#civiltà cristiana
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“ In America Latina la tribù bianca si è imposta durante la conquista con la strage dei popoli indigeni e l’imposizione della “civiltà cristiana”. In questi ultimi trent’anni, i gruppi fondamentalisti cristiani e le Chiese evangeliche provenienti dagli Usa vi hanno trovato terreno fertile. Oggi il “suprematismo bianco” sta penetrando in quasi tutti gli Stati dell'America Latina. Forse il caso più eclatante è proprio il suo trionfo in Brasile. “Siamo in un Paese,” afferma la filosofa brasiliana Djamila Ribeiro, “che a lungo ha negato l’esistenza del razzismo. Il Brasile è stato uno degli ultimi ad abrogare la schiavitù (1888) che era alla base dell'economia brasiliana. Gli schiavi liberati non hanno avuto né terra né diritti. Il governo invece ha favorito l’immigrazione europea per lo ‘sbiancamento’ della popolazione brasiliana e a questi ha dato terreni. Il Brasile non aveva la segregazione legale come negli Usa, ma aveva e ha ancora una segregazione di tipo istituzionale. La popolazione povera è povera perché nera.” È in questo scenario che le Chiese evangeliche Usa sono riuscite a penetrare nel tessuto brasiliano e a diventare talmente forti da silurare il governo di Dilma Rousseff, per eleggere l’ex militare Jair Bolsonaro, che sta portando avanti una politica omofoba, sessista e xenofoba. Bolsonaro ha venduto il Brasile alle multinazionali che stanno massacrando l’Amazzonia. E, da buon seguace di Chiese fondamentaliste e negazioniste, non ha voluto fare nulla per bloccare la pandemia da Covid-19, portando il Brasile al disastro sanitario. Nel Paese confinante, la Colombia, gli accordi di pace tra il governo e le Farc sono falliti perché evangelici e cattolici fondamentalisti vi si sono opposti asserendo che quegli accordi difendevano aborto, omosessualità… Altrettanto in Bolivia, dove i militari e i gruppi religiosi fondamentalisti hanno compiuto un colpo di Stato contro Evo Morales, il presidente della Repubblica, reo di aver dato centralità politica, culturale ed economica ai popoli indigeni, da sempre schiacciati. E hanno organizzato il colpo di Stato con la Bibbia e il Crocifisso in mano. Ma nelle elezioni del 18 ottobre 2020, i cittadini hanno dato la maggioranza assoluta (il 53 per cento) al Movimento per il Socialismo (Mas), eleggendo Luis Arce, ex ministro di Morales, come presidente della Repubblica. Lo stesso sta avvenendo in Centro America. In Costa Rica, nel 2018, il pastore evangelico Fabricio Alvarado ha vinto le elezioni presidenziali con una piattaforma a favore dei “valori cristiani” contro l’aborto e a favore del neoliberismo. Nel Salvador, il presidente della Repubblica, Nayib Bukele, al suo insediamento ha invitato il pastore evangelico argentino Dante Gebel, molto legato ai pastori ultraconservatori degli Usa, a guidare la preghiera. Un deputato ha presentato una mozione in Parlamento per imporre la lettura obbligatoria della Bibbia in tutte le scuole. Sono solo alcuni esempi di un movimento che potremmo chiamare l’“internazionale cristo-neo-fascista, neo-liberale e patriarcale”. In America Latina è la reazione della tribù bianca in difesa della propria supremazia: utilizzare il “Vangelo della prosperità” per legittimare il neoliberismo imperante. “
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
#Alex Zanotelli#America Latina#popoli indigeni#saggistica#Lettera alla tribù bianca#discriminazione#leggere#razzismo#fondamentalismo cristiano#nativi americani#civiltà cristiana#Chiese evangeliche#Brasile#Djamila Ribeiro#sbiancamento#suprematismo bianco#schiavitù#segregazione#multinazionali#società brasiliana#Dilma Rousseff#Jair Bolsonaro#xenofobia#ultraconservatorismo#Amazzonia#omofobia#sessismo#Usa#Evo Morales#negazionismo
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Se la Chiesa di Cristo non parla di “società cristiana”, chi lo farà?
Le parole sono importanti. Per vari motivi. In primo luogo perché le parole dovrebbero – meglio, devono – essere rappresentative della realtà. Così, se determinate parole non vengono più adoperate, si potrebbe ritenere che le rispettive realtà abbiano cessato di esistere. Facciamo un esempio: se a nostro figlio non parliamo della giustizia, della fedeltà matrimoniale, del rispetto per gli adulti,…
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Archeologia / È in Italia la più antica testimonianza dell’uso del “rosso cinabro”: la scoperta nel sito neolitico de La Marmotta (Lazio)
Archeologia / È in Italia la più antica testimonianza dell’uso del “rosso cinabro”: la scoperta nel sito neolitico de La Marmotta (Lazio)
Redazione All’inizio del VI millennio a.C. le popolazioni neolitiche italiane avevano già sviluppato tecniche avanzate per estrarre, lavorare e utilizzare il cinabro. È questa l’importante scoperta fatta da un gruppo di ricerca italo-spagnolo che vede assieme Università di Pisa, la sede pisana ICCOM del CNR e il Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Barcellona. Il…
#archeologia#CNR#colore#Cristiana Petrinelli Pannocchia#CSIC#Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa#La Marmotta#Lago di Bracciano#Lazio#neolitico#notizie#rosso cinabro#scoperte#sito di La Marmotta#studi#Università di Pisa
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Leggo con interesse il principio di Reciprocità nel libro di Giovanni Sartori dedicato al multiculturalismo e predicato anche dal Cardinale Biffi. È un principio teoricamente ineccepibile, si è tolleranti nella stessa misura in cui si è tollerati. Si rispettano le altrui tradizioni nella stessa misura in cui vengono rispettate in casa dell'ospitante. Al rovescio, altrimenti, nessuna tolleranza verso gli intolleranti, nessuno rispetto verso gli irrispettosi. Si erigono ad esempio Moschee nelle nostre città solo se è possibile erigere cattedrali nel loro. Si chiama bilateralità o più semplicemente rispetto.
Ma può mi chiedo uno stato far scontare al singolo cittadino immigrato l'assimetria tra i propri principi e quelli orrendi del proprio paese d'origine?
Si dico ma per questo è necessaria la certezza e la durezza della pena per i migranti che delinquono orribilmente, in modo che quei ahimè pochi che vivono moralmente non paghino le conseguenze e le antipatie dei loro fratelli criminali.
Dura lex sed Lex.
Se non siamo multiculturali noi...voi che siete?
Pensiero Greco, Diritto Romano, e Civiltà Cristiana....spicciatece casa grazie...
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Quarant'anni anni fa l'opinione pubblica era formata esclusivamente dai Media ufficiali.
La grande finanza massonica che li controllava poteva far credere alla gente qualsiasi cosa. La proprietà di TV e grandi quotidiani era essenziale per fare politica.
In Italia si diceva che "chi si avvicina al Corriere della sera muore". E in effetti coloro che tentarono di prenderne il controllo finirono in galera o in rovina, e qualcuno al cimitero.
Oggi non lo legge più nessuno.
In America il podcast indipendente di Joe Rogan ha milioni di ascoltatori. Ha potuto permettersi di criticare i vaccini e perfino Israele, accusandolo di genocidio, e guadagna lo stesso.
Tucker Carlson è stato silurato da Fox News per le sue idee di libertà e democrazia, ma ora qui su X intervista Putin e ha dieci volte più spettatori di prima.
L'astro nascente della destra repubblicana Candace Owens @RealCandaceO (quella che sostiene che George Floyd è morto di overdose e non soffocato da un poliziotto, e che Brigitte Macron è un uomo) è stata licenziata dalla famosa agenzia Daily Wire perché accusata di antisemitismo da un potente rabbino.
In realtà ha soltanto criticato Israele per i crimini contro i Palestinesi, e si è vantata di essere nera e cristiana.
Ora, però, è molto più seguita di prima, sia nel suo programma TV, sia qui su X. Perfino Elliot Resnick, ex capo redattore di Jewish Press, ha scritto su Israel National News che non si può accusare chiunque non la pensi come il governo di Israele di essere "antisemita" per metterlo a tacere. Non è giusto e, soprattutto, non funziona più!
israelnationalnews.com/news/387587
Pian piano questo nuovo modo di fare politica sta arrivando anche da noi. Ed un'ottima cosa, che dà speranza.
Spesso mi chiedo se ha più potere (e responsabilità) un senatore, che deve seguire decisioni già prese altrove per non farsi espellere dal partito, o un influencer serio, che ospita opinioni diverse e non fa tifoseria, dice chiaramente quello che pensa e dialoga onestamente con tutti, come la Owens.
Alla fine la differenza è soltanto che il senatore ha l'immunità parlamentare.
Il mondo cambia, fin troppo rapidamente, nel male ma, per fortuna, anche nel bene, solo che non ce ne accorgiamo. Più i Media tradizionali perdono fiducia e lettori, e più voci si potranno esprimere liberamente qui su X, più la civiltà avrà speranza di progredire.
Quindi scriviamo, leggiamo e discutiamo, senza paura❗
Massimo Montanari
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Suggerisco inoltre questa lettera:
https://www.frasicelebri.it/frase/noam-chomsky-le-dieci-regole-della-manipolazione-m/
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Simone Weil nasceva oggi, 3 febbraio, centoquindici anni fa. Simone la visionaria, il genio poetico, la digiunante, la mai stata baciata. Nata ebrea ma poi divenuta cristiana senza sacramenti, senza battesimo, senza gerarchia. Simone che "la Croce da sola mi basta".
Eri professoressa di liceo ma sei voluta andare a lavorare in fabbrica, nonostante la tua salute già compromessa, per sentire fin dentro la carne la condizione operaia, e poi sei andata a fare la rivoluzione in Spagna, e infine ti sei lasciata morire, sul quel letto a Londra, rifiutando il cibo, per mettere in atto, davvero e non solo a parole, il nucleo centrale del tuo pensiero, ovvero l'idea di decreazione.
Dio per farci esistere s'è ritratto, cercare Dio è asportarsi dal mondo. Creare quel vuoto che lui, lei, ləi ha voluto affinché il nostro essere avesse lo spazio per apparire. Cercare Dio è disfare la creazione, farci a pezzi ovvero farci mangiare. Un'idea né propriamente cristiana né propriamente ebraica. Un'idea sovrannaturale, radicale e piena di grazia, che ci turba e commuove, come ogni cosa in te.
Simone, che non ha mai conosciuto l'amore dei corpi ma i cui scritti vibrano d'un trasporto erotico teso e perfetto, Simone, che amavi la Grecia, il suo pensiero e i suoi miti, ma che amavi soprattutto le civiltà sconfitte, quelle cancellate dalla faccia della terra, tutte le comunità e le culture annientate dalla Bestia sociale, dall'Impero, dal regno della forza.
Simone non convertita ma sempre sulla soglia, luogo di possibilità più che di adesione o appartenenza, il luogo di chi non viene ammesso. Simone, che ci hai insegnato a pensare senza dimenticare la vita, e le sue contraddizioni, dolorose e liberatorie, dal cui attrito, qui e là, sa prodursi la scintilla del senso. Simone, esteta feroce e senza misura, sacerdotessa alla ricerca del tempio perduto, autentica figlia di Urano e Nettuno, tutta né cuore né testa, ma spirito, Simone tutta spirito, facoltà che diffida da ogni identificazione ovvero catena.
Ai genitori poco prima di morire affidasti alcune parole, saluto ed eredità, lascito di tutta una vocazione: “Non siate ingrati verso le cose belle. Godete di esse, sentendo che durante ogni secondo in cui godete di loro, io sono con voi. Dovunque c’è una cosa bella, ditevi che ci sono anch’io“.
Jonathan Bazzi
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Chi l'avrebbe mai pensato che per vivere un po' di magia celtica sarebbe bastato andare ai colli della mia città in questa notte di San Giovanni e seguire la tradizione di questa festa nella versione cristiana che non si discosta di molto dalla Beltane celtica, anche qui fanno da protagonisti il legame della vita contadina con i quattro elementi e i balli "attorno" al fuoco, oltre che l'acqua come purificazione e il salto del fuoco come prova per suggellare una promessa ed anche l'acqua-rugiada da tenere in un barattolo di vetro sul davanzale della finestra durante una notte di luna piena, il che somiglia davvero molto al rituale dell'acqua lunare, tant'è che anche in questo caso al mattino bisogna lavarsi il viso con quest'acqua caricata di energia spirituale; inoltre entrambe le feste segnano l'inizio dell'estate.
La festa di San Giovanni
La notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno si celebra una festa antichissima probabilmente risalente all'epoca italica, è la festa dei fuochi tant'è che dopo 6 mesi da questa festa ci troviamo nel periodo natalizio con un fuoco che contiene il sole che si fa via via più debole e con le giornate sempre più corte, mentre durante questa festa che corrisponde al giorno più lungo dell'anno abbiamo il fuoco di San Giovanni che purifica e che segna l'inizio del periodo più importante del ciclo calendariale agrario cioè il tempo del raccolto. Altro elemento purificatore è l'acqua, infatti il rituale del ramajietto prevede due prove quella dell'acqua e quella del fuoco da fare insieme alla persona che si sceglie come compare o commare a fiure.
In questa notte magica fiorisce la felce e quindi è la notte perfetta per scambiarsi dei mazzi di erbe aromatiche, i ramajietti, in cui ogni pianta ha la sua simbologia. Come ad esempio l'iberico, l'erba di San Giovanni i cui fiori gialli ricordano il sole e dai quali se vengono strofinati esce un succo rosso che richiama il sangue versato da San Giovanni, e attraverso questo scambio si rafforza il legame di solidarietà e d'amore tra le due persone che diventano più che parenti, appunto compare quindi come un padre e commare come una madre.
Un tempo questa festa avveniva nelle buie campagne dove a illuminare c'erano tanti fuochi accesi in ogni contrada, e si aspettava l'alba danzando la quadriglia intorno al fuoco e andando in spiaggia ad attendere il sorgere del sole e dentro al sole si doveva riuscire a vedere la testa di San Giovanni che si bagna per tre volte nell'acqua, inoltre una volta arrivata l'alba ci si bagnava nella rugiada come ad iniziare una nuova vita purificati, oppure si raccoglieva la rugiada in dei barattoli di vetro e dopo averla lasciata sul davanzale della finestra per tutta la notte ci si lavava il viso purificando così anima e mente oppure ancora si rompeva un uovo e si conservava l'albume dentro un bicchiere d'acqua tenendolo sul davanzale della finestra, al mattino l'albume aveva preso una forma particolare e la tradizione vuole che la forma di un grande e maestoso veliero simboleggi un anno meraviglioso, mentre quella di una barchetta più piccola un anno un po' così così in cui bisogna darsi da fare e remare per renderlo migliore.
Questa quindi è una festa contadina legata al ciclo calendariale agrario motivo per cui il simbolo del ramajietto è proprio un mazzetto di nove erbe aromatiche e medicinali legate quindi alla natura e ai suoi elementi: il sole e quindi il Fuoco, l'Acqua, l'Aria e la Terra che si ritrovano insieme in questo simbolo. Queste erbe rappresentano le sensibilità come la vista, l'olfatto e la meraviglia della natura, motivo per cui la civiltà contadina ricorreva a queste piante nel momento del bisogno.
Il rituale del ramajietto:
Viene prima di tutto pronunciata la promessa di volersi sempre bene davanti alla fontana:
Cumpare e cumparozz facemc ste nozz
Se ci vulem bene a lu paradise c'artruvem
Se male ci purtem a l'infern ci niem
Dopo aver pronunciato insieme questa promessa per sugellarla ci si abbraccia.
Dopodiché tenendosi per mano si fa il salto del fuoco e infine se questo vincolo viene accettato con impegno si conferma riconsegnandosi il ramajietto il giorno di San Pietro e Paolo, quindi dopo una settimana di riflessione.
Costumi tradizionali:
Per quanto riguarda le dame, queste indossavano abiti tradizionali del paese in cui vivevano, perché ci sono differenze tra i paesi sulla costa e quelli dell'entroterra in particolare i colori vivaci e il corpetto più alto e robusto per la costa e più basso ad esempio nel chietino, inoltre il costume della costa poteva venire arricchito di seta, frutto del commercio marittimo dell'epoca. Entrambe impreziosite con la classica presentosa abruzzese, anch'essa con le sue varianti in base alla zona, si tratta di un gioiello con intarsi in filigrana a riccioli o ad altre forme, dorata e a forma di stella con molteplici punte e uno o più cuori al centro. Inoltre l'abito cambiava nel momento in cui sposandosi si andava a vivere in un paese differente, indossando quindi quello del posto.
Invece gli uomini indossavano tutti delle vesti molto simili tra loro perché non volevano essere riconosciuti.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#reportage fotografico#reportage#cultura#storia#tradizione#folklore#tradizione abruzzese#Montesilvano Colle#lu ramajiette#erbe#piante#acqua#fuoco#natura#legame#cumpare#commare#san giovanni#magia#alchimia#Beltane#abruzzesi#acqua lunare#promessa#costumi tradizionali
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che cos'era una chiesa cristiana?
si usavano già allora queste parole? Probabilmente si. Nelle lettere Paolo parla delle sue "chiese" - che per essere meno clericali potremmo chiamare semplicemente "gruppi". E "cristiana"? Anche. La parola è nata ad Antiochia, in Siria, dove Paolo ha cominciato la sua predicazione una decina d'anni dopo la morte di Gesù. Sotto la guida di Paolo si sono moltiplicate le conversioni e si sono cominciati a chiamare christianoí i seguaci di quel Christós che parecchi, a partire dalle autorità romane, consideravano un capo ribelle ancora in vita. Questa leggenda metropolitana ha cominciato a diffondersi e nel 41 è arrivata a Roma dove per tutta risposta l'imperatore Claudio ha emanato un decreto contro gli ebrei, accusati di provocare disordini in nome del loro leader Christós.
Roma, Antiochia e Alessandria erano le capitali del mondo, ma anche in una zona periferica dell'Impero come la Macedonia, dove viveva Luca, poche decine di persone in qualche città si consideravano la Chiesa di Cristo. Queste poche decine di persone non erano poveri pescatori incolti come nella Galilea delle origini, di cui non sapevano nulla, e nemmeno uomini di potere, ma piuttosto bottegai, artigiani, schiavi. Luca mette l'accento su alcune reclute di classe più elevata, soprattutto romane, ma Luca è un po' snob, portato al name-dropping, il tipo capace di precisare che Gesù non era soltanto figlio di Dio ma discendeva anche, da parte di madre, da un'ottima famiglia.
Alcuni erano ebrei ellenizzati, la maggior parte greci giudaizzanti, ma dopo il loro incontro con Paolo tutti, ebrei e greci, pensavano di aver aderito a una delle correnti più pure e autentiche della religione d'Israele, non a una fazione di dissidenti. Continuavano ad andare in Sinagoga, se non venivano accolti con eccessiva ostilità. L'ostilità si manifestava, ovviamente, laddove c'erano una vera sinagoga, una vera colonia ebraica e veri ebrei circoncisi. Non era il caso di Filippi, mentre era il caso di Tessalonica, dove Paolo è andato subito dopo. Quando il nuovo arrivato ha attratto a sé una parte dei loro fedeli, gli ebrei non l'hanno presa bene. Lo hanno denunciato alle autorità romane come fomentatore di disordini e lo hanno costretto a fuggire; la scena si è ripetuta a Berea, la città vicina. Che cosa potevano fare allora i convertiti di Paolo? O andare come prima in sinagoga, e vedersi in privato, senza richiamare l'attenzione, per mettere in pratica le istruzioni lasciate dal nuovo guru. O aprire un'altra sinagoga.
Ma davvero? Era così semplice? Facciamo un po' di fatica a crederlo. Pensiamo subito a scismi, eresie. Il fatto è che siamo abituati a vedere in ogni religione un fenomeno più o meno totalizzante, ma nell'antichità non era affatto così. Su questo punto, come su molti altri che riguardano la civiltà greco-romana, mi rifaccio a Paul Veyne, scrittore magnifico oltre che grande storico. Ora, dice Paul Veyne, nel mondo greco-romano i luoghi di culto erano piccole imprese private; il tempio di Isis di una città non aveva più rapporti con il tempio di Isis di un'altra città di quanti non ne abbiano, per esempio, due panifici. Uno straniero poteva dedicare un tempio a una divinità del proprio paese esattamente come oggi potrebbe aprire un ristorante etnico. Era il pubblico a deciderne il futuro, andandoci o no. Se arrivava un concorrente, al massimo poteva soffiare dei clienti al tempio - rimprovero che veniva mosso spesso a Paolo.
Già gli ebrei prendevano questi argomenti meno alla leggera dei pagani, ma sono stati i cristiani a creare un'organizzazione religiosa centralizzata, con la sua gerarchia, il suo Credo valido per tutti e i provvedimenti contro chi non si allineava. Nel periodo di cui parliamo questa invenzione era ancora ai suoi primi vagiti. Quello che cerco di descrivere somiglia, più che a una guerra di religione - gli antichi non sapevano nemmeno che cosa fosse -, a un fenomeno che si osserva spesso nelle scuole di yoga e di arti marziali, e di sicuro anche in altre realtà, ma io parlo di quella che conosco. Un allievo di livello avanzato decide di passare all'insegnamento e si porta dietro una parte dei condiscepoli. Il maestro ci rimane male, e lo fa più o meno vedere. Per amor di concordia alcuni allievi alternano i corsi dell'uno e dell'altro, e dicono che si trovano bene, che i due corsi si integrano. Dopo un po', la maggior parte fa una scelta.
-Emmanuel Carrère -Il Regno
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ANCHE LA CASA NELLA PRATERIA NELLA LISTA NERA
Nell'elenco idiota degli idioti finti antirazzisti anche la bellissima serie ''la casa nella prateria'' e i libri di Laura Ingalls Wilder a cui la serie e' ispirata. E perche'? Forse perche' le vite dei bianchi sono politicamente scorrette? O perche' lo e' famiglia?
La famiglia Ingalls e' molto unita, molto cristiana, ogni storia e' un messaggio che da valore ai valori,tutte le puntate sono insegnamenti d'amore che nascono nella famiglia per essere moneta corrente nella societa', in alcuni episodi ci sono anche personaggi neri e indiani: viene denunciata l'ingiustizia dell'epoca nei loro confronti ( 1870-1890), ingiustizia a cui gli Ingalls si sottraggono. Ho letto un bellissimo articolo di Melissa Gilbert ( Laura Ingalls nella serie) in cui ammette il suo stupore nel duro attacco alla serie..forse affermare che la famiglia e la spiritualita' sono valori non derogabili e' politicamente scorretto..come affermare che il sole sorge ogni mattina. Il grande scrittore Gilbert K. Chesterton fu un profeta quando disse che si sarebbe dovuto sguainare la spada per osservare che l’erba è verde in primavera.
L’Occidente terminale ha trovato il suo nemico definitivo, l’ultimo da sgominare, la famiglia appunto, con tutti i principi esistenziali, comunitari e morali che rappresenta. Sarebbe più esatto affermare che il nemico del progressismo trasversale – nato a sinistra, pagato a destra, che rappresenta, per disgrazia, l’asse delle società postmoderne- è la natura. L’attacco vero, assoluto, è infatti contro l’impero della natura, il creato dei credenti. Nulla di ciò che ha disposto è approvato dal transumano contemporaneo. I bambini non devono avere un padre e una madre, addirittura non è bene che si distinguano tra maschietti e femminucce; la sessualità tra uomo e donna è solo uno tra i tanti “orientamenti”, il più fastidioso, giacché porta a nascite indesiderate. Chi crede nella famiglia “tradizionale “(a proposito, non cadiamo nella loro trappola, quel modello non è tradizionale, ma naturale!) è uno sfigato.
I toni utilizzati dal nemico che ci vuole distruggere, nemico è chi il nemico fa, sono talmente volgari, disgustosi e sovreccitati da ricordare un pessimo intellettuale del dopoguerra, Ugo Vittorini. Un suo libro sulla resistenza si intitolava Uomini e no. A questo siamo tornati, la qualità di essere umano è revocata senza appello a chi non la pensa come loro. L’intera armata progressista è ormai intrisa dei peggiori istinti che attribuisce all’ odiato Altro. Sono razzisti etici, suprematisti, poiché la loro ragione è unica, autoevidente, non ha bisogno di dimostrazione, tanto meno di abbassarsi alla discussione. I signori del progresso stanno lasciando nelle nostre mani una battaglia fondamentale, per nulla confessionale, anzi laicissima. Le idee di famiglia e di matrimonio sono un elemento centrale dell’ingresso delle comunità umane nella civiltà. Distruggerle significa regredire di migliaia di anni, uscire dal recinto della legge – altra conquista della civilizzazione – e precipitare negli istinti, nella giungla del “poliamore” caro a mondialisti .
I figli sono prodotti da ordinare sul mercato, statura, colore della pelle, sesso, pardon genere. Osceni cataloghi sono disponibili in rete, ma i nazisti non sono loro, i caini antiumani del progresso, bensì chi richiama all’accoglienza della vita, chi smaschera lo schiavismo sessuale, la compravendita di ovuli e sperma, la riduzione zoologica dell’uomo, pratiche come l’utero in affitto che avrebbero fatto indignare Karl Marx. Presto avremo le nozze a tempo, il problema è come fare con i figli. Ma esiste la soluzione: possono essere affidati a cooperative, comuni collettive o allo Stato, imponendo di non farli crescere secondo istinto biologico naturale. Essenziale è che si estirpi la famiglia: totalitarismo disgustoso mascherato da emancipazione.
In tutto questo orrore una serie il cui perno e' la famiglia e' da debellare, censurare, abbattere,insieme alle statue, ai simboli, e all'occidente tutto. Ma noi paladini della civilta' non staremo a guardare inerti, noi combatteremo per difendere la famiglia, i bambini, e la vita: la vera vittima della tagliola del politicamente corretto e del mondialismo.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA 🎄
Jordi Garriga Clavé
LA FESTA DEL NATALE
Origini e Tradizioni
Il Natale, ricorrenza tra le più partecipate della storia dell’uomo, ha oggi assunto una veste consumistica che ne ha eroso i significati sacrali e spirituali: pur restando un momento di condivisione comunitaria e di calore familiare, questa Festa sembra aver smarrito la sua intima autenticità, trasformandosi in un appuntamento laico e commerciale.
Questo libro, essenziale e completo, vuole compiere un viaggio nella storia delle più antiche tradizioni europee: dai miti arcaici ai riti popolari, dai culti solari ai sacrifici eroici e dalla prima narrazione Cristiana alle figure che caratterizzano l’odierno Natale, passando per le festività della Luce, per i cicli di rinascita, per il folklore locale e per la cultura che si è fatta retaggio, nel solco di un’identità che – senza soffocare le proprie specificità – ha saputo (ri)elaborare un comune orizzonte di riferimenti e di simboli.
Un contributo che svela la lunga memoria dei nostri popoli, restituendoci un quadro chiaro e completo di quell’eredità ancestrale che – malgrado lo sradicamento in atto – costituisce il cuore pulsante della nostra Civiltà.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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EVENTI - di Gianpiero Menniti
L'ORIGINE DEL TEATRO GRECO E L'IRRAZIONALE
A Squillace, borgo di antichissime origini, ai primi di settembre. Racconto le "Origini del teatro greco" e la connessione con l'irrazionale, il caos primordiale che ne avrebbe ispirato la fondazione. Ecco uno stralcio della conferenza:
«Il mondo greco al quale con crescente approssimazione si fa appello frequentemente, per indicare l’origine della civiltà occidentale e dunque del nostro modello culturale, era ben lontano dalla rappresentazione che se ne fa ai nostri giorni. La nostra civiltà, intrinsecamente cristiana, ha certamente attinto, in molte forme (linguistiche, mitico-letterarie e rituali, politiche e sociali, scientifiche e filosofiche) a quella non consueta civiltà. Tuttavia, il “noi” contemporaneo è immemore delle limpide e coraggiose acquisizioni dell’uomo greco, del suo attestarsi su una linea di separazione tra l’evidenza caotica dell’esistenza e i tentativi di fornirla di un modello razionalmente adeguato. Di più: il caos non è l’effetto ma l’origine, la condizione primigenia, l’informe infinito della materia che preesiste e che preclude ogni conoscenza: questa è figlia del determinato e non ha alcuna possibilità di designazione dell’indeterminato. Non ha linguaggio, non ha parola, non possiede alcun segno. Se non un sussulto. Il sussulto che la lunghissima, ancestrale tradizione dei miti e dei riti eleusini ha tramandato oralmente fino a VII – VI secolo a.C. ma a partire da almeno 1500 anni prima nel contesto inattingibile della tradizione orale. Tradizione orale coperta dal segreto dell’origine che solo il racconto dei miti poteva parzialmente rivelare come in una lenta e attenta marcia di avvicinamento alla verità terrificante dell’informe. La consapevolezza di un disordine originario non è rassegnazione ma, paradossalmente, razionale costruzione di un ordine che contempla il suo contrario. E con esso convive. In questa condizione originaria e incontrovertibile, nasce il “sacro”, il separato che, tuttavia, abita gli abissi della natura fenomenica e della natura umana. Così, nasce anche il teatro - dal gr. ϑέατρον, der. del tema di ϑεάομαι «guardare, essere spettatore» - come rivelazione di questo stato di coesistenza, il celebre modello di relazione tra dionisiaco e apollineo di Nietzsche. Ma l’origine della tragedia greca – la prima forma di teatro – non è come si potrebbe immaginare, nella scena, nella skenè (σκηνή) che racconta le vicende del dramma: la tragedia nasce dal coro, dal coro dei satiri che irrompono dai parodoi con urli e canti, al ritmo di danza. Metà uomini e metà bestie, i satiri incarnano la mimesi di ciò che è ormai memoria, del passaggio dell’uomo dalla selva alla condizione dell’essere consapevole. Consapevole di cosa? Soprattutto della sua finitezza, della morte, del cadavere che inerte può essere vinto solo dal suo contrario, dall’arte che è vita, che per questo è gioia, è danza, è canto, è parola, è unità “corale” del flusso e dell’energia che anima gli esseri umani distanti dalla loro insormontabile caducità. Il coro è dunque il protagonista della tragedia, il coro che evoca il dio, Dioniso, che non a caso è il dio della vita e della morte, del maschile e del femminile, del divino e del bestiale: la sua è una natura incessantemente polimorfica. Incarna, dunque, il caos dell’inizio, il caos che non possiede storia, che non possiede Chronos ma che si attesta in una sorta di Kairos infinito, nell’istante senza tempo. Il canto ditirambico dei satiri è l’effetto di quel sussulto ancestrale e dell’ingresso nella vita che da quel momento “conta” il tempo, che accoglie l’esistenza come atto collettivo, corale, che a questa dimensione pre-consapevole vuole tornare sapendo che non c’è possibile ritorno se non nella mimesi della danza, della parola, della rappresentazione che colma la scena lasciando ai satiri l’altare posto in basso nello spazio dell’orchestra, in un “mondo altro” che tutto ha preceduto e che solo il ricordo, il riportare al cuore, può rendere vivida espressione nella malinconia della mimesi, stratagemma del sopportabile fino alla sua trasformazione nell’estasi dell’evocazione del Dio.»
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“ Il Gen. Videla, nel 1977, dichiara davanti ad un gruppo di giornalisti inglesi: « Sovversivo non è solamente l'individuo che imbraccia un fucile o ha tra le mani una bomba, ma anche colui che diffonde idee contrarie alla civiltà "occidentale e cristiana" ». Valutazioni di questo tipo venivano manifestate in continuazione dai nostri sequestratori e rendono l'idea di chi sarebbero stati coloro che avrebbero composto la gamma di vittime di questa crociata nazionale destinata a preservare l' "ordine occidentale e cristiano". L'obiettivo fondamentale era quello di frenare le mobilitazioni popolari tendenti a gridare sulle piazze rivendicazioni economiche e politiche. Tali mobilitazioni avevano dimostrato di essere molto attive e diffuse in città come Córdoba, perciò bisognava distruggere il movimento operaio e popolare organizzato e annientare le organizzazioni rivoluzionarie. Nell'ambito di questo progetto, le vittime della repressione avrebbero abbracciato un ampio raggio sociale e non sarebbero state, perciò, un piccolo numero. Operai, intellettuali, studenti, artisti, scienziati, religiosi, professionisti, uomini e donne del nostro popolo, tacciati di sovversivi, sono vittime del terrorismo di Stato. Molti di essi sono avviati a campi di concentramento, come quello de "La Perla" a Córdoba. Questo campo di detenzione clandestina, sotto la giurisdizione della 3" Armata dell'Esercito, entra in funzione nel marzo del 1976 come sede dell'OP3 —Gruppo speciale di Operazioni del Distaccamento di Intellighenzia 141 — e continua le sue attività fino al termine del 1978. Per uno dei suoi capannoni, che copriva approssimativamente un'area di 300 mq., sono passate centinaia di prigionieri, calcolabili all'incirca sui 2.000. Dopo essere rimasti in funzione per alcuni anni, questi campi di detenzione clandestina, molto diffusi in tutto il territorio nazionale, recentemente sono stati smantellati. Anche "La Perla". Dove sono tutti quelli che sono passati sotto il suo tetto, che hanno vissuto quella dimensione irreale, disumana? Qual è stata la loro sorte? Molti vi arrivarono già morti, assassinati durante le operazioni di sequestro perché avevano opposto resistenza, oppure vi morivano in conseguenza delle ferite riportate in quella occasione. Altri, a causa della tortura, entravano in un processo irreversibile che poneva fine alle loro vite, in mezzo a lamenti e deliri. Molti furono portati via di là durante la notte, per essere trovati cadaveri in qualche angolo della città o della provincia, o in prossimità di una fabbrica in cui erano in corso delle agitazioni, come se fossero rimaste vittime di supposti scontri armati. A queste operazioni avevano affibbiato il nome di "ventilatori" ed avevano lo scopo di incutere il terrore più nero, di spaventare la popolazione, i sindacati in lotta, di paralizzare l'azione delle organizzazioni armate. Mentre alcuni furono trasferiti ad altri campi, in carcere, o rimessi in libertà, la maggioranza — e periodicamente — venivano portati via con destino ignoto. “
Piero Di Monte, Desaparecidos. Testimonianza di un superstite, a cura di Giulio Battistella, edizioni EMI, Bologna, ottobre 1983¹; pp. 73-74.
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I partiti comunisti, o quinte colonne, costituiscono una sfida crescente ed un pericolo per la civiltà cristiana
Ciò che il telegramma di Kennan aveva posto all’attenzione dei policymakers dell’amministrazione Truman era la centralità dei partiti comunisti nell’Europa Occidentale: questi, a suo giudizio, erano i veri strumenti dell’espansionismo sovietico, che non si sarebbe verificato attraverso un’invasione militare del continente, né nel breve né nel lungo termine. Scriveva Kennan nel lungo telegramma,…
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"Che cos’è il cristianesimo”, il libro postumo di Papa Benedetto XVI (Mondadori), è tante cose. E’ un libro malinconico: “Non conosciamo il futuro della nostra cultura…”. E’ un libro eurocentrico: “In nessun altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner”. E’ un libro tragicamente realista, “di fronte all’incredibile sporca quantità di male, di violenza, di menzogna, di odio, di crudeltà e di superbia che infettano e rovinano il mondo intero”. Ma è soprattutto un’istigazione a delinquere. La citazione biblica più importante è quella del sacerdote Mattatia: “Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra”. Il vecchissimo, debolissimo Papa negli ultimi suoi giorni rileggeva il Primo libro dei Maccabei, e non come un erudito ma come un combattente, alla luce della “moderna legislazione”, dello “stravolgimento dei sessi attraverso l’ideologia gender”, e ne ricavava che“l’atteggiamento di Mattatia è quello dei cristiani”. Dunque l’atteggiamento dei cristiani, l’atteggiamento giusto, l’atteggiamento necessario, è la ribellione. Alla moderna legislazione.
Grandissimo Langone, via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/01/20/news/il-libro-postumo-di-benedetto-xvi-e-anche-un-istigazione-a-delinquere-4872060/
Sempre sostenuto che la forma più alta di opera dell'umano ingegno raggiunta dall'Umanità siano certi arditissimi pinnacoli innalzati dalla musica tra fine Sei e fine Otto. Della tanto vituperata Civiltà Occidentale Cristiana si parlerà per sempre, e si rimpiangerà.
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E tuttavia, proprio perché su di esso fanno gran conto, i Greci nutrono nei confronti di questo animale una fiducia meno cieca di quella che induce la nostra cultura a chiamare il cane Fido per antonomasia.
Fra le molte elaborazioni che lo riguardano, ve ne sono molte in cui il cane appare un soggetto non totalmente affidabile: lo si pensa per esempio pronto ad attacchi di improvvisa e imprevedibile voracità lupina – accessi di aggressività che i Greci denominavano lyssa (da lyk-ja, il comportarsi da lykos “lupo”); lo si sospetta di collusione con il nemico – il lupo, la volpe, il ladro – cui potrebbe consegnare qualche capo di bestiame o libero accesso in casa in cambio di congruo compenso; si teme che manifesti il suo affetto solo per ottenere un tozzo di buon pane o un succulento pezzo di carne, come il più viscido degli adulatori.
Cristiana Franco I Greci e gli animali da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco
Rhyton in the shape of a dog's head, Greece, circa 480 BC
from The State Hermitage Museum, St. Petersburg
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padre Gianmarco Paris Omelia Commemorazione dei defunti
Liturgia della parola della prima messa: Gb 19,1.23-27; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40 L’esperienza della morte segna in profondità le persone di tutte le culture e di tutti i tempi. Addirittura, si fa risalire la nascita della “civiltà” nel mondo ai primi segni di un “culto dei morti”, che riflettono la cura degli esseri umani per i loro simili che sono morti. Il nucleo della fede cristiana è…
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