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La Resilienza: Forza d’Animo nel Mondo Contemporaneo – Un’analisi profonda di Ada Rizzo sulla capacità di affrontare le sfide della vita. Recensione di Alessandria today
Nel suo scritto La Resilienza: Forza d’Animo nel Mondo Contemporaneo, Ada Rizzo pubblicata su Alessandria today, ci offre un’analisi intensa e ispirata su un concetto fondamentale della nostra epoca: la resilienza.
Autrice: Ada RizzoAnno di pubblicazione: 2025Genere: Saggistica, psicologia, filosofia esistenzialeValutazione: ⭐⭐⭐⭐⭐ Nel suo scritto La Resilienza: Forza d’Animo nel Mondo Contemporaneo, Ada Rizzo pubblicata su Alessandria today, ci offre un’analisi intensa e ispirata su un concetto fondamentale della nostra epoca: la resilienza. Un termine che nasce in ambito fisico, ma che oggi è diventato…
#Ada Rizzo#Alessandria today#autenticità e identità#Autorealizzazione#connessione con sé stessi#consapevolezza di sé#Coraggio e determinazione#Crescita Interiore#Crescita Personale#emozioni e razionalità#equilibrio emotivo#evoluzione personale#filosofia contemporanea#filosofia della resilienza#Forza Interiore#forze emotive#FRIEDRICH NIETZSCHE#Google News#guida alla resilienza#guida alla trasformazione personale.#introspezione#introspezione e riflessione#italianewsmedia.com#mente e cuore#navigare la vita#Pier Carlo Lava#psicologia del cambiamento#psicologia della forza d’animo#psicologia della sofferenza#resilienza
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Fante di Denari.
"Dove c'è compromesso c'è inganno, dove c'è inganno c'è tormento".
Gennaio inizia a offrire i primi segnali di "ascesa".
Si deve uscire dalla caverna. E' diventato imprescindibile imperativo.
Le scelte di temporeggiare, insabbiare, negare la Verità del Cuore, scateneranno nei prossimi movimenti vibratori tutto il loro carico di "irrisolto" e frantumeranno ogni muro posto in difesa dello schema precedente.
Vedremo esplodere tra le mani ordigni di dolore e di negazione.
Perché ciò che sta per accadere, non era mai accaduto prima.
La potenza della prossima ascesi vibrazionale sarà tale che "nascondere", "tergiversare", illudersi di poter soggiornare ancora a lungo nella "non scelta", non sarà più praticabile.
La Verità "servirà i conti" a tutti.
E più ci si sarà nascosti per anni dietro ad un dito, e più intensamente si percepirà quest'ondata di Verità. Essa travolgerà le Vite di tutte le persone, sconvolgendole per sempre.
Non è una punizione.
E' "lo schema che si rompe dentro", che non carbura più, che si spegne, che non sostiene, che non filtra.
"Risolversi" è, più che in altri momenti del viaggio, fondamentale e urgente.
Cambiare prospettiva e sguardo, è requisito imprescindibile, oltre che "dovere interiore" non più procrastinabile.
Lasciare che le nuove "intuizioni" frantumino tutte le consolidate abitudini emotive e comportamentali del Passato, è vitale.
Altrimenti ci scoppierà la bomba tra le mani.
Ed allora vedremo, certo. Ma a che prezzo?
Gennaio non è "leggero". Ma "illuminante".
Non vuole accarezzarci. Vuole scuoterci nel profondo.
Ci vuole "liberi" dalle nostre menzogne, dai nostri atti mancati di coraggio e di autenticità. Dalla purga che somministriamo ogni giorno a noi stessi per punirci di non essere mai abbastanza, di non seguire la nostra Verità interiore, di "restare" quando si "dovrebbe andare".
Non vuole alimentare il dolore. Ma liberalo per sempre.
Con un consapevole superamento e risoluzione del lutto del Vecchio Sé.
Il Dolore "funzionava" un tempo per noi. Il dramma faceva parte del nostro quotidiano. Il vittimismo costellava ogni nostra azione, pensiero e sensazione. Ogni gesto. Ogni frequenza di linguaggio e ogni codice di mimica corporea. E molto, quasi tutto, si muoveva nella totale inconsapevolezza di movimento energetico sottile.
Ma ora il Dolore, come strumento evolutivo di progresso, verrà irrimediabilmente disattivato. Come frequenza di connessione alla manifestazione del Sé, non potrà più rappresentare noi stessi nel nostro prossimo cammino.
E questo sconvolge. Un Mondo interiore senza Dolore, ma colmo d'Amore "risolto", spaventa. Ci paralizza. Perché è totalmente fuori schema. E non sappiamo gestirlo. Non sappiamo come funziona.
Gennaio è appena agli esordi del suo potente movimento di "ascensione".
Non è un passaggio che abbiamo mai visto accadere nelle nostre Vite. E' totalmente "fuori dallo schema".
Siamo nel cono d'ombra più stretto e dirompente di tutta la nostra Esistenza, ancora parzialmente annebbiati dalla "proiezione" del Passato e dai suoi trigger emotivi.
Ma dentro si agita prepotentemente qualcosa di innovativo. E scalcia. E si dimena. Vuole uscire. Vuole "dire la sua", vuole "azioni coerenti" e "visionarie".
Un parto. Gennaio è un parto.
E non dei più semplici.
Le doglie sono a tratti insopportabili e improvvise.
Ma se ci sottraiamo, è peggio.
Quando sarà il momento, bisognerà spingere con tutte le forze.
E, credendo di romperci definitivamente, partoriremo la definitiva Struttura di Funzionamento Psichico ed Emotivo del Nuovo.
Connessa perfettamente allo Spirito. E al Cuore Cristallino che lo anima.
Ma il parto va preparato. Va predisposto. Se è un movimento "a rischio", va predisposto con cura ed in "totale sicurezza".
Non ponetevi nelle condizioni di morire dissanguati.
Se vi sentite fragili, create intorno a voi un percorso emozionale protetto e guidato.
Non è l'Anima che non ce la fa. Non è lo Spirito che non ci guida correttamente. E' l'Umano che ha "paura di perdere" e oppone resistenza. Che non si fida a manifestare la sua Verità. Che ha timore di rompersi dentro definitivamente e di non riuscire a ricostruire i pezzi.
I prossimi giorni saranno potenti. C'è chi ha già compiuto parte della destrutturazione finale e si limiterà a solcare le imponenti onde sollevate dal vento cosmico, surfando con abilità e destrezza. E chi invece inizia ha già in mano il suo bell'ordigno da disinnescare nelle prossime ore, o comunque nel più breve tempo possibile.
Da oggi in poi si fa sul serio. Per tutti.
I vittimismi, le manipolazioni, gli evitamenti, verranno resi scoperti. Ed esploderanno.
E allora tutti vedranno.
Anche chi credeva di essere al sicuro e di essere risolto e invincibile.
Perché restare in superficie, non è più sicuro. Si va a fondo. Dentro. Nella parte più spaventosa, ma più vera di noi stessi.
Per uscirne nuovi, puliti e autentici. Disposti a compiere i veri e coerenti passi necessari nella Materia per "smetterla di fingere" e per chiudere il massacro interiore definitivamente.
Si va. Si va coraggiosi e aperti al cambiamento interiore.
E soprattutto sinceri, onesti e concentrati.
Niente più giochini o evitamenti. Si affronta con Cuore e Spada.
Ci siamo. Si parte.
Con la Fede in una mano e l'immenso Amore per la Vita dall'altro.
Mirtilla Esmeralda
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eco di vita // life echoes
Ho ricominciato a costruire me stesso qualche anno fa, dopo aver capito che - così com'ero - sarei andato incontro all'autodistruzione.
Per prima cosa ho giocato col mixer delle mie capacità: emotività? troppa, metti al minimo; razionalità? utile, levetta al massimo; propensione allo scontro? nah, troppo sbatti, azzera; e così via.
Ha funzionato, e sono riuscito a sopravvivere a me stesso ben oltre lo sperato; ma ora mi ritrovo con una personalità a metà. Evito gli scontri, anche se non sono una persona accomodante (di solito, mi rimuovo dalle discussioni); accetto l'irrazionalità degli altri, ma ho perso contatto con la mia; so empatizzare e riesco a capire le emozioni di chi ho davanti, ma le mie proprie le sento attutite.
La mia mente è una grotta, che ho dovuto svuotare per rendere vivibile; ma non sono riuscito a trovare cose nuove da metterci, e quindi è occupata solo da un'eco assordante.
Recuperare le forze per rimettermi in discussione mi ha preso anni interi; ma ora sono pronto a rimboccarmi le maniche.
Spero di ricordarmi come si fa a vivere, e non a sopravvivere.
I started building myself from ground up, some years ago; the way I was would have taken me to self destruction.
First, I played with myself like I was a mixer: emotions? too much, turn it down; rationality? I like that, amp it up; fighting for myself? nah, too much energy required; and so on.
It worked, and I got to an age I didn't think I'd reach; but now I'm just half a character. I don't like fights, but I am no accomodating person; I accept irrationality in other people, but not in myself; I am an empath, but I can hardly hear my own emotions.
My mind is like a cave: I had to declutter in order to live in it; but I couldn't find new pieces to add, so now it's just an empy place with an excruciating echo.
Recovery has taken me a lot of time, but now I am ready to put the work in.
I just hope I can remember how to live, and not only how to survive.
#personal#personale#growth#crescita#sopravvivenza#pensieri#random thoughts#surviving#tumblr italia#mine
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Johan F. Karlsson + Dimitris Tampakis
Careful What You Wish For
(a cura di Dinos Chatzirafailidis)
08.02.2025 - 15.03.2025
La mostra Careful What You Wish For si sviluppa attraverso un intreccio complesso tra vulnerabilità e identità, mettendo in luce come la paura e la fragilità dell’esperienza umana plasmino la nostra comprensione del sé. Esaminando le dimensioni psicologiche dell’esistenza, le opere invitano al confronto con le forze invisibili che influenzano la percezione e l’interazione, introducendo una riflessione sulla natura autonoma e individuale del corpo e sulle complessità del navigare i confini tra sé e l’altro.
In Abysmal (2021), Johan F. Karlsson costruisce un sepolcro sommerso, schermato dalla luce solare. Il contrasto tra luce e oscurità, con la sabbia nera che assorbe e la pellicola riflettente che respinge, conduce l’osservatore ad uno stato di auto-percezione attivato dall’osservazione del proprio riflesso, e dal confronto con elementi che mettono in discussione la propria stabilità esistenziale. In Transition Piece (2021), l’artista ricrea una condizione spaziale in cui un cambio di temperatura evoca una presenza. Segni che indicano il recente passaggio di un "altro" fugace ed effimero suggeriscono un pericolo incombente. Quando i due impianti a infrarossi vengono attivati, generano calore in modo sottile, funzionando come surrogati viventi di oggetti familiari, ricontestualizzati nel loro stato originario.
In Your CEO Is Probably A Psychopath (2021), Dimitris Tampakis utilizza un meccanismo centrale costruito attorno alla paura di perdere il controllo sul proprio corpo. Creando una figura sinistra e fittizia, incarnata in un oggetto elegante ma insidioso, l’artista sfida l’umano bisogno di rimanere vigili di fronte a possibili danni fisici nell’ambiente circostante. Con la sua dimensione monumentale e i bordi affilati, l’opera si articola attorno a minacce rivolte al corpo: la sua dissoluzione, frammentazione o usurpazione.
N.E.T. (2023) presenta l’immagine grafica di una scultura greca antica cannibalizzata, evocando paure istintive e profonde. Tampakis enfatizza le crepe sulle superfici della scultura, causate da dispute religiose, sollecitando un confronto con il continuum storico delle tendenze violente. Catturando uno sguardo inquietante rivolto verso l’alto, D.A. (2025) suggerisce associazioni corporee, mentre mette alla prova i limiti di scala e prossimità. Parallelamente, SILPHIO (2023) provoca lo sguardo con fugaci riflessi attraverso la forma allusiva di uno specchio in alluminio dissolto che trascende la mera fisicità.
L’attenzione condivisa dei due artisti verso l’incontrollabile e l’irrazionale favorisce un incontro psicologicamente carico, fondato su un’esplorazione profonda della collisione. Entrambi gli artisti impiegano varianti formali o stilistiche e pattern affettivi, come l’utilizzo di indizi percettivi minimi o la veicolazione di un’estrema immediatezza.
Nel dispiegarsi della mostra, stimoli e reazioni emotive emergono nello spazio di un intermezzo, nella capacità di agire e di essere agiti. Alternando modalità di coinvolgimento diverse e affrontando direttamente lo spettatore, i diversi elementi convergono per sostenere una narrazione solida, generando un’atmosfera di inquietudine e sondando gli aspetti primordiali dell’io.
BIO
Johan F. Karlsson (b. 1984, Örebro) vive e lavora a Malmö, Svezia. Ha conseguito un Master in Fotografia presso l'Università Aalto di Helsinki, Finlandia, e una laurea in Cultura e Arti presso la Novia University of Applied Sciences a Pietarsaari, Finlandia. Recenti mostre personali e collettive includono: 2024 Forever Is Nothing - Space Department, Nara, JP. 2023 PresenceTimeBody - Galleria 3H+K - Pori, FI. 2022 Pathway Through A Sunstone - Skaftfell Center for Visual Art, Seyðisfjörður, IS. 2021 Here Be Dragons - Celsius Projects, Malmö, SE. 2020 Sorgenfri Sol – Galleri SPARK, Malmö, SE. 2022 In the City Grows a Field - Malmö konsthall, SE. 2022 The Deep End - Two Thirds Project Space, Athens, GR. 2020 Transformers - Galleri CC, Malmö, SE.
https://www.johanfkarl.com
(Con il supporto del Comitato Svedese per le Sovvenzioni Artistiche)
Dimitris Tampakis (b. 1991, Athens) è un artista e designer con un Master in Arti Visive conseguito presso la Scuola di Belle Arti di Atene (2019-2021) e una laurea in Ingegneria del Prodotto e del Design dei Sistemi presso l'Università dell'Egeo (2009-2015). Recenti mostre personali e collettive includono: Theocharakis Foundation, Athens (2024), Enari Gallery, Amsterdam (2024), PÔLE-SUD, Strasbourg (2024), HAUNT, Berlin (2023), Xeno, Sigri (2023), Foundation of Tinian Culture, Tinos (2023), The National Archaeological Museum, Athens (2023), Galerie Basia Embiricos, Paris (2024 & 2022), Kyan, Athens (2023), One Minute Space, Athens (2023 & 2024), ETOPIA, Spain (2022), Centrum Gallery, Berlin (2021), Keiv space, Athens (2021), MOMus, Thessaloniki (2018), UCL London (2019), e NBG Cultural Foundation, Athens (2019).
https://tampakisdimitris.com
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ENGLISH
(curated by Dinos Chatzirafailidis)
The exhibition Careful What You Wish For builds on an intricate interplay between vulnerability and identity, highlighting how fear and the fragility of human experience shape our understanding of self. By examining psychological dimensions of existence, the exhibited works invite viewers to confront unseen forces influencing perception and interaction. This exploration prompts reflection on the nature of bodily autonomy and the complexities inherent in navigating the boundaries between self and other.
In Abysmal (2021), Johan F. Karlsson constructs a submerged tomb shielded from sunlight. The contrast between light and darkness, with black sand absorbing and sunfilm reflecting, draws viewers into a state of self-perception as they gaze into their reflections, grappling with elements that challenge existential stability. In Transition Piece (2021), the artist recreates a spatial condition where a temperature shift evokes a sense of presence. Signs indicating the recent passage of a fleeting "other" suggest a lurking danger. When the two infrared heaters are activated, they subtly generate warmth, functioning as lifelike surrogates for familiar objects, recontextualized within their original state.
In Your CEO Is Probably A Psychopath (2021), Dimitris Tampakis employs a central mechanism built around the fear of losing control over one’s body. By crafting a fictional sinister persona shaped by an elegant yet treacherous object, the artist challenges humans' innate need to remain alert to bodily harm in their immediate environment. With its monumental size and sharp edges, the work is predicated on threats to the body: its dissolution, fragmentation, or usurpation.
N.E.T. (2023) features a graphic image of a cannibalized ancient Greek sculpture that recalls deep-seated, instinctual fears. Tampakis emphasizes the cracks on the sculpture's surfaces, caused by religious disputes, urging a confrontation with the historical continuum of violent tendencies. Capturing a haunting, upward gaze, D.A. (2025) evokes bodily associations, while testing the limits of scale and proximity. Meanwhile, SILPHIO (2023) teases the viewer with fleeting glimpses of their reflection through the allusive form of an aluminium dissolved mirror that transcends mere physicality.
The two artists' shared attention to the uncontrollable and the irrational fosters a psychologically charged encounter grounded in a profound exploration of collision. This is achieved through formal or stylistic variants and affective patterns, such as utilizing minimal perceptual cues or mediating heightened immediacy. Throughout the exhibition, affect arises in the midst of in-betweenness, in the capacities to act and be acted upon. By simultaneously playing off different modes of engagement, while addressing the spectator directly, all elements merge to support a constructed narrative, inducing an air of unease and probing primal aspects of the ego.
BIO
Johan F. Karlsson (b. 1984, Örebro) lives and works in Malmö, Sweden. He holds a Masters degree in Photography from Aalto University in Helsinki, Finland, and a Bachelor's degree in Culture and Arts from Novia University of Applied Sciences in Pietarsaari, Finland. Recent solo and group exhibitions include: 2024 Forever Is Nothing - Space Department, Nara, JP. 2023 PresenceTimeBody - Galleria 3H+K - Pori, FI. 2022 Pathway Through A Sunstone - Skaftfell Center for Visual Art, Seyðisfjörður, IS. 2021 Here Be Dragons - Celsius Projects, Malmö, SE. 2020 Sorgenfri Sol – Galleri SPARK, Malmö, SE. 2022 In the City Grows a Field - Malmö konsthall, SE. 2022 The Deep End - Two Thirds Project Space, Athens, GR. 2020 Transformers - Galleri CC, Malmö, SE.
https://www.johanfkarl.com
(With the support of the Swedish Arts Grants Committee)
Dimitris Tampakis (b. 1991, Athens) is an artist and designer with a Master’s degree in Visual Arts from the Athens School of Fine Arts (2019-2021) and a degree in Product and Systems Design Engineering from the University of the Aegean (2009-2015). Recent solo and group exhibitions include: Theocharakis Foundation in Athens (2024), Enari Gallery in Amsterdam (2024), PÔLE-SUD in Strasbourg (2024), HAUNT in Berlin (2023), Xeno in Sigri (2023), Foundation of Tinian Culture in Tinos (2023), the National Archaeological Museum in Athens (2023), Galerie Basia Embiricos in Paris (2024 & 2022), Kyan in Athens (2023), One Minute Space in Athens (2023 & 2024), ETOPIA in Spain (2022), Centrum Gallery in Berlin (2021), Keiv space in Athens (2021), MOMus in Thessaloniki (2018), UCL London (2019), and NBG Cultural Foundation in Athens (2019).
https://tampakisdimitris.com
PRESS KIT
ph: Antonin Roure
edit: Stathis Mamalakis
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Come guidare le proprie emozioni
Sii il capitano della tua nave emotiva. Prendi il timone e guida le tue emozioni verso acque serene e positive.
Sei pronto a intraprendere un viaggio straordinario verso la scoperta e il controllo delle tue emozioni?
Benvenuto a bordo della tua nave emotiva, dove sei il capitano indiscusso.
Prendi il timone e guidati attraverso le acque spesso tumultuose della vita, trasformando le onde emotive in una navigazione serena e positiva.
Identifica la tua bussola interna: Come capitano della tua nave, la tua bussola interna è la tua guida. Prenditi il tempo di riflettere sulle tue emozioni, riconoscendo i venti emozionali che possono influenzare la tua navigazione. Conosci te stesso e capisci quali sono le tue forze guida.
Accogli le tempeste, ma non farti travolgere: Le tempeste emotive sono inevitabili, ma il modo in cui le affronti fa la differenza. Accetta le tue emozioni, anche quelle più difficili, ma non permettere loro di capovolgere la tua nave. Usa le tue abilità di navigazione emotiva per superare le sfide e emergere più forte.
Crea una mappa del tuo percorso: Pianifica la tua rotta emotiva. Definisci i tuoi obiettivi e traccia una mappa che ti guidi attraverso le acque della positività. Visualizza il percorso che desideri intraprendere e concentrati su come raggiungere le destinazioni emotive che ti portano alla felicità.
Rinforza lo scafo con la consapevolezza: La consapevolezza è il tuo miglior alleato nella navigazione emotiva. Mantieni un occhio vigile sulle tue emozioni, riconoscendo quando è il momento di adattare la rotta. Conoscere le correnti emotive ti consente di prendere decisioni informate sulle manovre da compiere.
Coltiva il giardino delle emozioni positive: Nutri il terreno emotivo della tua nave con pensieri positivi. Coltiva emozioni come la gratitudine, la gioia e l'amore. Questi fiori emotivi saranno il tuo ancoraggio durante le tempeste e ti aiuteranno a mantenere la tua nave emotiva sulla giusta rotta.
Condividi la tua esperienza con l'equipaggio: Un capitano saggio coinvolge il suo equipaggio. Parla apertamente delle tue emozioni con coloro che ti circondano. Condividere esperienze emotive può creare un legame più forte e fornire supporto reciproco durante la navigazione.
Celebra le vittorie, impara dalle sfide: Ogni navigazione emotiva è un'avventura con momenti di trionfo e sfide. Celebra le tue vittorie, anche le più piccole, e impara dalle sfide affrontate. Ogni esperienza contribuirà a plasmare il capitano eccezionale che stai diventando.
Sii il capitano della tua nave emotiva e naviga con determinazione verso acque serene e positive.
Con il timone nelle tue mani e la consapevolezza nel cuore, sei pronto per affrontare qualsiasi mare emotivo che la vita ti possa presentare. Buon viaggio!
Mauro Brocca
Consulente per la salute mentale
Life & Mental Coach
Visita il mio sito: bit.ly/3oDRdch
O scrivimi:

#maurobrocca#pnl#psicologia#tromello#garlasco#ipnosi#programmazioneneurolinguistica#mental conditioning#mental clarity#mental health#mental coach#mental illness#mental wellness#mental wellbeing#mental heath support#life coach#life#lifestyle#life coaching#life changing#life choices
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Hinduism was locally known as Sanatan Dharma (Eternal balance between good and evil).
By knowing the very definition of "Sanatan Dharma" (Hinduism), which is "eternal balance between good and evil", but never an actual attempt to end evil forever
https://www.reddit.com/r/EscapingPrisonPlanet/comments/14kfqo8/comment/jpr1ekv/?utm_source=share&utm_medium=web2x&context=3
good attempt at rejecting hinduism, eventually concludes with buddha in the way buddha rejected hinduism. doesnt realize he is talking about the mind and brain balance. dynamics of the world according to cycles have enough information to realize certain nano-bacteria that the rest of humanity discounts. why do we discount panspermia so much if we know about it? what are our wills to the god but sacrifices for them to see from above?
do not reject but commune with the gods even if theyre only varying mirror images of our false reality. humanity does not have the language of those who are force sensitizers, superconscious participants. the evolution of those beings does not matter, it can be triggered, probably in anyone. forze has been, is being, will always become triggered. ===
part 2: Because they are equal and opposite to the suffering eating negative beings.
The reptilians were referred as Asuras in Hinduism and the love eating beings presented themselves as "positive gods and godesses of light" that were here to help humanity fight and survive the Asuras. Since these entities are worshipped as gods and godesses in Hinduism and they want/feed on worship and in turn shower their devotee with wealth, pleasure, prosperity and fulfilment of other material desires, I called them "positive love eating beings".
They are positive, no doubt, in the sense they aren't sadists like the reptilians and don't want our suffering or negative emotions as that isn't their food. They want to eat our worship and love. Basically, they are love and praise whores.
However, for them to ensure that they keep getting the supply of food endlessly, they also end up tricking us into reincarnation by pushing the karma narrative.
I don't believe we reincarnate as animals or plants or insects. I don't believe there is real hell. They can scheme an artificial hell scenario to scare us to reincarnate with the help of Archons. That's all.
I think they are hand in gloves with reptilians for our energy and agree and come together on only one point: force human souls to reincarnate, but they also fight with reptilians over their food source, us.
I personally believe that the yugas system described in Hinduism is simply due to a treaty between them and reptiles. Meaning reptiles get a free reign to eat as much loosh as they want for 5000 years of "Kaliyuga" (Our current dark age according to Hindus) and then there's pralay (reset) after which the golden age (Sat yuga) starts, where according to their treaty, the positive energy eating "gods" and "goddesses" get a free reign for another 2500 years, from where the utopia progressively declines every 2500 years, twice (Treta yug/25% people evil, Dwapar yug/50% are evil) and finally kalyug again (75% people are evil).
Vishnu takes an avatar at the end of kalyuga to reset "Dharma" (To re-establish the balance between good and evil), which is expected by many to happen soon as the great reset/great awakening.)
Hinduism was locally known as Sanatan Dharma (Eternal balance between good and evil).
By knowing the very definition of "Sanatan Dharma" (Hinduism), which is "eternal balance between good and evil", but never an actual attempt to end evil forever, I concluded that these beings are two sides of the same coin. Both perpetuate the cycle of reincarnation and keep humans ignorant of the true source or our true nature. Both want their food, that's all. They are thus, false light beings talked about by Astral projectors.
Thus, the Buddha (if such a man lived) talked about the middle way, of going beyond the duality of positivity and negativity (thus not feeding any of these deceptive beings).
Hindus worship false light alien beings as their gods. These beings are a bit positive and better (although egotistical) than the pure evil negative Archons and reptiles in the sense that they don't want humans to suffer in the physical. They feed off our worship and love, not off our pain and suffering. They are ultimately bad for us because:
They also want us to keep reincarnating, although pretending otherwise like Krishna did (the biggest manipulator of Mahabharata war, who could have prevented the war but forced Arjuna to fight).
They are hand in gloves with the Archons and reptilians since they have a treaty to feast here on Earth alternately over a certain period.
part 1: Disclaimer: I am just presenting the information of Hinduism as is. I neither believe in karma, nor advocate any of the below mentioned hindu beliefs. I personally believe that Hinduism is the flip side of Christianity, where the positive love eating beings created these myths of karma to force the soul to reincarnate. I believe we were always sovereign spirits or at least if there's any true source, it wanted us all to be individuals. It didn't like the sameness. It wanted us all to be unique expressions of itself. So the question of surrendering our will or dissolving in the source does not arise.
Now the Hindu belief system is as follows:
Hindus believe in reincarnation, but they don't believe that we reincarnate as humans always. They believe that we get to live one human life after going through reincarnations of various insect, plant and animal species for a total of 8.4 million lives.
If we miss to attain Moksha, which is liberation from the cycle of reincarnation in a human life, then we go through the reincarnation process (8.4 million different reincarnations into different species) till we get another shot at Moksha.
They believe it is based on karma. If one earns good karma then one goes to heaven (Astral in modern language) and lives there amongst gods and goddesses till they exhaust the positive karma and have to return for their shot at Moksha. If one earns too much negative karma, then they go to hell (there are different kinds of hell, each having 1000s of human years as their duration and someone might go to a single kind of hell where dogs keep biting them for 1000 years straight if they have hurt or killed dogs in their human life or they might go to one hell after another to experience that same karma that they did in human life to others e.g. getting boiled in oil as food for 1000 years for butchers, etc). After exhausting their negative karma in hell, they reincarnate as insect, plant or animal depending upon their balance of positive karma from previous human life.
In rare circumstances, one gets to reincarnate as a human back to back. Only in these circumstances, there's a chance to regain our memory of past life.
It seems logical for the soul to suppress the traumatic experience of hell or various animal or insect lives, else it would become impossible to live this life.
Hinduism does not believe in evolution or learning lessons as the purpose of reincarnation. It believes that Atman (soul) is part of Brahman (Source) from which it split due to its desire to experience duality. That was the first individual "karma" (action) of the soul apart and against the will of Brahman. So, now the soul has two choices:
Remain separated from Brahman and keep earning positive or negative karma and keep reincarnating in heaven, hell or earth based on individual karma (karma simply means action in hinduism and based upon the fruits of their action/consequences one gets karma phal/fruit of karma).
Realize by knowledge seeking, meditation, dedicated work without attachment to fruits (nishkaam karma/non-doership i.e. not claiming ownership of ones own action while acting, but realizing that it's god doing through us. At this point all karma, good or bad, gets dedicated to God and personal karma stops applying on the soul. This means surrendering our free will wilfully to god), or by bhakti yog (praying to god to get the soul out of the reincarnation cycle). These four methods are described in the Bhagwad gita and are the crux of Gita.
Disclaimer 2: Again. I do not believe in any of the above hindu beliefs. Sure, if there's a source, then it's the void, imo, and we exist as pure awareness (individual awareness, not the same awareness. Similar, but not the same as anybody elses awareness) in it and not become the void itself. The void just IS. It's impartial. Thus, we don't see any saviour source coming to save us. Why would the void do anything other than just be void?
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looking up what dog breeds make the best emotional support dogs bc i wanna give forzen one and learning that wow! dogs sure can have a few jobs
#makes sense that there's a difference between service therapy and emotional support#but i think forz with a king charles makes for a fun image#i just think forz should have a pup#rambling#me looking at forzen like 'you deserve some attention'#bc i just think he's neat actually
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STOP 🥺🥺🥺
#my heart grew three sizes#from Gigi’s post forZ’s first Father’s Day#and that picture!!!#i’m too emotional for this#zayn#khai
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Io non so se un giorno questo dolore mi sarà utile, come diceva il titolo di quel famoso libro, però per adesso so che non lo è. Tutte le paure che avevo in Spagna, prima del mio rientro, si stanno avverando. Mi sento così persa, sola, scollata dalla realtà e collegata a doppio filo alla dimensione in cui ho sofferto di più in assoluto durante la mia vita: casa mia. Oggi, mentre correvo, ho avuto chiara un'intuizione: o vado via di qua o ad un certo punto perderò il controllo ed io non voglio questo, non voglio più sentirmi così, ho paura di quella sensazione lì proprio perché l'ho già provata. La terapia mi ha salvata una volta, ed io sono stata così grata di riconoscermi diversa, più forte. Eppure è bastato tornare qua per risentirmi al punto di partenza. Come si sopravvive a tutto questo? Mi sento di nuovo come quando da piccola speravo di trovare una madre in qualsiasi insegnante donna mi imbattessi (forse è per questo che ho sempre voluto essere una prof, essere la "madre" di altre bambine perse come me). A volte sognavo di scoprire di essere stata adottata. Ecco, adesso non vorrei più scoprire di essere stata presa in affido per errore dalle persone sbagliate. Adesso vorrei solo che qualcuno venisse qui, mi abbracciasse, e mi desse il coraggio che io non ho più. Quello che ho avuto una volta e adesso non ho più. Il coraggio di fuggire, di andare via ancora, dire "scusate, non sarò mai come vorreste che io fossi, vado via". Però io da sola stavolta non ce la faccio. Non ne ho le forze emotive. È che fino ad ora sono sempre stata abituata ad avere una rete intorno. Degli amici, una famiglia alternativa. Però, col mio girovagare, ho perso anche questo. Ed adesso nessuno vede ciò che vivo, intorno a me. Come si fa? Come si fa a sopravvivere a tutto questo?
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Tre di Denari
"La ricongiunzione con il dialogo interiore"
La concentrazione di "forze vibratorie" così intense e verticali, ci porta a stati d'animo di profondo movimento interiore.
Dall'Alto al Basso e dal Basso verso l'Alto.
Con mutamenti oscillatori di portata rapida e repentina, alternati a momenti di stasi piuttosto ostici e fastidiosi da affrontare.
Il Tempo si ritira e poi si dilata. Diventa plastico e imprevedibile.
Questo favorisce l'emergere improvviso e inatteso di temi di Antica Data. Già superati a livello di Inconscio, ma poco gestibili nell'automatismo raziocinante.
Sentito e Identità si incontrano nel superamento dell'individuazione con il Trauma originale.
E mentre c'è chi tenta con tutte le forze di scrollarsi di dosso l'ormai antica "pelle d'asino", qualcuno la invoca per coprirsi dal freddo della nudità.
Ma non c'è "pelle animale" che possa scaldare dal Grande Freddo e restituire le "sembianze del Passato".
Oramai è impossibile e impraticabile "restituirsi ai ruoli del nostro Vecchio Sè": qualcosa di potente e innovativo impedisce alle Anime del Cristallino di re-indossare e di ri-utilizzare i vecchi abiti di scena per l'ormai nota deriva vittimistica.
"Noi non siamo più il nostro Trauma", riecheggia la Voce Interiore.
E non siamo nemmeno più "l'eredità disfunzionale dell'Albero Genealogico".
Non siamo le Pecore Nere dell'eredità degli Avi.
E non siamo neppure gli "invisibili", i perseguitati, i reietti e tutto ciò che ci siamo raccontati per anni per necessità di sopravvivenza e dinamica di disamore.
Noi oggi "siamo ciò che siamo".
Lo possiamo affermare. Lo possiamo sentire vero. Lo possiamo condividere con l'Altro come un successo, come un trofeo, festeggiando con insolita allegria qualcosa che solo ora abbiamo davvero interiorizzato e consolidato con sicurezza psichica e stabilità emozionale.
Il resto è ancora "velo di penombra".
Ciò che ancora non vediamo o non sentiamo, o non vogliamo ancora vedere e sentire, che ancora copre temporaneamente i nostri occhi, è già pronto nei prossimi giorni a dissolversi nella consueta folata di Vento Cosmico.
Siamo immersi oramai nel vortice della "trasformazione perenne", nel processo irreversibile della trasmutazione. Vibranti e scossi, ma innestati in un "solido Presente", radicati da qualche giorno nella "Mutazione Statica" di carattere emozionale, spirituale e corporeo di Sistema.
Molti subiranno potenti scossoni nei prossimi giorni.
Si connetteranno a Mondi onirici e visionari mai esplorati nelle possibilità della Mente.
Ciò li sconvolgerà.
Già oggi potrebbero verificarsi le prime impressionanti avvisaglie di profonda e destabilizzante "prova generale" della nuova Antenna satellitare interiore.
Vedremo.
Vedremo tutto. O quasi tutto.
Non tutti.
Ma la maggioranza.
Ma "vedere" non vuol dire "guarire". Nè tantomeno saltare la parte di risoluzione umana della disfunzione.
"Vedere", per una struttura terrena sguarnita di "percorso", potrebbe infragilire ulteriormente le funzioni psichiche ed emotive e portare alla perdita del senno.
"Vedere" potrebbe distruggere un intero Mondo interiore.
"Vedere" potrebbe istintivamente portare a compiere gesti violenti, istintivi, incontrollati, non mediati o contenuti dall'affettività e dalla rassicurazione.
A volte "vedere" è "controproducente".
E' saggio e cautelativo considerare l'aspetto di fragilità umana quando parliamo di percorsi evolutivi.
La Verità può ammalare. E portare alla "sacra decisione" di porre fine alla Vita su questo Piano di Coscienza. Ed è rispettabile.
Ci accorgeremo ben presto di quanto si possa sentire tradito un individuo quando emerge dalle sue viscere la "menzogna" e viene rivelata la sottostante "disfunzione di schema".
Tutto allora appare improvvisamente "finto". Costruito sulla assenza d'Amore. Recitato.
E' uno shock di Sistema paragonabile ad un terremoto di scala Richter con magnitudo superiore all'allerta. A volte viene sprigionata un'Energia repressa talmente alta e distruttiva da sconvolgere ogni aspetto di resistenza materiale e fisica.
Il "tradimento" brucia. Se non è preparato esso stesso a evolversi nella Compassione e nella Consapevolezza della sua inconsistenza.
Dire la Verità a se stessi può liberare. Ma può anche ingabbiare per sempre in modalità autolesive e punitive.
Siamo pur sempre Esseri Umani.
E questo non cambierà.
Terra della Terra. Materiale cosmico aggregato.
Abbiamo Emozioni. Spesso sopite e irrisolte. Chiuse nell'estrema disfunzione delle generazioni precedenti. Ereditate. Senza coscienza e senza consapevolezza.
Possiamo Amare. Ma non ne siamo ancora pienamente capaci. O magari, convinti di saperlo fare, ci ritroviamo a dover ammettere che ciò che ci circonda e ci anima dentro è tutto meno che Amore.
Forse "bisogno"? Forse "mancanza"? Forse "possesso"? Forse "controllo"? Forse "paura dell'abbandono"? Forse "abitudine e attaccamento"? Forse "dipendenza affettiva"?
A breve ci verrà chiesto di compiere quel passo successivo necessario per prepararci agli eventi di trasformazione di quest'anno, così pieno zeppo di colpi di scena "meravigliosamente deliranti".
Essi porteranno frattura collettiva. Dispiegheranno Verità tenebrose e occultate da millenni nella storia dell'Umanità.
Ma nel manifestarsi al Collettivo, offriranno la sponda per singole iniziative di Rinascita e di alternativa Visione del Mondo.
E poi ci sono "loro". Ma "loro" non sono di "questo Mondo".
Ma sono oggi "nel Mondo". E camminano con Noi. In mezzo a Noi.
E "loro" sanno.
E anche tu "sai" che loro "sanno".
Accoglieteli con Affetto. E Speranza.
Sono parte della Trasformazione. Sono qui per "specchiare" l'Amore Divino nell'Essere Umano.
Per ricordare, ad ogni meraviglioso "soggiornante" di questo Piano di Coscienza, chi è veramente. Per "suggerire" nuove strade per risollevare il Pianeta Terra e riportarlo all'Amore Vero.
Molti sono Messaggeri, Guaritori, Guide. Altri Architetti e Ingegneri del Nuovo.
Una moltitudine sono invece "Bambini Nuovi". La "nuova Generazione".
Non sono qui per "sostituirsi", ma per "affiancare".
Per portare Progresso e Tecnologia, un nuovo modo di Amare e Rispettare la Vita Umana, uno "stare insieme" innovativo e affettivamente evoluto.
Sono qui, "in mezzo a noi". E sono oramai anche "dentro di noi".
Buon Gennaio... stravolgente... ma assai assai bello!
Mirtilla Esmeralda
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Voglio sanguinare sulle pagine, non risparmiarmi. Voglio imbrattare i muri delle vie che non abbiamo mai percorso insieme, ma che hanno interiorizzato il rumore dei tuoi passi scanditi al ritmo dei miei, anche se a camminare con i talloni consumati ero solo io e tu stavi fermo a contemplare il paesaggio da altri continenti. Voglio ridipingere le pareti e riarredare casa nuova, battezzare i centoventisei metri quadri che di te manterranno solo un'eco, un fantasma raccontato sbrigativamente, per ricordarmi che non ho mai saputo parlare di questo sentimento se non scrivendo flussi di coscienza intrisi di metafore, pervasi da indizi premonitori di tragedia. Voglio dare un po' di concretezza a questa attesa che non ho imparato ad articolare, ma solo ad assorbire fino alle ossa e poi a distendere e disperdere ogni volta che mi offrivi briciole di assenza. Voglio ricalcare uno ad uno i gradini che mi hanno condotta qui; chiedermi, ancora una volta, se ci sia stato un momento in cui tutto era reversibile prima che smettesse di esserlo, o se il passaggio sia avvenuto così in fretta da oltrepassare la frontiera della coscienza senza che me ne accorgessi, solo per ripresentarsi in seguito con gli interessi da pagare, con i dubbi nascosti sotto il tappeto e cresciuti al buio come la muffa. Mi chiedo, ancora una volta, cosa sia rimasto in te dell'istante immortale che avevo colto nelle tue iridi, attorno al quale ho cucito la mappa delle mie contraddizioni emotive fino a intrappolarlo, a snaturarlo del tutto. Voglio che l'idea di te, immortalata e accesa, sclerotizzata e nitida come la sagoma della luce dopo averla guardata direttamente, faccia pace con la tua persona. Voglio colmare con un salto il dirupo che ho creato tra di voi, che ho riempito alla rinfusa con quell'alternanza adrenalinica di vuoto e pieno, di attesa e ricompensa, di speranza e paura, di illusione e delusione. Mentre donavo sostanza a quella maschera con sembianze di persona, al personaggio incarnato, al corpo idealizzato, mi sono dimenticata di esistere nello stesso luogo, mi sono accartocciata e ripiegata su me stessa per incastrarmi meglio tra gli stipiti delle porte e confondermi con essi, per ricoprire gli spigoli e ripararti dagli spifferi che ogni inverno ti tagliano la pelle. Mi sono rannicchiata nei tuoi punti ciechi, nelle tue ore vuote, negli scarti del tuo spazio-tempo simulando comodità. Mi preferivi al nulla mentre io ti sceglievo a discapito del tutto, ti lasciavo carta bianca nello sconvolgimento dei miei piani e non te lo dicevo, ti permettevo di fluttuare al di sopra dell'esistenza ordinaria, mediocre, ripetibile e scontata. Ho aderito così bene a quegli spazi abbandonati da rendermi invisibile, da sparire sotto la polvere con gli altri oggetti d’arredamento, da perdermi nella visione periferica su cui l’occhio non cade più, ma risucchia con la sua coda. Voglio ancora, non voglio più: fare e rifare i calcoli ogni sera tornando a casa, persuadermi della nostra apparente resa dei conti data dal numero di minuti su cui abbiamo scommesso, distogliendo lo sguardo dal retroscena che quei minuti hanno portato con sé - il mio dietro le quinte trepidante in attesa della scena, il tuo indaffarato e già distratto non appena è calato il sipario. Rimescolare le carte finché non esce un re e poi ringraziare la sorte, deformata e stropicciata fino a essere trasformata in pura statistica. Amare galleggiando nel sacrificio e nell’illusione della ricompensa, dell’equilibrio universale, della bilancia incorruttibile e della somma zero di forze, del ritorno; nella convinzione che la sofferenza sia solo una cauzione anticipata. Mi riconosco intera e granitica quando la tua presenza vacilla e ricordo di non essermi mai sentita completata da te, di non aver mai cercato di assomigliare a una montagna ma a un’onda, ripetutamente assemblata e disgregata, sparpagliata, disorientata. A legarti all’istante immortale non resta che un filo sottile che ormai trattengo solo io, non c’è nulla che ancora ti somigli, anche il tuo profumo ha cambiato il suo carattere evocativo e simbolico e mi domando spesso se, al di fuori della memoria, si possa ancora parlare di identità da quando sono iniziati i giri incessanti e labirintici attorno alle nostre inconciliabilità croniche, ai desideri intorpiditi dalla fatica, da quella circolarità ingannevole in cui sono cascata senza capirne il perché e, allo stesso tempo, senza uscirne intatta. Tu eri fuori, ancorato alle superfici esterne delle emozioni. Io, da dentro, mi sono condannata a scrivere sempre la stessa storia, a un finale ineluttabile, a un traguardo univoco nonostante le innumerevoli variazioni sullo svolgimento, strade parallele che avrebbero portato sempre allo stesso punto. Ogni volta in cui ho trovato nuovi dentro da abitare e in cui muovere i primi passi, hai cessato di essere parte dell’equazione. Sei rimasto sull’uscio di casa accostandolo, senza chiuderlo, lasciando a me l’ingrato compito di delimitarmi. Casa, dicono, è dove cessano i tuoi tentativi di fuga. Ogni volta che ho sentito in me frantumarsi quel bisogno di scappare, l’ho pagato con la vista della tua schiena farsi sempre più piccola, resa sbiadita da una nuvola di fumo. L’ho pagato al prezzo di perdere il luogo in cui, se avessi cambiato idea, avrei desiderato scappare.
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L'attacco dei giganti - Ep 84 - La notte della fine
L'hanno chiamata "La notte della fine" perchè "Finirà prima che te ne accorgi" non era carino come titolo. Eppure ho controllato, quasi 24 minuti, ma com'è possibile che la mia percezione sia stata di dieci secondi? Qualcuno me lo spieghi o non ci dormirò stanotte. Puntata 84, mettiamo da parte l'azione di questi ultimi episodi e facciamoci una bella chiacchierata davanti al fuoco, uscite le chitarre che ci facciamo un bel concerto all'aperto.
Un piccolo flashback ci spiega come Hange e Mikasa hanno contattato Jean mentre tentava di dormire e rasserenarsi dopo essere diventato il secondo di Floch. Se solo avesse messo a tacere la sua coscienza, tempo qualche mese e sarebbe riuscito ad avere una bella casa, una bella famiglia (nella sua fantasia sua moglie è Mikasa, ce ne siamo accorti caro Jean) e una bella vita. Deve solo mettere a tacere la sua coscienza. Sa che quello che sta facendo Floch è sbagliato, ma cos'è la coscienza davanti ad una bella casa, una bella famiglia ed una bella vita? Ad interrompere i suoi pensieri, come abbiamo detto, Hange che gli chiede di incontrarsi di fuori. Obiettivo del comandante, opportunamente resa edotta dei fatti da Mikasa, è di unire le forze, loro e i superstiti marleyani sull'isola, per fermare Eren ed il massacro che vuole fare. Credo che internamente Jean sia pronto a seguire il comandante, ha già lo zainetto in spalla e le mani sui grilletti delle spade tagliabalsa, ma di carattere fa l'avvocato del diavolo, e chiede cosa può succedere a tutti loro dopo che fermano Eren. Il Boato è l'unica arma che Paradis può sventolare in faccia ai suoi nemici, solo così hanno la sicurezza che il mondo intero non li attacchi. Fermare Eren significa togliere del tutto questa arma, rendendo l'isola, e loro stessi, vulnerabili. Hange gli risponde che prima che il mondo si accorga di ciò passeranno anni, quindi non devono pensarci ora, la priorità assoluta è fermare il massacro. E mi dispiace ma a poco valgono le preoccupazioni di Jean, per quanto fondate. Hange dice la prima cosa sensata di questa stagione. Lo sterminio è sbagliato. E ragà, fossi in Hange mi sentirei in una dimensione parallela, a ritrovarmi a spiegare perchè e per come il genocidio o lo sterminio di massa sia sbagliato. Cioè, ma in che mondo siamo? Deve dirvelo qualcuno, a voi e quegli invasati degli Jaegeristi o ai marleyani? Seriamente vi serve qualcuno che vi dica che uccidere è sbagliato? Ma che gente siete? La capisco eccome, il comandante, vorrei farmi il poster da appendere nella mia stanza con la sua frase, mi illumina d'immenso in quest'ora buia.
Ma lei si scusa per aver alzato la voce, facendomi sciogliere dalla tenerezza, e dice che nonostante abbia pensato a scappare è comunque il comandante del Corpo di Ricerca, e mentre guardiamo lo stemma delle ali della libertà sulla sua schiena, quasi come se fosse un peso sulle sue spalle, dice che sente lo sguardo di tutti i loro compagni morti in questa guerra, sente che la osservano, alcuni sono morti senza nemmeno sapere la verità sull'umanità nel mondo esterno, ma una cosa è certa. E' per rendere giustizia a loro ed al loro sacrificio che devono offrire il loro cuore, alla ricerca della libertà, almeno sull'isola. Jean ascolta queste parole, e vede accanto a sé Marco che gli sorride, e accetta la verità che ormai da 4 stagioni è in cuor suo: lui fa parte del Corpo di Ricerca. Ragazzi qua si piange, se solo nei primi 5 minuti c'è una scena del genere non oso immaginare le montagne russe emotive che seguiranno questo primo scambio. E così ci ritroviamo, come detto ad inizio commento, tutti intorno al fuoco, fuori le chitarre. Hange sta tagliando delle patate (e il pensiero corre a Sasha) e sta facendo un bello stufato, niente di meglio di una buona cena per riappacificare rancori passati. E di riappacificare c'è proprio bisogno, perchè il generale Magath non ha intenzione di tenersene una e comincia con le frecciatine sul fatto che loro sono demoni, vedi Eren quello che sta facendo, lo vedi che il mondo ha ragione a volervi tutti morti, bla bla bla. Jean non si trattiene e gli dice che ha un bel coraggio a parlare dopo che per anni sono stati loro marleyani a spedire giganti nell'isola e a fare morire innumerevoli eldiani. Volendo essere precisi, se in quel primo episodio la madre di Eren non fosse stata mangiata da un gigante entrato a causa dell'operazione organizzata dai marleyani, tutto questo non sarebbe successo. La palla passa a Magath, che dice che se è di storia che vuole parlare ha ben duemila anni di Eldia che ha devastato tutto il mondo a suo svantaggio. Le facce degli altri che assistono alla discussione riflettono la mia. Hange, che il cielo la benedica, si intromette e dice che battibeccare su robe vecchie di duemila anni, che nessuno di loro ha vissuto (e di cui non esistono prove certe) non porterà a niente. Grazie Hange, sei la luce della speranza.
Annie pensa agli affari, e chiede se quindi vogliono uccidere Eren. Dritta al punto lei, come piace a noi. Armin, coerente con se stesso, vuole innanzitutto parlare con Eren, e convincerlo a deviare dal suo percorso; finchè non ci parleranno, non potranno decidere il da farsi. E metti che Eren non si fa convincere, testa dura com'è, che si fa? Annie non è convinta che i nostri eroi avranno il coraggio di ucciderlo, con Mikasa quasi arrivano allo scontro, ma la nostra bionda è maturata, e per prima chiude il suo anello, dicendo che vuole che suo padre, a Marley, non muoia, quindi se riusciranno a convincere Eren anche solo parlando a lei andrà bene così. Sono fiera di te Annie, 3 stagioni fa non ci avresti pensato due volte ad arrivare alle legnate. Bene, ora che i convenevoli ve li siete detti, pensiamo alle cose serie. Il piano è arrivare al porto e usare uno dei velivoli che in base a quanto gli hanno detto gli Azumabito si trova ancora lì, in modo da raggiungere Eren e il Fondatore. Ma bisogna capire dove si dirigerà Eren. Non possono setacciare tutto il continente col velivolo, ci metterebbero decenni, il carburante non è infinito. Entra in gioco Yelena, che sicuramente saprà quale sia la strada che vuole fare Eren. Alzo la manina e dico che secondo me seguendo la scia di devastazione lasciata dai colossali in marcia un indizio lo troveremmo, ma okay, torchiamo Yelena. Ma perchè Yelena dovrebbe parlare? Cosa gliene viene aiutando i marleyani? Beh salverebbe la sua terra natìa no? Aveva detto così, che la sua patria era sotto il dominio di Marley e ne voleva la libertà. Peccato che la patria di Yelena sia proprio Marley. Ebbene sì, Pieck (ciau Pieck!) ha fatto delle ricerche sulla bionda, non si è data pace del fatto che la barba le stesse così bene, ed ha scoperto che s'è inventata di sana pianta le proprie origini solo per convincere i Volontari a seguirla nel suo piano della liberazione dal dominio di Marley. Yelena, colta sul fatto, glissa elegantemente e decide che invece di assumersi la colpa di tutta questa situazione vuole rinfacciare ai suoi interlocutori tutto quello che è successo, e parte così una serie di aneddoti sul passato.
Il primo è per Reiner, e per tutti quelli che sono morti quando ha aperto la breccia nel muro del distretto di Shiganshina. Non toccarmi Reiner altrimenti ti prendo a mazzate. Il secondo è per Annie, e per quelli che sono morti schiacciati a Stohess, e non solo. Poi tocca ad Armin e a tutti quelli che sono morti quando si è trasformato nel porto navale, durante la scorsa stagione. Poi Jean, che sempre a Liberio pur di arrivare al gigante carro ha sparato una lancia fulmine verso Falco. O Gabi, che ha ammazzato Sasha (e preso a mattonate una guardia che si era avvicinata preoccupata perchè pensava che stesse male). Ma siccome questo primo round non funziona Yelena mette il carico, e nomina quel caro amico di Jean, Marco, che Annie ha ucciso. Dato che la serata sta andando benissimo, perchè non parlare di come sia morto? Reiner si intromette e racconta che ha ordinato lui di togliergli l'attrezzatura, tenerlo fermo, lasciarlo sul tetto mentre si avvicinava un gigante e l'hanno guardato mentre veniva divorato. Aveva sentito un discorso tra lui e Berthold che non avrebbe dovuto sentire. Ragà ma seriamente state obbedendo a Yelena? Ho capito che le sottotrame vanno chiuse, ma è chiaro come il sole che vuole mettervi l'uno contro l'altro, ma perchè avete la testa più dura di quella quercia lì accanto? Jean chiede quali siano state le ultime parole di Marco, e Reiner gli risponde che chiedeva di parlare prima di fare qualsiasi cosa. Perfino dalla tomba Marco vi insegna una bella lezione, e cioè che invece di accusarvi a vicenda dovreste innanzitutto parlare, complimenti vi fate rimproverare pure dai trapassati. A Reiner non basta però, e continua a chiedere scusa, e così Jean comincia a prenderlo a pugni. Non posso dire che non se lo meriti, anche se azzuffarsi adesso è abbastanza inutile.
E l'ha capito Gabi, che si mette in mezzo e si piglia un calcio nello stomaco. Ha capito ormai tutti i suoi errori, ha capito quanto hanno sbagliato a considerarli demoni e a desiderare la morte della gente di Paradis, ed insieme a Falco chiedono scusa in ginocchio a Jean che nel frattempo è stato fermato da Connie e Armin. Cavolo quanto ci voleva un sano Mea culpa, magari non da parte di Falco, ma di Gabi sicuramente, e questa scena fa pensare anche Magath, vedere la cadetta più forte e orgogliosa della sua classe chiedere scusa in ginocchio agli eldiani, se non è forte questa scena io non so più cos'è il mondo. Interviene Levi che intanto si è svegliato e dice loro di finirla con questo casino. Levi quanto mi mancavi. La notte calma gli animi, Jean sveglia delicatamente Gabi e poi si mette a urlare contro Reiner per farlo alzare. Per la strada chiede pure scusa a Gabi per il calcio ma dice che non chiederà scusa a Reiner, e va bene così. Annie, lì accanto, si sente in disparte e chiede se c'è qualcosa pure per lei. E se tocca ad Annie fare battute siamo davvero alla frutta. Intanto arriva il gigante carro a portare notizie, e non sono per niente buone. Grazie alla locomotiva, maledette tecnologie moderne, i Jaegeristi sono arrivati al porto e li aspettano con ansia per far loro la festa. Floch ha occupato casa e tiene in ostaggio la signora Kiyomi guardando la porta, fermo immobile così. E così finisce la puntata. Non avevo ragione io? E' durato pochissimo questo episodio, e dire che l'opening ha pure ceduto il suo minutaggio alla scena iniziale. Però bellissima anche questa puntata, più che altro perchè fa vedere che esiste ancora gente sana di mente che considera lo sterminio sbagliato e nonostante le condizioni avverse ed i mille nemici e pericoli si sbraccia e fa del suo meglio per combattere. L'attacco dei giganti alla fine è questo, la battaglia di piccoli eroi contro enormi nemici. E' sempre stato così e così continua ad essere, fisicamente e figurativamente. Appuntamento alla prossima puntata, quindi, per sapere come risolveranno con i Jaegeristi e non solo! -sand-
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Mixed Emotions
E’ la frase fatta che gli americani usano per esprimere il loro ‘nzomma con sfumatura delusional. E’ la reazione a caldo data dai nomi nel governo Draghi. Non mi pare un team stellare, neppure giovane ma dal gran potenziale alla Milan. Vabbé, sempre politica merdosa è. Si spera nel carisma (europeo) del coach.
Gli aspetti negativi che saltano all’occhio:
- Sarebbero “alte personalità” quelle dei confermati in posizioni chiave: DiMaio, Speranza e mìoddio Lamorgese?
- Gli altri Carneade confermati - D’Incà, Bonetti, Franceschini, Guerini, Patuanelli vabbè, diciamo che sono fanteria d’arresto, servono per far numero (uno vale uno!) e soprattutto fingere di non sbattere le porte in faccia al predecessore.
- il modulo: 8 (tecnici) 4 (m5s) 3 (pidini, leghisti, forzisti), 1 (IV, LeU) è un compromesso, disegnato si per perculare soavemente le forze politiche (non potete far finta di non esserci), ma pur sempre un compromesso al ribasso - ok si deve vincere mai stranvincere. Però, anche se la gran parte delle cose importanti sono in mano ai tecnici e a Draghi stesso (nessun ministro per i rapporti con UE: quella è cosa sua), rimangono ampie pericolose sacche di incapacità inefficienza inefficacia: esteri, interni, salute (hai detto niente!).
Abbassiamo il sipario per carità di patria e passiamo alle cose BELLE:
- in primis finalmente LA TRAZIONE NORDISTA: 18 ministri su 24, il 75% (rispetto al 25 a uno precedente, con uno rappresentato dal Franceschini poveretto, scusate se è poco).
-Un “numero due” politico in ingresso inserito in un ministero importante: l’ottimo e pragmatico Giancarlo Giorgetti, Lega, allo Sviluppo Economico. Gli altri tre “numeri due” inseriti abbassano la media: sono il già detto Di Maio, la Gelmini alle Autonomie, speriamo bene, Orlando al Lavoro: evabbé, parlerà con Landini.
- Gli otto ministri in quota “tecnica” (Lamorgese esclusa): Franco, Cartabia, Cingolani, Bianchi, Messa, Giovannini, Colao (unico tecnico senza portafoglio: meglio così).
- Molti dei politici a bordo per fare numero sono confinati in ministeri senza portafoglio, quindi danni potenziali limitati. Qui l’incazzoso Piccolo Grande Uomo-tornello Brunetta alla funzione pubblica non dispiace :)
Staremo a vede’. Senza alcuna illusione taumaturgica.
(considerazioni mie su dati via affariitalini.it)
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G fixes Gords arm in the end of the series but it winds up leaving a lingering aura of theirs on Gord that makes Ben a little jealous, plus upset because he wanted to fix Gords arm, never meant for it to be removed, but he couldn’t fix it before.
However, now that the limbs back, technically, he could fix it, plus remove G’s aura from Gord entirely.
The thoughts start eating at him, and though he wants to, he doesn’t know how to explain it to Gord in a way that won’t lead to more issues. He’s literally asking to nom, digest and reform the man, and with everything else he’s gone through Ben honestly can’t see a way for him to say yes.
There’s been a little bit of tension growing in Gord’s house, though it’s because Ben keeps getting themselves worked up over how to ask and Gord has no idea what Ben’s trying to do. At this point, he might even still be a little wary of the alien.
The first thing Ben decides to do is introduce him to noms, which goes about as well as you’d expect when eating someone who doesn’t know it’s safe for the first time. Eventually, Gord relaxes and as the weeks go by, it becomes a common occurrence.
Maybe Gord has a bad day and doesn’t want to leave Ben’s stomach, or maybe Ben winds up with some bad thoughts involving G or perhaps both of them get a close call with Ben getting found and taken away, or Gord getting threatened by what remains of the military/ Forz.
Both of them are on edge, and more than ever Ben wants G’s aura gone.
So finally, he works up the nerve to ask about it.
Gord is, of course, hesitant, but at this point, he trusts Ben a lot more than he lets on, and he seriously would like the break from having to deal with physical affairs. And Ben’s swearing up and down that it won’t hurt, it will just be a little warmer and cozier than his stomach usually is and he’ll just fall asleep. And when he wakes up, he’ll be seeing through Bens eyes while Ben works on fixing his body for good.
Gord agrees, and is almost overwhelmed with how gentle/loving Ben sets about starting his digestive process. At no point did Ben ever let his attention wander from the human, carefully monitoring his reactions to what was happening and ready to help console him in case he started panicking. But Ben was right, it only seemed to get warmer, and the walls kneaded at him a little more firmly but there was no pain. Just warmth. Eventually, he’s drifting off and he feels a tug at his mind. He reaches out for it, and now he sees the living room again.
Ben checks in with Gord once he’s in the mindspace, making sure he is okay. His concern and reassurances are met with sleepy curiosity, and Ben tells Gord to take a nap. It’ll be a while but he’ll be back in his body.
Gord happens to be dozing off, but still awake when he suddenly feels a sharp note of protective possessiveness, and happy relief. Ben was fixing his arm, removing the scar and G’s presence when he was met with confusion and curiosity.
Sheepish, Ben explained the reason behind why he really wanted to do this; he wanted to be the one to fix his arm, and G’s lingering presence on Gord had kept Ben on edge the entire time he lived with Gord.
Gord didn’t know how to react, emotions welling up and going directly to Ben, who then tried to console Gord, worried he went too far.
Gord pushed the reassurance away with fondness, trying to explain that it was okay, he was okay, just a little overwhelmed. He hasn’t had anyone put this much effort into caring about him before, and hadn’t expected Ben to be so adamant about fixing his mistakes, he didn’t know how to react to it. Ben responded with more intense caring emotions, trying to tell him to “get used to it, I’m not going anywhere.”
Gord eventually falls back asleep, and when he wakes up it’s in his body, cuddled against Ben’s while the alien dozes off on the couch. He looks to his arm, and sure enough, the scar is gone. It was like it had never been separated. Gord smiles, then settles back down against Ben.
A little more sleep wouldn’t hurt them.
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Le sporadiche crisi emotive sono difficili da gestire: rabbia, malinconia, pensieri relativi al suicidio, mi sento senza forze e oppresso, non riesco quasi mai a piangere e liberare ciò che si è accumulato con il passare del tempo. Questo guazzabuglio di sensazioni mi destabilizza e rovina la giornata.
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