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Benvenuta Stefi Pastori Gross su Alessandria Today: una nuova voce per raccontare storie e passioni
Alessandria Today continua a crescere e ad arricchirsi di nuove voci, ed è con grande piacere che diamo il benvenuto a Stefi Pastori Gross, una nuova autrice che entra a far parte della nostra squadra.
Alessandria Today continua a crescere e ad arricchirsi di nuove voci, ed è con grande piacere che diamo il benvenuto a Stefi Pastori Gross, una nuova autrice che entra a far parte della nostra squadra. Stefi Pastori Gross porta con sé un bagaglio di esperienze e di sensibilità che saprà arricchire il panorama editoriale di Alessandria Today, offrendo ai lettori spunti di riflessione, emozioni e…
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Lunedì 22 Gennaio 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro di Carmelo Samonà “Fratelli”.
"Fratelli" venne pubblicato nel 1978 e diventò subito un caso editoriale. L'autore, noto ispanista, era alla sua prima prova narrativa e le 30.000 copie della tiratura andarono immediatamente esaurite mentre critici come Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Alfredo Giuliani lo accolsero come un capolavoro.
"Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della città, con un fratello ammalato". In una vasta casa di una città imprecisata vivono due fratelli. È il più grande a raccontare, l'altro è affetto da disturbi che riguardano "l'attività del pensiero" che non vengono comunque mai precisati, il ricovero in ospedale, predisposto da anni, "sembra di là da venire". Il rapporto tra i due è tormentato, la comunicazione è difficile, fatta di poche parole, di molti sguardi, silenzi, contatti fisici - il fratello maggiore accudisce l'infermo, lo lava, lo veste, lo segue da una stanza all'altra del grande appartamento, semivuoto di mobili, colmo comunque di ricordi, "arnesi dall'uso incerto" che "interrompono, di tanto in tanto, la sequenza dei vuoti", residui di una intimità familiare ormai perduta.
Carmelo Samonà (1926 – 1990) è stato un ispanista e scrittore italiano. Proveniente dalla famiglia aristocratica siciliana Samonà, era figlio dell'architetto Giuseppe Samonà. Si stabilì a Roma nel 1936 e si laureò in lettere, alla Sapienza, nel 1948. Dal 1961 insegnò letteratura spagnola all'Università "La Sapienza" di Roma al Magistero, e dal 1978 a Lettere, dedicandosi in particolare a quella del Seicento. Come ispanista, si ricorda, fra le altre, l'opera La letteratura spagnola dal Cid ai Re Cattolici (con Alberto Varvaro, 1972). Nel 1973 promosse la costituzione dell’Associazione ispanisti italiani. Dal 1976 collaborò con il quotidiano la Repubblica con articoli sulla letteratura moderna spagnola e ispanoamericana. Accademico dei Lincei dal 1987, ottenne il premio Juan Carlos dell'Accademia spagnola (1984).
Viene ricordato anche come scrittore (il suo esordio nel 1978), in particolare per due romanzi di successo, pubblicati da Einaudi: “Fratelli” (prima opera, parzialmente autobiografica) e “Il custode” (1983). “Fratelli” racconta il rapporto della voce narrante con il fratello affetto da una malattia mentale (nella realtà, si tratta del rapporto di Samonà con il figlio); è stato vincitore del Premio Mondello e finalista del Premio Strega nel 1978, finalista nel 1985 al Premio Bergamo e vincitore nel 2002 del Premio Pozzale Luigi Russo. Oltre ai due romanzi, Samonà scrisse il racconto Casa Landau (Garzanti, 1990) e il testo teatrale “Ultimo seminario”.
Contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento. Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa lettura e scoprire un romanzo basato su una storia vera che non lascerà per nulla indifferenti, non mancate!!!
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Libri sotto l'Ombrellone: Fumettibrutti - Trilogia Esplicita
Seguo Fumettibrutti, pseudonimo d’arte di Josephine Yole Signorelli, su Instagram da prima del suo esordio editoriale e sono molto contenta che sia riuscita a sfondare in Italia, uno dei tanti Paesi al mondo veramente poco transgender friendly. Nonostante abbia letto le sue brevi strisce sui social, non avevo ancora comprato le sue opere. La sua Trilogia esplicita edita da Feltrinelli è stata la…
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#blog#feltrinelli#fumetti#fumetti brutti#lgbtqia+#libri#libro#sessualità#transgender#trilogia#trilogia esplicita
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Matthew Blake "Anna O", presentazione
Con un esordio sorprendente, che è diventato un caso editoriale globale in corso di traduzione in oltre trenta paesi, Matthew Blake firma un thriller psicologico avvincente e inquietante, in cui il confine tra preda e predatore, tra vittima e carnefice, tra innocente e colpevole è sempre effimero e volubile.(da La nave di Teseo) Anna Ogilvy, venticinquenne, scrittrice londinese, fondatrice della…
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E' Bum bum bum il libro di esordio di Luisella Mazza
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Di Roberta Leotti @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND C'è l'eterno dilemma tra ragione e sentimento in Bum bum bum, l’esordio editoriale di Luisella Mazza pubblicato il 18 luglio nella collana Le Meraviglie di Fazi Editore che sarà presentato il 29 settembre alla Estorick Collection di Londra. Un libro dal titolo originale e accattivante: Bum Bum Bum L’eterno dilemma tra ragione e sentimento a determinare le nostre scelte è certamente un argomento ampliamente trattato in letteratura e in musica, ma nel suo Bum bum bum, Luisella Mazza, esordiente scrittrice che vive e lavora a Londra, iesce a rielaborare questo tema in chiave ironica e senza cadere nella banale: il suo Oscar non ha un cuore, almeno non l’ha come gli altri. Possiamo dire che il cuore del protagonista è rumoroso e ingombrante come certi ospiti dal tempismo olimpico quando si presentano a casa tua proprio nel momento sbagliato. Come ci spiega l’autrice, Oscar è un tanghero e insegnante di tango argentino che improvvisamente si ritrova senza lavoro e senza casa dopo che Maria, sua compagna di vita e di lavoro lo lascia. Questo evento lo costringe a chiudere la sua scuola di ballo e finisce per condividere un appartamento con estranei dalle esperienze di vita più disparate, ma segnate quanto la sua. Come se questo non bastasse, il cuore comincia a battergli sempre più forte nell’orecchio, in precisi momenti della giornata: Bum! Bum! Bum!!!!! Più che un problema di salute, col cuore Oscar sembra avere un problema di comprensione, perché quando il cuore comincia a parlargli, diventando così un personaggio a tutto tondo del libro, lo fa in un modo alquanto particolare… a “colpi” di citazioni di canzoni pop e poesie medioevali. Va precisato che il protagonista non sta impazzendo, anche se conscio che in presenza di altri deve tenere a bada le sue reazioni per non passare per uno svitato, ma ha serie difficoltà a capirlo, sì. Leggerezza e comicità della trama vanno di pari passo con il realismo delle conversazioni di questo singolare flusso di coscienza. Merito delle intuizioni stilistiche dell’autrice, a partire dalla costruzione delle frasi (per esempio la scelta di lasciare qua e là errori grammaticali apparenti) a beneficio della fluidità nel ritmo realista del linguaggio di chi parla. Luisella Mazza ha fatto leva sull’ironia nell’analisi introspettiva del personaggio, gli eventi imprevisti (o sorprese) innescano il time lock necessario per mettere alle strette Oscar e costringerlo a decidere. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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[Metodo per diventare un altro][Édouard Louis]
Édouard Louis torna a parlare della sua storia e lo fa con un romanzo malinconico, lucido e affascinante. Una storia di apprendimento, di lotta e di metamorfosi per sfuggire alla povertà, alla violenza e all’esclusione.
Quasi un decennio dopo Farla finita con Eddy Bellegueule, il suo esordio divenuto un caso editoriale internazionale, Édouard Louis torna a parlare della sua storia e lo fa con un romanzo malinconico, lucido e affascinante. Una storia di apprendimento, di lotta e di metamorfosi per sfuggire alla povertà, alla violenza e all’esclusione. Il racconto del percorso lungo e doloroso che l’ha portato da…
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#2023#Annalisa Romani#Édouard Louis#Changer : méthode#fiction#Francia#La nave di Teseo#LGBT#LGBTQ#Metodo per diventare un altro#Narrativa
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Libri| La Figlia legittima di Emilio Chirilli
13 aprile 2019, ore 18:00 – presentazione a cura del Club Rotary di Brindisi Valesio, presso Sala Gandhi, Grande Albergo Internazionale di Brindisi
Dopo l’apprezzato esordio con Il Concilio del Cadavere (Il Calamaio, 2003), testo drammatico in tre atti ispirato al celebre processo del IX secolo nei confronti di papa Formoso di Porto[1], ed alcuni testi brevi[2], Emilio Chirilli torna alla scrittura con La figlia legittima (Europa Edizioni, 2018), già premio della giuria per la sezione Narrativa Inedita nel “Concorso di Letteratura a carattere Internazionale Città di Pontremoli”, nonché vincitore del premio editoriale “L’Incontro”.
Il racconto è tratto, molto liberamente, da un fatto di cronaca avvenuto nei primi decenni del secolo scorso nel Salento. L’autore prende tale fatto come semplice spunto, per poi procedere in modo del tutto autonomo, dipanando in maniera brillante l’evolversi della vicenda. Come si può leggere nella quarta di copertina, si tratta di una storia di sangue, legittimo ed illegittimo, ambientata in un sud riarso dal sole, terra bellissima e atroce. È qui che si consuma la vicenda di Tore e Maddalena, due giovani condannati dall’intreccio ad un “travaglio dall’epilogo doloroso [..] in un legame antico che fa del Sud di questo romanzo, figlio di Verga come di De Martino, una madre severa e implacabile che chiede il sacrificio dei suoi figli a costo di mantenere legami ancestrali”.
Presentato dalla dott.ssa Livia Antonucci, l’autore parlerà del suo nuovo romanzo il 13 aprile 2019 presso la sala Gandhi del Grande Albergo Internazionale di Brindisi.
[1] Premio speciale testo teatrale al “Premio Europeo di Arti Letterarie Via Francigena di Brescia”.
[2] Cardiopatia e Il Telefonino.
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Il blog consiglia "Come uccidere la tua famiglia" di Bella Mckie, Harper Collins. Da non perdere!
Il blog consiglia “Come uccidere la tua famiglia” di Bella Mckie, Harper Collins. Da non perdere!
Un grande successo editoriale inglese, un esordio da 500 mila copie vendute in meno di un anno, un libro attesissimo esilarante e dark, una satira intelligente e divertentissima, una nuova voce originale. Come uccidere la tua famiglia è una graffiante commedia nera, una satira bruciante sulle famiglie disfunzionali e sui privilegi di classe, nonché una critica feroce all’ossessione dei media per…
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Roberto Maroni, biografia del leghista ex ministro governo Berlusconi
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/roberto-maroni-biografia-del-leghista-ex-ministro-governo-berlusconi/114316?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=114316
Roberto Maroni, biografia del leghista ex ministro governo Berlusconi
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Roberto Maroni (nato a Varese, 15 marzo 1955 – morto il 22 novembre 2022) è stato un politico italiano, leghista ed ex ministro governo Berlusconi.
Nel corso della storia repubblicana, egli è stato il primo politico esterno alla Democrazia Cristiana, oltre ad essere Ministro del lavoro e presidente della Regione Lombardia, per cinque anni.
La sua, è stata una vita ricca di esperienze, che abbracciano il mondo della politica e non solo. Scopriamo qualcosa in più su di lui:
Roberto Maroni biografia
Dal punto di vista dell’istruzione, Roberto Maroni ha studiato presso il Liceo classico Ernesto Cairoli di Varese.
Qui, è stato allievo di Cesare Revelli, nonché un cattolico marxista. Proprio grazie agli insegnamenti del professore, Maroni si è appassionato sempre di più al mondo del politica. Già quando aveva soli sedici anni, lo si vede in un servizio del tg nord, militando all’interno di un gruppo del filone marxista-leninista.
Dopo essersi diplomato, ha lavorato da conduttore radiofonico in Radio Varese e ha frequentato il partito d’estrema sinistra Democrazia Proletaria.
Il suo esordio vero e proprio nel mondo della politica, risale alla fine degli anni ’70. Fu in questo periodo che Maroni conobbe Umberto Bossi, con il quale intraprese una collaborazione politica. I due infatti, insieme a Salvadori, fondano una società editoriale, chiamata Nord Ovest. Il progetto non durò molto, anche per via della morte di quest’ultimo.
Nel 1982, Roberto offre il suo contributo per organizzare un nuovo partito in provincia di Varese. Tre anni dopo, ottiene il titolo di consigliere comunale di Varese. Durante lo stesso periodo, il giovane si laurea in giurisprudenza, presso la facoltà dell’Università degli Studi di Milano.
Subito dopo, sostiene l’esame di Stato come procuratore e fa praticantato come avvocato a Varese. In quel periodo, si ritrova a fare più lavori ma resta sempre attivo nel mondo della politica. Tant’è che nell’89, Maroni decide di prendere parte alla fondazione della Lega Nord. Qui, dal 2002 al 2012, avrà il ruolo di Coordinatore della Segreteria politica federale, presieduta dal segretario federale Umberto Bossi.
Non molto dopo, ottiene anche il titolo di primo ministro della Padania. al 2007 al 2011 invece, egli è stato il secondo Presidente del Parlamento del Nord e successivamente, lo hanno nominato come Presidente della Commissione Cittadinanza, Immigrazione, Sicurezza del Parlamento del Nord.
Roberto Maroni Ministro del Welfare
Con l’arrivo del nuovo millennio, l’onorevole Massimo Dolazza, rende nota un’intervista dove si denunciano i legami trasversali dei partiti politici con il gruppo Finmeccanica. Qui si segnala anche la vicenda dell’ex moglie di Maroni, Emilia Macchi, la quale all’epoca ricopriva il ruolo di direttore delle Risorse Umane della Alenia Aermacchi.
Nel frattempo, Roberto Maroni comincia a lavorare all’interno della nuova coalizione della Casa delle Libertà, come delegato leghista alla definizione del programma per le elezioni politiche del 2001. Qui, lo eleggono nuovamente deputato nel collegio uninominale di Varese.
Dal 2001 al 2006 è stato Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali (detto anche Ministro del Welfare), ovvero durante il governo II e III di Silvio Berlusconi.
Roberto Maroni Ministro dell’Interno
Nel 2008 invece, Maroni ottiene l’incarico di Ministro dell’Interno (ruolo sempre affidato da Berlusconi).
In questo periodo, egli fa una proposta, ovvero prendere le impronte digitali a tutti coloro che non avevano occasione di dimostrare la propria identità, focalizzandosi in particolar modo sui bambini rom. Maroni definì il tutto come “Un provvedimento atto a tutelare i minori stessi, obbligati dai genitori ad andare a rubare o mendicare” (fonte Wikipedia). A differenza degli oppositori, i quali reputarono il provvedimento come “Un atto xenofobo e razzista, che costringe i bambini a pagare per colpe non loro”. (Fonte: Wikipedia)
Nel 2011, Roberto termina la sua fase da Ministro dell’Interno e riceve la nomina come Presidente della Commissione Cittadinanza, Immigrazione, Sicurezza del Parlamento del Nord.
Roberto Maroni segretario federale della Lega Nord
L’anno seguente, Maroni viene eletto come segretario federale della Lega Nord. Qui, egli decide di rinnovare l’assetto organizzativo, andando a nominare tre vicesegretari, ovvero: Giacomo Stucci, Federico Caner ed Elena Maccanti.
Nel 2013, Roberto decide di dare le dimissioni e di dedicarsi interamente all’incarico di presidente della Lombardia. Il suo successore, diventa Matteo Salvini.
Così, non molto dopo Maroni diventa il presidente della Regione Lombardia riuscendo a raggiungere ben 2.456.921 voti (il 42,81%) contro il 38,24%, che era stato ottenuto da Umberto Ambrosoli.
Gli ultimi anni
Negli ultimi anni, Roberto Maroni ha intrapreso una collaborazione con il quotidiano Il Foglio e ha gestito un blog sul sito Huffington Post (Fonte: Wikipedia).
Nel 2020, egli decide di entrare a far parte del Consiglio di amministrazione del Gruppo San Donato, nonché primo gruppo ospedaliero privato d’Italia. Nel 2021, si era candidato per diventare il Sindaco di Varese ma ha dovuto ritirare la proposta, per via del suo stato di salute.
Maroni infatti, non molto prima, aveva scoperto di avere un tumore al cervello. Ha lavorato fino all’ultimo, ma le sue condizioni sono peggiorate sempre di più, fino al 22 novembre del 2022, giorno del suo decesso.
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Zadie Smith
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Zadie Smith è una delle autrici britanniche contemporanee di maggior talento.
Diventata un caso letterario a soli 23 anni, col suo primo libro Denti bianchi, docente a Harvard e alla Columbia University, dal 2010 insegna scrittura creativa alla New York University.
Di padre inglese e madre giamaicana, è nata col nome di Sadie Adeline Smith a Brent, quartiere operaio a nord-ovest di Londra, il 25 ottobre del 1975.
Da bambina ballava il tip-tap sognando di diventare attrice di musical. Dopo le scuole pubbliche, ha frequentato il King’s College di Cambridge per studiare letteratura inglese pensando di intraprendere la carriera giornalistica. Lì ha incontrato colui che sarebbe diventato il suo futuro marito nel 2004, Nick Laird.
Alcuni racconti, pubblicati in una raccolta studentesca, avevano attirato l’attenzione di un editore che le aveva offerto un contratto per un romanzo ancora da scrivere. Il suo primo libro, Denti bianchi, è stato un caso letterario senza precedenti, è apparso sul mercato editoriale molto prima di essere completato, diversi editori, infatti, se ne disputarono i diritti all’asta senza averlo letto, basandosi solo su manoscritti parziali.
Pubblicato nel 2000, divenne immediatamente un bestseller vincendo numerosi premi internazionali, per lo stile con cui è scritto, la sovrabbondanza di aggettivi, le frequenti digressioni su fatti secondari, è stato creato il termine realismo isterico dal critico letterario inglese James Wood.
Percorrendo quasi tutto il secolo scorso, Denti Bianchi racconta la storia dei due amici, Archie (inglese) e Samad (bengalese e musulmano osservante) e delle loro strampalate famiglie. Descritto come un romanzo sull’integrazione razziale è, in realtà, la rappresentazione ossessiva dell’annosa ricerca della propria identità. Altra protagonista del romanzo è Londra, che viene descritta nei suoi cambiamenti e contraddizioni con grande maestria. Il tempo assume una dimensione fluida e polimorfica fatta di continui balzi in avanti e indietro nel secolo, a sottolineare corsi e ricorsi storici.
Due anni dopo è uscito L’uomo autografo, la storia di un collezionista ebreo cinese, che è stato un altro notevole successo commerciale ma con critiche non così entusiaste come per la sua prima opera.
Il suo terzo romanzo, Della bellezza, del 2005, ambientato a Boston e dintorni, dove ha vissuto per due anni lavorando a Harvard, ha vinto l’Orange Prize. Apertamente ispirato a Casa Howard, racconta della crisi sentimentale e lavorativa di Howard Belsey, docente inglese di storia dell’arte trapiantato negli Stati Uniti per motivi accademici, e della sua famiglia. Quasi tutti i personaggi sono delle persone orribili, che l’autrice riesce a rendere simpatici, che riescono a superare le loro tremende vicissitudini grazie all’ironia e a un linguaggio segreto, una sorta di lessico familiare.
Nel 2012 è uscito il romanzo NW, il titolo prende spunto dal codice postale di Kilburn, il quartiere di Londra dove è ambientato.
Fin dal suo esordio, Zadie Smith si è dimostrata molto abile gestire e intrecciare vicende e voci di personaggi molto diversi tra di loro, per età e retroterra culturale. Ognuno ha una sua propria voce, un particolare modo di parlare, slang o derivazione culturale e sociale.
L’ultimo romanzo è stato Swing Time, del 2017, ha anche scritto numerosi racconti pubblicati in varie antologie e raccolte.
Critica militante, negli ultimi anni si è concentrata su saggi e interventi sui nuovi fenomeni di massa pubblicati su varie importanti riviste come il Guardian e la New York Review of Books.
Grandissima ammiratrice e amica di David Foster Wallace, indaga con ironia gli aspetti più dolorosi del reale, riflette sulle potenzialità e le modalità del rapporto tra processi mentali associativi e scrittura.
Il suo stile è estremamente curato, ogni carattere è racchiuso in un perfetto equilibrio di parole e frasi. I suoi racconti evidenziano l’inafferrabilità del mondo contemporaneo, sospeso tra accumulazione e iper-semplificazione, tra disinteresse e partecipazione, tra spreco e rilevanza.
Zadie Smith ha raccontato magistralmente alcuni dei temi più delicati del presente: lo scontro delle generazioni e delle culture, le differenze di classe e la costruzione dell’identità, l’adolescenza e i sogni della nostra epoca, l’amore, il tradimento e la malattia.
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Ascolta & Leggi: Andrès Segovia e Andrea Peverelli
Ascolta & Leggi: Andrès Segovia e Andrea Peverelli
Ho letto con piacere Il Boia Stupendo, esordio editoriale di Andrea Peverelli per Ensemble Editore. Una silloge, composta da due poemetti, veramente interessante. Peverelli intraprende un percorso poetico molto personale e assai distante dal modo di scrivere insapore di molti autori dell’ultima leva. Il libro è reperibile qui:
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Frieda, confessioni di un agente letterario
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Frieda, la storia della "riscoperta" di un libro senza tempo. Una vicenda editoriale unica ai tempi di social network e coronavirus raccontata in prima persona da un agente letterario a caccia di scrittori veri Di Gianluca Zanella Quando le persone mi chiedono che lavoro faccia, ho sempre qualche istante di difficoltà. Non tanto per paura che il mio interlocutore non capisca, quanto per non essere sicuro di riuscire a spiegarmi bene. Dunque alla risposta “Faccio l’agente letterario”, segue sempre la postilla “Vado a caccia di scrittori”. Il termine anglosassone sarebbe talent scout, ma non mi piace il suono della parola, quindi mi affido alla ricchezza del nostro vocabolario per inoltrarmi in definizioni a volte precise e circoscritte, altre volte più elaborate, in base all’umore del giorno. I miei “terreni di caccia” sono molti: festival letterari, presentazioni di libri, il supermercato dietro casa e, soprattutto, i social. È su portali come Facebook, Twitter e Linkedin che entro molto spesso in contatto con scrittori o aspiranti tali. Specificare la differenza è d’obbligo: Non conosco la tendenza negli altri Paesi, ma posso dire con una discreta dose di sicurezza che in Italia ci sono molti più (pseudo) scrittori che lettori. Sono tanti i messaggi che mi arrivano ogni giorno. Persone che mi chiedono di leggere le proprie opere, di valutarle, di curarne l’editing, nell’intento di inserirsi nella corrente giusta che li porti al mare magnum dell’industria editoriale italiana, ovviamente puntando sempre al top, sicuri di avere tra le mani il prossimo Premio Strega, quando non il Nobel. Inutile dire (ma lo dico lo stesso) che un buon 90% delle volte quello che mi arriva è da cestinare dopo aver letto le prime righe. Lo so, vi chiederete come si possa scartare un libro senza nemmeno aver letto le prime dieci pagine. Vi assicuro che è possibile, anzi, se così non fosse sarebbe davvero impensabile poter far fronte all’infinita mole di materiale che si accumula nella mia casella di posta. Senza contare il fatto che, molto spesso, chi mi contatta lo fa senza alcun tatto verso il mio lavoro, pretendendo una valutazione gratuita di un libro che magari supera le 500 pagine, senza rendersi conto che per farlo devo impiegare tempo, concentrazione e, soprattutto, la mia professionalità. Altre volte, invece, chi mi scrive riesce a cogliere la mia attenzione anche solamente per la gentilezza che traspare sin dalle prime righe del messaggio. Con Christophe Palomar è andata così. Il suo messaggio mi arriva sulla posta di Linkedln in un giorno qualunque. Mi chiede se voglio leggere qualcosa di ciò che ha scritto, rispondo di sì senza troppi convenevoli. Inizia così, grazie all’intermediazione di un social, la storia della mia prima grande scoperta. O meglio, la storia di una riscoperta. Christophe mi affascina da subito. Mentre mi invia un saggio scritto a sei mani e che vedrà la luce senza la mia intermediazione nel 2019, cerco qualche informazione su di lui, rendendomi conto che si trova veramente poco. Una volta letto il saggio in questione (pubblicato da Pendragon con il titolo Occhi mediterranei), ci sentiamo telefonicamente. Vive a Bologna, ma il suo accento è il risultato di un impasto di lingue, culture e luoghi diversi: Trieste, Parigi, Tunisia, Spagna. Il saggio che ho letto mi ha convinto, ma non credo di avere contatti con l’editore giusto. Lui mi dice che ha dell’altro materiale, io gli dico che mi piacerebbe leggere qualcosa, lui mi dice che sarebbe bello conoscerci di persona, io prenoto seduta stante un treno per Bologna. Nel giro di pochi giorni siamo faccia a faccia sotto la Fontana del Nettuno. Niente convenevoli, nessun imbarazzo. Come due vecchi amici per i quali la differenza d’età è un aspetto insignificante, ci abbracciamo (sembrano lontani i tempi in cui si poteva farlo senza temere il contagio!) e, facendoci largo tra i turisti che affollano il centro di Bologna in quella primavera del 2018, troviamo un bar in cui sederci. Mentre attendiamo che qualcuno venga a prendere le ordinazioni (capiremo solo dopo una buona mezz’ora che non è previsto il servizio al tavolo) cominciamo a parlare. Di cosa, non ricordo. Probabilmente di tutto. Mi colpisce la sua cultura vasta e il modo di non farla pesare sull’interlocutore. Capisco di avere di fronte un uomo di mondo, particolarmente avvezzo nel cogliere le sfumature e le contraddizioni del presente, dei rapporti con le persone, delle dinamiche che regolano la società. È mentre stiamo parlando del saggio che ho avuto il piacere di leggere che mi parla di un suo romanzo, Frieda. Al di là di quello che mi dice, una cosa mi colpisce sopra tutte: il libro è già stato pubblicato qualche anno prima. Abbastanza per farmi disinteressare seduta stante della faccenda. Un libro già pubblicato è un libro “bruciato”, è stato più o meno quello che ho pensato. Mi spiego meglio: perché perdere tempo a parlare di un libro già uscito per un’altra casa editrice quando io sono venuto qui alla ricerca di qualcosa di inedito? Christophe capisce il mio ragionamento, ma insiste nel volermi far leggere questo Frieda. Ne parla davvero come se si trattasse del libro di tutta una vita. Gli dico che lo leggerò e cambiamo argomento. Al termine del nostro incontro, sui binari della stazione sotterranea in attesa del treno che mi porterà a Roma, Christophe torna all’attacco. Mi ha già mandato il Pdf del libro, dice, così lo potrò leggere durante il viaggio di ritorno. Ammetto di essermi improvvisamente scoperto contrariato. Non tanto nel sentirmi messo con le spalle al muro da un autore che conosco appena, quanto nello scoprire, una volta comodamente seduto al mio posto, che ho dimenticato a casa il romanzo che stavo leggendo e che dunque sono in qualche modo costretto a ingannare il tempo leggendo un libro che - a prescindere - so che non rappresenterò mai presso alcun editore. Il viaggio da Bologna a Roma sull’alta velocità dura circa tre ore. Tre ore durante le quali ogni mio convincimento riguardo il mio rapporto futuro con Frieda viene implacabilmente sovvertito. Quello che scorre sullo schermo del mio portatile è un romanzo che, pagina dopo pagina, mi lascia senza fiato. Al mio arrivo a Termini sono arrivato a metà, l’altra metà la divorerò il giorno seguente. Frieda è la storia di una fuga senza fine da sé stessi, quella del conte Joachim von Tilly, ricco rampollo di una famiglia di industriali nella Germania di inizio Novecento. Una fuga che lo porterà in Italia, Austria e, infine, Argentina. Una fuga costellata di incontri, amori travolgenti, tradimenti, amicizie, sullo sfondo del tragico dipanarsi del Secolo breve, tra la fine in agonia della Belle Epoque e l’avvento brutale del nazifascimo. La Frieda che dà il titolo al romanzo è realmente esistita: si tratta di Frieda von Richthofen, figlia di un ufficiale tedesco e cugina del Barone Rosso, destinata a divenire musa e moglie di D.H. Lawrence. Donna dalla personalità eccezionale, è lei la grande fonte d’ispirazione del protagonista e voce narrante del romanzo. Di quest’opera mi colpisce l’atmosfera di una grande saga d’altri tempi, narrata con un linguaggio e uno stile modernissimo, personale. Una penna, quella di Palomar, capace di sviscerare l’animo dei protagonisti, di coglierne le doppiezze, gli inganni, le falsità ma, soprattutto, la grande umanità, spesso caratterizzata tra una tragica ironia. Mi rendo conto del grande potenziale di questa storia così trasversale e, improvvisamente, il fatto che il libro sia già stato pubblicato si trasforma in un’opportunità. Telefono a Christophe. Non sembra stupito del fatto che io abbia cambiato idea riguardo Frieda nel giro di 48 ore. Ho bisogno di sapere di più della vecchia pubblicazione. Tutti i dettagli. Per buona parte della sua vita, Christophe è stato un manager e dirigente d’azienda a grandissimi livelli. Ha viaggiato molto ed è stato proprio nel corso di questi viaggi che ha scritto Frieda. Una gestazione lenta, maturata per lo più nel cuore della notte. Una specie di doppia vita, la sua. Poi, un giorno, avviene quella piccola “svolta”, quell’incontro, quell’improvvisa illuminazione che può mutare il corso degli eventi per ciascuno di noi. Christophe incontra Francesco Morawetz, un letterato prestato al mondo aziendale. È infatti in ambito lavorativo che i due si conoscono e si piacciono, come possono piacersi gli spiriti affini. Una sera a cena, a margine di discorsi tutti gravitanti attorno all’orbita dell’azienda di turno che li vedeva temporaneamente colleghi, Morawetz chiede a Christophe di fargli leggere qualcosa di suo. Perché è chiaro che tu sia uno scrittore, gli dice. Christophe si sente preso in contropiede. Non si aspettava certo di venire allo scoperto in questo modo. Prima nega, poi ammette. Si, sono uno scrittore. Qualche giorno dopo, Christophe porta il manoscritto di Frieda a quello che, inaspettatamente, si sta profilando come mentore. Ancora non sa che Francesco Morawetz ha un figlio, Lucio Morawetz, noto libraio milanese che ha in progetto di diventare anche editore. Da questo momento le cose sembrano accelerare il loro corso. L’incontro con Lucio, la proposta di pubblicare con la Libreria Utopia Editrice, il netto rifiuto di Christophe, che non vuole mischiare le sue due vite. Poi la stessa proposta, ancora un rifiuto, stavolta meno netto. Poi il sogno di vedersi pubblicati prende il sopravvento. E sia! Ma poche copie, nessuna distribuzione, nessuna pubblicità. Affare fatto. Frieda viene pubblicato in 500 copie nel 2015. Sarà disponibile solamente all’interno della libreria. Poi accade qualcosa. Le prime copie vendute, i primi commenti in rete – tutti positivi, e – assolutamente inaspettate – le prime recensioni da parte di grandi critici del panorama italiano, venuti chissà come a conoscenza di Frieda. “Uno splendido esordio”, scrive Daniele Giglioli sul Corriere della Sera; “Palomar fa il proprio esordio con un romanzo di rara potenza narrativa e letteraria… un capolavoro”, scrive su Il Giornale Gian Paolo Serino. Tanto Christophe quando il suo editore sono sconcertati. Ma lo sono ancora di più quando Frieda viene selezionato per il Premio Campiello «Opera Prima». Certo, non stiamo parlando del Festival di Sanremo, ma partecipare a un premio così prestigioso, irrompendo sulla scena letteraria italiana a gamba tesa, sicuramente esporrebbe a una discreta notorietà, almeno in ambito culturale. Questa considerazione, legata alla mancanza fisica di copie cartacee da inviare ai giurati del Premio e dai primi gelidi venti del fallimento che travolgerà la casa editrice di lì a poco tempo, spingono entrambi a tirarsi indietro. Proprio come “uno stupendo meteorite capitato da chissà dove” (Silvia de Laude sul blog Satisfiction), Frieda si perde da qualche parte nell’universo. Alcune copie circolano sul web, qualcuno nei blog si chiede che fine abbia fatto il misterioso Christophe Palomar, addirittura se sia mai esistito, ma il silenzio dura – più o meno ininterrotto - tre anni. Tre anni sicuramente cruciali nella vita di Christophe; tre anni durante i quali l’anima dello scrittore prende il sopravvento su quella del dirigente d’azienda. Come nato a nuova vita, Christophe si guarda indietro, forse sente di aver mancato una grande occasione, o forse capisce di averla solamente rimandata a un futuro prossimo. Questo dovremmo chiederlo a lui. Poi quello che già sapete: un messaggio su Linkedln, un treno preso come un salto nel buio e un caffè che non arrivava. E infine questa chiamata. Da oggi sono il tuo agente, gli dico. Va bene, risponde Christophe. Chiudo la telefonata e prima che arrivi il treno (si, sono alla stazione di Maccarese. Telefonare in attesa di un treno è stata la costante di quel periodo), compongo il numero di Vincenzo Ostuni, l’editor di Ponte alle Grazie. Collaboro da tempo con questa casa editrice che in qualche modo mi ha dato i natali, ma fino a questo momento sempre per libri d’inchiesta, anche molto coraggiosi. Mai per un romanzo. Parlo con Vincenzo. Le nostre sono chiamate veloci. L’essenziale la fa da padrone. È un libro già pubblicato, gli dico, ma la casa editrice è fallita e l’autore detiene tutti i diritti. Ah, aggiungo, è bellissimo. Frieda è stato pubblicato da Ponte alle Grazie il 27 febbraio 2020, alla vigilia della pandemia che avrebbe sconvolto le nostre esistenze (in perfetta linea con la sua storia editoriale unica) in una versione in parte differente dalla prima, se possibile migliore. Una parte consistente del lavoro di promozione punta proprio su quello che, inizialmente, mi era parso come un ostacolo insormontabile: la passata pubblicazione e la scomparsa dai radar che, caso davvero più unico che raro, permettono oggi il grande ritorno. Una storia nella storia – in parte ancora da scrivere - dove tutto (o almeno, la tappa finale del viaggio) parte da un social network. Quel messaggio su Linkedin è stato per me un passaggio cruciale che mi ha portato a prendere decine di treni, passare ore al telefono, correggere bozze, infilarmi nei panni del conte von Tilly, immaginare il volto di Frieda, il suo sorriso, il suo odore. Grazie a Christophe ho viaggiato da Napoli a Buenos Aires insieme a migliaia di migranti italiani sul ponte di un transatlantico; ho assaporato l’atmosfera estiva di una Capri esaltante di inizio Novecento e ho sentito sulla pelle il vento che spazza la Pampa argentina; ho camminato nella Vienna della Belle Epoque tra studenti perdigiorno e artisti suicidi; ho vissuto in prima persona la tormentata parabola di una Germania protagonista indiscussa nella storia del secolo scorso. Ecco, quando mi chiedono che lavoro faccia, mi piacerebbe sempre poter rispondere: scopro dei capolavori senza tempo. Gianluca Zanella Frieda, di Christophe Palomar - GUARDA IL ROMANZO Read the full article
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SEGNALAZIONE - Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti | @longanesi_editore ➡️ http://peccati-di-penna.blogspot.it/2017/12/segnalazione-fiori-sopra-linferno.html Dal 4 gennaio un thriller che ha colpito Donato Carrisi. Fiori sopra l'inferno è un doppio esordio al femminile: una nuova voce del thriller italiano, Ilaria Tuti, e una protagonista originale e fuori dagli schemi, il commissario Teresa Battaglia. Conteso da numerosi editori europei ancora prima della sua pubblicazione, Fiori sopra l’inferno si è segnalato come un vero e proprio caso editoriale alla Fiera del Libro di Francoforte 2017: i diritti del libro, infatti, sono stati venduti in oltre venti paesi del mondo, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. . . #libri #libridaleggere #leggere #lettura #letture #libro #bookish #books #book #bookstagram #booknow #bookporn #booklove #booklover #booklovers #bookgram #bookstagrammer #bookworm #booknerdigans #booknerd #bookshelf #bibliophile #bookaddict #bookaholic #bookgram #instabook #instabooks #readinglist #peccatidipenna
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E' Bum bum bum il libro di esordio di Luisella Mazza
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Di Roberta Leotti @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND C'è l'eterno dilemma tra ragione e sentimento in Bum bum bum, l’esordio editoriale di Luisella Mazza pubblicato il 18 luglio nella collana Le Meraviglie di Fazi Editore che sarà presentato il 29 settembre alla Estorick Collection di Londra. Un libro dal titolo originale e accattivante: Bum Bum Bum L’eterno dilemma tra ragione e sentimento a determinare le nostre scelte è certamente un argomento ampliamente trattato in letteratura e in musica, ma nel suo Bum bum bum, Luisella Mazza, esordiente scrittrice che vive e lavora a Londra, iesce a rielaborare questo tema in chiave ironica e senza cadere nella banale: il suo Oscar non ha un cuore, almeno non l’ha come gli altri. Possiamo dire che il cuore del protagonista è rumoroso e ingombrante come certi ospiti dal tempismo olimpico quando si presentano a casa tua proprio nel momento sbagliato. Come ci spiega l’autrice, Oscar è un tanghero e insegnante di tango argentino che improvvisamente si ritrova senza lavoro e senza casa dopo che Maria, sua compagna di vita e di lavoro lo lascia. Questo evento lo costringe a chiudere la sua scuola di ballo e finisce per condividere un appartamento con estranei dalle esperienze di vita più disparate, ma segnate quanto la sua. Come se questo non bastasse, il cuore comincia a battergli sempre più forte nell’orecchio, in precisi momenti della giornata: Bum! Bum! Bum!!!!! Più che un problema di salute, col cuore Oscar sembra avere un problema di comprensione, perché quando il cuore comincia a parlargli, diventando così un personaggio a tutto tondo del libro, lo fa in un modo alquanto particolare… a “colpi” di citazioni di canzoni pop e poesie medioevali. Va precisato che il protagonista non sta impazzendo, anche se conscio che in presenza di altri deve tenere a bada le sue reazioni per non passare per uno svitato, ma ha serie difficoltà a capirlo, sì. Leggerezza e comicità della trama vanno di pari passo con il realismo delle conversazioni di questo singolare flusso di coscienza. Merito delle intuizioni stilistiche dell’autrice, a partire dalla costruzione delle frasi (per esempio la scelta di lasciare qua e là errori grammaticali apparenti) a beneficio della fluidità nel ritmo realista del linguaggio di chi parla. Luisella Mazza ha fatto leva sull’ironia nell’analisi introspettiva del personaggio, gli eventi imprevisti (o sorprese) innescano il time lock necessario per mettere alle strette Oscar e costringerlo a decidere. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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Showcase di Andrea Van Cleef, Gianluca Crugnola presenta Suoni Tribali
Musical Box Besozzo & Black & Blue Festival presentano lo showcase di Andrea Van Cleef in contemporanea l’incontro con l’autore di Suoni Tribali, Gianluca Crugnola, che vi racconterà del suo esordio editoriale, Suoni Tribali Antidoto generazionale per nostalgici Punk Rocker
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L’intervista sul podcast della…
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Black Panther - Chadwick Boseman sulla copertina del Time
Black Panther – Chadwick Boseman sulla copertina del Time
A pochi giorni dal proprio esordio nelle sale italiane, Black Panther ha raccolto un importante riconoscimento editoriale, è stato infatti lo storico Time a scegliere il suo protagonista – Chadwick Boseman – come volto del prossimo numero. Statistiche alla mano, è la primissima volta che un protagonista di una pellicola del Marvel Cinematic Universe riesce ad ottenere la copertina del glorioso…
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