#gherardo colombo
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Gherardo Colombo, l’ex Pm che è stato nei primi anni novanta uno dei cinque grandi protagonisti dell‘inchiesta “Mani Pulite” – quella che rase al suolo la prima Repubblica – ha scritto una introduzione al libro di Enzo Carra (uscito postumo in libreria in questi giorni) nella quale ci svela un aspetto finora sconosciuto di quella stagione. Sconosciuto e sconvolgente. Ci dice che nel luglio del 1992, quando le indagini erano ancora alle prime battute, fu suggerito ai politici di confessare i propri delitti e di uscire dalla vita pubblica in cambio dell’impunità.
Colombo dice esattamente che se i politici avessero accettato le condizioni dei Pm, in cambio non avrebbero avuto “a che fare con la giustizia penale”. In pratica fu proposta una trattativa segreta Stato-Tangentopoli . Ovviamente del tutto illegale. Dal punto di vista del codice penale, se Colombo racconta il vero, il pool commise un reato piuttosto serio. Violò l’articolo 338 che punisce severamente la “minaccia a corpo politico”. Nella sua ricostruzione dei fatti, Colombo non parta di singoli politici, o di imputati: parla di “politica”, al singolare, cioè si riferisce esattamente del “soggetto collettivo” al quale, evidentemente, fu proposta la trattativa con la minaccia del carcere. L’articolo 338 del codice penale prevede pene fino a sette anni di reclusione. Ovviamente i reati sono caduti in prescrizione, però resta la ferita allo Stato.
Se davvero la procura di Milano chiese a quella che allora era la classe dirigente, legittimamente eletta, di farsi da parte, minacciando altrimenti l’arresto e il carcere, compì un atto che è difficile non considerare un vero e proprio colpo di Stato. Non in senso metaforico, simbolico: nel senso pieno e letterale della parola. L’accordo non ci fu. La politica si dimostrò migliore della magistratura. Il ricatto non funzionò. E però la Storia ci dice che il disegno politico della Procura di Milano – sempre se è vero quello che dice il dottor Colombo – fu comunque portato avanti, con gli arresti sistematici, con l’aggiramento del Gip, con i mandati di cattura a rate, col sistema delle delazioni ottenute in cambio di scarcerazioni o con nuovi mandati di cattura, con una lunga scia di suicidi. Ed eliminò dalla scena tutta la classe politica di governo, più o meno come succedeva spesso in America Latina.
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Giornata della Memoria, al Liceo di Ceccano incontro con il giudice Gherardo Colombo
Le classi del Liceo di Ceccano celebreranno la Giornata della Memoria, 27 gennaio, incontrando il giudice Gherardo Colombo che interverrà al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre di Tor Vergata dalle ore 9:30 alle ore 11:30. Il giudice Colombo parlerà de La sola colpa di essere nati il libro scritto insieme alla senatrice Liliana Segre, scampata ad Auschwitz, dove…
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L’unico motivo per cui è giusto non pagare solo con carta di credito ma avere anche dei contanti in tasca è per fare l’elemosina.
Gherardo Colombo
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MATTARELLA Sergio, a cura di Claudio Jampaglia, prefazione di Gherardo Colombo, Le parole di tutti. Dodici 0RAZIONI CIVILI, Ponte alle Grazie, 2024. Indice del libro
MATTARELLA Sergio, a cura di Claudio Jampaglia, prefazione di Gherardo Colombo, Le parole di tutti. Dodici 0RAZIONI CIVILI, Ponte alle Grazie, 2024. Indice del libro
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13 dic 2023 11:04
IL PD HA PASSATO ALLA BANDA DI CASARINI NOTIZIE RISERVATE DELLA GUARDIA COSTIERA DA SFRUTTARE PER LA GRANDE PESCA DI MIGRANTI IN MARE - LE CHAT AGLI ATTI SVELANO GLI INFORMATORI CHE RIVELAVANO ALLA “CIURMA” (SOTTO INCHIESTA) DELLA ONG MEDITERRANEA LA POSIZIONE DEI BARCONI. IN PRIMA LINEA MATTEO ORFINI, GIUDITTA PINI, SANDRO RUOTOLO, L’EX MINISTRO DE MICHELI E MANCONI GRATIFICATO DA UNA FRASE (“QUANDO C’E’ DI MEZZO LUI, TEMO SEMPRE CACATE”) - SUL FOGLIETTO C’È PURE ENRICO LETTA, IN QUEL MOMENTO SEGRETARIO DEL PD, ANCHE SE IL SUO NOME È SEGUITO DA UN PUNTO INTERROGATIVO... -
Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per la Verità - Estratti
Il Partito democratico ha strepitato per settimane perché il sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro ha condiviso con il compagno di partito Giovanni Donzelli alcune informative sulla vita in carcere del terrorista Alfredo Cospito e sui suoi incontri con i parlamentari dem dentro al penitenziario.
I piddini hanno sollevato un gran polverone, ma scopriamo ora che erano praticamente gli informatori sotto copertura della banda di Luca Casarini e Giuseppe Caccia (alla sbarra a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) con cui condividevano un intenso flusso di informazioni sulla posizione dei barconi e sul loro recupero.
Un capitoletto dell’informativa, con la quale la Guardia di finanza ha riassunto l’esito delle indagini ai magistrati, è stato denominato «Rapporti con le istituzioni». Infatti, stando agli investigatori, le connessioni «sia in ambito politico che militare», avrebbero aiutato i dirigenti dell’associazione Mediterranea, oggi sotto inchiesta, a ottenere informazioni riservate da sfruttare per la grande pesca di migranti in mare.
Un papello sequestrato a bordo della Mare Jonio, la nave di Med, scritto a matita su carta a quadretti, insieme ad annotazioni su spese bancarie, spese generali e di viaggio, proprio sotto la parola «garanti», riportava quelli che gli inquirenti di Ragusa indicano come «i contatti che tutta l’organizzazione», ovvero i Casarini boys, intratteneva «sia con il mondo politico», sia con quello «militare». Della lista fa parte, per esempio, Luigi Manconi, senatore del Partito democratico e responsabile del comitato per il diritto al soccorso, gratificato dalle parole di stima di Caccia: «Quando c’è di mezzo Manconi temo sempre cacate».
Nel pantheon anche Armando Spataro (ex procuratore di Torino) e Gherardo Colombo, ex pm di Mani pulite.
Sul foglietto c’è pure Enrico Letta, in quel momento segretario del Pd, anche se il suo nome è seguito da un punto interrogativo. Fanno parte della rosa anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare dal 2013 al 2016, e il capitano di fregata Gregorio De Falco, l’uomo simbolo della notte della Costa Concordia poi diventato senatore pentastellato. Tra i contatti compare pure il nome di Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati.
In chat vengono scambiati numeri di telefono. Da quello del deputato del Pd Nicola Pellicani a quello di De Falco, che Casarini soprannomina «senatore comandante».
Il contatto chiave è, però, l’ex segretario pro tempore e presidente del Pd (sino a marzo 2019) Matteo Orfini, il quale ricopre un ruolo centrale in questa storia: oltre a far parte della ventina di garanti parlamentari che hanno permesso a Mediterranea di ottenere il mutuo chirografario per acquistare la barca, si è messo a disposizione anche per scrivere emendamenti utili ai pescatori di migranti.
I rapporti tra la politica e l’equipaggio della Mare Jonio emergono dalle chat acquisite dagli inquirenti.
Casarini, per esempio, il 26 settembre 2020, lancia un suggerimento: «Concentratevi di più sui membri del Pd che sostengono Med. Primo per evitare che si dica che siamo una nave di partito (di Liberi e uguali, ndr), secondo perché le contraddizioni sono lì. Giuditta Pini (altra deputata dem, ndr), Orfini, eccetera».
(...)
Caccia chiede se debba mettere in moto Andrea Martella, sottosegretario all’editoria, e la risposta dell’ex leader delle Tute bianche è positiva. A stretto giro l’esponente politico risponde di aver informato la De Micheli. L’ex assessore veneziano invia anche un messaggio al capo di Gabinetto di Conte, Alessandro Goracci.
Ma il messaggio, forse, più interessante è quello che Casarini, l’ex arruffapopoli del G8 di Genova, il 28 dicembre 2020, invia a Caccia, informandolo dell’arrivo di un dossier delicato: «Resoconto riservato ricevuto da Giuditta Pini da Mrcc».
L’acronimo indica il Comando generale del corpo delle capitanerie di porto.
Quello attribuito alla Pini è un appunto dettagliato sulla ricerca di un barchino partito dalla Libia il giorno di Natale con poco più di 10 migranti.
La nota, che a detta di Casarini proverrebbe dalla Guardia costiera, rappresenterebbe un clamoroso cortocircuito, visto che le informazioni sulle ricerche in mare, mentre sono in corso, sono riservate e non divulgabili, tanto meno a soggetti come partiti e Ong.
Le capitanerie le possono condividere, su richiesta, con i vertici dei ministeri coinvolti, a partire da quello dei Trasporti da cui dipendono, ma non al di fuori di questa ristretta cerchia istituzionale, anche perché queste ricerche quasi sempre innescano fascicoli penali, coperti dal segreto istruttorio.
Ma in questo caso tali basilari regole sarebbero state infrante ed esponenti del Pd avrebbero passato notizie sensibili sui clandestini in viaggio a soggetti che per quegli stessi comportamenti sono oggi alla sbarra con l’accusa di favoreggiamento clandestino, ovvero uno di quei reati che la Guardia costiera deve contrastare.
Significativa anche una chat del dicembre del 2019. Casarini inoltra a Caccia un messaggio che avrebbe ricevuto da Orfini: «Sentita. Ovviamente non sapeva, ma si informa subito». Poi il parlamentare avrebbe anche aggiunto: «I numeri tornano. Dovrebbe essere quella soccorsa dalla Ocean viking».
Caccia condivide un messaggio postato sul social network X da Sos Mediterranee sul recupero in mare di una cinquantina di migranti operato proprio dalla Ocean viking. Casarini esulta: «Il nostro servizio informazioni funziona».
Tra le email acquisite dagli inquirenti, ce ne sono due inviate a vari indirizzi di Mrcc Italia e per conoscenza a Unhcr. Manca il mittente, ma i contenuti sono riconducibili a segnalazioni di soccorsi in mare. In entrambe viene indicata la posizione Gps. E non sono le uniche informazioni che i Casarini boys maneggiano.
Altra chat rilevante è quella datata 23 gennaio 2020. I nostri sono a caccia di un barcone. Casarini commenta: «I libici sono vicini». Orfini inoltra questo messaggio: «Dove segnalato da voi non trovano nessuno. Una barca con 70 a bordo risulta sta altrove. Gli sto dicendo di farvi contattare direttamente». Casarini avverte Caccia, in quel momento capo missione: «Dico che chiamino te. Ministero Difesa».
Dopo circa un’ora l’armatore della Mare Jonio informa l’amico che «non si è fatto vivo nessuno». In serata Caccia inoltra le coordinate precise su «eventi Sar (Search and rescue, ricerca e soccorso, ndr) ancora aperti».
La fonte dovrebbe essere Alarm phone, il numero di emergenza utilizzato dai migranti, che farebbe riferimento anche a un dispaccio nautico (Navtex) «emesso da Mrcc Italia». Casarini inoltra un altro messaggio di Orfini, con questo testo: «Prova a far sentire da Beppe quello che lo ha chiamato...dovrebbe essere un canale informale sempre attivo».
Caccia risponde: «Non mi ha dato un numero. E mi ha lasciato dicendo “passate sempre da Mrcc, non da noi che siamo struttura militare operativa”». Casarini invita il sodale «a sentire Guerini», che in quel momento era ministro della Difesa. Caccia replica che «è più roba da Guardia costiera adesso». Casarini riflette: «Si vede che con G (Guerini, ndr) ha canale diretto e glielo fa fare a loro di chiedere a Mrcc».
E in un messaggio delle 22.34 annuncia: «Tra dieci minuti mi chiama Orfini». Il giorno seguente il gommone di cui parlava Caccia viene rintracciato al largo di Lampedusa. E Casarini gira in chat la comunicazione che avrebbe ricevuto dalla De Micheli: «Li stiamo andando a prendere».
L'1 agosto 2020 ci sono altre informazioni da raccogliere.
Caccia, a proposito di una notizia di Alarm phone, scrive: «Sarebbe davvero importante avere riscontri da Mrcc attraverso Ruotolo (Sandro, senatore del Pd, ndr) od Orfini». Poco dopo Casarini ottiene notizie: «Su Open arms Ruotolo ha parlato con Interni. Entro stamattina li sbarcano. No porto sicuro, medevac (trasporto medico urgente, ndr)». Caccia: «Come i nostri 27, ministero Interno per “ragioni sanitarie”». Insomma con il Pd al potere la Mare Jonio era praticamente un pattugliatore della Guardia costiera ad honorem. Chissà se adesso qualcuno, come ha fatto Angelo Bonelli per il caso Donzelli-Delmastro, chiederà alla Procura di verificare se quell’intenso scambio di informazioni tra i palazzi del potere romano e il rimorchiatore fosse legittimo.
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Milano: a Palazzo Marino si svolge la giornata della trasparenza 2023, dialogo aperto tra attori pubblici e privati sui temi della trasparenza e dell'anticorruzione.
Milano: a Palazzo Marino si svolge la giornata della trasparenza 2023, dialogo aperto tra attori pubblici e privati sui temi della trasparenza e dell'anticorruzione. Una giornata di dialogo e riflessione dedicata ai temi della trasparenza e dell'anticorruzione. Mercoledì 6 dicembre, presso la Sala Conferenze di Palazzo Reale (piazza Duomo, 14) si terrà l'evento "Giornata della trasparenza 2023", per promuovere e sensibilizzare cittadine, cittadini e ordini professionali sulla trasparenza nella Pubblica Amministrazione, oggetto del decreto legislativo 33/2013, che proprio quest'anno compie dieci anni. Due le sessioni di confronto e una tavola rotonda che scandiranno la mattinata, dalle ore 8.30 alle 13.30. Ad aprire i lavori saranno la Vicesindaco Anna Scavuzzo, che porterà i saluti istituzionali, e il Presidente dell'ANAC Giuseppe Busia, con un intervento da remoto. La prima sessione, presieduta e moderata dal Segretario Generale del Comune di Milano Fabrizio Dall'Acqua, si concentrerà sull'attuale sistema normativo, sulle prospettive di riforma, sull'evoluzione del contenzioso in materia di accesso anche con riferimento ai contratti pubblici, sui temi fra loro connessi di audit, corruzione e trasparenza e di come quest'ultima può agire da bussola della vita pubblica, con una riflessione da parte del Presidente del Comitato Antimafia Nando Dalla Chiesa. Alle 11.10 sarà poi Marilisa D'Amico, Prorettrice alla legalità, trasparenza e parità dei diritti presso l'Università degli Studi di Milano, a presiedere e moderare la seconda sessione che si snoderà fra le questioni di bilanciamento fra trasparenza e tutela della riservatezza, utilizzo di banche dati esterne da parte di enti pubblici, trasparenza e anticorruzione come cultura dello sviluppo organizzativo e ruolo dell'OIV con l'intervento del Presidente del Nucleo di Valutazione del Comune, Renato Ruffini. Chiuderà la mattinata, con l'avvio alle 12.20, la tavola rotonda dal titolo "Le declinazioni della trasparenza amministrativa: dalla regola alla concretezza dell'attuazione", cui parteciperanno, fra gli altri, Gherardo Colombo, Presidente del Comitato Legalità, e Layla Pavone, coordinatrice del Board per l'Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale. Ai lavori prenderanno parte esperti, docenti, magistrati, avvocati e rappresentanti degli ordini professionali, che tracceranno il quadro delle azioni e delle riflessioni intorno ai temi oggetto dell'evento. La giornata è organizzata in collaborazione con gli Ordini professionali e la partecipazione in presenza darà diritto all'acquisizione di crediti formativi. In sala sarà presente un interprete della Lingua Italiana dei Segni (LIS). ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Chi è stato?, l'educazione civica spiegata ai bambini
GHERARDO COLOMBO – FABIO CAON, CHI E’ STATO? (SALANI, PP. 208, EURO 13,90). Gherardo Colombo, ex magistrato, e Fabio Caon, docente di Comunicazione Interculturale e di Linguistica Educativa all’Università Ca’ Foscari di Venezia, firmano Chi è stato?, una guida che insegna come diventare cittadini responsabili. I bambini chiedono, Colombo e Caon rispondono, chiariscono dubbi. Il libro…
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Ritorna Florinas in Giallo - L’isola dei misteri
Gherardo Colombo Florinas. Una regola non scritta della suspense dice che l’assassino è più interessante della vittima. Certo, immedesimarsi nella mente del criminale, provando a indovinarne i pensieri, è da sempre uno dei piaceri irrinunciabili del lettore di gialli, noir, thriller. Florinas in Giallo – L’isola dei misteri quest’anno ha deciso però di alzare la posta e cambiare le carte in…
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In un futuro album sull'Italia del post-terrorismo, non potrà mancare la fotografia di quei due uomini: Gherardo Colombo e Giuliano Turone, giudici istruttori a Milano, mentre, la sera di lunedì 16 marzo 1981, firmano l'ordine di perquisizione della villa di Licio Gelli ad Arezzo e dei locali di una ditta di Castiglion Fibocchi (vicino Arezzo) che si chiama Gioele S.p.A. ed è intestata al signor Licio Gelli. Gelli, fino a quel momento semplice dirigente della Permaflex (fu per questo detto «il materassaio»), dopo il sequestro si rivelerà il capo della loggia massonica segreta «Propaganda due», meglio conosciuta come P2. Impartendo ad una squadra di sessanta finanzieri l'ordine di perquisire villa Wanda e quell'azienda, nonché di cercare Licio Gelli anche a Roma nella suite dell'hotel Excelsior e in una ditta di Frosinone, i due giudici di Milano stavano per scoprire quell'organizzazione di potere ramificata in ogni istituzione pubblica e che aveva in progetto di occupare la prima Repubblica italiana fino al punto di cambiarne i connotati istituzionali, seppure in modo incruento. In quel complotto erano coinvolti anche i vertici della Guardia di finanza, ma nessuno di loro sapeva di quella operazione di polizia condotta tra mille cautele. Fu destino che fossero proprio gli uomini del generale Raffaele Giudice, comandante delle Fiamme gialle e piduista, ad eseguire l'ordine che avrebbe portato alle dimissioni del loro stesso comandante a fianco di generali, ministri, vertici militari, manager, un segretario di partito e così via.
Tratto da: Gherardo Colombo dalla P2 a Tangentopoli, in
Antonio Roccuzzo, Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia, Laterza (collana I Robinson), 1993¹; p. 43.
#Gherardo Colombo#Giuliano Turone#Colombo#Turone#Antonio Roccuzzo#Roccuzzo#Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia#Storia d'Italia#libri#saggistica#saggi#Storia d'Italia del XX secolo#storia d'Italia del '900#P2#logge massoniche#massoneria#massoni#Licio Gelli#Gelli#leggere#letture#citazioni#eversione#prima repubblica#Italia#Castiglion Fibocchi#Arezzo#Toscana#Frosinone#Lazio
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“Lo stato parallelo” di Gherardo Colombo, un podcast alla scoperta dei meccanismi segreti che legarono la P2 alle istituzioni dello stato
“Lo stato parallelo” di Gherardo Colombo, un podcast alla scoperta dei meccanismi segreti che legarono la P2 alle istituzioni dello stato
È stato pubblicato il podcast prodotto da Frame – Festival della Comunicazione per Rai Play Sound “Lo stato parallelo“, la serie di e con Gherardo Colombo dedicata alla P2 e che svela gli aspetti più controversi di quel sistema occulto di potere che si era impadronito delle istituzioni: luci e ombre di un passato che conserva forti legami col presente. In allegato il comunicato stampa che…
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Giornata della Memoria, al Liceo di Ceccano incontro con il giudice Gherardo Colombo, particolari su pietroalviti.com lin in bio, #giornatadellamemoria #shoah #liceoceccano #gherardocolombo #lilianasegre (presso Liceo Scientifico e Linguistico Ceccano) https://www.instagram.com/p/Cn6KKbJtZqX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Mani Pulite, 30 anni dopo... la parola a Gherardo Colombo
Mani Pulite, 30 anni dopo… la parola a Gherardo Colombo
QUINDICI MINUTI CON… Sono passati trent’anni dall’inchiesta che ha fatto tremare la politica italiana. Con questa intervista al magistrato Colombo inauguriamo anche la nostra nuova rubrica Tv. Ospite della nostra nuova rubrica “Quindici minuti con…” il magistrato Gherardo Colombo, uno dei protagonisti della stagione di Tangentopoli. Intervista realizzata dal direttore Paolo De Chiara e dalla…
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#de chiara paolo#gherardo colombo#intervista#mani pulite#paolo de chiara#pdc#Politica#società#tangenti#wn#WnTV#wordnews#wordnews.it
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Macerata, Gherardo Colombo a UniMC Martedì 10 settembre alle ore 10, l’ex magistrato del pool Mani Pulite incontra gli studenti dell’Università di Macerata.
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Mattarella Sergio, a cura di Claudio Jampaglia, prefazione di Gherardo Colombo, Le parole di tutti. Dodici orazioni civili, Ponte alle Grazie, 2024. Indice del libro
scheda dell’editore: https://www.ponteallegrazie.it/libro/le-parole-di-tutti-sergio-mattarella-9788868339494.html La massima carica dello Stato è l’emblema del Paese, l’incarnazione dell’unità nazionale. Lo sa bene Sergio Mattarella, che interpreta il suo ruolo con gentile rigore, sollecitando in ogni momento il rispetto delle istituzioni e delle regole, alimentando la trasparenza del dibattito…
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7 dic 2023 09:30
NELLA "FAIDA DEI BUONI", LA BANDA DI LUCA CASARINI PUNTAVA SULL’APPOGGIO DI DON CIOTTI E PENSAVA PURE DI AVVICINARE SOUMAHORO (PRIMA DEI GUAI GIUDIZIARI) - I LORO RIVALI PER I SOLDI ERANO CECILIA STRADA, FIGLIA DI GINO, E L’EX PM GHERARDO COLOMBO, VOLTI SIMBOLO DI “RESQ”, ALTRA ASSOCIAZIONE CHE CHIEDEVA FONDI ALLA CHIESA - DON CIOTTI RASSICURA CASARINI E COMPAGNI: “MI HANNO CONTATTATO, MA STO CON VOI” – L’EX LEADER DELLE TUTE BIANCHE METTE NEL MIRINO ANCHE IL GIORNALISTA DI "AVVENIRE" NELLO SCAVO "PROMOTORE" DELLA ONG RIVALE... -
Giacomo Amadori Fabio Amendolara per “la Verità” - Estratti
Amore contro odio. Il nuovo mantra dell’ex barricadero Luca Casarini fa sorridere chi legge le chat depositate nell’inchiesta sul traffico di migranti clandestini della Procura di Ragusa.
Infatti l’ex leader delle Tute bianche e i suoi coimputati, a partire dall’armatore della Mare Jonio Giuseppe Caccia, sprizzano bile contro chi prova a intralciare la loro scalata dentro al Vaticano. In particolare la nemica giurata Cecilia Strada, irrisa e insultata senza ritegno, o i concorrenti milanesi della ResQ, ossia «la nave della società civile», salpata per la prima volta il 7 agosto 2021.
Volti simbolo di questa esperienza, tanto detestata da Casarini & C. sono la solita Strada, l’ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, il sindacalista della Cgil Corrado Mandreoli, Lia Manzella, vicepresidente della Onlus, e l’ex giornalista di Famiglia Cristiana e presidente Luciano Scalettari. Tutti visti come fumo negli occhi da capitan Fracassa Casarini e soci, i quali, in questa guerra fratricida, a voler credere a quanto scrivevano in chat, potevano contare su un pezzo da 90 dell’associazionismo catto-progressista, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti. La marcatura di Mediterranea comincia a fine 2019 quando i milanesi di ResQ iniziano a sondare il terreno.
(...)
L’agenda di don Ciotti è indispensabile anche ad aprire le porte di diocesi che si dimostreranno particolarmente generose nei finanziamenti: «Il nuovo vescovo di Napoli è monsignor Battaglia (Domenico, ndr), grande amico di don Ciotti» sottolinea sempre don Mattia.
(...)
Don Ciotti non lo conosce personalmente (e questa cosa secondo me è già una cosa significativa). Se vogliamo, lui può parlare direttamente con Czerny e con il Papa per superare l’ostacolo. Per quanto riguarda i milanesi, […] ha aggiunto che nella mail che avevano mandato a qualcuno avevano scritto che don Ciotti e Libera aderiscono e lui ha smentito».
Nelle chat quelli di ResQ sono accusati di inserire «arbitrariamente tra gli aderenti» personaggi a loro insaputa. Ma il prete bellunese non si sarebbe fatto fregare: «Lui ha ribadito loro: “Io sto con Mediterranea. Punto. Se c’è Mediterranea, ci sono anch’io, se non c’è Mediterranea non ci sono neanch’io”. Don Ciotti insomma è con noi. Ha detto, se sentite qualcuno che dice […] che lui aderisce a questa cosa dei milanesi, di smentire». Alla fine don Mattia chiosa: «Questi milanesi comunque non mi sembra che stiano facendo un bel gioco.
Altri messaggi confermano che nella corsa all’oro del Vaticano e nella guerra contro i «milanesi» Casarini & C. hanno potuto contare sul sostegno del fondatore di Libera: «Don Ciotti voleva sapere esattamente cosa deve dire lui a Zuppi per smuovere la cosa.
E mi è tornato a dire che è molto infastidito da questa cosa dei milanesi», rivela don Mattia.
Per la ciurma è una corsa contro il tempo: «Dobbiamo puntare a chiudere entro l’Epifania (del 2020, ndr). Anche perché a metà gennaio potrebbe uscire allo scoperto la piattaforma dei milanesi».
Il cappellano in chat conferma l’impegno del loro nume tutelare: «Mi ha scritto Zuppi dicendo che lo ha chiamato don Ciotti per perorare la causa di Mediterranea.
Grande don Ciotti». Per il parroco modenese la mobilitazione del collega nativo di Pieve di Cadore è «un buon segnale». Don Mattia per vincere le ultime resistenze dei vescovi punta sul legame tra l’arcivescovo Michele Pennisi e don Ciotti e consiglia di «calcare sull’amicizia» tra i due.
Il giovane prete marca stretto i concorrenti meneghini e può contare su una rete di informatori degna della Ddr: «Scalettari del progetto dei milanesi ha scritto a don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei per avere soldi. Maffeis ha inoltrato a De Robertis (don Gianni, ndr) e a Soddu (don Francesco, direttore Caritas), che hanno inoltrato a me». Il prete è preoccupato.
«Comunque ragazzi da oggi i nostri rapporti con la Chiesa potrebbero diventare più difficili, se i milanesi, come hanno fatto con don Maffeis, continuano a muoversi in concorrenza con noi per chiedere soldi».
Il 9 ottobre 2020, alla vigilia dell’uscita dal direttivo di Mediterranea della Strada, don Mattia scrive: «Avete visto Cecilia su Facebook che lancia ResQ?». Casarini se la ride: «Hahaha che ridicola». Il mese successivo il prete racconta di essere stato chiamato dal Festival della Migrazione: «La prossima settimana devo partecipare a un incontro con Scalettari e Colombo. Sarà impegnativo. La cosa bella è che in cambio ci danno una bella offerta per Mediterranea». Insomma per denaro ci si può pure confrontare con i «nemici».
L’arma segreta della combriccola è imbarcare don Ciotti, che, come annuncia Casarini in un messaggio, ha il libretto di equipaggio numero 01/2021, e Aboubakar Soumahoro, non ancora travolto dai problemi giudiziari di moglie e suocera. Sulla chat di gruppo viene rilanciato un articolo intitolato «Don Luigi Ciotti entra a far parte dell'equipaggio 2021 di Mediterranea».
La faida prosegue e don Mattia fa riferimento a quanto appreso da una professoressa bolognese «legata alla sinistra di Cl» e «sostenitrice di Mediterranea, pure essendo di provenienza ciellina»: «Ha ricevuto l’invito da qualcuno a finanziare ResQ e mi ha scritto per avere informazioni, perché ha nasato che per come si presenta qualcosa non va».
Dopo pochi giorni il cappellano aggiunge benzina sul fuoco: «Io intanto sono riuscito ad ascoltare un estratto dei discorsi dei nostri passati con ResQ. Sentirli parlare delle nostre missioni senza mai nominare Mediterranea è stata una grande ferita». L’11 febbraio 2021 Casarini lascia intendere di non fidarsi neanche di uno dei loro fedelissimi, un giornalista di Avvenire: «Cerchi di capire per favore che cosa sta combinando Nello Scavo, che stasera si fa promotore di ResQ?».
Nove giorni dopo don Mattia aggiorna i suoi: «Mi ha scritto Zuppi di chiamarlo per una cosa di Gherardo Colombo […]. Se questi di ResQ stanno cercando di metterci i bastoni tra le ruote io mi arrabbio senza precedenti. Cecilia Strada, che è dei loro, sa benissimo che il rapporto con la Chiesa lo abbiamo costruito con grande fatica. Mettersi in mezzo senza neanche dirci nulla mina alla base la possibilità di collaborare con loro». Dopo aver parlato con il presidente della Cei, don Mattia conclude: «Ho parlato con Zuppi. Sono andati da lui Gherardo Colombo e Luciano Scalettari. La prima cosa che lui ha chiesto loro è come sono i rapporti con Mediterranea, che loro hanno detto essere buoni. Io gli ho spiegato tutto». Che cosa gli abbia detto non è difficile da immaginare.
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