#fondamentalismo cristiano
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“ In America Latina la tribù bianca si è imposta durante la conquista con la strage dei popoli indigeni e l’imposizione della “civiltà cristiana”. In questi ultimi trent’anni, i gruppi fondamentalisti cristiani e le Chiese evangeliche provenienti dagli Usa vi hanno trovato terreno fertile. Oggi il “suprematismo bianco” sta penetrando in quasi tutti gli Stati dell'America Latina. Forse il caso più eclatante è proprio il suo trionfo in Brasile. “Siamo in un Paese,” afferma la filosofa brasiliana Djamila Ribeiro, “che a lungo ha negato l’esistenza del razzismo. Il Brasile è stato uno degli ultimi ad abrogare la schiavitù (1888) che era alla base dell'economia brasiliana. Gli schiavi liberati non hanno avuto né terra né diritti. Il governo invece ha favorito l’immigrazione europea per lo ‘sbiancamento’ della popolazione brasiliana e a questi ha dato terreni. Il Brasile non aveva la segregazione legale come negli Usa, ma aveva e ha ancora una segregazione di tipo istituzionale. La popolazione povera è povera perché nera.” È in questo scenario che le Chiese evangeliche Usa sono riuscite a penetrare nel tessuto brasiliano e a diventare talmente forti da silurare il governo di Dilma Rousseff, per eleggere l’ex militare Jair Bolsonaro, che sta portando avanti una politica omofoba, sessista e xenofoba. Bolsonaro ha venduto il Brasile alle multinazionali che stanno massacrando l’Amazzonia. E, da buon seguace di Chiese fondamentaliste e negazioniste, non ha voluto fare nulla per bloccare la pandemia da Covid-19, portando il Brasile al disastro sanitario. Nel Paese confinante, la Colombia, gli accordi di pace tra il governo e le Farc sono falliti perché evangelici e cattolici fondamentalisti vi si sono opposti asserendo che quegli accordi difendevano aborto, omosessualità… Altrettanto in Bolivia, dove i militari e i gruppi religiosi fondamentalisti hanno compiuto un colpo di Stato contro Evo Morales, il presidente della Repubblica, reo di aver dato centralità politica, culturale ed economica ai popoli indigeni, da sempre schiacciati. E hanno organizzato il colpo di Stato con la Bibbia e il Crocifisso in mano. Ma nelle elezioni del 18 ottobre 2020, i cittadini hanno dato la maggioranza assoluta (il 53 per cento) al Movimento per il Socialismo (Mas), eleggendo Luis Arce, ex ministro di Morales, come presidente della Repubblica. Lo stesso sta avvenendo in Centro America. In Costa Rica, nel 2018, il pastore evangelico Fabricio Alvarado ha vinto le elezioni presidenziali con una piattaforma a favore dei “valori cristiani” contro l’aborto e a favore del neoliberismo. Nel Salvador, il presidente della Repubblica, Nayib Bukele, al suo insediamento ha invitato il pastore evangelico argentino Dante Gebel, molto legato ai pastori ultraconservatori degli Usa, a guidare la preghiera. Un deputato ha presentato una mozione in Parlamento per imporre la lettura obbligatoria della Bibbia in tutte le scuole. Sono solo alcuni esempi di un movimento che potremmo chiamare l’“internazionale cristo-neo-fascista, neo-liberale e patriarcale”. In America Latina è la reazione della tribù bianca in difesa della propria supremazia: utilizzare il “Vangelo della prosperità” per legittimare il neoliberismo imperante. “
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Lo statalista sociale ogni tanto paragona il liberismo al suo primo cuggino, lo statalista bolscevico. Come i figli del cuggino, i sessantottini, comparano ancor oggi liberismo ("selvaggio") e fascismo. Tra parenti prima di parlare mettetevi d'accordo, su.
Diamo un servizio:
a) le ideologie social stataliste nazi o mao differiscono nella teoria e nelle prassi assassine, quanto il dna di gemelli omozigoti;
b) storicamente, nazional-socialismo o fascismo e internazional-socialismo o (bene-)comunismo, son mostri fatti sgravare nel reale dai gas iprite della "inutile strage" (cit.), la I Guerra Mondiale, evento che ha annichilito l'Europa ma per fortuna non solo nostra, di tutto il mondo, non il suo refugium che come tutti i bambini sani che han giocato ai cowboy sanno, è l'America;
c) i perdenti ce l'hanno col liberismo perché li ha sconfitti, a loro e ai cugini loro, trattandoli per quel che sono: carcinomi degenerati;
d) l'Occidente è tornato a salvare se stesso dalle metastasi più e più volte - la citata I guerra, la II, la Guerra Fredda; oggi l'Occidente difende se stesso dalle degenerazioni woke e Dems, così come da bravi fradei difende gli Avamposti di Civiltà come Israele contro le superstizioni barbariche circostanti (i veri liberisti come i veri Cristiani non forzano nessuno ad adottare la Civiltà: puntiamo sulle Best Practices e sul parlar dolcemente ma con un grosso bastone a portata di mano); ben diverso è il discorso Ucraina, dove il più pulito ci ha la rogna;
e) Dulcis in fundo, dalla nuda cronaca alla pars construens: il liberismo è l'unico autentico erede di quel grande filo storico filosofico che parte dall'antica Grecia e dall'ebraismo e si radica a Roma, assieme si fanno Cristianesimo, poi Scienza, Rinascimento mercantilista e capitalismo: la Civiltà, ovvero le radici dell'Occidente Cristiano, dominante e vincente su ogni idealismo degenere, su ogni statalismo sia esso satrapia, caciccato, ortodossia, fondamentalismo, dittatura del proletariato o confucianesimo. Spiaze.
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Non è facile descrivere la pletora di milizie nazionaliste, fascistoidi, ultraortodosse ed anche apertamente naziste scese in campo in Donbas dalla parte dei separatisti pilotati da Putin, in quanto significa inoltrarsi in quel complesso universo che è stata la destra radicale russa dagli anni ’90 in poi, composta da un incredibile insieme di acronimi, sigle e gruppi spesso effimeri, ancor più spesso sovrapposti e quasi sempre generati da scissioni di gruppi precedenti.
Inoltrandosi nella selva oscura inevitabilmente si finisce per risalire alla matrice della specie, all’origine del tutto: al Pamyat, movimento-contenitore fondato nel 1980 ed accentratore di diverse tendenze della destra russa, nazionalismo, anticomunismo, monarchismo, neofascismo, fondamentalismo cristiano, neonazismo, antisemitismo ecc.
Eterogeneo come era, Pamyat fini per sgretolarsi, perdendo via via le proprie componenti da cui presero forma almeno quattro diversi movimenti: tra questi la RNU di Alexander Barkashov che per tutti gli anni ’90 fu il più diffuso movimento russo della destra radicale, con un bacino stimato di circa 25.000 attivisti su 350 sezioni ed un’area grigia di forse 100.000 simpatizzanti.
Partiamo dunque da qui. Ed anche se il movimento in quanto tale ebbe un ruolo marginale negli eventi del Donbas 2014, nondimeno fu una palestra ideologica e tattica per migliaia di attivisti alcuni dei quali, noti, li ritroveremo poi in altre formazioni della destra radicale, assieme sicuramente ad un ben più grande numero di anonimi rimasti nell’ombra.
Per maggiore chiarezza si è scelto di suddividere questo articolo in due parti sequenziali: la prima dedicata a Barkashov ed alla RNU, la seconda alla sua emanazione ROA, utilizzata in Donbas nel 2014.
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"L’Europa ha assimilato la cultura greco-romana sia sul piano del diritto che su quello del pensiero filosofico, e persino sul piano delle credenze popolari. Il cristianesimo ha inglobato, spesso con molta disinvoltura, riti e miti pagani e forme di politeismo sopravvivono nella religiosità popolare. Non è solo il mondo rinascimentale che si è popolato di Veneri ed Apolli, ed è andato a riscoprire il mondo classico, le sue rovine ed i suoi manoscritti. Il medioevo cristiano ha costruito la sua teologia sul pensiero di Aristotele, riscoperto attraverso gli Arabi, e se ignorava in massima parte Platone, non ignorava il neoplatonismo, che grandemente ha influenzato i padri della Chiesa. La nozione stessa di impero, su cui si è svolto lo scontro millenario tra Stati europei e tra gli Stati e la Chiesa, è di origine romana. L’Europa cristiana ha eletto il latino di Roma a lingua dei riti sacri, del pensiero religioso, del diritto, delle dispute universitarie. D’altra parte non è concepibile una tradizione cristiana senza il monoteismo giudaico. Il testo su cui la cultura Europea si è fondata, il primo testo che il primo stampatore ha pensato di stampare, il testo traducendo il quale Lutero ha praticamente fondato la lingua tedesca, il testo principe del mondo protestante, è la Bibbia. L’Europa cristiana è nata e cresciuta cantando i salmi, recitando i profeti, meditando su Giobbe o su Abramo. Il monoteismo ebraico è stato anzi il solo collante che ha permesso un dialogo tra monoteismo cristiano e monoteismo musulmano. Ma non finisce qui. Infatti la cultura greca, almeno dai tempi di Pitagora, non sarebbe pensabile senza tener conto della cultura egizia, e al magistero degli egizi o dei caldei si è ispirato il più tipico dei fenomeno culturali europei, vale a dire il Rinascimento, mentre l’immaginario Europeo, dalle prime decifrazioni degli obelischi a Champollion, dallo stile impero alle fantasticherie New Age, modernissime e molto occidentali, si è nutrito di Nefertiti, misteri delle piramidi, maledizioni del faraone e scarabei d’oro. Io non vedrei inopportuno, in una Costituzione [Europea], un riferimento alle radici greco-romane e giudaico-cristiane del nostro continente, unito all’affermazione che, proprio in virtù di queste radici, così come Roma ha aperto il proprio Pantheon a dei d’ogni razza e ha posto sul trono imperiale un uomo dalla pelle nera (né si dimentichi che sant’Agostino era nato in Africa), il continente è aperto all’integrazione di ogni altro apporto culturale ed etnico, considerando questa disposizione all’apertura proprio una delle sue caratteristiche culturali più profonde". Umberto Eco, Le radici dell'Europa, 2003. Bustina di Minerva raccolta nella miscellanea pubblicata sotto il titolo Pape Satan Aleppe, La nave di Teseo.
Riporto questo testo di straordinaria eleganza e bellezza, se si pensa che chi lo ha scritto era un laico, ateo ed esperto di filosofia antica e che questo articolo era pensato per un pubblico vario e senza particolari competenze, con cui Eco riesce a comunicare nel modo più limpido e senza alcuna accondiscendenza. Personalmente, pur comprendendo l'inattualità della mia posizione, mi ritengo più pagano che cristiano, ma anche se sul trono di Cesare si è seduto il Papa, come ebbe a dire il grande storico Edward Gibbon, e anche se una parte di me individua nel fondamentalismo monoteista la gran parte dei mali del mondo, non sono così cieco da non rispettare profondamente le esperienze culturali e spirituali del mondo abramitico (Cristiani, Ebrei, Musulmani). Io spero, pur con estremo disincanto, più in un unione dei popoli Mediterranei che nell'Europa tout-court. Senza nulla togliere ai popoli del Settentrione, mi pare che le divergenze in sede di comunità europea abbiano ampiamente chiarito che c'è poca comunione di intenti e di cultura tra il Nord e il Sud dell'Europa. Quest'ultimo ha più storia in comune con Africa, Turchia, Arabia e Medio Oriente di quanto non ne abbia con paesi tanto diversi climaticamente, culturalmente e in termini di approccio alla società ed alla vita in genere. Penso che l'Italia, la Grecia, la Spagna, la Francia, il Portogallo e la Romania dovrebbero unirsi piuttosto ai fratelli africani e al mondo dell'Asia Minore e costruire un dialogo stretto e duraturo. Non sarà facile, ma non lo è neppure il corso europeista che stiamo seguendo e, infatti , ci sono più semi di discordia che di cosione. Sul fronte dell'Unione Mediterranea occorre affrontare gravi nodi: le differenze di attutudine verso temi come l'omosessualità e la disforia di genere, la presenza della religione nella politica, il colonialismo. Ci uniscono, però, oltre al passato conflittuale ma discorsivo, gli intensi rapporti geografici e commerciale ed i danni del surriscaldamento globale alle nostre economie, nel cui campo sono i paesi arabi a poterci insegnare molto. Inoltre, ritengo che tutti i popoli mediterranei abbiano in comune una certa idea, anche soffocante, se si vuole, ma positivamente solidaristica della famiglia (intesa come nuclei collegati che fanno fronte comune alle difficoltà e si sostengono a vicenda). Forse, alcuni popoli non hanno vissuto la stessa esperienza politica europea ed hanno un concetto molto diverso di buon governo. Complicano questo percorso, oltre ai punti già citati, molte rivalità pregresse nate dalla contiguità di spazi, molte divergenze ideologiche e terribili vicende di violenza ed oppressione (ad esempio, quelle lungo la direttrice anatolica, tra Grecia, Armenia e Turchia).
Tuttavia, se si riescono a superare le divergenze senza che nessuno rinneghi del tutto la sua peculiare visione del mondo, scopriremo tra noi più similitudini che differenze.
Con il mondo protestante, invece, e con l'America, credo che ormai il divario culturale sia troppo marcato, a dispetto della sudditanza geopolitica che ha le sue buone ragioni nei fatti della II Guerra Mondiale ma che, ormai, è palesemente giunta ad un punto di stagnazione e sterilità, anche a causa della crisi valoriale del mondo anglosassone e protestante in generale.
#greek culture#roman culture#umberto eco#minerva#europe#europa#laicità#rinascimento#integrazione#inclusione#cattolicesimo#filosofia e religione#occidente#radici#paganesimo#mediterraneo
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Fondamentalismo cristiano, la teologia e la visione di Josef Ratzinger https://www.rivoluzione.red/fondamentalismo-cristiano-la-teologia-e-la-visione-di-josef-ratzinger/
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Il Lord’s Resistance Army è uno dei gruppi più sanguinari e longevi che abbiano mai agito nell’Africa centrale. Fondato dal signore della guerra ugandese Joseph Kony, all’origine si è presentato come una formazione in opposizione al regime del Presidente ugandese Museveni. In seguito, trasformatosi in una setta di fanatici che uniscono fondamentalismo cristiano con il misticismo tradizionale africano, si è dedicato al banditismo e alla violenza finanziandosi con il bracconaggio, i traffici illegali e lo sfruttamento minerario in un’area transfrontaliera che comprende Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Sudan e Uganda.
Questi miliziani sono tristemente famosi per la brutalità, i massacri, le mutilazioni e i rapimenti. Si stima che l’LRA abbia ucciso migliaia di persone, provocato più di un milione di sfollati e rapito oltre 67mila giovani per trasformarli in feroci soldati e schiavi sessuali. Nonostante nel 2005 la Corte Penale Internazionale abbia spiccato un mandato di arresto per crimini contro l’umanità nei confronti di Kony e dei suoi vice, oggi il gruppo è ancora attivo. Infatti solo nel 2018 le ong presenti sul terreno hanno segnalato più di 85 attacchi con decine di vittime e più di 200 persone rapite.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Federico Franzin
L’ALTRA AMERICA
L’anima profonda degli Stati Uniti, dall’identità sudista al fenomeno Trump
Con focus, immagini e traduzioni inedite
Prefazione di Emanuele Fusi
Tornate alla ribalta durante la presidenza di Donald Trump, le fratture della società americana sembrano eterne ed insanabili: da una parte il modello globalista del Deep State, dell’alta finanza, della Silicon Valley, dei media mainstream, dell’intellighenzia radical-chic e delle frange progressiste che impongono la “cancel culture” e si battono per la “società aperta”; dall’altra – maledetta, eterogenea e controversa – l’America profonda dei territori rurali e delle periferie dimenticate, lontanissima dal “pensiero unico dominante”, subalterna al potere e pronta a difendere la propria identità ad ogni
costo.
Questo saggio, accurato e obiettivo, compie un’incursione nelle pieghe de “L’altra America”, raccontando la storia, le contraddizioni, le idee e i protagonisti di quella parte del popolo statunitense che si sente tradita dall’estabilishment di Washington: dall’identità sudista alle evoluzioni del destra radicale; dall’Alt Right alle mille manifestazioni del separatismo bianco; dal fondamentalismo cristiano alle sette religiose; dalle milizie locali ai fermenti rurali, passando per QAnon e per l’assalto di Capitol Hill.
Un viaggio nelle linee di faglia della più potente Nazione del pianeta, dove la violenza è una regola, il mercato non conosce pietà e le rivolte fanno da sfondo ad un fragilissimo equilibrio etnico. Un testo che unisce analisi storica e attualità, nel solco di una riflessione che inizia con la Guerra di Secessione e si conclude con l’era di Trump, tra eventi sommersi e possibili scenari futuri.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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9 - Fondamentalismo
9 – Fondamentalismo
Il fondamentalismo è un concetto molto simile a quello di “integralismo“, ma se ne differenzia per un aspetto molto importante: mentre l’integralismo è il preciso concetto di applicare un approccio religioso-ideologico a qualunque ambito della vita, il fondamentalismo è tipico del pensiero religioso cristiano, in modo specifico “protestante”.
Nato alla fine dell’Ottocento, infatti, i protestanti…
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#amore#cristianesimo#Dizionario delle parole usurate#fabrizio valenza#filosofia#fondamentalismo#Niagara creed
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SUL POPULISMO. AUTORI VARI. Jan-Werner Müller, Qué es el populismo? Tratti distintivi. Critica delle élites, antipluralismo (pars pro toto) che sfocia in una sorta di politica identitaria (solo alcuni sono realmente popolo e gli oppositori sono visti come nemici del popolo). I populisti al governo. Si appropriano dell’apparato dello stato, ricorrono al clientelismo di massa, provano a sopprimere la società civile incontrando diversi livelli di resistenza. Anche se scrivono costituzioni lo fanno principalmente in un’ottica di riduzione o eliminazione del pluralismo. Il populismo usa il linguaggio della democrazia, corrompendola e degradandola. Per questo la sua azione è subdola e pericolosa, perché difficilmente controbattibile al principio. Il populismo come immaginazione moralista della politica, in nome di un popolo fittizio vs. le élites. Il populismo anti-pluralista è l’ombra della democrazia rappresentativa, nasce con lei. Per il populismo solo esiste un bene comune, il popolo sa qual è e il movimento si incarica di guidarlo verso l’obiettivo. Invece di perseguire una rappresentazione democratica della volontà popolare, i populisti dicono di rappresentare simbolicamente il “popolo reale”, spesso anche in contrapposizione ai risultati elettorali. La “vera identità” vs. maggioranza. I populisti si sentono più democratici delle stesse democrazie all’interno delle quali nascono e agiscono. Per i populisti il referendum è uno strumento plebiscitario, che ratifica ciò che la guida ha già identificato come genuino interesse del popolo. Il popolo in questo modo conferisce un mandato imperativo alla classe politica populista che agisce secondo con una attitudine protettrice e in un certo senso si deresponsabilizza. Non deve rispondere delle sue azioni perché le sue intenzioni sono già state confermate a priori. La logica del populismo alimenta le teorie della cospirazione: se esiste un risultato moralmente corretto da opporre al risultato reale dev’esserci per forza qualche cospirazione occulta che allontani il risultato reale da quello sperato. Si crea una connessione diretta tra la guida e l’essenza del popolo, una identificazione senza nessun tipo di intemediazione, né dei partiti né della stampa (da qui gli attacchi ai giornalisti). Il concetto di “rappresentazione diretta” non è più un ossimoro. Autoritarismo interno. I populisti al potere. Continuano a incolpare le élites anteriori, il populista è sempre vittima anche se comanda (Maduro). Governare ci converte in una campagna permanente. Democrazia militante. Techiche di governo. Colonizzazione dello stato, clientelismo di massa, legalismo discriminatorio, repressione della società civile. La fallacia della “democrazia illiberale”, dove governo della maggioranza e stato di diritto non camminano insieme (Torra). Il vincitore prende tutto e fa tabula rasa di tutto ciò che lo ha preceduto. I populisti usano la divisione concettuale tra liberalismo e democrazia, tipica della critica di estrema sinistra e estrema destra. Democrazia sostanziale vs. democrazia formale (Schmitt). Anche se affermano di combattere il liberalismo in realtà i populisti attaccano frontalmente la democrazia. In questo contesto, anti-capitalismo, nazionalismo culturale e politica autoritaria sono strettamente vincolati. Si costituzionalizza la volontà popolare senza restrizioni, per perpetuare “la corretta immagine del popolo”. Le costituzioni populiste sono disegnate per limitare il potere dei non-populisti. Il populismo ambisce a una chiusura definitiva, alla formulazione di una domanda finale. Nelle non-democrazie “noi, il popolo” è una domanda rivoluzionaria non populista, nelle democrazie significa esattamente il contrario. La promessa non compiuta delle democrazie: il popolo può governare (i populisti si appropriano di questa promessa e agiscono come se il popolo fosse uno). La funzione anti-populista dei partiti. Rappresentano la diversità. Oggi il populismo è forte laddove i partiti sono deboli. Tecnocrati e populisti rifiutano il dibattito democratico. La consolidazione delle democrazie dipende fondamentalmente dalle decisioni delle élites conservatrici. La grande menzogna: solo esiste un popolo e solo i populisti lo rappresentano. Roger Eatwell e Matthew Goodwin, National Populism. The Revolt Against Liberal Democracy Distrust, Destruction, Deprivation, De-alignment. Democrazia diretta vs. democrazia liberale. Degenerazione del termine fascismo. Il nazional-populismo appella a un'alleanza fra differenti gruppi sociali, dà priorità a cultura e interessi di una nazione e dà voce a persone che si sentono ignorate e disprezzate da élites corrotte e distanti. Differenze populismo/fascismo. Differenza estrema destra/destra radicale. Differenza nazional-populismo/nazionalismo populista. Liberaldemocrazia: sovranità popolare, elezione rappresentanti, governo limitato, società pluralista. Nazional-populismo vs. correzione politica. Critica alla democrazia non implica di per sé sostegno all'autoritarismo. La connessione tra nazional-populismo e religione è forte negli USA e nell'Europa dell'Est, meno in altri contesti. Non è razzismo esplicito ma richiamo a cultura e valori nazionali. Alcuni commentatori vedono il nazional-populismo come una risposta al neo-liberismo. Il capitalismo è stato sempre storicamente legittimato dalla religione e dal nazionalismo. Le posizioni economiche del nazional-populismo sono molto varie e vanno dal libero mercato allo statalismo, rubando in questo caso argomenti alla sinistra perfino nella sua versione più populista. La socialdemocrazia ha perso l'appoggio delle classi lavoratrici tradizionali a causa della sua posizione lassista sull'immigrazione. Nazional-populismo light. Effetti indiretti del nazional-populismo: spingere sistemi politici occidentali verso destra. La sinistra è spiazzata, dovrebbe cambiare totalmente il discorso politico. Pankaj Mishra, La edad de la ira Dal messianismo rivoluzionario, alle utopie totalitarie, alla cultura dell'individuo, al fallimento degli ideali, all'età dell'ira. Radicalismo e nazional-populismo hanno antenati comuni. L'Internazionale dei risentiti di tutte le epoche. Il nazionalismo e il socialismo militante restaurarono l'ideale religioso di trascendenza e lo fecero apparire realizzabile in questo mondo. Il fondamentalismo religioso nasce dall'indebolimento delle convinzioni religiose a livello sociale. La morte di Dio provoca una riaffermazione fanatica della sua esistenza. Nel passaggio dal vittimismo alla supremazia morale, Rousseau creò la dialettica del risentimento. Praticamente tutti i grandi pensatori europei, indipendentemente dall'ideologia, trasportarono il provvidenzialismo cristiano a categorie del razionalismo. La chiave della condotta umana non risiede nello scontro di civiltà ma in un irresistibile desiderio mimetico. Il mondo in generale presenta una politica dell'identità fondata su aggravi storici e timore di nemici interni ed esterni. Il nazionalismo torna ad essere oggi un mezzo per la riaffermazione di un'identità collettiva che proclama la differenza tra noi e loro. Questa teoria di una identità collettiva - in cui il popolo è una comunità nazionale organica, unita da una lingua e da un modo di pensare proprio, da tradizioni comuni e da una memoria collettiva consacrati dal folklore e dalla leggenda - risulta in pratica più attraente e utile per molti che i concetti illuministi astratti del razionalismo individualista. Fu specialmente l'idealismo tedesco a dotare di carattere politico e cornice razziale la tradizione del Volk, affermando che il popolo una volta liberato dal cosmopolitismo avrebbe restituito la società alla sua integrità originaria. L'idea nazionale fue elevata alla sfera della religione e dell'eternità e preparò il terreno allo stato autoritario. Fu in Germania dove si generò la variante conservatrice del populismo che formula la teoria dell'unità del popolo contro le élites transnazionali, pur situandosi all'interno di un mondo moderno e globalizzato. Di fatto l'affermazione insistente del nazionalismo attuale dimostra precisamente il declino della forma storica dello stato-nazione. Il nuovo auge delle identità particolari dimostra che il risentimento continua ad essere la metafisica a specchio del mondo moderno, da Rousseau a oggi. Disse Voegelin: "La crisi rivoluzionaria del nostro tempo si distingue da rivoluzioni anteriori per il fatto che la sostanza spirituale della società occidentale si è ridotta fino a quasi sparire, e non c'è nessun segnale che il vuoto si stia riempiendo con nuove fonti". Il nazional-populismo è la risposta a questo sentimento. La globalizzazione, mentre promuove la integrazione delle élites, sviluppa il settarismo politico e culturale nel resto della popolazione. Jorge Cagiao y Conde, Micronacionalismos Se consideriamo la nazione un fenomeno naturale ne derivano certe conseguenze: 1) la nazione non ha bisogno del nazionalismo, esiste già 2) il nazionalismo è una malattia, un'esaltazione 3) le politiche implementate dagli stati-nazione non sarebbero nazionaliste, sarebbero non-nazionaliste. Se consideriamo le nazioni come finzioni costruite a partire da realtà storiche, sociali e culturali allora è necessario un movimento nazionalista che le crei, le promuova e le difenda. In questo caso nazionalismo e democrazia potrebbero convivere. La distinzione che conviene fare dunque non è tra nazionalismo civico e nazionalismo etnico ma fra nazionalismo democratico e liberale e nazionalismo autoritario. Lola García, El naufragio El procés come significante vuoto. Due populismi: il 15M e l'indipendentismo si consolidano allo stesso tempo Movimento delle classi medie in piena crisi economica. Utopia disponibile, realizzabile a breve termine. La democrazia intesa esclusivamente come diritto di voto, senza considerare pluralismo e legalità. Prevalenza dell'attivismo sulla politica. Simbolismo costante. Necessità di trasformare ogni tornata elettorale in un plebiscito. Lo stato spagnolo non è riformabile, referendum o referendum, e altri concetti definitivi. Nel progetto di costituzione catalana si sottomette chiaramente il potere giudiziario all'esecutivo. Battaglia per l'egemonia all'interno dell'indipendentismo. Il ruolo delle entità non elette. La rottura della legalità nel pleno del Parlament. Giornalismo militante.
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Il feticcio è effettivamente una sorta di sintomo in senso inverso. Vale a dire, il sintomo è l'eccezione che disturba la superficie del falso aspetto, il punto in cui scompare l'altra scena rimasta, mentre il feticcio è l'incarnazione della menzogna che ci permette di sostenere la verità insopportabile. Prendiamo il caso della morte di una persona amata. Nel caso di un sintomo, io "reprimono" questa morte e cerco di non pensarci, ma il trauma represso ritorna nel sintomo. Nel caso di un feticcio, al contrario, io "ragionevolmente" accetto completamente questa morte, eppure mi aggrappo al feticcio, ad una certa caratteristica che mi incarna la disgrazia di questa morte. In questo senso, un feticcio può svolgere un ruolo molto costruttivo nel permetterci di affrontare la dura realtà. I feticisti non sono sognatori persi nei loro mondi privati. Sono veri "realisti" capaci di accettare il modo in cui le cose sono efficaci, dato che hanno il loro feticcio a cui possono aggrapparsi per annullare il pieno impatto della realtà. A volte la linea tra il feticcio e il sintomo è quasi indiscernibile. Un oggetto può funzionare come sintomo (di un desiderio represso) e quasi simultaneamente come un feticcio (incarnando la credenza che noi ufficialmente rinunziamo). Un residuo della morte, un pezzo di vestiti, può funzionare sia come un feticcio (nella misura in cui la morte magicamente continua a vivere in essa) e come sintomo (che funziona come un particolare inquietante che mette in mente il suo / la sua morte). Questa tensione ambigua non è omologa tra quella fobica e quella fetishista? Il ruolo strutturale è in entrambi i casi lo stesso: se questo elemento eccezionale è disturbato, tutto il sistema si crolla. Non solo il falso universo del soggetto crollerà se è costretto a confrontarsi con il significato del suo sintomo; L'opposto tiene anche in considerazione l'accettazione "razionale" del modo in cui le cose si dissolvono quando il suo feticcio viene tolto da lui. Così, quando siamo bombardati da affermazioni che nella nostra epoca cinica post-ideologica nessuno crede negli ideali proclamati, quando incontriamo una persona che afferma di essere curato di tutte le credenze e accetta la realtà sociale come è veramente, bisogna sempre contare Tali affermazioni con la domanda "OK, ma dove è il feticcio che ti permette di (fingere di) accettare la realtà" come è? "" Buddismo occidentale "è un tale feticcio. Ti permette di partecipare pienamente al ritmo frenetico del gioco capitalistico, sostenendo la percezione che non sei veramente in essa; Che sei ben consapevole di quanto è sprovvisto di questo spettacolo; E che ciò che conta veramente è la pace del Sé interiore a cui sai che puoi sempre disegnare. Da nessuna parte questa logica fetishista è più evidente di quella di Tibet, uno dei riferimenti centrali dell'immaginario "spirituale" post-cristiano. Oggi, il Tibet sempre più svolge il ruolo di una tale fantasmatic Thing, di un gioiello che, quando si avvicina troppo, si trasforma nell'oggetto escrementale. È un luogo comune affermare che il fascino esercitato dal Tibet sull'immaginario occidentale, in particolare sul grande pubblico degli Stati Uniti, fornisce un caso esemplare della "colonizzazione dell'immaginario". Riduce l'attuale Tibet in uno schermo per la proiezione Delle fantasie ideologiche occidentali. Infatti, la stessa incoerenza di questa immagine del Tibet, con le sue coincidenze dirette di opposti, sembra testimoniare il suo status fantasma. I tibetani sono ritratti come persone che conducono la vita semplice della soddisfazione spirituale, accettando pienamente il loro destino, liberati dalle eccessive voglie dell'occidente che cerca sempre di più e come un gruppo di primitive sporche, ingannevoli, crudeli e sessualmente promiscue. Lhasa diventa una versione del Castello di Franz Kafka: sublime e maestosa quando da prima si vede da lontano, ma poi si trasforma in "paradiso di sporcizia", un gigantesco mucchio di merda, non appena entrerà effettivamente nella città. Potala, il palazzo centrale che si affaccia su Lhasa, è una specie di residenza paradisiaca sulla terra, magicamente galleggiante nell'aria e un labirinto di stanze e corridoi stanti e corali pieni di monaci impegnati in rari magici oscuri, tra cui perversioni sessuali.L'ordine sociale è presentato come il modello dell'armonia organica e come la tirannia della crudele teocrazia corrotta che la gente ordinaria ignora. Il buddismo tibetano stesso viene ugualmente salutato come la più spirituale di tutte le religioni, l'ultimo rifugio dell'antica Sapienza e come la suprema supremità primitiva, basandosi su ruote di preghiera e simili trucchi magici economici. Questa oscillazione tra il gioiello e la merda non è l'oscillazione tra la fantasia eterea idealizzata e la realtà cruda: in questa oscillazione, entrambi gli estremi sono fantasmici, cioè lo spazio fantasma è lo spazio di questo passaggio immediato da un estremo all'altro. Il primo antidoto contro questo topos del gioiello violento, del luogo isolato delle persone che volevano solo essere lasciate da soli ma che furono ripetutamente penetrate dagli stranieri, è ricordare a noi stessi che il Tibet era già in sé una società antagonista e non divisa Tutta la cui armonia fu disturbata solo da intrusi esterni. L'unità e l'indipendenza tibetana sono stati imposti dall'esterno. Il Tibet è emerso come un paese unificato nel IX secolo quando ha stabilito un rapporto "patrono-sacerdote" con i mongoli. I mongoli proteggevano i tibetani, che a loro volta hanno fornito una guida spirituale alla Mongolia. (Il nome stesso "Dalai Lama" è di origine mongola ed è stato conferito al leader religioso tibetano dai mongoli.) Nel 17 ° secolo, quando il Quinto Lama, il più grande di tutti, ha stabilito il Tibet che conosciamo oggi - attraverso il patrocinio estero benevolo e iniziò la costruzione di Potala. Ciò che segue fu la lunga tradizione delle lotte fra le quali, in linea di principio, i vincitori hanno vinto invitando gli stranieri (mongoli, cinesi) ad intervenire. Questa storia culmina nel recente spostamento parziale della strategia cinese. Invece di utilizzare pura armamento militare, i cinesi si affidano ora alla colonizzazione etnica ed economica, trasformando rapidamente Lhasa in una versione cinese del capitalista Wild West, con bar karaoke intrecciati con i "parchi tematici buddisti" di Disney per i turisti occidentali. In breve, ciò che l'immagine dei media dei brutali soldati cinesi e dei poliziotti che terrorizzano i monaci buddisti nasconde è la trasformazione socioeconomica molto più efficace in stile americano. In un decennio o due, i tibetani saranno ridotti allo status dei nativi americani negli Stati Uniti. Il famigerato Signore Curzon, che giustificava la spedizione di Younghusband:" I tibetani sono una gente debole e vile, Loro prontamente sottomessi a qualsiasi potente autorità militare che entrano nel loro paese dovrebbero dare immediatamente una lezione forte e un terribile terrore di offendere ".5 Tuttavia, questo stesso Curzon, che insisteva sul fatto che" non si può né farà nulla con i tibetani finché non si spaventano, "Ha dichiarato in un discorso a un vecchio banchetto Etoniano:" L'Oriente è un'università in cui lo studioso non prende mai la sua laurea. È un tempio dove il supplicante adora, ma non si accorge mai dell'oggetto della sua devozione. È un viaggio il cui obiettivo è sempre in vista ma non è mai raggiunto " Ciò che era e è assolutamente estraneo al Tibet è questa logica occidentale del desiderio di penetrare l'oggetto inaccessibile al di là di un limite, attraverso una grande prova e contro ostacoli naturali e pattuglie vigili.La colonizzazione non è mai stata semplicemente l'imposizione dei valori occidentali, l'assimilazione dell'orientamento orientale e di altri ad un'unione europea; Era sempre anche la ricerca dell'innocenza spirituale perdita della nostra stessa civiltà. Questa storia inizia già all'alba della civiltà occidentale, in Grecia antica. Per i Greci, l'Egitto era un luogo mitico di perduto saggezza antica. L'invidia è fondata su quello che è tentato Chiamare la "illusione transcensale" del desiderio, strettamente correlata all'illusione trascendentale kantiana: una "propensione" naturale nell'essere umano per (mis) percepisce l'oggetto che dà corpo alla mancanza primordiale come oggetto mancante, Che è stato perso (e, di conseguenza, posseduto prima di questa perdita); Questa illusione sostiene la voglia di recuperare l'oggetto perduto, come se questo oggetto abbia un'identità sostanziale positiva indipendentemente dal suo perdere.La conclusione da trarre da questa è una semplice e radicale: i fondamentalisti morali e multiculturalisti tolleranti sono due facce della stessa moneta: entrambi condividono un fascino con l'altro. Nella maggioranza morale, questo fascino mostra l'odio invidiabile dell'eccesso di jouissance dell'altro, mentre la tolleranza multiculturale dell'altro dell'altro è anche più contorta di quanto possa apparire - è sostenuta da un desiderio segreto per l'altro di rimanere "altro" Per non diventare troppo simili a noi. Al contrario di entrambe queste posizioni, l'unico atteggiamento veramente tollerante verso l'Altro è quello del fondamentalismo radicale autentico. Slavoj Zizek
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“ Nel contesto della fine degli anni Settanta, che sono stati per gli Stati Uniti un decennio di crisi economica e sociale, di inflazione e di disoccupazione, il discorso fondamentalista [cristiano] attribuisce la causa di tutti i mali al sistema di ridistribuzione della ricchezza attuato, a partire dagli anni Sessanta, dai governi Kennedy e Johnson, sistema che mirava ad integrare nella prosperità generale gli emarginati «dell'altra America» grazie ad una politica di considerevoli trasferimenti di risorse finanziarie. È un'«altra America», di genere diverso, quella cui si rivolge [il predicatore tele-evangelico Jerry] Falwell con accenti che non mancano di richiamare alla memoria quelli dei fautori del proibizionismo alla fine degli anni Dieci: non più quella dei negri, degli spagnoli o del quarto mondo dei ghetti delle metropoli americane, ma quella di tutti i «piccoli bianchi» che non beneficiano dei piani di assistenza sociale pur pagandone il prezzo sotto forma di imposte e che sono emarginati dai canali del potere politico, culturale e sociale anche se i loro figli hanno ormai accesso all'educazione superiore. Secondo i fondamentalisti, i colpevoli sono i «liberali» nel senso americano del termine, che condividono una ideologia simile a quella della socialdemocrazia europea. «Negli anni Sessanta e Settanta», sottolinea Jeremy Rifkin «i liberali avevano promesso che avrebbero posto fine alla povertà alla criminalità e a molti altri flagelli riassestando il sistema sociale, ma hanno fallito. Hanno moltiplicato le nuove leggi, gli organismi governativi e le procedure burocratiche. Ma convincendo l'opinione pubblica che le loro promesse finivano per essere irrealistiche e non sarebbero state mantenute. A un certo punto gli americani, ogni volta che si presentava un problema sociale, hanno cominciato a confondere il "liberalismo" con l'incompetenza, l'ingenuità e lo sperpero del denaro pubblico». Il secondo aspetto del liberalismo, parimenti detestabile secondo i fondamentalisti, è che esso tollera, anzi incoraggia la libertà nell'ambito della morale. La libertà individuale, così preziosa nel campo dell'iniziativa economica, può portare in campo etico soltanto all'aborto, all'omosessualità e alla pornografia, considerati come cause fondamentali di distruzione della famiglia. Se la famiglia viene distrutta, gli individui vengono abbandonati senza difesa ad uno Stato senza Dio che li stritola. Per i fondamentalisti occorre dunque ricostruire e rinsaldare in un primo tempo le strutture intermedie tra Stato ed individuo, cioè la famiglia, ma anche la struttura comunitaria che fa da sostegno alla famiglia o si sostituisce ad essa quando questa non è più in grado di svolgere il suo ruolo. “
Gilles Kepel, La rivincita di Dio, Milano, Rizzoli, 1991¹; pp. 156-57.
[ Edizione originale: La Revanche de Dieu. Chrétiens, juifs et musulmans à la reconquête du monde, Seuil, Paris, 1991 ]
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Fanatismo
Ogni volta che c'è un attentato terroristico l'occidente si divide nel gruppo che pensa che tutto l'Islam sia un problema, e nel gruppo che pensa che l'Islam non c'entri nulla. Il fondamentalismo islamico è una parte dell'Islam: una parte molto importante oggi. In alcuni casi è quasi maggioritario, come dimostrato da varie elezioni (Egitto, Palestina, e per un pelo non Tunisia). Questo fondamentalismo produce decine o centinaia di migliaia di terroristi e guerriglieri (che sono quindi circa un millesimo della popolazione islamica totale), ma l'appoggio elettorale e/o logistico è sicuramente più vasto dei meri numeri di foreign fighters etc; ed è in guerra in tutti i continenti (tranne l'Antartide) con tutte le civiltà con cui è in contatto, e soprattutto contro gli altri islamici, che rappresentano la maggioranza delle vittime del terrorismo islamico. Far finta che non ci sia un problema islamico nell'Islamismo significa accecarsi di fronte alla realtà per non ammettere una parte necessaria della comprensione della realtà e magari un giorno della soluzione del problema. Una follia paragonabile ad affermare che le Brigate Rosse non c'entrassero nulla con l'ideologia comunista e quindi con il PCI dell'epoca. Io non credo che il fondamentalismo islamico sia una moda passeggerà: rimarrà forte per decenni. Il supporto ideologico, finanziario e logistico di paesi quali Arabia Saudita, Qatar e Iran (raramente in Europa: non ci sono sciiti), e di organizzazioni come la Fratellanza, non andranno via. L'integrazione degli islamici in occidente sarà sempre difficoltosa perché senza una tradizione di alfabetizzazione di massa e alto capitale umano si concentreranno nelle fasce più povere della popolazione - a meno che non abbiano petrolio. Le ragioni politiche ed economiche del malcontento nel mondo arabo e in Asia Centrale non andranno via perché questi paesi non sono in grado di produrre istituzioni politiche funzionali ed efficaci. L'elevata natalità (ora in diminuzione) produrrà un eccesso di giovani maschi a bassa istruzione e basso reddito che sono il gruppo sociale più facilmente radicalizzabile e con maggiori tendenze criminali (quest'ultimo è l'unico fattore che migliorerà in futuro, per motivi demografici). Tutti questi fattori fanno del fondamentalismo e del suo figlio più odioso, il terrorismo, una forza politica molto forte nel mondo islamico, soprattutto arabo; e di conseguenza in Europa. Per questi motivi si può dare per scontato che nei prossimi decenni la situazione peggiorerà ulteriormente. L'Islam in sé non c'entra molto - abbiano avuto fanatismo cristiano, nazista, comunista: il fanatismo è una sorta di tara genetica dell'animo umano ed è sempre pronto ad uscire fuori date le giuste condizioni. Ma ad oggi queste condizioni valgono quasi solo esclusivamente nel mondo islamico. Pietro Monsurrò - via FB
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Marco Vukic – Dopo il tunnel dei neutrini, esorcismo per la Gelmini
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