#fanatismo razziale
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 27 days ago
Text
Nevada Connection di Don Winslow: Le indagini di Neal Carey tra violenza e fanatismo. Recensione di Alessandria today
Un thriller avvincente e spietato nel cuore delle terre desolate del Nevada.
Un thriller avvincente e spietato nel cuore delle terre desolate del Nevada. Alessandria, 15 dicembre 2024 – Con “Nevada Connection”, pubblicato da Einaudi Stile Libero Big nel novembre 2017, Don Winslow ci regala un altro episodio straordinario delle indagini di Neal Carey, un investigatore brillante e fuori dagli schemi. In questa storia, Winslow unisce suspense, azione e una profonda…
0 notes
paneliquido · 4 years ago
Text
VIETATO VIVERE
Un mattino ti svegli e scopri che è vietato vivere, perché è così, è vero: «L’uomo moderno, in cambio di un po’ di sicurezza, ha rinunciato alla possibilità di essere felice» (Sigmund Freud) perché ormai ogni divieto sembra sacrosanto, ma poi diventa un insieme che diventa una galera, la nostra galera. Lo sembra questa nostra vita in cui, appunto, un mattino ti svegli e scopri che a Roma e a Torino, siccome eravamo a corto di divieti, hanno deciso di bloccare le auto per via dello smog (sacrosanto, certo) e pazienza se salire su tram e metro diventerà una follia, fa niente se in pratica già non possiamo più uscire di casa e dobbiamo stare attenti pure a come ci stiamo, in casa, e a che cosa mangiamo, beviamo, fumiamo, diciamo, ascoltiamo, clicchiamo; fa niente se la capacità di imporre divieti è diventata la misura dell’amministrazione pubblica, fa niente. Tanto ormai è tardi, viviamo come se vivere corrispondesse solo al rischio di morire, non ci siamo accorti che il bisogno di sicurezza genera sempre – sempre - anche delle forme di un autoritarismo e la tendenza a regolamentare ogni cosa. Mentre un professorino di Foggia, ieri, spiegava che un Natale in solitudine è più spirituale (ma lo colpisse un fulmine, a Giuseppe Conte) abbiamo smesso di accettare che la prima causa di morte è la vita, che basta nascere per avere una probabilità su tre di avere un tumore (purtroppo è vero) mentre c’è una parte del mondo che non riesce a mangiare e c’è un’altra che non riesce a non farlo: e, in mezzo a tutto questo, non c’è nessuno che ammette che la prima causa di morte, nel Pianeta, sono l’alimentazione e la respirazione. Si muore perché si vive. Così leggiamo libri e guardiamo programmi che parlano di cucina (che servono a ingrassare) e poi passiamo dal dietologo (perché dobbiamo dimagrire) e non passa giorno senza che un’alterata percezione del rischio venga trasformata in causa di morte da una politica medicalizzata (o sanità politicizzata, fate vobis) che ormai spadroneggia, e che tende a inglobare anche le dimensioni comportamentali dell'esistenza. Ormai il libero arbitrio viene visto come una minaccia da ridurre a malattia: ecco perché l'Organizzazione mondiale della sanità e cento altri organismi fanno campagne mediatiche e «scientifiche» su tutto, e decidono i prossimi nemici della nostra salute. Ora c’è il coronavirus, certo. Ma sappiamo tutti che presto o tardi, per dire, negheranno la mutua agli obesi, metteranno etichette terrorizzanti per cibi e vini come per le sigarette, il peso dei bambini diverrà un voto sulla pagella (accade negli Usa) e ci saranno le chiese senza incenso passivo (accade in Canada) e saremo sempre più invasi da continue «valutazioni dei rischi» mentre pubblicheremo, sui nostri giornali, qualsiasi studio: anche se il giorno prima ce n'era un altro che diceva il contrario. Ascolteremo qualsiasi medico o virologo o camice bianco come se l’idiozia non fosse equamente distribuita in tutte le categorie, e il nozionismo rendesse davvero più intelligenti. Il terrore di ammalarsi impera in una civiltà che tende a interpretare la natura umana solo in chiave biologica, e che ti spiega, persino, che i grandi uomini erano soprattutto dei grandi malati: depressi erano Ippocrate e Churchill e Montanelli, Leopardi aveva un problema di neurotrasmettitori, la sensibilità di Tchaikovskij era una somma di fobie omosessuali, Van Gogh del resto era epilettico, Paganini aveva la sindrome di Ehiers-Danlos, Rachmaninov quella di Marfan, e, peggio, la vicina di casa ha il coronavirus. E allora bisogna vietare. Giustamente. Ma, a poco a poco, vietano tutto. La vera minaccia alla nostra proviene da una declinazione distorta della libertà stessa: non abbiamo più margine individuale a fronte della proliferazione proprio dei diritti individuali: il diritto alla salute su tutto, ma questo dopo che un insieme di minoranze ha oppresso sempre nuove maggioranze per via dei diritti del cittadino, del consumatore, del bambino, dell’alunno, dell’anziano, del pedone, dell’automobilista, del ciclista, del turista, dello sportivo, del disabile, del militare, del teleutente, dell’ascoltatore, del lettore, dell’ambientalista, del cacciatore, di chi vuole essere armato e di chi esige che la gente sia disarmata, di chi vuole fumare e di chi non vuole il fumo altrui: sinché a un certo punto tutti i diritti hanno finito per elidersi a vicenda e il lockdown (mondiale?) da Coronavirus ci ha dato la mazzata finale. Così resteremo a casa. Distanziati, se possibile. Senza troppi abbracci e smancerie contagiose. Anaffettivi. Naturalmente senza fumare (perché il fumo passivo ammazza il figlio dell’inquilina del palazzo di fronte, e di recente hanno scritto che fa male anche ai cani) e bevendo acqua senza sodio (ma occhio all’arsenico e al cloro e ai solfati, oltre al celebre stronzio) ma senza prosciutto, salame, mortadella e bacon che sono pieni di grassi malsani e nitrati e nitriti (di cavallo?) e niente birra perché il luppolo fa male alla prostata, lo zucchero bianco è veleno al pari di burro, strutto, olio di palma e olio di colza, i sostituti dello zucchero fanno peggio, i biscotti contengono mediamente più grassi dei salumi, sul caffè e sui carboidrati si è letta ogni cosa, nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso che «la carne è cancerogena» (le salsicce sono accanto all'amianto nel gruppo 1, dove sono racchiusi gli agenti più pericolosi) come la Coca Cola e le bibite di ogni tipo, e i succhi, anche in versione dietetica, mentre la frutta alla fine contiene sempre tracce di pesticidi anche se hai lavato e sbucciato, e comunque fa ingrassare come quella secca, il gelato contiene additivi e coloranti e conservanti, in generale tutti i grassi causano malattie cardiache, il generale tutto il grano (non solo il glutine) contiene bromato di potassio, le merendine per bambini fanno ingrassare e danno squilibri ormonali, dei fritti neanche parliamo, il pesce assorbe le sostanze tossiche dei nostri mari, la pizza ha la farina 00 che ha troppo amido e amido e zuccheri e i bordi bruciati o carbonizzati che fanno venire i tumori, niente è peggio del sale che alza la pressione, forse solo il vino, almeno secondo il Chief Medical officer (2016) che ha stabilito che faccia male sempre, anche poco, e che ti abbassa l’aspettativa di vita. Ma chi la vuole, questa vita. Chi la vuole, questa sanità che ingloba anche le dimensioni sociali e comportamentali, e dove qualsiasi coglione ti spiega che se ti ammali pesi economicamente sulla società. Ridateci il compianto (davvero) e libertario Antonio Martino, ex ministro ed economista: «L’impiego di argomentazioni scientifiche volte a distogliere la percezione del rischio, terrorizzare l’opinione pubblica e indurre le autorità politiche all’adozione di misure restrittive delle libertà individuali... rappresenta nient’altro, nella quasi totalità dei casi, che uno strumento nella lotta che gli statalisti di ultima generazione conducono ai danni delle nostre libertà». Ridateci il Michele Ainis del 2004 col suo libro «Le libertà negate. Come gli italiani stanno perdendo i loro diritti», dove raccontava di uno Stato che, in fondo, ti chiede solo di rispettare delle regole: e fa niente se queste regole, lentamente, nel loro insieme, finiscono per imbrigliarci come le cordicelle che bloccavano Gulliver. Ormai è vietato tutto. Fioccano le commissioni culturali e giornalistiche per edulcorare i testi che rischiano di offendere qualche sensibilità, fioccano le purghe del linguaggio, già vent’anni fa scrittori come Michel Houellebecq e Oriana Fallaci furono denunciati per aver istigato all’odio razziale, libri e film sono stati accusati a vario titolo di razzismo o pedofilia, parlare è diventata un’impresa (ne abbiamo scritto più volte) e attendiamo chiusi in casa, sfiduciosi, le prossime novità sul lockdown, sui nuovi divieti: non abbiamo mai avuto (mai, mai, neppure lontanamente) una classe politica così scandalosamente imbecille, proprio tarata mentale: ma c’è qualcosa che va oltre e, come si dice, ha piovuto sul bagnato. Un diluvio. E ci sono tante persone normali, perbene, che sono diventate inconsapevoli fiancheggiatrici di un neosalutismo che ha i toni isterici e salvifici di chi non si limita a lottare contro un virus, come tanti che ce ne sono stati nella Storia: è anche piccolo traffico, piccolo commercio, sondaggino di opinione, esondazione ideologica, pubblicità progresso, fanatismo di chi stabilisce dall’alto il benessere di un popolo e rivitalizza il primato del collettivo sull’individuo, glorifica l’intervento statale, annuncia nuove ondate e nuovi lockdown, e intanto ci chiude in casa. Ma ne usciremo. Ne usciremo comunque.
Filippo Facci
64 notes · View notes
paoloxl · 7 years ago
Link
 “Il cliente ha sempre ragione”, sarà anche per una massima da bottegai come questa che un servaggio di massa ammorba il nostro paese. Una giovane gelataia milanese (in prova) si rifiuta di servire il gelato Salvini. Fiordilatte e fragola. Perché è un razzista, e non nasconde un cuore tenero. “Perché gioca con il razzismo”, ha detto. Si è rifiutata. Glielo serva un altro. Qualcosa si rompe. Più di uno schiaffo, più di un’offesa. Qualcosa si rompre più nella morale bigotta e lavorista dell’ultimo sfigato della conciliazione a tutti i costi che nelle preoccupazioni di Salvini il quale, al contrario, il solco della guerra agli altri, ai sottoposti, lo scava con cura. È soprattutto a sinistra che ci si indigna, attanagliati dal perdere la cifra di una regola sociale. Il rapporto di lavoro.  “Non ha fatto il suo dovere”, dicono i più. Il dovere di lavorare che è quello di servire. Il presupposto di qualsiasi addomesticamento sociale: rinunciare a se stessi in cambio dell’opportunità di mantenersi. Vendersi. Svendersi. Dimostrare di accettare tutto. Non ha passato il periodo di prova pur di poter scegliere lei a chi servire il gelato.  Il politicamente corretto della "lotta contro le disciriminazioni" diventa allora la clava per difendere un ricco politico bianco dal gesto di una ragazza col papà algerino. A sinistra dicono che è "ideologica". E non si discrimina sulle idee. Come se i proiettili che spara Salvini in prima serata non avessero conseguenze materialissime sul quotidiano delle persone con la pelle un pò troppo scura che vivono nel nostro paese. Come se quelle idee non si fossero già trasformati in proiettili veri, a Macerata, a Firenze. Ma in fondo è solo una ragazzata, dice Gramellini, che invita Salvini a passare un altro colpo di telefono in gelateria per far richiamare a lavoro la ragazza fanatica. Per grazia. Ha vent’anni e a tutti si perdonano le ragazzate. In più è mezza magrebina e sarà pure musulmana quindi l’attenuante di fanatismo va concessa come handicap razziale. Sembra una freddura di quelle sul Cucciolone, ma non c’è un cazzo da ridere. La subalternità culturale della sinistra al razzismo di Salvini passa dall’incapacità di sottrarsi al ricatto di ritenere normale il mondo che lo accetta, lo giustifica e promuove.  E invece c'è qualcuno che non accetta tutto. Un gesto bello, che non dovrebbe essere, che non è un gesto individuale. Grazie, ma non lo mangiamo con voi il gelato.
1 note · View note
stripeout · 4 years ago
Photo
Tumblr media
#Repost @peoplepub.it • • • • • • "Il 12 agosto di 76 anni fa le frazioni di Stazzema divennero teatro dell'oltraggio più disumano: l'eccidio di centinaia e centinaia di civili inermi, soprattutto donne, bambini, anziani, rifugiati. Non vanno ignorati rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, di fanatismo che pure si manifestano nelle nostre società e nel mondo, a volte attraverso strumenti moderni e modalità inedite. La memoria degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia costituisce un richiamo incessante per le coscienze." Le parole di Sergio Mattarella, per l'anniversario della strage di Sant'Anna di Stazzema. Grazie, Presidente. Scopri "Il Presidente. Mattarella, i giovani e la Costituzione", a cura di @stefanocatone, su bit.ly/il-presidente #Pernondimenticare #Memoria #Mattarella #SergioMattarella #BastaOdio #Accaddeoggi #SantannadiStazzema #Stazzema #Antifascismo #Antifa #Politica #Libri #IlPresidente #Libro #mattarellarocks #iostoconmattarella #presidentemattarella #Libro #Politica #InstaLibri #InstaLibro #InstaBooks #Quirinale #Discorsi #Citazioni #citazionedelgiorno #Instalibri #bookstagramitalia https://www.instagram.com/p/CDzXDQNoylP/?igshid=t8c5n7v4nr8b
0 notes
metissagesanguemisto · 4 years ago
Text
Diario del Capitano, data astrale 11 Agosto 2020……. 
Tumblr media
“Spazio, ultima frontiera! Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise, durante la sua missione quinquennale diretta all’esplorazione di strani mondi. Alla scoperta di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima” (Capitan Kirk)
L’altro giorno sistemavo le mie vecchie scartoffie dei tempi del liceo.
Probabilmente sono una tra le poche persone al mondo che fa fatica a disfarsi di tutto ciò che ha accompagnato la propria vita, dagli esordi, fino a questo momento in cui scrivo. Ho ancora la mia culla e la mia carrozzina, il mio primo seggiolone in ferro, completamente costruito manualmente da mio padre, le mie prime bambole, con i vari dischetti da appoggiare sulla schiena, per ascoltare, fino allo sfinimento, Mina, Fred Buscaglione, Caterina Caselli….. Pare sia un vero e proprio disturbo da accumulo compulsivo, spiaccicato sotto il termine di “disposofobia” o “sillogomania“. Devo però dissentire in modo categorico, perché, la mia, non è tendenza ad accumulare un grande quantitativo di oggetti a random, indipendentemente dal loro valore, tant’è vero che, periodicamente, divento una vera e proprio “declutterer” seriale, sbarazzandomi di tutto ciò che ritengo inutile, presa da un inestinguibile bisogno di fare pulizia.
Tra i mie libri trovai un vecchio ritaglio di giornale, che all’epoca, tenni con molta cura, perché in esso trovai ciò che mi fece capire che nel mio essere “diversa”, non ero poi diversa. Una sorta di rappresentazione del mio essere bi-razziale in una società di soli bianchi e di soli neri. Era una lettera datata 1968, pubblicata su una magazine Americano, il “FaVE!”, in cui una ragazzina mixed, raccontava, nella rubrica del Signor Spock, il fatto che non si sentiva a suo agio né tra i suoi coetanei neri né tra quelli bianchi. Mi sedetti un attimo e cominciai a riflettere su quanto, già allora, vi erano molte realtà in cui noi mixed potevamo identificarci, ma per una sorta di lavaggio del cervello, riuscivamo a vedere solo ciò che incessantemente, la società stessa voleva farci vedere, negandoci la possibilità e la caparbietà di identificarci in ciò che preferivamo e, che, timidamente, era disponibile nel pianeta commerciale. Parlo per la musica, per i libri, per i cicciobelli e le barbie nere, per i fumetti, per i programmi TV tipo “Soul Train“, “I Jeffersons“, “Il mio amico Arnold” …. Insomma … il nostro vero problema era avere qualcuno che ci guidasse ed indicasse altre vie alternative in cui ritrovarci, anziché propinarci sempre e solo la solita caricatura del white washing.
A young girl with a white father and a black mother wrote to the half-Vulcan, half-human Spock for advice on fitting in.
Nimoy wrote to the young girl that Spock “decided he would live up to his own personal value and uniqueness.”
Io trovai le mie rappresentazioni personali in molte situazioni, avendo avuto la fortuna di vivere a cavallo di due mondi, ma il personaggio di Mr. Spock è l’emblema completa e totale di ciò che significa essere bi-razziali; lo considero il pioniere di tutte le persone miste e bi-multiculturali.
Il signor Spock era un personaggio mezzosangue (vulcaniano e umano), dalla ferrea logica e apparente assenza di emozioni (che lo mettevano spesso a confronto con il capitano dell’astronave Enterprise, James T. Kirk), deciso e dalle venature ironiche. Stiamo parlando della serie fantascientifica più decisiva e famosa al mondo,  STAR TREK, opera prima del 1966 (in Italia arrivò nel 1979), ideata da Gene Roddenberry, evoluta poi fino ai giorni nostri con nove serie televisive, un bel po’ di versioni cinematografiche e una comunità di fandom appassionati senza precedenti. Nasce, infatti, la figura del “trekkie“, il nerd un po’ sfigato e bizzarro, spesso associato a fanatismo e immaturità, capace però di grande passione, inventiva e fantasia. A questa definizione peggiorativa, però, i fan veri e propri preferiscono quella di “trekker“, ovvero un tipo di appassionato che è più consapevole e distaccato, colui cioè che “indossa l’uniforme solo quando è opportuno”.
Tumblr media
“È curioso come spesso voi umani riusciate a ottenere tutto quello che non volete. Le leggi fisiche non si possono ignorare. Dove non valgono, non esiste la realtà.” – (Spock)
Star Trek narra delle vicende degli umani del futuro (secolo XXIV), appartenenti a una Federazione dei Pianeti Uniti che riunisce, sotto un unico governo, numerosi popoli di sistemi solari diversi, e delle loro avventure nell’esplorazione del cosmo “alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima“. Racconta le vicissitudini di un equipaggio composto, più che altro, da ricercatori che si muovono a bordo di un’astronave, la Enterprise, sempre alla riscoperta di nuove forme di vita nell’universo.
Il capitano dell’Enterprise è James T. Kirk (interpretato da William Shatner), coadiuvato dall’ufficiale scientifico Spock, un extraterrestre proveniente dal pianeta Vulcano (interpretato da Leonard Nimoy) e dall’ufficiale medico, il dottor Leonard McCoy, detto “Bones” (interpretato da De Forest Kelley, e spesso in conflitto con il vulcaniano per via della sua logica). I tre, uniti da un forte legame di rispetto e amicizia, sono i personaggi chiave della serie, circondati da un equipaggio molto affiatato, tra i quali spiccano, l’affascinante tenente Uhura, addetta alle comunicazioni, l’esperto Montgomery Scott mago delle macchine che spingevano l’Enterprise, il timoniere giapponese Sulu e il navigatore e ufficiale alle armi Pavel Chekov. Una squadra multirazziale, perfetta nelle interazioni e caratterizzazioni e studiata anche tenendo conto del momento storico particolare di realizzazione, dove ciascuno spettatore poteva individuare il suo preferito e che si trovava di volta in volta ad affrontare altre forme di vita o antagonisti bellicosi come i Klingon e infidi come i Romulani. Ma le battaglie erano solo un aspetto di qualcosa di più complesso e strutturato.
Tumblr media
Senza seguaci, il male non può diffondersi. Il male aspetta un catalizzatore per entrare in azione. (Spock)
La serie televisiva, pur rimanendo un’opera d’intrattenimento, ha proposto temi rilevanti dal punto di vista sociale, etico e politico. Per la prima volta nella storia della televisione un giapponese, una donna di origine africana, diversi americani, uno scozzese, un alieno e un russo, nel momento in cui il mondo era spaccato in due dalla Guerra Fredda, si trovavano a lavorare insieme nello stesso equipaggio, a esplorare l’universo alla ricerca di nuove culture con cui dare vita a reciproci scambi in nome dell’uguaglianza e della  pace.
Perché ritengo che questa serie, e la figura precisa del Sig. Spock, sono stati, per me, rappresentativi e inclusivi?
Vista oggi, la serie classica di Star Trek potrebbe certamente far sorridere i nativi digitali, con quelle tutine colorate a rivestirne gli attori e l’assenza di sostanziali effetti speciali; ma allora vivevamo di fantasia e, fortunatamente, non conoscevamo ancora la rivoluzione del computer grafico, capace di produrre capolavori, appiattendo la realtà della fantasia, per far posto a quella del virtuale. E proprio per questo, là dove gli effetti non potevano stravolgere i sensi per coinvolgere ed emozionare, c’erano le trame e le relazioni di Star Trek a tenerci incollati davanti al televisore  e i personaggi così ben delineati.
Star Trek, nella realtà, è stata decisiva, anticipatrice di trend e contenuti, di sogni tecnologici (il teletrasporto è ancora oggi un punto di riferimento nei dialoghi di ogni giorno quando si parla di tempo) e intuizioni che hanno poi trovato le proprie realizzazioni pratiche (ad esempio la comunicazione wireless con i dispositivi portatili).
In tutto questo Spock era l’anello centrale dell’insieme, l’elemento catalizzatore dell’attenzione, l’immagine dell’autocontrollo e della soluzione, e, … perché no? Anche dell’emozione vera.
Ma Spock era anche le sue orecchie a punta, le sopracciglia svirgolanti all’insù e i buffi capelli con frangetta, e che, in una delle tante puntante, ci rifila una lezione morale da manuale. “Ho già notato questa tendenza in voi umani. Vi è più facile piangere la morte di una sola persona che la morte di un milione. Voi parlate sempre dell’insensibilità di noi vulcaniani. Ma quanto poco spazio per la pietà sembra esserci nel vostro cuore“. Touchè!
Tumblr media
Spock era notoriamente privo di emozioni, ma ciò non gli impedì di intrecciare una solida e intensa amicizia  con l’equipaggio e, particolarmente, con il Capitano Kirk. 
  Le interazioni tra il Capitan Kirk e il Sig. Spock sono uno dei capisaldi della serie, e rappresentano il rapportarsi dell’uomo con un’entità per metà aliena. I vulcaniani sono una razza aliena che tende a reprimere completamente ogni forma di sentimento a favore di una completa logica razionalizzante, mediante il rituale del Kolinahr. Spock è il principale artefice della diffusione, nella serie, del celebre saluto vulcaniano, accompagnato dall’espressione “lunga vita e prosperità“.
In Star Trek il viaggio e il mito della frontiera, tanto cari ai film western, si trasferiscono nel cosmo, alla ricerca di nuove civiltà, non con l’intento di conquista, bensì di conoscenza, portando con essi un messaggio di pace e di amicizia. Alla ricchezza di contenuti fa da cornice una nuova coscienza metalinguistica, la descrizione dei personaggi che si muovono all’interno della serie e che costituiscono una squadra multirazziale, proprio nel momento in cui in America stava per nascere un nuovo modo di concepire i vari rapporti fra persone appartenenti a razze diverse. Famoso è rimasto il bacio che si sono dati il comandante Kirk e il tenente Uhura, nell’episodio “Umiliati per forza maggiore“, trasmesso negli Stati Uniti il 22 novembre 1968: il primo bacio interrazziale in assoluto nella storia della televisione americana. Il personaggio di Uhura – prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l’ombelico in una fiction televisiva – divenne molto caro al pubblico, tanto che Martin Luther King intervenne personalmente affinché l’interprete, l’attrice Nichelle Nichols, non abbandonasse la serie.
youtube
  Star Trek ha rappresentato, per certi versi, l’immagine degli Stati Uniti degli anni Sessanta, e attraverso i viaggi nello spazio, riflette sui cambiamenti e problemi della società di quel periodo: dal mito delle due Frontiere, quella kennediana e quella del West, trasportate nello spazio, alla convivenza tra nazionalità e razze diverse, ben rappresentata da un equipaggio multirazziale, con tanto di alieno, il mitico vulcaniano Spock, appunto, e dal primo bacio interrazziale. Soprattutto l’equipaggio deve attenersi alla “Prima Direttiva“, regola che implica la non interferenza con le altre culture aliene, che vanno conosciute e rispettate: proprio la costante attenzione per l’altro è una delle base dell’etica trekkiana.
L’attenzione per la diversità è forte: aumenta il numero degli alieni con il loro differente punto di vista; il Capo Ingegnere LaForge è un non vedente; Data, componente dell’equipaggio, è un androide che vuole diventare umano. Ma soprattutto i nemici sono i Borg, una razza aliena che ha eliminato nella propria società il concetto stesso di diversità, collegando ogni singolo Borg ad una coscienza collettiva.
Ad alcuni di noi potrebbe sembrare una visione del tutto obsoleta, oggi, ma deve averci raccontato qualcosa di profondo, di importante, se ha avuto così tanto successo, se è stato così tanto seguito, e così tanto osannato da tante persone. Qual è stato quindi il segreto della serie? Non sono state le diavolerie tecnologiche, è stato il lato umano della storia. E’ stata una storia che ci ha raccontato come fosse possibile avere armonia nella diversità.
Con Star Trek, quindi, se il problema sono i limiti, e non si può continuare a sterminare alieni per impadronirsi dei loro pianeti, allora la soluzione è l’armonia nella diversità.
Tumblr media
È incredibile so spiegare perfettamente il meccanismo che regola la formazione dell’arcobaleno, e non mi ero mai accorto di quanto fosse bello. (Spock)
Il punto centrale di “Star Trek” non è la tecnologia, non è il futuro, sono le persone. Ed un personaggio in particolare: il primo ufficiale Spock. Spock è l’alieno, generato da un’unione interspecie, da integrare e, allo stesso tempo, da rispettare; è capace di attrarre coloro che sono stati emarginati da chi, forse, ha uno status sociale superiore, abilità relazionali o aspetto fisico migliori, ma che è anche meno intelligente.
Nella  relazione del Capitano Kirk e Spock, i protagonisti riconoscono la loro rispettiva diversità culturale e si rispettano l’un l’altro. Il ponte della Enterprise è un luogo in cui le diversità individuali non sono né ignorate né rifiutate, ma sono accettate e valorizzate in una collaborazione e armonica interspecie. Il “segreto” di Star Trek è l’armonia nella diversità.
In quella famosa lettera scritta da un’adolescente bi-razziale a Mr. Spock, c’è tutto il senso di come questa figura, rappresentata poi da un attore che ha saputo comprendere, anche fuori dal set, l’importanza del suo personaggio, sia stata molto importante per parecchi di noi mixed incollati alla TV, in quell’epoca, alla ricerca di qualcosa che ci assomigliasse, almeno vagamente.
La ragazza fece una connessione tra l’identità immaginaria di Spock e la sua situazione molto reale:
“So che sei metà vulcaniano e metà umano e hai sofferto per questo. Mia madre è nera e mio padre è bianco e mi è stato detto che questo mi rende una mezzosangue. In un certo senso sono perseguitata anche più dai neri; non piaccio perché non assomiglio a loro. Ai ragazzi bianchi non piaccio perché non sembro nemmeno esattamente uno di loro“.
Mr. Spock, attraverso le mani del suo interprete, Leonard Nimoy, scrisse una lunga e ponderata risposta:
“Spock ha imparato che poteva salvarsi piuttosto che permettere al pregiudizio di abbatterlo. Poteva farlo comprendendo veramente se stesso e conoscendo il proprio valore come persona. Scoprì di essere uguale a chiunque potesse provare a buttarlo giù – uguale nel suo modo di essere, unico. Puoi farlo anche tu, se ti rendi conto della differenza tra popolarità e vera grandezza.“
Leonard Nimoy ha detto di aver attinto al suo background ebraico per il ruolo:
“Spock è un alieno, ovunque si trovi … E quell’essere alieno è qualcosa che ho imparato a Boston. Sapevo cosa significava essere un membro di una minoranza e, in alcuni casi, una minoranza emarginata. Quindi ho capito quell’aspetto del personaggio e penso che sia stato utile interpretarlo “.
Il signor Spock, più di ogni altro personaggio,  è costretto a confrontarsi con i suoi antenati; le sue azioni, il suo modo di pensare, il suo modo di essere nell’universo, sono quasi sempre legati al suo retaggio. Il suo status di “mostro meticcio”, dal sangue verde, mette in primo piano i difficili intrecci di razza e cultura. A sua volta, la differenza di Spock costringe i suoi compagni di squadra ad essere consapevoli di sé. Pone loro nella condizione di esaminare le proprie ipotesi e come la loro prospettiva sia originata dalla propria cultura, piuttosto che da una verità oggettiva universale. A volte, si risentono per questo, mentre altre, lo ritengono colpevole. Spock viene spesso preso come esempio perché è semplicemente quello che è – un’esperienza che suona vera per molte persone di colore, orecchie a punta o no. Non sorprende che Spock abbia ispirato artisti e scrittori di “razza” mista.
Tumblr media
Non accettare il mutamento del proprio ruolo che si verifica con il passare degli anni è il primo passo verso l’autodistruzione. (Spock).
Spock è – osiamo dirlo – un’affascinante confluenza di significanti culturali, compresi e non. E’ indispensabile per la squadra, per la sua intelligenza e intraprendenza, ma non è mai stato realmente considerato un capitano.
Certo, non è necessario essere di bi-multirazziali per essere connessi con la “vera grandezza” di Spock.
Mentre Sulu e Uhura erano, a un certo livello, a bordo dell’Enterprise per normalizzare l’idea di un equipaggio razzialmente diversificato, Spock era l’alterità personificata e dignitosa e niente importa se alcuni hanno trovato problematico il suo “vigore ibrido”.
Avevo sì e no 5 anni, quando in Nigeria cominciai a guardare le prime puntate di Star-Trek, e non comprendevo perché ero così attratta dal personaggio di Spock. Ricordo come rimasi impressionata dal fatto che i terrestri  e i vulcaniani si sopportassero a malapena: i primi, ritenendo che gli alieni avessero secondi fini e un insopportabile complesso di superiorità; i secondi considerando i terrestri appena più intelligenti delle scimmie, erano disgustati dal loro odore.  Ricordo di essermi sentita indignata ogni volta che Spock veniva rifiutato o trattato male per la sua diversità. Ricordo di aver visto Spock lottare con la percezione della comunità vulcaniana, per essere stato sporcato dal sangue umano, come ricordo la sensazione di sapere esattamente come doveva essersi sentito. Ricordo di aver guardato le osservazioni sprezzanti che i suoi compagni di nave umani facevano sulla sua eredità vulcaniana e aver urlato contro lo schermo: “Non lo capite!!!“. Ricordo come, nella mia mente di bambina, desideravo poter organizzare una petizione per chiedere agli umani e ai Vulcaniani di riconoscere quanto fosse meraviglioso e speciale Spock. Volevo così disperatamente che fosse amato e accettato.
All’epoca non capivo completamente che l’isolamento di Spock faceva eco al mio sospetto di inadeguatezza di certi bambini nel mio gruppo di gioco. E i sentimenti che provavo quando vedevo che a certi bambini non era permesso giocare con quelli più scuri, erano gli stessi che vidi in Spock quando affrontò il disprezzo dei suoi coetanei vulcaniani. Quando gli altri membri dell’equipaggio di Spock lo chiamavano “sangue verde”,  era paragonabile a quando i ragazzi neri della mia scuola insistevano sul fatto che non ero “abbastanza nera”, o che il mio accento da “bianca” decretava il fatto che mi sentissi migliore di loro.
Quando arrivai in Italia, non c’erano altre persone, né bi-razziali, né nere,  nella mia scuola fino a quando non finii il liceo. Spock era l’unica persona che capiva cosa stessi passando. E nonostante tutta la derisione e il rifiuto nei suoi confronti, rimase forte, di animo buono e orgoglioso. Era speciale; e anche se gli umani e i Vulcaniani intorno a lui non volevano vederlo, non potevano nemmeno distruggerlo.
Comprendo profondamente perché quella ragazza sola scrisse quella lettera a Spock. In un certo senso, tutti noi ragazzini “disadattati“, in giro per il mondo, scrivevamo la stessa lettera ogni volta che ci sintonizzavamo per guardare questo curioso mezzo umano dalle orecchie appuntite che supera intere galassie di pregiudizi. E in un certo senso, come ha fatto nella sua generosa e gentile risposta a quella ragazza di tanto tempo fa, con ogni episodio Spock scriveva anche a ognuno di noi.
Le persone bi-multirazziali affrontano un paradosso sconcertante. Non sono completamente bianchi, e tuttavia non sufficientemente “di colore” per essere considerati “persone di colore”.
Crescendo bi-razziale, mi sono identificata fortemente con Spock, ostracizzato da entrambe le metà di sé stesso, perché non appartenente a nessuna delle due culture. Ha dovuto sottomettere il suo lato emotivo per diventare più cerebrale e logico, quasi problematico. Ma è un modo interessante per riflettere su  come le persone bi-razziali hanno dovuto sopprimere aspetti di sé stesse, o una parte di sé stesse. Posso, però, personalmente attestare che essere bi-multirazziale significa essere un outsider; sia agli occhi dei bianchi che agli occhi dei neri.
  La cosa più significativa di Spock era che, in tanti modi, era comunque sempre solo: era l’unico alieno nell’equipaggio di plancia dell’Enterprise; le sue emozioni erano sotto stretto controllo vulcaniano, quindi non poteva mai parlare a nessuno di come si sentiva. Il suo ruolo era invece quello dell’eterno osservatore. Ha incanalato tutte le emozioni che non si è mai permesso di esprimere in un vasto intelletto che rappresentava il suo valore principale per la nave su cui prestava servizio.
Il signor Spock ci ha insegnato che l’accettazione è qualcosa di altamente logica, dando a Star Trek la sua migliore finestra su un mondo di conflitto culturale, interpretando un uomo nato da due mondi che non è mai stato completamente a suo agio in nessuno dei due, almeno all’inizio. Con le sopracciglia spigolose e le orecchie appuntite, Spock aveva uno sguardo particolare, che corrispondeva alla sua precisa efficienza. Ma era anche una figura freddamente superiore, che lavorava per capire i suoi colleghi umani pur rimanendo compiaciuto sicuro di essere al di sopra di tutti – un personaggio davvero attraente per i fan “disadattati” alla ricerca di garanzie simili.
Molti di noi si sono fortemente identificati nelle lotte di Spock per adattarsi ai suoi colleghi umani, mentre lottavamo per inserirci nelle scuole e nei luoghi di lavoro esclusivamente bianchi o neri. E non sarei sorpresa se altri, impegnati in altri tipi di lotte per adattarsi alle loro comunità, sentissero lo stesso legame.
Non essere mai pienamente accettati da nessuna parte della tua identità (e non sentirti mai pienamente parte di essa) significa che le persone bi-multirazziali sono spesso oggetto di domande sull’autenticità razziale. L’identità personale non dipende solo dal tuo background genetico; è anche influenzato dall’educazione, dalle esperienze, dalla personalità e dalle scelte. Per questo motivo, non esistono due identità uguali e non esiste una categoria ordinata in cui le persone bi-multirazziali si adattano quando si tratta di razza o identità.
Forse ci sono dei limiti alla nostra comprensione della realtà; non è infatti possibile avere nella stessa testa il sapere uno scienziato, la larghezza di vedute di un ambientalista, l’abilità di un politico, la capacità organizzativa di un imprenditore, la profondità percettiva di un artista. Per la maggior parte degli umani una certa quantità di scaltrezza può bastare. Alla stessa stregua, ci sono dei limiti nella comprensione di una mente bi-multirazziale, ma ciò non può impedire lo sforzo di vivere in armonia senza perdere tutte le nostre diversità.
Tumblr media
“Una vita è come un giardino. Momenti perfetti si possono vivere, ma non preservare, se non nella memoria. Lunga vita e prosperità”. Spock dixit.
“Lunga vita e prosperità” dice Spock quando saluta con il gesto tipico della mano alzata, a “V” formata con il palmo in avanti, le dita separate tra l’anello e il medio; un saluto che proveniva dalla prospettiva culturale unica dell’attore (Nimoy, infatti, figlio di immigrati, cresciuto in una casa ebrea ortodossa, ha detto che è stato ispirato dopo una benedizione eseguita da sacerdoti ebrei).
Semplicemente, potremmo vivere a lungo e prosperare in pace, rispetto ed armonia, se solo lo volessimo, ma non abbiamo imparato a farlo. Probabilmente non lo faremo mai e il ponte di comando dell’astronave Terra rimane occupato da psicopatici intolleranti.
Se Spock fosse qui con me, ora, mi direbbe: “Concetto rozzamente espresso, ma essenzialmente esatto”.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy ,  MBA Metissage & Métissage SangueMisto. 
Mr. Spock, pioniere della bi-razzialità. Diario del Capitano, data astrale 11 Agosto 2020.......  "Spazio, ultima frontiera! Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise, durante la sua missione quinquennale diretta all'esplorazione di strani mondi.
0 notes
ninocom5786 · 7 years ago
Text
Democrazia? Ma per favore!
La democrazia diretta e partecipata digitale è veramente una montagna di immondizia. Serve solo a dare parola a idioti e ad analfabeti funzionali, emotivi e strutturali o quant'altro pur di ribadire di essere informati rispetto ai media tradizionali.   Se viviamo in un periodo di instabilità economica, politica e sociale, non è solo grazie a quei governi che hanno devastato lo stato sociale, i diritti dei lavoratori, la sanità e l’istruzione pubblica, ma anche a questi scarti della società, frustrati dal forte malcontento e dal forte malessere sociale che li conduce al fanatismo e alla demagogia.  Credono che le cause dei nostri problemi sociali siano l’immigrazione con la cosiddetta “invasione” di migranti, l’islamizzazione del paese dando le colpe ai comunisti e a tutte le forze di Sinistra (mi fanno paura più i cristiani che i musulmani). E per esprimersi si concedono all’odio e all’intolleranza razziale, all’omo-bi-trasfobia.  Il web è diventato pieno di nostalgici del fascismo con i soliti “Quando c’era lui...”, “ringrazia lui...” e via dicendo, ma anche di chi afferma “non sono razzista, ma...”, “non sono fascista, ma...”, “non sono maschilista, ma...”.  Se questa forma di Democrazia fosse applicata in pieno nel nostro paese, saremmo oggi nel libro dei Record dei Guinness dei Primati con un elevatissima percentuale di ignoranti e analfabeti.  Quando vi dicono che il web sia l’arma perfetta per informare meglio le masse, rendetevi conto questo ha creato nuove masse, di pecore, una sorta di gara a chi diffonde più fake news e più bufale con i media tradizionali.  Non tutto è oro quel che luccica, la democrazia diretta e partecipata via web è veramente una SPAZZATURA. 
1 note · View note
pangeanews · 5 years ago
Text
“Il mondo che abitiamo è duro, freddo, cupo, ingiusto e metodico, i suoi governanti sono o imbecilli patetici o veri scellerati”. Albert Caraco, l’esegeta del caos
Leggerlo è come passeggiare in una città di cristallo – un riflesso ha figura di falco e non sai se quel dolore alla schiena è effettivamente il giaguaro che ti sta rivelando a te stesso, squarciandoti. La città di cristallo, in ogni caso, mentre la percorri, diventa fango, palude. Ti inghiotte. La logica della città è così perfetta da ammazzarti.
*
“Beati i morti! E tre volte miseri coloro che, in preda alla follia, generano! Beati i casti! Beati gli sterili! Beati anche coloro che preferiscono la lussuria alla fecondità! Oggi gli Onanisti e i Sodomiti sono meno colpevoli dei padri di famiglia, perché i primi distruggeranno se stessi e i secondi distruggeranno il mondo, a forza di moltiplicare bocche inutili”, dice, con una ferocia lucidissima, pari ai primi padri della Chiesa, a un Tertulliano, Albert Caraco, nel suo Breviario del caos, una teologia della notte, anamnesi del nulla, fustigazione di incensi al negativo.
*
Con pazienza da compilatore, con la spietata ossessione di chi ossifica l’Aquinate, di chi disossa ogni fede fino allo sconquasso, Albert Caraco non offre sponda al conforto. Non è come Leopardi – o Cioran, semmai – dove indugiare nel niente, evocare il male, provoca piaceri enigmatici fino all’antidoto. Caraco disintegra pregiudizi e illusioni, s’incava nel pozzo del nulla e lo scava fino a vanificare pure quello. Eppure, a volte, sembra non esserci altra parola tanto esatta. “Il mondo che abitiamo è duro, freddo, cupo, ingiusto e metodico, i suoi governanti sono o imbecilli patetici o veri scellerati, nessuno è più all’altezza dei tempi, siamo tutti quanti superati, piccoli e grandi, la legittimità appare inconcepibile e il potere non è tale che di fatto, è un ripiego a cui ci si rassegna. Se si sterminassero da un polo all’altro tutte le classi dominanti, nulla cambierebbe, l’ordine instaurato cinquanta secoli or sono non ne sarebbe minimamente scosso”. E poi: “Il mondo è brutto, lo sarà sempre di più, le foreste cadono sotto la scure, le città dilagano inghiottendo ogni cosa e dappertutto i deserti si espandono, anche i deserti sono opera dell’uomo, la morte della terra è l’ombra che gettano a distanza la città, e ora vi si aggiunge la morte dell’acqua, poi sarà la morte dell’aria, ma il quarto elemento, il fuoco, rimarrà perché gli altri siano vendicati, è per l’opera del fuoco che noi moriremo a nostra volta”.
*
Caraco – lo ostenta la sua calligrafia, un ricamo spietato, un richiamo infantile, una specie di gioco di dadi – svagina l’Apocalisse, replica, in cubo di vetro, la lingua dei profeti. Ogni rivelazione, d’altronde, nasce per contrasto, nell’urlo, ispirata alla vendetta – perché un dio si soddisfi qualcuno, sempre, in corpo o in anima, muore. Figlio di ebrei sefarditi che si convertiranno al cattolicesimo a Montevideo, Albert Caraco nasce nell’odierna Istanbul nel 1919, vive a Praga, a Berlino e a Vienna, studia a Parigi, abita in Sud America. Si esprime in francese, tedesco, inglese e spagnolo, fonde lo spirito geometrico della lingua di Francia alla faina visionaria – pare un Lovecraft intento a seminare eresie nei pianeti più disparati. La “Société des lecteurs d’Albert Caraco” ne offre un ritratto corrusco: “Le sue prime opere – principalmente poesie – sono contrassegnate da una sorta di misticismo illuminato. In seguito, il solo aspetto monastico dello scrittore sarà lo stile di vita: scevro dalle contingenze materiali, grazie ai mezzi dei genitori, Caraco è quel vecchio ragazzo che si isola in media sei ore al giorno per scrivere, all’infinito. A poco a poco si allontana dalla Chiesa per aderire allo gnosticismo. Allo stesso tempo, incensa Israele, identificando nella nazione-martire il destino stesso della storia umana. Lungi dal celebrare una sorta di disperazione mondana, di anodina nevrastenia, Albert Caraco è un logico del peggio, un allucinato nel corpo di un mandarino”.
*
L’opera di Caraco, assai vasta, è pubblicata da L’Âge d’Homme, in Francia; in Italia è approdata grazie ad Adelphi, che ha pubblicato Breviario del caos e Post mortem, e a Guida, che ha stampato L’uomo di mondo e Supplemento alla Psychopathia sexualis (poi in catalogo ES). Molto è ancora da tradurre. Certo, Caraco ti soffoca, eleva la gola a biglia, la spara in fronte al muro del futuro: “Se c’è un Dio, il caos e la morte figureranno nel novero dei Suoi attributi, se non c’è non cambia nulla, poiché il caos e la morte basteranno a se stessi fino alla consumazione dei secoli”; “Nel momento in cui ognuno ha ragione, tutto è perduto, poiché tutto diventa sia lecito sia possibile, è il momento tragico per eccellenza ed è quello in cui ci troviamo”; “Nessuna spiritualità prevarrà sulla biologia e sull’ecologia, tutti gli spirituali sono sorpassati, non vi è nessuna differenza tra maghi e preti, ci si rende altrettanto spregevoli a consultare gli uni quanto a rispettare gli altri. Le leggi della natura si fanno beffe tanto degli esorcismi quanto delle orazioni”.
*
Morì come si era prefisso, Caraco, in obbedienza filiale, “il giorno dopo la morte del padre, il 7 settembre 1971”. Resta il mistero su come abbia effettuato il suicidio. “La versione popolare dice che si sia impiccato; alcune testimonianze intime evocano un gesto spettacolare: si sarebbe segato la carotide, con eloquente spargimento di sangue alle pareti dell’appartamento parigino, al 34 di rue Jean-Giraudoux, che aveva occupato per venticinque anni insieme ai genitori”. In fondo, Caraco fu un figlio amorevole, obbediente fino all’estremo. (d.b.)
***
Sono nato a me stesso tra il 1946 e il 1948, poi ho aperto gli occhi sul mondo: fino a quel momento ero cieco.
*
In ogni santo puoi scorgere il brigante, il cuore di ogni santità è l’inferno assoluto. Ecco perché i nostri Salvatori non si lamentano: i loro rimedi sono troppo forti per l’uomo comune, che è il burattino dei propri appetiti carnali, non un peccatore.
*
La maggior parte degli uomini desidera restare incosciente: la felicità – agli occhi dell’uomo comune – è rapimento e il rapimento sembra una estinzione della consapevolezza, l’oblio della consapevolezza… Questo è in fondo il senso del sesso e della religione, tanto che in futuro oso pensare che sarà loro conveniente unirsi invece di rivaleggiare, come fanno. L’oscenità sarà religiosa, come è stato, per altro, molto tempo fa.
*
Le nostre idee morali non sono trascendenti, le nostre idee morali sono storiche e la Storia obbedisce ai cambiamenti degli Aion: percepiamo che stanno svanendo e nessuna autorità può radicare una fede in ciò che il potere esclude, la Sensibilità. Ad ogni Aion si accorda una nuova Sensibilità e ogni nuova Sensibilità si connette a un Aion, il peccato non esiste, vediamo soltanto l’abuso e il peggiore di tutti gli abusi, l’illusione del peccato.
Da “Ma confession”
*
La voglia di vivere non è l’arte di vivere, tra le due c’è la volontà di morire, l’eremo noto a eroi, santi, pensatori, artisti, quelli a cui il mio libro è destinato: dove gli uomini di buone maniere e di spirito cortese si incontrano. Essi condividono il disprezzo per la banalità e il gusto per la libera servitù, certamente si oppongono l’un l’altro in base ai propri principi, ma si assomigliano per il contegno delle loro idee; da ciò deriva l’ammirazione che provano l’uno per l’altro.
*
La fede non è un valore, è un bisogno; lo Spirito – che non è mai una necessità – è il valore per eccellenza, il comune denominatore di ogni valore, l’elemento che li consolida.
*
Non credo nella bontà della natura, l’essere può provare le sue buone origini, ma in alcun modo può rappresentare le specie nel loro insieme, nient’altro che un groviglio di aborti, senza i quali, tuttavia, l’Ordine non potrebbe prevalere sul disordine, questo è il paradosso, già compreso dalla Gnosi.
Ma l’umanità potrebbe essere emendata e forse qualche governo potrebbe migliorarla, oltre i liti del proprio interesse…
No, non credo nella bontà dell’Ordine, perché l’Ordine gode nel reprimere e trova la sua legittimazione nella repressione. Se questa cessasse, l’Ordine dubiterebbe della propria forza, ma ogni ordine trae piacere nello scoprirci colpevoli, la sua unica gioia è la punizione.
Quindi: è peggio l’Ordine o la Natura? Se essi sono come li descrivi non è forse un crimine partorire dei bambini?
Siamo tutti colpevoli di esistere, la Gnosi ammette che la vita è un peso, che la salvezza della specie deriva dalla castità, da cui deriva l’estinzione generale. Gesù – il vero Gesù, non quello promosso dalla Chiesa Cattolica – predica una opinione simile quando, come mostrano alcuni frammenti apocrifi, elogia una donna di nome Salomè perché è sterile e afferma di voler distruggere l’opera delle donne. Opinioni razionali che ogni uomo ragionevole dovrebbe condividere: in ogni caso, nonostante la maggioranza sia irragionevole, i nuovi aborti avranno nascita nella vergogna, nella miseria, nella malattia e nella sporcizia. Dovremmo quindi educare questi aborti in modo che da adulti perpetuino l’assurdo destino della specie.
Da “Le Galant Homme”
*
La biologia è il nostro destino e poiché ci manca lo spirito e la sua energia non possiamo attenderci nulla dallo spirito, dalla tradizione, dal sacrificio. La fine dell’ideologia non disintegra il razzismo, le differenze fisiche annientano il più solido degli argomenti, non c’è spazio per la ragione, dove l’uomo è visto nel suo insieme. Se l’uomo è immerso nella sua apparenza fisica, non c’è alcuna libertà, nessuno spirito ci salva dagli sguardi alieni e noi non diventiamo mai ciò che probabilmente siamo ma soltanto ciò che sembriamo, nonostante il nostro io più profondo. Presto non ci sarà modo di mitigare il fanatismo dilagante e la fede razziale… Siamo diventati inutili, non abbiamo alcun ruolo se non apparire in favore dell’approvazione altrui.
Da “Semainier de l’incertitude”
*
Non nascondo la mia professione di pessimismo e sono partigiano dichiarato della reazione.
*
Il lettore istruito sa che mentre mi legge ascolta una fuga in quattro voci.
Da “Journal d’une année”
*In copertina: il “Magnum Chaos” nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Bergamo, intarsiato nel 1523 su disegno di Lorenzo Lotto
L'articolo “Il mondo che abitiamo è duro, freddo, cupo, ingiusto e metodico, i suoi governanti sono o imbecilli patetici o veri scellerati”. Albert Caraco, l’esegeta del caos proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2x0gu5M
0 notes
ninocom5786 · 7 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media
CLANDESTINI DI IERI E DI OGGI
L’immigrazione è un fenomeno che esiste da secoli in cui parte della popolazione lascia il paese d’origine per arrivare a quello di destinazione per migliorare la propria qualità di vita (studio, lavoro, economia...). I fattori e i motivi che spingono i popoli ad emigrare sono svariati, ma esistono vari gruppi e organizzazioni che sfruttano di queste persone usandoli come manodopera a basso costo per sfruttarle e come esercito industriale di riserva (citando Marx, Engels e Lenin).  Dopo l’Unità d’Italia, i clandestini eravamo noi quando partivamo per gli Stati Uniti ed erano soprattutto meridionali. Ancor prima erano i piemontesi e i veneti ad emigrare, soprattutto nella Francia meridionale. L’Unità d’Italia, anzi colonizzazione piemontese del Sud Italia, ha portato alla destabilizzazione della nostra terra e all’affermazione della mafia che si è intrecciata con la politica e con il clero. Noi italiani, soprattutto meridionali, purtroppo, abbiamo esportato la mafia creando dei pregiudizi contro di noi da parte di movimenti razzisti e anti-immigrati. Stessa cosa si ripete con gli africani e gli asiatici, soprattutto venuti dal Medio Oriente. Nella seconda metà dell’Ottocento, le potenze europee avevano colonizzato l’Africa sfruttandola, le ex colonie britanniche del Nord America oggi Stati Uniti hanno deportato neri per renderli schiavi. Noi occidentali abbiamo saccheggiato le loro risorse e affamato i popoli. Le guerre democratiche in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria e Yemen hanno provocato l’esodo di massa delle popolazioni di questi paesi bombardati dalla democrazia occidentale e dalle monarchie petrolifere islamiche del Golfo Persico.  Dietro l’accoglienza si cela lo sfruttamento di queste persone da parte di ONG finanziate da privati, in primis da Soros, che hanno destabilizzato i paesi “nemici” della democrazia occidentale versando lacrime di coccodrillo.  Non mancano però i sentimenti nazionalisti e identitari della Destra italiana, come al solito fascista, razzista, bigotta, omofoba, reazionaria, populista e qualunquista che continua a buttare benzina su fuoco per alimentare ancora il sentimento di odio e di intolleranza razziale verso gli stranieri. Da Salvini a Meloni fino a Forza Nuova e CacaPound, inneggiando al ritorno dei forni per gli immigrati clandestini dopo aver appresso ad un fatto di cronaca nera (omicidio, stupro, rapina, aggressione, furto e via dicendo).  La Sinistra delle Ong e dei Pride dalla Boldrini a Saviano, il solito tuttologo, predica l’accoglienza senza nemmeno rendere conto che dietro ad essa c’è lo sfruttamento.  L’UE e altre organizzazioni internazionali chiudono occhio di fronte alla continua tragedia in mare e a trattare con i governi fantocci e corrotti dei paesi d’origine dei migranti e ad armare i gruppi “ribelli” finanziati e armati da USA e Golfo Perisco per continua a destabilizzare i paesi “canaglia”.  Abbiamo capito forse da dove proviene il problema dell’immigrazione di massa e di come risolverla. Va bene l’accoglienza, va bene l’integrazione, va bene rispettare e osservare le leggi vigenti, va bene rispettare le culture e le credenze diverse, va bene combattere la discriminazione e l’intolleranza razziale, va bene ripudiare gli slogan fascisti, razzisti, bigotti e omofobi, ma non si può imporre allo straniero di rispettare una cultura e una società malata, un sistema politico corrotto e depravato, un’economia fallimentare e inutile, una giustizia corrotta e malata, le condizioni di schiavitù e di sfruttamento nel lavoro, un’istruzione autoritaria e reazionaria, una sanità corrotta e fallimentare.  La demagogia, il qualunquismo e il populismo sulla questione dell’immigrazione portano al fascismo e al fanatismo più estremo. Grazie ai social, abbiamo visto l’affermazione di queste correnti politiche e ideologiche.  Ci sono lavoratori migranti che lottano a fianco di quelli italiani contro lo sfruttamento dei padroni, ma la politica cerca di sedare tali lotte per creare una guerra all’interno della classe lavoratrice, un ottimo guadagno per i padroni e per le banche.  Esistono anche stranieri che sfruttano il lavoro e il suolo, in primis americani e tedeschi con le loro aziende, le loro banche e le loro assicurazioni.  L’immigrazione è un tema che va affrontato in modo serio e a fondo, non a casaccio.
2 notes · View notes