#giovani e Europa
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Parti con Giosef: opportunità di mobilità giovanile europea ad Alessandria. Un evento dedicato ai giovani per scoprire progetti Erasmus+, Corpo Europeo di Solidarietà e DiscoverEU
Alessandria, 9 dicembre 2024 – L’Informagiovani del Comune di Alessandria e l’Assessorato alle Politiche Giovanili organizzano “Parti con Giosef”, un evento informativo dedicato ai giovani tra i 18 e i 30 anni che desiderano scoprire opportunità di formaz
Un incontro per costruire il proprio futuro in Europa Alessandria, 9 dicembre 2024 – L’Informagiovani del Comune di Alessandria e l’Assessorato alle Politiche Giovanili organizzano “Parti con Giosef”, un evento informativo dedicato ai giovani tra i 18 e i 30 anni che desiderano scoprire opportunità di formazione, crescita personale e mobilità in Europa. L’incontro, realizzato in collaborazione…
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Essere giovani e trans in Europa
La possibilità di accedere a trattamenti e cure, così come quella di essere accettati, varia da Paese a Paese. Ma anche da regione a regione all'interno delle nazioni dell'Unione europea
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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Quando parlo dei problemi sociali di cui soffre il Giappone, ma che ci sono ancora in qualsiasi parte del mondo (tipo gender gap, razzismo, violenza sulle donne, etc.), la gente non mi crede che qui le cose sono proprio SU UN ALTRO PIANO (ovviamente in peggio).
Oggi ho un esempio lampante che spero riesca a chiarire quanto stanno messi male.
Si sa che i giapponesi per una serie di ragioni sono "naturalmente" (tra mille virgolette) magri. Per cui pure le femmine, anche se con un poco di ciccetta, sono comunque piccoline e minute.
Una mia coinquilina giapponese è esattamente così: bassina, piccolina e magra. Letteralmente magra. Non da fare schifo, per carità, ma magra.
Ieri cosa ha detto:"Una volta un mio collega, quando ero ancora più magra di così, mi ha proprio detto "ma per caso sei ingrassata?"... i ragazzi giapponesi sono un sacco severi su queste cose".
Io ora non voglio dire che in Europa non si dice mai una cosa del genere, ma ad una persona che PESA 40KG SCARSI?!?!?
Poi la frase "i ragazzi giapponesi sono severi" significa che se non sei magra da fare schifo, non ti si piglia nessuno, perché sei cicciona.
Loro, ovviamente, dall'altro canto possono fare quello che vogliono col loro corpo che nessuna donna gli dirà MAI una cosa del genere (anche se lo pensano e magari non se lo prende nessuno pure lui) + finché sono giovani spesso sono pure magri, poi si sposano e cominciano a fa na panza di birra che non vi sto a dì.
Le donne sposate? RIMANGONO SEMPRE MAGRE. Chissà perché.
Ora venitemi a dire che questo non è il medioevo.
#ovviamente ci sono le eccezioni sia chiaro#ho visto mamme più piene e meno magre#che per me sono assolutamente okay#ma mi rendo conto che per la società jap sono proprio GRASSE#e questa è solo una delle mille cose#ci sarebbe da scrivere 30mila post al giorno#Giappone#società#società giapponese#magrezza#donne#my life in tokyo
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Storia Di Musica #346 - Ride, Smile, 1990
Il piccolo percorso storico-musicale sugli EP arriva alla conclusione con la storia di oggi, che rappresenta un po' l'ultimo apice della produzione degli extended play. L'ultimo grande movimento del rock ad usarli con frequenza è stato il cosiddetto shoegaze, un movimento del rock alternativo che ebbe un certo successo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Il termine shoegaze fu coniato da alcuni giornalisti del New Musical Express che notarono una peculiare caratteristica nei nuovi gruppi emergenti inglesi: tendevano a suonare dal vivo, soprattutto i chitarristi, tenendo il capo chino, come a "fissare lo sguardo sulle scarpe". In un primo momento, fu preso come simbolo di un certo modo "timido" di presentarsi, alternativo al sempre più crescente bisogno di spettacolarizzazione degli eventi musicali, ma più prosaicamente, la testa abbassata mentre si suonava era per coordinare i movimenti dei piedi sulle pedane degli effetti sonori, che erano una delle caratteristiche musicali del genere. Riverberi, feedback, distorsioni divennero il marchio di fabbrica di una schiera di giovani band, che usavano le parti vocali in modo molto spettacolare, quasi come strumento aggiunto. Apoteosi del genere fu Loveless dei My Bloody Valentine, opera grandiosa e unica del gruppo di Kevin Shields, disco che ne racchiude tutti gli stilemi fondamentali, e tra quasi tutti i gruppi shoegaze c'era una proficua e interessante partecipazione reciproca, tanto che Steve Sutherland del Melody Maker scrisse un reportage sul genere dal titolo The Scene That Celebrates Itself. Tutte la band, e cito Spacemen 3, The Brian Jonestown Massacre, Mercury Rev, Lush, Chapterhouse, Slowdive, produssero ottimi EP, sia come trampolino di lancio per andare oltre i singoli, sia come diffusione di materiale sperimentale in vista degli album veri e propri.
Una band che fece degli Ep una vera e propria caratteristica sono stati i Ride. Nascono ad Oxford, nel 1988, quando i chitarristi Andy Bell e Mark Gardener si trasferiscono a Bradbury per studiare alla Scuola di Design. Assoldano il bassista Laurence Colbert e il batterista Steve Queralt e formano una band a cui danno il nome di Ride, dal piatto ride della batteria. Suonando nella camera da letto di Queralt, registrano un demo tape, nel 1989, che arriva, non si sa come, a Jim Reid, leader dei Jesus And Mary Chain (band seminale e più citata da tutti i gruppi shoegaze). Questi piacevolmente sorpresa chiede al manager Alan McGee, che è anche discografico di una etichetta che di lì a poco diventerà fondamentale, la Creation, di scritturarli. Tra gennaio e settembre del 1990 i Ride pubblicarono tre EP: Ride, che è il primo disco in assoluto della Creation che entra il Classifica in Gran Bretagna (nella Top 75), ha in copertina delle rose rosse, Play, che ha in copertina dei narcisi gialli, e Fall, che invece ha una foto dei pinguini imperatori sotto la neve. I primi due furono uniti in una compilation, che è il disco di oggi, Smile (che ha le ortensie in copertina) che fu distribuito dalla Sire per il mercato americano, e verrà ripubblicato nel 1992 in Gran Bretagna e in Europa, quando i Ride avranno già pubblicato il loro primo album intero.
Smile si apre con uno dei pezzi che diventeranno i più iconici della band: Chelsea Girl è il prototipo dello shoegaze, con il muro sonoro chitarristico che sale di potenza, la ritmica asfissiante, la forza del suono elettrico; Drive Blind, altra canzone che diventerà un must dei loro concerti, è appena più lenta e melodica, e diventa un piccolo inno al disagio di quei tempi (Driving me 'round and leaving me there \Cover my eyes and we'll die driving blind\Cover my trail and we'll leave life behind\Drive blind); Ride Ep finiva con All I Can See, toccante e dal suono "più americano" e Close My Eyes. Play invece si apre con Like A Daydream, altro brano piuttosto noto, che è il tentativo Ride di scrivere una canzone non dico d'amore, ma quanto meno di una cotta adolescenziale, tra le stupende chitarre rampanti, che salgono e si avviluppano in stupendi assoli; Silver è più blues, Furthest Sense, ancora sulla difficoltà della comunicazione tra le generazioni (Who could ever understand?\So don't try to criticize,\You don't know the change that's in my eyes), e si conclude con la spettacolare Perfect Time, dall'intro scoppiettante.
I Ride pubblicheranno il primo disco nel 1990, Nowhere: in copertina una onda del mare senza increspatura, e dentro il meglio dello shoegaze, in un disco che diventerà un successo per il movimento, arrivando al numero 11 in classifica. Pensato come un disco da registrare "live in the studio", registrato di notte, portò ad un crollo mentale il primo produttore, Mark Waterman, tanto che il mixing del lavoro fu fatto dall'astro nascente Alan Moulder. Tra i brani gioiello, Seagulls, Dreams Burn Down e la stupenda Vapour Trail. Tra l'altro pochi mesi dopo, pubblicheranno un altro Ep, Today Forever, nel 1991, con in copertina le fauci di un grande squalo bianco, che anticiperà il secondo lavoro, Going Blank Again, disco del 1992, che li consacrerà al successo (numero 5 in UK, disco d'oro, lo splendido singolo Leave Them Behind).
La band durerà fino al 1995, per dissidi artistici, dovuti al fatto che lo shoegaze fu travolto da altro tipo di musica (il brit pop, il suono notturno del Trip Hop, l'esplosione definitiva della musica dance) ma con sorpresa si riuniranno nel 2014, e pubblicheranno nuovi dischi che un po' prendono da quel momento particolare, riavvolgendo il nastro di una piccola storia musicale fatta di feedback, belle canzoni e tanti Ep significativi.
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"Vale la pena ricordare che la Olivetti aprì una sede a Cupertino nel 1972, quando Jobs era ancora un fricchettone impiegato in Atari...
Mi piace ricordare questi dettagli per dare l'idea dell'enorme vantaggio che l'azienda di Ivrea aveva sugli americani (in Europa non c'era partita, Olivetti negli '80 fu il primo produttore di PC e 3° al mondo, creando i primi portatili con processori micro) che arrivano dopo su certe "visioni", grazie a noi italiani, che non siamo solo pizza& mandolino come ci descrivono (e vorrebbero) da almeno trent'anni.
Ai giovani va spiegato cosa fosse la Olivetti, chi era Faggin (inventò il "touch"), che contributo diedero gli italiani alla Rivoluzione Informatica (la NASA copiò un elaboratore italiano, non si usava dire "computer" ma, italianamente, "elaboratore", per mandare l'Apollo sulla Luna). Paradossale che a scuola tutto ciò non sia nei programmi...
In Europa nessuno può vantare ciò che fece l'Olivetti, ridimensionata a partire dal '92, ovvero quando parti la svendita degli "ori di famiglia". Un Italia troppo forte economicamente non andava bene a certe latitudini...
L'Italia, sosteneva Enrico Mattei, deve esportare tecnologia e nuove idee, non braccia; insomma, all'estero non si va per fare gli straccioni..."
~ Da Associazione Archivio Storico Olivetti
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Mancano uomini
L’Ucraina ha perso 10 milioni di persone dall’inizio della guerra, un quarto. Colpa di rifugiati, caduti al fronte e un tasso di natalità in picchiata. Cifre impressionanti. La guerra non la stanno perdendo per carenza di armi, ma di uomini. Anche perché i pochi abili, non la vogliono fare. Mentre l’Occidente invia armi, a Kiev imperversa lo scandalo dei disertori falsi invalidi. Carenza di uomini in prima linea ma anche nei palazzi del potere. In Ucraina come in Europa dove i politicanti cavalcano le paure e l’ignoranza dei cittadini invece di gestire la realtà in maniera intelligente. Perché la propaganda rende di più della verità. In Europa crepano più persone di quelle che nascono. Molte di più. Un problema epocale con paesi come l’Italia che si stanno letteralmente spopolando. Una cittadinanza giurassica man mano si congeda senza che nessun la rimpiazzi. Solo da noi servono almeno 120.000 immigrati all’anno. A dirlo sono gli industriali, i datori di lavoro che confermano come l’immigrazione non sia affatto un problema, ma addirittura una necessità. E sempre più urgente. Perché senza lavoratori si abbassano le saracinesche e si chiudono i cancelli d’interi comparti condannando l’intero paese al declino economico e quindi sociale. Ma nonostante attività e paesi interi chiudano i battenti per carenza di uomini, la politica rigetta quelli che sbarcano aprendo centri di detenzione, organizzando deportazioni e rimpatri e lasciando che orde di baldanzosi giovani girino a zonzo. Davvero assurdo. Noi del mondo ricco non facciamo più figli mentre nel mondo povero ne fanno fin troppi e quei figli della miseria per sopravvivere son disposti ad emigrare fin da noi. Ottimo. Una fortuna, altro che disgrazia. Due piccioni con una fava. Eppure niente. Prevale l’ignoranza e la propaganda. Prevale la paura. Tutta colpa della mancanza di uomini nei palazzi del potere. Alla politica non interessasse la realtà ma accontentare i propri tifosi in modo da allungarsi la carriera. I politicanti sanno che a molti l’immigrazione fa paura perchè temono di perdere presunte identità e certezze. E i politicanti sanno soprattutto che la paura rende nelle urne mentre le verità sgradite molto meno. E quindi la sfruttano. Invece di spiegare ai cittadini il quadro generale, invece di coinvolgerli nelle sfide della nostra era, invece di costruire insieme a loro alternative intelligenti, assecondano i loro istinti. Perché conveniente, perché più facile, perché oltre alle prossime elezioni il politicante non vede. Negli ultimi anni la politica non ha potuto negare il dramma dello spopolamento, ma ha tentato di porvi rimedio infilandosi nel letto dei cittadini per fargli sfornare più figli. Pie illusioni. L’univa vera soluzione a portata di mano è smetterla di criminalizzare l’immigrazione e gestirla piuttosto in maniera intelligente. Servono corridoi umanitari ufficiali e sicuri che rimpiazzino quelli clandestini e procedure semplici e rapide di formazione e integrazione professionale e sociale dei nuovi arrivi in modo che siano operativi nel più breve tempo possibile. Servono poi servizi che aiutino uno sviluppo sanno della nuova società multietnica prevenendo ghettizzazioni e derive razziste. Ma per riuscirci servono uomini di potere capaci di lungimiranza, onestà intellettuale, disinteresse, apertura mentale e forza morale. Uomini che mancano nei palazzi del potere ma anche per strada. Dove prevale il tifo e si abbocca a pifferai propagandistici invece d’informarsi e dare una mano. Dove si punta sempre il dito scagliandosi contro gli altri invece di guardarsi allo specchio, dove prevale l’egoismo e le ricette semplicistiche, dove prevale la paura invece che il coraggio che insieme ce la possiamo fare. Soffriamo una drammatica carenza di uomini. E la vera soluzione è riscoprirsi tali.
Tommaso Merlo
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C'ERA UNA VOLTA LA GERMANIA, UNA POTENZA ECONOMICA, INDUSTRIALE E DI INNOVAZIONE SOCIALE. UNA VOLTA, PERO', PERCHE' I VERDI E LE SINISTRE DEMOCRATICO-PROGRESSISTE AL POTERE HANNO DISTRUTTO IL SOGNO DI MILIONI DI GIOVANI, CHE OGGI SI RIBELLANO, ANCHE A GRETA...
La popolarità dei Verdi e dei Socialisti tedeschi è al collasso, così come le infrastrutture della Germania.
Una parte di un importante nella città sassone di Dresda, un ponte, è misteriosamente crollato. L'incidente evidenzia la negligenza della Germania nei confronti delle proprie infrastrutture, mentre incanala decine di miliardi di euro in progetti verdi dubbi in patria e all'estero. Il crollo del ponte di Dresda è una metafora dell'attuale situazione della Germania.
"Parte del successo di AfD può essere attribuito alla sua politica economica. I tedeschi chiedono la fine dei sussidi governativi che distorcono il mercato dell'energia elettrica e rendono costosa l'energia, quindi la fine della costosa transizione energetica verde del paese e, soprattutto, un'inversione dell'attuale deindustrializzazione. Se questa politica economica moderata viene abbandonata dai centristi al potere, allora gli elettori guarderanno altrove".
Una volta votati i Verdi, i giovani sotto i 18 anni si sono spostati in massa a destra. Lo scorso mese di agosto, in Turingia, in un sondaggio è stato chiesto a 9000 giovani di età inferiore ai 18 anni per chi avrebbero votato. Il vincitore con un ampio margine è stato il partito di destra AfD, che ha ottenuto il 37,4% dei voti, più del doppio rispetto al 16,5% ottenuto nel 2019. I Verdi, d'altra parte, hanno perso un'enorme quota, circa l'83% dei loro sostenitori.
I giorni di Fridays for Future, guidati da Greta Thunberg, sono scomparsi più velocemente di una palla di neve in una calda giornata estiva. In effetti, i giovani hanno mantenuto la loro promessa "vi terremo d'occhio" e, ironicamente, odiano ciò che stanno vedendo ora: uno sgretolamento del loro paese e del loro futuro.
Ora stanno guidando una ribellione silenziosa ma potente. Le bugie sul Covid e sui vaccini, le bugie sulla guerra contro la Russia e il sabotaggio palese del gasdotto North Stream 2 che ha reso l'energia elettrica ed il gas in Germania costosissimi, ma i giovani si stanno rendendo conto di come l'Occidente sia tutto tranne che libero e democratico.
I dissidenti sono stati messi a tacere mentre la censura si diffondeva sulle principali piattaforme di social media. In Germania, e altrove in Europa, le persone che esprimevano opinioni diverse si sono trovate calunniate e criminalizzate. I leader dissidenti sono stati persino arrestati e imprigionati. Migliaia di account di social media sono stati sospesi.
Nel luglio 2024, la rivista tedesca di "estrema destra" Compact è stata perquisita dalle forze speciali tedesche e chiusa dall'eccessivamente zelante ministro dell'Interno socialista, Nancy Faeser.
Il fondatore del servizio di messaggistica istantanea Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato dalle autorità francesi. Il suo crimine: fornire libertà di parola. I giovani ora si rendono conto di come la "libertà di parola" in Occidente sia solo uno scherzo.
L'uccisione di tre persone (e molte altre ferite) da parte di un rifugiato siriano durante un festival ha evidenziato una lunga serie di crescenti violenze da parte degli immigranti. L'opinione pubblica ha reagito mettendo in discussione a gran voce le politiche europee sulle frontiere. Nonostante una serie di grandi promesse, i politici non hanno intrapreso alcuna azione concreta per arginare l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa, provocando l'indignazione di tutti, soprattutto proprio dei giovani.
Il crimine e la violenza hanno reso insicure molte parti della Germania, e i giovani si stanno rendendo conto che il loro paese sta potenzialmente andando all'inferno; in nome dell'accoglienza, in nome della guerra, in nome dell'energia verde e di false promesse, ormai palesemente bugie di Stato.
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“ Il protagonista di questa vicenda è l'ibis eremita (Geronticus eremita), in tedesco Waldrapp. Si tratta di un massiccio trampoliere che abitava su pareti rocciose perse tra i boschi di montagna. Un decreto dell'arcivescovo Leonardo di Salisburgo, risalente al 1504, vietava a chiunque di sottrarre i giovani di quest'uccello dal nido, poiché già allora appariva in netta diminuzione nel suo areale. Sulle rocce sovrastanti la sua città, nelle gole del Danubio presso Passau, a Graz, sulle scogliere del Verbano tra l'Italia e il Canton Ticino, sulle falesie dell'Istria, gli ibis eremiti, presenti fin dalle più remote ere in tutta l'Europa centrale (come testimoniano i resti fossili) stavano rapidamente declinando. Fu probabilmente durante una delle carestie così comuni nel XV secolo — quando dopo le terribili pesti nere del secolo precedente la popolazione europea aveva ripreso a crescere in maniera tumultuosa — che qualcuno provò ad assaggiare le carni dell'ibis eremita. Fino ad allora quello strano uccello tra il corvo e il cormorano, dal piumaggio nero con riflessi verdi e purpurei, dalla testa calva e paonazza e dal becco rosso come i piedi e le zampe, aveva ispirato una certa ripugnanza.
E anche il nome non deponeva in favore della sua appetibilità: Waldrapp (cioè corvo selvatico), Steinrapp (corvo di roccia), com'era chiamato in Austria e Svizzera, corneille de mer (cornacchia di mare) in Francia, corvo selvatico in Italia, richiamavano troppo dappresso il dettato biblico che vietava di mangiare, perché impuri, i corvi e gli ibis. Ma, una volta assaggiati i grassi, teneri e implumi nidiacei, la voce si sparse, soprattutto tra le povere e fameliche popolazioni di montagna. E in tutta Europa le colonie di questi uccelli, arroccate su strette fessure di pareti montane a picco nei boschi e sul mare, cominciarono a essere depredate. La situazione precipitò quando della cosa si impadronirono i potenti del tempo, che riservarono alle proprie mense i grassi e rari nidiacei. Cosicché, per rifornire le cucine e le dispense di nobili, dignitari, prelati e margravi, temerari arrampicatori rischiavano la pelle sui più aerei precipizi. E, pur di assicurarsi i ricercatissimi pollastri, intere colonie di ibis eremiti vennero portate all'estinzione. Il decreto dell'arcivescovo servì a poco. Già verso la metà del XVII secolo gli ibis scomparvero da tutta la catena alpina e, probabilmente, da tutto il resto d'Europa. Al loro declino contribuì forse anche, in maniera diretta o indiretta, la lunga serie di inverni nevosi ed estati fredde e piovose che provocarono la cosiddetta «piccola glaciazione» degli anni tra il 1550 e il 1650, che resero precarie per i disastrosi raccolti le condizioni di vita dei montanari. Ma quali che siano state le cause, dopo questo secolo della loro buffa sagoma scomparve anche il ricordo, persino nelle zone in cui essi avevano per millenni vissuto. “
Fulco Pratesi, Nel mondo degli uccelli, Laterza (collana I Robinson), 1983¹; pp. 142-145.
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Ora credo di sapere come la gente impazzisce.
Mal di piedi, notti in bianco su una sedia della sala d’attesa del Pronto Soccorso come letto. La pioggia che bagna le ossa.
Niente spicci per mangiare, l’odore del caffè di chi ha i soldi che ti entra nel naso e nel cervello. E tu non puoi averlo.
Credo di sapere come i ragazzi dei centri di accoglienza impazziscono, per noi sono tutti ragazzi, tutti giovani anche sui documenti, pure i quarantenni.
L’ esito negativo della commissione, niente permesso di soggiorno.
La terza volta che ti rifiutano una carta di identità. Un altro appuntamento, un altro ufficio. La lingua non la capisci ancora bene, parlano veloce. Qualche impiegato perde la pazienza velocemente, tu puoi permetterti di perderla, in terra straniera?
Non hai più il posto letto nel centro di accoglienza e fuori fa freddo. Quando ce l’avevi, le cimici ti mangiavano vivo.
Il tuo compagno di stanza si svegliava la notte per pregare a alta voce, e tu, che già non riuscivi a dormire per i ricordi, per i pensieri, perdevi ogni notte un po’ del tuo senno, a cui eri rimasto aggrappato persino in Libia. Perché in Libia pensavi di essere all’ultima tappa dell’orrore, se fossi riuscito a superare quella e poi il mare, la vita in Europa sarebbe stata senz’altro dolce. Pensavi.
All’inizio deve essere stanchezza, un’inquietudine che non credi ti rovinerà tutti i piani, come avere una mosca vicino all’orecchio da un po’ troppo tempo.
Come ti sei ritrovato con le pulci addosso, a urlare per strada con una bottiglia rotta in mano?
La mosca si è allargata, ha spalancato i suoi occhi spaventosi davanti a te, infatti hai sempre lo sguardo terrorizzato.
La mosca è diventata tante voci nella tua testa, nessuna bottiglia di vino le farà smettere di parlarti nelle orecchie.
Credevi davvero che l’Europa sarebbe stata la tua seconda mamma?
A tutti i miei fratelli
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Diceva Ennio Flaiano che, se il “medium è il messaggio” (copyright di Marshall McLuhan), è il postino che dobbiamo leggere, non le sue lettere. Fuor di battuta, basta possedere il medium, ossia avere buone risorse comunicative, per disporre del messaggio -e dunque manipolare e ingannare a proprio comodo. Dopo la Brexit e la vittoria di Donald Trump nel 2016, l’Oxford Dictionary scelse “post-truth”, post-verità, come parola internazionale dell’anno. Ma almeno da un quindicennio c’è un vero boom degli studi “sull’èra dell’impostura”.
Ora, che l’esplosione del Web sia coeva all’ascesa di movimenti e partiti populisti in tutto l’occidente non può essere una pura coincidenza. Secondo il politologo inglese Paul Taggart il pupulismo ha avuto molti padroni, perché è stato uno strumento dei progressisti, dei reazionari, degli autocrati, della sinistra e della destra. In ogni caso, resta una “ideologia debole”, nelle cui manifestazioni storiche sono tuttavia ricorrenti alcuni elementi distintivi: primo tra tutti l’appello diretto al popolo, senza mediazioni istituzionali, contro le élite dominanti.
Per rispondere alla domanda se i social network amplifichino semplicemente o favoriscano il populismo, bisogna tenere presente che le bugie su Internet sono avvantaggiate da tre fattori: la possibilità dell’anonimato; la possibilità di raggiungere rapidamente un vastissimo numero di persone: il fenomeno delle “cascate” informative (la bufala virale). Siamo quindi ben lontani da quella “cyberdemocracy”, contraria a ogni oligarchia intellettuale e politica, immaginata da Nicholas Negroponte e da altri profeti del Web come Gianroberto Casaleggio.
Non voglio dire che Internet ci renda ineluttabilmente stupidi o più bugiardi, come sosteneva Umberto Eco. Riflettiamo però su un punto. Come osserva la filosofa Franca D’Agostini in un aureo volumetto, mentre agli albori della cultura digitale si pensava che la nuova “trasparenza” e le nuove opportunità di partecipazione avrebbero dato un colpo decisivo alle concentrazioni di potere e ai vertici di gestione delle conoscenze, oggi tutti sanno che la massa delle informazioni è governata da quattro o cinque gruppi, i quali possono decidere la sistematica violazione della verità fattuale, rendendo difficile lo smascheramento del falso (“Menzogna”, Bollati Boringhieri, 2012).
In questo senso, non c’è da stupirsi se il “chiunque” trionfatore della Rete si trasforma in un professionista della provocazione. Complottismo e odio per l’establishment: non sono forse i grandi protagonisti della sindrome populista? Quest’ultima si basa su due radicate convinzioni: che il popolo sia depositario della verità e che sia, insieme, vittima dei raggiri della casta dei politicanti. Sul fuoco del populismo soffia poi la Rete, con le crociate contro le potenze mondialiste che tessono incessantemente le loro trame per meglio sottomettere i perdenti della globalizzazione. Mancano le prove, ma che importa? La loro assenza è la migliore conferma che il Male agisce di nascosto.
Così il Web, simbolo della modernità, diventa paradossalmente strumento di resistenza alla modernità, alle innovazioni tecnologiche, alle scoperte scientifiche, ai progressi della medicina. In altre parole, l’essenza del “grillismo” (che sopravvive a Beppe Grillo). C’è soprattutto un modo per contrastare questi bias cognitivi, come li chiamerebbero i neuroscienziati: più cultura, più istruzione, più formazione continua per i giovani e i meno giovani, per chi studia e chi lavora.
In un paese che vanta uno dei più alti tassi di analfabetismo funzionale in Europa (dati Ocse), non dovrebbe essere questa una delle principali missioni delle forze riformiste?
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Del resto, Fratelli d’Italia nasce esattamente per sfruttare questa finestra di opportunità. Prendiamo i suoi tre fondatori ufficiali: Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni. Il primo rappresenta (in modo perfino caricaturale) la fedeltà al fascismo storico, e la militanza nel torbido e sanguinario neofascismo del dopoguerra. Il secondo rappresenta la garanzia di totale organicità ai dogmi del liberismo economico e alle esigenze del sistema militare-industriale e dunque della guerra. La terza rappresenta l’apertura all’ideologia dell’estrema destra internazionale (da Orban a Bolsonaro a Trump). Quest’ultimo punto merita qualche parola in più. Nonostante l’affettuosa deferenza per Giorgio Almirante e alcune giovanili dichiarazioni di entusiasmo per Mussolini, Meloni è attenta a smarcarsi dal fascismo nostalgico alla La Russa. La ragione è la volontà di essere, e apparire, in sintonia con un nuovo fascismo che – pur nella sostanziale continuità ideologica con le idee di Hitler o di Evola – non ha bisogno di un apparato simbolico storico, e costruisce nuovi simboli e nuovi miti. In questo 25 aprile, prendetevi un momento per guardare un terribile video del 2013 (in francese, con sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=XA5S5Qrg6CU). È la ‘dichiarazione di guerra’ alle democrazie lanciata da Génération Identitaire, un movimento politico nato in Francia (e lì sciolto dal governo nel 2017) che fa della ‘questione etnica’ il fulcro di una politica fondata sulla paura e sull’odio. La linea è quella del suprematismo bianco: e in concreto quel movimento ha organizzato una serie di attacchi anche fisici contro le Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. I simboli non sono le svastiche: ma, come si spiega nell video, i ‘lambda’, cioè le lettere greche che figuravano tra gli emblemi degli Spartani (‘lambda’ è la lettera iniziale di Lacedemoni, altro nome degli Spartani). La scelta cade sulla grande antagonista della democratica Atene: una città governata da una minoranza (gli Spartiati) che dominava attraverso la violenza e il terrore su una maggioranza (gli Iloti) etnicamente diversa. Un modello atroce, fatto proprio dall’organizzazione studentesca di Fratelli d’Italia. Un esempio eloquente: il percorso formativo di Azione studentesca si chiama ‘agoghé’, come quello dei giovani spartiati, che in esso si formavano alla resistenza fisica, e alla violenza (anche attraverso uccisioni rituali e impunite degli Iloti). Una ricca documentazione iconografica mostra come i ragazzi italiani che crescono all’ombra della Presidente del Consiglio non ricorrano ai fasci o alle svastiche (anche se la croce celtica rimane il simbolo ufficiale di Azione studentesca), ma ai simboli dell’antica Sparta: un mimetismo formale che mette i giovani di estrema destra italiana al riparo dalle accuse di fascismo nostalgico, e in connessione con i loro camerati di tutta Europa, consentendo una perfetta, e indisturbata, continuità con gli ‘ideali’ fascisti e nazisti. Vale la pena di ricordare che è stata proprio Azione studentesca la responsabile, nel febbraio scorso, del pestaggio dei ragazzi del Liceo Michelangiolo, a Firenze: e che nello stesso palazzo fiorentino hanno sede Fratelli d’Italia, Casaggì (nome locale di Azione studentesca) e la casa editrice “Passaggio al bosco” (etichetta esplicitamente jüngeriana che allude alla ribellione contro la democrazia), il cui catalogo è ricco di testi su Sparta, e sulla sua mistica del razzismo violento. È in questo quadro che si deve leggere l’uscita sulla ‘sostituzione etnica’ del ministro Lollobrigida, cognato di Meloni. Lungi dall’essere frutto di “ignoranza”, come penosamente asserito dall’interessato, si tratta della maldestra esibizione della parola d’ordine chiave per questa nuova-vecchia destra europea che fa della questione razziale e migratoria il centro di un intero sistema di pensiero e azione. Negli ultimi decenni si possono documentare decine e decine di uscite di Salvini, Meloni e molti altri leader della destra italiana sulla sostituzione etnica: e ora la tragedia di Cutro mostra come proprio quell’ideologia ispiri le azioni e le omissioni dell’attuale governo della Repubblica. Un nuovo fascismo, dunque: che non ha necessariamente bisogno dei labari del Ventennio. Ma che quel progetto comunque resuscita e persegue: soprattutto in una mistica della violenza e della morte che ha nei neri, nei musulmani, nei diversi i propri eterni obiettivi. Lo dimostra il fatto che la politica di questo governo fascista attacca frontalmente alcuni principi fondamentali della Costituzione antifascista
Il 25 aprile con un partito fascista al governo
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L’ultimo allarme in ordine di tempo arriva proprio dalla Germania, il paese che ha visto il più recente attentato terroristico da parte di un “lupo solitario” jihadista, il 26enne siriano richiedente asilo Issa Al H., che il 23 agosto scorso nella città di Solingen ha ucciso tre persone e ferito altre otto a coltellate.
Thomas Mücke, cofondatore e direttore esecutivo di Violence Prevention Network (una Ong tedesca che si dedica alla prevenzione dell’estremismo politico e alla deradicalizzazione dei detenuti per atti di terrorismo), informa che gli attacchi e i falliti attentati successivi ai fatti del 7 ottobre 2023 in Europa occidentale sono «quadruplicati» rispetto allo stesso periodo del 2022. «Gli estremisti stanno usando il conflitto in corso come uno strumento per riguadagnare slancio», dice riferendosi alla guerra a Gaza. Secondo dati ufficiali, risultano documentati 7 attacchi riusciti e 21 falliti o sventati dalle forze dell’ordine. «L’Isis ha identificato l’Europa occidentale come bersaglio di attacchi, ovviamente con l’intenzione di diffondere orrore e paura e dividere la società in modo da poter reclutare ancora più persone per la propria causa».
Siamo nella fase del “jihad d’atmosfera”
Mücke spiega che gli autori dei reati sono diventati più giovani rispetto a quelli dei due decenni scorsi, e che ben due terzi degli arrestati in Europa occidentale sono adolescenti. A ciò corrisponde il fatto che la loro radicalizzazione e infine il loro reclutamento in organizzazioni terroristiche non sono avvenuti attraverso moschee o centri culturali, ma essenzialmente online: «Internet svolge un ruolo importante nella radicalizzazione e nella mobilitazione, nonché nel reclutamento». I fatti di Solingen potrebbero influenzare l’esito delle elezioni regionali del 1° settembre in Turingia e Sassonia, dove Allianz für Deutschland (AfD) è già data al primo o al secondo posto con oltre il 30 per cento dei voti nei sondaggi.
Gli attacchi di Mannheim e Solingen, entrambi opera di richiedenti asilo la cui domanda era stata respinta, danno credito alla tesi secondo cui la nuova ondata di attentati jihadisti in Europa occidentale sarebbe opera di “lupi solitari” e non di organizzazioni articolate e dotate di mezzi. Gilles Kepel, lo studioso francese dell’islam politico, distingue tre fasi dell’offensiva jihadista contro l’Occidente: gli attacchi diretti da al Qaeda nel primo decennio del XXI secolo, quelli favoriti o assistiti da network collegati informalmente allo Stato Islamico nel secondo decennio del secolo, e oggi la fase di quello che definisce il “jihad d’atmosfera”, non collegato a leadership stabili e fatto di azioni decise su base individuale.
Ma i “lupi solitari” non sono solitari
Sta di fatto che i “lupi solitari” – i cui atti sono meno distruttivi di quelli precedenti ma più difficili da prevenire – non sono in realtà davvero solitari. Quasi sempre alla cattura di un “lupo solitario” subito dopo o alla vigilia dell’attacco progettato segue l’incriminazione di complici che lo hanno favorito in vari modi. «Quello che vediamo spesso», dice Carola García-Calvo, ricercatrice dell’Elcano Royal Institute di Madrid, «è che nonostante agiscano da soli, l’indagine rivela poi che l’aggressore aveva contatti con altre persone legate a gruppi terroristici. Si scopre che non erano così soli come sembravano».
«Le reti terroristiche possono prendere di mira questi individui vulnerabili e manipolarli per commettere atti terroristici come attori solitari, apparentemente soli, ma in realtà al servizio degli obiettivi delle reti più grandi», spiega Jan Op Gen Oorth, portavoce di Europol. «L’isolamento sociale e la mancanza di un solido sistema di supporto rimangono le principali vulnerabilità. I terroristi sfruttano queste vulnerabilità per diffondere il loro messaggio e reclutare nuovi seguaci. Ciò è particolarmente preoccupante se si considera il numero crescente di giovani, compresi i minorenni, esposti alla propaganda terroristica online».
In Germania ci sono 27.000 soggetti pericolosi
Ogni paese europeo tiene il suo conto in base a criteri non omogenei dei soggetti pericolosi in termini di possibile passaggio dall’estremismo al terrorismo vero e proprio. In Germania secondo l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione «nell’area dell’islamismo/terrorismo islamico esiste un potenziale quasi costante di 27.200 persone (erano 27.480 nel 2022)». In Francia, secondo una comunicazione dell’allora ministro degli Interni Gerard Darmanin nell’ottobre dell’anno scorso, «le persone registrate in Fascicoli di trattamento di segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione terroristica (Fsprt) sono 20.120; fra queste alcune hanno un fascicolo attivo e altre uno inattivo. In totale ci sono 5.100 persone con fascicolo attivo». In Spagna i soggetti sotto sorveglianza sarebbero circa 300.
In attesa di riorganizzarsi e di portare nuovamente attacchi come quelli di Parigi (novembre 2015) e di Bruxelles (marzo 2016), Isis e al Qaeda si appoggiano ai suddetti lupi solitari. Ma l’organizzazione più vicina a fare massa critica per una rinnovata stagione di attacchi terroristici in Europa sembrerebbe essere Isis Khorasan (Isis-K), cioè la gemmazione dell’Isis nata all’inizio del 2015 che fa riferimento a un’area geografica compresa fra Afghanistan, Iran e alcuni stati ex sovietici dell’Asia centrale, e che attualmente conterebbe 4 mila combattenti nel solo Afghanistan.
Il ruolo dell’Isis-K negli attentati jihadisti in Europa
«L’Isis-K è oggi l’unico gruppo jihadista che ha la capacità di proiettare forze e pianificare un attacco a livello internazionale», spiega il belga Thomas Renard, direttore dell’International Centre for Counter-Terrorism dell’Aja. Il paese europeo più esposto all’infiltrazione potrebbe essere il Belgio. «Potrebbe trattarsi di una cellula inviata dall’Isis-K, di persone formate e addestrate che si infiltrano nel nostro paese. Ma potremmo anche trovarci in presenza di individui radicalizzati già residenti sul posto, pronti a compiere attentati. Persone che fanno parte di una comunità dell’Asia centrale, del Caucaso o della Cecenia, che sono collegate ai jihadisti tramite Telegram o la rivista in lingua inglese EI-K. Nelle zone intorno ad Anversa, dove è presente una forte comunità cecena, nelle aree di Bruxelles e di Liegi-Verviers, storicamente legate al jihadismo».
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Perchè Stairway to Heaven é considerata la canzone più bella?
Cara\o Anonima\o, Buon Natale.
Non sapendo se la tua è una domanda "positiva" (cioè perchè ritieni giustamente la canzone la più bella della musica rock) o "negativa" (cioè ritieni che non sia lei la migliore), ti scrivo che ne penso io.
Stairway To Heaven, scritta da Robert Plant e Jimmy Page, fa parte del leggendario quarto album dei Led Zeppelin, che non ha propriamente un titolo, ma è ricordato come IV, seguendo la numerazione dei precedenti, o Four Symbols, per i simboli che aveva in copertina a identificare i 4 componenti della storica band, disco uscito l'8 Novembre 1971. L'album è una sintesi del breve ma intensissimo percorso che la Band ebbe in meno di 2 anni, che li porta ad essere da sconosciuti a una delle più conosciute, imitate e leggendarie rock band del pianeta. Queste premesse vanno fatte perchè il brano è, secondo me, leggendario giustamente per tre motivi:
musicalmente, sintetizza il percorso, unico, che i Led Zeppelin intrapresero: partendo dal blues, stravolgendolo e avvolgendolo di un nuovo suono elettrico ed eccitante (i primi dischi I e II) virarono su una sorta di contaminazione folk elettrica (ascolta il III) trovando qui una sintesi di ispirazione tra le due, e proprio in questa canzone trovano una summa: l'intro acustico e sognante (che assomiglia tantissimo a Taurus degli Spirits, band che li accompagnò nei tour americani) che sale di energia fino all'assolo di Page, tra i più leggendari di sempre; e poi il testo, ispirato a Plant dalla lettura di Magic Arts in Celtic Britain di Lewis Spence (un poeta, letterato e occultista scozzese), ma anche dai miti folkloristici britannici, che stavano ritornando in auge grazie al folk rock e alla passione mai celata per le saghe Tolkeniane (già presenti per dire in Ramble On). Sulle qualità poi dei singoli musicisti, posso affermare che sono stabilmente nelle prime posizioni di sempre in ogni settore;
una componente di fortuna, perchè il brano, che dura 8 minuti tondi nel disco, non fu mai pensato come singolo di lancio. Ma i Deejay delle radio, ascoltando tutto il disco (come si faceva un tempo) decisero di passarla lo stesso, riscontrando il favore del pubblico; sin da subito divenne una sorta di prova del nove per tutte le band di giovani musicisti, e a testimonianza di ciò c'è il fatto che è di gran lunga lo spartito musicale più acquistato al mondo di sempre (se ne vendono 150 mila copie ancora oggi all'anno, nel 2023). Leggendario è un altro racconto: nei negozi di strumenti musicali americani è noto che si possono provare gli strumenti prima di acquistarli, e diceria vuole che dopo un po' fu affisso un cartello No Stairway, come a dire che avevano sentito così tante volte gli arpeggi che non ne potevano più. Fu peraltro decisivo il successo del disco, che nato sotto le peggiori paure della Atlantic, la casa discografica, per la decisione di non avere nessun titolo e zero pubblicità, divenne uno dei più grandi successi di sempre, con decine di milioni di copie vendute nel mondo;
c'è una componente più sottile, dire estetica: i Led Zeppelin esprimevano una musica che potremmo definire "maschia", nel senso che apparivano volutamente come semidei rappresentando una precisa idea di mascolinità: spesso a torso nudo, cascate di capelli, riferimenti sessuali espliciti (Whole Lotta Love è la trasposizione hard rock di un orgasmo) divennero iconici di una estetica hard rock di potenza sessuale, che ebbe successo soprattutto negli Stati Uniti, che la riproposero per anni trovando successo sia tra i maschi che tra le femmine; in Europa, dove pure ebbero successo strepitoso, si scontrava da un lato sull'ambiguità che il glam rock stava per portare sull'estetica del rock ( si pensi a Bowie o Lou Reed, per dare un'idea) e con la dimensione più intellettuale del progressive, che è il tentativo europeo di creare un genere "proprio", e che non era sovrapponibile a quello Zeppelin per idee, classi sociali di provenienza, tematiche, stesse tecniche musicali. Per una serie di motivi, tra cui la nascita del punk che aveva, tra gli altri, come preciso obiettivo estetico spazzare via la tecnica musicale del prog, è prevalso il modello Zeppelin\Hard Rock, anche perchè il punk negli Stati Uniti fu un movimento marginale e che aveva idee diverse da quello europeo.
Tutto questo, secondo me, ha reso giustamente leggendaria Stairway To Heaven.
Se invece mi chiedevi "negativamente" perchè lo è, partendo da quello che ti ho raccontato puoi capire che non saprei risponderti.
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Navalny è stato sepolto nel cimitero di Borisov a Mosca. Qualche migliaio di suoi sostenitori sono venuti a ricordarlo. La maggior parte dei presenti erano giovani e hanno intonato cori contro la guerra, contro Putin e a favore dell'Ucraina.
♦️ In Italia e in tutto l'occidente vi diranno che è stato un bagno di folla, giovani coraggiosi che hanno sfidato le punizioni dello ZAR.
🖐Mi viene da fare una riflessione .
Ci hanno detto che in Russia non esiste la Libertà di stampa e tantomeno quella di manifestare …
Ci hanno detto che in Russia se dici la parola Guerra vai in galera per 15 anni…
Ci dicono sui TG che un bagno di folla ha seguiti il corteo funebre dell’attivista Russo scomparso …Ma non era proibito manifestare in Russia ???!!!
La gente urlavo contro Putin ( nel filmato chiamano Putin assassino ) e manifestano le loro idee …
Io vivo in Russia e guardo la Televisione Italiana, Americana , Francese etc… Mentre in Italia non si può vedere ne ricevere notizie da TV o stampa Russa …
In Italia se sei Russo non ti vendono l’acqua minerale all’aeroporto di Fiumicino …
In Italia Bloccano i conti correnti e i soldi dei cittadini Russi( non politici o persone sanzionate , gente che ama l’Italia o che vive lì ).
Quindi In Russia sei libero di manifestare , di urlare slogan contro il presidente puoi guardare le tv di tutto il mondo e gli occidentali che vivono qui non sono schedati …
E noi occidentali viviamo qui rispettati e ci vendono l’acqua ovunque …
Questo lo chiamano
REGIME TOTALITARIO
In Italia e in Europa quando manifesti vieni preso a manganellate , Non puoi vedere le televisioni Russe ne leggere informazioni Russe , I giornalisti come Vincenzo Lorusso che raccontano una storia scomoda sono schedati,
Questa la chiamano
DEMOCRAZIA
Vi invito a riflettere su questo la
Prossima volta che andate a votare …
Dio salvaci te da questo mondo folle
MOMO.
✈️Seguici su ➡️@multipolarenews
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"Ti stai facendo una canna!" "Embè?": la nuova campagna del governo contro la droga è già un meme
Lo spot per prevenire il consumo di stupefacenti segue la non fortunata iniziativa con l'allora ct della nazionale Roberto Mancini. E sui social è già virale per la sua discutibile qualità ed efficacia
[...] Video, meme, ironici sketch su TikTok. È diventata questa, in pochissime ore, la campagna istituzionale del Dipartimento per le politiche antidroga in rotazione sulle reti Rai. Un bambino critica un ragazzino più grande mentre si prepara una canna. Trenta secondi, in cui il più piccolo avvisa il maggiore: «Guarda che ti fai male, poi è un attimo che passi ad altre droghe».
Un ritorno alle pubblicità progresso anni novanta che di progresso avevano ben poco: la generalizzazione degli stupefacenti, l'atmosfera ansiogena e quella sensazione di terrorismo psicologico che tratta la tossicodipendenza esclusivamente come un problema giovanile. Dopo la Venere di Botticelli lanciata ad aprile come influencer dal Ministero del Turismo e il logo del Ministero del Merito presentato a maggio che sembrava richiamare alla fiamma del Msi, un altro pasticcio per il Governo Meloni. Va detto che l'Italia non colleziona successi per spot informativi sulla prevenzione al consumo e all’abuso di sostanze stupefacenti, eppure l’informazione sugli effetti delle varie sostanze restano ovunque la premessa di qualsiasi comunicazione. https://www.youtube.com/embed/kCg6FXNHVn0
Lo spot del Governo tuttavia accomuna tutte le droghe («è un attimo che passi ad altre droghe»). E dietro lo spot è evidente la mano del consulente del Dipartimento per le politiche antidroga, il leader delFamily Day, Massimo Gandolfini («assolutamente contrario a ogni legalizzazione») sostenitore di una criminalità affibbiata ai consumatori di cannabis, dell’equiparazione tra droghe pesanti e leggere. Decisamente un cambio per la politica italiana sulle droghe che archivia la stagione della ex titolare del dossier, Fabiana Dadone, che pur non producendo risultati concreti, aveva tentato di aprire un dialogo sulla legalizzazione della cannabis. Adesso arriva lo spot anti cannabis del Governo Meloni. Così debole da suscitare l'ilarità sui social: «Ogni anno il governo realizza campagne anti-droga che causano effetti controproducenti perché sono fatti a cazzo di cane"» una delle parodie più riuscite firmate da Il Grande Flagello su Twitter. Tra la reazioni politiche si segnala la critica lapidaria del segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Ma davvero il governo pensa di fare la guerra alla droga con questi spot ai limiti del ridicolo? Un insieme di luoghi comuni privi di ogni base scientifica, una breve sequela di affermazioni che non hanno alcuna fondatezza scientifica o statistica e che si basano evidentemente su un presupposto: i giovani italiani sono stupidi. Una cosa è certa: chi ha pensato questa pubblicità regresso non ha alcuna contezza di ciò che accade nel mondo reale ed è rimasto a una retorica anni 80 che ha portato alla guerra alle cannette, alla persecuzione di qualche adolescente mentre, nel frattempo, il narcotraffico prosperava. Fatevi una cortesia: legalizzate la cannabis e proibite questi spot».
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