacca di Coulter raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 83-84.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
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