#frasi sulla libertà
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Dovrei fare Delusione il mio secondo nome.
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Fai solo quello che ti nutre davvero. Il resto abbandonalo. Non perdere tempo con attività per te noiose, con persone che non riescono ad arricchirti, con situazioni fastidiose. Stai perdendo il tuo tempo. Fai solo quello che ti nutre davvero. In modo spietato. Senza se e senza ma. Questa è la vera rivoluzione, dentro e fuori di noi.
E. Bernabè
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certi segreti sono destinati a morire con noi, a divorarci le interiora per tutta la vita consumando ogni briciolo di serenità che ci propone la vita, perché l’unica serenità la ritroviamo in quel ricordo, in quel segreto che ci porteremo dentro per tutta la vita, proteggendolo con cura da tutti…
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🔁loop loop loop🔁
sono schifosamente prezioso
un genio di creatività, pioniere, innovativo
ho un enorme intuito artistico
sono una persona LIBERA
LIBERA nel pensiero, nello stile di vita
LIBERA dalle convenzioni, dalle omologazioni
ho un cuore grande e una testa un po' di cazzo, sì
testa di cazzo perché a volte non credo in me stesso
perché non mi valorizzo abbastanza
chi mi conosce lo sa
tutti gli altri, beh mi dispiace che non possano conoscermi
oggi sono proprio stanco
vorrei che tutti conoscessero il mio valore
ma se non lo capiscono...
beh...
allora forse non mi meritano
oppure non valgo quanto penso
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Di respirare la stessa aria di un secondino non mi va, perciò ho deciso di rinunciare alla mia ora di libertà.
-Nella mia ora di libertà, De André
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"Se saprai starmi vicino" di Pablo Neruda: Una poesia sull'amore e l'individualità. Recensione di Alessandria today
Un inno alla libertà nell'amore, dove la scoperta reciproca e la condivisione di emozioni sono al centro di una relazione profonda.
Un inno alla libertà nell’amore, dove la scoperta reciproca e la condivisione di emozioni sono al centro di una relazione profonda. “Se saprai starmi vicino” di Pablo Neruda è una poesia che esplora la delicata alchimia dell’amore, un amore che si nutre di libertà e rispetto reciproco. In questi versi, Neruda mette in luce l’importanza di mantenere la propria individualità pur essendo…
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“Non so se vivrò altre vite non so se sono morta di altre morti. So che in questa vita sono morta più volte e sono rinata altrettante. Non mi aggrappo a niente non ho nessuna certezza non possiedo nessuna verità, tranne che l’amore e l’unica cosa reale è che un giorno morirò. E quel vivere in questo mondo meraviglioso nuda di tutto tranne che di amore, quel camminare scalza senza perdere l’anima in strada, senza sapere se questo sarà il mio ultimo passo o forse il primo da un’altra parte. Questa benedetta incertezza di sapermi viva qui e ora è il più grande dei tesori, la più grande delle libertà.” - Ada Luz Márquez, 'La mia libertà'.
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"Se sei fissato con la privacy hai qualcosa da nascondere".
Smantelliamo una volta per tutte questo luogo comune.
La domanda è viziata all'origine, perché parte da un assioma materialistico della privacy. Ricordiamo che non siamo più nell'era industriale ma nell'era digitale.
Ricercare privacy nell'era digitale non è nascondersi, ma proteggere la propria libertà di pensiero da ingerenze altrui.
Nel mondo materiale c'è una netta separazione tra pensiero e azione, anche a livello temporale. �� molto complesso immaginare che qualcuno possa desumere il nostro pensiero e abitudini osservando alcune azioni materiali che compiamo, come ad esempio spendere del denaro contante al bar.
Servirebbero tecnologie avanzate, osservazioni continuative di ampia durata e profondità per poter anche solo per tentare di farlo. Il mondo materiale è estremamente più lento del digitale, ma non solo.
La realtà digitale poggia su sistemi informatici che per il loro stesso funzionamento registrano ogni azione e interazione col sistema stesso. Ciò significa che ogni azione, anche la più piccola - o addirittura una intenzione di azione, come soffermarsi per qualche millisecondo in più su un banner pubblicitario, viene registrata.
Tutto lascia una traccia. Queste possono essere poi facilmente aggregate nel tempo e analizzate. Ne consegue che chiunque abbia le capacità tecniche di farlo, acquisisce un potere quasi divino che gli permette di inferire con altissima probabilità statistica il pensiero e le prossime azioni di ognuno di noi.
Sì - chi nasconde le proprie azioni nel mondo materiale ha qualcosa da nascondere. Vuoi per pudore, timidezza, o perché sta facendo qualcosa che immagina possa avere conseguenze sulla sua vita.
Nella realtà digitale TUTTO può avere conseguenze sulla nostra vita. Anche l'azione più banale del mondo verrà aggregata insieme ad altre mille azioni, sia nostre che delle persone con cui abbiamo una relazione di qualche tipo, con il preciso scopo di impattare la nostra vita.
Lo ripeto: anche soffermarsi per qualche millesimo di secondo su un contenuto online può avere conseguenze nel corso del tempo. Soffermarsi per due minuti davanti a un cartello pubblicitario in piazza non avrà invece alcuna conseguenza, mai.
Ergo, la privacy nel regno digitale non viene ricercata per nascondere azioni peccaminose o illegali, ma per proteggere la nostra più intima libertà di pensiero e di autodeterminazione. È una necessità dettata dalla natura stessa del digitale.
Finché non si capisce questa fondamentale differenza ontologica si farà sempre l'errore di ripetere frasi fatte che non hanno senso nell'era digitale.
(Matte Galt)
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Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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I genitori che non hanno consapevolezza dei loro traumi fisici ed emotivi, delle loro ferite e dell'esistenza di un bambino interiore da rispettare e amare, rischiano di instaurare relazioni traumatiche e disfunzionali con i propri figli, i quali si ritroveranno ad essere dipendenti, infelici e spesso portatori di sintomi psicofisici per esprimere tramite il corpo sofferenze non verbalizzabili.
I GENITORI CHE NON HANNO RICEVUTO SUFFICIENTE NUTRIMENTO EMOTIVO DA PICCOLI, SE LO ASPETTERANNO DAI PROPRI FIGLI O LO PRETENDERANNO IN MODO DISFUNZIONALE DAI PARTNER.
Immaginiamo una mamma che non abbia nella vita altri scopi, interessi se non essere mamma.
Si renderà indispensabile, sceglierà per i figli, farà tutto lei per tutti, rinfacciando di non avere tempo per altro, se i figli andranno via minaccerà scenari catastrofi di malattie o di situazioni di pericolo nelle quali si troverà (accade lo stesso anche se ha un partner o un marito).
Se la mamma non si rende indipendente i figli non si potranno staccare, sentiranno sempre che la loro missione è da portare a termine, la mamma è troppo fragile per lasciarla da sola. Allora si rinuncia all'Università lontana da casa, al lavoro dei nostri sogni all'estero, si scarteranno i legami affettivi profondi, per restare fedeli al nostro ruolo di piccole salvatrici o piccoli salvatori...senza pensare che nel frattempo noi ci siamo annullati, messi in standby....
Ci sono genitori che in modo sottile trasmettono il messaggio:" Io vivrò attraverso te. Tu realizzerai ciò in cui io ho fallito".
Tutto questo crea un macigno di piombo sulla vita dei figli, i quali per rendere i genitori felici, per non deluderli si infilano in scelte non sentire, non volute... Una pericolosa inversione dei ruoli in cui i figli devono soddisfare i bisogni dei genitori e farsi carico della loro felicità...
I GENITORI man mano dovrebbero spostarsi sullo sfondo e donare ai figli la libertà di vivere e scegliere. Altrimenti creano un senso di impotenza difficile da riconoscere e sciogliere.
Mi vengono in mente delle frasi:
_ Io ho scelto la facoltà d'Ingegneria perché mio padre non aveva i soldi per poterla frequentare, ma ad ogni esame mi sentivo morire dentro. Nonostante tutto mi sono laureato con il massimo dei voti ma il minimo della gioia.
- "Mia madre mi diceva sempre finché ci sarai tu in questa casa la mia vita avrà uno scopo, cucinerò per te, laverò i tuoi vestiti...
Non darmi il dispiacere di lasciarmi sola, ho fatto tanto per te".
Giulia si sentiva in trappola ma non sapeva come uscirne.
Le richieste della madre sono diventate sempre più minacciose.
"Se non ritorni per pranzo non mangio, non cucino se sono da sola.
Se non mi accompagni tu dal medico continuerò a stare male, ma non ci andrò"...
Questi rapporti simbiotici sono sempre tossici, avvelenano, creano dipendenza e insicurezze. BISOGNA TROVARE IL CORAGGIO DI CRESCERE, I GENITORI POI UN MODO PER CAVARSELA LO TROVERANNO
Annarita Bavaro
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CONTRO L’AMORE. Non c’è nulla di più odioso di chi ti VUOLE amare. Non c’è nulla di più devastante di chi ti VUOLE aiutare. Non c’è nulla di più soverchiante di chi ti vuole portare sulla retta via, “per amore”. Non c’è nulla di più perverso di chi ti vuole coinvolgere in quello che a lui piace per rassicurarsi che anche tu possa rientrare nel suo gregge, senza infastidire. Non esiste falsificazione sociale più stomachevole della propria, tentata o riuscita, legittimazione, o autoinganno (nei propri confronti e degli altri) mettendo in scena la retorica dell’amore per farsi i cazzi propri in stato allucinatorio, ebetamente “felice”. Quello che oggi chiamiamo generalmente “amore” è il volto sociale dell’egoismo. Alla base dei più efferati delitti c’è “l’amore”. I femminicidi hanno come inconscio supporto teorico “l’amore”. Così come gli esuli di famiglie sfasciate replicano, per bovina coazione a ripetere, gli stessi deliri dei fallimenti precedenti: e lo fanno “per amore”.
Ecco che “amore” è il senhal (il travestimento linguistico) dell’egoismo, tanto che, rifiutato, si trasforma sempre nel suo opposto.
“Solo il dittatore si riempie la bocca della parola ‘amore’”, scriveva Jacques Lacan ma questa semplice realtà quotidiana perpetuata non può passare.
Secoli fa, con i termini “Fede, speranza e carità”, si intendeva “amore” in senso non coercitivo, non allucinatorio. In un’altra cultura, quella greca, “amore” aveva diverse definizioni: “Agàpe”, per Socrate, indicava “amore” in senso opposto a quello violento e prevaricante di oggi, reso ugualmente dal latino “fraternitas” o meglio ancora “sororitas”. Non abbiamo oggi corrispettivi reali per queste parole ma le si può esprimere con frasi, ad esempio: “accettazione dell’altro e della sua libertà”. “Libertà” intesa nei reciproci limiti che regolano l’accoglimento dell’altro come Altro e non come membro dell’amoroso gregge o del proprio “amoroso” ego.
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Aldo Nove
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Mercoledì 17 gennaio 2024
Se scrivere mezza pagina di nulla in cinque ore è poco, avere paura di non riuscire a scrivere la monografia finale del dottorato è giustificata. Dal ventre qualcosa si muove, un budello reclama la pace in una discussione in cui è il terzo. Eppure ancora più disarmante è la consapevolezza che sia impossibile fare diversamente, impossibile non muovere convulsamente la gamba e cercare di mangiarsi, letteralmente mangiarsi tutta la carne senza biasimare il sangue. La paura di non farcela e soprattutto la paura di non saper cosa dire, di non avere niente da dire, nulla di importante si mostra al mondo come un diniego delle difficoltà del mondo. Lo sguardo fisso sul computer, il pensiero ossessivo di sentire la mente vuota, nulla più da scrivere, poche poche semplici che non riempiono molte righe. Un volta gli è stato detto che scrive poco perché da molto per scontato e di conseguenza quello che scrive risulta ostico ma è proprio la spiegazione dell'ovvio, per lui, che lo butta giù in parte. Le cose importanti da dire sono poche e riassumibili in un corto spazio di tempo, ma il discorso per spiegarle, argomentarle, estenderle appare in più, una parte superflua, emendabile. E alla fine la pagina rimane vuota e quello che si vuole dire nell'attimo di furore pervaso di ispirazione divina, invaso dall'intuizione irrazionale, in cui da un profondo che non si sospettava escono fuori idee, reminiscenze di pezzi di libro, frasi e concetti molte volte solo immaginati, scompare senza traccia, nemmeno la striscia iridescente della bava di una lumaca. La testa è vuota, veramente vuota e le viscere però sono in sommovimento continuo e attenuato. Ieri è stato il lacrimosa dies illa. E poi non riuscire a sfuggire al potere del discorso per schema, costruito attraverso elenchi mascherati da in primo luogo, se da una parte, per un verso, per evitare il rischio di lasciarsi sfuggire un pensiero e dalla necessità di doverlo subito mettere sulla pagina. E allora il discorso si fa più povero, ridotto a poche frasi. Ci sono dei saggi scritti da inglesi scritti mirabilmente per capoversi, dove ognuno comincia con una frase, che parte dell'argomentazione e quindi una sotto tesi, e il risto del paragrafo che funge da intradiscorso argomentativo di quella frase. Alla fine viene fuori una struttura cristallina di quarzo, elegante e riproducile, lontana dai testi francesi che sono impossibili da imitare perché affidati al guizzo e alla capacità dello scrivente.
Aspettando che Paolo prendesse le chiavi, Sofia ha mostrato una foto di Paolo che durante le festa faceva una servizio fotografico a un amico di Raimondo, a torso nudo. Lorenzo ha avuto una gran pena per Luca che ha assistito al proprio ragazzo aggrapparsi al corpo di un altro e pubblicamente dire "Il mio perturbante è l'uomo etero". La voglia di un corpo bello e la bulimia di corpi alla fine è autolegittimata dalla sedicente libertà personale e dalla mancanza di responsabilità difronte all'assemblea sociale. E in questo dispiegamento ipocrita della libertà per sé ma non per gli altri, chi rimane solo è solo Luca, impossibilitato a una reazione davanti alla sfregio al suo bene che ha dato. Come Lorenzo gli aveva detto a inizio serata, il moralismo è solo la maschera per una ben peggiore perversione. Ed ecco la dimostrazione empirica. Luca dovrebbe avere il velo con gli occhi coperti perché anche uno sguardo troppo inteso, che d'altronde c'è stato tra le sue pupille piene di vita e quelle miopi di Lorenzo, può indurre sospetti di pensieri fedifraghi, Paolo può abbracciare il primo muscolo che cede alla sua retorica.
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LA PRESENTAZIONE DI SANDRO BONGIANI, 2024
Gabi Minedi, “Presenze insolite in attesa di un esistere”
“La pittura di Gabi Minedi riflette un mondo particolare, in cui esprime simbolicamente la realtà, cercando di evidenziare aspetti della natura e idiosincrasie universali”. Joan Lluís Montané
Presentazione di Sandro Bongiani, 5 settembre 2024
Viviamo in un mondo anestetizzato fatto di lustrini e payette, per niente conforme alle aspirazioni e ai dettami della libertà dove il denaro e l’apparire corrispondono a un futile esserci. Già negli anni ottanta si era rilevata la possibilità che il potere politico e il sistema globale potesse ingoiare le nostre vite e l’esperienze personali di ogni singolo uomo. Una immane disfatta in cui ritroviamo oggi i segni concreti di questo inutile esistere omologato. Da autentica artista trasgressiva e ribelle, nella vita come nell’arte, Gabi Minediè stata capace per diversi decenni, di continue incursioni e trasgressioni seguendo una logica e un modo di fare del tutto personale. Artista outsider e radicale della nuova scena underground internazionale, conosciuta per la leggerezza, l’originalità e la sintesi dei suoi personaggi ironici e beffardi che ci costringono a riflettere sulla vita e sul destino infame dell’uomo contemporaneo. La sua rappresentazione può apparire ad un primo approccio ludica e d’impronta semplicemente favolistica, in verità ci segnala, tra realtà e memoria personale, un vissuto carico di umori e di incertezze. Non a caso, la sua pittura raccoglie dalla realtà e da momenti transitori della sua infanzia insolite briciole di senso da consegnare generosamente al presente. Solo la memoria resiste alla vita.
Gabi Minedi, ci racconta di essere nata in una insolita domenica di gennaio a mezzogiorno da un anonimo tubetto di colore verdementa piperita dentro una vecchia valigia di amore bello. Allieva di Pericle Fazzini, già a 15 anni presentava la sua prima personale a San Benedetto del Tronto. Una “enfant prodige” e direi anche “terrible” della pittura italiana nata per essere disagio e rivelazione, vento sottile dell’essere che può tramutarsi in spina, tormento e salvezza. Non conformata a nessun movimento artistico collettivo, irrequieta e nel contempo solitaria, ci giunge come sortilegio e anche come enigma costringendoci a meditare sulla vera natura delle cose.
Nel marasma anonimo e decadente della scena internazionale dell’arte degli anni 80’ e 90’l’artista nel suo originale viaggio rappresenta insolite presenze frontali dall’apparenza deformata, svuotata e inquieta, in un percorso esistenziale trasgressivo condizionato dagli eventi che riemergono dal fondo della tela con esseri precari carichi di malinconia e di solitudine, definiti in modo essenziale da un colore primario e da una rappresentazione sintetica giocata sul contrasto delle tinte. Nonostante la stesura piatta, l’impronta timbrica delle opere ad acrilico e delle pitture all’uovo; tecnica ormai ignota e difficile da trattare tramandata in gran segreto dall’amico José Ortega, le opere verranno integrate nel tempo anche da inserimenti polimaterici di cartoni, tappi, chiodi, vecchie latte, ritagli metallici, tele, sacchi, sabbia, sugheri, ritagli di stoffee persino da brani di grafismo metropolitano, di graffi e frasi scritte a denunciare le contraddizioni e la condizione emblematica dell’uomo in questo travagliato momento storico.
Un viaggio sottile e solitario in cui regredire volutamente all’infanzia può permettere di accogliere l’essenza della fantasia per nuove visioni. Semplificare è molto difficile, per farlo bisogna togliere fino all’essenzialità, togliere invece che aggiungere, vuol dire recuperare l’essenzialità delle cose in senso poetico.Lavorare a partire dai mezzi espressivi ridotti quasi all’essenziale resta tutt’ora una delle sue caratteristiche stilistiche che rendono la sua ricerca originale e unica nel panorama contemporaneo. Non la descrizione oggettiva e fedele della realtà ma una indagine introspettiva a scrutare nell’immaginazione momenti e lacerti di realtà condensati in modo lirico nella rappresentazione pittorica, restituendo a noi una visione sintetica e universale di ciò che siamo.
la sua pittura e i suoi personaggi ibridi urlano da tempo a bocca aperta contro la tirannia dell’uomo con insoliti innesti e protesi, esseri che al posto delle gambe possiedono ruote a forma di orologio, valigie, televisori al posto della testa, girandole come meteoriti che cadono dal cielo assieme ai nostri stupidi e inutili sogni, astronavi in attesa di spiccare il volo rinate dalla fantasia ma anche dalla memoria, come per esempio, per l’opera “Terminal Amorebello” del 2009, dedicato al terremoto dell’Aquila e a tutte le sue vittime, ci dice: “… ho visto in stazione un poveraccio con una lunga barba bianca quasi trascinare una valigia a quadretti e le poche cose che gli erano rimaste, i suoi affetti, tutto il suo amore, solo lui e i ricordi! piangeva! sulla vecchia valigia una scritta: “Amorebello”. Una rappresentazione che diviene una sorta di grido cupo e sordo del malessere che possediamo in corpo.
La leggerezza e l’inconsistenza dell'essere come reazione al peso della condizione difficile del vivere caratterizza tutto il suo percorso artistico. Non è un caso se a tal proposito Jean Dubuffet scriverà che:“La vera arte è dove meno te l’aspetti”, in un viaggio colto e sensibile verso l'insolito e l'imprevedibile. Dal 90’ in poi, fino aggi, nasceranno importanti cicli pittorici come Boogie Woogie, The Blues, It Is, El Viajero, Oxygen e oggi l’Orsa Amarena. Non semplicemente un’arte ingenua come si potrebbe pensare, ma una rappresentazione decisamente colta carica di riferimenti letterari che vanno dalla poesia di Dante a quella del Cavalcanti, dal Don Chisciotte di Cervantes alla narrativa di Italo Calvino, daBoccaccio, a Shakespeare, e Cyrano de Bergerac,da Jack Kerouac alla satira di Milan Kundera, con opere di grande suggestione tra metafora, ironia e bellezza.
Un viaggio decisamente sofferto alla ricerca del malessere in cui il mutamento è anche vertigine e rivelazione. Gabi Minedi, crede che una tale ossessione è la condizione essenziale per creare. Da molto tempo coltiva certi inconsueti innesti di pensiero in cui l’omologazione è la regressione, la naturalità, la tecnologia e la virtualità potrebbero essere davvero l’ultima tragica stagione della specie umana. La vita ha senso di esistere solo se si riempie di emozioni, altrimenti non è altro che un trascorrere il tempo in attesa di un ultimo oblio. Chissà se da questa situazione precaria in cui ci siamo arenati da tempo, l’uomo sarà in grado di prendere coscienza dei suoi infiniti problemi oppure continuerà a percorrere quest’affannosa e irresponsabile corsa verso il nulla e il niente?
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Uno c'ha un'occasione de campà e campa tutto 'nguattato.
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In Italia spesso si fa confusione su tante cose
In particolare riflettevo che si fa confusione tra "è una cosa sbagliata" e "io non lo farei" oppure "a me non piace/non la condivido"
Perché con il primo pensiero vuoi intendere che è qualcosa che nessuno dovrebbe fare oggettivamente, qualcosa da vietare, che riguardi te o un'altra persona
Con il secondo e terzo pensiero invece si intende qualcosa che tu non faresti, non approvi, non apprezzi ed eventualmente con il tuo corpo rifiuti questa cosa, ma gli altri che facciano quello che gli pare, fatti loro
Perché non puoi decidere sulle vite altrui, sul corpo altrui sui gusti altrui
Esempio stupido:
Non mi farei mai e poi mai dei tatuaggi sul mio corpo
Però li riconosco come forma d'arte a tutti gli effetti e vedere certi tatuaggi su certe persone mi emoziona, sono stupendi, buon per loro e bravi loro, non posso mica vietare a chiunque di farsi tatuare solo perché io non lo farei mai sul mio corpo
Purtroppo per altri argomenti non è così facile parlarne che basta un niente e scatta la polemica
Eppure, io sono un maschio etero, non sono una donna, non sono gay
Se fossi una donna, incinta, per i miei principi non abortirei mai, ma non posso negare agli altri questa libertà di scegliere, non posso comandare io sul corpo altrui
A maggior ragione se poi è una condizione derivante da situazioni spiacevoli come uno stupro, perché onestamente la donna ha la libertà di pensare "questo non è mio figlio, non lo volevo, è figlio di quel mostro"
Non mi metterei mai assieme a una persona dello stesso sesso e addirittura sposarmici, per quanto perfetta quella persona possa essere, ma non posso vietare a tutti gli altri di farlo, non posso decidere io sui loro sentimenti e le loro scelte di vita, non posso negargli di stare assieme, di essere riconosciuti ufficialmente come una coppia
Che poi, se una sconosciuta decide di abortire, se due tizi gay decidono di sposarsi, che differenza implica alla mia persona? Nessuna.
Io posso avere la libertà di non essere d'accordo, di non condividere, non posso essere condannato per questo, ma non devo avere neanche il potere di impedire determinate scelte intime e personali dell'individuo
È un po' come se gli altri decidessero cosa tu devi mangiare, nessuno vorrebbe questo, ognuno con la sua vita, entro certi limiti fa quello che vuole
Se ci fosse un referendum, io potrei dire, se fossi io, se fosse il mio corpo, direi di no, ma tutti gli altri? Fate ciò che vi pare perché non riguarda soltanto me e anzi nel mio caso specifico, sono situazioni che non mi capiteranno mai, detto in parole povere, che te frega di cosa fanno gli altri per i fatti loro?
"io non approvo l'aborto e allora nessuna donna al mondo dovrà mai abortire", "io non sono gay e allora nessun uomo può essere gay o nessuna coppia gay al mondo può sposarsi", non sono un po' estreme e "ridicole" queste frasi?
Addirittura in determinati paesi "sono gay" -> condannato a morte
Dai, non è qualcosa di assurdo?
Vi pio piacere o non piacere qualsiasi cosa, ma nessuno può comandare sulla vita e sul corpo altrui
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