#editoria di poesia
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pod al popolo, #15_ poesia riconoscibile, poesia ri-conosciuta, e postpoesia
Su Snaporaz il 20 luglio è comparso questo articolo di Gilda Policastro: “Siamo in troppi a farmi schifo”: i poeti e il loro pubblico https://www.snaporaz.online/siamo-in-troppi-a-farmi-schifo-i-poeti-e-il-loro-pubblico/ Il 3 agosto Fahrenheit (RadioTre) invita lei a parlarne, insieme a Elisa Donzelli e Maurizio Cucchi (il link che segue è già predisposto per far iniziare la trasmissione nel…
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#accademia#Andrea Cortellessa#anni Novanta#anni Ottanta#annotazioni audio#antologia#antologie#audio#avanguardia#Bianca Einaudi#critica letteraria#Crocetti#Crocetti Poesia#Diacritica#distribuzione#distribuzione di poesia#distribuzione generalista#Donzelli#editoria#editoria di poesia#Einaudi#Elisa Donzelli#Enrico Testa#Fahrenheit#gammm#Gian Luca Picconi#Gianluigi Simonetti#Gilda Policastro#Giulio Mozzi#il pubblico della poesia
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Elisabetta Bagli Celebra il Quarto Anniversario di Papel y Lápiz in Colombia. La scrittrice italiana presenta nuove opere bilingue e tiene conferenze sulla traduzione letteraria
Elisabetta Bagli, nota poetessa, traduttrice e promotrice culturale italiana, parteciperà al quarto anniversario della casa editrice colombiana Papel y Lápiz, fondata da Aaron Parodi
Elisabetta Bagli, nota poetessa, traduttrice e promotrice culturale italiana, parteciperà al quarto anniversario della casa editrice colombiana Papel y Lápiz, fondata da Aaron Parodi. In questo evento speciale, Bagli presenterà le sue recenti pubblicazioni, Mucho más que el sol – Molto più del sole e Las sombras amargas – Le ombre amare, entrambe in versione bilingue spagnolo-italiano. Queste…
#Aaron Parodi#Alessandria today#Antonello Caponera#Com.It.Es. Colombia#conferenze di Elisabetta Bagli#conferenze sulla traduzione#connessione culturale#cultura italiana in Colombia#Dama dell’AICACE#diffusione della cultura italiana#Dottorato Honoris Causa#editoria colombiana#Elisabetta Bagli#eventi culturali internazionali#evento editoriale#Forum Internazionale per la Creatività#Google News#Italia e Colombia#italianewsmedia.com#La Luz de Gálata#Las sombras amargas#Latium#Le ombre amare#libri bilingue#Molto più del sole#Mosáicos y Letras#Mucho más que el sol#Papel y Lápiz#Pier Carlo Lava#POESIA BILINGUE
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Editoria: "La collina dei cocci", il nuovo libro di Daniele Turrini
“La collina dei cocci”, il nuovo libro di Daniele Turrini, è una piccola gemma letteraria che intreccia poesia e musica in modo unico.Questa raccolta di sonetti “romanizzati” ci porta a riscoprire le vite di personaggi del passato e i loro antichi mestieri, ormai quasi scomparsi.Attraverso versi ricchi di suggestioni e atmosfere, Turrini dà voce a storie dimenticate, riportando alla luce un mondo…
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https://slowforward.net/2022/07/08/la-francia-da-una-parte-litalia-dallaltra-lo-snodo-degli-anni-80-e-90-e-la-poverta/
per intendersi sulle differenze tra Italia e Francia, sullo snodo cruciale degli anni Ottanta, sugli oltre vent’anni di cattiva editoria italiana (almeno fino al 2003), e sui danni che ne derivano ancora oggi.
#poesiaitaliana #poesiafrancese #scrittureanomale #scritturediricerca #poesia #jeanmariegleize #francisponge #libreriastendhal #corradocosta #telquel #novissimi #prosa #prosainprosa #editoria
Michele Zaffarano Massimiliano Manganelli Libreria Stendhal - Librairie francaise de Rome
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Mercoledì 17 aprile ore 18.15 per il ciclo "Nuove Uscite" presentiamo il libro 𝐋𝐀 𝐕𝐈𝐓𝐀 𝐃𝐈𝐒𝐓𝐈𝐋𝐋𝐀𝐓𝐀. 𝐏𝐎𝐄𝐒𝐈𝐄 𝐃𝐀𝐋 𝐂𝐀𝐑𝐂𝐄𝐑𝐄 𝐃𝐈 𝐑𝐄𝐁𝐈𝐁𝐁𝐈𝐀 a cura di Ottavia Pojaghi Bettoni (CC<, 2023) alla Libreria Panisperna 220 di Roma. Coordina Valerio Massaroni, presenta Zingonia Zingone, interviene la curatrice con alcuni degli autori.
"Un autore chiude la sua poesia con un verso fulmineo e significativo: «Addio/ a non so». E lascia sospeso il seguito. Ma autorizza a credere che un seguito può esserci, che lo spazio non si è mai chiuso, o almeno non del tutto. Un altro autore, forse, ci spiega a che cosa può essere rivolto, quell’addio. Perché, una volta tornato indietro da una visione che sfiorava il misticismo, scrive: «Ciò che rimane della tua divina proporzione/ è l’immagine». Immagine verbale, aggiungo. E quindi è il linguaggio che si incarica di fissare, mantenere in luce quello che sembrava perso. E che modera la disforia, il dolore, il disinganno del fine-viaggio. Che non è mai finito davvero."
— dalla prefazione di Mario Santagostini
𝐎𝐭𝐭𝐚𝐯𝐢𝐚 𝐏𝐨𝐣𝐚𝐠𝐡𝐢 𝐁𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐢 (Stoccarda, 1995) è laureata in Editoria alla Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università degli Studi di Verona, con una tesi in Letteratura francese. Vive a Roma dopo essere cresciuta all’estero, in particolare in Francia, Germania e Svizzera. Madrelingua italiana e francese, conosce inoltre l’inglese, il tedesco e lo spagnolo. Traduce e insegna il francese. Tiene laboratori di poesia in carcere a Roma ed è docente di italiano e di sostegno in casa famiglia. Collabora inoltre stabilmente con riviste e periodici di arte, letteratura, musica e poesia. È autrice dei libri "Questi i sogni che non fanno svegliare" (Arcana, 2018), scritto insieme ad Alfredo Franchini, e "Altrove ovunque" (Ensemble, 2020).
#poesia contemporanea#poesia italiana#poesia#letteratura italiana#poetiitaliani#poesiaitaliana#poesiaitalianacontemporanea#letteratura contemporanea
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Asmae Dachan
Ho trovato Dio in un campo per sfollati in Siria. Quella notte e quel viaggio mi hanno cambiato la vita. Era il mio primo reportage all’estero, in un Paese in guerra, in quella che era la mia casa. Sono cambiata, ho imparato a essere più umile e vicina al dolore degli altri.
Asmae Dachan è giornalista, fotografa e scrittrice, esperta di Medio Oriente, Siria, diritti umani, Islam e dialogo interreligioso. Collabora con diverse testate tra cui Avvenire, Confronti, Valigia Blu, Panorama, L’Espresso, Vita non Profit, Altreconomia, Venerdì di Repubblica, The Post Internazionale, Osservatorio Diritti e Antimafia 2000.
Insegna Arabo Multimediale all’Università di Macerata ed è consigliera dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche.
Nata il 28 novembre 1976 ad Ancona, da genitori di origine siriana, laureata in Teologia e Studi islamici e in Editoria, Informazione e Sistemi Documentari, ha un master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni.
Ha operato in Italia, Turchia, Siria, Grecia, Giordania, Inghilterra, Belgio, Etiopia e Tanzania.
È Cavaliera dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Ambasciatrice di Pace dell’Università della Svizzera per la Pace e volontaria della Croce Rossa Italiana.
Testimone del Centro Astalli per il progetto Focus Giornalismo e il progetto Letteratura ed Esilio, ha creato il blog Diario di Siria – “Scrivere per riscoprire il valore della vita umana” e i podcast Siria, guerra e gelsomini e Vivere nelle nostre case.
Autrice di diversi libri di narrativa e poesia, ha pubblicato Noura; Tu, Siria, Non c’e il mare ad Aleppo, silloge poetica che ha ricevuto il Premio Letteratura al Dorian Gray Books; Dal quaderno blu, premio speciale della giuria al concorso Trofeo Penna d’Autore; Il silenzio del mare, premiato come Miglior Libro al concorso internazionale Golden Books Awards, diploma d’onore con menzione d’encomio al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti finalista al Premio Internazionale Dostoevskij e al Premio Piersanti Mattarella. La sua ultima fatica è Cicatrice su tela, che ha vinto il Premio Nadia Toffa 2022.
Ha ricevuto numerosi premi ed encomi per il suo impegno giornalistico e per il suo attivismo per i diritti umani, compreso il Master honoris causa in giornalismo assegnato dalla European Muslim League e dal IUOP International University of Peace.
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Premio Pavese 2023, ecco i vincitori
I vincitori del Premio Pavese 2023, promosso e organizzato dalla Fondazione Cesare Pavese, sono Franca Cavagnoli (traduzione), Laura Pariani (narrativa), Paolo Repetti (editoria), Giovanna Rosadini (poesia) e Rosemary Salomone (saggistica). Domenica 10 settembre alle ore 15 a Santo Stefano Belbo riceveranno il premio e terranno il discorso di approvazione nella chiesa sconsacrata dei SS. Giacomo…
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❤️ Pensami, come fossi vita o linfa vitale Tra lamenti di persone nel dolore mortale Che aspettando Si fan sempre errori fatali Si perdono sorrisi e si spezzan le ali. #libri #leggere #poesia #storie #raccontibrevi #storiebrevi #pensierieparole #dcrio #dc #storytelling #scritturacreativa #leggeremania #editoriaitaliana #editoria #storieeditoriali #racconti #microracconti #scrittoriitaliani #riflessioni #poetry #aforismi #writersofinstagram #writers #writerscommunity #poetrycommunity #poetrylovers #poesia #catania #sicilia #accussi https://www.instagram.com/p/CnUkOwrI7uu/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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VentiVenti 16/18 aprile La Sapienza
VentiVenti 16/18 aprile La Sapienza
Sono molto lieta di annunciare la partecipazione del Fondo Librario di Poesia Contemporanea di Morlupo al convegno VentiVenti 16/18 aprile 2020 organizzato dalla rivista di poesia Polisemie presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza“. L’ambito di partecipazione è quello sociale e prevede le seguenti tematiche:
Editoria e poesia oggi – Analisi della produzione poetica…
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#editoria#o Librario di Poesia Contemporanea di Morlupo#poesie#relazione#rivista di poesia Polisemie#società#Supporting Entrepreneurship and Innovation in Higher Education in Italy#tecnologie#Università degli studi la sapienza#Viviana Scarinci
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Scoperte: John Ashbery
La settimana scorsa ho incontrato un ragazzo che lavora alla casa editrice Bompiani. La Bompiani ha da poco aperto una collana di poesia (la conoscete già?) e l’antologia di Ashbery è stata una delle prime pubblicazioni.
Questo ragazzo mi ha parlato molto del lavoro lungo e complesso che sta dietro la pubblicazione di un libro, e non soltanto di questo, ma anche di Ashbery e della sua poetica. Penso lo amasse molto personalmente: gli brillavano gli occhi mentre raccontava.
Ashbery è stato un poeta americano, canonizzato come un classico già in vita. Rivoluzionario della tecnica, smonta pezzo per pezzo la tradizione tanto che il critico Harold Bloom definisce la sua opera ‘il punto zero della poesia’.
Mi fermo qui, per non essere prolissa. ‘Autoritratto entro uno specchio convesso’: è il titolo della raccolta di Bompiani e la sua poesia a mio parere più bella e più programmatica, quasi una dichiarazione di poetica. È quella che vi consiglio per conoscerlo.
#john ashbery#autoritratto entro uno specchio convesso#bompiani#poesia#poesia americana#poesia del novecento#poesia rivoluzionaria#american poetry#poetry#books#recommendations#consigli di lettura#favourite books#favourite book#revolution#rivoluzione#editoria#casa editrice#scoperte
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Lorenzo Rotella presenta la nuova raccolta poetica “Mille Soli Una Notte”. “Sono di nuovo io, vuoto e senza paure”. @lorenzorotel #raccolta #poesia #vco #novara #emozioni #rinascita #millesoliunanotte #nmbookworld #editoria #leggere #leggerechepassione #2021 #leggeresempre #presentazione https://www.instagram.com/p/CQWru-0Htct/?utm_medium=tumblr
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sull'editoria, soprattutto di poesia: 4 post + 1 e spiccioli
negli ultimi tempi ho cercato di chiarire perché in editoria e sul piano distributivo, e di conseguenza in poesia, le cose vanno in un certo modo. ho detto la mia in quattro post, in particolare.…
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#editoria#editoria di poesia#Einaudi#Garzanti#messaggi ai poeti#Mondadori#poesia#testi di mg in rete#utili sussidi#vediamo se riesco a spiegarmi
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Lontana Luce Presenza Leggera Luminoso Parlare Di Penombra E Delicatezza #poesia #poesiaitaliana #poesiacontemporanea #libri #scrivere #libripoesie #nuoviautori #passaggi #anima #emozioni #poesiadelgiorno #luce #amicizia #editoria #editori #@brunina2018 https://www.instagram.com/p/CBKiI4plFoR/?igshid=nq5e074qjh2j
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Apocalittici e integrati
Nell’ Inventario dell'archivio del Fondo Giancarlo Vigorelli, Biblioteca comunale di Milano, a cura di Cooperativa CAeB, Milano, Biblioteca comunale, 2017, sono registrate tre lettere indirizzate da Rodolfo Quadrelli a Giancarlo Vigorelli nonché un testo inedito del medesimo, dattiloscritto con correzioni manoscritte, contenente riflessioni su scrittura, letteratura e poesia. Sarebbe stato interessante consultarli per sapere qualcosa di più sui rapporti tra il famoso critico e il professore di liceo nato a Milano nel 1939 e morto nell’84 a soli 46 anni: poeta e saggista, studioso di Shakespeare e osservatore attento della crisi, da lui ritenuta soprattutto culturale, dell’Italia dei suoi e dei nostri anni. Quadrelli era fra i rappresentanti di punta di una nuova generazione di intellettuali che avrebbe dovuto raccogliere il testimone di una grande cultura legata all’idea di tradizione, i cui esponenti principali erano stati fino ad allora Augusto Del Noce, Rosario Assunto e, più giovane, Elémire Zolla, critica sia verso il potere dominante che verso i contestatori. Il prevalere del conformismo ideologico e politico determinò (oltre a Quadrelli possiamo citare Emanuele Samek Ludovici e Marco Marcolla) l’ostracismo della grande editoria, l’ostilità del potere accademico ma anche l’indifferenza del ceto politico di centrodestra, che li condannarono all’isolamento e alla disperazione. Vennero così a mancare gli anticorpi adatti a temperare il passaggio dalla militanza al cinismo di massa.
R. Quadrelli, Il senso del presente. Un diario morale, Milano, Rusconi, 1976; R. Quadrelli, Il paese umiliato, Milano, Rusconi, 1973
Nell’opera miscellanea: I potenti della letteratura, a cura di Rodolfo Quadrelli, Milano, Rusconi, 1970, scritta con Sergio Quinzio, Armando Plebe e Quirino Principe, il Nostro affronta il tema della critica letteraria, avvertendo che “Non è da ravvisare comunque, nelle pagine che seguono, una nostalgia dell’antico contrapposto al moderno: c’è la convinzione che vi siano idee da ritrovare non necessariamente nel passato, sì piuttosto nelle possibilità permanenti che giacciono al di sotto della storia e in interiore homine". [pp. 8-9]
Giancarlo Vigorelli pubblicherà invece solo nel 1989 Carte d’identità, una raccolta ragionata e integrata di suoi interventi critici, che certo non costituiscono un’Estetica ma almeno, rispetto all’urgenza del momento, un Discorso sul Metodo critico. La presa di distanza da Benedetto Croce a favore del biografismo di Augustin de Sainte-Beuve (1804-1869) non potrebbe essere più chiaramente espressa. In concreto tuttavia, la critica di Vigorelli ha escluso recisamente ogni storia di dati extrapoetici, ogni proiezione sociologica e tantomeno l’inserimento degli scrittori in sequenze evoluzionistiche, e ciò in piena sintonia col dettato crociano. Forse si era insinuato il sospetto che la questione del metodo critico più che sull’impostazione teorica fosse ormai da collegare allo stato di salute della letteratura. Per quattro numeri, tra il 1983 e il 1984, la “Nuova Rivista Europea” da lui diretta accolse le risposte di quegli (oltre cento gli inviti) scrittori e uomini di cultura che avevano voluto confrontarsi col quesito: “Esiste in Italia una società letteraria?”.
È sintomatico che un’inchiesta analoga a quella di Vigorelli sia stata ripresa nel 2015 da un quotidiano in margine ad alcuni temi sollevati dallo storico della letteratura Alberto Asor Rosa, e riassumibili nell’accusa che la massa di scrittori o lo scrittore/massa espressione di indistinte storie individuali senza capacità di presa sul presente abbiano ucciso la critica consegnandosi al mercato.
R. Quadrelli, Il linguaggio della poesia, Firenze, Vallecchi, 1969
Umberto Eco aveva marchiato Quadrelli da “ultras della sottocultura cattolica” (L’Espresso, 30 gennaio 1972). Dall’alto della sua erudizione gli “apocalittici” apparivano terribilmente noiosi e datati. Eppure l’abolizione del confine, sulla falsariga degli strutturalisti francesi, tra alta cultura e intrattenimento, ha determinato un punto di svolta segnato per Franco Cordelli proprio dalla pubblicazione nel 1980 del Nome della rosa: un ripristino fittizio del ruolo dell’intellettuale, l’origine di tutta la letteratura di consumo arrivata nei decenni successivi, l’atto di nascita dello “scrittore medio”.
Ri-formare un pubblico consapevole, colto, moderno è compito ormai della scuola e in questo senso la lettura de La poesia, al di là del suo rilievo entro la coerenza interna della filosofia di Croce e delle preclusioni del suo gusto, invitandoci ancora a guardare ai nuclei più risolutivi dell’esperienza poetica, costituisce un antidoto a tanta letteratura inessenziale.
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Nanni Balestrini, Editoria e movimento (Gli autonomi vol. 3, DeriveApprodi Editore)
«[...] Contemporaneamente alla chiusura di "Quindici" nasce "Potere operaio". L'annuncio della costituzione del gruppo era stato dato alla fine di luglio '69 e in settembre ci fu a casa mia a Roma in via dei Banchi Vecchi la riunione di fondazione. Tra i partecipanti Toni Negri, Franco Piperno, Giairo Daghini, Oreste Scalzone, Sergio Bologna, Lapo Berti. Utilizzando la struttura di "Quindici", i rapporti e anche parte del materiale non pubblicato, ho preparato, con l’appoggio di Feltrinelli, una nuova rivista intitolata "Compagni,". L’idea era quella di continuare l’opera di "Quindici", offrendo all’azione e al dibattito del movimento uno spazio e una visibilità mediatica. Ne sono usciti solo due numeri, non solo per l’improvvisa scomparsa di Feltrinelli, ma piuttosto perché sono nati e si sono moltiplicati i giornali dei gruppi extraparlamentari: quotidiani, settimanali, mensili, e quindi la funzione di dar voce al movimento era cessata, e io ho cominciato a collaborare ai primi numeri di "Potere Operaio". La redazione della rivista era a Milano, nella casa di Giairo Daghini, la famosa comune di via Sirtori. Ricordo che con una vecchia Citroen DS andavo all’aeroporto a prendere Giairo Daghini e Oreste Scalzone che arrivavano all’ultimo momento con gli articoli del giornale. Ci precipitavamo in tipografia per far comporre i testi col piombo delle linotypes, correggere le bozze e impaginare. Ci mettevamo due giorni. Sempre per Potere operaio ho curato le pubblicazioni «Linea di massa», erano opuscoli su temi specifici, come per esempio sul lavoro tecnico-scientifico, curato da Franco Piperno, o sui Cub della Pirelli. Lasciata la Feltrinelli nel '73-74 ho fatto per la casa editrice Marsilio una collana dedicata a testi del movimento intitolata "Collettivo", dove sono usciti tra l'altro Nord e sud uniti nella lotta dello scrittore operaio Vincenzo Guerrazzi e Scrittura e movimento di Franco Berardi Bifo. Su "Linus" pubblicavo le poesie della Signorina Richmond, ironico personaggio metá poesia e metá rivoluzione e nel '76 da Einaudi la raccolta di racconti La violenza illustrata . Mi ero intanto trasferito a Milano dove ho curato con Bifo alcuni numeri della rivista dell'autonomia "Rosso" e mi sono occupato di un nuovo progetto editoriale: l'Ar&a. C'era stato un importante convegno a Orvieto, nel '76, con accesi dibattiti sui rapporti tra cultura e movimento. Era stato organizzato dalla Cooperativa Scrittori, creata da Luigi Malerba e Elio Pagliarani con altri scrittori provenienti dal Gruppo 63. Era l'idea dell'editoria alternativa che circolava dopo il Sessantotto, con esempi realizzati in Germania, e anche in alcune zone del movimento in Italia: gruppi di scrittori o politici che si pubblicano da soli, si fanno la loro casa editrice, se la autogestiscono. Si tratta di iniziative piú che lodevoli che peró devono affrontare difficoltá spesso insormontabili: la debolezza finanziaria, la scarsa competenza editoriale, la poca possibilitá di diffusione. Per risolvere questi problemi si è pensato a una struttura che potesse fornire i servizi di cui dispone un normale editore medio alle piccole iniziative non in grado di sostenerli per la loro dimensione ridotta. Il lavoro redazionale, la grafica, il rapporto con la tipografia e con la distribuzione nelle librerie, l'ufficio stampa, l'amministrazione, il magazzino sono i servizi indispensabile per poter esistere sul mercato librario e superare la fase dilettantesca e artigianale dell'editoria alternativa, affascinante ma inefficace e sempre in perdita. Con l'Ar&a il lavoro degli editori si limitava alla ricerca dei titoli, al rapporto con gli autori e a mettere a punto i libri che intendevano pubblicare. Veniva definita la programmazione, le date di uscita dei titoli, e poi una volta consegnato il manoscritto alla redazione centralizzata l'Ar&a provvedeva a tutto. Il lavoro redazionale e grafico era eseguito professionalmente. Accentrando la stampa su un'unica tipografia era possibile ottenere prezzi vantaggiosi, e la stessa cosa valeva per l'acquisto della carta in grandi quantitativi. L'ufficio stampa poteva offrire ai giornali una vasta gamma di libri di cui occuparsi. Il fatto di operare per diverse sigle permetteva di presentarsi con un buon numero di uscite regolari mensili a un distributore nazionale, che non aveva interesse a lavorare per chi produceva pochi titoli saltuari. Era stata creata una societá tra me, il giovane Luigi Durso che aveva procurato il finanziamento iniziale, e Gianni Sassi, personaggio dell'undreground milanese, proprietario della casa discografica Cramps per cui incidevano gli Area, che ne hanno suggerito il nome. Alcune sigle editoriali coinvolte preesistevano, come la Cooperativa Scrittori, le Edizioni delle donne e Multhipla di Gino Di Maggio, grande collezionista d'arte. Altre sono nate come emanazioni di riviste: L'Erba voglio di Elvio Facchinelli, le Edizioni Aut aut di Pierluigi Rovatti. Lavoro liberato di Francesco Leonetti era legata ai gruppi marxisti-leninisti, e I Libri del No di Dario Paccino ai comitati autonomi operai di Via dei Volsci, mentre Librirossi di Andrea Bonomi all'area autonoma milanese. Piú anomale le edizioni di Squilibri condotte da Dario Fiori detto Varechina che proponeva pamphlet provocatori come Un risotto vi seppellirá, materiali di lotta dei circoli proletari giovanili di Milano, e di Profondo rosso dedicate al thriller e inaugurate con i Racconti sanguinari curati da Dario Argento. Si producevano 7/8 titoli al mese, quanto un buon editore medio, i libri erano presenti nelle librerie, i giornali se ne occupavano, i ricavati delle vendite arrivavano regolarmente e venivano ripartiti con i diversi editori. Nel suo anno e mezzo di vita Ar&a arrivó a pubblicare piú di cento titoli, alcuni con un buon successo immediato come Il Superuomo di massa di Umberto Eco e Fantasmi italiani di Alberto Arbasino, oppure La fabbrica della strategia, 33 lezioni su Lenin di Toni Negri, Alice è il diavolo del collettivo A/traverso, e poi molti titoli delle Edizioni delle donne, in particolare S.C.U.M., manifesto per l'eliminazione dei maschi di Valerie Solanas. Ma nell'inverno 1978 l'Ar&a è costretta a interrompere la sua attivitá. Approfittando della lotta contro il terrorismo la repressione aveva cominciato a aggredire la parte piú esposta del movimento, l'informazione, l'editoria, le librerie, con continue perquisizioni e denunce. Minacce di arresto da parte dei carabinieri avevano convinto il socio finanziatore a sospendere temporaneamente le pubblicazioni, arresto che poi è diventato definitivo [...]».
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Mas por que jornalismo?
Como estudante do quarto ano do curso de comunicação social com habilitação em jornalismo é muito comum ouvir a pergunta que inspirou o título e a produção deste texto.
Por estar no quarto ano – terminando o curso na famosa força do ódio –, as vezes a vontade é de responder: “Nem eu sei“. Porém, tenho que admitir que a profissão de um jornalista é para lá de inspiradora. Pelo menos para mim, até porque se não fosse, por quê raios eu ia me sujeitar a estudar 4 anos de um tema que não me inspira nem um pouquinho?
Mas vamos começar pelo começo né, quem me conhece sabe que eu sempre fui e sempre serei apaixonada por música e todos os âmbitos que a envolvem, além do pequeno detalhe de tocar alguns vários instrumentos. E sim, cogitei muitas vezes – ainda cogito –, em fazer faculdade de música, contudo, no Brasil em que vivemos, infelizmente viver de música não é muito sustentável.
Enfim, lá no final de 2014, quando eu estava no segundo ano do ensino médio, com meus meros 17 anos eu pensava “o que me interessa além de música? “. Além de ser absurdamente comunicativa – e tomar broncas constantes dos professores por conversar em sala de aula –, eu gostava muito de escrever. Era só me dar um tema e um texto de apoio, que em segundos eu já estava produzindo uma redação, escrever era fácil, eu escrevia – escrevo – sobre tudo. Produzia diversas histórias, crônicas, artigos de opinião, poesias e as famosas músicas que foram o auge das produções do meu ensino médio.
Conversa vai e vem com diversos professores e colegas, até que então duas amigas próximas falaram “Ah, nós estávamos pensando em estudar publicidade “. E aí, pensei “Hum, comunicação” e me deparei com diversos cursos que abrangiam a área de comunicação social. Depois de pesquisar e estudar as opções, fiquei em dúvida entre jornalismo e publicidade – clichê, eu sei –.
Resumindo um pouco a história, só fui fazer a minha escolha decisiva visitando as faculdades e conhecendo um pouco dos dois cursos. Foi assim que eu me apaixonei de fato por jornalismo, pelo ato de informar, comunicar, perguntar, produzir, apurar, checar, entre outras diversas missões diárias que são sujeitadas para nós meros jornalistas. Jornalismo era produzir conteúdo, produzir informação, manter as pessoas cientes de tudo que está acontecendo no mundo, e sejamos sinceros: ISSO É INCRÍVEL!
Porém, vou admitir que o meu amor pela música também foi um ponto importante a ser considerado na hora de falar “Mãe, vou estudar jornalismo! “. E já que estou aqui, vou contar por qual razão – por mais que já esteja subentendido –.
Ao fazer as pesquisas sobre os cursos de comunicação, vi que no jornalismo existe a famosa editoria cultural, que é a editoria responsável por falar das artes como um todo, e música é uma arte. Sem contar que, como uma amante da música, sou conhecida também por ser louca dos shows e quem será que faz a cobertura e divulgação dos eventos de música que acontecem o tempo todo? Isso mesmo o nosso querido jornalista, que é também auxiliado por outros profissionais de comunicação, MAS o jornalista é aquele que fala para câmera, ele que conta tudo que está acontecendo, que conversa com os artistas e muito mais. Sim, isso foi um ponto muito importante que me fez pensar “QUERO”.
Mas além das famosas e apaixonantes coberturas, tem o por trás das câmeras, a produção de uma pauta, notícia, matéria, reportagem que consequentemente podem envolver qualquer tema do universo musical, como um novo artista contando sua trajetória, a mistura de um gênero musical com outro, um disco novo, entre outras grandes e diversas abordagens. E sem contar que, música é também uma forma de comunicar. A arte como um todo transparece e conta uma história, seja ela cantada, atuada, escrita, pintada, moldada, etc. Por isso eu sempre digo “valorizemos as artes que nos estão dispostas “.
Quando eu finalmente comecei o curso eu descobri que jornalismo era isso tudo e muito mais. Descobertas que foram me tornando cada vez mais apaixonada por todo esse universo da comunicação social.
Uma vez fui em um seminário de três dias onde o tema era “Jornalismo: as novas configurações do quarto poder”. Onde os palestrantes eram grandes nomes nacionais e internacionais do jornalismo, como: Manon Paulic, Patricia Kolesnicov, Jon Lee Anderson, Xico Sá, Christian Dunker, Wilson Gomes, Eugênio Bucci, Massimo Di Felice, Andrea Dip, Uirá Machado, Leonencio Nossa, Carol Pires, Ricardo Kotscho, Renan Quinalha, Fernanda Carvalho, Claudia Assef, Laura Capriglione, Daniela Pinheiro, Fernando Luna, Maria Rita Kehl, entre outros grandes e diversos nomes responsáveis por fazer um bom jornalismo.
Mas no momento em que Ricardo Kotscho, conhecido por ter trabalhado em todos os principais veículos de comunicação da imprensa brasileira disse a seguinte frase: “Qualquer lugar que você – jornalista –, vá tem sempre uma história para ouvir e depois reproduzir”.
No momento que eu ouvi essa frase foi então que eu pensei, “é isso que eu quero fazer, eu quero contar histórias verdadeiras, histórias que aconteceram e ninguém conhece, histórias, sejam elas boas ou ruins”.
Jornalismo é isso, é uma forma de contar histórias que influenciaram ou/e retratam a nossa atual realidade.
Por isso, escolhi jornalismo.
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