#Giuliano Turone
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I was tagged by @sayitaliano thank you so much!!
last song listened to — RIDSA - Avancer
last film watched — The Green Mile
currently reading — "Italia occulta" by Giuliano Turone
currently watching — My pc - I'm taking a break before going back to work lol
currently craving — a long vacation, spending hours in a bookstore, seeing my friends, going out to eat sushi with my friends
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#sorry it took me so long to reply#the last few days have been really rough so this tag meme was nice to do
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intervista rilasciata nel 2000 a «la Repubblica» da Gianadelio Maletti, il già citato generale del Sid condannato per depistaggi e favoreggiamenti personali nell’ambito del processo relativo alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969: Generale, avrà saputo della relazione di minoranza della Commissione stragi. Si afferma che la strategia della tensione fu di stampo atlantista. Lei cosa ne pensa? Era una necessità della Nato raccogliere notizie ed elaborarne il più possibile […]. Avevo personalmente rapporti con la Cia. Eravamo in contatto per motivi di controspionaggio. La Cia voleva creare, attraverso la rinascita di un nazionalismo esasperato e con il contributo dell’estrema destra, Ordine nuovo in particolare, l’arresto di questo scivolamento verso sinistra. Questo è il presupposto di base della strategia della tensione […]. E i nostri servizi ne erano consapevoli o addirittura complici? Non c’era piena consapevolezza. Ma esisteva un orientamento nei servizi favorevole a questo progetto. In che modo la Cia utilizzò Ordine nuovo? Con i suoi infiltrati e con i suoi collaboratori. In varie città italiane e in alcune basi della Nato: Aviano, Napoli. La Cia aveva funzioni di collegamento tra diversi gruppi di estrema destra italiani e tedeschi e dettava le regole di comportamento. Fornendo anche il materiale. Esplosivi, armi? Numerosi carichi di esplosivo arrivavano dalla Germania via Gottardo direttamente in Friuli e in Veneto. […] Lo segnalammo a livelli più alti. E cosa accadde? Niente. Ma scoprimmo e segnalammo anche che l’esplosivo usato a piazza Fontana proveniva da uno di questi carichi. Quindi è logico sostenere che il mandante di piazza Fontana sia la Cia? Non ci sono le prove dirette, ma è così. Ma come poteva continuare ad avere i contatti con la Cia, generale, pur sapendo cosa tramava? Non si può dire che la Cia avesse un ruolo attivo e diretto nelle stragi. Ma che sapessero e conoscessero obiettivi e autori è vero. La loro strategia, che puntava a fronteggiare il pericolo comunista, era talmente cinica da passare sopra centinaia di morti innocenti? La Cia ha cercato di fare ciò che aveva fatto in Grecia nel ’67 quando il golpe mise fuori gioco Papandreu. In Italia, le è sfuggita di mano la situazione.
Giuliano Turone - Italia occulta
mega.nz/#!KCoXDApb!FE5BzhNrbtO0EKtJRWvKFboXhbwx6f4tsoyv0SkfKdc
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Correva il 1982 quado Giovanni Falcone e il suo collega di Milano Giuliano Turone spiegarono ai colleghi magistrati accorsi a Castelgandolfo (Roma) una rivoluzionaria tecnica investigativa che si basava su un principio semplice: «Segui i soldi, troverai la mafia��. 🗣️ Un podcast in sei puntate del format “Fiume di denaro” racconta quel metodo attraverso testimonianze e ricordi di chi lavorò con il giudice istruttore morto 30 anni fa con la moglie e tre agenti di scorta.
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Hall of Fame - anno 2010
Giovedì,23 dicembre 2010
STEFANO RAFFAELLI 4et
Stefano Raffaelli-piano
Fiorenzo Zeni-sax tenore
Romano Todesco-contrabbasso
Giorgio Zanier-batteria
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Govedì,16 dicembre 2010
Marco Zambon- sax tenore
Angelo Ferlini-piano
Giorgio Panagin-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
*****
Giovedì,9 dicembre 2010
NICOLA FAZZINI 4et
Nicola Fazzini-sax contralto
Riccardo Chiarion-chitarra
Marco Privato-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
*****
Giovedì,25 novembre 2010
CARLO PORFILIO trio
Carlo Porfilio-batteria
Marco Bassi-contrabbasso
Nicola Di Camillo-piano
*****
Giovedì,18 novembre 2010
FEDERICO CASAGRANDE trio
Federico Casagrande-chitarra
Christophe Panzani-sax tenore
Ferenc Nemeth-batteria
*****
Giovedì,11 novembre 2010
Dario Carnovale,Simone Serafini,Luca Colussi
*****
Giovedì,4 novembre 2010
Gianni Stefani,Ivan Tibolla,Franco Catalini,Tommaso Cappellato
*****
Giovedì,21 ottobre 2010
Maria Patti,Luciano Zadro,Attilio Zanchi,Marco Castiglioni
*****
Giovedì,14 ottobre 2010
MARCO PACASSONI trio
Marco Pacassoni -vibrafono
Giacomo Dominici -contrabbasso
Filippo Lattanzi-batteria
*****
Giovedì,7 ottobre 2010
MAX AMAZIO 4et
Max Amazio-chitarra
Ugo Bongianni-piano
Andrea Cozzani-basso
Angelo Ferrua-batteria
*****
Giovedì,30 settembre 2010
GUIDO BOMBARDIERI 4et
Guido Bombardieri – sax contralto
Roberto Soggetti – piano
Sandro Massazza – contrabbasso
Valerio Abeni – batteria
*****
Giovedì,23 settembre 2010
Sandro Gibellini- chitarra
Ares Tavolazzi-contrabbasso
Mauro Beggio-batteria
*****
Giovedì,29 luglio 2010
MIMMO TURONE trio
Mimmo Turone-piano
Max Turone- contrabbasso
Fiorenzo Ferriani -batteria
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Giovedì,22 luglio 2010
TEATRIO’
Marta Facco-cantante
Stefano Santangelo-banjo
Fabiano Guidi Colombi-chitarra e canto
Giancarlo Tombesi-contrabbasso
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Giovedì,15 luglio 2010
FRANCESCO GEMIGNANI 4et
Francesco Geminiani-sax tenore
Marcello Tonolo-piano
Lorenzo Conte-contrabbasso
Tommaso Cappellato-batteria
*****
Giovedì,8 luglio 2010
STEFANO RAFFAELLI 4et
Stefano Raffaelli-piano fender
Romano Todesco-contrabbasso
Fiorenzo Zeni- sax tenore
Giorgio Zanier-batteria
*****
Giovedì,20 maggio 2010
MATTEO RAGGI 4et
Matteo Raggi -sax tenore
Davide Brillante-chitarra
Mirko Scàrcia-contrabbasso
Stefano De Rosa - batteria
*****
Giovedì,6 maggio 2010
ALMA SWING
Mattia Martorano-violino
Lino Brotto-chitarra
Andrea Boschetti-chitarra ritmica
Diego Rossato-chitarra ritmica
Beppe Pilotto-contrabbasso
*****
Giovedì,29 aprile 2010
BALKANICA
Sladjana Bozic-accordeon
Maurizio Scavezzon-contrabbasso
Divide Michieletto-batteria
*****
Giovedì,22 aprile 2010
MARCO ZAMBON 4et
Marco Zambon-sax tenore
Dario Volpi-chitarra
Otello Savoia-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
*****
Giovedì,15 aprile 2010
PIETRO BONELLI Group
Pietro Bonelli-chitarra
Mario Zara-piano
Daniele Petrosillo-contrabbasso
Giorgio Di Tullio-batteria
*****
Giovedì,8 aprile 2010
TEA FOR FIVE
David minotti- jazz crooner
Alberto Berlese-piano
Giovanni Masiero-sax tenore
Mauro Bonaldo-contrabbasso
Luca Lazzari-batteria
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Giovedì,1 aprile 2010
STEFANO RAFFAELLI Trio
Stefano Raffaelli-piano
Flavio Zanon -contrabbasso
Giorgio Zanier-batteria
*****
Giovedì,25 marzo 2010
DARIO CARNOVALE trio
Dario Carnovale-piano
Simone Serafini-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
*****
Giovedì,18 marzo 2010
ORIGINAL PERDIDO JAZZ BAND
Giannantonio Bresciani,
-tromba e jazz crooner
Saulo Agostini-trombone
Federico Benedetti - clarinetto *Sostituisce Rossano Fravezzi
Francesco (Chicco) Agostini - piano
Gianni Romano-banjo
Maurizo Rozzoni-contrabbasso
Piero Delia- batteria
Caterina Dal Zen - cantante jazz
*****
Giovedì,11 marzo 2010
MIMMO TURONE Trio
Mimmo Turone-piano
Aron Widmarck-contrabbasso
Vittorio Sicbaldi-batteria
*****
Giovedì,25 febbraio 2010
MONICA GIORGETTI 4et
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Giovedì,11 febbraio 2010
Giovanni Perin-vibrafono
Giuliano Perin-piano
Otello Savoia-contrabbasso
*****
Giovedì,28 gennaio 2010
MARIA PATTI trio
Maria Patti-voce
Massimo Colombo-piano
Attilio Zanchi-contrabbasso
*****
Giovedì,21 gennaio 2010
MAURO NEGRI Trio
Mauro Negri-clarinetto
Marcello Tonolo- piano
Stefano Senni -contrabbasso
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13 feb 2019 17:55
QUELLI SÌ CHE ERANO ATTACCHI A BANKITALIA - 40 ANNI FA L'ARRESTO PRETESTUOSO DI BAFFI E SARCINELLI, GOVERNATORE E VICEDIRETTORE GENERALE. A MUOVERSI LA PROCURA DI ROMA, SOTTO ''INFLUSSO'' DI ANDREOTTI, VISTO CHE L'ISTITUTO AVEVA BLOCCATO LE OPERAZIONI SULLE BANCHE DI SINDONA. LA RICOSTRUZIONE DI BARBACETTO: ''DIFFICILE PARAGONARE QUESTA VICENDA CHE PUZZA DI MASSONERIA E POLVERE DA SPARO CON QUANTO ACCADE OGGI, PERCHÉ…''
-
Gianni Barbacetto per “il Fatto quotidiano”
Esattamente 40 anni fa. Era il 24 marzo 1979 quando scattò il più violento degli attacchi mai visti all' indipendenza della Banca d' Italia. Mario Sarcinelli, allora vicedirettore generale e responsabile della Vigilanza, fu arrestato e portato in carcere. Il governatore, Paolo Baffi, evitò la cella solo per la sua età avanzata.
C' è chi ricorda questa aggressione ai vertici di Bankitalia per paragonarla a ciò che succede oggi, con il governo Cinquestelle-Lega che non ha riconfermato Luigi Federico Signorini come vicedirettore generale.
Quarant' anni fa a muoversi fu la Procura di Roma, su cui aleggiava il potente influsso di Giulio Andreotti e del suo gruppo di potere. Il pubblico ministero Luciano Infelisi e il giudice istruttore Antonio Alibrandi incriminano Baffi e Sarcinelli per interesse privato in atti d' ufficio e favoreggiamento: per non aver trasmesso all' autorità giudiziaria un rapporto ispettivo del giugno 1978 sull' attività del Credito industriale sardo, banca che aveva largamente finanziato il gruppo chimico Sir dell' imprenditore Angelo Rovelli.
Le accuse ai due massimi dirigenti di Bankitalia erano pretestuose: non avevano alcun obbligo di inviare ai giudici quel documento e furono completamente prosciolti nel 1981, quando fu accertata l' assoluta infondatezza dell' incriminazione.
Il blitz della Procura romana aveva ben altri obiettivi, come documenta anche l' ultimo libro di Giuliano Turone, Italia occulta (Chiarelettere): punire la Banca d' Italia per il suo atteggiamento rigoroso nei confronti delle banche e delle operazioni condotte in quegli anni dagli uomini protetti da Giulio Andreotti e dalla sua cerchia.
Il 5 settembre 1978, Sarcinelli era stato convocato d' urgenza dal braccio destro di Andreotti, Franco Evangelisti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Era appena tornato da New York, dove aveva incontrato riservatamente un Michele Sindona già ricercato per bancarotta fraudolenta. Sindona era latitante, sottoposto da tempo a una complessa indagine della Procura di Milano, eppure erano andati a trattare con lui, negli Stati Uniti, anche lo stesso presidente del Consiglio Giulio Andreotti e il ministro del Lavoro Gaetano Stammati.
Quest' ultimo aveva in comune con Sindona l' appartenenza alla loggia massonica segreta P2 guidata dal Maestro Venerabile Licio Gelli. Di ritorno dall' incontro newyorkese, Evangelisti sottopone a Sarcinelli un piano di salvataggio per le banche sindoniane, di fatto a spese dell' erario: Sarcinelli ascolta, capisce e giudica il piano "improponibile".
Erano tempi complicati.
Cinque mesi prima, il 17 aprile 1978, Bankitalia aveva mandato i suoi ispettori presso il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi (anch' egli iscritto alla P2 ), in cui erano state rilevate numerose irregolarità, subito segnalate al giudice di Milano Emilio Alessandrini.
Sotto osservazione della Vigilanza, già dal 1977, era anche l' Italcasse, l' istituto di credito delle Casse di risparmio italiane, che poi "salta" nel novembre 1979, quando diciannove società del gruppo Caltagirone sono dichiarate fallite e vengono emessi mandati di cattura per Gaetano Caltagirone e i suoi fratelli Camillo e Francesco.
Sindona, Calvi, Caltagirone: tre campioni del sistema andreottiano, coacervo armonioso di politica e affari consustanziale alla massonica loggia di Gelli. Tre personaggi del teatro italiano del potere assai disturbati dal rigore di una Banca d' Italia che vigila e controlla, valuta e analizza, segnala alla magistratura (quella milanese, non il romano "porto delle nebbie" degli anni Settanta e Ottanta) e blocca i progetti "improponibili" (come quelli che puntano a salvare il bancarottiere Sindona).
Per piegare quella Banca d' Italia scatta la magistratura romana, che fa eseguire due arresti senza alcuna base giuridica. È poi il presidente del Consiglio Giulio Andreotti in persona che - andreottianamente - s' incarica di sbrogliare la matassa che aveva fatto ingarbugliare: scrive di suo pugno una assai anomala lettera al giudice Alibrandi, proponendogli la revoca della sospensione dall' ufficio che Alibrandi aveva disposto per Sarcinelli, garantendo però che "al dottor Sarcinelli, qualora riammesso in servizio, sarebbe affidato un settore diverso da quello cui si collega l' indagine giudiziaria in corso".
Insomma - conclude Turone - è "personalmente Andreotti a garantire il rispetto della pesante e ricattatoria condizione imposta alla banca centrale: mai più Sarcinelli al settore della Vigilanza".
Il 5 maggio 1979 ottiene la libertà provvisoria. Baffi si dimette da governatore il 16 agosto. Il commissario liquidatore delle banche di Sindona, Giorgio Ambrosoli, era stato ucciso un mese prima, la notte dell' 11 luglio 1979, dal sicario italoamericano Joseph Aricò pagato dal bancarottiere. Il 29 gennaio 1979 era toccato ad Alessandrini, ammazzato da un commando di Prima Linea.
Nel 1982 fallisce il Banco Ambrosiano. Nello stesso anno viene sciolta la P2 , dopo che la Commissione parlamentare d' inchiesta presieduta da Tina Anselmi conclude che la loggia è una "organizzazione criminale" ed "eversiva".
Difficile paragonare questa vicenda che puzza di massoneria e polvere da sparo con quanto accade oggi. Non solo perché un arresto ingiustificato è imparagonabile a una eventuale mancata riconferma, ma soprattutto perché la Banca d' Italia di Baffi e Sarcinelli fu duramente "punita" perché svolgeva bene il suo compito d' istituto, mentre la Bankitalia di Ignazio Visco e Signorini è sotto accusa, al contrario, per "non aver visto né sentito" e per aver gestito in modo almeno inadeguato l' ultima crisi delle banche italiane, da Montepaschi alla Popolare di Vicenza.
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Reseña de Italia oculta. Terror contra democracia, de Giuliano Turone La política entre bastidores
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=263132
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In un futuro album sull'Italia del post-terrorismo, non potrà mancare la fotografia di quei due uomini: Gherardo Colombo e Giuliano Turone, giudici istruttori a Milano, mentre, la sera di lunedì 16 marzo 1981, firmano l'ordine di perquisizione della villa di Licio Gelli ad Arezzo e dei locali di una ditta di Castiglion Fibocchi (vicino Arezzo) che si chiama Gioele S.p.A. ed è intestata al signor Licio Gelli. Gelli, fino a quel momento semplice dirigente della Permaflex (fu per questo detto «il materassaio»), dopo il sequestro si rivelerà il capo della loggia massonica segreta «Propaganda due», meglio conosciuta come P2. Impartendo ad una squadra di sessanta finanzieri l'ordine di perquisire villa Wanda e quell'azienda, nonché di cercare Licio Gelli anche a Roma nella suite dell'hotel Excelsior e in una ditta di Frosinone, i due giudici di Milano stavano per scoprire quell'organizzazione di potere ramificata in ogni istituzione pubblica e che aveva in progetto di occupare la prima Repubblica italiana fino al punto di cambiarne i connotati istituzionali, seppure in modo incruento. In quel complotto erano coinvolti anche i vertici della Guardia di finanza, ma nessuno di loro sapeva di quella operazione di polizia condotta tra mille cautele. Fu destino che fossero proprio gli uomini del generale Raffaele Giudice, comandante delle Fiamme gialle e piduista, ad eseguire l'ordine che avrebbe portato alle dimissioni del loro stesso comandante a fianco di generali, ministri, vertici militari, manager, un segretario di partito e così via.
Tratto da: Gherardo Colombo dalla P2 a Tangentopoli, in
Antonio Roccuzzo, Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia, Laterza (collana I Robinson), 1993¹; p. 43.
#Gherardo Colombo#Giuliano Turone#Colombo#Turone#Antonio Roccuzzo#Roccuzzo#Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia#Storia d'Italia#libri#saggistica#saggi#Storia d'Italia del XX secolo#storia d'Italia del '900#P2#logge massoniche#massoneria#massoni#Licio Gelli#Gelli#leggere#letture#citazioni#eversione#prima repubblica#Italia#Castiglion Fibocchi#Arezzo#Toscana#Frosinone#Lazio
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«Stimo Colombo, gli sono amico, ma non sono d' accordo, anzi non si può neppure porre la domanda. Il carcere è finalizzato al recupero, ma non solo. Con il carcere si paga ciò che si è commesso, altrimenti vivremmo in società in cui una condotta illegale finirebbe per essere pensata come priva di conseguenze. Riflettiamo sui quattro decenni che ha trascorso semiparalizzato il figlio di Torregiani, e al dolore che accompagna altri parenti, con i quali ho avuto spesso occasioni di confronto. In nessuno ho letto sete di vendetta, ma di giustizia».
14 gen 2019 12:23
UNO SPATARO NEL FIANCO DI BATTISTI - ''HA UCCISO E NON SI È PENTITO, GIUSTO CHE PAGHI''. IL MAGISTRATO, DA UN MESE IN PENSIONE, FU IL PRIMO AD AVER ARRESTATO BATTISTI NEL '79: ''ALL'INIZIO UNA CONDANNA PER BANDA ARMATA A 13 ANNI, MA POI CAPIMMO IL SUO COINVOLGIMENTO CON I PROLETARI ARMATI PER IL COMUNISMO, E IL PERCHÉ AVEVANO MESSO NEL MIRINO SABBADIN E TORREGIANI…'' - VIDEO: L'INTERVISTA DI ''OPEN''
-
Estratti dall'intervista di Piero Colaprico per “la Repubblica”
https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2019/01/13/news/spataro_su_battisti_ha_ucciso_e_non_si_e_mai_pentito_anche_40_anni_dopo_e_giusto_che_paghi_-216496534/
Dottor Armando Spataro, lei ha catturato Cesare Battisti, terrorista dei Pac, e sono passati quarant' anni dal 16 febbraio 1979, quando avvengono gli omicidi di due negozianti, Pier Luigi Torregiani a Milano e Lino Sabbadin a Santa Maria di Sala, tra Mestre e Padova. Ora l' ex terrorista è stato preso: qual è il senso della pena oggi, a distanza di così tanti anni?
«Citando il tempo che passa, sono anche 70 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani, che fa riferimento alla giustizia uguale per tutti e ai diritti delle parti offese. Venendo al caso concreto, Battisti è stato condannato in via definitiva per quattro omicidi, a due dei quali - il maresciallo Santoro e Udine e l' agente della polizia Campagna a Milano - ha partecipato materialmente, facendo il palo a quello di Sabbadin. Non abbiamo avuto modo di leggere, in questi anni, alcuna autocritica, solo accuse contro il sistema giudiziario italiano, tacciato del mancato rispetto delle garanzie, definito ingiusto perché lui era innocente e così via».
(…)
Cosa risponde a Gherardo Colombo, magistrato come lei di rilievo per la storia italiana, che dice che il carcere, così com' è, non serve a niente?
«Stimo Colombo, gli sono amico, ma non sono d' accordo, anzi non si può neppure porre la domanda. Il carcere è finalizzato al recupero, ma non solo. Con il carcere si paga ciò che si è commesso, altrimenti vivremmo in società in cui una condotta illegale finirebbe per essere pensata come priva di conseguenze. Riflettiamo sui quattro decenni che ha trascorso semiparalizzato il figlio di Torregiani, e al dolore che accompagna altri parenti, con i quali ho avuto spesso occasioni di confronto. In nessuno ho letto sete di vendetta, ma di giustizia».
Lei, Spataro, prende per primo Battisti in zona Brera, nel giugno del '79. Come lavoravate?
«Ero pubblico ministero con Corrado Carnevali, i giudici istruttori erano Pietro Forno e Giuliano Turone. Sino a quel momento, Battisti non era conosciuto come terrorista. Fu trovato nel covo di via Castelfidardo, che era pieno di armi e di documenti, che servirono nelle successive indagini. Nella prima condanna dell' 81, Battisti viene infatti condannato a 13 anni per banda armata e armi, mentre il suo livello emerge con il tempo».
E come?
«Grazie alla collaborazione di Pietro Mutti, terrorista, componente dei Pac. Parlò e scoprimmo così che Battisti apparteneva all' ala violenta dei Proletari armati per il comunismo. Avevano deciso di uccidere Sabbadin e Torregiani perché avevano sparato a dei rapinatori, il senso della rivendicazione era un "ma come vi siete permessi di reagire ai proletari che sono depredati dallo Stato?"».
(…)
I nostri governi italiani potevano far di più per l' estradizione di Battisti?
«Rispetto alla Francia, vi è stata una passività incomprensibile, nel senso che non rammento proteste da qualsiasi governo. E la tanto citata dottrina Mitterrand prevedeva condizioni precise per l' accoglienza, di cui due inapplicabili per Battisti.
Bisognava non aver commesso reati di sangue e non essere condannato in via definitiva.
Quanto a Lula, l' atteggiamento fu tiepido. Qualcuno sostenne che non dovevamo far l' amichevole Italia Brasile, ma non mi pare sia successo nulla, per altro giocammo e perdemmo 2 a 0».
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