#era fascista punto
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Bastava dirlo dall'inizio che non era un documentario comunque
#senza fare tutto sto casino per giustificarlo#non serve giustificarlo e pulirlo eh#era fascista punto#'eh ma lui non voleva e poi è morto nel 37' ok. enough.#mezz'ora di discussione su sta cosa Gesù#marconitag
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Del perché Toti è "tranquillissimo" (e la Dottoressa Garnero non si deve dimettere).
Anni fa, un simpatico guascone di nome Silvio Berlusconi, raccontò agli italiani che una delle signorine con le quali organizzava serate danzanti, la signorina Ruby Rubacuori, era la nipote dell'allora Rais dell'Egitto, il sig. Mubarak.
Quando la vicenda approdò in Parlamento, i politici dello schieramento nazi fascio leghista creato dal simpatico guascone, votarono a suo favore, dichiarando così di credere alla favola che aveva inventato magistralmente (più o meno) per pararsi il culo.
Tra coloro che votarono a favore della veridicità della favoletta sulla nipote del Rais, c'era anche l'attuale PresidentO del Consiglio dei Ministri nonché matrigna bugiarda e fascista d'Italia e una gran parte dei suoi attuali sodali e alleati di partito, con incarichi di governo o meno.
Fin qui tutto bene, tutto comprensibile, il simpatico guascone in fondo era anche un amabile burlone e gli italiani lo adoravano al punto da prendere per vera ogni sua cazzata, fossero dentiere per tutti o milioni di posti di lavoro.
Poi un giorno, malgrado il simpatico guascone (e il circo danzante che lo attorniava in TV o in politica) si credesse immortale, egli morì.
Dopo la sua dipartita, la coalizione che aveva creato, pur cambiando gli equilibri interni, non solo è sopravvissuta ma alle ultime elezioni è stata votata dal 40% degli elettori e governa da un paio d'anni.
Ecco perché la Dottoressa Garnero resta al suo posto e il Presidente della Giunta Regionale della Liguria non è per nulla preoccupato, anzi, ce ne fossero di avvisi di garanzia o arresti ai domiciliari.
Perché gli italiani di destra, che poi significa nazi fascio leghisti, pur di lottare contro il comunismo* imperante nel Paese, sono disposti a ingoiare qualsiasi 💩ta venga loro servita, come se fosse Nutella.
* vabbè, quella della lotta al comunismo è la foglia di fico, i motivi reali sono esclusivamente legati ai $$$ ma "lotta al comunismo" è molto più glamour.
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Basta una parola
Scriveva Abatelunare, una decina di giorni fa, che spesso leggendo un libro si imparano delle parole nuove, e faceva riferimento a un toscanismo: costassù, trovato in una vecchia versione de Il ragazzo di Sycamore di Erskine Caldwell.
A me occorre poco, appena una parola, per impantanarmi in una serie di percorsi da cui poi faccio fatica a uscire; così è stato anche questa volta.
Infatti, in sintesi:
Da toscano conosco e uso la parola costassù, così come anche gli altri avverbi costì, costà, costaggiù; ricordo bene come, una decina di anni fa, me ne chiese il significato una collega, di madrelingua inglese, da poco arrivata a Siena.
Più di recente, saranno passati tre o quattro anni, durante una lettura condivisa de La vita agra del grossetano Luciano Bianciardi, le due amiche con cui leggevo, una di origine siciliana ma da anni a Napoli, l'altra veneta, mi chiesero lumi su due strane parole in cui si erano imbattute in quel testo: costì e costassù.
Ho chiesto ad Abatelunare chi avesse tradotto il libro, sospettando appunto un toscano, e mi ha indicato Marcella Hannau. Il mio sospetto era ben fondato, anche se non corretto, perchè la Hannau era nata a Trieste ma ha avuto frequentazione lunga e anche intima con la Toscana.
Le ricerche fatte mi hanno portato subito in ambiente fiorentino; la Hannau, traduttrice dall'inglese di oltre una settantina di libri, figlia di uno stakholder della Standard Oil, di famiglia ebraica, sposò molto giovane [nel 1921] Corrado Pavolini, nato a Firenze: regista, drammaturgo, critico letterario, poeta, librettista e traduttore. Corrado era figlio del professor Paolo Emilio, traduttore e docente universitario di Sanscrito, nato a Livorno da padre dell'isola d'Elba. La coppia frequentava l'ambiente culturale italiano del tempo: ci sono ad esempio foto degli anni '30, sulla spiaggia di Castiglioncello, sempre in Toscana (Livorno) in compagnia di Luigi Pirandello, Nicola De Pirro, Marta Abba, Maria Stella Labroca e Silvio D'Amico; le due famiglie, Hannau e Pavolini, frequentavano spiaggia, locali e ville di amici nella zona, già dalla fine degli anni 10 dello scorso secolo.
Corrado Pavolini era il fratello del gerarca fascista Alessandro, Ministro della Cultura Popolare e segretario del Partito Fascista.
Alessandro si rifiutò di aiutare il fratello e la cognata Marcella nel momento della promulgazione delle leggi razziali e Corrado e Marcella scapparono a Cortona (Arezzo) rifugiandosi nella villa dell'amico Debenedetti. A Cortona trovarono un buon nascondiglio anche gli Hannau, i genitori di Marcella, a cui offrì riparo il Vescovo, Monsignor Franciolini, direttamente nella sua abitazione.
Cortona piacque così tanto alla coppia Pavolini-Hannau che fecero della villa "del Bacchino" un loro punto di riferimento a guerra finita e poi, dal 1961, la loro residenza. Ecco come, con tutte queste frequentazioni toscane, la Hannau abbia potuto utilizzare parole ancora in uso nell'italiano del tempo, adesso segnalate dalla Treccani come semplici "toscanismi" vista la loro odierna più ristretta circolazione.
Restano da citare, in questi miei giri intorno alla coppia, due notiziuole "rosa": l'infatuazione per Corrado Pavolini, prima da parte di Anna Maria Ortese, poi di una sua carissima amica, Helle Busacca. [Interessante e rivelatrice questa pagina di Dario Biagi]. Su questo ramo della ricerca mi sono fermato, perché infiniti altri percorsi mi si sono aperti, relativi ai personaggi della cultura italiana dell'epoca e dei loro rapporti di amicizia, rivalità od odio.
Nonostante le ricerche sul web, non sono riuscito a trovare informazioni certe sulle date di nascita e di morte di Marcella Hannau; ho pensato allora di utilizzare il Copilot di Microsoft Bing. L'Inintelligenza Artificiale si è data da fare ma le date che cercavo non me le ha recuperate; in compenso ha tratteggiato un profilo, sintetico ma efficace, del marito Corrado. Peccato, però, che, da brava Inintelligenza, si sia confusa e abbia scritto i dati relativi ad Alessandro Pavolini, il gerarca titolare del MinCulPop e Segretario del Partito Nazionale Fascista, che fu processato per collaborazionismo, fucilato e poi esposto, insieme a Mussolini e alla Petacci, a Piazzale Loreto...
*Aggiornamento del 29/03/2024: Corrado Pavolini e Marcella Hannau riposano ora l'uno accanto all'altra nel piccolo cimitero del Torreone al sommo della collina di Cortona.
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Le ragazze italiane sono, quasi tutte e quasi sempre, annoiate.
Non impazzisco per monumenti e robe storiche, ma ammetto che il Colosseo la sua figura la fa sempre. Simbolo imponente, di un’epoca per fortuna passata. Stamattina camminavo al Circo Massimo, e mi sono imbattuto in una rievocazione storica dell’antica Roma. Ovvero centinaia di persone vestite come i combattenti dell’epoca, che marciavano e urlavano in coro. Lo chiamerò cosplay per sminuirne il valore artistico e culturale, e per evidenziarne l’inaccuratezza storica. Ma il punto non è nemmeno questo: perché dovrei glorificare una civiltà che ha messo Gesù Cristo sulla croce? Egli, col Suo sacrificio, ha dimostrato la sconfitta del mondo. E nello specifico, in quel tempo, la crudeltà di quell’impero romano tanto osannato anche ai giorni nostri. Tuttavia, rimanendo indifferente all’atmosfera di giubilo per una Storia che fu, ho deciso comunque di buttare un occhio a quella sorta di sfilata. Non tanto per curiosità in senso stretto, quanto per aver notato delle graziose donzelle (ben vestite e piacevoli da guardare), in quel marasma generale che a tratti sembrava più una rievocazione fascista, che romana (e in effetti dei tratti in comune ci sarebbero pure). Numericamente irrilevanti, ma qualche creatura degna di nota, nella folla l’ho trovata. Mi ha colpito ancora di più, in realtà, un’altra situazione. Ero nel pubblico accanto a un ragazzo, accompagnato dalla sua compagna, una bella biondina. Egli snocciolava date ed eventi, e lei neanche a dirlo palesemente si annoiava. O quantomeno, questo è quello che vedevo io. Guardava altrove, indice del fatto che probabilmente non avrebbe voluto essere lì. E dopo un po’ si è direttamente allontanata per parlare al telefono (probabilmente per chiamare l’amante). Era lì contro la sua volontà? Onestamente non sembrava. Il ragazzo appariva tranquillissimo. Sicuramente ingenuo, non cattivo. Espressioni del viso rilassate, tono di voce basso, non mi sembrava proprio il tipo che avrebbe “costretto” la sua metà a recarsi lì con lui. Secondo me era semplicemente un appassionato di Storia, magari mezzo “secchione”, che invece di godersi la sua bella biondina stava lì a guardare questi soldati molto convinti di ciò che facevano. Un altro aspetto lo devo rilevare, però, perché non vale solo in questo caso: le ragazze italiane le vedo, quasi sempre e quasi tutte, annoiate. Quindi mi chiedo: cosa volete davvero dalla vita? E cosa vi aspettate? Siete così perché siete viziate, e “troppo” libere? Oppure (e probabilmente mi rispondereste così) siete annoiate perché vi annoia chi vi circonda? Be’, in quest’ultimo caso bisogna rinunciare a ciò che non fa stare bene. Perché la vita è una, e va vissuta nel modo giusto solo con chi riteniamo che meriti di stare con noi. E anche qualora l’alternativa fosse la solitudine, ben venga. Ma restare con uno, solo magari per qualche vantaggio materiale, non lo trovo particolarmente edificante. Bisogna prendere coraggio ed agire onestamente. Farsi travolgere autenticamente, senza maschere.
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L'amore ai tempi dei lupi
– Sono nato nel 1926, un tempo su queste colline che vedi di fronte a te c’erano dei carbonai, estraevano il carbone necessario per far partire i treni – mi disse poco dopo essersi seduto accanto a me.
Mi aveva chiesto di potersi accomodare su una di quelle panchine della villetta comunale, dove andavo spesso a leggere un libro, perché lì giungeva l’ultimo raggio di sole di quella giornata di ottobre. Oggi non ricordo il suo volto, né so se l’ho mai più incontrato. Cominciò a raccontare senza che gli avessi chiesto nulla, era spinto da un’urgenza comunicativa e non me la sentii di oppormi.
– Devi sapere che sulle colline arrivarono dei lupi, forse scappati dal freddo dell’Abruzzo. Un giorno un carbonaio trovò un piccolo lupetto ferito a una gamba, che cercava di riscaldarsi sulla cenere ancora tiepida, e che era residuo del fuoco che gli uomini, i carbonai, avevano acceso la sera precedente. L’uomo si prese cura del lupetto, lo accudì, gli dava da mangiare, lo metteva a dormire al riparo, finché guarì dalla ferita. La sua natura lo riportò dai suoi simili un giorno che sentì un ululato provenire da un punto imprecisato del bosco.
Non sapevo perché avesse deciso di parlarmi di quella vicenda del lupetto, non sapevo nemmeno quanto di leggendario ci fosse nel suo racconto. Il tono con cui raccontava era così privo di enfasi, ma al tempo stesso così partecipato, che restavo ad ascoltarlo con piacere.
– L’anno successivo quello stesso carbonaio aveva posto della carne all’interno del suo accampamento di fortuna. Una sera, rientrando dal lavoro, trovò sei lupi affamati che gli stavano sottraendo il cibo. Si sentì spacciato. Sbagliava. Il capo – branco era il lupo che egli aveva salvato l’anno precedente. Con una serie di ululati strani, il lupo riconoscente quietò i suoi compari, che continuarono a mangiare la carne senza avventarsi sull’uomo. Il lupo ha buona memoria, a quanto pare.
Anche “l’uomo con gli occhi del 1926” ne aveva, a giudicare da quel che mi raccontava. Non indagai sulla veridicità della storia, del resto lui si limitava a riferirmela, e se anche avesse aggiunto elementi romanzeschi, che ci sarebbe stato poi di tanto grave?
Continuò in una sorta di flusso di coscienza ininterrotto, come spesso accade a coloro che hanno una certa età e che ricordano episodi lontani nel tempo in ogni minimo dettaglio.
Mi raccontò anche la sua personale storia di guerra, che in quanto personale è inevitabilmente soggettiva, condizionata, limitata, ma non per questo meno reale.
Dove oggi sorge un campo di calcetto, all’epoca della seconda guerra mondiale c’erano, almeno stando a quel che mi raccontò l’uomo, quattro cannoni della contraerea tedesca.
– I tedeschi, quelli che stavano nella mia zona, avevano un buon rapporto con la popolazione. Mussolini aveva emanato una legge per razionare il grano, quello in eccesso doveva essere portato all’ammasso.
Sui tedeschi e su Mussolini avevo da ridire, strabuzzai gli occhi e lui colse il mio sgomento, ma poi capii che lui non era un nostalgico fascista, che non ignorava, adesso, quel che il nazismo e il fascismo hanno rappresentato. Solo che “quei” tedeschi, quelli della sua minima e privata storia, non erano orchi, almeno a lui non apparvero tali.
– Gli americani, che erano giunti per liberarci, bombardarono senza stare troppo a distinguere i veri obiettivi delle bombe. Un giorno vidi a 40 – 50 metri da me cadere qualcosa dal cielo, pensavo fossero pacchi di pane o comunque cibo, invece erano bombe, ed è solo per un miracolo che sono qui a raccontarti questa storia. C’era un mulino, le madri di famiglia andavano lì a prendere il pane per sfamare i figli. Un giorno un bombardiere americano sganciò una bomba uccidendo una settantina di persone.
Ascoltavo ripromettendomi di indagare più a fondo sulle vicende, anche se temevo (cosa che infatti accadde) che di lì a pochi giorni mi sarei dimenticato di questo proposito, preso dalle mie questioni personali.
– Poi c’erano i tedeschi cattivi, lo so. C’erano anche tanti italiani che saltarono da un carro all’altro non appena si presentava l’occasione, gli apparati che avrebbero dovuto proteggerci erano tutti corrotti.
Parlava, ripeto, senza retorica, nonostante stesse descrivendo avvenimenti enormi. Pensavo a un uomo di oggi, mediamente inserito, né guerrafondaio né troppo impegnato politicamente, che all’improvviso si trova in mezzo a eserciti, bombe, armistizi, razzie, soprusi, stupri. Per quanti sforzi potessi fare, però, il mio pensiero non poteva neanche minimamente paragonarsi al suo ricordo. Lui aveva vissuto certe situazioni, io no, e questo scava un abisso.Lo ascoltavo, ogni tanto facevo qualche domanda ma lasciavo che fosse lui, se voleva, a raccontare, perché non avevo intenzione di risvegliare ricordi terribili oltre a quelli che già aveva.
Poi, improvvisamente, dopo un po’, cambiò discorso. Prese a parlarmi della sua vita sentimentale, di come aveva conosciuto sua moglie, della sua vita da esule all’estero, per lavoro, dove aveva incontrato italiani disonesti che l’avevano raggirato.
– L’uomo e la donna sono piccole colture selvagge, destinate a rimanere tali fino a che non s’incontrano per germogliare altri fiori. Mia moglie l’ho conosciuta in un pomeriggio del 1950. C’era il sole, come oggi. La vidi seduta di fronte a una bottega. Chiesi a un mio amico di accompagnarmi, mi vergognavo di dirle che mi ero innamorato.
Sorrisi, ripensando a quante volte mi ero sentito stupido nell’infatuarmi così, al primo sguardo. Ebbi la conferma che questo genere di follie erano sempre accadute.
– La mamma della ragazza mi disse che non era il caso. Poi, però, ci frequentammo, ci innamorammo l’uno dell’altro e dalla nostra unione nacquero dei figli. Le piccole colture selvagge avevano dato frutti.
L’uomo con gli occhi del 1926 mi aveva raccontato tutto questo, quel giorno, e ancora oggi non so perché.
– Tu ce l’hai una ragazza? – mi chiese poi alla fine del racconto.
– No – gli risposi sorridendo.
– Quanti anni hai?
– Trentadue.
– Ti facevo più giovane! Ti devi sbrigare, devi trovare una ragazza! – mi disse colpendomi affettuosamente sulla spalla sinistra.
Passeggio ancora per le strade del mio paese. Mi siedo spesso su quella panchina dove due anni fa “l’uomo con gli occhi del 1926” mi affiancò. Non sempre c’è il sole. Quasi mai c’è compagnia.
Oggi pomeriggio ho ripensato a quel giorno, alla sua pacca sulla spalla, alla storia delle “piccole colture selvagge”, alla bottega aperta in una domenica pomeriggio del 1950.
La strada principale del mio paese è illuminata a festa.Fa freddo. Pochi temerari girano per le strade. Ogni tanto passa una coppia. Allora può accadere che mi torni alla mente quella domanda.
– Tu ce l’hai una ragazza?
E’ strano come ciò che un tempo ti avrebbe ferito, solo due anni dopo ti fa sorridere. Non credo che la “maturità” in tutto questo c’entri qualcosa. Piuttosto penso che si tratti di “oblio”. Per essere più preciso: non penso più. Sorrido.
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Il M5S è spuntato quasi dal nulla, da un comico che non faceva più ridere, da un esperto informatico con idee strampalate, da qualche vaffa, da qualche slogan di una semplicità disarmante e, soprattutto, dal notevole malcontento suscitato dai partiti tradizionali (la “casta”) che a loro volta erano nati dal malcontento suscitato dai partiti che li avevano preceduti.
La cosiddetta “democrazia diretta” consisteva nel fatto che chiunque volesse proporsi come candidato a qualcosa, filmava un video di pochi secondi dove si presentava, e qualche centinaio di aderenti al neonato movimento lo votavano e ne decidevano le sorti.
È bastata un’occhiata anche superficiale ai parlamentari eletti dai 5 Stelle per comprendere la portata della catastrofe; eravamo già abituati a Gasparri ministro e ad Alemanno sindaco di Roma, quindi l’asticella era già piuttosto bassa, ma nessuna profezia poteva prevedere Toninelli ministro e la Raggi sindaca di Roma.
Tutto ciò che sorge in fretta e facilmente, perirà altrettanto in fretta e facilmente; i 5 Stelle persero la più grande opportunità della loro vita quando rifiutarono sprezzantemente l’offerta di governare insieme da parte di Bersani (io al suo posto avrei rifilato due sberle a Crimi e alla Lombardi, per quell’aria di superiorità che dimostravano durante la diretta streaming che loro stessi avevano voluto).
Erano quattro scappati di casa, completamente digiuni di come funziona uno Stato democratico, in quell’esperienza avrebbero potuto realizzare alcune delle cose a cui tenevano molto e avrebbero imparato come funziona il Parlamento e la Democrazia.
Sembravano i duri e puri, quelli che aspiravano ad avere da soli la maggioranza assoluta per poter governare, ma questa non è mai arrivata; ed è in quel momento che sono impazziti, sono andati al governo prima con la Lega di Salvini, esperimento durato poco più di un anno, nel corso del quale hanno assistito al travaso di più di metà dei loro voti verso il loro alleato.
Poi hanno governato col PD, ma non hanno emendato gli errori fatti in precedenza, infine hanno sostenuto Draghi, almeno inizialmente, per poi scaricarlo qualche tempo dopo perché gli elettori del movimento non gradivano il tecnocrate, espressione delle banche e dei poteri forti.
Un movimento che non è di destra, né di sinistra, che se ti muovi in una direzione scontenti quelli che vorrebbero andare in direzione diversa; molti dei suoi elettori sono semplicemente ritornati nei partiti da cui storicamente provenivano, ma la stragrande maggioranza di loro non vota più, e sarà estremamente difficile convincerli di nuovo a farlo, non con quest’organico politico.
Un movimento in queste condizioni, troppo occupato ad arrestare l’emorragia di consensi e a darsi un’identità che non sia fatta solo da slogan o di cose a cui siamo contro, ma di sostanza, perde necessariamente di vista l’essenziale: il fatto che il potere oggi è in mano ai fascisti che ci stanno portando ad una deriva illiberale e che stanno mettendo le mani su tutte le leve di potere, tanto che fra poco la Presidenza della repubblica sarà solo decorativa, mentre l’opposizione lo è già per incapacità propria e domani lo sarà perché privata di ogni potere e di mezzi per potere esprimere la propria voce.
L’opposizione ha l’obbligo di fermare questa deriva, di costruire un’alternativa a questa destra fascista, prima della catastrofe, prima di diventare l’Ungheria o gli USA con a capo Trump.
Invece Chiara Appendino, ex sindaco di Torino, persona molto influente nel Movimento (ne è la vicepresidente), dice che non è il momento per un accordo strutturale col PD, temono di venirne fagocitati o danneggiati elettoralmente, ma è grazie al PD che hanno una donna del loro movimento Presidentessa di Regione in Sardegna.
Mentre la mancata elezione dei candidati del csx in altre regioni è dovuta allo scarso o scarsissimo contributo elettorale del M5S, che arriva al punto di litigare squallidamente fra di loro alla vigilia di un turno elettorale molto importante come quello della Liguria, in cui avrebbero potuto eliminare il malaffare fra politica corrotta e impresa privata corruttrice, che adesso continuerà come prima.
Cari Pentastellati, continuate a pensare a voi stessi, continuate a dormire, fin quando vi troverete ad avere la stessa efficacia politica di un tronchetto della felicità.
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Entrevistas inéditas de Julius Evola a Othmar Spann
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Introducción al texto escrita por Maxim Medovarov
Publicamos estas dos entrevistas hechas por el tradicionalista italiano Julius Evola al importante filósofo y estadista austriaco Othmar Spann. Spann fue un pensador muy importante tanto para los emigrados rusos, debido a sus vínculos con eurasiáticos como Trubetskoi y Karsavin, como para el conservadurismo europeo de su tiempo. Fue muy apreciado en la Italia de Mussolini, en la cual Julius Evola era tildado por los periódicos oficiales del gobierno, especialmente en sus secciones culturales, de un “hereje” del fascismo. Por otro lado, las ideas de Spann eran conservadoras, católicas y feudales, siendo incompatibles en muchos puntos con el fascismo. Muchas de ellas fueron aplicadas por el Canciller austriaco Dollfuss para la formación de su “estado de clases”, el cual fue destruido en 1938 por los nazis. Spann sufrió la represión alemana y sobrevivió a las torturas que sufrió en el campo de concentración de Dachau.
La publicación de esta entrevista busca informar sobre los antecedentes históricos y la crítica de fuentes, siendo totalmente ajena a la propagación de ideologías prohibidas en Rusia. Tampoco busca reevaluar los crímenes cometidos por el régimen fascista italiano. El libro de la Filosofía de la Historia (2005, Universidad Estatal de San Petersburgo) de Othmar Spann es un clásico para entender la teoría y la metodología de la historia en nuestro país, además de que hay docenas de libros traducidos de Julius Evola al ruso. La conversación entre estos dos destacados pensadores nos permite contextualizar su importancia en la actual cultura intelectual rusa y ampliar los campos de investigación de la historia, la filosofía, la sociología, el Estado y el derecho en nuestro país. Ambos pensadores depositaron muchas de sus esperanzas en los regímenes políticos de la Italia y la Alemania de su época, pero estas ilusiones terminaron por desvanecerse pocos años después de que esta entrevista fue hecha. Por otro lado, es imposible exigirle a Spann el reconocimiento de la multiparidad, algo que sería sumamente ahistórico. En cualquier caso, el diálogo directo y abierto entre el campeón austriaco del catolicismo político y el neoplatónico italiano defensor del Imperio acerca de temas como las clases y las jerarquías, al igual que el Estado corporativo, es particularmente importante para la reflexión del pensamiento jurídico estatal de nuestros días, especialmente en un momento donde la teología política, la concepción hegeliana del Estado y la revisión del derecho internacional están a la orden del día.
Parte 1: El Régimen Fascista, 14 de junio de 1933
El nombre de Spann quizás ya es conocido por muchos de nuestros lectores. Puede decirse que es una figura destacada en la filosofía política, la sociología y la economía de la naciente nueva cultura alemana. Se caracteriza principalmente por el hecho de que su pensamiento no se agota en el plano empírico y particularista, sino que sus concepciones políticas poseen un sólido fundamento filosófico e incluso metafísico.
Si es considerado como un defensor de un Estado orgánico antiliberal y antidemocrático se debe a que tal ideal no es más que la aplicación y la deducción de una visión general del mundo y la vida que es igualmente orgánica, espiritual y anti-mecanicista. Libros como El verdadero Estado, La doctrina de la sociedad o La ciencia viva y la ciencia muerta son muy leídos en Alemania y Austria, hasta el punto de que no pocas veces son citados por importantes políticos nacional-socialistas o germano-nacionalistas. Spann ha escrito otras obras como La doctrina de las categorías o El proceso creador del Espíritu en los cuales aborda los temas más fundamentales de la especulación tradicionalista. Políticamente, busca superar tanto el individualismo (liberalismo, capitalismo) como el marxismo y cualquier forma de estatolatría niveladora mediante un concepto superior del Estado, diferenciado y jerárquico, fuertemente apoyado sobre la dignidad personal.
Podría clasificarse a Spann como una especie de prefascista, si es que este término puede ser aplicado a un extranjero, ya que, inmediatamente después de la guerra, inició una campaña en contra de las decadentes doctrinas liberales y sociales modernas, al igual que aboga por la creación de un supra-fascismo. Hace poco una revista italiana adoptó la misma línea de pensamiento hablando de una “revolución integral” y los squadristi, como Fanelli, que esperaban la revolución fascista – que él declaró como un fenómeno providencial no solo para Italia, sino para toda Europa – esperaban liquidar los residuos que aún persistían en la mentalidad fascista o antifascista de la vieja cultura y enseñanza académica liberal.
Nos reunimos con Spann en el Hotel Bristol y a continuación relatamos algunos puntos de nuestra cordial conversación en ese lugar.
Queriendo hablar de la reciente polémica entre Gentile y Orestano sobre la relación del Estado hegeliano y el Estado fascista, le preguntamos a Spann que pensaba, desde su punto de vista, de este problema:
“La principal objeción que se puede hacer al Estado hegeliano”, responde Spann, “es su excesivo centralismo. No respeta suficientemente lo que yo llamo el momento de la Ausgliederung, es decir, la diferenciación orgánica de los diversos elementos. En este sentido, la doctrina hegeliana, sobre todo si se toma de forma unilateral y superficial, puede dar lugar a un peligroso punto de inflexión. En Rusia existen quienes consideran que el Estado hegeliano no se contrapone en nada al Estado soviético salvo, naturalmente, en sus aspectos espirituales y supra-económicos que son vistos como superestructuras burguesas anticuadas”.
“Desde un punto de vista filosófico más técnico, pero que no debe pasarse por alto a la hora de precisar el verdadero significado de un Estado orgánico o de un Estado fascista, el lugar en el que, en el sistema general de Hegel, aparece el concepto mismo de Estado es importante, ya que este nace después de los ‘escalones’ anteriores como la ‘familia’ y la ‘sociedad’, que son formas que preceden al denominado ‘espíritu absoluto’. Ahora bien, el principio fundamental del Estado orgánico – y creo que esto también se aplica al Estado fascista – es que éste, como realidad espiritual y ética primera, precede y determina cada una de las formas particulares, prácticas, sociales y culturales en que se realiza y, finalmente, se reasume como su culminación orgánica. Así tenemos relaciones jerárquicas significativamente diferentes a la concepción hegeliana de las mismas y, sobre todo, una idea de su formación desde dentro, casi de un alma que organiza un cuerpo político, más que de una transición ‘dialéctica’”.
Le preguntamos a Spann cómo superar tal concepción del estatismo, dada esta prioridad configuradora atribuida al “espíritu” del Estado con respecto a todo individuo y a toda función social.
“La dificultad es fácil de superar”, responde Spann, “si distinguimos lo que usted llama con razón el espíritu del Estado del Estado como institución real. Me ayudaré de una imagen para hacerme entender y diré que la información que pasa por los sentidos es elegida y organizada por el intelecto para expresarse en diversas palabras y oraciones múltiples con las cuales se expresa y cuyo conjunto será reproducido luego de forma objetiva. Así es como debe pensar el Estado. El individualismo pretende que el significado puede surgir de un conjunto de sonidos incoherentes, es decir, de individuos libres, desprovistos de toda conexión íntima e indiferentes a cualquier principio trascendente. La unidad de una idea debe, por el contrario, preceder a cada uno de estos elementos, si es que no se quiere reducir las palabras del Estado a pura palabrería vacua. Pero esto no significa en absoluto despojar a cada uno de estos elementos de su propia personalidad. Al contrario, sólo en este caso cada uno de ellos puede tener su justo lugar, su función adecuada y libre, su sentido. En definitiva, la idea orgánica recoge la máxima clásica del suum cuique, que es la que más se ajusta a una realidad política diferenciada, personalizada y ordenada, ya que en ella ‘cada uno tiene lo suyo’ en el conjunto del sistema”.
“De este modo”, añade Spann, “[si] tuve la oportunidad de defender el principio corporativo incluso antes de que el fascismo lo afirmara en [Italia], también encuentro peligrosas aquellas tendencias ‘de izquierdas’ que quieren hacer de las corporaciones un preludio de la estatización o de una especie de socialismo de Estado. Para mí, la idea de corporación es un bálsamo curativo tanto en contra del [mito] liberal como del marxismo y debe entenderse en un sentido más bien descentralizador que centralizador. A pesar de estar estructurada jerárquicamente, [cada] corporación debe mantener su propia ‘vida’, correlativa a su propio ‘esprit de corps’ y a su propia tradición íntima como fundamento ético de la colaboración de sus distintos elementos, igual a como funcionaban los antiguos Gremios y Gildas”.
Le preguntamos a Spann si su concepción jerárquico-orgánica se podía aplicar igualmente al plano internacional y qué consecuencias se derivarían de ello:
“En el plano internacional, el pluralismo de las diversas naciones, incapaces de ver más allá de su propio interés inmediato y de su egoísmo”, dice, “es el equivalente exacto del individualismo en el derecho natural, que dentro de una misma nación vacía al Estado de toda su realidad propia y lo reduce todo a un acuerdo contingente entre los individuos según sus propios intereses más que el reconocimiento de un principio ético superior”.
“Desde mi punto de vista, las distintas naciones deberían actuar, en su interior, como las distintas corporaciones, manteniendo cada una su propia vida interior, pero incluidas todas ellas dentro de una realidad superior y única. Se trata de un principio internacional basado en un ideal orgánico que propone el doble principio de la autonomía material y la jerarquía espiritual. En definitiva, frente a la Sociedad de Naciones como institución fundada sobre las ideología democrático-liberal es preferible la organización supranacional basada sobre la idea romana y romano germánica del Reich, del Imperium, compuesta por una autoridad superior, supra-política y espiritual que es mucho más real que las unidades políticas individuales que, sin embargo, deben encontrar entre ellas las verdaderas condiciones para el entendimiento y la solidaridad creadora”.
Teniendo intenciones un tanto diabólicas le preguntamos a nuestro interlocutor cómo él resuelve el problema de la posible unidad universal y espiritual del Imperio con respecto a la Iglesia, que podría terminar desencadenando una antítesis parecida a la lucha medieval entre güelfos y gibelinos. Después le preguntamos por que medios y a través de cuales razas piensa que esta nueva idea del imperio universal podría imponerse en toda Europa.
El profesor Spann nos sonríe y responde: “En cuanto al primer punto, confieso que en principio no tendría objeciones de fondo contra la idea pagano-gibelina que usted defiende. Quiero decir que podría reconocer el derecho superior del emperador ante la Iglesia, de una autoridad a la vez imperial y pontificia, regia y sacerdotal, como la que existió en las antiguas civilizaciones precristianas y que trató de reafirmarse a través de los emperadores del Sacro Imperio Romano Germánico. Pero ¿a qué fe, a qué contenido religioso concreto podría remitirse ahora el hombre occidental, si no es al cristianismo, la única tradición espiritual que le queda?”
“En cuanto al segundo punto, también puedo estar de acuerdo en gran medida con ideas muy queridas por usted como lo el mito de las ‘dos Águilas’. Quiero decir que también pienso que las razas italiana y germánica parecen tener hoy, entre todas las demás, la mayor posibilidad de elevarse al nivel de una idea universal, y de preparar así, en su unión, el preámbulo para una Europa unificada no de forma ‘federalista’ e internacionalista, sino ‘orgánica’ e imperial”.
“Además”, concluye Spann, “la prueba más importante de ello se ha producido en los últimos días. Mussolini, como promotor y ejecutor del Pacto Cuatripartito, demostró que la Italia fascista sabe ver más allá de un horizonte estrecho y tiene un alma dispuesta a acoger esa misión ultra-nacional: el pueblo alemán no dudó en seguirle en su generosa iniciativa ‘europea’”.
Parte 2: El Régimen Fascista, 2 de febrero de 1936
El profesor Othmar Spann, de la Universidad de Viena, de cuyas opiniones sobre la actual situación europea y el problema de la Sociedad de Naciones queremos informar a nuestros seguidores, no necesita de ninguna presentación entre nuestros lectores. Es una de las eminencias intelectuales más importantes en campos como la sociología, la filosofía y la economía política en toda Europa. Su doctrina es un reflejo de su propia visión orgánica de la vida y el Estado que, indudablemente, guarda cierta relación con los valores profesados por el fascismo. Spann tuvo que defender sus ideas en el tormentoso y oscuro período de posguerra en donde nuestros lectores recordaran que defendió sus opiniones antimarxistas, antidemocráticas, orgánico-corporativistas y autoritarias del Estado sin miedo, en un momento donde las revueltas socialistas hacían estragos y los demás corrían perseguidos por una multitud de banderas rojas.
Es por eso que nos pareció interesante plantear al profesor Spann, en el curso de nuestras conversaciones cordiales, algunas preguntas sobre los graves problemas europeos puestos de manifiesto en las guerras italianas:
“Lo que hay que reconocer”, nos dice el profesor Spann, “es la vitalidad, el coraje y la determinación que demuestra la nueva Italia. Mientras que las naciones más ricas y poderosas están impregnadas por la psicosis del pacifismo y oscilan entre ficciones y compromisos de todo tipo, Italia, a pesar de no disponer de las mismas posibilidades, no dudó en salir al campo y demostró ser la primera nación capaz de llevar el problema revisionista del plano teórico al práctico mediante una acción que se propone proseguir hasta el final y de la que asume toda la responsabilidad”.
“Pero aún más importante es el hecho de que la acción italiana puso en cuestión indirectamente el sentido, el alcance y el derecho de existencia de la Sociedad de Naciones. Las dificultades contra las que Ginebra está luchando actualmente, a este respecto, son un signo indudable de un defecto fundamental en la organización corporativa de tal institución que necesita de una reforma profunda”.
¿En qué sentido cree que debe producirse dicha reforma?, le preguntamos. “Para mí no hay duda de que la Sociedad de Naciones tiene una verdadera razón de ser, en la medida en que cumple, en primer lugar, la tarea de ser una organización supraestatal europea”, responde Spann. “Una organización semejante ya existió en la antigüedad bajo los dos grandes símbolos espirituales del Imperio y de la Iglesia. Según la doctrina orgánico-universalista, que yo defiendo, ningún Estado es completamente soberano: sólo puede alcanzar una plenitud de vida si es parte orgánica de una unidad superior mucho más vasta, en la que, naturalmente, su propia naturaleza y su relativa autonomía – como en la imagen que antes describí de las funciones individuales al interior de un organismo superior – no se vean menoscabadas, sino confirmadas. Ahora bien, el intento de unificar Europa a través de la Sociedad de Naciones debe seguir considerándose un fracaso”.
“Existen dos causas muy visibles de ello. En primer lugar, el hecho de que la Sociedad de Naciones no incluya a todos los Estados europeos y sí, en cambio, a otros no europeos, entre los cuales se encuentran algunos de los más exóticos y espurios, resultado de su indiferentismo nivelador”.
“En segundo lugar, los presupuestos democráticos de su estructura. Soy de la opinión”, continúa Spann, “de que la Sociedad de Naciones repite a gran escala el mismo absurdo e inmoralismo que, dentro de un Estado se da con respecto al régimen parlamentario-democrático. Tras la apariencia de igualdad y de ‘mayoría’ democrática quienes realmente mandan son los más ricos y poderosos. Del mismo modo, tras el aparente legalismo igualitario de Ginebra, dominan los intereses de las naciones más ricas y materialmente más fuertes”.
Entonces, ¿en qué dirección debemos actuar?, preguntamos a nuestro interlocutor: “En primer lugar, deberíamos tener el valor de abordar de lleno el problema revisionista, no con vanas discusiones sino con soluciones prácticas, de acuerdo con las necesidades que Italia siempre ha hecho presentes: reconocer que sobre la base de la situación creada por los tratados de paz es imposible organizar Europa a largo plazo. En segundo lugar, el principio de solidaridad europea debe aplicarse esencialmente en la Sociedad de Naciones. Es absurdo hacer valer tanto el voto y el derecho de una gran potencia europea como el de un pueblo exótico o de naciones sin historia ni tradición. Por lo tanto, habría que llegar a una primera diferenciación en virtud de la cual cualquier nación no europea que quisiera permanecer en la Sociedad de Naciones no podría pretender poseer una igualdad incondicional con las primeras. En tercer lugar, es necesario poner fin a la ficción democrática y reconocer que toda verdadera organización necesita de la unidad de gestión, del Führerprinzip. Pero debido al estado actual de las cosas debemos contentarnos con una solución temporal que satisfaga las necesidades fundamentales del equilibrio. Es decir, pienso en un sistema europeo de Estados, que estaría guiado unánimemente por el grupo de las grandes Potencias. Por eso estoy convencido de que la idea del Pacto Cuatripartito de Mussolini constituyó el intento más feliz y constructivo de una reorganización de Europa y de una reforma estructural de la Sociedad de Naciones: por eso hay que lamentar que este intento no haya podido tener, en su tiempo, posibilidad de desarrollo y no haya sido comprendido en todo su significado”.
“Pero es muy posible que, en un futuro muy próximo, debido a la fuerza de los acontecimientos, tal idea sea retomada y colocada en el centro de una nueva fase de actividad de una Sociedad de Naciones que todavía quiere vivir y que está a la altura de las verdaderas tareas que debe resolver.”
Preguntamos al profesor que al principio recordaba con razón el ejemplo de las grandes unidades supranacionales medievales que tales unidades eran posibles sobre la base no tanto de intereses comunes como de un punto de referencia trascendente, de un símbolo absolutamente espiritual. Y también según su doctrina, sólo cuando el espíritu es la fuerza unificadora puede lograrse esa solidaridad orgánica en la que – en antítesis al internacionalismo – se concilian e integran entre sí la multiplicidad y la jerarquía, la autonomía particular y el derecho general. Si, de una forma u otra, este sigue siendo la condición de toda unidad europea, ¿cómo encontrar hoy tal punto de referencia, algo que pueda unificar el sistema europeo de Estados ‘desde arriba’, si no es a través de los intereses temporales más o menos contingentes de un grupo de grandes Potencias?
El profesor Spann sonríe y responde “Quiere usted llevarme a un campo minado. Estoy de acuerdo con las premisas y es inútil ocultar que quien se sitúa en un nivel superior debe ver el futuro de una forma bastante oscura. Pero tal como están hoy las cosas, ya sería un gran paso conseguir establecer, de forma decisiva, una unidad ‘europea’ superior y liquidar definitivamente todo residuo democrático y racionalista. Más allá de esto, pensar en una organización espiritual europea semejante a las antiguas resulta prematuro. Ello únicamente será posible cuando se den otros presupuestos espirituales y, esencialmente, un nuevo clima civilizacional. Todo lo que podemos hacer por ahora es dar a aquellos que viven en cada uno de los diferentes Estados y que luchan por una renovación espiritual de la mente, a pesar de lo difícil de sus circunstancias, logran permanecer unidos por una fuerza invisible que los mantiene firmes en su acción y que, poco a poco, prepararen, quizás en un mañana próximo, a las nuevas generaciones que darán nacimiento a una nueva comunidad cultural y espiritual europea”.
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Felix Cooper Foster (29 luglio 2019) è residente di Tripoli di nazionalità libica e tunisina di origini irlandesi e origini romane lontane ed è il leader e fondatore del Partito Nazionale Fascista libico che in precedenza si chiamava Fasci di combattimento e Socialist party mentre in precedenza era il leader della repubblica di Homs mentre in precedenza era detenuto presso la prigione Abu Salim,il governatore delle città libiche in precedenza romane,Sirte,Benghazi e era anche anche un insegnante,giornalista e militare presso US army Reserve,membro del partito repubblicano GOP e studente presso l'Università di New York, figlio di Calvin Foster ed Emma Flynn.
È attualmente sposato Giulia Costa
Breve biografia
Felix Cooper Foster è nato il 29 luglio 2019 a New York dall'unione tra Calvin Foster ed Emma Flynn, entrambi di origini irlandesi discedenti dei romani che non avevano conquistato mai Irlanda ma fatto commercio e visite ai celtici.
Durante l'adolescenza, Felix si picchiò con altri adolescenti essendo un bullo e di avere un carattere violento nella scuola superiore di New York e si laurea ottenendo il diploma di lettere all'età di 18 anni.
Nel 2022, all'età di 19 si iscrive all'università di New York per ottenere la laurea di professore.
Il 7 gennaio 2023, Felix ottiene il diploma da professore iniziando a lavorare come insegnante presso la scuola media di New York e si iscrive al partito conservatore repubblicano GOP.
Nello stesso periodo, Felix inizia a fare affari con gli israeliani americani che supportano il partito israeliano conservatore del Likud in modo per punire i palestinesi che da anni hanno continuamente fallito di avere uno stato palestinese indipendente e perché non gli piace la cultura araba che la considera retrograda rispetto agli israeliani ebrei.
L'8 gennaio, Felix incontra l'israeliano venuto brevemente a New York per una visita, Jacopo Levi con il quale strinse amicizia e decise di aiutare l'ala destra israeliana e inizia una relazione con la cugina di Jacopo Levi: Margherita Sforno finendo di avere un figlio: Felix Aaron Sforno.
Il 22 gennaio, Felix continua a sviluppare le sue tendenze estremiste e criminali al punto di aderire nel gruppo supremacista bianco Proud Boys essendo insoddisfatto nella sua vita ma ancora come militante inattivo continuando tuttavia a trattare Jacopo Levi come un alleato da sfruttare essendo un sionista che ha posizioni di estrema destra sugli arabi sebbene mai usato ancora la violenza.
Nello stesso periodo, Felix invia una lettera a Saadi Gheddafi,figlio del defunto Muammar Gheddafi come tentativo di comprare risorse libiche sebbene Saadi nutre il sospetto che Felix potrebbe essere un neo colonialista ma accettò la sua offerta.
Il 23 gennaio, Felix viene indagato dal FBI per aver rubato documenti classificati e collaborato con Richard Stuard, per evitare di essere arrestato in qualsiasi momento e di finire in causa fuggendo quindi a Tunisi in Tunisia facendo perdere le sue tracce, una volta fuggito a Tunisi in Tunisia entra in contatto con la diaspora europea di italiani,francesi e maltesi.
Il 24 gennaio, chiude definitivamente i suoi rapporti con suo padre dopo che quest'ultimo ha iniziato a supportare il FBI e abbandona il partito repubblicano GOP non abitando più negli Stati Uniti iniziando a lavorare come giornalista, nello stesso periodo ottiene protezione dal leader e rivoluzionario della Tunisia, Marwan Ibn Youssef che aveva rovesciato il precedente governo tunisino all'inizio del 2023 e quest'ultimo apprezzò molto sia il modo in cui si comporta Felix in Tunisia che non intende rovesciare nulla e il suo carattere violento, sempre nello stesso periodo Felix iniziò a imparare e parlare le due lingue francese e italiano.
Il 25 gennaio, Felix ottiene l'approvazione di fondare un suo partito che coinvolge la minoranza europea in Tunisia a patto che non lo usa per scopi di separismo e separisti: Socialist party da parte del governo tunisino del suo alleato Marwan Ibn Youssef.
Nello stesso giorno, Felix perde la cittadinanza statunitense che viene revocata dal presidente statunitense James Sawyer e ottiene la cittadinanza tunisina grazie al suo alleato Marwan Ibn Youssef, Felix si fidanza con una tunisina bianca di origini italiane Giulia Costa dopo un colpo di fulmine che li ha attratti.
Il 26 gennaio, Felix ripudia l'ideologia dei Proud Boys per motivi che non abita più negli Stati Uniti preferendo invece di rimanere dipendente dal suo alleato Marwan Ibn Youssef che è infatti da sempre un musulmano sunnita moderato e poco religioso.
Nello stesso giorno,Felix viene reclutato nell'esercito tunisino sia per scopi militari e sia perché conoscendo bene l'italiano può aiutare a tradurre.
Il 27 gennaio, si rivela che Felix non è realmente un bianco supremacista che aveva insistito il FBI erroremente piuttosto si è rivelato come un individuo stanco della presenza dei musulmani e degli ebrei negli Stati Uniti e nelle nazioni europee perché non hanno portato nulla di buono e creano solo problemi e crimini accresciuti ed ebbe la prima figlia dalla sua fidanzata Giulia Costa: Aurelia Foster.
Il 28 gennaio, Felix viene arrestato dal FBI finendo in prigione ad ADX Florence per aver rubato in precedenza i documenti classificati degli Stati Uniti ma venne rilasciato perché non aveva fornito informazioni utili e perché i documenti sono stati distrutti, dopo il rilascio dalla prigione si trasferisce a Cirene in Libia insieme ai suoi amici e la sua fidanzata Giulia Costa ma continuò a prendere assistenza dal suo alleato Marwan Ibn Youssef sperando che quest'ultimo non lo tradisce.
Il 29 gennaio, Felix si sposa con il matrimonio civile con la sua fidanzata Giulia Costa essendo poco credente ed ebbe due gemelli maschi: Cesare Foster e Andrea Foster.
Nello stesso giorno, Felix organizzò un organizzazione paramilitare che fece marcia su Tripoli mettendo sotto minacce e ricatti l'anziano presidente libico Fayez el-Badri, quest'ultimo temendo una guerra civile diversa dalle altre e pensando che Felix potesse aiutare nell'ordine,legge e in funzione anti Stato Islamico decise di concedergli la cittadinanza libica e renderlo governatore delle città libiche in precedenza romane: Cirene,Apollonia, Leptis Magna,Oea,Sabratha,Arsinoe,Berenice,Barce,Ptolemais,Mersa Matruh,Antipyrgon e Ghirza a patto che riesce a gestire sia comunità musulmane e cristiane copte.
Essendo stufo di essere molestato e vessato dalla sua ex fidanzata Margherita Sforno che era diventata una pazza ossessionata che non accettava che la loro relazione era finita da moltissimo tempo, Felix tramite le forze armate fece catturare Margherita Sforno insieme al suo figlio non riconosciuto Felix Sforno in Tunisia dal suo alleato Marwan Ibn Youssef dove rimangono segretati in un edificio senza speranze di uscita e per tutta la vita.
Felix, cambiò il nome del suo partito Socialist party in Fasci di combattimento.
Il 30 gennaio, si riconcilia con il suo ex alleato sionista, Jacopo Levi accettando di assisterlo nel sionismo e contro Iran se necessario senza essere scoperto dal suo alleato antisionista Marwan Ibn Youssef e dal presidente libico antisionista Fayez el-Badri.
Il 2 febbraio, Felix fa riforme economiche,sociali e militari nelle città libiche musulmane in precedenza romane, ingannò il pubblico dicendo che non vuole riportare indietro il colonialismo ma vuole proteggere l'Islam e infine viene sparato da un attentatore dello Stato Islamico venendo ferito al naso ma sopravvive all'attentato.
Il 5 febbraio, Felix tramite l'esercito libico fece catturare le città libiche Sirte e Benghazi riuscendo a catturare i capi militari dello Stato Islamico come Samir al-Khalifani,Haitham al-Badri e Yassin al-Badri e divenne governatore anche delle città Sirte e Benghazi dove impone il colonialismo,la sua ideologia e lingua italiana.
Nello stesso giorno, Felix in uno zoo libico adotta un cucciolo di leone che lo chiamò Marte e lo visita nella gabbia sempre grazie allo proprietario dello zoo.
Ricevete in seguito una richiesta da parte del suo alleato Marwan Ibn Youssef di consegnare gli ebrei libici ma Felix rispose che non esistono ebrei libici perché uccisi o espulsi molti anni prima che arrivasse lui da parte di Benito Mussolini e poi Muammar Gheddafi quindi rifiutò la richiesta.
Il 7 febbraio, Felix Foster fece uccidere tramite lo squadrismo Tommaso Colombo perché non accettava le sue critiche costruttive e aveva paura di perdere il potere.
L'8 febbraio, Felix Foster attraverso l'esercito libico fece annettere l'Egitto ma per non rischiare di perdere come territorio il Sinai continuò a collaborare con l'ala destra israeliana almeno sulla sicurezza ma anche su restringere le attività di Hamas e questo funzionò facilmente essendo un ammiratore del sionismo.
Gli egiziani furono sottomessi e colonizzati come è successo ai loro vicini indigeni libici subendo umiliazioni dal regime neo fascista di Felix Foster.
Il 9 febbraio, Felix stringe alleanza con Amir Menashe proveniente dalla Libia ma quest'ultimo rimane diffidente verso di lui e nello stesso giorno Felix fece consegnare gli ultimi 3 ebrei egiziani come aveva richiesto il suo alleato Marwan Ibn Youssef che vennero gettati in prigione da qualche parte in Algeria.
Il 10 febbraio, Felix si ammala di ulcera doudenale e finisce nuovamente in ospedale.
L'11 febbraio, Felix rifiuta la richiesta di fermare al momento i maltrattamenti contro il detenuto Haitham al-Badri e invita in Libia a Cirene la sorella del suo alleato Jacopo Levi, Paola Levi con la quale inizia ad avere una relazione amorosa con lei dopo aver scritto una sua biografia e dopo aver scoperto che è una sua ammiratrice.
Il 12 febbraio, Felix rimase sconvolto per essere stato invaso da colui che considerava un suo alleato cioè Marwan e anche se quest'ultimo è stato rimosso dal potere decise di non riconoscere le indipendenze dell'Algeria,Marocco e della Tunisia temendo che sarà il prossimo ad essere rovesciato.
Nello stesso giorno, Felix termina la sua relazione amorosa con Paola Levi perché odia darle ragione su Marwan Ibn Youssef, nomina il libico di origini italiane, Michele Romano come suo possibile successore e fa conoscenza con un'altra delle sue ammiratrici: Esmeralda Messina rimanendo attratto da lei essendo molto più giovane di lui con la quale inizia una relazione amorosa.
Il 13 febbraio, al seguito alle ribellioni libiche di Muhammad al-Husseini ed egiziane di Hakim Nader venne rimosso dal presidente libico Fayez el-Badri come governatore e venne arrestato e imprigionato nella prigione di Abu Salim ma Felix iniziò a pianificare come fuggire.
Nello stesso giorno, Felix riuscì a fuggire grazie a una guardia corrotta riuscendo fuggire nella città di Homs dove fondò una repubblica indipendente da quella di Fayez el-Badri ma venne catturato dai ribelli libici insieme alla sua amante Esmeralda Messina dove vennero entrambi picchiati,stuprati e uccisi, in seguito alla caduta del suo regime il suo cadavere viene trasferito nel cimitero di Cirene su richiesta di sua moglie Giulia Costa e il suo partito Fasci di combattimento venne bannato dalla Libia a causa dei suoi danni di aver ucciso le sue opposizioni,sfrattato gli indigeni libici per dare case ai libici bianchi di origini italiane e causato il neo colonialismo.
Il 20 febbraio, Felix insieme alla sua amante Esmeralda Messina ritorna in vita grazie un patto con Dio dove deve evitare di entrare in contatto con Marwan Ibn Youssef,Tariq Pacha e possibilmente con Adolf Hitler se ritorna in vita per evitare di essere influenzato da loro e fare nuovamente una brutta fine.
Felix si trasferisce a Tripoli e si pente anche degli sbagli che aveva fatto a causa dell'influenza negativa di Marwan Ibn Youssef, con il presidente libico Muhammad al-Husseini gli fu permesso di ripristinare il suo partito Fasci di combattimento sotto il nome Partito Nazionale Fascista ma con i limiti simili a quelli di Michele Romano con il quale forma un alleanza con il suo partito Movimento nazionale sociale e fa un regalo alle sue donne di San Valentino anche se in ritardo.
Nello stesso giorno, Felix nello zoo adotta un cucciolo di leonessa che la chiama Italia dopo che è morto il suo leone anziano Marte.
Felix fece riconciliazione anche con la sua amante ebrea di nazionalità israeliana Paola Levi che alla fine lo ama e potrebbe aiutarlo nuovamente.
Il 22 febbraio, Felix assiste il presidente libico Muhammad al-Husseini a favore dei ribelli siriani contro Assad e diede consigli a quest'ultimo di abolire la schiavitù.
Il 4 marzo, Felix accetta l'invito di Hitler di visitarlo a Miami in Florida sebbene allo stesso tempo teme che quest'ultimo si è ossessionato di lui perché assomiglia al suo ex alleato Benito Mussolini che rimane nell'oltretomba in Paradiso.
Nello stesso giorno, Felix stringe alleanza con Hitler ma solo in casi se dovesse trovare arabi o ebrei creare problemi.
Il 5 marzo, Felix si distanza da Richard Stuard perché non si fida di lui e perché a causa dei documenti classificati rubati avrebbe rischiato di essere arrestato dal FBI.
Nello giorno, Felix accetta un affare con i suoi alleati israeliani Jacopo Levi e Amir Menashe almeno per informarli se nota palestinesi che attraversano fuori dalla Libia per fare attentati sapendo bene che anche Felix odia molto situazioni simili avendo subito in precedenza un tentativo di assassinio contro di lui quando era ancora un dittatore della Libia.
Il 6 marzo, Felix viene sparato da un attentatore dello Stato Islamico di nome Adel Sayyid venendo ferito al torace e viene trasferito nell'ospedale di Tripoli ma l'attentatore riuscì a fuggire, il presidente libico Muhammad al-Husseini dichiara guerra allo Stato Islamico dopo l'attentato terroristico.
Il 14 marzo, Felix riesce a mettere incinta la sua amante Esmeralda Messina ma sua moglie Giulia Costa si ingelosisce un pò perché non è più l'unica donna ad avere figli con lui.
Il 19 marzo, Felix scopre che sua moglie Giulia Costa è sparita dal nulla e chiede aiuto al presidente libico Muhammad al-Husseini di ritrovarla.
Successivamente, Felix si mette in contatto sia con il presidente libico Muhammad al-Husseini e con il suo alleato Adolf Hitler in un incontro a Berlino in Germania, che il quale insieme al suo collega Reinhard Heydrich rivela le intercettazioni telefoniche che era stato Saif Baghdad a rapire sua moglie Giulia Costa e Felix tramite la collaborazione del presidente libico Muhammad al-Husseini fece inviare delle spie.
Il 31 marzo, Felix fu felice di rivedere sua moglie Giulia Costa libera dal suo rapitore Saif Baghdad, califfo dello Stato Islamico e festeggia la sua liberazione ringraziando la collaborazione del presidente libico Muhammad al-Husseini e dei suoi alleati Adolf Hitler e Reinhard Heydrich.
Nello stesso giorno, Felix con sua moglie Giulia Costa fece inviti matrimoniali e scelsero l'ex papa tedesco Joseph Ratzinger per celebrare la messa e il matrimonio religioso cristiano per il giorno seguente.
L'1 aprile, Felix e Giulia Costa si sposano religiosamente con il matrimonio celebrato dall'ex papa tedesco Joseph Ratzinger con la partecipazione dei suoi alleati Muhammad al-Husseini,Ivan Volkov e Michele Romano.
Personalità:
Il leone con ascendente scorpione
è passionale,geloso e ambizioso.
È una persona che non risulta sempre simpatico perché dice tutto quello che pensa senza alcun filtro a differenza dell'ariete come ascendente che è molto diplomatico.
Informazioni:
Luogo di nascita: New York city, New York
Residenza: Tripoli,Libia
Professione: Politico e capo del Partito Nazionale Fascista
Segno zodiacale: Leone
Religione: Cristiano cattolico
Età: 3 anni (età calcolata) e 64 anni (trama principale e crescita veloce)
Etnia: Bianco di origini irlandesi e di lontane origini celtiche e romane
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Lingue: Inglese,francese e italiano
Partito politico:
-Fasci di combattimento (2023)
-Partito Nazionale Fascista (2023-in corso)
Alleati: Michele Romano,Jacopo Levi,Amir Menashe,Adolf Hitler,Reinhard Heydrich,Josef Mengele,Joseph Ratzinger,Ivan Volkov e James Sawyer
Animali:
-Marte (leone, deceduto)
-Italia (leonessa piccola)
Matrimoni:
-Matrimonio civile con Giulia Costa: 29 gennaio 2023
-Matrimonio religioso con Giulia Costa: 1 aprile 2023
Restrizioni:
-Gli è impedito di governare come un tempo
-Non può esaltare le sue opere neo fasciste e neo colonialiste per scopi propagandisti riguardo il suo passato
Con chi interagisce:
-Il presidente libico Muhammad al-Husseini
-Italiani che aveva importato in passato mentre governava
-Michele Romano e il suo partito Movimento nazionale sociale
-Il presidente statunitense James Sawyer
-Adolf Hitler, ex dittatore della Germania nazista
-Jacopo Levi e Amir Menashe, due alleati israeliani su questione di sicurezza
-Reinhard Heydrich, ex ufficiale nazista delle SS
-Josef Mengele, ex ufficiale delle SS e medico nazista
-Joseph Ratzinger, ex ufficiale della Luftwaffenhelfer (gioventù hitleriana) ed ex papa tedesco
-Ivan Volkov, oppositore di Vladimir Putin
Crimini commessi:
-Essersi unito al gruppo supremacista bianco Proud Boys
-Supportato segretamente il Likud israeliano
-Rubato i documenti classificati e aiutato Richard Stuard
-Inviato un organizzazione paramilitare per mettere sotto minacce e ricatti contro l'anziano presidente libico Fayez el-Badri facendo una marcia su Tripoli
-Fatto rapire la sua ex fidanzata Margherita Sforno e suo figlio illegittimo Felix Sforno tramite le forze armate e facendoli segretare in un edificio in Tunisia grazie alla collaborazione al suo ex alleato Marwan Ibn Youssef
-Commesso crimini di guerra attraverso l'esercito libico che ha portato ad uccidere alcuni civili e tombe di massa
-Fatto uccidere il libico di origini italiane Tommaso Colombo tramite lo squadrismo rifiutando le sue critiche costruttive e temendo di perdere il potere
-Invaso,annesso e colonizzato l'Egitto attraverso l'esercito libico rendendolo una provincia facendo parte della Libia neo fascista e neo colonialista
-Fuggito dalla prigione di Abu Salim e creato la repubblica indipendente di Homs neo fascista e neo colonialista
Curiosità:
-Fisicamente assomiglia al dittatore criminale e fascista Benito Mussolini
-È un neo fascista e neo colonialista avendo origini lontane romane
-Ha sentimenti anti-britannici essendo di origini irlandesi
-Ha un carattere autoritario,narcisista patologico,violento e manca di empatia
-È molto ottuso e ignora gli avvertimenti del pericolo
-Non riesce a provare amore, troppo distratto a guardare altre donne sebbene ha scelto Giulia Costa
-Non ha posizione stabile sul cristianesimo: un giorno è completamente ateo mentre un altro giorno diventa un credente
-Ha la mania di grandezza e il suo ego di sé stesso è esagerato e lo porta a distruggere se stesso e gli altri nel rifiutare le critiche essendo molto ostile a quest'ultime
-Ha preferenza per i musulmani moderati e autoritari come Marwan Ibn Youssef con cui ha una buona amicizia e alleanza
-Si è integrato facilmente nella comunità italiana in Tunisia dove conosce ogni abitudine italiana,la società italiana,cultura italiana e lingua italiana
-È ossessionato dal sesso e ama il sesso, è molto attivo nei rapporti sessuali
-Da adolescente era un bullo con altri adolescenti finendo di picchiarsi con gli altri e ha avuto sempre un carattere violento
-Nonostante il carattere violento, è anche depresso che cambia umore da essere felice,arrabbiato o triste e durante la sua fase di depressione si sente senza speranze,indifferente e poco attivo.
In modo simile al suo alleato Marwan, soffre di bassa autostima e per nasconderlo tenta di sembrare forte.
-È interessato all'antica Roma e impero romano
-È un oratore,attento a studiare gesti e pose, ha un carattere vivace ed estroverso
-È un grande ammiratore del sionismo nonostante è antisemita verso gli ebrei che vivono nelle nazioni bianche
-Il suo cibo preferito è insalata di aglio tritato grossolanamente e innaffiato con olio e succo di limone fresco
-Teme molto Adolf Hitler con il timore che sarà presto un pazzo ossessionato per lui
Parenti
Mark Foster (nonno,deceduto)
Anne (nonna,deceduta)
Calvin Foster (padre,deceduto)
Emma Flynn (madre,deceduta)
Giulia Costa (moglie, 56 anni)
Aurelia Foster (figlia avuta da Giulia, 36 anni)
Cesare Foster (figlio avuto da Giulia, 34 anni)
Andrea Foster (figlio avuto da Giulia,deceduto)
Adriano Foster (figlio avuto Giulia, 30 anni)
Agrippina Foster (figlia avuta da Giulia, 28 anni)
Esmeralda Messina (amante)
Paola Levi (amante)
Ettore Pagani (genero sposato con Aurelia, 41 anni)
Margherita Sforno (ex fidanzata, deceduta)
Felix Sforno (figlio illegittimo, deceduto)
Chad Foster (fratello,deceduto)
Jessica Foster (sorella,deceduta)
Cesar Foster (zio)
Carl Foster (zio,deceduto)
Brad Foster (zio)
Chrystal Foster (zia)
Fernando Foster (zio)
Rajan Foster (ziastro)
Charles Foster (ziastro,deceduto)
Achille Foster (cugino, figlio di Carl)
Burak al-Badri (cugino, figlio di Chrystal)
Ali Foster (cugino,figlio di Rajan)
Ehsaan Foster (cugino,figlio di Rajan)
Saddam Foster (cugino,figlio di Rajan)
Prestavolti:
-Benito Mussolini (pv attuale)
-Tomer Macloof
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“ Notte senza luna, quella del 27 luglio 1929. Notte finalmente arrivata, sognata, preparata. Il motoscafo si avvicina a luci spente al punto convenuto. In febbrile attesa sugli scogli, tre uomini con i fagotti di vestiti sotto braccio scrutano le tenebre mentre a un centinaio di metri, nella piazzetta sul mare, siedono a un tavolino del caffè il capo della colonia, un maresciallo, l’ex pretore. C’è uno spazio utile di pochi minuti prima che la ronda si accorga che in tre non hanno fatto rientro a casa. Nitti è il primo a scivolare in acqua al segnale convenuto, Lussu e Rosselli tornano indietro convinti che l’appuntamento sia saltato per l’ennesima volta. Paolo Fabbri, prezioso collaboratore, corre verso il paese per riacchiapparli. Riattraversano insieme l’abitato in maniera fortunosa (nel cortile di una delle loro case è in corso una lite per dei polli, in piazza si mangiano granite al bar), Lussu è travestito da vecchio pescatore ma Rosselli rischia di farsi riconoscere. Di nuovo sugli scogli, al buio, poi giù in mare, a tentoni. Rosselli: «Bum bum: nella calda notte di luglio si odono rumori sordi, come di martellate provenienti dal fondo marino. Un’ombra nera si profila, là a ottanta metri verso il porto». «Il mare era calmissimo. Ad un tratto, appena percettibile, il palpito di un motore», racconterà Lussu. Salgono a bordo con una scala di corda, aiutati da Nitti e Dolci, mentre il motoscafo scivola, pericolosamente alla deriva, verso il molo. L’equipaggio è al completo, zuppo ma trionfante. Oxilia dà gas. A terra li sentono tutti, compreso Ferruccio Parri che dall’inizio ha scelto di rimanere con la famiglia, compreso Fabbri che ha il compito di distrarre e trattenere le guardie. È un attimo, i motori rombano, un balzo e via. Nessun allarme a terra, gli sbirri pensano si tratti di un mezzo dei loro. E comunque sarebbero imprendibili: corrono come pazzi nella notte verso la Tunisia, verso la libertà. Al buio, sulle onde. Non è facile, oggi, immaginare quanto si dovesse conoscere, in quel periodo, delle cose che accadevano. Nell’Italia fascista no stampa libera, no comunicazioni non autorizzate. Redazioni dei giornali tutte sotto controllo a partire dai direttori, tutti fascisti; censura e autocensura; milioni di occhi e orecchie pronti a delazioni e un popolo intero disposto a volenteroso controllo sugli altri. La notizia della fuga, agli italiani, viene data solo il 10 agosto. Gli evasi che, passando dalla Tunisia, sbarcano a Marsiglia e poi partono per Parigi in treno trovano ad attenderli Salvemini, che ha organizzato per loro una specie di tournée tra direttori di giornali internazionali e salotti della cultura (Lussu lo chiama scherzosamente il loro «impresario»). Hanno capito che è importantissimo raccontare, spiegare all’estero di cosa si parla quando si parla di fascismo. Sentirlo dalla viva voce di chi è riuscito a beffare il regime è fondamentale, è un controcanto necessario, e i tre sono degli ottimi oratori, asciutti, ironici, appassionati. Rilasciano interviste che escono a Londra, Parigi, negli Stati Uniti, in Argentina, Svezia, Svizzera, e incrinano fortemente l’immagine internazionale del regime, contrastano la propaganda serrata e potente di Mussolini. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 41-42.
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Più che autunno.
Mentre leggo che in Italia e in altre parti dell'Europa sembra ancora estate qua (sempre Estonia) sembra che il passaggio di stagione sia più tra l'autunno e l'inverno che tra l'estate e l'autunno, per esempio ieri ha piovuto tutto il giorno, mentre oggi la temperatura è scesa sotto i 10 gradi, un altro mondo in tutti i sensi, anche se a me piace definire questo piccolo scorcio di terra i confini del mondo, non solo perché siamo appiccicati al cattivone di turno ma proprio perché è un posto fuori da ogni regola europea, ma non è questo il punto del post. Ieri ho visto un video del prof Saudino che parlava di manganellate agli studenti, pratiche d'altri tempi, cerco tra le notizie mainstream ma non trovo nulla, ovvio, allora chiedo a G e trovo l'articolo, ma lo scrivo dopo. Infatti le notizie più gettonate sono l'autobus precipitato a Mestre con morti e feriti, mi dispiace naturalmente, ma sappiamo che l'uomo per natura è fallace, cioè che può sbagliare, certo alcuni errori sarebbe anche bene evitarli, ma può capitare. Altra notizia che mi salta all'occhio è che tra Kosovo e Serbia ci sono degli artriti, quando mai, ma che vengono attribuiti a Putin, ah, come i migranti che arrivano era colpa della Wagner? La Germania segue da vicino ed è pronta ad intervenire, gli USA puntano il dito e ordinano "ritirate le truppe o peggio per voi", come per la prima guerra mondiale i balcani ci regalano un motivo per scontrarci? Vedremo. Una notizia che sembra invece preoccupare è quella della situazione ai Campi Flegrei, tutto porta ad una imminente eruzione, che per natura è imprevedibile, ma sembra un pò come quei documentari fiction su Pompei dove viene ripetuto più di una volta che la terra tremava ma che i cittadini non ci facevano caso più di tanto continuando la loro vita come se niente fosse, siamo davanti ad una catastrofe imminente? Probabile, ma sembra che nessuno abbia intenzione di muovere un dito per fare evacuare le persone che vivono in quella zona, allora ve le cercate, cosa aspettano? Qualche notizia più light, qualcuno ha postato su FB l'esibizione di Anna a xfactor, amici catanesi, qualcuno scrivendo 'figlia d'arte', figlia di chi? Guardo l'esibizione e non è niente male, anzi, il brano è simpatico, un pò scorretto nel testo ma ci sta, d'altronde l'arte è così, quindi vado a vedere di chi è figlia, Castiglia è il cognome, allora il primo che mi viene in mente è Peppe Castiglia noto comico catanese, infatti è sua figlia, ma non perché è sua figlia è brava, è brava a prescindere, ma perché andare ad un talent?
Sembra che nonostante le conoscenze oramai sia l'unica strada breve per saltare la fila, sicuramente il talento c'è, ma vedremo più avanti adesso è prematuro. Comunque oggi c'è una notizia che parla del suo testo e viene additato come politicamente scorretto perché nel testo dice che se non ha soldi è colpa degli ebrei, figuriamoci se non si facevano sentire e immediatamente, manco li avesse mandati a fare la 'doccia'. L'arte è provocazione, in ogni forma e in tutte le direzioni possibili, se avesse detto che è colpa delle banche avrebbe fatto meno scalpore perché i banchieri evitano di attirare l'attenzione, anche se sono colpevoli.
Torniamo agli studenti. La violenza genera altra violenza, nell'articolo del Fatto Quotidiano si sentono varie campane politiche, per quelli di sinistra e di centro è un'azione fascista che il governo dovrà spiegare in aula, la faccio breve e posto l'articolo alla fine, mentre per quelli di destra, cioè il governo attuale, è la solita sommossa organizzata dai centri sociali, piccola parentesi la vedo brutta per centri sociali anzi mi sembra strano come non sono andati ancora a farli chiudere fine parentesi, che come sappiamo sono i nemici della democrazia, quelli dei centri ah. Nei due video dell'articolo si vede come, nel primo gli studenti, mi sembrano anche parecchio giovani, siano li davanti al cordono ma non sembra abbiamo fatto lancio di oggetti o urlato slogan contro i poliziotti, ma ad un certo punto si vede in basso a sinistra un tizio che dice "basta hanno rotto i coglioni" e ordina la carica, chi è quello la? Sicuramente un capoccia ma perché invece di parlare con gli studenti li menano? Perché è più facile reprimere, sicuramente un'altra motivazione è perché non è in grado di avere un dialogo, il capoccia, anche lo studente meno studioso lo distruggerebbe a parole :D e poi dai c'è il governo fascista. Nel secondo video si vedono alcuni poliziotti incazzati che menano alla rinfusa, ecco, quelli sono i classici pulotti fasci che non dovrebbero avere una divisa, che godono a menare col loro manganello, filmato ripreso da una manifestante che urla "te la prendi con dei ragazzini". Non penso che c'è da aggiungere altro, l'unica cosa e che non bisogna stupirsi se poi i cittadini iniziano ad odiare le forze dell'ordine, cosa che in qualche modo è come tirarsi la zappa sui piedi perché se ti rubano in casa, esempio, chi chiami? Non di sicuro i ghostbusters. Questo e altre belle sorprese si celano dietro un governo di fanatici di destra, perché a differenza della Germania dove due idioti hanno fatto il saluto romano e sono stati ingabbiati, in Italia se fai il saluto sei premiato, il mondo al contrario. L'articolo
Nota personale, dopo che ieri ho dibattuto il fattore pianista/caffettino con Spock tutto il giorno e ogni tanto anche col diretto interessato (il pianista), quest'ultimo non arriva a capire e non accetta la mia volontà di starmi per i cazzi miei, allora ho pensato che lo piscio, eh si se l'è cercata soprattutto alla frase "Eddai torniamo amici", hai quasi 40 anni non 8, ma che cazzo scrivi, questo mi veniva fortemente di scriverglielo, anzi penso che avrei dovuto, ma che cazzo, viviti la tua vita miserabile da pecorone lobotomizzato e non rompere i coglioni al prossimo, che in questo caso sono io, ma potrebbe essere chiunque. Va bè non vi tedio con sta cosa che mi da solo fastidio e non la trovo affatto da persona matura e sana di mente.
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Jacopo Levi (20 aprile 2005) è un soldato dell'unità Oketz nell'IDF (Israel Defense Force) e di origini italkim.
È attualmente single
Breve biografia
Jacopo Levi nasce il 20 aprile 2005 a Tel Aviv in Israele da una famiglia ebraica italiana sfuggita dall'evento dell'olocausto e collaborato temporaneamente con l'Italia di Mussolini e la Germania di Hitler tramite l'accordo Haavara e la milizia Irgun ostile alla Gran Bretagna pur di ottenere uno stato ebraico fuori dai territori europei.
Nel 2022, Jacopo viene reclutato nell'esercito dell'IDF (Israel Defense Force) nell'unità Oketz iniziando l'addestramento anche con il suo cane Marco.
Nel 2023, Jacopo fece una breve visita a New York e fece amicizia con Felix Foster con il quale condivide l'idea che gli ebrei che vivono all'estero odiano Israele e che i palestinesi non sono affidabili per la pace in Medioriente.
Il 27 gennaio, Jacopo chiude l'amicizia con Felix Foster perché quest'ultimo si è alleato con un musulmano antisionista, Marwan Ibn Youssef che guarda negativamente il sionismo e i sionisti in generale e questo contraddice quello che aveva concordato in precedenza Felix Foster nei giorni passati notando che quest'ultimo è disonesto.
Il 29 gennaio, Jacopo rimane sconvolto nel sapere non solo che sua cugina Margherita Sforno era ossessionata con Felix Foster al tal punto che non voleva accettare che la loro relazione era finita da molto tempo e che quest'ultimo ha voluto segretare in Tunisia sua cugina e il figlio avuto da lei in modo illegittimo e comprende che Felix Foster ora è diventato più violento del solito e che il partito GOP è sempre stato antisemita e fascista nei suoi atteggiamenti al tal punto di supportare gli ebrei sionisti più estremisti con le retoriche che lo terrorrizzano.
Nonostante la retorica del partito repubblicano del GOP oppure l'evento che sua cugina Margherita Sforno è stata messa in segretazione in un edificio in Tunisia con suo figlio Felix Sforno, Jacopo scelse di votare il partito Likud lasciando vincere un partito di destra e fece inviare una lettera a Felix Foster per fare una riconciliazione sul sionismo,supportare i discedenti degli ebrei che supportavano Irgun e organizzazioni simili e ostilità verso Iran.
Il 30 gennaio, Jacopo ottiene una risposta positiva da Felix Foster che tuttavia cerca di non farsi notare dal suo alleato Marwan Ibn Youssef o dal presidente libico Fayez el-Badri sulle intenzioni sioniste di ala destra e anti palestinese.
Il 9 febbraio, Jacopo continua a offendere e discriminare il suo collega Amir Menashe per il suo colore della pelle, perché sembra fisicamente un arabo e perché vota per il partito arabo israeliano The Joint List.
Il 14 febbraio, Jacopo rimane sconvolto dopo aver saputo in seguito la morte del suo alleato neo fascista Felix Foster per mano dei ribelli libici di Muhammad al-Husseini tuttavia continuò a sfrattare i palestinesi dalle loro case e trattarli con razzismo e xenofobia essendo un ebreo bianco supremacista che supporta il Likud ed è l'opposto del suo collega Amir Menashe di origini libiche.
Personalità:
La risolutezza e l’impulsività dell’Ariete sono addolcite dal tatto della diplomazia e da un maggiore rispetto per la sensibilità altrui, tipici della Bilancia. Può manifestare sensibilità estetica e inclinazioni creative e artistiche che vanno assolutamente incoraggiate.
Informazioni:
Luogo di nascita: Tel Aviv, Israele
Luogo di residenza: Tel Aviv, Israele
Etnia: Italkim
Nazionalità: Israeliano
Professione: Soldato
Animali: Marco (cane)
Segno zodiacale: Ariete ascendente bilancia
Partito politico che vota: Likud (origini fasciste e terroristiche attraverso il suo antenato Irgun)
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Religione: Ebraismo ortodosso
Lingue: Italiano,Inglese,Ebraico e Yiddish
Parenti:
Fabio Levi (padre,deceduto)
Clara Sforno (madre)
Paola Levi (sorella)
Fabio Levi Jr (fratellastro da parte del padre)
Angela Levi (sorella)
Omar Levi (fratello,deceduto)
Edoardo Levi (fratello,deceduto)
Augusto Levi (fratello,deceduto)
Ida Levi (sorella)
Margherita Sforno (cugina materna,deceduta)
Felix Sforno (cugino di II grado, figlio di Margherita,deceduto)
Prestavolto:
Golan Rom
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2 agosto 1980
Se ci fermiamo solo al singolo fatto, alla strage di Bologna avvenuta alle 10:25 di quel mattino di agosto, secondo me perdiamo un po' la veduta d'insieme. Il punto vero a mio avviso di quella strage resta soprattutto il "perché".
Perché quella strage? Perché proprio a Bologna e non a Roma o Milano o un'altra città? Si è detto che per quella strage di matrice fascista si sia scelto Bologna perché era una città amministrata dal PCI al centro di una regione prettamente di sinistra eppure anche così il movente sembra debole. Occorre allargare la visuale per poter rimettere insieme i pezzi del puzzle.
Se allarghiamo il quadro e vediamo cosa succede in quegli anni allora c'è un'altra data che colpisce, quella del 26 giugno di quello stesso anno: la Strage di Ustica. Un aereo della compagnia Itavia modello DC9 precipita a largo delle coste dell'isola di Ustica. Era diretto a Palermo ed era partito da Bologna dall'aeroporto Marconi. Una coincidenza che fosse partito proprio da Bologna? Chissà.
Andando avanti ci sono altre cose che colpiscono e sono i tanti depistaggi verificatisi durante le indagini su questa strage: si parla di un cedimento strutturale, poi di una bomba (ed ecco che la bomba torna). Più avanti nel tempo si scopriranno dei tracciati radar, un MIG libico caduto in Calabria, e il bagno pressoché integro del DC9 dove avrebbe dovuto esserci la bomba così a farsi strada sempre di più è la possibilità che in realtà l'aereo fosse stato abbattuto.
Perché fu abbattuto? La teoria più plausibile è che in quel momento il DC9 fosse nel bel mezzo di una guerra aerea tra forze NATO e MIG libici. Taluni sospettano che i MIG libici passassero sui nostri cieli per raggiungere l'allora Unione Sovietica in modo da poter fare tutte quelle operazioni di manutenzione necessarie alla flotta aerea libica. In cambio Gheddafi ci permetteva l'estrazione dai suoi pozzi petroliferi e faceva affari con il nostro governo nonostante l'embargo. È una teoria ma se fosse vera, la prima cosa che ci viene da chiedere è come evitare che un incidente come l'abbattimento per errore di un aereo civile passeggeri possa creare problemi?
Cerchi di nascondere la verità. Cerchi di far passare l'idea che si tratti di un atto terroristico (una bomba appunto) o un cedimento strutturale. La seconda teoria crolla anche per la determinazione del titolare dell'ITAVIA che non ci sta a passare come colpevole di una situazione che invece lo vede vittima. Resta l'attentato terroristico.
Quale miglior modo per far credere che sia stato un attentato se non quello di piazzare una bomba nella stessa città di partenza dell'aereo poco più di un mese dopo?
Assurdo, vero? Eppure...
Guardate le morti strane avvenute negli anni capitate a tutti coloro che sapevano qualcosa su Ustica. Ci sarebbero anche i due piloti dell'areonautica militare Nutarelli e Naldini morti a Rammstein durante l'esibizione delle Frecce Tricolore. Va detto però che Rosario Priore, il magistrato che indaga su Ustica ritiene "sproporzionato — tuttavia non inverosimile — organizzare un simile incidente, con esito incerto, per eliminare quei due importanti testimoni".
E se fosse invece tutto vero? Se anche la Strage di Bologna un modo per occultare la verità? Certo non sarebbe servito a nulla visto che poi sono usciti comunque pezzi di verità della stage di Ustica, però all'epoca quello poteva essere l'unico modo per far credere alla teoria della bomba sul DC9.
Perché?
In fondo è questa la vera domanda. Il "chi?" o il "come?" sono solo distrazioni per il pubblico.
Più ci penso e più mi convinco che l'unico vero possibile "perché?" sia quello di nascondere il vero motivo per cui il DC9 è caduto: un errore mentre era in corso una battaglia aerea nei cieli italiani.
Sembra un romanzo, una spy story, solo che questa è la realtà, è storia, è successo davvero.
Inquietante, vero?
Ma magari mi sbaglio e sono solo uno dei tanti complottisti che popolano il web.
#2 agosto 1980#strage di bologna#il fascismo è di merda#il fascismo non è un'opinione#il fascismo è un crimine#stragi italiane#stragi di stato#bologna 1980#strage di ustica#forse non c'entra nulla
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In questi giorni si è risvegliata una sopita rete neurale abbandonata in qualche angolo del mio cervello, legata ai miei trascorsi nel PdS e del perché io abbia lasciato, forse alimentata da tanti fatti e parole (del resto, così si attivano le reti neurali).
Non ho mai avuto una cultura politica che mi è stata trasmessa sin da ragazzo, non mi iscrissi al PdS perché ascoltavo Guccini o perché credessi in chissà quale Comandante Che Guevara, ma semplicemente perché, delle tante idee politiche, quella di sinistra (dell'epoca) era un po' come quelle tute che compri per metterti addosso qualcosa di comodo nel quotidiano, magari non ti piace proprio tutto, c'è qualche colore un po' del cazzo ma è l'abito che ti consente di muoverti in libertà e di essere te stesso.
Quando iniziai la militanza (vocabolo che trovo un tantino esagerato, ma ci siamo capiti), più che imparare a riconoscere il pensiero fascista diventai estremamente sensibile all'atteggiamento fascista, vuoi perché avevo già una predisposizione genetica dovuta alla sopravvivenza familiare con un padre fascista (il termine corretto sarebbe strunz, però restiamo nel racconto civile), vuoi perché io non rinnegavo a priori la discussione con una persona di destra (all'epoca Alleanza Nazionale), dovendo poi però raccogliere ogni volta l'unica conclusione statisticamente probabile, ovvero che dopo 5 minuti mi trovavo a dover evitare un colpo di clava in testa. Provavo a romanzare le persone di destra dicendo sempre che non è che non avessero idee, ma che non avessero la pazienza di portarle avanti, e che fosse molto più comodo imporle a calci in culo, si fa prima e aiuta a risollevare una scarsa autostima alla base. Ma questo post non parla delle persone di destra, mi serviva giusto una prima lente di messa a fuoco.
La mia forte delusione giunse dopo alcuni anni, come qualsiasi forma di legame che si affranca dalla fase di innamoramento e inizia a vedere le cose per come sono, ovvero che, di corrente in corrente, di movimento in movimento, iniziai a riconoscere gli stessi destro-schemi comportamentali da parte di coloro che orgogliosamente si dichiaravano lontani da quel modo di relazionarsi con gli altri, e in effetti io non ho mai visto clave nelle sezioni, ma il pensiero utilizzato come clave sì. I distinguo venivano sempre raccolti da qualcuno, trasformati e poi riscritti in chiave strumentale, ovvero trovando delle assonanze col pensiero antagonista, per tracciare dei confini, sei di qua o sei di là?, e se sei di là vuol dire che sei d'accordo con loro, e che in fondo in fondo un po' fascista lo sei. E fin quando lo faceva il singolo, ci stava anche, essere di sinistra non implica necessariamente avere una intelligenza superiore, ma a questo punto subentrava un secondo meccanismo, ovvero una sorta di, come vogliamo chiamarlo, squadrismo gentile, dove tutti quelli che non erano capaci di costruire un proprio pensiero si aggrappavano all'identità di partito, contribuendo ad isolare e mettere in cattiva luce chi aveva osato alzare la mano per insinuare qualche dubbio (peggio ancora se si trattava di una obiezione). E tengo a sottolineare che, nonostante i miei dubbi, io non mi sono poi mai messo contro quella che era la linea ufficiale del partito, ma poi succede sempre che, al netto della retorica, il più delle volte ipocrita, della faccia pulita, i panni sporchi si lavano in famiglia, e io ero un panno sporco.
Stanco di questa continua reductio ad fascium (l'ho inventata adesso, eh, perdonatemi), decisi di lasciare ed ascoltare la buonanima del mio professore di Filosofia, l'unico che mi abbia davvero insegnato a pensare con la mia testa, ergo mi son tenuto la mia tuta da ogni giorno e amen. L'unico errore che commisi alla consegna della tessera fu quello di arrivare alla conclusione, abbastanza populista, che destra e sinistra fossero uguali, cosa molto lontana dal vero, quando invece sono le persone e le relazioni tra i gruppi ad avere questo tipo di affinità, l'unica differenza sta solo nella velocità con la quale si passa dalla dialettica alla violenza e alla potenza della violenza stessa.
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EL CINE NAZI (I): DEL EXPRESIONISMO A HITLER
EL LIBRO
EL DOCUMENTAL
MI PEQUEÑA APORTACION AL TEMA HACE MÁS DE 50 AÑOS (SIN COMPARACIÓN POSIBLE CON LOS DOS ANTERIORES)
CALIGARI
H. K. BRESLAUER
LA CIUDAD SIN JUDIOS
1933. LOS NUEVOS CINEASTAS ALEMANES
(En estos días se cumplen 90 años de la llegada de Hitler al poder en Alemania. En los próximos capítulos desgranaré la historia del cine nazi. Un cine vomitivo en la mayoría de los casos, pero no exento de calidad en algunas de sus películas.)
Si en el principio fue Francia el lugar donde se inició la cinematografía y poco después en los Estados Unidos se desarrolló la gran industria del cine, hubo otros países que aportaron movimientos y creadores que forman parte ya de la gran historia del séptimo arte. Uno de esos países fue Alemania. En el país germánico, al final de la I Guerra Mundial se inició uno de los movimientos cinematográficos que iba a marcar una época no solo en el cine de ese país sino en el de todo el mundo y que ha venido influenciando a los grandes cineastas hasta la actualidad. Ese movimiento fue conocido como el Expresionismo Alemán y directores actuales como David Lynch o Martin Scorsese reconocen inspirarse en ese movimiento para realizar su cine.
Hasta la llegada al poder de los nazis en 1933, ese movimiento aportó al cine grandes autores y grandes películas. Sin entrar en un análisis exhaustivo sobre el expresionismo es necesario señalar directores como Murnau, Ruttmann, Leni, Lang, Von Stenberg o Lubitsch y películas como El gabinete del Dr. Caligari, M el vampiro del Dusseldorf, Amanecer, Los Nibelungos, El ángel azul, Berlín sinfonía de una ciudad, El testamento del Dr. Mabuse o Metrópolis.
Sin duda fue Siegfried Kracauer en su texto de 1947 De Caligari a Hitler, el que mejor ha estudiado la evolución del cine alemán desde su nacimiento hasta la llegada de los nazis al poder. En 2014 con el mismo título y tomando como base el texto de Kracauer se realizó un documental dirigido por Rudiger Suchsland absolutamente recomendable. Otros autores como Marco da Costa han publicado y siguen publicando trabajos sobre el cine alemán especialmente sobre el cine de los años de dominio nazi; un cine ciertamente desconocido pues parte de la obra que se realizó en esos años era pura propaganda fascista y antisemita, por lo que muchas de esas películas constituyen hoy día un serio problema para acceder a ellas ya que su difusión está restringida.
Lo que ha llamado la atención a los historiadores es que en esos años de la República de Weimar se realizaron varias películas que se han catalogado como premonitorias de lo que iba a llegar a Alemania a partir de 1933. Todavía más: hay una película austriaca de 1924 que claramente muestra la persecución de los judíos. Lo llamativo de todo esto es que el partido nazi era muy minoritario durante aquellos años y que solo se fue coinvirtiendo en un partido de masas a finales de la década de los años 20 por lo que difícilmente se podía considerar un peligro en el momento de realización de algunas de estas películas.
La más conocida de todas es una película de culto del cine silente: EL GABINETE DEL DR. CALIGARI de Robert Wienne, 1920. Poco puedo aportar yo que ya no se haya escrito sobre Caligari: historiadores, sociólogos, cineastas y hasta psiquiatras han debatido y realizado múltiples estudios sobre esta película. No voy a entrar en un análisis más, que sobraría, ante todo lo que se conoce sobre la película; tan solo hay que recordar sus grandes aportaciones formales: iluminación, sombras, composición de planos, decorados inclinados, maquillaje muy acentuado, etc. Aportaciones que años después numerosos directores hicieron suyas para realizar sus películas (recordemos el cine negro norteamericano o el neorrealismo italiano sin ir más lejos). Estas aportaciones técnicas se han analizado desde puntos de vista muy profundos haciendo especialmente análisis psicológicos sobre ese “lenguaje” de sombras propias del expresionismo. Como ocurre en muchas ocasiones, a veces las cosas son más sencillas: esos decorados propios del expresionismo, con esa especial iluminación y esas sombras tan características se debían en gran parte a que… tras la guerra y durante los primeros años de Weimar las restricciones de electricidad eran muy frecuentes y los rodajes se debían limitar a una serie de horas al día a veces con escasa iluminación. Este hecho producto de las circunstancias sociales del momento se convirtió con los años en un signo de identidad de ese movimiento cinematográfico y lo desbordó hasta convertirse en una especial forma de lenguaje fílmico.
Pero si en su expresión formal Caligari aportó numerosos cambios, no fue menos lo que aportó en el aspecto conceptual con la introducción de elementos oníricos o alucinatorios lo que suponía una enorme novedad en el cine de esos años. La crítica norteamericana llegó en su mayoría a alabar la película, pero la tacharon de “siniestra y macabra”.
En síntesis, la historia de Caligari es la siguiente: a un pequeño pueblo llega el espectáculo del Dr. Caligari con un sonámbulo con capacidad para predecir el futuro. Al mismo tiempo comienzan a suceder una serie de asesinatos. La traslación política a la que aluden los expertos sobre esta película es que Caligari se corresponde con Hitler mientras que el sonámbulo es el pueblo alemán que obedeció inconscientemente a su líder supremo.
Pero otras películas ya más cercanas al cenit del partido nazi anunciaban el terror que se aproximaba: Fritz Lang como final de su trayectoria alemana realizó M el vampiro de Dusseldorf (1931) y El testamento del Dr. Mabuse (1933, inmediatamente prohibida por Goebbels). Del cine de Lang sustrajeron los alemanes elementos para la estética nazi. Según Krakauer Los Nibelungos (1924) y Metrópolis (1927) fascinaron a los nazis que tomaron de ellas elementos ornamentales para sus fastuosos desfiles.
Pero si todas estas disquisiciones sobre la premonición nazi del cine alemán no fuesen suficientes existe una película desaparecida hasta hace 7 años que, de forma clara y absoluta, sin especulaciones psicológicas de ningún tipo, anuncia el holocausto judío que iba a suceder unos años después.
En 1924 en Austria, se realiza LA CIUDAD SIN JUDIOS, dirigida por Hans Karl Breslauer. La sinopsis no puede ser más evidente: los habitantes de la República de Utopía acusan a los judíos de ser los causantes de la grave crisis económica y social que padecen y los expulsan del país, los persiguen y los maltratan. El relato final de la película es una crítica del racismo.
Breslauer (1888-1965) fue un actor, guionista y director austriaco que comenzó a trabajar en Berlín a partir de 1910 y en 1918 comenzó a dirigir. La película está inspirada en una novela satírica del escritor judío Hugo Bettauer y el rodaje se realizó cuando Hitler estaba encarcelado y escribía su Mein Kampf. Aunque básicamente el guion de la película nos traslada a un pogromo más de los que ha habido a lo largo de la historia en muchos países, lo que hace esta película singular es que los hechos suceden coetáneamente al relato y en una ciudad reconocible (Viena es Utopía).
La ciudad sin judíos aparte del interés premonitorio de la historia puede considerarse una película maldita por las consecuencias que tuvo paras sus autores:
-el autor de la novela fue asesinado por los nazis poco después del estreno.
-Breslauer, el director no volvió a dirigir y murió en la miseria en 1965.
-la coguionista Ida Jenbach fue deportada a un gueto donde murió en 1941.
-los actores principales tuvieron un recorrido diferente en sus vidas privadas: el actor que interpretaba en la película al judío se afilió después al partido nazi y fue un activo militante de las SS, mientras que al antisemita de la película se opuso al régimen en los años siguientes.
El estreno de la película en 1924 fue accidentado pues los nazis la boicotearon de forma activa atacando a los espectadores incluso. Pero lo más curioso de esta película es que unos años después de su estreno desapareció y se dio por perdida hasta que en 1991 apareció una copia incompleta en Ámsterdam y ya en 2015 apareció en un mercadillo de París la copia completa. Gracias a aportaciones particulares se recaudaron 75.000 euros para restaurarla. Hoy La ciudad sin judíos es un documento excepcional por su singularidad histórica: anuncia lo que unos años después iba a suceder en Europa.
A finales de Enero de 1933 Adolf Hitler era nombrado Canciller de Alemania. Al día siguiente con Goebbels a la cabeza se iniciaba la etapa del cine nazi.
25/2/2023
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Sabotaje al Acuerdo de Paz de Estambul... La creación de una guerra por delegación... El tercer día después de la invasión, Rusia y Ucrania acordaron iniciar negociaciones sobre una paz basada en la retirada militar rusa a cambio de la neutralidad ucraniana... Las negociaciones que siguieron se conocen como las negociaciones de Estambul, en las que Rusia y Ucrania estuvieron a punto de llegar a un acuerdo antes de que Estados Unidos y el Reino Unido lo sabotearan... A finales de marzo de 2022, Zelensky reveló en una entrevista con The Economist que «hay a quienes en Occidente no les importa una guerra larga porque significaría agotar a Rusia, incluso si esto significa la desaparición de Ucrania y se produce a costa de vidas ucranianas»... El general alemán retirado Harald Kujat, ex jefe de la Bundeswehr alemana y ex presidente del Comité Militar de la OTAN, confirmó que Johnson había saboteado las negociaciones de paz... si Zelensky buscaba la paz con Rusia, no recibiría ningún apoyo de Occidente y se enfrentaría previsiblemente a un levantamiento de los grupos de extrema derecha / fascistas que Estados Unidos había armado y entrenado. Por el contrario, si Zelensky eligiera la guerra, entonces la OTAN enviaría todas las armas necesarias para derrotar a Rusia, la OTAN impondría sanciones paralizantes a Rusia y la OTAN presionaría a la comunidad internacional para aislar a Rusia. Zelensky podría conseguir así lo que ni Napoleón ni Hitler habían logrado: derrotar a Rusia... ¿Cómo se puede poner fin a la guerra? La base de cualquier acuerdo de paz debe ser la fórmula de Estambul+: Un acuerdo para restaurar la neutralidad de Ucrania, más concesiones territoriales como consecuencia de casi 3 años de guerra... Es un destino cruel para la nación ucraniana y los millones de ucranianos que tanto han sufrido. También era un resultado previsible, como advirtió Zelensky (Glenn Diesen, Un. Sudeste, Noruega)
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UP3: LA ERA DE LAS REVOLUCIONES (1775-1848). María Antonieta, las siete vidas de una reina (3)
En los años treinta del siglo XX, Francia se enfrentaba a graves divisiones políticas, sociales y culturales. a las que había que sumar los efectos de la crisis de 1929, el auge de los fascismos y el rearme alemán. En este contexto de polarización, una parte importante de la intelectualidad y de la clase política convirtió a la Revolución en el santo y seña de la lealtad a la nación y a los valores democráticos, encarnados ambos por la República. Desde este punto de vista, 1789, con todas sus contradicciones y excesos, debía considerarse un momento de renacimiento nacional. Un renacimiento basado en principios como el laicismo, la democracia , la educación pública y la adquisición de nuevos derechos sociales. Dentro del campo republicano estaban todos aquellos que reconocían la III República y sus valores, ya fuera desde la izquierda o la derecha. Fuera se situaban los enemigos del régimen: monárquicos, fascistas, los clericales y la extrema izquierda que ponía la clase por encima de la nación.
El consenso republicano también se reflejó en la producción cinematográfica, lo que afectó también a la manera de representar a María Antonieta. Hay que decir que, en general, incluso en medio de las más crudas "guerras culturales" y las polémicas a cuentas del pasado nacional, la filmografía del momento fue relativamente “cortés” con la reina. Sin dejar de atribuirle un papel político negativo en la crisis de 1789 o en la caída de la monarquía en 1792, los directores y guionistas trataron de no caer en la demagogia y la exageración.
Al otro lado del Atlántico, en Hollywood, las guerras culturales y las divisiones políticas francesas quedaban muy lejos. Para la industria cinematográfica, la trágica historia de María Antonieta era un auténtico filón comercial. Los estudios convirtieron a la reina en una figura romántica, sin significado político. De hecho, parecía poco más que un juguete en manos del destino, una víctima pasiva de fuerzas irracionales. Además de por conveniencias dramáticas y comerciales, es posible que esta visión estuviera condicionada por una vaga conciencia de "deuda histórica". Y es que los libros de texto de los colegios norteamericanos se encargaban de recordar a los escolares que Luis XVI, María Antonieta y el marqués de Lafayette habían sido aliados, e incluso padrinos, de la independencia del país contra los británicos.
Es en este cruce de caminos entre lo comercial y la peculiar "memoria histórica" norteamericana donde debemos situar “María Antonieta”, película de 1938 dirigida por W.S Van Dyke y que contaba como gran aliciente con la presencia de dos de los galanes más taquilleros del momento: Norma Shearer y Tyrone Power.
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Más que basarse en ella, la película usaba muy libremente la exitosa biografía de la reina que había escrito el austríaco Stefan Zweig, uno de esos raros autores capaces de poner de acuerdo a crítica y público. Este uso tan desprejuiciado del material histórico va a ser una constante en las distintas versiones cinematográficas y televisivas sobre María Antonieta.
El film fue una de las superproducciones más caras de la época, y recibió un Oscar por el vestuario. El carácter deslumbrante y suntuoso de su puesta en escena contribuyó decisivamente a convertirla en un enorme éxito de taquilla. María Antonieta queda reducida a una heroína de melodrama encerrada en un matrimonio sin alicientes y víctima del odio irracional de buena parte del mundo exterior a Versalles. La narrativa convencional de la "dama en apuros" se completa con la aparición de un personaje real, el militar y diplomático sueco Axel von Fersen, presunto amante de la reina y veterano del cuerpo expedicionario francés durante la guerra de independencia estadounidense.
Después de la II Guerra Mundial, Francia siguió sin lograr estabilizar su sistema político, pero sí que recobró el pulso cultural. La derrota en la guerra y el menguante papel internacional de Francia pusieron en primer plano la necesidad de revisar la historia y promover una versión del pasado nacional que permitiera dejar atrás las divisiones que, en opinión de buena parte de la opinión pública, la intelectualidad y la clase política, habían facilitado el triunfo de los alemanes en 1940 y la vergüenza nacional que supusieron el régimen de Vichy y la ocupación.
Esta necesidad de reformular el consenso republicano apenas afectó a la representación de María Antonieta, que siguió apareciendo en las pantallas con la tradicional mezcla de fascinación, frialdad y antipatía. Un buen ejemplo de esto lo tenemos en el film de Sacha Guitry "Si Versailles m'était conté" ("Si Versalles pudiera hablar"), de 1954.
Se trata de una película muy interesante, que parte de la historia del palacio de Versalles para, a través de sus moradores, contar la historia social, política e intelectual de Francia desde el primer Borbón francés, Enrique IV, a Napoleón. Evidentemente, no podía faltar una de sus inquilinas más famosas, aquí interpretada por Lana Marconi, actriz rumano-francesa que, además, era esposa de Guitry.
Marconi consigue transmitir a la perfección esa ambivalente la mencionada combinación de frialdad, dignidad y clasismo que se había convertido en el estilo predominante a la hora de representar a la reina en la ficción cinematográfica.
Sin embargo, dos años más tarde, en 1956, este paradigma interpretativo fue puesto en cuestión en una cinta que nos proponía una María Antonieta más cercana y "humana" que el que nos había ofrecido el irremediablemente irónico Guitry. Se trata de "Marie Antoinette, reine de France", de Jean Delanoy. Aunque una de las principales líneas argumentales es la aventura de la reina con Fersen, su propuesta está muy lejos del abuso de los tonos pastel con los que Hollywood envolvió el romance veinte años antes.
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A fecha de hoy se sigue recordando la memorable interpretación de Michèle Morgan. De los brillantes salones de Versalles a la oscuridad y los tonos oscuros del lúgubre Tribunal Revolucionario que la condena a la guillotina, la actriz imprime un carisma y una riqueza de matices que resultaban inéditos en la historia de la representación del personaje.
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