#cronaca nera storica
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Rosalia Lombardo: la "Bella Addormentata" di Palermo raccontata da Ada Rizzo. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nel mistero e nella storia della mummia più affascinante del mondo.
Un viaggio nel mistero e nella storia della mummia più affascinante del mondo. Ada Rizzo, talentuosa autrice di Alessandria Today, ci offre un approfondimento sulla figura di Rosalia Lombardo, la bambina palermitana conosciuta come la “Bella Addormentata” per il suo straordinario stato di conservazione nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo. Biografia dell’autrice. Ada Rizzo è una…
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delitti di provincia: i misteri di alleghe
I Misteri di Alleghe sono una serie di eventi tragici e inquietanti avvenuti tra gli anni ’30 e ’40, che videro il piccolo borgo di montagna protagonista di una scia di morti sospette, ufficialmente archiviate come suicidi ma avvolte da un alone di dubbio e mistero. Un intreccio di passioni, segreti di famiglia e ipotesi mai confermate, che sembra emergere dalle acque gelide del lago di Alleghe,…
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Bologna Estate 2023, gli appuntamenti della settimana dal 7 al 13 luglio
Bologna Estate 2023, gli appuntamenti della settimana dal 7 al 13 luglio. Al Comunale Nouveau, il 7, 8, 10, 11 luglio, per la XI edizione del Summer Musical Festival, va in scena Carousel una nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna in collaborazione con Bernstein School of Musical Theater Productions con la direzione artistica Shawna Farrell. La direzione d’orchestra è affidata a Timothy Brock. Venerdì 7 luglio, a Villa Nicolaj a Calcara di Valsamoggia, Movie! una produzione originale “Corti Chiese e Cortili” con i fotogrammi più belli del cinema italiano musicati dal vivo dall’Orchestra dei Castelli. Sempre venerdì 7 luglio, ai 300 scalini, il concerto del Carlo Atti Quartet in collaborazione con Entroterre Festival, mentre in contemporanea al Parco della Montagnola si esibisce per Frida nel parco il Confusional Quartet, storica band bolognese della scena rock avant-garde italiana. Sabato 8 luglio, dal palco di piazza San Francesco,Tutto tranne che il liscio , un testo di Paolo Nori, rielaborato per diventare una lettura messa in musica dal Concerto a fiato l’Usignolo nell’ambito di San Francesco Estate. Domenica 9 luglio, tra gli itinerari proposti da L’Appennino ritrovato, la passeggiata Porretta terme e la sua storia, una visita al centro di Porretta Terme con le sue vie, le piazze, le Terme, la chiesa di Santa Maria Maddalena, il Santuario della Madonna del Ponte e la passeggiata al Monte della Croce. Lunedì 10 luglio, al Parco delle Caserme rosse, La verità, vi prego, sull'amore, le storie raccontate da Stefano Massini e la musica d’autore di Luca Barbarossa in uno spettacolo teatrale che indaga cosa sia l’amore. Dall’11 al 15 luglio, nel Chiostro dell'ex convento di Santa Cristina, ogni sera in scena Tutto esaurito, il primo festival dello stress, un’intervista/confessione pubblica a personaggi popolari come Vito e il vescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi. Martedì 11 luglio, nell’ambito di Poliphónia, rassegna di arte e musica in dialogo alla Raccolta Lercaro, Barend Middelhoff - Matteo Raggi Quintet si esibiranno con un omaggio a Lester Young. Mercoledì 12 luglio, John Butler al BOtanique, mentre nel parco della Zucca, per Attorno al Museo, Ustica: 42+1. Se non ci danno risposte, proviamo a cambiare le domande, serata evento tra satira e memoria condotta da Luca Bottura ed Enrico Bertolino con la partecipazione straordinaria de Lo Stato Sociale e l’inaugurazione di una nuova opera di TVBoy. Per Sotto le stelle del cinema, in piazza Maggiore, Biasanòt. Storie di notti bolognesi, di musicisti, giornalisti e altri sciagurati di una città che non andava mai a letto. Giovedì 13 giugno, nel Cortile d’Onore di Palazzo Il principe Angelo e la pietra nera una favola simbolica con Fagiolino e Sganapino chirurghi in terre lontane. per la rassegna Burattini a Bologna con Wolfango. Sul palco del BOtaniqua ai giardini di Filippo Boy Harsher. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Titolo: The Problem We All Live With Autore: Norman Rockwell. Anno: 1964 Ubicazione: Norman Rockwell Museum
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Norman Rockwell è stato il più celebre illustratore americano del novecento. Per circa 45 anni le sue illustrazioni sul Sunday Evening Post hanno rappresentato la “American way of life”, un mondo edulcorato ma splendidamente dipinto. Alla fine della sua carriera Rockwell lasciò la sua storica rivista ed iniziò a lavorare per Look più aperta ad argomenti sociali. La sua prima illustrazione pubblicata nel 1964 fu proprio “the problem we all live with” che affronta il tema razziale prendendo spunto da un fatto di cronaca precedente di qualche anno. Una bambina di sei anni, Ruby Bridges, sta per iniziare il suo primo giorno di scuola a New Orleans scortata da quattro poliziotti federali i cosiddetti “marshals”. È il 14 novembre 1959 e si sta recando in una delle prime scuole desegregate che aprirono ai bambini afroamericani. La protesta scoppiò veemente tanto che per alcuni giorni la piccola dovette essere scortata dai poliziotti ed alcuni bambini bianchi vennero ritirati dalla scuola. L’evento ebbe notevole risonanza mediatica. Rockwell dipinge la bambina con un vestito bianco per far risaltare la pelle nera, che avanza circondata dai quattro uomini dei quali il pittore nasconde la faccia. Tutta l’attenzione del dipinto doveva andare sulla bambina che procede fiera e a testa alta. Sul muro notiamo scritte razziste ed anche il rosso dei pomodori lanciati dalla folla. Trascorsi 60 anni dagli eventi raccontati in questo dipinto, il tema razziale è nuovamente e drammaticamente scoppiato in questi giorni come purtroppo le cronache ci raccontano. Questo è il mio piccolo omaggio al tema perché una delle funzioni primarie dell’arte è quella di ricordare. Buona serata, Sig
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#normanrockwell #theproblemwealllivewith
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Messina Denaro gira libero in treno mentre incendiano il locale della famiglia Impastato di Onofrio Dispenza "Io la mafia non l'ho mai vista come una piovra, per me la mafia è una pantera: agile, feroce, vigile". Era l'ultima intervista, e Giovanni Falcone, a Roma, parlava così di quella Cosa nostra che aveva già predisposto tutto e l'aspettava a Capaci. Restando all'idea di Falcone, potremmo dire che la mafia, come la pantera, se ne sta sempre ben nascosta, quasi irraggiungibile, di tanto in tanto se ne trovano le tracce, si raccolgono i resti di chi resta vittima dei suoi artigli, raramente esce allo scoperto, a volte lo fa per una zampata. Come l'altra notte, con l'incendio alla pizzeria della famiglia di Peppino Impastato. Nella logica di Cosa nostra quella zampata, al di là del valore oggettivo, al di là dei danni, che comunque compromettono l'attività, ha un valore simbolico che va oltre il risultato della zampata. Peppino è vivo, il suo ricordo è un'arma che forse la stessa mafia aveva sottovalutato. Generazioni nuove, che non c'erano ancora al tempo di quel delitto camuffato, sanno chi fu Peppino, e in chiave contemporanea fanno quello che seppe fare Impastato contro quella Cosa nostra che aveva conosciuto nell'interno di famiglia. Cento passi non lo spaventarono, i cento passi che lo dividevano dalla casa di don Tano Badalamenti, cento passi non spaventano i tanti giovani della meglio gioventù dell'Isola che, spesso isolati, non raccontati, fanno dell'impegno civile contro l'illegalità il senso pieno della loro testimonianza. L'attentato alla pizzeria degli Impastato non a caso arriva poco tempo dopo la decisione, attesa da troppo tempo, di recuperare e rendere fruibile il casolare dove Peppino Impastato fu ucciso. Trapani-Palermo, un treno che ritorna questa mattina nell'indagine che ha portato ad altri mafiosi riconducibili a Matteo Messina Denaro, irraggiungibile dal giugno del'93. Uno degli arrestati di questa mattina, andato a vivere a Bologna, parla di Messina Denaro che si sposta in treno, in uno di quei lenti treni con i quali convive la Sicilia. Messina Denaro che magari sale nel Trapani-Palermo delle 5.45 e che passa proprio davanti al casolare di Impastato, e poi davanti al tratto di autostrada di Capaci, con la stele che ricorda Giovanni Falcone. Dietro gli arresti di questa mattina, tanta droga, tra Marocco, Spagna e Italia. Dietro gli arresti di questa mattina, l'immancabile ombra della massoneria. L'anziano avvocato radiato per mafia e droga, arrestato a Bologna, era armato di cappuccio e grembiulino. Come tantissimi mafiosi, come tanti, preziosi fiancheggiatori e complici. Tutti a cerchio attorno al superlatitante, a fargli da scudo, a foraggiarlo, a dividere con lui piccoli, grandi bocconi di ricchezze smisurate. E mentre si muovevano queste cose, la cronaca ci ha appena dato le immagini parziali della storica aula del maxiprocesso: entra un signore in doppiopetto e camicia nera, chiede di non essere ripreso, siede davanti alla corte solo il tempo di dire che non ha intenzione di rispondere. L'uomo in doppiopetto era stato citato dalla difesa dell'uomo che più gli fu vicino nella buona e nella cattiva sorte. Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. Ma questa è un'altra storia, e il silenzio dell'uomo in doppiopetto potrebbe aprire un capitolo nuovo.
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CULTURA: domenica a Giardini Naxos si presenta il secondo numero della rivista letteraria “Naxos"
Giardini Naxos (Me), 22 ottobre 2022 – Domenica 23 ottobre, alle ore 18 (Lido di Naxos), sarà presentato il secondo numero di “Naxos. Rivista di Storia, Arti e Narrazioni”, una pubblicazione diretta dal giornalista Fernando Massimo Adonia e legata a doppio filo al festival NaxosLegge, del quale riunisce i contributi e gli interventi degli autori ospiti. Anche qui è presente il tema dei “Corpi”, parola guida delle decine di incontri, performance e dibattiti che hanno animato l’edizione 2022 della rassegna ideata e diretta da Fulvia Toscano che illustrerà la rivista insieme con l’artista Enzo Rovella.
In copertina il titolo rievoca i due autori al centro degli eventi di NaxosLegge 2022, i poeti Pound e Pasolini, protagonisiti della storica intervista Rai del 1968 ideata dal giornalista Vanni Ronsisvalle, qui intervistato da Andrea Giuseppe Cerra. “Due uomini – spiega nell’introduzione Adonia - che hanno pagato con il dolore della carne una chiarezza di vedute destinata, oggi come allora, a produrre scandalo. Il poeta americano ha subìto l’umiliazione disumana della gabbia; il genio friulano ha lasciato questo mondo tra i misteri della cronaca più nera”.
Completano la pubblicazione i contributi di Davide Brullo, Luca Gallesi, Marco Lino Leonardi, Dora Marchese, Enrico Nicosia, Isidoro Pennisi, Dario Tomasello, Katia Trifirò. Mentre, sul tema dell’edizione 2021, i “Limiti”, scrivono alcuni degli autori ospiti lo scorso anno: Giulio Maria Chiodi, Nicolò Fornasir, Serge Latouche, Andrea Zhok, Giuseppe Conte, Gianluca Furnari, Francesca Serragnoli Completano la rivista un racconto di Marinella Fiume, una recensione di Danilo Breschi e lo studio di Daniele Macris sugli elementi bizantini nel Val Demone.
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Ornella Vanoni….
La Vanoni è una delle artiste italiane dalla carriera più longeva: in attività dal 1956, con la pubblicazione di circa 112 lavori (tra album, EP e raccolte) è considerata tra le più grandi interpreti della musica leggera italiana, oltre che una tra le cantanti più vendute con oltre 65 milioni di dischi.
Dotata di uno stile interpretativo molto personale e sofisticato, che le conferisce una timbrica vocale fortemente riconoscibile, Ornella Vanoni vanta un ampio e poliedrico repertorio, che spazia dalle Canzoni della mala degli esordi al pop d'autore, alla bossa nova (storica la realizzazione insieme a Toquinho e Vinícius de Moraes dell'album La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria nel 1976 inserito nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 76) e al jazz.
Durante la sua carriera sessantennale hanno scritto per lei molti tra i più importanti autori, non solo italiani, e collaborato con artisti del calibro di Gino Paoli, New Trolls, Paolo Conte, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Sergio Bardotti, Mogol, Giorgio Calabrese, Franco Califano, Bruno Lauzi, Grazia Di Michele, Renato Zero, Riccardo Cocciante, Bungaro, Pacifico e Carmen Consoli.
Ha partecipato a otto edizioni del Festival di Sanremo, raggiungendo il 2º posto nel 1968 (con Casa bianca) e piazzandosi per ben tre volte al 4º posto, nel 1967 (con La musica è finita), nel 1970 (con Eternità) e nel 1999 (con Alberi): in quest'ultima edizione, Ornella Vanoni è stata la prima artista nella storia del Festival a ricevere il Premio alla carriera. È anche l'unica donna e il primo artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco (solo Francesco Guccini dopo di lei è stato premiato due volte), e l'unica cantante italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento come cantautrice. Ha inoltre vinto una Targa Tenco, che porta complessivamente a tre il numero di riconoscimenti a lei assegnati dal Club Tenco.
Curiosità: Ha vinto due volte il Premio Lunezia ed è stata insignita di importanti riconoscimenti e onorificenze tra cui, nel 1984, del titolo di Commendatore della Repubblica e, nel 1993, di Grande ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana.
«Sono stata una ragazza inventata. Inventata dagli altri. Di mio avrei voluto fare l'estetista, niente di più. Avevo l'acne e avrei voluto curare la pelle, la mia e quella degli altri. Ero andata a studiare Lingue in Inghilterra, in Svizzera, in Francia e quando tornai a Milano non sapevo che cosa fare. Fu un'amica di mia madre a lanciare l'idea: "Hai una bella voce, perché non fai l'attrice?". Mi iscrissi alla scuola di recitazione del Piccolo. Il giorno degli esami d'ammissione ero terrorizzata, tanto da sentirmi male. Con la V di Vanoni venni chiamata per ultima, sapevo che nella commissione c'erano grossi nomi, Strehler, Paolo Grassi, Sarah Ferrati. Quando mi hanno chiamata, avevo il cuore a mille. Recitai un pezzo dell'Elettra, ero follemente emozionata, chiedevo scusa a tutti, mi interrompevo [...] A un certo punto ho sentito una voce femminile: "Attenzione, qui c'è qualcosa". Era della Ferrati. Mi presero. Dopo un anno divenni la compagna di Strehler, era il '55. E fu scandalo. Avevo vent'anni, lui era sposato, non c'era il divorzio e, per di più, viveva da solo, era di sinistra ed era un artista. Mia madre si lamentava, piangeva: "Così ti rovini, ti devi sposare."» ORNELLA VANONI
Insieme ad autori come Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi, Dario Fo e Gino Negri, Strehler trae infatti spunto da alcune antiche ballate dialettali narranti vicende di cronaca nera, per procedere alla stesura di nuovi testi incentrati sul tema della malavita, aventi per protagonisti poliziotti, malfattori, carcerati, minatori, e inventando pertanto la definizione di canzoni della mala. Per alimentare la curiosità del pubblico, viene lasciato credere che si tratti di autentici canti popolari ricavati da vecchi manoscritti, e viene dunque allestita per lei la sua prima tournée teatrale, terminata con uno spettacolo a Spoleto, al Festival dei Due Mondi nel '59.
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Le interpretazioni particolarmente enfatiche della Vanoni, caratterizzate da una timbrica vocale e da una gestualità alquanto inconsuete ma sensuali, incuriosiscono parecchio il pubblico, che inizialmente sembra in parte confondere le ambientazioni dei brani proposti con le vere origini della cantante. Nel complesso, le canzoni della mala ottengono un buon successo, malgrado qualche critica di snobismo alto-borghese e l'intervento della censura radiotelevisiva che non apprezza i contenuti di alcuni testi. Per Ornella Vanoni, però, quello della mala inizia ad essere un cliché nel quale non intende essere rinchiusa.
Terminato il rapporto con Strehler (del quale in seguito dichiarerà di non avere apprezzato lo stile di vita, ritenendolo inadeguato ad una ragazza poco più che ventenne), si allontana anche dall'ambiente del Piccolo Teatro, alla ricerca di un nuovo percorso artistico.
Nel 1960, alla Ricordi Ornella incontra Gino Paoli, col quale intraprende un'intensa storia d'amore, nonché una florida collaborazione artistica che le permette di cimentarsi con un repertorio a lei più congeniale. Paoli le scrive infatti una prima canzone d'amore dal titolo Me in tutto il mondo e successivamente le dedica, colpito dalle sue grandi mani, un vero e proprio ritratto musicale: la celeberrima Senza fine.
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Nel 1961 partecipa a Canzonissima con Cercami: questa canzone, inizialmente destinata a Claudio Villa e che Ornella incide in lacrime dedicandola a Paoli, è il suo primo 45 giri di grande successo commerciale, con oltre 100.000 copie vendute. Nello stesso anno, la Ricordi pubblica anche il suo primo album, che riunisce sei canzoni della mala sulla prima facciata, e sei canzoni d'amore sulla seconda. Nel frattempo prosegue la carriera teatrale ne L'idiota di Marcel Achard, impegno per il quale l'Istituto del Dramma Italiano la premia come rivelazione del teatro e che le vale anche il prestigioso Premio San Genesio come miglior attrice dell'anno. Il successo continua con "La fidanzata del bersagliere" di Edoardo Anton, che le frutterà il suo secondo Premio San Genesio come miglior attrice del 1963. Gli spettacoli sono entrambi prodotti dal marito, Lucio Ardenzi: «andavo in scena a soli venti giorni dalla nascita di nostro figlio, Cristiano, e per di più senza compenso. Allora lui era in difficoltà finanziarie e io avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo».
Nel frattempo cambia anche etichetta discografica e passa dalla Ricordi alla Ariston pubblicando alcuni 45 giri di successo come Tristezza (1967, primo brano del repertorio brasiliano, che lei ha sempre amato riproporre), la sua versione di Un'ora sola ti vorrei (sempre del '67). Nel 1969 è la volta di Una ragione di più, uno dei brani di maggior successo della cantante, che la vede per la prima volta scrivere un testo, con la collaborazione di Franco Califano, mentre la musica è di Mino Reitano. In questo periodo Ornella incide anche due album intitolati Ai miei amici cantautori e Io sì - Ai miei amici cantautori n.2, interpretando brani di quei cantautori che avevano maggiormente influenzato il suo percorso musicale.
Nel 1970 Ornella partecipa ancora una volta al Festival di Sanremo con il brano Eternità, in coppia con I Camaleonti, scritta da Giancarlo Bigazzi e Claudio Cavallaro, che si classifica alla 4° posizione. Sarà però col singolo successivo, L'appuntamento di Roberto Carlos, Erasmo Carlos e Bruno Lauzi, che la cantante ottiene il suo maggiore successo commerciale, rimanendo in classifica per molti mesi e vendendo 600.000 copie, affermandosi definitivamente nel panorama musicale italiano e riuscendo a conquistare tutto il pubblico. Il brano viene inserito nella colonna sonora del film Tony Arzenta diretto da Duccio Tessari ed è scelto come sigla musicale del programma radiofonico Gran varietà.
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Sempre nel '71, esce un altro dei suoi cavalli di battaglia: Domani è un altro giorno, versione italiana di un brano di Tammy Wynette The Wonders You Perform. Il brano viene presentato a Canzonissima 1971 e viene inserito nella colonna sonora del film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Per la finale della stessa edizione di Canzonissima, Ornella Vanoni interpreta Il tempo d'impazzire, scritta da Giorgio Calabrese e Andracco. È inoltre conduttrice del programma E tu che fai? Io questa sera vado a casa di Ornella, a cui partecipa come ospite anche Lucio Battisti; qualche settimana dopo registra la prima trasmissione a colori nella storia della televisione italiana, dal titolo Serata d'onore.
Nel 1973 esce il singolo di successo Dettagli: come L'appuntamento, è una cover brasiliana di Roberto Carlos, tradotta ancora una volta dallo stesso Bruno Lauzi. L'omonimo album Dettagli riscuote un enorme successo commerciale (circa mezzo milione di copie vendute). Nell'autunno dello stesso anno, incide un nuovo LP - l'ultimo per la Ariston - dal titolo Ornella Vanoni e altre storie, per lo più composto da cover straniere adattate in italiano: l'album si apre con un'ottima reinterpretazione della celebre Je suis malade di Serge Lama (adattata in italiano da Giorgio Calabrese col titolo Sto male), che la Vanoni presenta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia.
Nello stesso anno viene scelta come testimonial pubblicitaria per la Martini, azienda per la quale girerà numerosi caroselli fino al 1976, interpretandone anche il celebre jingle.
Nel 1974 Ornella Vanoni lascia la Ariston e fonda - con l'aiuto di Danilo Sabatini (suo compagno dell'epoca) - una propria casa discografica: la Vanilla. Il primo album edito dalla nuova etichetta, distribuita dalla Fonit-Cetra, si intitola A un certo punto e raggiunge nuovamente i vertici della classifica totalizzando ancora una volta circa mezzo milione di copie vendute.
Nello stesso anno viene pubblicato l'album La voglia di sognare, che si piazza alla sesta posizione delle classifiche di vendita e che contiene pezzi scritti da Bruno Lauzi, Riccardo Cocciante e Lucio Dalla. La canzone che diede il titolo all'album, La voglia di sognare è stata scritta da Carla Vistarini e Luigi Lopez, e premiata l'anno successivo anche dalla critica discografica e divenuto sigla del Gran Varietà radiofonico della Rai.
Nello stesso anno torna sul piccolo schermo accanto a Gigi Proietti, nello spettacolo Fatti e fattacci (che vince il prestigioso Festival della Rosa d'oro di Montreaux per l'intrattenimento). Il programma era basato sulle canzoni proposte da Proietti e dalla Vanoni, che interpretavano la parte di due cantastorie che andavano in giro per l'Italia con una compagnia di saltimbanchi fermandosi nella piazza di una città. Successivamente invece è in teatro, protagonista nella commedia dell'amica Iaia Fiastri intitolata Amori miei, un grande successo da cui in seguito verrà tratto l'omonimo film interpretato da Monica Vitti.
Nel 1977 la Vanoni posa nuda e dirige la versione italiana di Playboy chiedendo come compenso, al posto del denaro, una sfera dell'artista Arnaldo Pomodoro con il quale nasce una profonda amicizia.
Gli anni ottanta proseguono all'insegna di un'autoproduzione consapevole e un cambio di casa discografica, la CGD.
Per i lavori discografici che caratterizzeranno il decennio, Ornella non si limita a collaborare alla produzione (di Sergio Bardotti), ma scrive anche da sé alcuni pezzi (tra gli altri, "Ricetta di donna", "Per un'amica" e "Questa notte c'è"). Per la prima volta, interi album vengono concepiti in funzione di materiale proprio: "Bisogna darsi cariche nuove [...] e poi non c'era questo materiale straordinario d'autore che arrivasse sul tavolo", dichiarerà la cantante in un'intervista del 1982. Ma la Vanoni fa di necessità virtù, e il riscontro di pubblico e critica è subito entusiasta. Adotta così una nuova formula di lavoro, appoggiata da Sergio Bardotti e Maurizio Fabrizio, che diventa una costante e un brand per i lavori successivi.
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Nel 1980 viene pubblicato l'album Ricetta di donna che vanta le collaborazioni con Michele Zarrillo (che scrive con Totò Savio la musica della title track), Fabrizio De André (che scrive il testo italiano di un classico di Leonard Cohen Famous blue raincoat, che diventa La famosa volpe azzurra) e Paolo Conte (che firma il brano La donna d'inverno). Ornella scrive il brano che dà il titolo all'album.
Nel 1981 è la volta di un altro importante e sofisticato album, Duemilatrecentouno parole (2301 allude al numero totale di parole scritte da Ornella Vanoni nell'album), di cui Ornella scrive ben sei pezzi, oltre alla famosissima Musica musica anche la tenera e conosciuta Vai, Valentina e si avvale della presenza di Gino Paoli e Pierangelo Bertoli in due canzoni. Il disco raggiunge il sesto posto in classifica vendite. Per questo album il Club Tenco conferisce alla Vanoni ben due importanti riconoscimenti: si aggiudica sia il Premio Tenco come operatore culturale sia quello come miglior cantautore con l'album Duemilatrecentouno parole, risultando la prima cantautrice donna ad aggiudicarsi tale riconoscimento.
Il 1983 è invece la volta del prestigioso album Uomini, che ruota intorno alla tematica del maschio. Ornella, oltre a continuare a scrivere i testi si avvale della collaborazione di Lucio Dalla, Toquinho e Gerry Mulligan agli strumenti e di Giorgio Conte con il risultato di un album di altissima qualità, che, nonostante le polemiche del testo Il marinaio, di Maurizio Piccoli, ritenuto scabroso, ha dei buoni risultati di vendita, raggiungendo l'ottavo posto in classifica. Ad ogni canzone è abbinato un uomo rappresentativo della Storia, un suo frammento epistolare e la relativa fotografia: I grandi cacciatori: Ernest Hemingway; Il marinaio: Gustav Flaubert; La discesa e poi il mare: Eduardo De Filippo; L'amore e la spina: Hermann Hesse; Rabbia libertà fantasia: Pietro Mascagni; Questa notte c'è: Peter Altenberg; La donna cannibale: Dino Buzzati;Lupo: Oscar Wilde; Ho capito che ti amo: Scott Fitzgerald; Uomini: Giuseppe Garibaldi. Anche per questo album la Vanoni riceve la Targa Tenco come migliore interprete diventando l'artista italiana con maggior numero di riconoscimenti.
Nel 1984 è ospite fisso del programma trasmesso da Canale 5, Risatissima, con la conduzione di Milly Carlucci, nel quale in ogni puntata cantava un brano musicale
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Nel 1985 comincia una lunga serie di concerti tenuti nei principali teatri italiani in coppia con Gino Paoli, che segna il riavvicinamento artistico dei due a distanza di anni: da questa tournée di grandissimo successo viene registrato il doppio disco di grande successo, Insieme. Di tale impegno particolarmente apprezzata sarà la canzone Ti lascio una canzone.
Nel frattempo la Vanoni lavora anche allo spettacolo di prosa Commedia d'amore, presentato nei teatri al fianco di Giorgio Albertazzi e portatore di critiche positive.
Nel 1989 torna al Festival di Sanremo con Io come farò, scritta per lei da Gino Paoli, classificandosi alla decima posizione, che anticipa la pubblicazione dell'album Il giro del mio mondo quasi del tutto scritto da Paoli con la collaborazione di Sergio Bardotti, a eccezione del brano Isola, scritto da Teresa De Sio. Con questo disco si conclude la collaborazione con Bardotti, ripresa poi nei primi anni Duemila.
Nel 1992 esce Stella nascente, primo album di Ornella Vanoni con la produzione di Mario Lavezzi, che scrive anche il singolo omonimo insieme a Mogol. In questo disco, la Vanoni ritorna a firmare i testi di ben cinque canzoni, tra cui Perduto. Inoltre comincia anche la collaborazione con Grazia Di Michele, che scrive Non era presto per chiamarti amore. Stella nascente ottiene il disco d'oro per le vendite.
Nel 1995 è la volta di Sheherazade, prodotto ancora da Mario Lavezzi. Ornella Vanoni è autrice di otto dei dodici ritratti femminili del disco, incentrato e dedicato ancora una volta alla donna. Il titolo dell'album, Sheherazade (come anche il brano omonimo), vuole essere un riferimento e una dedica all'ingegno, alla creatività, al potere della seduzione e della bellezza, propri dell'essere donna: emblema di ciò è Sheherazade o Sharāzād, personaggio protagonista de Le mille e una notte, che riuscì a sfuggire alla morte per mano del re persiano Shāhrīyār, trasformando il suo odio in "lacrime d'amore", grazie al suo fascino e alla sua fantasia. In una nota dell'album, la cantante definisce Sheherazade "il più grande archetipo femminile".
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L'album, arrangiato da più musicisti, è tra i più eterogenei circa le atmosfere e le sonorità presenti. Due i principali successi contenuti nel disco: Per l'eternità di Mogol-Lavezzi e Rossetto e cioccolato, scritta dalla stessa Ornella. Anche a questo disco collabora Grazia Di Michele, coautrice assieme alla Vanoni di tre brani, tra cui Sos (che nel 2009 Ornella dichiarerà essere la canzone che più rappresenta se stessa e l'amore). Tra gli altri brani presenti, spiccano Lupa, Il mio trenino, I desideri delle donne e Angeli e no.
Nel 1996 Ornella Vanoni avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo con un altro brano da lei firmato (Bello amore), ma poche ore prima della prova d'orchestra al Teatro Ariston, la melodia del brano (di Giuseppe Barbera) viene eseguita in un programma radiofonico della RAI, con un altro testo, da Emilia Pellegrino, la quale, avendo tentato senza successo la carriera di cantante presso il Centro Europeo Tuscolano di Mogol, secondo la stampa, avrebbe sottratto uno spartito con la melodia "incriminata" durante le attività musicali del CET, per poi riutilizzarla, mossa da frustrazione, per una sorta di vendetta personale (possibilmente favorita da qualcuno dell'ambiente).
Nel 2001 incide due album di cover, prodotti da Mario Lavezzi, in cui rivisita alcuni grandi successi italiani degli anni sessanta e settanta in chiave moderna: Un panino una birra e poi... e E poi... la tua bocca da baciare, col quale passa alla Sony Music. I due album le valgono rispettivamente due disco di platino e due disco d'oro per le vendite.
Il 30 novembre 2007 inizia la tournée (che proseguirà fino a maggio 2008) “Una bellissima ragazza”, concerto-spettacolo – le scenografie di Giancarlo Cauteruccio e la direzione musicale di Mario Lavezzi - che la porta nei maggiori teatri d’Italia ed in Spagna dove partecipa al “Festival Ellas Crean” al National Auditorium di Madrid e a “Le voci d’Italia”, rassegna organizzata nello splendido Palau de la musica catalana di Barcellona.
Nell’estate 2008 parte il tour “Ornella Live 2008” in luoghi storici e magici d’Italia con importanti partecipazioni: “Omaggio a Rosa Balistieri” con Carmen Consoli a Catania, “Musica per i borghi” dove duetta con Giorgia a Marsciano, l’ “Omaggio a Fabrizio De André” in seno al “Time in Jazz” di Paolo Fresu a L’Agnata, “Caulonia Festival” con Eugenio Bennato a Caulonia Superiore.
Il 2008 è anche l’anno di importanti riconoscimenti: “Premio Milano donna - le donne che hanno fatto grande Milano”, “Premio Marisa Bellisario Speciale alla Carriera “ dedicato a “Le donne che progettano il futuro: innovazione, creatività, meritocrazia”.
Il 13 novembre 2009 esce il disco Più di te, dedicato ancora una volta al mondo dei cantautori: Ornella Vanoni canta al maschile testi come Alta marea (Antonello Venditti), Quanto tempo e ancora (singolo che ha anticipato l'album, di Biagio Antonacci), Dune mosse (Zucchero Fornaciari), La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani), Ogni volta (Vasco Rossi), e duetta con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Mario Lavezzi (Vita), Samuele Bersani (Replay), Pino Daniele (Anima), Ron (Non abbiam bisogno di parole), Gianna Nannini (I maschi). Quest'ultimo album ottiene il triplo disco d’oro per le vendite.
Nel febbraio 2014 Ornella annuncia la sua ultima tournée teatrale intitolata Un filo di trucco, un filo di tacco, titolo che ricorda la frase che la madre della Vanoni le ripeté per anni prima di uscire. Lo spettacolo, portato nei principali e più grandi teatri italiani, presenta davvero l'aspetto di un recital composto non soltanto dall'esecuzione dei più importanti successi della cantante, ma anche momenti di dialogo con il pubblico e monologhi scritti proprio dalla Vanoni.
«Dopo aver annunciato che Un filo di trucco, un filo di trucco sarà la mia ultima tournée tutti mi chiedono se smetterò di cantare. Non ci penso neanche! Fino a quando potrò canterò, non potrei fare altrimenti. Sarà l'ultima tournée nel senso che non ho più le forze di tenere un palco per più di due ore e alternare musica a recitazione.»
Tra il 2015 e il 2016, la cantante è nuovamente in tour con un ennesimo spettacolo totalmente acustico, dal titolo Free soul. «Il concerto si apre con la voce di Vinicius De Moraes che recita una poesia e poi la scaletta spazia dal jazz alla bossanova, dai suoi grandi successi e ad alcune chicche che Ornella regalerà al pubblico, senza tralasciare le radici soul che da sempre accompagnano le sue interpretazioni più intense. L'aspetto più emozionante del concerto rimane il dialogo verbale tra Ornella e il pubblico: a ruota libera, senza un copione scritto, racconta la libertà dell'anima.»
Durante tutto il 2018 e parte del 2019 è nei principali teatri italiani con lo spettacolo La mia storia tour , in cui canta anche l'ultimo successo, Imparare ad amarsi.
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Nel 2019 partecipa alla seconda edizione del programma Ora o mai più, condotto da Amadeus su Rai 1, in qualità di Coach del cantante Paolo Vallesi. Dal settembre 2019 è giudice della prima edizione di Amici Celebrities condotto da Maria De Filippi prima, e poi da Michelle Hunziker, su Canale 5.
Il 1º dicembre 2019 è protagonista del programma "In Arte...Ornella Vanoni" condotto da Pino Strabioli, con il quale ripercorre la sua lunga carriera, alternando all'intervista rari filmati.
Il 10 settembre viene presentato come evento speciale nella selezione ufficiale delle Giornate degli autori nel corso della 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il documentario diretto da Elisa Fuksas, Senza Fine, e prodotto Tenderstories. Nel film ci sono, tra gli altri, Paolo Fresu, Samuele Bersani e Vinicio Capossela. E ci sono tutte le passioni forti e le solitudini, le vette e gli abbandoni dell'iconica cantante italiana. «Non è un film definitivo sulla Vanoni… è un film sul nostro incontro ed è sgangherato come lo siamo noi…. Ornella mi ha insegnato ad essere coraggiosa» afferma la regista.
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Paolo Bellini: La storia di un criminale e la strage di Bologna.
Paolo Bellini, nato a Reggio Emilia il 22 giugno 1953, è un nome tristemente noto nella storia italiana. Ex militante del gruppo eversivo Avanguardia Nazionale, Bellini è stato a lungo protagonista di eventi legati al terrorismo e alla criminalità organiz
Un nome legato a uno dei momenti più bui della storia italiana. Paolo Bellini, nato a Reggio Emilia il 22 giugno 1953, è un nome tristemente noto nella storia italiana. Ex militante del gruppo eversivo Avanguardia Nazionale, Bellini è stato a lungo protagonista di eventi legati al terrorismo e alla criminalità organizzata. La sua figura è indissolubilmente legata alla strage di Bologna, avvenuta…
#Alessandria today#Anni di Piombo#attentati neofascisti#attentati storici#attentati terroristici#attentato Bologna#Avanguardia Nazionale#commemorazioni Bologna#condanne penali#Corte d&039;Assise di Bologna#Criminalità organizzata#cronaca giudiziaria#Cronaca Italiana#cronaca storica#eventi storici#giustizia italiana#Google News#italianewsmedia.com#lutto nazionale#Memoria storica#neofascismo#Paolo Bellini#Pier Carlo Lava#politica italiana#Primula nera#processi italiani#processi storici#Reggio Emilia#stazione di Bologna#Storia italiana
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il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
La denominazione di “mostro di Bargagli” consta in una invenzione giornalistica identificativa di un serial killer attivo a Bargagli, provincia di Genova, tra il 1944 e il 1985. Seriale mai identificato, potrebbe classificarsi come missionario disorganizzato. Continue reading il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
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Italia - Repubblica - Socializzazione Chi è causa del suo mal… Fascisti sempre, neofascisti mai! Maurizio Barozzi (19 maggio 2015) SPESSO SI SCONTRANO A MALE PAROLE EX NEOFASCISTI E ANTIFASCISTI. I PRIMI SI INDIGNANO E NEGANO, PERCHÉ GLI ALTRI LI ACCUSANO DI ESSERE STATI DEI REAZIONARI, MANOVRATI DAI SERVIZI E DEI SERVI DELLA CIA. Questo articolo, volutamente, non tiene conto di tanti fattori, per esempio di come avrebbe potuto essere e non è stato il neofascismo, di contingenze e contesti storici che hanno forzato certe posizioni, di aspetti, magari positivi, che hanno ammortizzato i tanti aspetti negativi, e via discorrendo. E non si articola sul complottismo, ovvero sul fatto che i neofascisti furono indotti a certi atteggiamenti per corruzione o tradimento; non è questo il problema. Non tiene conto, di tutto questo, perché la Storia non registra quello che poteva essere e non è stato, il perché o Il percome è andata in quel modo invece che in un altro. La Storia registra fatti, avvenimenti reali e concreti. Il resto appartiene al regno delle supposizioni e ipotesi o a quello della cronaca nera. M.B. Spesso i neofascisti si indignano e negano, perché gli antifascisti li accusano di essere stati dei reazionari, manovrati dai Servizi e dei servi della CIA. Vediamo allora alcuni avvenimenti, che chiunque può verificare nelle cronache del tempo a conferma che oggi non si può che fare propria la esternazione di Vincenzo Vinciguerra: «Fascisti sempre, neofascisti, mai!», e del resto i camerati della Federazione Nazionale Combattenti RSI, ai tempi della nostra militanza nella FNCRSI (dagli anni '60 a tutti gli anni '80), ci dicevano spesso che se il MSI è fascismo, allora noi tutti siamo antifascisti! E non era un modo di dire. Oggi tutto questo è relegato alla Storia passata, ma occorre fare chiarezza, perché la Storia sarà spietata ed inchioderà il neofascismo alle sue malefatte, in particolare dall'aver disatteso di difendere gli interessi geopolitici della nazione e la sua indipendenza (ragion d'essere per la quale nacque il fascismo). Per salvare l'immagine storica, la memoria del Fascismo, non resta altro che dimostrare la difformità, netta e assoluta. https://www.instagram.com/p/CLrZjliBVk5/?igshid=dxwyr81s59gd
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Bologna: Il secondo appuntamento della rassegna Vibrazioni migranti
Bologna: Il secondo appuntamento della rassegna Vibrazioni migranti. Secondo appuntamento della rassegna Vibrazioni Migranti 2023 - Storie, in corso a Bologna con eventi fino al 29 giugno. Una riflessione su inclusione e integrazione attraverso le arti performative alla luce della mutata geografia umana del tessuto cittadino, organizzata dall’Associazione Culturale Asanisimasa con la direzione artistica di Fabio Sperandio. Sabato 20 maggio Vibrazioni Migranti abbraccia Resistenze in Cirenaica per proporre una giornata di incontri all’insegna della memoria e per commemorare le vittime del colonialismo italiano. La scelta della data si rifà al più grave crimine di guerra dell'Italia colonialista. Il 19 febbraio 1937, ad Addis Abeba, andò fallito un attentato alla vita del viceré di Etiopia Rodolfo Graziani, il quale mise immediatamente in atto una repressione che in pochi giorni fece decine di migliaia di vittime. Tre mesi dopo le truppe del generale Meletti, agli ordini di Graziani, raggiunse Debra Libanòs, la più celebre città-convento di Etiopia, dove, tra il 20 e il 29 maggio, vennero uccisi tutti i diaconi, i monaci e il vice-priore. Il primo appuntamento della giornata è alle 10.30 davanti al Sacrario dei partigiani in piazza del Nettuno per un trekking urbano alla ricerca delle tracce coloniali in città. Tra le tappe, il palazzo Faccetta nera e la Casa del fascio. Nel pomeriggio le attività si spostano al Nassau, in Via Dè Griffoni 5/2 Bologna, per tre eventi che, attraverso linguaggi narrativi diversi, raccontano Storie di colonialismo. Si comincia alle 17 con il vernissage dell’esposizione di tavole originali del graphic novel, work in progress, Yekatit 12 di Andrea Sestante, all’anagrafe Andrea Lelli. Yekatit 12 - l’equivalente del 19 febbraio nel calendario copto etiope - racconta per disegni e parole la strage del 1937 di Addis Abeba. L’autore, modenese, classe 1970, grafico, illustratore e docente di web design all’Accademia Belle Arti di Bologna, è cresciuto con i racconti dei nonni, con le loro storie che incarnavano le narrazioni di ideologie contrapposte che hanno fatto maturare il forte interesse sul tema dell’antifascismo e della resistenza. Alle 18, segue la tavola rotonda Storie di Colonialismo, in cui Sestante incontra Nadia M. Abdelhamid, mediatrice interculturale, formatrice e studiosa, Mariana E. Califano, storica e attivista di Resistenze in Cirenaica e Matteo Dominioni, studioso del colonialismo italiano e autore di Lo sfascio dell’impero (Laterza, 2008) per parlare dei modi di raccontare storie d'italiani nel Corno d’Africa. Alle 21 il Bhutan Clan, resident band di Resistenze in Cirenaica, chiude la giornata con la Suite (anti)Coloniale, un melologo composto in anni di attività sul rimosso coloniale. Il Buthan Clan è composto da: Jadel Andreetto (voce), Stefano D’arcangelo (tastiere e elettronica), Michela Koukoussis (batteria), Bruno Fiorini (chitarra), Giroweedz (basso). Tutti gli eventi sono a ingresso libero.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La figura del serial killer mi ha sempre attratto. Credo sia a causa della natura proibita/vietata dei suoi dettagli e delle narrazioni portate alla luce dalla cronaca nera. La sporadica visione di "Chi l'ha visto?" , insieme ai nonni quando ero piccolo, catapultava le ansie di quelle che erano soltanto fantasie alla cupa realtà, quella che puoi incontrare dietro ogni angolo. E a quel tempo per me tutti gli scomparsi erano ovviamente delle vittime vittime di serial killer. La colpa devo farla risalire a un 33 giri di mio nonno che musicava la tremenda vicenda di cronaca del "Mostro di Marsala". Un ascolto discutibile per un bambino di 6 anni. In ogni caso le tecniche di profilazione mi affascinano molto e da quando ho iniziato a lavorare al seguito del Il Randagio (il mio thriller in uscita a dicembre), che vede il Detective Mason Stone confrontarsi con un serial killer che sembra evanescente come il fumo, studio seriamente la materia domunentandomi senza sosta. Il fenomeno è molto più diffuso negli Stati Uniti piuttosto che in Italia (anche per una questione culturale, sociologica e storica) ma ci difendiamo, ahimè, piuttosto bene. La scintilla dell'omicidio, come vediamo con Donato Bilancia, può rimanere inerte per molto tempo prima di accendersi ma quando poi accade, la sua forza e la sua brama non hanno eguali. posted on Instagram - https://instagr.am/p/CH-xvmqKUg4/
#mindhunter#serialkiller#mindhunterseries#serialkillers#netflix#horror#mindhunters#truecrime#mindhunt
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Maria Teresa Novara: rapita a 13 anni da due balordi, violentata da uomini facoltosi, additata da giornali e politici come una prostituta Ci sono fatti di cronaca nera che sono lo specchio di una fase storica, di una certa morale malata, della bruttezza di alcuni luoghi e di alcune persone che li abitano. Nella storia italiana se ne possono trovare diversi, ma nessuno probabilmente dovrebbe meritare l’attenzione del caso di Maria Teresa Novara. Questa storia inizia una notte di dicembre del 1968, in una casa di Villafranca d’Asti. Due balordi, Bartolomeo Calleri e Luciano Rosso, entrati per rubare, trovano una bambina di 13 anni che dorme in una delle camere. Pensano che sia la figlia del proprietario, Pasquale Borgnino, un signore che in paese tutti considerano benestante. Decidono così di rapirla per chiedere un riscatto. Ma si sbagliano. La ragazzina viene da Cantarana e i suoi genitori sono due poveri contadini. Si trova in quella casa, perché gli zii la ospitano durante il periodo scolastico, visto che casa sua è molto lontana dall’istituto che frequenta. Calleri e Rosso scoprono di avere preso un granchio quando ormai hanno portato la bambina in una cascina di Barbisa, una frazione di Canale d’Alba. Qui comincia il dramma di Maria Teresa. Difficile dire se le vicende squallide e terribili che seguirono furono ordite dai due balordi o suggeriti da qualche benestante signore del luogo senza scrupoli, fatto sta che, per rifarsi del mancato riscatto, i rapitori decisero di vendere il corpo della piccola ad una serie di personaggi facoltosi che a suon di quattrini si comprarono l’innocenza, la libertà e infine la vita della ragazzina. Per più di sette mesi Maria Teresa venne violentata a più riprese da numerosi uomini di Canale, impossibile stabilire quanti, ma probabilmente decine. Calleri e Rosso, eccitati dai guadagni, organizzarono anche piccoli festini facendo venire apposta delle prostitute per allietare la clientela. Lo scempio avvenne sotto gli occhi dell’intero paese. Moltissimi a Canale sapevano quello che stava succedendo ma nessuno si azzardò a denunciare l’accaduto. Anzi nel frattempo la persona di Maria Teresa veniva a più riprese infangata, anche a mezzo stampa. Dopo una lettera scritta sotto la minaccia dei rapitori, in cui la piccola diceva di essere fuggita volontariamente e che sarebbe tornata ricca, le malelingue sputarono tutto il veleno che avevano in corpo. Una ragazzina di tredici anni fu bollata pubblicamente come una prostituta. La vicenda finì in tragedia ad agosto. Dopo un colpo fallito, Calleri e Rosso per sfuggire alla polizia si gettarono nel Po. Il primo annegò, il secondo fu catturato ma non parlò. Intanto qualcuno tra coloro che aveva abusato della piccola, preoccupato dalla piega degli eventi, decise di bloccare la presa d’aria del cunicolo in cui Maria Teresa era rinchiusa. Morì asfissiata, forse era ancora viva quando le forze dell’ordine perquisirono la cascina una prima volta senza trovare il nascondiglio. Fatto strano, come furono strane le pressioni che il procuratore di Asti subì per chiudere in fretta la vicenda. Vicenda che ovviamente finì sulle pagine dei giornali. Famiglia Cristiana parlò del “degrado della fanciulla”, mentre in parlamento l’onorevole missino Beppe Niccolai sosteneva che la giovane fosse stata uccisa “dal vizio prima che dalla morte”. Alla fine, dal punto di vista legale la storia si concluse con la condanna di Rosso a 14 anni di galera. Nessuno degli stupratori e degli assassini di Maria Teresa venne neppure coinvolto nella cronaca giudiziaria. Sono passati quasi cinquant’anni da questo tragico evento, eppure non uno degli abitanti di Casale d’Asti ha deciso di raccontare una verità che ancora oggi presumibilmente sanno in molti. Una verità che oltre a fare chiarezza sui fatti, sarebbe un risarcimento postumo, seppur infimo e totalmente insufficiente, per Maria Teresa, la cui immagine, ieri come oggi, non può essere lesa da quella parte d’Italia moralista di facciata e immorale dietro le quinte. (Le foto che hanno segnato un'epoca)
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Tulipani di seta nera: annunciati i 16 documentari in concorso
Annunciati i 16 documentari in concorso della sezione dedicata al cinema del reale diretta da Mimmo Calopresti nell’ambito della XIV edizione del Festival Internazionale Film Corto Tulipani di Seta Nera. Le altre due sezioni sono dedicate a Cortometraggi e a #SocialClip rispettivamente seguite da Paola Tassone e Grazia Di Michele. I documentari selezionati concorreranno al Premio Sorriso Anac scelto dal pubblico e saranno visibili sul sito https://anackino.it/tsn-2021-sorriso-anac/ dal 30 aprile fino al 31 maggio. La premiazione avverrà durante l’edizione 2021 del festival che si svolgerà dal 3 al 6 giugno a Roma al Cinema Giulio Cesare. Il Festival ha l’obiettivo di promuovere il lavoro di giovani autori che attraverso le immagini declinino la diversità nelle sue numerose accezioni, valorizzandone i molteplici aspetti, affinché siano spunto di riflessione per un sempre proficuo dibattito volto al sociale. Essere il festival della transizione ecologica e sociale è la mission dell’edizione 2021 che vuole dar voce attraverso i propri autori alla fragilità delle persone e dei luoghi nello spirito del Next Generation EU. Far leva sulle nuove generazioni e creare una comunità sensibile e attenta all’integrazione, che impari a sostenere i più deboli e a rispettare l'ambiente è l’obiettivo di questa peculiare edizione del festival. Alla conferenza trasmessa in streaming dalla sede ANAC con Mimmo Calopresti hanno preso parte il direttore di RAI Documentari Duilio Giammaria, il presidente ANAC Francesco Ranieri Martinotti, insieme a Paola Tassone e Diego Righini rispettivamente direttore artistico e presidente del Festival. Hanno partecipato anche Amir Zuccalà Responsabile Progetti ENS e Fabio Sebastiani giornalista e conduttore di Radio ANMIL. Come ha dichiarato Mimmo Calopresti: “Un vero e proprio festival internazionale del documentario con sedici opere in concorso provenienti da tutto il mondo. Per questa edizione del festival la grande novità della collaborazione con la piattaforma Anackino consentirà a queste opere di essere viste da un ampio pubblico e competere per il ‘Premio Sorriso Anac’ deciso proprio dal pubblico. Una kermesse online che farà il punto sulla situazione dei documentari come opera cinematografica, dopo un anno di lockdown e pandemia”. “Il documentario sta vivendo oggi una vera e propria golden age, come dimostrano gli ingenti investimenti delle grandi piattaforme internazionali e lo spazio sempre maggiore dedicato a questo genere dai broadcaster in tutta Europa”, ha dichiarato Duilio Giammaria, Direttore di RAI Documentari. “La chiave di questo crescente successo è semplice: il documentario riesce a portare il mondo a casa dello spettatore e a stimolare la riflessione e il dibattito, offrendo una nuova chiave interpretativa e andando incontro al desiderio di conoscenza che si sta diffondendo sempre più anche in Italia. Attraverso il documentario, infatti, rivivono personaggi, eventi, fatti di cronaca, i momenti epocali della storia del nostro Paese così come i principali avvenimenti internazionali, con un linguaggio nuovo capace di appassionare e far discutere fasce sempre più ampie di telespettatori”. Per Paola Tassone “Il Festival Tulipani di Seta Nera nasce per sensibilizzare lo spettatore sui temi sociali e da quest'anno mette al centro anche la transizione ecologica. Con la sezione Documentari desideriamo avvicinare i giovani a questi temi e attraverso il cinema del reale darne vetrina per supportarne la filiera e i giovani talenti. Mettere in piedi un festival in tutti i suoi aspetti” - spiega – “è un'operazione oggigiorno più che mai complicata, ma la ripartenza del paese deve e sottolineo deve iniziare dalla cultura e, in particolare, dal cinema. Noi andiamo avanti con tenacia e dal 3 al 6 giugno prende il via la kermesse con tante straordinarie novità”. Per Diego Righini: “La sezione documentari del nostro Festival non spinge solo le coscienze a ragionare, ma ci pone davanti ai temi reali della discriminazione e dell'inquinamento ai quali le istituzioni non hanno ancora posto soluzione, questa è l'analisi del Paese per il Next Generation EU sul quale è impegnato il Governo Draghi in questi giorni”. Francesco Ranieri Martinotti ha concluso dicendo che: "La collaborazione tra l'Associazione Nazionale Autori Cinematografici e i Tulipani di Seta Nera è stato un fatto quasi naturale. L'ANAC nel suo DNA ha sempre avuto la missione di difendere e rafforzare il cinema indipendente, più fragile dal punto di vista commerciale, ma forte per quanto riguarda i contenuti, i linguaggi e l'innovazione. La stessa missione che vede il Festival Tulipani di Seta Nera in prima linea da anni nella promozione del cinema che affronta i temi della fragilità e si impegna ad abbattere le barriere della diseguaglianza." 16 i documentari in concorso scelti fra 50 arrivati da tutto il mondo a testimoniare l’importanza crescente di un festival che non volge lo sguardo solo all’Italia ma anche al resto del mondo. Tra i tanti paesi da cui sono arrivati documentari troviamo anche Francia, Spagna, Svizzera, Argentina, Sri Lanka, Libano, Marocco, Kenya e Usa. Tra i temi affrontati nei lavori in concorso: le disuguaglianze sociali e la solidarietà, l’ambiente, la cultura della memoria, il razzismo, l’immigrazione, l’omofobia, la povertà, gli stereotipi di genere e la disabilità. Questi i titoli che concorrono per il Premio Sorriso Anac scelto dal pubblico: Briganti di Bruno e Fabrizio Urso. L’abbandono, spesso colpevole, da parte delle istituzioni e il degrado che accoglie e ospita delinquenza e criminalità, hanno fatto di Librino, un quartiere alla periferia di Catania, un non-luogo con caratteristiche simili alle periferie di molte città europee. Librino è una sorta di quartiere satellite, un buco nero che rischia di risucchiare i suoi abitanti. Con molte difficoltà i Briganti aiutano i ragazzi del quartiere a trovare la loro strada sfuggendo al destino della delinquenza. Chjanu Chjanu di Aldo Albanese e Martina Raschillà. Armando, artigiano dei "panari", cesti realizzati con materiali naturali, è un ecologista inconsapevole. Con la moglie Caterina, ricamatrice e donna d'altri tempi, vive in un piccolo paese dell'entroterra calabrese. Le loro testimonianze sono una finestra su un passato in cui l'uomo ha vissuto in armonia con la natura. Al centro del documentario una critica sociale, culturale ed economica all'attuale sistema consumistico. Deshdentau - L'ultimo Tabarkino di Andrea Belcastro. Paolo ha novantun anni e vive a Carloforte in Sardegna. Nel raccontare la sua vita al nipote lo fa come se portasse con se l’esistenza del mondo. Eppure, Carloforte è la sua unica realtà, la sua isola: là dove tutto è cominciato e dove tutto finirà. Sulla sua pelle, come lungo le dure coste dell’isola, il vento e il mare scavano solchi che divengono indelebili ricordi: la pesca nelle tonnare, la guerra, la fame, un amore levatogli tragicamente. Lì Paolo attende di lasciare per sempre la sua isola. Fighting Souls di Stratos Cotugno. Il 25 maggio 2020 a Minneapolis, George Perry Floyd Jr. è brutalmente assassinato da un agente di polizia. La sua morte sancisce l'ennesimo atto di disuguaglianza nei confronti della comunità afroamericana. Da Londra a Los Angeles, nel bel mezzo della pandemia, migliaia di persone scendono in strada per unirsi al coro di “Black Lives Matter”. Eco di una lotta più viva che mai. Harrag di Smail Beldjelalia. Dopo molti fallimenti, Mohamed, un giovane trentenne algerino, perde la fiducia nel suo Paese e decide di attraversare il Mediterraneo per iniziare a vivere da immigrato irregolare in Francia. Hasta Ahora Y Siempre di Carmen Baffi. Al centro del documentario una serie di interviste inedite per non dimenticare e tenere viva la memoria sui fatti della dittatura argentina degli anni Settanta e Ottanta. Il racconto di persone che hanno vissuto sulla propria pelle quegli anni di terrore. Il Direttore di Maurizio Orlandi racconta la storia di Albo Orlandi nato a Gavorrano, nella Maremma toscana, dove faceva il Segretario del direttore nelle miniere di pirite della Montecatini poi Montedison. Nel 1969, venne trasferito alla Farmitalia di Settimo Torinese, come Direttore del personale. Erano gli anni delle aspre lotte politiche e sociali che sfociarono in seguito nella stagione del Terrorismo e delle Brigate Rosse. Persona rigida, intransigente e coerente con il ruolo di Direttore, gestiva i rapporti con il Consiglio di fabbrica, nelle dure vertenze sindacali, e decideva licenziamenti e cassa integrazione. Poi nel 1978 all’improvviso, le dimissioni. Nella sua vita, però, c’era anche un'altra storia. Albo Orlandi era stato un antifascista, partigiano combattente nella Resistenza a Firenze. Il Direttore è la storia di un personaggio e di un'epoca storica. Ma, è anche il racconto di un figlio che parte dal bisogno di ricucire una cesura, quel pezzo mancante nella storia di suo padre e della sua famiglia. Libertà di Savino Carbone. Bari 2019. Cosa significa essere liberi? Due migranti omosessuali riflettono sulla loro condizione di richiedenti asilo in Italia, dopo aver lasciato il Senegal e la Nigeria per sfuggire alle persecuzioni contro la comunità LGBT. Nei due paesi, infatti, l’omosessualità è un reato punito con il carcere e, dove vige la Shari’a, la lapidazione. Mentre i due vivono in una sorta di limbo permamente, in Italia si avvertono gli effetti delle dure politiche migratorie e gli effetti dei decreti sicurezza. Niños Maya di Veronica Succi. Lo stile di vita dei bambini Maya in Guatemala, la loro condizione, il lavoro sin dai 4 anni di età, l’incesto, la povertà e le disabilità fisiche. Ma allo stesso tempo la meravigliosa cultura in cui crescono: la cultura Maya. Ricca di valori e spiritualità e di un diverso senso della vita. Niños Maya è uno sguardo materno e necessario che osserva la realtà dei bambini Maya per migliorare le condizioni dell’infanzia nel mondo. Re - Vita Tra Le Note di Lucio Zannella e Michele Morsello Angileri è un documentario che racconta le storie di vita reali di 8 artisti con 8 stili diversi ma con una sola passione comune: "la musica". Al centro il tema del pregiudizio sulla figura degli artisti di strada e in particolare verso i musicisti. Serendip di Marco Napoli. Dopo mesi passati a raccogliere le risorse necessarie, Andrea parte per lo Sri Lanka, dove raggiunge Antonio, già impegnato sul posto nell'organizzazione della consegna del materiale scolastico ai bambini di Ambewela. Superate con successo le fasi iniziali, i ragazzi di Take Me Back entrano in contatto con voci, volti ed idee fino a farsi testimoni di storie e spettatori di un luogo lontano, che urla diversità, cambiamento e possibilità. Quello che i due amici non potevano prevedere, era quanto il viaggio stesso sarebbe diventato il loro cammino, permettendogli di riportare a casa molto più della sensazione di aver fatto qualcosa di grande. Sisterhood di Domiziana De Fulvio racconta la storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut (Campo di Shatila), a Roma e a New York. Racconti in soggettiva e riprese dei corpi in gioco mostrano come le protagoniste, con o senza il velo, nere o bianche, di quindici o quaranta anni, mettono quotidianamente in campo un’accesa e vitale sfida a stereotipi e discriminazioni di genere e sociali, riprendendosi lo sport Solidarity Crime. The Borders Of Democracy di Nicolas Braguinsky Cascini e Juan P. Aris Escarcena racconta la storia di persone che sono state criminalizzate per essere state solidali con i migranti. Inizialmente sono stati criminalizzati i migranti, poi chi si è mostrato solidale con loro. Chi sarà il prossimo? La democrazia è in pericolo, non resteremo indifferenti. Thunder's Five Milano di Jacopo Benini racconta la storia della squadra di baseball per non vedenti (BXC) più titolata d’Italia. Nata da un’idea del GSD Non Vedenti Milano ONLUS nel 1999, sotto la guida di ex-atleti di serie A del Milano Baseball 1946, nel giro di poco si afferma come punto di riferimento per il movimento AIBXC (Associazione Italiana Baseball per non vedenti). Attraverso le testimonianze dei diretti protagonisti, ripercorriamo vittorie, aneddoti e momenti salienti della carriera sportiva degli ultimi vent’anni. Scopriamo il segreto del successo dei Thunder’s: enorme senso di appartenenza fondata sull’amicizia, impegno e divertimento. Under The Water di Davide Lupinetti, attraverso gli occhi di Barack, il documentario racconta una giornata a Korogocho, uno dei bassifondi più grandi e più poveri di Nairobi in Kenya ma anche uno degli slum più poveri del Terzo Mondo. "Under the Water" descrive la storia di tre bambini che vivono a Korogocho. Vuoto A Perdere di Alfio D'Agata. In un luogo inaspettato e insolito il nostro occhio cinematografico si è fermato per raccontare la storia di una comunità di trans... Pachino, una delle tre punte della Sicilia diventa il set naturale per raccontare incredibili storie di vita vissuta, ben oltre ogni pregiudizio, immaginazione e idea comune. "Vuoto a perdere" è il senso del vivere, quasi filosofico, che i nostri protagonisti, ognuno a modo loro, ci trasmette.Il Festival Tulipani di Seta Nera, in linea con la maggior parte dei festival nazionali e internazionali, migrati per necessità su piattaforma digitale, ha previsto un prezzo simbolico di 5 euro per l’accredito che consentirà la visione simultanea dell’intera selezione dei film che darà la possibilità di esprimere il proprio voto per l’assegnazione del Premo Sorriso Anac.Con il supporto di: Ministero della Cultura, Regione Lazio e Enit. Infine Partners istituzionali del Festival - i Ministeri dell'Istruzione, della Transizione Ecologica, delle Disabilità, Rai Cinema, Rai per il Sociale, ANAC, ASVIS, ENS, INAIL, ENIT, ANMIL, Roma Lazio Film Commission e Fondazione UNIVERDE. Sponsor tecnici: Anackino, Gruppo Diddi, Antica Norcineria Lattanzi Franco, CONFIPE, Autonoleggio Sferrazza luxury minivan & minibus. Read the full article
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Neil Armstrong toccò il suolo della Luna all’alba del 21 luglio in piazza San Pierino, dove nonostante le poche decine di metri quadrati di superficie, c’erano quattro bar: il San Piero completo di sala biliardo e tavoli per giocare a carte, il Torricelli, che era più una drogheria, il Piccolo bar gestito dal nonno di Pieraccioni ancora lontano da venire e la Daria, l’unico aperto a quell’ora buia, perché l’unico con la televisione. Bruno Bartalesi, proprietario e figlio della storica e omonima fondatrice, aveva deciso di tenere aperto, certo non per un investimento economico, ché alla Daria erano forse più quelli che pagavano con un «Segna, per favore», quanto per una sorta di dovere sociale. Insomma, se avevi la televisione, la dovevi mettere a disposizione di chi non l’aveva, specie se quella notte s’andava sulla Luna. Va detto che l’apparecchio di cui disponeva la Daria non era un granché e che, rispetto ai maxischermi al plasma di oggi, stava come un pattino a una portaerei. Si aggiunga che le immagini erano in bianco e nero e quelle dalla Luna erano anche parecchio sgranate, tipo film di Stanlio e Ollio. Così, visto di lì, da una stanza non tanto grande, più lunga che larga, quattro sedie e due tavolini contro la parete di faccia al bancone, la cassa e i tabacchi in fondo con la tivvù sopra la testa di Bruno, il piccolo passo di Armstrong non sembrò davvero «un grande balzo per l’umanità», come disse l’ astronauta appena alzata un po’ di polvere lunare. «Questa se l’era preparata!», fu subito il commento e l’eco fu: «Gliel’hanno scritta alla Nasa; è da quand’è partito che la ripete pe’ non dimenticalla!».
L'INFINITA NON-STOP - Il fatto è che a smontare l’aulicità del momento ci si erano messi sin dalla sera prima gli stessi Tito Stagno e Ruggero Orlando, i due giornalisti, il primo dallo studio di Roma, il secondo da Houston, protagonisti della infinita «no-stop» mandata in onda dalla Rai per far vivere in diretta l’avvenimento. Erano le 22 e 20 della sera prima quando Tito Stagno, il volto più americano di cui disponesse l’emittente di Stato, con quel ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sulla fronte e gli occhiali dalla grossa montatura nera, aveva gridato con gli occhi sbarrati dietro lenti spesse come due vetrine antiproiettile la frase che da tre ore aspettava di gridare: «Ha toccato!! Ha toccato in questo momento il suolo lunare. A voi Houston...». E dall’altra parte dell’oceano, serafico, anzi crudele, Ruggero Orlando, «erre » blesa e tono «blasé», gli aveva distrutto la telecronaca epocale: «Qui pare che manchino ancora dieci metri...». C’era di tutto, umanamente parlando, alla Daria: era punto d’incontro di artisti già affermati, celebri o che lo sarebbero stati, in primo luogo da Pietro Annigoni, che aveva studio lì vicino in Borgo Albizi e del quale Palmiro, un cugino di Bruno, era diventato segretario; passavano Nino Tirinnanzi, i fratelli Bueno, Breddo, Scatizzi, Farulli, Giuliano Pini, Loffredo, oppure l’ancora sconosciuto Mario Lovergine, che sarebbe diventato uno dei grafici più noti e che a quei tempi era andato a specializzarsi in America ed era tornato, lui che aveva i capelli crespi, che sembrava un’Angela Davis al maschile.
DON CUBA, NATALINO, UCCELLONE E IL TRIPPAIO - Al banco dove prendevano il caffè anche Mario Luzi e Primo Conti, i due storici baristi, Mario, arrivato dal Mugello che aveva 14 anni e che rimase fino alla pensione, e Valerio, che non stava mai fermo e che Annigoni aveva ribattezzato «girandola », servivano caffè e altro a personaggi come «Don Cuba», don Cubattoli, il sacerdote dei carcerati che, lasciato l’ufficio alle Murate, arrivava in bicicletta; o come Alberto Pistoresi, che aveva proprio di fronte il banco con la trippa e che, poiché gli piaceva dipingere, diceva che era pittore con l’hobby del trippaio; o come Natalino, il proprietario dell’omonimo ristorante, che era grande la metà di adesso, e che «campava a Campari»; o come Armando, meglio conosciuto come «Uccellone», e il perché è meglio lasciar perdere, titolare della trattoria, se così poteva essere chiamata una specie di osteria in piazza, proprio sotto la torre, composta di una sola stanza che era la cucina dove erano anche tre tavolini per mangiare, più due all’aperto se non pioveva. Ai fornelli era la Cocchina, che poi era la compagna di Uccellone, e tra i due, indifferenti ai clienti perlopiù studenti squattrinati, scoppiavano regolarmente epiche liti con lancio non di piatti, ma di fiaschi di vino alcuni dei quali, fortunatamente, mancavano il bersaglio e andavano a schiantarsi contro il tabernacolo della Madonna all’inizio di via Matteo Palmieri, che, per l’appunto era stata ribattezzata «la Madonna briaca». Fu in mezzo a questa umanità che, almeno in piazza San Pierino, sbarcò Neil Armstrong.
Mario Spezi
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2009/20-luglio-2009/estate-indimenticabile-1969-bar-daria-luna-1601584913003.shtml
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