#genitori moderni
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Gli uomini stanno finalmente dando il massimo in casa? Uno sguardo ai dati del Bureau of Labor Statistics
Una riflessione sull’evoluzione del ruolo maschile nelle faccende domestiche e nell’equilibrio familiare, attraverso i dati e le tendenze emergenti.
Una riflessione sull’evoluzione del ruolo maschile nelle faccende domestiche e nell’equilibrio familiare, attraverso i dati e le tendenze emergenti. Un cambiamento in corso: l’impegno maschile nella gestione familiare Nell’era moderna, le dinamiche di genere all’interno delle mura domestiche sono in costante evoluzione. Secondo i dati recentemente pubblicati dal Bureau of Labor Statistics…
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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Il nostro Paese visto da lontano e con gli occhi della cultura e dell'arte ormai fa impressione. Come diceva Schopenhauer: la nostra massima aspirazione è avere «un’Italia modernamente confusa e livellata»
Ercole custodiva un gregge. Un vitello disubbidiente e riottoso fuggì. Il mitico eroe lo dovette inseguire. Nella sua fuga, la bestia attraversò al galoppo una penisola che, come una gamba, si stendeva nel mare. Arrivato al piede, si gettò nelle acque in tempesta, attraversò uno stretto e raggiunse un’isola a tre punte. Di quest’isola Goethe dirà: «Senza vedere la Sicilia non ci si può fare un’idea dell’Italia. È lì che si trova la chiave di tutto».
Ercole diede un nome alla terra che aveva attraversato, la chiamò Vitalia da Vitulo, vitello (in greco italós).Nei secoli, i luoghi meravigliosi percorsi dal galoppo tuonante dell’animale e del mitico eroe inseguitore si popolarono di Vitaliani (bovini indisciplinati). Questi Vitaliani costruirono, subirono e fusero diverse civiltà prima di arrivare ai tempi moderni e perdere l’identità.
L’identità si perde nella scuola, per la strada, nelle stanze di casa…
… Nella scuola. Quando non si insegna la necessità vitale di cercare il tempo, lo spirito, il significato delle esistenze dei genitori e dei genitori dei genitori. Perché un essere umano che non sa rivivere il lungo e sofferto percorso che lo ha portato a nascere in un dato luogo e in un dato tempo, vivrà procedendo alla cieca e girando intorno a se stesso. Nessuno scappa dalle proprie radici. E, se non le vede e non se le racconta, vive con addosso una specie di maledizione, come gli orfani.
… Per la strada. Quando si cammina pensando soltanto ai propri passi e non si è capaci di armonizzarli ai passi che ci hanno preceduto.  Non si riconoscono allora le eredità di armonia e di violenza che ci circondano. E si smarriscono la capacità e il piacere di rifletterci sopra.
… Nelle stanze di casa. Quando il pensiero e l’azione sono governati dall’angoscia di non essere capaci di afferrare il futuro. Allora il presente è insicuro come un pavimento nel terremoto e il passato è perduto.
Leopardi lamentava che gli stranieri «… considerano l’Italia presente, cioè noi italiani moderni e viventi come tanti custodi di un museo, di un gabinetto e simili…». Qual è l’animo di questi custodi? C’è orgoglio per i musei? C’è vergogna per l’odore dei gabinetti? O la vista e l’olfatto dei custodi sono stanchi, pigri e annoiati e non percepiscono più né il museo né il gabinetto? O, peggio ancora, i custodi ignorano quello che contengono i musei e invidiano i soldi e la furbizia ignorante di chi ha costruito e possiede i gabinetti?
Leggendo uno dei miei autori preferiti, mi sono imbattuto in una pagina in cui si parla di noi italiani: «… Sono di nuovo fra questa gente malfamata, che ha volti così belli e animi così cattivi… essi sono fini e astuti e, quando vogliono, sanno perfino sembrare onesti e leali; e nondimeno sono così perfidi, disonesti e impudenti, che la meraviglia ci fa dimenticare lo sdegno. Le loro voci sono orribili: se a Berlino uno solo urlasse per la strada in maniera così rimbombante come fanno qui a migliaia, accorrerebbe tutta la città. Ma a teatro trillano a meraviglia… Il tratto principale, nel carattere nazionale degli italiani, è un’impudenza assoluta. Questa dipende dal fatto che essi da un lato non si sentono inferiori a nulla, sono quindi presuntuosi e sfacciati, dall’altro non si ritengono buoni a nulla e sono quindi vili. Chi ha pudore, invece, è per certe cose troppo timido, per altre troppo fiero. L’italiano non è né l’una cosa né l’altra, ma, a seconda delle circostanze, è tutt’al più pusillanime o borioso».
Non prendiamocela con Arthur Schopenhauer che ha scritto di noi queste parole. I suoi compatrioti li liquidava più frettolosamente: «Disprezzo la nazione tedesca per la sua infinita stupidità e mi vergogno di appartenervi».
Siamo ancora così assolutamente impudenti? Insieme presuntuosi e vili? È ancora questa l’immagine che trasmettiamo? Incapaci di uscire dalla confusione inconcludente e rumorosa in cui boria e vigliaccheria ci trascinano. Siamo cambiati? In meglio? In peggio? Dobbiamo smentire o confermare le parole di Schopenhauer? Guardiamo allora la vita pubblica, i comportamenti delle persone che decidono e che influiscono nella nostra storia presente. Guardiamo la vita di tutti i giorni, interroghiamo la nostra esperienza nei luoghi di lavoro e di svago. Ciascuno troverà la sua risposta.
Torno a Schopenhauer. È in punto di morte: «Che i vermi avrebbero presto roso il suo corpo non costituiva, per lui, un pensiero triste. Pensava con orrore, invece, a come il suo spirito sarebbe stato ridotto tra le mani dei professori di filosofia. Chiese le ultime novità in politica e in letteratura, e espresse la speranza che l’Italia potesse avere l’unità. Aggiunse, però, che in tal caso avremmo dovuto scambiare la vecchia Italia riccamente individualizzata, alle cui molteplici divisioni in fatto di carattere, di spirito e di costumi era legata, forse inconsapevolmente, gran parte dell’Europa colta, con un’Italia modernamente confusa e livellata».
Dunque, prima di morire aveva pensato all’Italia. Un breve, folgorante pensiero che, come sempre, vedeva lontano. Il giorno dopo, il medico lo trovò morto, seduto nell’angolo del sofà e riverso sulla schiena. «Aveva sempre sperato di morire dolcemente, perché chi è stato solo tutta la vita capisce meglio degli altri questa faccenda solitaria».
Il momento in cui è stato pronunciato dà una particolare forza simbolica a questo richiamo, per noi che viviamo in «un’Italia modernamente confusa e livellata», a non perdere quella identità fatta di ricchezza individuale che nasceva proprio da antiche, radicate differenze di carattere, spirito e costumi.
Se è grande il debito dell’Europa colta verso quell’Italia, non possiamo noi italiani farla dimenticare ai nostri figli. Non possiamo perdere la coscienza e la memoria dei sogni e degli incubi vissuti nel nostro lungo percorso, unico nella storia. Diventeremmo altrimenti nient’altro che degli zotici, forse benestanti, provinciali d’America. Noi eravamo, secondo Milton, «il centro della civiltà e il domicilio ospitale di ogni specie di erudizione».
-Giacomo Battiato
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t-annhauser · 2 years ago
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Metafisica dell'amore sessuale
Nella Metafisica dell'amore sessuale (già nei Supplementi al Mondo come Volontà, ecc.), da non confondere con Metafisica del Sesso di Julius Evola, ci si trova tutto, se non siete però dentro il sistema di Schopenhauer e vi aspettate giudizi "moderni", allora lasciate ogni speranza voi che entrate. Pensiero più bello: negli sguardi degli innamorati si manifesta la volontà del futuro nascituro di venire al mondo, quasi come se il bambino fosse già presente "in potenza" e si scegliesse quelli che "in atto" saranno i suoi futuri genitori (non sempre però la cosa va secondo le intenzioni). Tema portante: l'amore è inganno (dolcissimo) della Natura: il solo scopo è procreare, l'amore rende personale e urgentissimo il bisogno impersonale della conservazione della specie. La Natura (Volontà di vivere) schiaccia un tasto e ci trasforma in burattini che bramano l'amore e l'atto sessuale. L'orologio biologico, diremmo noi moderni. Quante sofferenze e quanta serietà nella scelta di un partner, e tutto perché siamo ammaliati dall'incantesimo dell'amore. Trascinati nel vortice delle sofferenze d'amore, Schopenhauer prova compassione per gli esseri viventi. Meno compassione proverà per la "dama", cioè il tipo di donna che va affermandosi nella società moderna, immersa nella vacuità delle sue pose e delle sue moine. A lei sono indirizzati gli strali del filosofo, forse colpevole di non averne riconosciuto la grandezza.
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Jeune Homme nu assis au bord de la mer, figure d'étude di Hippolyte Flandrin, 1835-36
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princessofmistake · 1 month ago
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I genitori moderni fanno a gara a chi è più bravo, vogliono insegnare agli altri come allevare i propri figli e parlano sempre, in continuazione, della loro prole, descrivendola come geniale, fuori dell’ordinario, caricando di ansie il vivere quotidiano. Neanche le malattie vengono vissute con serenità. Appena un bambino ha la febbre, deve subito prendere una cosa che gliela abbassi, invece di lasciarla sfogare: l’aumento di temperatura è il medicamento naturale del nostro corpo. Siamo nel bel mezzo di una corsa, cominciata con la mentalità degli anni Ottanta e poi dilagata, verso la “vittoria”: l’imperativo categorico per tutti è ottenere risultati, essere vincenti, emergere, battere l’avversario, anche se non si sa esattamente chi o cosa sia. Questo porta necessariamente a un’ansia da prestazione e alla paura di fallire socialmente e biologicamente. Un giorno dicono che la carne fa male, il giorno dopo invece arriva lo studio che sostiene che faccia bene; per essere sempre migliori, sempre più efficienti, sempre straordinari, arrivano pasticche di integratori d’ogni tipo e vitamine per surrogare presunte mancanze alimentari. È una pressione continua, che viene esercitata su tutti. Non fa crescere bene i ragazzi e fa vivere male i genitori. Quando ero piccolo questa pressione non c’era e ai ragazzini veniva permesso di essere se stessi, senza caricarli di tutte queste aspettative.
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petello993 · 2 months ago
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Dedicato a tutti i GENITORI moderni !
Gugù, bambino dell'età della pietra - 19° Zecchino d'Oro 1976
youtube
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staipa · 3 months ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/elogio-della-diversita/?feed_id=1689&_unique_id=66f3ea8acf61d %TITLE% Negli scorsi giorni sono stato colpito dal discorso di Winona Rider per i festeggiamenti per la mattonella di Tim Burton sulla Hall Of Fame Tim, la tua amicizia è stata un dono immenso. Quando ti ho incontrato, ero una ragazzina strana. Mi hai dato fiducia in me stessa, mi hai mostrato che si può andare contro le maree del conformismo. La tua inclusività creativa ha reso l'essere strana non solo accettabile, ma qualcosa di bello, da celebrare. Winona Rider su Tim Burton Uno dei pregi di internet credo sia stato esattamente questo. Rendere più normale chi si in passato si è sentito strano. Io sono uno di questi, per una serie infinita di motivi che si notano in molti aspetti della mia vita fin dall'infanzia. Io ho voluto una Barbie perché il mio Big Jim non fosse solo, giocavo più spesso con le ragazze perché non mi piaceva il calcio, ho scelto di suonare il sassofono quando avevo sei o sette anni e ho insistito finché i miei genitori non hanno ceduto all'evidenza che quello era il mio strumento, ho praticato moltissimi sport ma nessuno di quelli che la gente guarda in TV, a parte lo sci che è comunque relativamente di nicchia. Ho sempre prediletto quelli individuali e che avessero a che fare con la natura. Ero quello a cui gli amici chiedevano consigli, non perché dessi la risposta giusta, ma perché davo la risposta diversa. Oggi gestisco un blog che non serve a niente e non va più neppure di moda, ma qualcuno mi segue lo stesso, vado in giro con un'auto vecchia di sessant'anni (nel 2025), faccio ancora sport strani, ma insomma chi mi segue qui un po' di cose immagino le noti. Soprattutto sulle mie posizioni politiche raramente allineate a qualcuno ma sempre aperte all'inclusività delle minoranze, la difesa dei più deboli e l'osteggiare i bulli. Si soffre a sentirsi diversi. Si soffre perché non si ha con chi confrontarsi e quando si prova a confrontarsi le persone tendono ad omologarti e inquadrarti nei loro schemi e tu puntualmente non riesci a riconoscerti in nessuno di questi. Si soffre perché alla fine ci provi a infilarti in quelle scatoline, a sederti buono buono per essere riconosciuto dall'una o dall'altra parte ma poi ti rendi presto conto che sei seduto scomodo. Che in quel posto, in quella posizione proprio non riesci a starci. Alla fine sgusci fuori, ti mostri per quello che sei e ti ritrovi solo. A seconda delle età ti ritrovi anche preso in giro, o offeso, o semplicemente tagliato fuori da determinati ambienti che richiedono un senso di appartenenza che tu pur sforzandoti non riuscirai mai ad avere. Non sei un mostro. Non lo sei affatto, ma tante volte ti fanno credere di esserlo perché tutto ciò che sfugge al controllo per molte persone è male. Soprattutto per le persone conservatrici, o per le persone religiose ma non solo. Finisci per inserirti in ambienti in cui bullizzare è talmente istituzionale da non essere neppure percepito da chi perpetra il bullismo. Quando si da per scontato che tutti la pensino in un modo e tu non sei tra quelli. Ci si sente come un vegano continuamente invitato a grigliate di carne. Continui dirlo, "Raga, io non mangio carne", e continuano a risponderti "Non sei obbligato a mangiarla, ci sono queste buonissime verdurine gratinate al formaggio". Alla fine o ti adegui o smetti di andare, "che strano quel tipo" dicono loro derubricheranno il problema. Finisci per cercare di circondarti solo di persone come te, strane, fuori dalla media. Internet invece ha cambiato le carte in tavola. Non in maniera sostanziale, gli umani continuano a restare umani. (short.staipa.it/a01du). Nei primi anni, prima dell'arrivo dei moderni Social Network i forum tematici, erano un coacervo di gente strana, strana come me, strana come noi. Erano un modo per conoscersi prima per iscritto e poi di persona come a molti di noi strani piace ma senza l'intermediazione lenta della posta tradizionale.
Improvvisamente il mondo, si è accorto che le persone strane non erano così rare, e quindi appunto strane. Più precisamente che esisteva una quantità di persone che si riconoscevano come tali sufficiente a farne un possibile target pubblicitario. Basta guardare le serie TV. Nel 1974, ben prima di internet, la stranezza veniva rappresentata con personaggi come Potsie di Happy Days, probabilmente il personaggio in cui è stato introdotto il termine nerd. Il personaggio è essenzialmente una persona goffa, ingenua e un po' troppo rigida, il bersaglio perfetto degli scherzi di Fonzie, il quale diceva che tutti gli appassionati di scienze e matematica erano dei nerd, assimilando determinati interessi all'essere sfigato. Nel 1989 arrivava Internet e contemporaneamente Screech di Bayside School e Steve Urkel di 8 sotto un tetto. Il primo era il personaggio strano della sit-com, con una voce strana, bravissimo a fare i compiti e che in possesso di un robot. Non era un personaggio bellissimo ma meno negativo che in passato. Il secondo era divertente e piaceva al pubblico ma si trattava sempre di un personaggio occhialuto, con la voce nasale, vestito con pantaloni a vita altissima sostenuti da bretelle e goffo nei rapporti sociali. Insomma divertente, eh? Ma chi vorrebbe sentirsi rappresentato da lui, o vorrebbe essere lui? Poco dopo è arrivato Carlton Banks in Il Principe di Bel-Air, nel 1990. Forse il primo nerd vestito quasi normale e con una fissa per Tom Jones invece che per qualche materia scientifica Dobbiamo arrivare probabilmente a Ross Geller di Friends, nel 1994 per avere un nerd simpatico, che possa avere relazioni sentimentali e che non venga preso in giro costantemente per le sue stranezze. Internet era già comune, almeno tra i nerd. I forum erano già una realtà consolidata anche se non in Italia era ancora agli inizi. Da lì è stata una marcia trionfale del nerd. I Geeks di Freaks and Geeks, e Rory Gilmore di Una Mamma per Amica, nel 2000, hanno iniziato ad insegnarci che essere strani poteva essere un valore in cui riconoscersi. Sono passati 24 anni ma la cosa non è ancora chiara e c'è ancora bisogno di ribadirlo. Poi nel 2007 arrivano Chuck Bartowski in Chuck e Sheldon, Leonard, Howard, Raj,, Bernadette, Stuart e alla fine perfino Penny alla fine in Big Bang Theory a rendere bello il nerd, o in generale lo strano. Non solo presentandoli come personaggi ma iinnalzandoli a protagonisti, affrontandone le difficoltà. Sono tutti un'estremizzazione di qualche lato che molti di noi che si ritengono diversi dalla media hanno. Sono personaggi che vanno fieri di come sono e che imparano a integrarsi nella società senza perdere il proprio status, senza nasconderlo. Elliot Anderson, in Mr. Robot del 2015 infine è l'esempio definitivo dello sdoganamento, una serie non per nerd, non basata su riferimenti a supereroi, fumetti, giochi di ruolo e nerdate varie che porta un personaggio disagiato e in difficoltà sociale ad essere il cardine di una rivoluzione di livello mondiale. Il mondo sta cambiando, ed è un bene. E non c'entra con le mode, quelle per cui la stessa persona il giorno prima adora Barbie e vorrebbe essere come lei e il giorno dopo adora Mercoledì e vorrebbe essere come lei. Il mondo sta cambiando perché oggi si può sentirsi diversi dalla media e manifestare questa propria diversità trovando chi la pensa come noi, chi vive le stesse difficoltà senza necessariamente doversi inquadrare in una casella. Per questo, è importante oggi più che mai la diversità, essere fieri di sentirsi diversi, essere fieri di rifiutare l'omologazione e lottare contro gli inconsapevoli bulli che appartengono alle maggioranza. È manifestando ciò che siamo realmente che troviamo chi ci può capire, è mostrando ciò che siamo che ci possiamo sentire accettati e ci possiamo accettare. Chi non vuole capire non conta. Non è essere accettati da tutti che ci può rendere felici ma accettare noi stessi. Giunti a questa consapevolezza tutto il resto smette di essere di un qualunque interesse.
Se ti senti diverso ricorda che ci sono milioni di persone là fuori che si sentono allo stesso modo e che può essere facilmente trovarle, se non sotto casa nella rete. Diverso non è strano. Diverso è bello, un valore in più che ti rende speciale.
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indiablackrose · 4 months ago
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ㅤ   ㅤ   ㅤ         ㅤ ⟡   𝐁𝐈𝐎𝐆𝐑𝐀𝐏𝐇𝐘       ㅤ ﹫ɪɴꜰᴏ ᴘᴏɪɴᴛ  ⸝ ꜰʀᴇᴇㅤ         ㅤ         ㅤ   ㅤ   ㅤ   ㅤ❤ㅤ ‧‧‧ㅤ on game ㅤ   ㅤ   ㅤ😭ㅤ ‧‧‧ㅤ off game        ㅤ        ㅤ         ���    🖇 basics : ㅤ      ㅤ   ♯ nome: india riley wood  ♯ prestavolto: jasmine tookes  ♯ pronomi: she/her  ♯ luogo di nascita: boston, massachusetts  ♯ vive a: manhattan, new york  ♯ sessualità: etero       ㅤ    ㅤ   🖇 about them : ㅤ     ㅤ  ㅤ 𝐈ㅤ Nata in una pittoresca casa vittoriana a Boston, in Massachusetts, India ha trascorso gran parte della sua infanzia immersa in un ambiente stimolante, grazie ai suoi genitori che l’hanno sempre incoraggiata a esplorare il mondo attraverso l’arte e la cultura. Il padre, rinomato architetto, noto per il suo stile che mescola elementi moderni con richiami storici, le ha trasmesso la passione per l'arte, unita alla determinazione della madre, avvocato penalista. Un'infanzia, quella della Wood, che le ha permesso di trascorrere diversi periodi in città come New Orleans, una città intrisa di cultura, storia e arte che ha influenzato profondamente la sua personalità e le sue passioni, Washington in cui ha compreso la complessità dei giochi di potere e Savannah, facendosi ammaliare dalla storia del Sud.       ㅤ ㅤ 𝐈𝐈ㅤ Il periodo trascorso in viaggio per gli States, ha permesso alla giovane Wood di affinare le sue passioni, elaborarle e svilupparle, visitando biblioteche, musei e siti storici, che non hanno fatto altro che nutrire la sua immaginazione e acceso la sua passione per la storia dell'arte. Fin dalla sua prima visita a New York, a sei anni, ha compreso che quello sarebbe stato il suo mondo. Durante una visita al Metropolitan Museum of Art, si è persa ma invece di spaventarsi, si era fermata davanti a un grande dipinto del Rinascimento e, incantata dai dettagli, era rimasta lì a osservarlo fino a quando i suoi genitori l'avevano trovata. Da quel momento, il museo divenne uno dei suoi luoghi preferiti, un rifugio dove poteva perdersi e ritrovarsi tra le opere d'arte.       ㅤ ㅤ 𝐈𝐈𝐈ㅤ Oggi, India continua a esplorare il mondo dell'arte attraverso la scrittura e la fotografia. Nonostante la sua ansia, è riuscita a trasformare le sue vulnerabilità in forza, utilizzando l'arte come mezzo per affrontare le sue paure e connettersi con il mondo. Ama viaggiare, visitare musei e mostre, e scoprire nuovi talenti artistici. Ha una collezione di taccuini pieni di schizzi, poesie e riflessioni, che considera i suoi più preziosi tesori. India vive in un appartamento nel quartiere storico di SoHo, circondata da libri, piante e opere d'arte. Nel tempo libero, si dedica alla cucina, sperimentando ricette che uniscono le tradizioni del Sud con influenze europee, e organizza serate culinarie per amici e colleghi, dove si discute di arte, letteratura e filosofia.       ㅤ ㅤ 𝐈𝐕ㅤ India lavora come critica d'arte freelance. Scrive per diverse riviste culturali e giornali, fornendo analisi approfondite su mostre d’arte, nuovi artisti emergenti e la connessione tra arte e società. Il suo stile di scrittura è poetico ma preciso, capace di trasportare il lettore nei mondi che descrive. Inoltre, tiene conferenze occasionali sulla storia dell'arte presso università e musei locali. Nel tempo libero, offre anche consulenze per collezionisti d'arte che vogliono acquistare opere di artisti emergenti. Recentemente, ha iniziato a lavorare al suo primo libro, un saggio che esplora come l'arte abbia influenzato i movimenti sociali nel corso della storia.            ㅤ  ㅤ  ㅤㅤ  ❚ ᴘɴɢꜱ/ꜰᴀᴍɪʟʏ, quindi 𝗣𝗩 importanti che 𝗻𝗼𝗻 possono essere duplicati:       ㅤ  ㅤㅤ ㅤ ✦ㅤ oliver wood — ғᴏʀᴇsᴛ ᴡʜɪᴛᴀᴋᴇʀ ( father ) ㅤ ✦ㅤ evelyn riley dupree — ɢɪɴᴀ ᴛᴏʀʀᴇs ( mother ) ㅤ ✦ㅤ eli wood — ʟᴜᴄɪᴇɴ ʟᴀᴠɪsᴄᴏᴜɴᴛ ( brother ) ㅤ ✦ㅤ noah wood — ʀᴇɢᴇ́-ᴊᴇᴀɴ ᴘᴀɢᴇ ( brother ) ㅤ ✦ㅤ olivia caroline dupree — ᴋᴇʀʀʏ ᴡᴀsʜɪɴɢᴛᴏɴ ( aunt ) ㅤ   ㅤ
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amedeotriste · 9 months ago
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I cubo dei libri
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Questo è il posto di guardia di Amedeo Triste ,al terzo piano di una vecchissima scuola primaria dove c’è ancora il crocifisso di nostro Signore appeso alle pareti sopra la sedia del bidello precario. Al centro quel quadrato coi numeri , puntellato da coni gialli ed arancioni è il gioco delle tabelline (nello spirito dei nostri tempi moderni, ogni cosa è diventata un gioco , anche l’apprendimento delle tabelline) . I bimbi zombie tra l’impegno gravoso di scrollare i video su TikTok ed una partitella di pallone in questo atrio col pavimento scolorito di linoleum ,saltano sui numeri di codesto quadrato ,per rispondere all’isterica maestra che urla ” 4 per 2 , quanto fa ?”Ci sono tre tipi di maestre : la prima è quella vecchia , rugosa che vorrebbe andare in pensione perché sopportare per quarant’anni moltitudini di mocciosi ed i loro genitori rompicoglioni , è un’impresa gravosa , asfissiante . Questa maestra è in preda a pensieri ossessivi di tipo bambinocidio, vorrebbe scaraventare giù dal finestrone scolastico una ventina di bambini per volta (insomma un’intera classe di stronzetti viziati ) , la maestra esaurita immagina la pace per le sue povere orecchie sempre bombardate dalle voci acute di questi piccoli mostri. Il secondo tipo di maestra è quella figa ,coi tacchi alti , sempre elegante e truccata che guarda i bidelli come lombrichi disgustosi , fastidiosi che per la nausea che le causano, l’ignora del tutto . Il terzo tipo è una maestra mamma grassottella ,dolce e buona come la girella, sempre gentile che saluta i bidelli ,ama i bambini zombie ed ama il suo lavoro di educatrice . Amedeo Triste ama l’ultima categoria di maestre perché secondo lui fanno il loro lavoro con passione , queste sono le maestre brave che tutti ricordiamo per quello che ci hanno trasmesso col loro insegnamento. Amedeo ricorda ancora la sua maestra di 4 elementare che gli fece scoprire ” I VIAGGI DI GULLIVER” ed il significato profondo delle parole. Queste maestre reggono la scuola , danno il loro importante contributo per i futuri cittadini della società umana. Questo tipo di maestra è in via di estinzione come il panda ,vanno protette e pagate meglio. Il problema grosso della scuola italiana è che siamo invasi da un’esercito di maestre e maestri che vengono a scuola solo per il 23 di ogni mese, fanno programmi per le vacanze e boccheggiano fino al giorno della liberazione , quello della pensione.
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micro961 · 10 months ago
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Mommo - Il nuovo singolo “Canta Tu”
Il brano dell’artista sugli stores digitali e dal 13 marzo nelle radio
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“Canta Tu” è il nuovo singolo della cantautrice Mommo, sui principali stores digitali e dal 13 marzo nelle radio in promozione nazionale. Prodotto da Studio I Music Room, è un brano in cui l’artista racconta le sensazioni che si vivono all’inizio di una storia d’amore con una parentesi, nel ritornello, che rimanda al famoso gioco del “canta tu”. L’artista si sofferma su questo perché per gran parte della sua infanzia è stato il suo compagno di giochi dove, insieme alla sua famiglia, si riuniva per cantare e molto spesso duettare con i suoi genitori. La maggior parte delle canzoni parlavano d’amore, ed è proprio per questo che nel ritornello l’artista canta “ci passavo serate a parlare d’amore senza neanche sapere che fosse” che fa intendere l’ingenuità di quando si è bambini e non si comprende ancora bene ciò che si canta, ma tutte quelle belle parole d’amore si realizzano successivamente. È una canzone ricca di colori, emozioni e ricordi di un’infanzia spensierata.
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Agnese Mommo, in arte MOMMO, nasce a Velletri in provincia di Roma, il 27 novembre del 1999. La sua passione per la musica viene fuori all'età di soli sette anni, quando iniziò a frequentare un corso di chitarra dopo il catechismo. Quella del canto, fu una scoperta successiva, quando il maestro di musica delle elementari l'ascoltò per sbaglio e le chiese di cantare per le recite scolastiche.
Negli anni queste passioni diventano priorità, tanto da iniziare a lavorare, subito dopo il liceo, per poter autofinanziarsi gli studi presso il "Saint Louis College of Music" di Roma. Questa formazione la aiuta a prendere consapevolezza e la fa crescere artisticamente.
Ispirata da cantautori classici e moderni, tra i quali spicca Cesare Cremonini, inizia a scrivere i propri brani e dopo un periodo da bassista e frontgirl di un trio, inizia la sua carriera da solista nel 2021. Solo lei e la sua inseparabile chitarra, compagna d'avventura e confidente, fonte d'ispirazione di tutti i suoi brani. Proprio nel 2021 pubblica i suoi primi due singoli “Solo raccontare” e “Scegli tu” e nel 2023, partecipando alla seconda edizione del contest canoro “I Visionatici” arriva in finale e sale sul palco del Largo Venue, aggiudicandosi il premio come “Miglior testo” e la produzione del brano presso Studio I Music Room.
Tra live e sessioni in studio è partito un bellissimo progetto artistico, con la pubblicazione del primo singolo “I tuoi occhi color miele di castagno” che ha riscosso plausi da pubblico e critica. Continua la scrittura di nuove canzoni e la volontà di fare conoscere il proprio mondo attraverso i propri brani, mondo in cui spera, potersi riconoscere. Tutto questo è MOMMO.
Credits
Produzione: Studio I Music Room
Arrangiamento - Mix&Mastering: Matteo Carlini
Pianoforte: Jacopo Carlini
Chitarre: Marco Cataldi
Basso: Matteo Carlini
Studio I Music Room Publishing
Instagram: https://www.instagram.com/mommodicognome/
Facebook: https://www.facebook.com/agnese.mommo?locale=it_IT
TikTok: https://www.tiktok.com/@mommodicognome
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Alice Miller
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Alice Miller, psicologa e saggista, è stata la prima a studiare approfonditamente la psicologia dell’età evolutiva e gli esiti negativi che gli abusi subiti durante l’infanzia comportano nell’età adulta e nell’intera società.
Nata col nome di Alicja Englard a Piotrków Trybunalski, in Polonia, il 12 gennaio 1923 in una famiglia ebraica, ha vissuto a Berlino fino ai dieci anni prima di tornare in patria a causa dell’incombere delle persecuzioni naziste. Sopravvissuta alla deportazione, era riuscita a fuggire con sua madre e a sua sorella, mentre il padre era morto in un campo di concentramento.
Col nome di Alicja Rostowska è emigrata in Svizzera nel 1946, si è laureata in filosofia a Basilea e specializzata in psicoanalisi a Zurigo dove ha esercitato la professione per oltre vent’anni prima di abbandonarla e lasciare la Società Internazionale di Psicoanalisi, per dedicarsi interamente alle sue ricerche sull’infanzia.
Il cognome Miller, con cui è passata alla storia, è quello del marito, il sociologo Andreas Miller.
Col tempo è diventata una delle più tenaci critiche del metodo psicoanalitico e della prassi dei terapeuti che, anziché incoraggiare e sostenere nella ricerca dei traumi che hanno dato origine ai disturbi e ai problemi della personalità, agisce come tecnica per evitare di affrontare realmente la verità sui traumi, che molto spesso risiede nella storia familiare e negli abusi subiti nell’infanzia.
Nel 1986, ha ricevuto a New York il premio Janusz Korczak.
Grazie alle sue ricerche, è giunta alla conclusione che la violenza esercitata su bambini e bambine, soprattutto nei primissimi anni di vita quando il cervello si sta formando, conduce alla più generale violenza della società.
I bambini non sono autorizzati a difendersi dalla violenza dei genitori e sono quindi costretti a sopprimere e rimuovere le naturali reazioni all’aggressione dei genitori, come le emozioni di rabbia e angoscia. È solo nell’età adulta che tendono scaricare queste forti emozioni sui propri figli o, in alcuni casi, su intere nazioni.
Questa dinamica è descritta nel dettaglio nei tredici libri che ha scritto riportando le storie di suoi pazienti accanto alle biografie di dittatori e personaggi celebri.
Tema centrale dei suoi lavori sono stati i traumi infantili e le conseguenze che ha per il corpo la negazione delle emozioni autentiche, spesso richiesta da un certo tipo di morale e dalla religione, che induce a onorare e rispettare i propri genitori anche se agiscono su di noi in modo distruttivo.
Ha sviluppato un concetto di terapia che consente di confrontarsi con il proprio passato, per rincontrare l’angoscia subita durante l’infanzia, risentirla e liberarsene.
Dopo un’incessante lavoro di ricerca e divulgazione che ha utilizzato anche i moderni canali offerti dalla tecnologia moderna, si è spenta il 14 aprile 2010 a Saint-Rémy-de-Provence.
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Forum: al via da lunedì 11 settembre su Canale 5
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Forum: al via da lunedì 11 settembre su Canale 5. Lunedì 11 settembre alle ore 11.00 su Canale 5 torna “Forum” e alle ore 14.00 su Retequattro “Lo Sportello di Forum”. Alla conduzione Barbara Palombelli. Grandi novità attendono la riapertura del tribunale più longevo della tv. Tra queste l’introduzione dell’intelligenza artificiale e della figura de “l’avvocato del minore”. Nel corso della trasmissione, l’intelligenza artificiale sarà interpellata per chiedere informazioni in tempo reale, come per esempio, dati e sentenze analoghe in altri Paesi. L’utilizzo della tecnologia testimonia la volontà di sperimentare e di stare al passo con i tempi, caratteristica insita nel dna del programma. Altra new-entry dell’edizione che sta per prendere il via è “l’avvocato del minore”, una presenza che monitorerà, su richiesta del giudice, la situazione dei minori coinvolti quando la separazione dei genitori risulterà complessa. Inoltre, al fianco della conduttrice, ci sarà: la squadra di giudici composta da Melita Cavallo, Francesco Foti, Simona Napolitani, Bartolo Antoniolli e la giornalista Giulia Lea Giorgi che curerà l’approfondimento giornalistico delle tematiche affrontate nel corso delle puntate. Non mancheranno, inoltre, "i ragazzi di Forum": Paolo Ciavarro, Camilla Ghini, Sofia Odescalchi, Ladislao Liverani, Edoardo Donnamaria, Roberta Fontana e Giulia Campesi. “Forum” affronta temi divisivi e moderni in maniera imparziale, attraverso storie di vita quotidiana, da cui scaturiscono diatribe che si risolvono secondo l’arbitrato previsto dal Codice di Procedura Civile. L’appuntamento con la prima puntata in diretta della 39esima edizione di Forum è fissato per lunedì 11 settembre alle ore 11.00 su Canale 5 e alle ore 14.00 su Retequattro con “Lo Sportello di Forum”. film... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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empreinte0 · 1 year ago
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personal-reporter · 1 year ago
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Raymond Chandler: l’arte del noir
Lo scrittore che mutò per sempre il mondo del noir americano. Raymond Thornton Chandler nacque a Chicago il 23 luglio 1888 e si trasferì in Gran Bretagna nel 1895, quando i genitori divorziarono. Tornato negli Usa nel 1912, Chandler nel 1917 si arruolò prima nell'esercito canadese, poi nella Royal Air Force, combattendo la Prima guerra mondiale in Francia. Nel 1924 Ray sposò Cissy Pascal, di 18 anni più anziana, già divorziata due volte. Lavorò saltuariamente come giornalista e corrispondente e, dopo una breve parentesi in campo petrolifero, pubblicò il suo primo racconto all'età di quarantacinque anni, nel 1933, su Black Mask Magazine, rivista di storie di detective. Il suo primo romanzo, Il grande sonno, venne pubblicato nel 1939 e la casa di produzione cinematografica Paramount, nel 1943,  gli propose un contratto come sceneggiatore. La produzione letteraria di Chandler è di solo nove romanzi, di cui uno incompiuto, e varie sceneggiature per Hollywood: le più importanti sono per La fiamma del peccato del 1944, di Billy Wilder, The Unseen del 1945, di Lewis Allen e L'altro uomo del 1951, di Alfred Hitchcock. Nel 1955 con il monumentale Il lungo addio lo scrittore vinse il premio statunitense "Edgar Award, dedicato annualmente alle migliori opere gialle. Raymond Chandler fu sempre molto critico verso il romanzo giallo tradizionale per la sua mancanza di realismo e seguì così la strada della narrativa hard boiled, iniziata da Dashiell Hammett. Il suo personaggio ancora oggi più famoso è l'investigatore duro ma onesto Philip Marlowe, visto come cavaliere dei tempi moderni, cinico tuttavia profondamente onesto,  portato sullo schermo con interpretazioni indimenticabili da attori come Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, Elliott Gould ma soprattutto Humphrey Bogart. Ma i produttori ebbero sempre un rapporto difficile con i suoi testi, spesso ricchi di temi come sesso, corruzione, pornografia e omosessualità. Nel 1954 Cissy morì e Chandler si trasferì in Europa, ma non riuscì più a riprendersi dal dolore e, da tempo vittima dell'alcolismo, un anno dopo la morte della moglie tentò il suicidio. Lo scrittore mori a La Jolla il 26 marzo 1959 a causa di una polmonite, lasciando incompiuto l'ottavo romanzo della saga di Marlowe. Per anni considerato solo come un discreto autore di gialli, Chandler è stato rivalutato oggi come uno scrittore capace e completo. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Dialogo genitori figli: perché è così difficile
Il dialogo genitori figli è uno degli aspetti più delicati della vita familiare. Nonostante i tempi moderni abbiano abbattuto molti muri tra le diverse generazioni, è ancora difficile instaurare un dialogo sincero. La voglia di fare esperienza da un lato e il senso di responsabilità dall'altro non sempre sono conciliabili. Com'è cambiato il rapporto tra genitori e figli La generazione degli attuali settantenni può testimoniare come nelle loro famiglie d'origine il dialogo fosse una vera rarità. Erano tempi in cui tra le generazioni vi era una forte lontananza. Il genitore era un educatore, trasmetteva l'esempio, i valori in un rapporto pressocché a senso unico. Ai figli restava il compito di ubbidire senza alcun diritto di replica. Uno scenario completamente diverso da quello attuale che vede genitori e figli molto più vicini. Molti tabù sono caduti e tra le due generazioni si aprono possibilità di confronto. Allora perché il dialogo tra genitori e figli è ancora una nota dolente? La risposta nello stile di vita odierno che riserva alle persone sempre meno tempo da dedicare a se stessi e agli affetti. Molto spesso i genitori sono assenti giornate intere mentre i figli avrebbero bisogno di essere seguiti in modo più assiduo. Come cambia il rapporto con i genitori durante l'adolescenza? Se i primi anni di vita dei bambini risulta piuttosto facile stabilire un contatto con loro tutto si complica con l'avvento dell'adolescenza. Durante l'adolescenza, il rapporto tra genitori e figli tende a cambiare in diversi modi. Durante questo periodo di transizione i ragazzi iniziano a sviluppare la propria identità e cercano di diventare più indipendenti dai genitori. Questo può portare a una maggiore conflittualità con i genitori, soprattutto se questi ultimi cercano di mantenere il controllo su di loro. Inoltre, gli adolescenti tendono ad avere un maggiore bisogno di privacy e di spazio personale, il che può portare a una maggiore separazione fisica dai genitori. Allo stesso tempo, gli adolescenti hanno ancora bisogno del sostegno e della guida dei genitori, specialmente quando si tratta di questioni emotive e di vita pratica. Interessi e attività indipendenti, infine, possono portare a una maggiore separazione dal nucleo familiare. Tuttavia, questo non significa necessariamente che il legame affettivo con i genitori diminuisca: spesso, anche se gli adolescenti cercano di diventare più indipendenti, continuano a cercare l'affetto e il sostegno dei loro genitori. Come creare un dialogo con i figli? Dialogare con i propri figli può essere un'esperienza molto gratificante e importante per la crescita e lo sviluppo dei bambini. Per avere un buon dialogo con i propri figli occorre fare piccoli ma importanti passi: - Ascoltare attentamente ciò che dicono e di mostrare interesse per i loro pensieri e sentimenti. Essere presente e concentrati su ciò che stanno dicendo - Fare domande aperte, che richiedono una risposta più dettagliata, stimola la conversazione - Non giudicare i propri figli o le loro opinioni, bensì accettare le loro opinioni e cercare di capire il loro punto di vista - Essere onesti: se si ha difficoltà a rispondere a una domanda, è bene ammetterlo. Non bisogna sempre avere tutte le risposte - Usare esempi concreti per spiegare un concetto o un valore può essere un buon metodo per trasmettere insegnamenti importanti In copertina foto di Charles McArthur da Pixabay Read the full article
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gcorvetti · 2 years ago
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No TV anymore.
Anche Verlaine se n'è andato, dopo i Ramones che sono morti prematuramente o quasi, mi sa che piano piano tutti quelli del CBGB ci lasceranno e con loro un vuoto non solo nei nostri cuori ma nel mondo della musica. Quella generazione di DIY che prendeva gli strumenti e faceva come gli piaceva e veniva meglio, un pò come nei primi anni 60 facevano le band di garage rock, non sarà rimpiazzata da nuove leve, il motivo è che non è più tempo di rivoluzioni, i giovani vivono un disagio creato dal fatto che non hanno con chi prendersela, neanche con i genitori che spesso sono assenti (o forse proprio con loro, boh), sono spesso annoiati dalle molteplici ore che passano davanti ai device a guardare altri annoiati come loro che inseriscono video improbabili su piattaforme che guadagnano alle loro spalle, si tutto molto triste. Se credete che questo discorso sia la solita solfa perché sono boomer e non capisco niente dei tempi moderni andate sul tubo e ascoltate chi ha voce in capitolo in primis Crepet e Galimberti sulla modernità e internet. I movimenti musicali, e anche quelli artistici che poi la musica quello è, nascono dalla fusione di persone che si dirigono tutti in una direzione perché sono stufi dell'andazzo odierno o perché vogliono invertire una tendenza o una cosa brutta, tipo la guerra, inutile fare esempi basta guardare al passato; ma è proprio questo il punto, in questo nuovo millennio si parla tanto di virtualità e di unione attraverso i social, certo ci sono i movimenti politici e le manifestazioni che diramano le idee sul web, ma per la questione artistica oramai e purtroppo ognuno fa isola a se, forse per paura che gli altri copino le sue incredibili progressioni d'accordi, oppure che gli rubino l'idea di un canzone che parla di cocaina e maltrattamenti alla propria ragazza, roba intensa eh? I giovani hanno il futuro nelle loro mani ma non sanno che farci perché non lo riescono a vedere da dietro gli schermi retroilluminati (non tutti per fortuna e non in tutti i paesi), se sei nato in questo millennio e stai leggendo prova a chiudere il telefono o il pc e fatti una passeggiata in un parco, una foresta o un boschetto, ascolta i suoni della natura, sempre se non ci sono quelli inquinanti degli uomini, guarda la bellezza dei fiori, delle piante, non portarti nessun device, respira, muoviti e vedrai che qualcosa dentro di te si inizierà a manifestarsi, se lo fai già bene, questo messaggio non è rivolto a te.
Una volta ci si confrontava tra artisti senza la paura che nessuno rubasse le idee perché anche se lo faceva non poteva mai e poi mai risultare uguale alla tua perché non sei tu, se io faccio una canzone tu puoi cercare di copiarla ma non la suonerai mai come la suono io e viceversa. Addio Tom grazie per la musica
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occhidibimbo · 2 years ago
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Scegliere il nome per il bebè: ma quanto è difficile! Le responsabilità che spettano a un pre genitore sono davvero tante, non ultima quella della scelta del nome da dare al piccolo o alla piccola che sta per nascere! Scegliere il nome per il proprio bambino infatti non è affatto semplice, anche se si rivela come uno tra gli impegni più amorevoli e intensi che i genitori possano condividere durante l’attesa della nuova nascita. Le domande che un papà e una mamma si pongono di fronte a questa scelta sono tantissime e capita spesso che si sia talmente indecisi da arrivare appena poco prima del parto o addirittura subito dopo la nascita, appena prima di iscrivere il proprio figlio all’Anagrafe, senza ancora aver fatto la scelta definitiva. Un mondo davvero affascinante, quello dei nomi, da quelli più antichi, risalenti a migliaia di anni fa, spesso legati alla nostra storia, a quelli più moderni, magari nati dalla fertile fantasia di qualche scrittore per un suo personaggio e che hanno saputo conquistarsi un posto d’onore tra i nomi più utilizzati. Dare un nome a un bambino è in effetti davvero un compito di grande responsabilità: il nome è importante perché accompagnerà nostro figlio per tutta la vita, in tutte le fasi della sua vita, sarà questo il primo “biglietto da visita” con cui si presenterà in ogni occasione, da piccolo come da adulto, e dobbiamo essere noi a deciderlo per lui. Uno degli argomenti dei futuri mamma e papà in attesa del loro piccolo è proprio quello della scelta del nome. Una scelta importante, delicata, amorevole, gioiosa ma anche impegnativa, che fa parte dell’attesa del lieto evento e per la quale spesso è utile tenere in considerazione diversi aspetti. Qui di seguito alcuni consigli che potrebbero venir utili ai genitori che sono impegnati nell’ardua scelta del nome per il proprio bambino: considerare nomi che “suonino bene” con il cognome (nomi molto lunghi con cognomi altrettanto lunghi, ad esempio, potrebbero essere... davvero eccessivamente lunghi! Anche i doppi nomi con i doppi cognomi sarebbero da evitare perché ridondanti e troppo impegnativi, così come quelli che potrebbero risultare dissonanti con il cognome); considerare nomi che si adattino a ogni età della vita (nostro figlio non sarà un bebè per sempre e dobbiamo immaginare come potrà essere per lui avere quel nome anche da adulto e in tutte le situazioni sociali in cui si troverà); se si hanno già altri figli, tener conto anche dei loro gusti e consigli per renderli partecipi della prossima nascita del fratellino o della sorellina; tener conto delle indicazioni di legge che regolano la scelta dei nomi che si possono dare a un bambino (vi sono infatti disposizioni che riguardano ad esempio il fatto che in Italia i nomi debbano essere adeguati al sesso, fatta eccezione del nome Andrea, che può essere utilizzato sia per i maschietti che per le femminucce e il nome Maria, che può seguire il primo nome nei maschietti; altre disposizioni indicano che i nomi debbano contenere solo lettere dell’alfabeto italiano, comprese la x, la y, la w, la j e la k, non debbono essere ridicoli o offensivi; non possono inoltre essere utilizzati nomi di personaggi storici negativi o di personaggi dei cartoni animati, così come non si può dare a un bambino lo stesso nome del papà); fare una lista di tutti i nomi che piacciono alla mamma e al papà e poi confrontarli. E per chi è ancora indeciso e volesse avere un’ampia panoramica di nomi tra cui scegliere, ottime idee ci possono venire dalla rete. Un esempio? Prendiamo il caso in cui si abbia già un bambino a cui si sia dato il nome di Alessandro e che ci piacerebbe, ora che sta per nascere la sua sorellina, trovare un bel nome che inizi anch’esso con la lettera “A”. Ecco che un elenco di nomi con la A può venirci in aiuto proponendoci moltissimi nomi femminili tra i quali potremmo trovare quello che incontra i gusti della mamma, del papà e del piccolo Alessandro per
quello da dare alla sorellina in arrivo: Agata? Agnese? Ambra? Anastasia? Asia? Oppure Aurora? La scelta è molto ampia, tra nomi più legati alla nostra tradizione italiana a quelli di antiche origini di altri paesi europei. Un altro esempio, sempre prendendo come spunto i nomi che iniziano con la lettera “A”, ma stavolta per un maschietto: a mamma e papà piacciono i nomi “importanti”, poco comuni, che riportano alla storia antica o a personaggi del passato? Ecco allora che, scorrendo l’elenco presentato in ordine alfabetico, possiamo trovare moltissimi e interessanti nomi maschili da poter dare al nostro bambino: Adelchi ad esempio, di origine longobarda, reso celebre nell’Ottocento dall’opera del Manzoni, oppure Amerigo, di origine germanica e che ci riporta al grande navigatore, esploratore e cartografo italiano. E che dire invece di Amos, di origine greca, che significa “forte” (nome che peraltro sta ottenendo piuttosto successo tra i nuovi genitori), o del probabilmente celtico Arturo, che richiama il celebre re Artù? Una buona scelta anche di nomi maschili che hanno tutto il fascino della nostra storia, come ad esempio il latino Augusto, che significa “grande”, “venerabile”, “consacrato”, che veniva utilizzato come titolo onorifico nell’antica Roma, noto soprattutto per essere stato adottato dall’imperatore Ottaviano, conosciuto infatti principalmente come Augusto, oppure Aurelio, nome di radice sabina, che significa “splendente” e che riprende il cognomen Aurelios, portato nell’antica Roma dalla “Gens Aurelia”. Trovare ispirazione per il nome del nostro bambino (e non solo) Capita talvolta di avere già dei nomi preferiti, di quei nomi che ci hanno sempre ispirato simpatia, che ci piacciono, di quelli che da sempre pensiamo riserveremo per il momento in cui avremo un figlio. Altre volte, invece, ci troviamo davvero confusi nella scelta (e diciamocelo: la scelta è sempre più difficile quando dobbiamo scegliere il nome per un maschietto, a meno che non si abbia già in mente di seguire la tradizione e riprendere il nome di un nonno) e non riusciamo a decidere quale nome potrebbe essere quello giusto da dare al nostro bambino. Sicuramente, chi è in procinto di scegliere il nome da dare al proprio piccolo, ha anche la curiosità di sapere quali sono i nomi più in voga al momento. In questo senso, l’Istat ci riporta annualmente la classifica dei nomi maschili e femminili più amati dai neo-genitori italiani. E così vediamo che quest’anno i nomi che sono andati per la maggiore per le femminucce e che si sono guadagnati i primi dieci posti in classifica sono stati: Aurora, Sofia, Giulia, Alice, Emma, Greta e Ginevra, mentre per i maschietti nuovi nati il primato assoluto continua ad essere quello di Francesco (primo da molti anni, e precisamente dal 2001), seguito da Mattia, Alessandro, Leonardo, Lorenzo, Andrea, Gabriele, Matteo, Tommaso e Riccardo. L’indecisione delle mamme e dei papà talvolta è quella tra nomi della tradizione e nomi invece più originali, magari stranieri oppure ispirati ai propri artisti preferiti. A questo proposito, per la maggiore nell’ultimo anno tra i nomi stranieri scelti per i nuovi nati: Emily, Jennifer, Mia, Maya e Chloe per le bambine, Liam, Thomas, Kevin, Ethan e Noah per i maschietti. C’è chi non ha l’imbarazzo della scelta e preferisce rinnovare un nome ricorrente della propria famiglia (ad esempio utilizzando il nome di uno dei nonni), o chi invece opta per una scelta più originale e vorrebbe che il proprio bambino o la propria bambina avesse un nome meno comune. Il nostro consiglio è quello di curiosare tra i tanti nomi proposti da nomi con la, dove sicuramente possiamo trovare ancora qualche nome a cui non abbiamo ancora pensato. Un ricchissimo elenco dei nomi italiani presentati in ordine alfabetico diviso tra nomi maschili e nomi femminili, corredato da molte notizie interessanti sulla diffusione di ogni singolo nome, il suo significato, il giorno in cui
viene festeggiato l’onomastico, con rimandi per approfondirne l’origine e le sue varianti in altre lingue. Tutte informazioni che possono darci una mano per scegliere questo o quest’altro nome, magari andando a spulciare tra le versioni più “esotiche” e originali (talvolta davvero curiose ed anche interessanti) di nomi italiani trasposti nella lingua di altri Paesi. Una bella fonte di ispirazione che potrebbe rivelarsi decisiva per la scelta del nome da dare al piccolo che sta per nascere. Informarsi sul significato dei nomi, infatti, a volte potrebbe essere decisivo per scegliere il nome che più ci sembra adatto per il nostro bambino. A volte infatti alcuni nomi che non ci ispirano molto, possono rivelarsi ricchi di significato e di storia e farci cambiare idea, oppure altri, magari tra quelli che ci sono sempre piaciuti, una volta che ne leggiamo l’origine, potrebbero non sembrarci più così appropriati da dare al nostro piccolo. Consultando l’elenco di Nomiconla.it, infatti, potremmo fare piacevoli scoperte che potrebbero darci la giusta ispirazione. Un sito interessante non soltanto per darci una mano a scegliere il nome adatto per il nostro futuro bebè, ma che è anche il posto giusto dove poter scoprire le origini del proprio nome o di quello dei propri cari, vedere quando si festeggia l’onomastico e conoscere tante interessanti curiosità legate ad ogni nome.
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