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Cordoglio per la scomparsa di Giorgio Ottolenghi: un uomo che ha segnato la storia culturale di Casale Monferrato
Il Sindaco Emanuele Capra ricorda Giorgio Ottolenghi, custode della cultura ebraica e del patrimonio casalese
Il Sindaco Emanuele Capra ricorda Giorgio Ottolenghi, custode della cultura ebraica e del patrimonio casalese La notizia della scomparsa di Giorgio Ottolenghi ha profondamente colpito la città di Casale Monferrato. Giorgio Ottolenghi era un uomo che ha saputo onorare la presenza pluricentenaria della sua famiglia nella città, lasciando un’impronta indelebile nella comunità locale e, in…
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IL VILLAGGIO DOVE EBREI E ARABI VIVONO INSIEME IN PACE
Si trova a metà strada fra Gerusalemme e Tel Aviv il villaggio di Neve Shalom Wahat al Salam il cui nome, scritto sia in lingua ebraica che araba, significa Oasi di Pace. Fondato nel 1972 dal padre domenicano Bruno Hussar su un terreno concesso dal vicino monastero trappista di Latrun, nel 1977 ha visto il trasferimento della prima famiglia sulla collina che all’epoca non aveva né acqua corrente né elettricità. Oggi il villaggio ospita 70 famiglie, metà di fede ebraica e metà musulmane, che dedicano la loro vita alla costruzione di giustizia, pace e riconciliazione per la regione. Si tratta dell’unica comunità del Paese in cui ebrei e arabi, tutti di cittadinanza israeliana, vivono insieme per scelta e insieme fanno studiare i loro figli nell’asilo e scuola elementare bilingue che ospitano circa 270 bambini. Tra le altre iniziative della comunità vi è la Scuola per la Pace, che dalla sua fondazione nel 1979 ha offerto laboratori e corsi universitari per favorire il dialogo interculturale e interreligioso a circa 65.000 tra israeliani e palestinesi.
Nell’ultimo comunicato del villaggio emesso a seguito dello scoppio delle ostilità tra Israele e Hamas si legge: “Continuiamo a incontrarci e a discutere della situazione. Per noi il dialogo e il confronto sono fondamentali. Dobbiamo ritrovare la strada per tornare ai valori umani, al rispetto e all’apertura al dolore, alle paure e alle reazioni degli altri”.
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Fonte: Wahat al-Salam Neve Shalom; Oasi di pace
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che cos'era una chiesa cristiana?
si usavano già allora queste parole? Probabilmente si. Nelle lettere Paolo parla delle sue "chiese" - che per essere meno clericali potremmo chiamare semplicemente "gruppi". E "cristiana"? Anche. La parola è nata ad Antiochia, in Siria, dove Paolo ha cominciato la sua predicazione una decina d'anni dopo la morte di Gesù. Sotto la guida di Paolo si sono moltiplicate le conversioni e si sono cominciati a chiamare christianoí i seguaci di quel Christós che parecchi, a partire dalle autorità romane, consideravano un capo ribelle ancora in vita. Questa leggenda metropolitana ha cominciato a diffondersi e nel 41 è arrivata a Roma dove per tutta risposta l'imperatore Claudio ha emanato un decreto contro gli ebrei, accusati di provocare disordini in nome del loro leader Christós.
Roma, Antiochia e Alessandria erano le capitali del mondo, ma anche in una zona periferica dell'Impero come la Macedonia, dove viveva Luca, poche decine di persone in qualche città si consideravano la Chiesa di Cristo. Queste poche decine di persone non erano poveri pescatori incolti come nella Galilea delle origini, di cui non sapevano nulla, e nemmeno uomini di potere, ma piuttosto bottegai, artigiani, schiavi. Luca mette l'accento su alcune reclute di classe più elevata, soprattutto romane, ma Luca è un po' snob, portato al name-dropping, il tipo capace di precisare che Gesù non era soltanto figlio di Dio ma discendeva anche, da parte di madre, da un'ottima famiglia.
Alcuni erano ebrei ellenizzati, la maggior parte greci giudaizzanti, ma dopo il loro incontro con Paolo tutti, ebrei e greci, pensavano di aver aderito a una delle correnti più pure e autentiche della religione d'Israele, non a una fazione di dissidenti. Continuavano ad andare in Sinagoga, se non venivano accolti con eccessiva ostilità. L'ostilità si manifestava, ovviamente, laddove c'erano una vera sinagoga, una vera colonia ebraica e veri ebrei circoncisi. Non era il caso di Filippi, mentre era il caso di Tessalonica, dove Paolo è andato subito dopo. Quando il nuovo arrivato ha attratto a sé una parte dei loro fedeli, gli ebrei non l'hanno presa bene. Lo hanno denunciato alle autorità romane come fomentatore di disordini e lo hanno costretto a fuggire; la scena si è ripetuta a Berea, la città vicina. Che cosa potevano fare allora i convertiti di Paolo? O andare come prima in sinagoga, e vedersi in privato, senza richiamare l'attenzione, per mettere in pratica le istruzioni lasciate dal nuovo guru. O aprire un'altra sinagoga.
Ma davvero? Era così semplice? Facciamo un po' di fatica a crederlo. Pensiamo subito a scismi, eresie. Il fatto è che siamo abituati a vedere in ogni religione un fenomeno più o meno totalizzante, ma nell'antichità non era affatto così. Su questo punto, come su molti altri che riguardano la civiltà greco-romana, mi rifaccio a Paul Veyne, scrittore magnifico oltre che grande storico. Ora, dice Paul Veyne, nel mondo greco-romano i luoghi di culto erano piccole imprese private; il tempio di Isis di una città non aveva più rapporti con il tempio di Isis di un'altra città di quanti non ne abbiano, per esempio, due panifici. Uno straniero poteva dedicare un tempio a una divinità del proprio paese esattamente come oggi potrebbe aprire un ristorante etnico. Era il pubblico a deciderne il futuro, andandoci o no. Se arrivava un concorrente, al massimo poteva soffiare dei clienti al tempio - rimprovero che veniva mosso spesso a Paolo.
Già gli ebrei prendevano questi argomenti meno alla leggera dei pagani, ma sono stati i cristiani a creare un'organizzazione religiosa centralizzata, con la sua gerarchia, il suo Credo valido per tutti e i provvedimenti contro chi non si allineava. Nel periodo di cui parliamo questa invenzione era ancora ai suoi primi vagiti. Quello che cerco di descrivere somiglia, più che a una guerra di religione - gli antichi non sapevano nemmeno che cosa fosse -, a un fenomeno che si osserva spesso nelle scuole di yoga e di arti marziali, e di sicuro anche in altre realtà, ma io parlo di quella che conosco. Un allievo di livello avanzato decide di passare all'insegnamento e si porta dietro una parte dei condiscepoli. Il maestro ci rimane male, e lo fa più o meno vedere. Per amor di concordia alcuni allievi alternano i corsi dell'uno e dell'altro, e dicono che si trovano bene, che i due corsi si integrano. Dopo un po', la maggior parte fa una scelta.
-Emmanuel Carrère -Il Regno
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“ Il primo dei “lupi solitari” a entrare in azione è stato il norvegese Anders Breivik: il 22 luglio 2011 ha compiuto la strage di sessantotto giovani radunati per un seminario nell'Isola di Utoya in Norvegia. Gesti come questi fanno scattare l’emulazione. Pochi mesi dopo, il 13 dicembre, c’è una strage a Firenze in pieno centro: due migranti senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, vengono uccisi da un estremista di destra, sostenitore di Casa Pound, Gianluca Casseri, che si suicida per evitare l’arresto. Un altro “lupo solitario”, David Sonboly, un diciottenne tedesco di origine iraniana, il 22 luglio 2016 uccide nove persone nel centro commerciale Olympia di Monaco. Il 3 febbraio 2018, a Macerata un raid razzista: Luca Traini, ventottenne leghista e ammiratore di Hitler, spara dalla propria auto in corsa in alcune zone della città, ferendo sei persone, tutti africani, colpevoli di avere la pelle nera come l’assassino della povera Pamela Mastropietro. Al suo arresto fa il saluto romano. Il 13 maggio 2019, il suprematista Brenton Tarrant uccide a Christchurch in Nuova Zelanda quarantanove musulmani che pregavano in due moschee e ne ferisce altri quarantotto. Sul fucile, usato, c’era scritto il nome di Traini. Prima di compiere un tale orrendo gesto, aveva messo in rete il suo manifesto: “Il genocidio dei bianchi, causato dall'immigrazione di massa”. Il 28 settembre dello stesso anno l’americano Patrick Crusius uccide ventidue persone a El Paso (Texas), ferendone altre ventiquattro. “Difendo il mio Paese dalla sostituzione etnica e culturale portata avanti da un’invasione.” Gli stessi messaggi di odio che si ritrovano sul social di Tarrant. Pochi giorni dopo, il 9 ottobre, un attentato antisemita: Stephan Balliet, ventotto anni, estremista di destra, durante la festa ebraica dello Yom Kippur, prende d’assalto la sinagoga di Halle (Germania), dove si trovano cinquantadue fedeli. Non riuscendo a entrare, uccide a caso due passanti e un ragazzo di vent’anni in una tavola calda. Prima dell'azione aveva pubblicato un documento nel quale affermava che “la radice di tutti i problemi sono gli ebrei”. Per poi aggiungere: “Gli Stati hanno l’obiettivo di uccidere il maggior numero di anti-bianchi, meglio se ebrei”.
Sembra che, nella sola Germania, siano oltre dodicimila le persone appartenenti a gruppi neonazisti. E questi gruppi sono spesso armati. Sempre in Germania, un’altra strage di nove stranieri è avvenuta a Hanau il 20 febbraio 2020. Morto anche il “lupo solitario” che aveva scritto: “Alcuni popoli che non si riescono a espellere dalla Germania vanno sterminati”. Nel solo 2020 sono stati sciolti tre gruppi neofascisti pronti alla lotta armata. Ritornando nel nostro Paese, vorrei sottolineare l’arresto il 22 gennaio 2021 di Andrea Cavalleri, un ventiduenne di Savona. Voleva imitare Anders Breivik e Brenton Tarrant, mosso da un’ideologia suprematista. Contava di realizzare stragi tramite il suo gruppo il “Nuovo Ordine sociale” che propagandava sul canale Telegram “Sole Nero”. È accusato di associazione con finalità di terrorismo, di incoraggiare a compiere massacri nelle scuole. “Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0.” Oltre agli ebrei, il giovane savonese aveva preso di mira anche le donne. “Gli ebrei sono il male primo da eliminare.” In quel giorno saranno dodici le perquisizioni nei confronti di persone legate al giovane ventiduenne, nelle città di Genova, Torino, Cagliari, Forlì, Cesena, Palermo, Perugia, Bologna e Cuneo. Questa è la chiara manifestazione di quanto sia esteso il fenomeno dell'estrema destra e del suprematismo bianco anche nel nostro Paese. “
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
#Alex Zanotelli#razzismo#demagogia#saggistica#sessismo#Lettera alla tribù bianca#discriminazione#leggere#terrorismo#strage di Utøya#Anders Breivik#Utoya#Norvegia#Diop Mor#Gianluca Casseri#Casa Pound#Firenze#David Sonboly#libri#Monaco di Baviera#Luca Traini#Macerata#Halle#Germania#Pamela Mastropietro#Christchurch#Patrick Crusius#Savona#Brenton Tarrant#Stephan Balliet
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Pogroms in nome di proteggere la fede cristiana ortodossa a causa del pericolo del re malvagio e iniquo ebreo di Israele:
*Dopo la rimozione delle statue di idolatria come quelle di Lenin e di Stalin che erano entrambi ebrei molto pericolosi, Ivan VII fece anche abolire la festa della liberazione di Auschwitz e fece invece festeggiare il martirio dei Romanov proclamati ancora una volta santi in modo ufficiale il giorno 17 luglio in cui i Romanov erano stati uccisi barbaramente e disumanamente a causa degli ebrei bolscevichi quindi il 27 gennaio è stato bannato,bloccato e censurato in tutta la Russia specificando che è un falso storico per rafforzare il potere ebraico che anche i Protocolli di Zion avevano avvisato del pericolo e specifica anche che non è una festa cristiana ma una festa ebraica bolscevica e quindi la sinagoga di Satana non è più benvenuta in Russia.
Subito dopo, gli ebrei russi piangono e si offendono minacciando di distruggere l'Europa e il cristianesimo attraverso le armi nucleari e i terroristi e Ivan VII risponde invece che Israele sarà invasa e distrutta con le armi nucleari insieme al loro falso messia e al loro falso profeta, subito dopo la polizia russa inizia a fare arrestare i ricattatori ebrei russi e li manda in Siberia facendoli lavorare in modo forzato, morire di stenti,morire di malattia e li farà abortire e sterilizzare ogni giorno se non ritirano i loro ricatti anticristiani poi ci sono pochi ebrei russi che sono stati risparmiati dai pogroms per motivi che non loro non credono a nessun messia ebreo e sono più neutrali.
Il Sacro Romano Impero e il quarto reich supporta le azioni di Ivan VII in nome di proteggere la fede cristiana quindi fa consegnare gli ebrei italiani,austriaci e tedeschi alle autorità russe per farne ciò che vuole degli ebrei sionisti ricattori: ucciderli,torturarli,farli abortire, sterilizzarli e trasformarli in oggetti attraverso le loro ceneri per motivi che gli ebrei non capiscono nulla che Abu Qasim Muhammad è un distruttore nato e odia l'amore e il genere umano perché è Satana lui stesso, allo stesso tempo Heinrich III spera che in qualche modo i suoi alleati israeliani Jacopo Levi e Amir Menashe capiscono i loro errori e si convertano al cristianesimo in modo libero e con l'anima se proprio non desiderano continuare a vedere Abu Qasim Muhammad uccidere brutalmente i cristiani e I musulmani sunniti, anche il Sacro Romano Impero risparmia pochi ebrei, quei ebrei che rifiutano di riconoscere Abu Qasim Muhammad ed Ephraim Werner come i loro messia ebrei Ben David e Ben Joseph.
Ivan VII cita una frase della Profezia di Ezechiele che riguarda proprio appunto a un principe malvagio di Israele:
"A te, sconsacrato, empio principe d'Israele, di cui è giunto il giorno con il tempo della tua iniquità finale, così dice il Signore Dio: Deponi il turbante e togliti la corona: tutto sarà cambiato: ciò che è basso sarà elevato e ciò che è alto sarà abbassato. In rovina, in rovina, in rovina la ridurrò e non si rialzerà più finché non giunga colui al quale appartiene di diritto e al quale io la darò"
Ezechiele 21: 30-32
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*Abu Qasim fece uscire il suo regno anticristico di natura anticristiana fuori dalle Nazioni unite e dalla corte internazionale criminale facendo anche terminare l'alleanza con gli Stati Uniti e l'unione europea perché rifiuta di permettere uno stato palestinese indipendente vicino a Israele e di dare diritti ai cristiani e musulmani sunniti facendo una persecuzione contro quest'ultimi in Israele,Palestina,Yemen,Siria,Iran e Libano rifiutando l'autorità del cristianesimo nel mondo.
Abu Qasim cita la storia ebraica dicendo che il cristianesimo è una religione malvagia che più volte ha causato i pogrom contro i popolo ebraico in tutti secoli dei secoli e che Gesù non era affatto per nulla ebreo ed è per questo motivo che sarà per sempre rifiutato, cita anche l'Islam citando sempre le stesse cose e di come i Quraysh hanno ucciso sempre gli sciiti e ammette anche che lo sciismo non c'entra nulla con l'Islam ma è sempre una religione ebraica e il Messia degli ebrei,cristiani falsi,dei satanisti e dei musulmani sciiti è finalmente arrivato e il velo è stato tolto rivelandosi al mondo.
Gli Stati Uniti di James Sawyer e l'unione europea automaticamente si allontanano dal sionismo perché profondamente delusi confermando infatti che il communismo e lo sciismo erano creazioni ebraiche usando ebrei che erano falsamente convertiti al cristianesimo come Karl Marx e all'Islam come Abdullah Ibn Saba quindi cercano che qualcuno in Germania possa difendere il Vaticano e possibilmente creare un quarto reich.
Abu Qasim odia molto la Germania e l'Italia temendo infatti un qualcosa che non gli piace: un ennesimo Sacro Romano Impero e conosce la storia di Carlo Magno,Carlo Martello,Ottone I,Enrico II e Filippo II temendo che c'è un discedente vivo da quelle parti e non gli piace neppure che ci sono quattro degli ex nazisti ritornati in vita dall'inferno e dal paradiso che potrebbero ostacolare ancora una volta i piani ebraici di distruggere l'Europa e non gli piace neppure la polizia di Berlino e nemmeno le guardie svizzere del Vaticano perché potrebbero continuare ad arrestare terroristi di al-Qaeda, terroristi sciiti,satanisti,ebrei sospettosi, neo nazisti e potrebbero anche mettere nei guai il suo alleato Richard Stuard se venisse mandato in ergastolo o condannato a morte dalla corte internazionale criminale.
Abu Qasim supporta Richard Stuard per promuovere la falsa narrativa che la Russia di Putin è innocente, i cristiani sono malvagi e non hanno nessun diritto di autodifendersi in caso di invasione musulmana sciita, l'ebraismo è la vera religione e fede, questo perché Richard Stuard è segretamente di origini ebraiche da parte materna risultando quindi di essere un falso cristiano,falso profeta, un Mischling e un neo nazista per demonizzare il cristianesimo*
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L'Antisemitismo è una malattia morale
Un antisemita razzista sterminazionista – Tra i numerosi antisemiti razzisti radicali primeggia Theodor Fritsch. un razzista antisemita allo stato puro. Instancabile teorico dello sterminio degli ebrei, esprime il suo pensiero nel Manuale della questione ebraica, un libro che più tardi influenza Hitler. “Allievo” di Marr, ben presto se ne stacca per aderire ad un antisemitismo radicale, semplicistico e fanatico come testimonia egli stesso in una lettera:
Per quanto riguarda gli ebrei, appartengo ai ‘radicalissimi’. Non la considero una disgrazia, se la ‘forza bruta del popolo sparge ‘del sale sulla coda delle sanguisughe’. [… ] Per come oggi è la mia immagine dell’autentico carattere ebraico, non posso accettare l’ebreo come uomo […] Dio ha creato gli animali nocivi affinché costituiscano uno stimolo. Dove si accumula lo sporco, si moltiplicano gli insetti; per liberarci dei parassiti che ci molestano, dobbiamo cercare di tenere lontano lo sporco. Così gli insetti costituiscono un incitamento alla pulizia e con ciò la spinta a tutti gli sviluppi ed affinamenti della civiltà. Il distorto intelletto ebraico trarrebbe la conseguenza che occorre onorare e curare gli animali nocivi in quanto ‘portatori della civiltà’. Il giusto intelletto dell’uomo trae altre conclusioni. La civiltà non nasce coltivando parassiti, ma nasce e consiste lottando contro di essi. Qui c’è tutta la mia professione di fede : la missione degli ebrei è di tormentare gli uomini, la missione degli uomini è di schiacciare gli ebrei. […] Così la questione ebraica ha qualcosa di terapeutico: sveglia ed acuisce la ragione.
Fritsch non si sforza di trovare una giustificazione per la presunta pericolosità degli ebrei, perché per questo “apostolo” dell’antisemitismo razzista più radicale ciò non è necessario: gli ebrei, metaforicamente paragonati ad animali o erbacce nocivi, sono per lui tautologicamente dannosi.
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Una finestra sulla comunità ebraica ortodossa di Williamsburg, New York: una storia di tradizione, fede e comunità.
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MARCO BELLOCCHIO: “RAPITO”
A leggere le recensioni di "Rapito" il bel film di Marco Bellocchio, sembrerebbe trattarsi di un film eminentemente storico ed effettivamente di questo si tratta. L'episodio raccontato risale al 1858 e a quei tempi Bologna era ancora sotto il dominio del Papa-Re, Pio IX, quando il piccolo Edgardo Mortara, di famiglia ebraica, viene segretamente battezzato dalla donna di servizio che, fraintendendo e pensandolo in fin di vita, decide di sottrarlo al limbo, a cui erano destinate le anime non battezzate ( e tali erano anche considerati gli ebrei). Venuto misteriosamente a conoscenza del fatto, il Papa decide di far prelevare il piccolo e, grazie all’intervento del braccio armato della Chiesa, la Santa Inquisizione, viene strappato alla famiglia d’origine per imporgli una vita di fede cristiana. La vicenda, realmente accaduta, è certamente significativa dell'esercizio del potere da parte della Chiesa in quegli anni, ma come avvisa lo stesso Bellocchio, "È un film, non è né un libro di storia o di filosofia, né una tesi ideologica" ed è quindi evidente che si tratti del racconto di una vicenda e non certo di una lezione sulla Storia della Chiesa (e del suo potere temporale). Ma c'è di più (o, almeno c'è dell'altro). "Rapito" è un grande film di "segni". Si tratta forse di un aspetto secondario dell'opera, ma visto che giornali e riviste specializzati, puntano tutto sul racconto storico e sui giudizi che si possono dare su una simile assurda vicenda, vale la pena considerare anche questo aspetto, niente affatto trascurabile. Già dal principio a dare fuoco alle polveri è un segno: la fantesca vede i genitori del piccolo Edgardo recitare una preghiera davanti alla culla del bambino e da quel "segno" deriva una convinzione, cioè che il bambino sia malato. Non per tirarla troppo per le lunghe, ma come affermato da teorie semiotiche, é il caso di ricordare che un "segno" per funzionare ha bisogno di un "emettitore" e poi di un "ricettore" che, tramite un "messaggio", riceve una informazione. Tutto questo però non può avvenire senza un "contesto". E nel nostro caso il punto è proprio questo contesto, formato da un substrato di pregiudizi millenari contro gli ebrei e, in generale, contro le culture, le fedi, le idee non omologate. In fondo le fedi sono fatte anche di segni esteriori forti. Edgardo già adulto, nel corso della sua durissima "rieducazione", per punizione verrà obbligato dal Papa a tracciare con la lingua tre croci per terra, in una scena tra le più drammatiche del film. Gli ebrei si differenziano alla vista, proprio grazie ai segni: la piccola Mezuzah data dalla madre al piccolo Edgardo, lo "Shema Israel", così come la Kippah che ricopre il capo degli ebrei. Tutto questo nel film è ben evidenziato poiché, poi in fin dei conti le due grandi religioni, quella cristiana e quella ebraica hanno più punti di unione che punti di divisione, a cominciare dal fatto, e non è cosa da poco, che pregano lo stesso Dio. Il fim di Bellocchio è ben ambientato, prima in una lugubre Bologna e poi in una altrettanto inquietante Roma che ben rispecchiano la realtà di quei tempi difficili (ammesso che ne esistano di facili). Alla cacciata di Pio IX, a seguito della breccia di Porta Pia nel 1870 Edgardo Mortara, ormai sacerdote, inveirà contro il fratello, (arruolato nelle truppe sabaude e appena entrate in Roma) che cerca di convincerlo a tornare a casa. Una storia difficile da raccontare che non ha scoraggiato il coraggioso Marco Bellocchio che ne ha fatto un film non manicheo, molto originale e di grande bellezza.
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[Italian translation of Eli Kittim’s article]
[Traduzione italiana dell’articolo di Eli Kittim]
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La rinascita si basa sui sacramenti o sull'esperienza?
Eli Kittim
Il Papa ha recentemente fatto una dichiarazione scioccante secondo cui è pericoloso cercare una relazione personale con Cristo al di fuori della Chiesa. La sua affermazione implica che non c'è salvezza fuori della Chiesa. Tuttavia, né Gesù né alcuno degli evangelisti ha mai detto che “chiunque crede nella chiesa di Cristo sarà salvato” (Marco 16:16). Né Gesù ha mai detto che bisogna rinascere nella chiesa. L’apostolo Paolo non ha mai detto “se qualcuno non appartiene alla chiesa, non appartiene a Cristo” (Romani 8:9). Piuttosto, ha detto che siamo rinati solo in Cristo (Romani 5:12-21). La Bibbia è molto chiara nel dire che siamo salvati attraverso un'esperienza di rinascita di Gesù Cristo (Giovanni 3:3-5; Atti 2:1-4). Filippesi 2:12 dice: "Operate alla vostra salvezza con timore e tremore", mentre Efesini 4:22-24 ci insegna a rivestire una nuova identità per rinnovare lo spirito della nostra mente. Romani 8:9 ci ricorda che a meno che lo Spirito Santo non ci abbia trasformato radicalmente e non abbia dimorato in noi, non apparteniamo a Cristo. Questo è il motivo per cui 2 Corinzi 5:17 dice che coloro che sono rinati in Cristo sono una nuova creazione. La loro personalità è cambiata. La loro mente è cambiata. Ecco perché, nella Bibbia, coloro che vengono trasformati radicalmente ricevono nuovi nomi (ad esempio Abramo/Abramo, Giacobbe/Israele, Saulo/Paolo e così via). Purtroppo nient’altro può purificare la nostra natura carnale e renderci vasi di santità.
Molte persone si ingannano pensando di essere salvate con atti personali della mente o della volontà, cioè o credendo in Cristo, o facendo una pubblica professione di fede, pregando la preghiera del peccatore, attraverso riti, sacramenti , leggi alimentari, attraverso opere della legge, o attraverso un assenso intellettuale alle verità del cristianesimo. Ma tutti questi comportamenti, opere e rituali alimentari non sono capaci di trasformare radicalmente un peccatore in un santo perché non purificano realmente la nostra natura carnale, né ci riempiono di Spirito Santo. Solo una rinascita esistenziale in Cristo può fare questo. Questo perché una persona è ancora carnale e la sua natura peccaminosa continua a dominare la sua mente anche dopo aver preso parte ai sacramenti o aver compiuto opere della legge. Solo una trasformazione radicale della mente può cambiare tutto questo.
Quindi la mia domanda è questa: come conciliare il comando di Gesù di nascere dallo Spirito Santo con l'insegnamento cattolico romano e ortodosso orientale della salvezza attraverso i sacramenti?
Si tratta di una questione della massima importanza in cui è in gioco la vita delle persone. Questo è molto serio. Stiamo parlando se le persone vengono salvate oppure no. Se le persone vengono indotte in errore a pensare che andranno in paradiso, quando ciò non è vero, allora devo avvertirle. Il Nuovo Testamento non suggerisce che i meriti della redenzione siano appropriati direttamente attraverso i sacramenti, poiché ciò costituirebbe una spiritualità carnale basata su sostegni esterni, che non possono assolutamente cambiarci dall'interno. I sacramenti sono un'estensione della Pasqua ebraica e delle leggi alimentari ebraiche. Nessuno dei due può veramente cambiare la nostra natura carnale dall’interno. In Matteo 15,11, Gesù spiega che le leggi alimentari non fanno nulla perché non sono i cibi che mangi a purificarti o a contaminarti, ma piuttosto ciò che esce dal tuo cuore non purificato e non rigenerato che ti contamina: “non è ciò che entra nel bocca che [pulisce o] contamina una persona, ma ciò che esce dalla bocca; questo contamina l’uomo”.
Secondo l'apostolo Paolo, prima di rinascere (cioè rinnovati nello spirito della mente) operiamo in base ai desideri della carne (mente carnali), ma dopo che rinasciamo otteniamo un nuovo sistema operativo che opera attraverso l’amore, non la lussuria (Efesini 4:22-24)! Pertanto, la partecipazione ai sacramenti non fa nulla per cambiare o purificare la nostra natura carnale (o natura peccaminosa). Possiamo condurre esperimenti psicologici per dimostrare che la stessa mente carnale opera dopo aver preso i sacramenti come prima. Se un cristiano cattolico o ortodosso è onesto, dovrà ammettere che gli stessi pensieri peccaminosi, inclinazioni e desideri lussuriosi sono ancora presenti dopo aver preso i sacramenti. Come possono allora le Chiese cattolica e ortodossa affermare che la Santa Comunione è un "sacrificio espiatorio" per i fedeli e che noi rinasciamo attraverso i sacramenti?
Comprendiamo davvero cosa significa la nuova nascita? Dobbiamo leggere Atti 2:1-4, Efesini 4:22-24 e Filippesi 2:12, tra gli altri passaggi, per vedere come viene realizzato. Comprende un'esperienza personale ed esistenziale di Dio in cui arrendiamo la nostra mente e la nostra volontà a Lui. Leggi Galati 2:20, dove Paolo dice: “Sono stato crocifisso con Cristo e non vivo più io, ma Cristo vive in me”. Pensi che la crocifissione o la morte di Paolo siano il risultato della sua partecipazione ai sacramenti? Ovviamente no! Paolo si riferisce alla morte del vecchio sé, come menzionato in Efesini 4:22-24. Questa esperienza esistenziale è conosciuta e scritta da contemplativi cattolici, come Giovanni della Croce, ma rifiutati dal Magistero della Chiesa, anche se Giovanni della Croce è un Dottore della Chiesa cattolica.
Essere innestati in Cristo (Rm 11) significa diventare parte del corpo di Cristo. Ciò può avvenire solo quando lo Spirito ci ricrea mediante il battesimo dello Spirito Santo, mediante una nuova nascita, simile all'esperienza esistenziale che hanno avuto i fedeli (At 2,1-4). Gesù ha detto che devi rinascere dallo Spirito, non dalla terra. Non ha detto che devi mangiare pane o bere vino o frequentare la chiesa per nascere da Dio.
In conclusione, nulla di esterno può cambiare la nostra natura carnale e riempire i nostri cuori di amore, o darci la pace che supera la comprensione. Ciò può avvenire solo in una notte oscura dell’anima, quando la nostra identità viene cancellata e Dio stesso diventa la nostra nuova identità o il nostro nuovo sé (cfr Galati 2,20)! Purtroppo non esistono scorciatoie per la salvezza.
Per ulteriori dettagli si veda il seguente saggio:
Il Battesimo dello Spirito Santo
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Ogni anno, quando si avvicina il Natale, sentiamo ripetere che Gesù era palestinese. In realtà, come ha scritto (con Laura Beltramo) la studiosa dell’Università di Torino Daniela Santus, il termine Palestina venne adoperato per la prima volta da Erodoto, ma soltanto per riferirsi alle zone costiere dell’antico insediamento filisteo (“Hatikva. Spazio e percezione nel Tanakh e in Eretz Israel”, Nuova Trauben, 2021). Successivamente, nel 135 d.C., venne nuovamente adottato dall’Imperatore Adriano con l’obiettivo di cancellare il carattere ebraico della Terra d’Israele.
Pertanto Gesù, non essendo nato in un villaggio lungo la costa tra Gaza e Ashkelon ed essendo vissuto ben prima del 135 d.C., non può in alcun modo essere definito palestinese, a meno di voler piegare anche la fede alla politica.
A quei tempi l’area abitata dagli ebrei veniva definita Giudea, come attestano Plutarco, Tacito e Svetonio all’inizio del II secolo. Il termine “palestinese” non è presente nell’antichità e ancora Gerolamo, nel V secolo, si dimostra consapevole dell’uso del termine Giudea, tanto da scrivere: “Judaea quae nunc appellatur Palaestina”.
La terra d’Israele è stata rappresentata “geograficamente” sin dai tempi di Rashi, ovvero Rabbi Shlomo Yitzhaki (1040-1105): alcuni suoi scritti contengono infatti mappe schematiche ispirate ai racconti biblici. Sarà tuttavia il sionismo a imprimere una svolta importante agli studi geografici della Terra d’Israele: tra i primi cartografi che possiamo far rientrare in questo filone troviamo Eliezer ben Yehudah. Nel 1833 scrisse un volume, “Sefer Eretz Israel”, in cui descriveva nei dettagli gli aspetti naturali, il clima, la flora e la fauna. Inoltre, nel 1919 vide la luce la carta “Repubblica della Terra d’Israele”.
Il 2 novembre di due anni prima aveva visto la luce la “dichiarazione Balfour”. Si tratta di un documento ufficiale, anche se sotto forma di lettera, inviato dal ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rotschild, rappresentante della comunità ebraica e del movimento sionista, con il quale il governo britannico esprimeva la volontà di creare un “focolare nazionale per il popolo ebraico” in Palestina, nel rispetto dei diritti civili e religiosi di tutti i residenti.
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E se la storia ufficiale del popolo ebraico, costruita e tramandata dagli studiosi, non fosse altro che un mito con cui giustificare l’impresa coloniale dello Stato di Israele?
E se la narrazione che ne propone una storia “unitaria”, descrivendola come un percorso lineare che dall’epoca biblica arriva ai giorni nostri con il ritorno nella terra perduta, fosse il falso ideologico di una storiografia di stampo nazionalista?
Nella sua opera più importante, che ha acceso un ardente dibattito in diversi paesi ed è diventata un best seller, lo storico israeliano Shlomo Sand smonta la teoria dell’esilio forzato a opera dei Romani, sostenendo che gli ebrei discendano da una moltitudine di convertiti provenienti da varie aree del Medio Oriente e dell’Europa orientale.
domande:
è davvero esistito un popolo ebraico che si è preservato per millenni mentre tutti gli altri "popoli" si dissolvevano e scomparivano?
Come e perché la Bibbia, impressionante biblioteca teologica che nessuno sa dire con certezza quando fu redatta o composta, è diventata un libro di storia affidabile per la nascita di una nazione?
L'esilio degli abitanti della Giudea si verificò con la distruzione del secondo Tempio o si tratta di un mito cristiano finito non per caso nella tradizione ebraica?
Se l'esilio non si è mai verificato, che ne è stato della popolazione locale e chi sono quei milioni di ebrei saliti alla ribalta della storia nei luoghi più disparati?
Se gli ebrei dispersi per il mondo fanno tutti parte del "popolo ebraico", quali elementi etnografici accomunano la cultura di un ebreo di Kiev a quella di un ebreo di Marrakech al di là dell'appartenenza religiosa e di alcuni rituali?
la teoria che considera l'ebraismo come un'importante cultura-fede e non un'uniforme cultura-popolo è davvero un suo svilimento come i ferventi sostenitori del nazionalismo ebraico continuano a ripetere da centotrent'anni?
basato su fonti e reperti archeologici, libro che si fa divorare...👍
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Roma, consegnata un'area per le sepolture al Cimitero Flaminio alla comunità ebraica progressiva
Roma, consegnata un'area per le sepolture al Cimitero Flaminio alla comunità ebraica progressiva. Si è svolta ieri mattina, alla presenza dell'Assessora all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, e della Presidente della Comunità Ebraica "Beth Hillel", Daniela Gean, la firma del protocollo per la consegna dell'area cimiteriale adibita alla sepoltura degli appartenenti alla corrente dell'ebraismo progressivo. L'area in questione, circa 300 mq, è stata individuata da Roma Capitale presso il Cimitero Flaminio, in esecuzione di quanto disposto dalla Memoria di Giunta Capitolina n.52/2023 e dal Regolamento di Polizia Cimiteriale, che prevede la possibilità di istituire ulteriori reparti speciali per il seppellimento di persone che professano culti diversi da quello cattolico, non professanti alcun culto o appartenenti a comunità straniere. "Ringraziamo l'Amministrazione Capitolina per questo passo in avanti nel riconoscimento delle esigenze della Comunità. Siamo felicissimi di aver raggiunto questo risultato: in questo modo anche noi avremo la possibilità di garantire una degna sepoltura a tutte le persone che diversamente non avrebbero avuto un luogo riconosciuto dove poter riposare in pace", ha dichiarato la Presidente della Comunità Ebraica Progressiva, Daniela Gean, a margine della firma dell'accordo. "Con la firma di oggi - commenta l'Assessora Sabrina Alfonsi - manteniamo fede all'impegno assunto alcuni mesi fa nei confronti della Comunità Beth Hillel. All'interno di un più generale piano di riqualificazione dei nostri Cimiteri, stiamo lavorando nella direzione di garantire ad ogni comunità che lo richiede uno spazio per la sepoltura dei propri membri. Riconoscere le differenze come un'opportunità e non come un problema è la vera svolta culturale che vogliamo attuare, e atti concreti come quello compiuto oggi contribuiscono a renderla viva, a riprova che Roma è una città inclusiva".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo»
“Dalle opinioni della gente alla fede del discepolo” Gesù ha moltiplicato miracolosamente i pani per la gente che lo segue. Il gesto strepitoso fa esplodere le attese, le più forti e le più ambigue, che serpeggiano fra la popolazione ebraica: sono, molto verosimilmente, le attese di un Messia capace di mettersi alla testa di una insurrezione contro i Romani che occupano il paese. È la fase…
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“ Agli occhi del marxista la lotta di classe non è in nessun modo il combattimento tra il Bene e il Male: è un conflitto di interessi tra gruppi umani. Ciò che induce il rivoluzionario ad adottare il punto di vista del proletariato è anzitutto il fatto che questa classe è la sua, poi il fatto che è la classe oppressa, che è la classe di gran lunga più numerosa e la sua sorte, per conseguenza, tende a confondersi con quella dell'umanità, infine che le conseguenze della sua vittoria necessariamente comporteranno la soppressione delle classi. Lo scopo del rivoluzionario è quello di cambiare l'organizzazione della società. E per ottenerlo occorre senza dubbio distruggere il vecchio regime, ma questo non basterebbe: prima di tutto conviene costruire un ordine nuovo. Se per assurdo la classe privilegiata volesse concorrere alla costruzione socialista e si avessero prove manifeste della sua buona fede, non ci sarebbe alcuna ragione valida per respingerla. E se è assai improbabile che essa offra di buon grado il suo concorso ai socialisti, è perché la sua stessa situazione di classe privilegiata glielo impedisce, non certo per chissà quale demone interiore che la spingerebbe suo malgrado ad agire male. In tutti i casi, delle frazioni di questa classe, se se ne staccano, possono sempre essere aggregate alla classe oppressa e queste frazioni saranno giudicate dai loro atti, non dalla loro essenza. «Me ne infischio della vostra essenza eterna», mi diceva un giorno Politzer. Per il manicheista antisemita invece l'accento è posto sulla distruzione. Non si tratta di un conflitto di interessi, ma dei danni che una potenza malvagia causa alla società. Di conseguenza, il Bene consiste innanzitutto nel distruggere il Male. Sotto l'acredine dell'antisemita si nasconde l'ottimistica convinzione che l'armonia, una volta soppresso il Male, si ristabilirà da sola. Il suo compito è dunque esclusivamente negativo. Non si tratta di costruire una società, ma solamente di purificare quella che esiste. Per ottenere questo scopo, il concorso degli ebrei di buona volontà sarebbe inutile ed anzi nefasto e d'altra parte un ebreo non potrebbe essere di buona volontà. Cavaliere del Bene, l'antisemita è sacro, l'ebreo è pure lui sacro a suo modo: sacro come gli intoccabili, come gli indigeni colpiti da un tabù. Così la lotta viene condotta su un piano religioso e la fine del combattimento non può essere altro che una distruzione sacra. I vantaggi di questa posizione sono molteplici: per prima cosa, essa favorisce la pigrizia dello spirito. Abbiamo visto che l'antisemita non capisce niente della società moderna, sarebbe incapace di concepire un piano costruttivo; la sua azione non può collocarsi al livello della tecnica, ma si mantiene sul terreno della passione. Ad una impresa di largo respiro egli preferisce un'esplosione di rabbia analoga all'amok dei malesi. La sua attività intellettuale si rifugia nell'interpretazione: cerca negli avvenimenti storici il segno della presenza d'una potenza malvagia. Da ciò quelle invenzioni puerili e complicate che lo rendono simile ai grandi paranoici. Ma d'altra parte l'antisemitismo convoglia le spinte rivoluzionarie verso la distruzione di determinati uomini, non delle istituzioni; una folla antisemita crederà d'aver fatto abbastanza quando avrà massacrato alcuni ebrei e bruciato qualche sinagoga. Rappresenta dunque una valvola di sicurezza per le classi possidenti che incoraggiandolo sostituiscono ad un odio pericoloso contro il regime un odio benigno contro dei privati. “
Jean-Paul Sartre, L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, introduzione di Filippo Gentili, traduzione di Ignazio Weiss, Mondadori (collana Oscar / Saggi), 1990. [Libro elettronico]
[ 1ª Edizione originale: Reflexions sur la question juive, Gallimard, novembre 1946 ]
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WHEN an American rabbi asked Einstein: “Do you believe in God?”
Einstein replied: “I believe in Spinoza's God, who reveals himself in the ordered harmony of what exists.”
What concept of God did this 17th century Dutch philosopher of Jewish origin have?
In short, that “everything that exists is part of God and that God is in everything that exists.”
Spinoza thought that “in God we literally live and move and have our being.”
But was such a God a reality for Spinoza and Einstein?
At best, for Spinoza and Einstein he was only a pantheistic god.
In what sense?
Well the term "pantheism" comes from two roots that mean "everything" and "god", and is defined as "the doctrine that identifies God with the forces and laws of the universe".
There is no doubt about it: The universe, the "book of nature", reveals many things about God. And it is admirable that even great genital and literate minds have recognized this truth with humility.
But for God to be a reality for us we need much greater knowledge than what we see in the universe.
We need divine revelation of him, and to discover and understand the why of many things.
In fact, in the letter to the Romans we read: 'How can you put faith in God without first hearing about him?' (Romans 10:14)
Lovingly, wisely, and righteously, God has given us that revelation, His Word, the Holy Bible.
From it we learn not only that he is the great First Cause but we also acquire knowledge of his qualities: that he is infinite in power and wisdom, entirely upright and just and that he is the personification of love.
Furthermore, from his Word we gain knowledge of his purposes that concern us personally.
Excerpt from the article:
“Is God a reality for you?”
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QUANDO un rabbino americano chiese ad Einstein: “Crede in Dio?” Einstein rispose: “Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’ordinata armonia di ciò che esiste”.
Quale concetto di Dio aveva questo filosofo olandese di origine ebraica del XVII secolo?
In breve, che “tutto ciò che esiste fa parte di Dio e che Dio è in tutto ciò che esiste”. Spinoza pensava che “in Dio letteralmente viviamo e ci muoviamo e abbiamo il nostro essere”.
Ma per Spinoza e per Einstein un Dio simile era una realtà?
Nella migliore delle ipotesi, per Spinoza e per Einstein era solo un dio panteistico. In che senso? Ebbene il termine “panteismo” viene da due radici che significano “tutto” e “dio”, ed è definito “la dottrina che identifica Dio con le forze e le leggi dell’universo”.
Non c’è dubbio in merito: L’universo, il “libro della natura”, rivela molte cose riguardo a Dio. Ed è ammirevole che anche grandi menti genitali e letterate, abbiano riconosciuto questa verità con umiltà.
Ma affinché per noi Dio sia una realtà abbiamo bisogno di una conoscenza molto maggiore di quello che si vede nell’universo. Abbiamo bisogno della sua rivelazione divina, e scoprire e capire il perché di molte cose.
Infatti nella lettera ai Romani leggiamo: ‘Come si può riporre fede in Dio senza prima averne udito parlare?’ (Romani10:14)
Amorevolmente, saggiamente e giustamente, Dio ci ha dato tale rivelazione, la sua Parola, la Sacra Bibbia. Da essa apprendiamo non solo che è la grande Causa Prima ma acquistiamo anche conoscenza delle sue qualità: che è infinito in potenza e sapienza, interamente retto e giusto e che è la personificazione dell’amore. Dalla sua Parola, inoltre, acquistiamo conoscenza dei suoi propositi che ci riguardano personalmente.
Estratto dall'articolo:
"Dio è una realtà per voi?"
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