#festival di poesia
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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IN MEMORIA DI SERGIO CAMELLINI UN PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA. VerbumlandiArt annuncia la prima edizione, si terrà a Modena il 22 novembre 2025 di Goffredo Palmerini
Il 12 giugno 2024 la scomparsa di Sergio Camellini, insigne psicologo e poeta finissimo. VerbumlandiArt, l’associazione culturale della quale egli è stato tra le colonne portanti, per ricordarlo degnamente ha istituito un Premio internazionale di Poesia a lui intitolato. Ne ha dato notizia la Presidente di VerbumlandiArt, Regina Resta, annunciando la celebrazione della prima edizione il 22…
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aitan · 1 year ago
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Stamattina mi imbatto in una pubblicità (piuttosto bruttina, in verità, e poco curata dal punto di vista grafico) che promuove un concorso di poesia che i poeti li immagina in un’isola – un po’ come dire: au-dessus de la mêlée, fuori dalla mischia, lontano dalla pazza folla, non invischiati in lotte e competizioni – e, per diffondere il suo bando (competitivo), codesta inserzione poetico-pubblicitaria sceglie un fotogramma di un film, l’ultimo di Massimo Troisi, dedicato a don Pablo Neruda.
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Ne parlo più diffusamente nel mio blog...
aitanblog.wordpress.com/2024/04/07/lisola-dei-peti/
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iridediluce · 1 year ago
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Fiorella Mannoia - Mariposa
La lirica presentata al 74° Festival della canzone italiana dall’artista e attivista Fiorella Mannoia mi porta ad approfondire l’immagine da lei evocata; sono presenti nel testo molti echi all’Inno di Inanna  già  trattato in queste pagine telematiche composto dalla principessa, poetessa e sacerdotessa Enheduanna La Donna-Farfalla è una realtà bellissima, simbolo di trasformazione, rinascita e…
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lospeakerscorner · 9 days ago
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Poesia &… Rinascenza
Terza edizione del Festival della Poesia internazionale e delle Arti nell’ambito di Poesia &… Rinascenza di Stanislao Scognamiglio POLLENA TROCCHIA – CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Le pertinenze dell’Istituto Povere Figlie della Visitazione di Maria, alla via Caracciolo, n. 10, dalle ore 18 di sabato 5 aprile, ospiteranno il 3° Anniversario Festival della Poesia internazionale e delle Arti. Un…
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lorenzospurio · 8 months ago
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Il 31 agosto e il 1 settembre a San Vittore di Cingoli va in scena il Festival di Poesia "Paesaggio Interiore"
Sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, presso Villa La Quercia a San Vittore di Cingoli (MC), si terrà la nuova edizione del Festival di Poesia “Paesaggio Interiore”. L’evento approda quest’anno a San Vittore di Cingoli, dopo Genga (edizione 2022) e Cerreto d’Esi (edizione 2023). Far conoscere e valorizzare i luoghi dell’entroterra marchigiano – rilevanti dal punto di vista naturalistico e…
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julianpeterscomics · 1 year ago
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"Il porto sepolto" di Giuseppe Ungaretti
My graphic interpretation of the 1916 poem “Il porto sepolto” (“The Buried Port”) by the great Italian poet Giuseppe Ungaretti (1888-1970). This comic originally appeared in the third issue of “Junior Poetry Magazine,” an Italian magazine of poetry for young people. La mia “fumettizzazione” della poesia “Il porto sepolto” (1916) di Giuseppe Ungaretti. Questo fumetto è stato pubblicato per la…
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ilcontroverso · 2 years ago
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La simbologia del fiore in Sergio Endrigo
Cos’è un fiore? Questa parola, forse scontata, nasconde una complessa e articolata semantica. Nel giorno della nascita del cantautore Sergio Endrigo, Francesco Boemio ne ripercorre la poetica. #IlControVerso #notizie #pensieri #politica #libertà
Cos’è un fiore? Questa parola, forse scontata, nasconde una complessa e articolata semantica. Sembrerà riduttivo, difatti, ricorrere alla semplice definizione di “germoglio o parte di germoglio che porta foglie trasformate in sporofilli, ossia foglie fertili ecc..” [1]. Il termine sembra rinviare alla radice greca di Natura (physeos), che fiorisce, cresce e si sviluppa in autonomia. Spesso, nel…
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crazy-so-na-sega · 7 months ago
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mito->poesia->tragedia->metodo scientifico: uno sviluppo straordinario
Il genere tragico in Grecia: riproposizione ed evoluzione del mito arcaico.
La forma della tragedia classica greca è il punto di arrivo di un processo sviluppato a partire da un primitivo nucleo del coro, progressivamente ridimensionato a favore di uno spazio sempre maggiore riservato al dialogo dei personaggi. La tragedia ripropone e riplasma del materiale mitico ereditato dal mondo arcaico. Il suo appellativo si collega etimologicamente alla parola tragos con riferimento al capro, riferimento che è stato interpretato in vari modi quali: a) il sacrificio rituale celebrato alla fine della rappresentazione; b) la maschera indossata dal coreuta, c) il premio dato al vincitore. In ogni caso, si tratta di un riferimento a qualcosa di animalesco, ferino, primitivo, selvaggio (si veda ciò come traccia dell’animalesco selvaggio dionisiaco rispetto all’olimpico armonioso compositore delle passioni rappresentato da Apollo).
La struttura era articolata in un prologo sugli antefatti dell’azione, un parodo, canto di ingresso del coro, gli episodi costituiti da dialoghi con gli stasimi, i canti di stacco tra gli episodi, e l’esodo, canto di uscita. Il coro (12 coreuti ai tempi di Eschilo con uno di loro, il corifeo, dialogante a nome degli altri con gli attori) cantava in armonia con la musica e la danza ( infatti il verbo koreuein significa danzare). Gli attori, tutti di sesso maschile, indossavano maschere, coturni, ovvero alti calzari per essere più visibili agli spettatori e la scena era dotata di macchine teatrali. In genere le rappresentazioni avvenivano in occasioni di feste in onore di Dioniso, dio rurale patrono della fertilità. Erano dei veri e propri festival in cui gareggiavano i poeti tragici con la loro tetralogia (3 tragedie ed un dramma satiresco). C’era una commissione selezionatrice fatta da un arconte ed altri due membri che sceglieva i tre concorrenti per la gara finale, ogni tetralogia veniva rappresentata in una giornata intera e quindi il concorso durava 3 giorni. La giuria per assegnare la vittoria della corona di edera era formata da 1 rappresentante per tribù estratto a sorte da una lista fornita da ognuna delle 10 tribù, che dava una classifica dei concorrenti su una tavoletta, delle 10 poi ne venivano estratte 5 a sorte per avere il vincitore. I contenuti delle opere attingevano ad un patrimonio di racconti mitici tradizionali e la rappresentazione drammatica era fondata sul contrasto, la lacerazione tragica tra protagonista umano e divino e degli uomini tra loro. Tutto il popolo partecipava, lo stato finanziava i poveri con due oboli per indennizzo delle ore di lavoro perdute ed i costi degli spettacolo (scenografia, costumi, attori, coreuti, musicisti) che erano in parte sostenuti anche dalle famiglie ricche, c’era anche un servizio d’ordine dotato di robusti manganelli contro eventuali disturbatori. La partecipazione popolare al "RITO COLLETTIVO" funzionava da presa di coscienza, grazie a questa esteriorizzazione del dramma tragico reso nello spettacolo teatrale, che determinava una presa di distanza, una assunzione di responsabilità collettiva di fronte alle tensioni tremende dell’esistenza umana secondo una visione che affondava le sue radici nei sanguinosi rituali del mondo pre-greco. In questo consiste la CATARSI di cui parla Aristotele: LA RAPPRESENTAZIONE HA UN EFFETTO LIBERATORIO DALLE PASSIONI (i patemata = patemi di animo).
La tragedia si differenzia dal mito per un tratto sostanziale: se nel mito lo scontro è nel mondo divino, qui il piano si sposta sulla violenza tra dei e uomini e degli uomini tra di loro. Questo è testimoniato dal lessico tragico. Sono fondamentali alcune parole chiave ricorrenti nei dialoghi, che mostrano la inconciliabilità nella tragedia di polarità opposte di comportamento: parole da un lato come collera (che però è anche invidia!) (ϕθόνος),e accecamento divino (΄Άτη) , tracotanza (ύβρις), e violenza brutale (βία) , dall’altro legge (νόμος), diritto (δίκη), autorità legale (κράτος), timore (ϕóβος), e pietà (ʹΈλεος), parole che segnano nella loro opposizione il contrasto inconciliabile che caratterizza la tragedia. Viene bollata la tracotanza, si esibiscono i valori morali e le norme etico-sociali cui conformare i comportamenti dei cittadini della polis ed il ricorso al mito serve a rinsaldare il tessuto connettivo della convivenza. Nella trilogia più famosa, l’Orestea, formata da Agamennone, Coefore, Eumenidi, la tragedia si risolve con Oreste portato nella sede suprema della istituzione della polis, l’Areopago, dove Oreste è alla fine assolto e le furiose persecutrici Erinni si trasformano nelle benigne Eumenidi. Si impone la Giustizia, la DIKE, che si esplica nel NOMOS, nella Legge della città, a fronteggiare la violenza, ma ciò non sarà sufficiente se nell’Antigone la legge del cuore e degli affetti si scontrerà con la legge ufficiale della città stessa, che tuttavia prevarrà alla fine. Ma a questo punto, gli Dei c’entrano poco, il conflitto è tra gli uomini, gli Dei sono solo spettatori. I drammi umani riportano le scorie dei drammi divini. Più i conflitti "si umanizzano", più si perde la carica istintiva, travolgente dell’eros e della violenza primitiva e questo porta alla famosa tesi di Nietzsche che ne La nascita della tragedia (1871) vede nelle prime tragedie un equilibrio tra le parti del coro che rappresentano la potenza dionisiaca degli istinti e le parti del dialogo degli attori che moderano con la razionalità apollinea lo scatenamento degli istinti, fino ad arrivare ad Euripide che descrivendo con realismo delle vicende umane fa prevalere il distacco dello spirito superiore ed equilibrato apollineo in contemporanea all’avvento del razionalismo di Socrate in filosofia e la definitiva eclissi del dionisiaco, evento che il filosofo tedesco denuncia come la più grande perdita per tutta la cultura occidentale.
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Più i miti perdono valore di Verità, staccati dal culto dionisiaco, più i paragoni e le similitudini linguistiche, da "strati intermedi" tra il mondo degli dei e quello umano subiranno una trasformazione che costituirà i primi gradini delle deduzioni analogiche di cui il metodo empirico si servirà più tardi.
-Franco Sarcinelli (WeSchool)
-Bruno Snell (le origini del pensiero europeo)
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mtonino · 5 days ago
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✨Ad arricchire l'ultima giornata dell'Asian Film Festival 22 sarà PAVANE FOR AN INFANT, che segna un nuovo traguardo per Chong Keat Aun, regista capace di raccontare l’emotività con rara delicatezza.
In un contesto difficile, due donne , un’operatrice in un centro di accoglienza e una ragazza costretta a scelte dolorose, si incontrano lungo un percorso fatto di paure, speranze e desiderio di protezione. Le loro vite, profondamente diverse, si rispecchiano in una riflessione sul valore della cura e della dignità.
Un’opera intensa che affronta temi sociali con poesia e profonda umanità. 🌙
Pavane For An Infant (Chong Keat Aun, Malaysia, 2023, 117’)
IN CONCORSO
Mercoledì 16 Aprile ore 17.00 al Cinema Farnese
Link per il Trailer 👇
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3nding · 2 months ago
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Anche a me ha fatto piangere la canzone (poesia?) di Cristicchi ma non per questo penso che dovrebbe automaticamente vincere il festival.
Mica siamo all'Academy con la vita è bella di benigni oh.
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chez-mimich · 2 months ago
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A COMPLETE UNKNOW
I film sui musicisti vivono su una sostanziale ambiguità: li amiamo perché amiamo la musica dei musicisti di cui raccontano la storia? Oppure li amiamo perché sono dei bei film? O per entrambe le cose? Naturalmente, vale anche il contrario: se detesto i Queen è difficile che possa apprezzare “Bohemian Rhapsody” (io effettivamente detesto i Queen e so che ammetterlo mi creerà dei nemici). Naturalmente amando (e come potrebbe succedere il contrario a uno della mia età?) Bob Dylan, sono davvero in imbarazzo a dover commentare (per poi giudicare) un film come “A Complete Unknow” di James Mangold tratto dal libro di Elijah Wald, “Dylan Goes Electric!". Partiamo dal libro e non dal film, poiché il suo titolo specifica già esaurientemente di cosa si occupa il film di Mangold. Non già quindi un film, onnicomprensivo sulla vita del menestrello di Duluth, ma un film sulla “scelta elettrica” di Mr. Robert Zimmerman. Al capezzale di Woody Guthrie, che lo incorona idealmente suo erede spirituale, Dylan giovane ragazzo sembra sposare la causa della country music e del folk, tanto che Pete Seeger lo prende sotto la sua ala protettrice portandolo con sé e procacciandogli non pochi ingaggi a cominciare dalla partecipazione al Newport Folk Festival. Detto per inciso, chi di noi non ha mai guardato e riguardato il giovane Bob che canta Mr. Tambourine Man in qualche video su You Tube, proprio a Newport? Ma torniamo al film di Mangold che ci porta velocemente ad una data simbolo per la musica di Dylan, ovvero il 25 luglio del 1965, quando a Newport davanti ad una platea divisa e ribollente, decide di non sottostare più ai canoni della folk music, sempre rigorosamente acustica e piena zeppa di messaggi politicamente e socialmente impegnati, per abbandonarsi alla chitarra elettrica ed incominciare quella lunghissima, strabiliante, lirica, onirica e poetica cavalcata che non conosce generi definiti una volta per tutte, che non conosce canoni e non rivendica stili, una cavalcata che dopo il Nobel per la letteratura (il primo per un musicista), non sembra ancora terminata. Dopo 55 album, centinaia e centinaia di canzoni, di liriche, di poesia in musica, di libri e anche di pittura, credo che Dylan abbia detto molto di sé nel 2020 in “I Contain Multitudes”, lungo brano singolo, una dolce melodia di oltre cinque minuti. Nel verso, mutuato da Walt Whitman, Bob Dylan ci dice che ha contenuto e contiene moltitudini, questo è l’unico incontestabile messaggio che ci ribadisce, quasi come in un manifesto poetico. Non stupisce quindi che Bob, che si fece chiamare Dylan in onore di Dylan Thomas, si appropri di un verso di un altro grande poeta americano, un verso che lo fotografa alla perfezione. Abbiamo divagato? Sì abbiamo divagato, ma come non farlo di fronte ad un film dedicato ad uno dei più grandi poeti viventi? Il film si ferma molto, molto prima di tutto questo, ma in nuce mostra bene i tormenti di Dylan e la sua incapacità di restare fedele ad un genere e ad un genere molto codificato. Non restò fedele nemmeno a Sylvie Russo, quando sulla scena comparve una nuova figura femminile, con la quale aveva grande affinità musicali ed intellettuali, Joan Baez. Il racconto cinematografico di questa “prima vita” di Dylan, che ne fa Mangold, è suggestivo e misurato, puntuale e anche poetico. Ma la domanda vera è, come dicevo all’inizio, quanto pesa la musica di Dylan nel gradimento del film? Eh, pesa tanto, tantissimo. Il colore smorto, i mezzi piani, il ritmo cadenzato, la notevole bravura di Timothée Chalamet che lo interpreta, sono tutti elementi preziosi, ma chissà se invece di Dylan, il regista avesse raccontato la vita di una mezza calzetta, se il risultato sarebbe stato lo stesso… È la domanda che vale per ogni film su un musicista, ma che per Dylan diventa ineludibile.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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María José Luque Fernández: La scrittura come passione e impegno sociale
María José Luque Fernández è una scrittrice prolifica e un'attivista culturale che ha dedicato la sua vita alla letteratura, all'arte e alla difesa dei diritti umani.
Una vita tra poesia, narrativa e attivismo culturale María José Luque Fernández è una scrittrice prolifica e un’attivista culturale che ha dedicato la sua vita alla letteratura, all’arte e alla difesa dei diritti umani. Nata il 26 gennaio 1967 a Madrid, ha sviluppato sin dall’infanzia una forte passione per la lettura e la scrittura, coltivando un talento che l’ha portata a pubblicare numerosi…
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angelap3 · 1 year ago
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L'incredibile poesia finale del film "La forma dell'acqua" (2017)
Premiato al Festival di Venezia, vincitore di 4 premi Oscar e di 2 Golden Globes.
"Incapace di percepire la forma di Te,
ti trovo tutto intorno a me.
La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,
umilia il mio cuore,
perché tu sei ovunque."
Gocce di pioggia!!!!!
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Fiona Apple
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Fiona Apple, pianista, compositrice e cantautrice è tra le artiste più interessanti della sua generazione.
Tra i tanti premi e nomination ricevute, spiccano tre Grammy e due MTV Video Music Award.
Nel 2023 la rivista Rolling Stones l’ha inclusa tra le 200 cantanti più brave di tutti i tempi.
Ha composto ballate con liriche drammatiche e intimiste che testimoniano la sua personalità tormentata e i problemi psicologici cominciati dalla violenza sessuale subita a dodici anni da uno sconosciuto, nel garage di casa.
All’anagrafe Fiona Apple McAfee-Maggart, è nata a New York il 13 settembre 1977, dall’unione tra Brandon Maggart e Diane McAfee, entrambi attori che si sono separati quando lei era ancora molto piccola.
A otto anni ha iniziato a suonare il piano e a undici ha scritto la sua prima canzone.
La sua ascesa artistica è iniziata quando, nel 1994, un’amica ha fatto ascoltare una sua cassetta a Kathryn Schenker (che ha prodotto anche Sting e Smashing Pumpkins), per la quale lavorava come babysitter, che le ha subito procurato un contratto con la Sony.
Ha esordito a soli diciotto anni con Tidal del 1996, disco di platino che ha venduto oltre tre milioni di copie solo negli Stati Uniti e con cui ha partecipato al primo festival tutto al femminile della storia, il celebre Lilith Fair. L’album ha riscosso subito un grande successo di pubblico e di critica e le ha portato il primo Grammy Award nella categoria Best New Artist in a Video per il brano Criminal.
Il suo carattere difficile e la resistenza ad accettare le leggi dello star system che la voleva sex-symbol a tutti i costi, mal si adeguavano alle sue ambizioni artistiche. Nel 1997, agli Mtv Video Music Awards, ritirando il Best New Artist Award, ha dichiarato che quel mondo faceva schifo e concluso con la frase della scrittrice Maya Angelou Go with yourself.
Nel 1999 è uscito il suo secondo album When The Pawn Hits The Conflicts He Thinks… che ha venduto oltre un milione di copie ottenendo il disco d’oro e portandole ulteriori candidature ai Grammy. Il disco è entrato nel Guinness dei Primati come album dal titolo più lungo mai entrato nelle classifiche statunitensi, è infatti, una poesia di 90 parole.
Tra i vari progetti collaterali, nel 1998 ha contribuito anche alla realizzazione della colonna sonora del film Pleasantville interpretando Across the Universe dei Beatles.
Il terzo album di inediti, Extraordinary Machine, è uscito nel 2005, portandole il disco d’oro, una candidatura ai Grammy e molte recensioni positive dalla critica. La casa discografica ne aveva bloccato l’uscita ritenendolo poco vendibile, allora venne distribuito in rete, tanto da mobilitare i suoi fans in una raccolta di firme e coniare lo slogan “FreeFiona!
Nel 2006 ha interpretato una cover di Sally’s song inclusa nell’edizione speciale della colonna sonora del film di Tim Burton Nightmare Before Christmas.
Nel 2011 ha partecipato all’album di cover in onore del cantante Buddy Holly, Rave on Buddy Holly, interpretando il famoso brano Everyday.
Nel 2012 ha pubblicato il quarto album, un altro titolo lunghissimo, The Idler Wheel Is Wiser Than the Driver of the Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do, svettato subito alla terza posizione della classifica statunitense.
Dopo quasi otto anni di parziale assenza dalle scene musicali, nel 2020, ha pubblicato Fetch the Bolt Cutters, interamente registrato a casa sua, che è stato uno degli album maggiormente acclamati nella storia della musica, vincitore del Grammy Award al miglior album di musica alternativa nel 2021.
Fiona Apple ha iniziato come una tenera e languida cantautrice di storie intrise d’angoscia e malinconia, in eterna lotta con il music business, con un carattere difficile e ribelle che l’ha portata a porsi contro chi voleva affibbiarle etichette di bella, sexy e ricca. Oggi è un’artista che non ha dimenticato nulla, che ha imparato a convivere col caos dei suoi sentimenti, pronta ad accusare in pieno ogni nuova ferita. E ad apprezzarne morbosamente le ripercussioni.
Tra uscite di scena, silenzi infiniti e improvvisi ritorni, la sua carriera è un grande gioco di magia che continua a lasciarsi dietro applausi e commozione. Prosegue così come vuole lei, coi suoi tempi e la sua libertà.
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klimt7 · 2 years ago
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RAI: SERVIZIO PUBBLICO?
M'è capitato per sbaglio di vedere l'altro pomeriggio, "La Vita in Diretta" condotta da un certo Alberto Matano su RAIUNO.
Un programma che ho scoperto va in onda tutti i santi giorni feriali.
Ho messo in moto il cervello.
A chi giova imbastire un programma del genere? Un programma che si onora di sfruculiare in mille modi diversi, la curiosità macabra del pubblico.
Di sollecitare una sorta di perversione sadica nell'apprendere i dettagli feroci e disumani degli assassini che abbelliscono il nostro bel paese. E intendo il numero delle coltellate, il topicida fatto ingerire alla ragazza incinta, la trappola mortale architettata e spacciata per "incontro chiarificatore".
Eccolo allora il festival della pugnalata, del sangue schizzato sul pavimento, androne, scalinata. Un fiorire delle peggiori atrocità sbandierate a destra e manca con l'ausilio del commento della criminologa di turno.
A chi serve un orrore del genere travestito da cronaca del Presente.
Certo, serve a certo Pseudo-giornalismo per fare ascolti. Per scandalizzare, per scioccare, per catturare attenzioni raschiando il fondo del barile della peggiore "cronaca nera" del nostro paese.
Ma questo rimestare, questo intingere continuamente le mani nei delitti della peggiore criminalità e della miseria di certi individui perversi e malati, a chi giova?
È EDUCATIVO ?
È MORALE ?
È QUESTO CHE DEVE ESSERE IL "SERVIZIO PUBBLICO" FINANZIATO COL CANONE DA TUTTI QUANTI?
È SOCIALMENTE ACCETTABILE PRESTARSI A FARSI MEGAFONO E CASSA DI RISONANZA DEL PEGGIO CHE ACCADE NELLA NOSTRA ATTUALE SOCIETÀ?
La cosa che mi lascia di sasso è la SERIALITÀ delle puntate.
Mi spiego: un singolo crimine, delitto, omicidio, viene ripreso quotidianamente.
A volte anche per decine di puntate.
Quasi che un telespettatore dovesse mandare a memoria l'intera sequenza di un assassinio. E questi allora che fanno?
Ti aiutano a memorizzare. Spacchettando l'intero accadimento in tante sequenze da imparare un poco ogni giorno.
Come se fosse una POESIA da imparare a memoria!
...ogni giorno ti offriremo 4 versi dell'intero componimento!
Ci pensavo ieri sera.
Perchè allora, invece di presentarci una serie infinita di femminicidi ormai già avvenuti, non si cambia punto di vista e di osservazione?
Perchè, se ci sta davvero a cuore il problema di questa piaga sociale che è la violenza alle donne, il giornalista, invece che intervistare a bocce ferme, i parenti e le amiche della malcapitata di turno, non va ad intervistare...
una donna ANCORA VIVA, ANCORA RESPIRANTE, ANCORA PENSANTE
che abbia presentato una denuncia per maltrattamenti, violenza, percossse ?
Perchè se si è davvero " servizio pubblico" invece che speculare sul dolore e sulla carneficina in corso ai danni del genere femminile, non si decide di documentare il problema vero, di entrare nella carne viva di questi inferni umani che sono certe relazioni.
Perchè non si decide, invece, quando ancora "si è in tempo" di prendere le parti delle vittime di maltrattamenti, di documentarne le difficoltà, di arrivare a chiedere immediati interventi di ordine pubblico (braccialetto elettronico o carcere) contro gli aggressori, prima ancora che l'irreparabile sia accaduto?
Non sarebbe forse quello il migliore SERVIZIO PUBBLICO che si potrebbe svolgere a difesa delle donne che rischiano ogni giorno di essere le prossime vittime di femminicidio?
Io me lo chiedo.
Meno tv del dolore, e più trasmissioni educative sul tipo di relazioni che vale la pena vivere.
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accovacciarsibene · 2 years ago
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arrivo così poche volte in piazza maggiore che mi dimentico come sia bella Bologna di notte. oggi sono andata a un festival di poesia incentrato su Szymborska e ho avuto una crisi di panico per un po’ tanto che sono stata in piedi tutto il tempo (sono così abituata alle crisi di panico che riesco a stare nei luoghi senza fuggire quando ho piacere di starci e tenermi l’ansia dentro aspettando che passi). Una volta fuori mi ha accolto un bel venticello e il buio con le piccole luci gialle. Ho fatto il giro lungo perché avevo voglia di passeggiare. Mi accorgo che non c’è rabbia o disperazione per queste strade. Mi piace che posso uscire ed è tutto lì ad aspettarmi se lo voglio. Non devo combattere, non devo affannarmi contro gli altri come succede a Napoli. Qui tutto va come vuoi farlo andare
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