#conservazione corpi
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Rosalia Lombardo: la "Bella Addormentata" di Palermo raccontata da Ada Rizzo. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nel mistero e nella storia della mummia più affascinante del mondo.
Un viaggio nel mistero e nella storia della mummia più affascinante del mondo. Ada Rizzo, talentuosa autrice di Alessandria Today, ci offre un approfondimento sulla figura di Rosalia Lombardo, la bambina palermitana conosciuta come la “Bella Addormentata” per il suo straordinario stato di conservazione nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo. Biografia dell’autrice. Ada Rizzo è una…
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michelangelob · 11 months ago
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Per dar forza ai corpi altrui, persi la mia
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” enunciò alla fine del Settecento Lavoisier nella legge della conservazione della massa. Io quella cosa lì l’avevo sperimentata sulla mia pelle un paio di secoli prima. Quanto più ero impegnato a dar energia ai corpi che scolpivo, disegnavo, fondevo o affrescavo, tanto più diminuivo nel corpo. Per dar forma a loro, forza e gloria, a farne le…
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arte1h · 2 years ago
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TITOLO: Sarcofago grande Ludovisi
DATAZIONE: III secolo d.C.
LUOGO DI CONSERVAZIONE : Museo nazionale Romano palazzo Altemps Roma
TECNICA: marmo italico
DETTAGLI: questo sarcofago è diverso dal sarcofago di giunio basso, Infatti è costituito da un groviglio di corpi rappresentati in un’unica scena, differenza dell’altro sarcofago in cui le figure sono disposte in scene differenti. In alto vi sono i soldati romani che schiacciano i barbari sconfitti.il valore è quindi propagandistico e serve a evidenziare la potenza dei romani in ambito militare.  gli elementi da notare quindi sono la torsione dei corpi, il linguaggio sintattico, il dinamismo e la violenza della scena.
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mydenisv · 2 months ago
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Il Percorso di Vita di un Atleta di Muay Thai: Un'Esplorazione Intima
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Introduzione: Nel cuore della provincia di Nakhon Si Thammarat, in Thailandia, il Campo di Boxe Chor Sukmay nel Villaggio n. 9 è un luogo in cui la passione per la Muay Thai prende vita. Questo studio si immerge nel mondo degli atleti professionisti di Muay Thai, esplorando i loro percorsi di vita, le sfide che affrontano e il ruolo cruciale che questa antica arte marziale svolge nella conservazione della cultura tailandese. La Scena: Campo di boxe del Chor Sukmay Il Chor Sukmay Boxing Camp, situato nel tranquillo villaggio del Sottodistretto di Pak Phun, è più di un semplice campo di allenamento; è una culla di aspirazioni, disciplina e tradizione. Qui, gli aspiranti atleti di Muay Thai si immergono in un rigoroso regime di formazione, sperando di forgiare non solo i loro corpi, ma anche i loro spiriti. Formazione e Allenamento: Un Impegno Disciplinato Struttura e Disciplina:Gli atleti di Chor Sukmay aderiscono a un programma di allenamento meticolosamente progettato, che va oltre i semplici esercizi fisici. Questo regime enfatizza la disciplina, insegnando ai combattenti a controllare il loro corpo e la mente. Ogni sessione di allenamento è un'ode alla dedizione, con un'attenzione particolare alle tecniche di combattimento e al controllo del peso. Competenze Tecniche:La Muay Thai è un'arte, e gli atleti di Chor Sukmay sono maestri in erba. Utilizzano competenze tecniche avanzate, affinando i loro colpi, calci e movimenti difensivi. L'obiettivo è chiaro: migliorare le prestazioni e dominare il ring. Sfide nel Percorso di Vita degli Atleti Attrezzatura e Budget: Una Lotta Costante Il campo di Chor Sukmay, come molti altri, affronta sfide finanziarie. L'acquisto e il mantenimento delle attrezzature necessarie, dai guantoni da boxe alle attrezzature per l'allenamento, sono ostacoli simboli. Con un budget limitato, garantire un ambiente di allenamento ottimale diventa un compito arduo. Controllo del Peso: Un Gioco Delicato Il controllo del peso è una parte cruciale del percorso di un atleta di Muay Thai. Gli atleti spesso ricorrono a tattiche come la riduzione del cibo e l'uso di diuretici per raggiungere il peso desiderato. Questa pratica, tuttavia, solleva preoccupazioni per la salute e il benessere degli atleti, evidenziando la necessità di un approccio più sano e sostenibile. Motivazione: Il Cuore di un Guerriero mantenere la motivazione è fondamentale per il successo di un atleta. Il campo di Chor Sukmay si impegna a creare un ambiente stimolante, riconoscendo le prestazioni e fornendo supporto psicologico. Questo approccio mira a infondere negli atleti un senso di scopo e determinazione, essenziale per la loro crescita e resistenza. Conservazione della Cultura Tailandese: Muay Thai come Patrimonio La Tradizione Wai Khru: Un Cerimoniale Sacro La Muay Thai è più di uno sport; è una tradizione profondamente radicata nella cultura tailandese. La cerimonia Wai Khru, una pratica antica, è un momento solenne in cui gli atleti rendono omaggio ai loro insegnanti e alla storia della Muay Thai. Questa tradizione è al centro del campo di Chor Sukmay, che si impegna a mantenerla viva. Promozione e Consapevolezza: Un'Arte da Celebrare Il campo mira a promuovere la Muay Thai come un'arte marziale tradizionale e uno sport professionale. Attraverso eventi, media e piattaforme online, gli organizzatori del campo cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della Muay Thai nella cultura tailandese, sia a livello nazionale che internazionale. Conclusione: Forgiare il Futuro della Muay Thai Questo studio offre una visione intima della vita degli atleti di Muay Thai, evidenziando le sfide e le gioie del loro percorso. Per garantire un futuro luminoso per questo sport, sono necessari diversi passi: - Allenamento Migliorato: Implementare programmi di allenamento strutturati con supporto tecnico e attrezzature adeguate. - Gestione del Peso Sana: Promuovere metodi sicuri di perdita di peso e fornire supporto nutrizionale per la salute degli atleti. - Motivazione e Supporto: creare incentivi e fornire supporto psicologico per mantenere alta la motivazione. - Conservazione della Cultura: mantenere vive le tradizioni della Muay Thai e promuoverle come parte integrante della cultura tailandese. La Muay Thai è più di uno sport; è un viaggio, un'eredità e una forza unificante nella società tailandese. Questo studio è un invito ad abbracciare e sostenere questa antica arte, garantendo che il suo spirito rimanga vivo per le generazioni future. Tratto da: Giornale di scienze sociali e cultura Anno 4, numero 2 (luglio - dicembre 2020) 244762-Article Text-864434-5-10-20210202Download Read the full article
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littl3pin3 · 2 months ago
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Ma tutti a ottobre escono?!! Il secondo di Oliver Pötzsch. Promette molto bene e sono contenta di ritrovare questa insolita coppia! Data di uscita: 29 ottobre.
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--- Sinossi. Vienna, 1894. Augustin Rothmayer, il singolare becchino del cimitero centrale, uomo colto che sa tutto sulla morte, riceve un’insolita richiesta dall’ispettore Leopold von Herzfeldt, con cui ha già collaborato in precedenza: deve raccontargli tutto sulla conservazione dei defunti. La richiesta nasce dal nuovo caso che Leopold è stato incaricato di risolvere: nel Kunsthistorisches Museum è stato rinvenuto un sarcofago contenente un cadavere. Ma non si tratta di una mummia vecchia di secoli. Il morto è un famoso professore di egittologia il cui corpo è stato preparato solo di recente secondo un antico rito. Si ipotizza subito che il professore sia rimasto vittima di una maledizione. Ma né Rothmayer né von Herzfeldt credono a una spiegazione soprannaturale. Il professore è stato ucciso, ne sono certi. Nel frattempo Vienna è scossa da una brutale serie di omicidi. I corpi orribilmente martoriati di alcuni giovani vengono ritrovati in varie zone della città. E, come se non bastasse, la morte di un guardiano dello zoo del Prater solleva numerosi interrogativi. Per la modalità degli omicidi, l’investigatore e il becchino nutrono forti sospetti che a commetterli sia stata un’unica mano, che ora minaccia anche loro. «Osservò le fotografie a una a una, pensierosa. Il caos nel capannone, poi i primi piani. Le terribili ferite, il sangue che nelle immagini appariva nero, il volto truccato del ragazzino, gli occhi sbarrati dal terrore… C’era qualcosa che la turbava, qualcosa di diverso da come sarebbe dovuto essere. Ma che cosa?»
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maddalenafragnito · 3 months ago
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CONVEGNO STUDI CULTURALI Bologna, 13 settembre 2024
Spermologia della nazione:
ideologia della fertilità e colonialismo di insediamento in Israele
Tecnologie di riproduzione; Sperma; Paternità postuma; Militarizzazione; Colonialismo d’insediamento
L’intrinseco legame tra ricerca medica e politiche di controllo della riproduzione non è cosa nuova: lo stesso concetto di salute “globale” origina dalla Medicina Tropicale/Coloniale/Missionaria, discipline sviluppate nel contesto del colonialismo occidentale con la funzione di regolamentare le popolazioni colonizzate per facilitare i processi di sfruttamento delle risorse umane e non umane. La ginecologia moderna, ad esempio, nasce al tramonto dell’epoca schiavista, quando la necessità di riprodurre manodopera non più importata attraverso la tratta atlantica si affida a dottori come J. Marion Sims e ai loro esperimenti a vivo su corpi di donne nere schiavizzate nelle piantagioni (Deirdre Cooper Owens 2017; Harriet A. Washington 2006). Tuttavia, l’attuale controllo della riproduzione da parte del governo israeliano tramite la pratica di prelievo e conservazione di sperma dai corpi dei soldati deceduti è uno specifico da indagare.
Prendendo in considerazione diversi testi mediali, dalle pubblicità ai film, in questo intervento analizziamo in particolare l’immaginario militarizzato della “riproduzione postuma” di cui il governo israeliano si serve per promuovere la fertilità di insediamento, attraverso l’impiego di tecnologie riproduttive, la cui storia e la cui retorica in Israele risale agli anni Trenta del secolo scorso (Boas et al. 2018; Bokek-Cohen 2016; Novick 2023). Una vera e propria spermologia, in cui il sacrificio della vita da soldato si ricompensa con paternità post-mortem e la gestazione volontaria dello sperma di morti, si fa vocazione e missione nazionale. Questa ideologia della fertilità selettiva e genocidaria, insieme ad altre ideologie promosse dal governo israeliano, come ad esempio nel campo dei diritti LGBTQI+ (Puar and Rai 2012; Shafie 2015) o del veganismo (Weiss 2016; Alloun 2020), alimenta la retorica del progresso della nazione e ne veicola un’immagine innovativa e all’avanguardia, mentre ne maschera la politica fascista.
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Bologna, biodiversità. 10,5 milioni di euro per rafforzare la Rete ecologica regionale. Al via il bando "Recore"
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Bologna, biodiversità. 10,5 milioni di euro per rafforzare la Rete ecologica regionale. Al via il bando "Recore". Dalla ricostruzione di habitat naturali, alla tutela e conservazione di specie appartenenti alla fauna minore, nonché di insetti impollinatori selvatici come le api; dai sovrappassi per supportare gli attraversamenti degli animali, alla rinaturazione dei corsi d'acqua. E ancora, acquisizione di aree, realizzazione di materiale informativo (anche multimediale) e campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Con 10,5 milioni di euro di risorse europee (Pr-Fesr) la Giunta regionale ha approvato un bando per il rafforzamento della Rete ecologica regionale (Recore) e sostenere progetti per la protezione e la conservazione della natura, della biodiversità e delle infrastrutture verdi e blu, e ridurre tutte le forme di inquinamento. Il bando è indirizzato agli Enti di gestione per i parchi e la biodiversità (Emilia Occidentale, Emilia Centrale, Emilia Orientale, Romagna e Delta del Po), all'Ente di gestione del Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, i Parchi Nazionali dell'Appennino Tosco-Emiliano e delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e a tutti gli Enti locali. "La distruzione e la frammentazione degli habitat naturali a causa dell'espansione della popolazione umana e delle sue attività- commenta l'assessora regionale a Programmazione territoriale e paesaggistica parchi e forestazione, Barbara Lori- rappresentano oggi una delle maggiori minacce alla biodiversità a livello globale e locale. Per questo la Regione interviene per la protezione e ricostruzione degli habitat naturali, per riportare il necessario equilibrio ambientale in grado di assicurare la biodiversità e un minore inquinamento complessivo. Un altro passo avanti importante per promuovere uno sviluppo sempre più sostenibile, come previsto dal Patto per il lavoro e per il clima". La Rete ecologica regionale È del 2009 il Primo programma regionale che disegna la Rete ecologica regionale (Recore) con l'obiettivo di attuare una gestione coordinata delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 per aumentare le azioni di tutela e conservazione della biodiversità. Recore è composta da aree protette e dai siti della Rete Natura 2000 interconnessi dalle aree di collegamento ecologico di rango sovraregionale (il fiume Po e la dorsale appenninica da Piacenza a Bologna e il crinale forlivese e riminese) e di livello regionale, sia trasversali, costituite dalla media montagna piacentina, dal sistema collinare emiliano, dalle valli della bassa reggiana e modenese e dalla Vena del Gesso e fascia gessoso-calcarea romagnola, nonché dalle aree fluviali. La rete ecologica continua la sua declinazione a scala provinciale e comunale. Cosa prevede il bando I contributi sono concessi a fondo perduto nella misura massima del 90% delle spese ritenute ammissibili con una dimensione minima pari a 45mila euro e massima di 1 milione per ciascun progetto. Gli interventi, che dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2026, potranno prevedere: la creazione, ricostruzione o risanamento di habitat e di habitat di specie di interesse comunitario; la realizzazione di sottopassi/sovrappassi faunistici (ecodotti); la realizzazione di scale di rimonta per i pesci dei bacini o di corridoi utili a superare sbarramenti artificiali nonché a superare la frammentazione ecologica dei corpi idrici; la creazione di zone umide (ponds e torbiere) e la rinaturazione e riqualificazione ambientale dei corsi d'acqua a favore della biodiversità e della difesa idrogeologica. Sono previste anche acquisizioni di aree, se funzionali alla realizzazione degli interventi. Oltre ad azioni di comunicazione e informazione. È possibile presentare domanda esclusivamente per via telematica, tramite l'applicazione web "SFINGE 2020" dalle ore 10 del giorno 20 maggio 2024 alle ore 13.00 del giorno 13 settembre 2024.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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gianlucacrugnola · 10 months ago
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Koomari - Movimento
La ricerca del divino dei Koomari avviene in Movimento: nell’EP d’esordio della band il richiamo spirituale non conosce parole, solo corpi mossi dal funk più esoterico. Movimento è trasformazione, innovazione, risposta opposta alla conservazione; è manifestazione del fluire delle cose, è danza, naturale reazione al funky. Il primo EP dei Koomari si dispiega dinamicamente, contro l’immobilità…
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claudiodangelo59 · 10 months ago
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CELEBRAZIONE DEL RIMPATRIO DI UN EROE
In data odierna, a Treviso, si ricorda solennemente il 70° anniversario del ritorno, dopo quasi 12 anni di atroce prigionia nell’URSS, dell’eroico Generale M.O.V.M. Enrico Reginato, allora Sten. medico del glorioso Btg. Sciatori “Monte Cervino”.
Di seguito, una emblematica pagina del suo libro di memorie sul trattamento dei prigionieri catturati dall' Amata Rossa dopo lo sfondamento delle difese tenute da Italiani ed alleati sul fiume Don:
"….Krinovaja è un grosso centro a est del Don: vi passa la ferrovia. Ai margini dell’abitato sorge un gruppo di fabbricati in muratura, circondati da reticolati : antiche scuderie.
Dentro questo recinto sono ammassati i superstiti. In quel tragico luogo entrarono trentamila uomini di tutte le nazionalità. Solo tremila, dopo venticinque giorni, uscirono ancora vivi, e in questi pochi giorni il dolore toccò il vertice dell’inumano.
I prigionieri furono ammucchiati nelle varie stalle che erano gremite sino all’inverosimile, l’acre odore della cancrena ristagnava ovunque; la fame distruggeva i corpi, la dissenteria completava l’opera di disfacimento di esseri umani martoriati da fame e sete e da parassiti che brulicavano nelle barbe incolte, sotto le vesti sudice e lacere.
Un buio tragico e ossessionante scendeva su questi orrori sin dalle dalle prime ombre della sera, interrotto ogni tanto da torce agitate da figure umane urlanti che prelevavano uomini al lavoro; poi tornava un cupo silenzio di morte interrotto da grida di dolore, da gemiti, da invocazioni pronunciate nelle più diverse lingue, da preghiere elevate al cielo ad alta voce da qualche cappellano.
Uomini furono visti diventare, per fame, feroci come lupi.
Alle prime distribuzioni di cibo, come colti da improvvisa follia, spettri umani si levavano e si precipitavano urlando, schiacciandosi, uccidendosi, rovesciando a terra ogni cosa, buttandosi al suolo per succhiare il fango impastato col cibo sparso.
Guardiani armati di spranghe di ferro dovevano fare scorta al pane per difenderlo da branchi di uomini in agguato che si avventavano per impossessarsene. Speculatori, in cambio del pane rubato, raccoglievano oggetti d’oro e falsi medici vendevano false polverine contro la diarrea in cambio di anelli ed altri preziosi.
Al centro del cortile si apriva un pozzo profondo. Là dentro, unendo cinghie di pantaloni e stracci di abiti, si calavano barattoli per attingere l’acqua. Gli assetati facevano ressa attorno al pozzo e nel tumulto qualcuno cadeva dentro e vi annegava. Con una pertica si spostavano i cadaveri e si continuava ad attingere.
Poi cominciò a profilarsi e ad estendersi una aberrazione ancora più mostruosa: la necrofagia; ma neppure chi si nutriva di quel macabro cibo si salvava dalla dissenteria e dalla morte.
Pareva che l’umanità avesse fatto d’un tratto un passo all’indietro verso i primordi: civiltà, principi morali, religiosi, sentimenti di carità e di fratellanza sembrava fossero scomparsi per lasciare posto alla brutale violenza di un raffiorare primordiale spirito di conservazione.
Quando tutti ebbero la sensazione di essere condannati dai sovietici a una crudele agonia, fu presa una risoluzione estrema. Il colonnello degli Alpini Scrimin ebbe l’incarico di chiedere al comando russo un pietoso intervento : la fucilazione per tutti. I sovietici trovarono inopportuna la richiesta e consigliarono di attendere…."
Questa era la situazione dei campi di prigionia in Russia. In quel conteso aberrante, il medico Reginato si prodigava senza riserve, amputando arti con un temperino da necessaire o con una comune sega, utilizzando come anestetico la neve o la stessa cancrena. Ma i suoi meriti andavano anche oltre: si spendeva in un continuo, esemplare trasporto di umanità, anzi di carità, nel senso evangelico del termine, che vuole sia elargito amore verso il prossimo, amore non come sensazione, ma come atto di volontà che, a Reginato, faceva vedere – in quei derelitti Soldati di ogni nazionalità, in quei corpi persino repellenti – dei fratelli, dei figli di Dio, così li definiva, così li sentiva. Li assisteva, li ascoltava, li consolava e per tutti aveva un sorriso che era luce in quelle tenebre.
Reginato ci è riuscito, anche in momenti in cui comprimeva la sua commozione al punto di impedirgli di pronunciare parola : parlavano i suoi occhi ed il suo sorriso, la sua mano carezzevole su quei corpi disfatti, finiti. E lo sguardo di quei poveri Soldati, ridotti a larve umane si spegneva, avendo come ultima percezione la luce di quegli occhi e la dolcezza di quel sorriso.
La moria dei prigionieri si attenuò solo dopo il maggio ’43 : in quei 5 mesi la maggior parte erano ormai deceduti. I sopravvissuti, ridotti a larve umane, vennero adibiti a lavori pesanti e dovettero anche sopportare un’accanita, proterva propaganda intesa a convertirli all’ideologia di quel regime. A questa imposizione si ribellò Reginato che, con alcuni altri Ufficiali, non accettò prevaricazioni ed offese, rivendicando le sue convinzioni e la sua dignità di Soldato. Alle intimidazioni seguirono, punizioni, privazioni, sevizie e continui trasferimenti sino a sfociare , negli anni ’50, in un processo basato su accuse false ed infamanti, concluso con la condanna a venti anni di lavori forzati.
Il tempo, intanto, passava e dagli altri stati belligeranti, che avevano catturato Soldati italiani, i prigionieri erano rientrati in patria nella percentuale del 95%, mentre di quelli della Russia non si sapeva nulla, sino a che, grazie alle pressioni internazionali, i superstiti cominciarono a tornare a piccoli gruppi, a scaglioni, in tempi diversi, anche a distanza di anni.
Dei Soldati italiani, su 70 mila catturati durante la ritirata, ne tornarono diecimila, molti fiaccati nel fisico, tutti nell’anima. Restavano gli irriducibili, un gruppo di 28 e, tra questi Reginato, che furono rimpatriari 11 anni dopo l’armistizio del ’43, 9 anni dopo la fine della guerra e, per Reginato, 12 anni dalla cattura. Era il 13 febbraio del ’54. Giusto 70 anni fa.
Volli essere presente al suo ritorno : appena giunse, nella sua uniforme grigioverde, fu portato a spalla in trionfo - tra una moltitudine di persone giunte anche da lontano e che non sapevano nulla dei loro parenti prigionieri, mai più tornati - sino ad una finestra della Prefettura e, così eretto, tentò di ringraziare l' enorme folla per quell’accoglienza. Con poche parole, rotte dalla commozione, non disse nulla dei suoi patimenti, dell’angoscia rinnovata, ogni volta e per anni – nel vedersi escluso dai rimpatri, perché condannato ai lavori forzati solo per aver rivendicato il suo onore di Soldato ribellandosi all’imposizione dell’ideologia marxista. Non accennò a tutto questo, ma – chiedendo scusa per essere tornato vivo e per non aver potuto fare di più come medico – parlò dei Soldati che aveva visto soffrire, agonizzare e morire, perché privati di cibo e di ogni assistenza da chi li deteneva, ai quali aveva rivolto disperatamente le sue cure con mezzi di fortuna e raccogliendo da migliaia di moribondi le ultime invocazioni e l’estremo anelito.
Quelle parole, dette con tanta schiva umiltà e tanta tensione morale, mi rivelarono che quell’Uomo, divenuto leggenda, possedeva in modo eccelso, al di là dell’etica e dell’arte medica, il requisito che mi sembrava indispensabile per chi avesse responsabilità di uomini in armi : l’amore per i propri Soldati che vuol dire rispettarli, capirli, aiutarli e proteggerli. E questo tanto più le circostanze siano critiche e disperate. Con quel prezioso viatico, di cui gli sarò sempre grato, in seguito entrai all' Accademia Militare di Modena.
Motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare concessagli:
"Ufficiale medico di battaglione alpino già distintosi per attaccamento al dovere e noncuranza del pericolo sul campo di battaglia, per oltre undici anni di prigionia fu, quale medico, apostolo della sua umanitaria missione e, quale ufficiale, fulgido esempio di fiero carattere, dirittura morale, dedizione alla Patria lontana ed al dovere di soldato. Indifferente al sacrificio della propria vita, si prodigò instancabilmente nella cura dei colpiti da pericolose forme epidemiche fino a rimanere egli stesso gravemente contagiato. Con mezzi di fortuna che non gli offrivano le più elementari misure precauzionali, non esitò ad affrontare il pericolo delle più gravi infezioni, pur di operare ed alleviare le sofferenze dei malati e dei feriti affidati alle sue cure. Sottoposto, per la sua fede patriottica e per l’attaccamento al dovere, prima alle più allettanti lusinghe e, subito dopo, a sevizie, minacce e dure punizioni, non venne mai meno alla dignità ed alla nobiltà dei suoi sentimenti di sconfinato altruismo, altissimo amor di Patria, incorruttibile rettitudine, senso del dovere. – Russia, 1942 – 1954."
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bones39 · 2 years ago
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La criogenia, ovvero la tecnica di conservazione dei corpi a bassa temperatura, è ancora una tecnologia sperimentale e non è ancora stata dimostrata la sua efficacia a lungo termine per il mantenimento della vita umana. Tuttavia, in teoria, il processo di ibernazione comporterebbe la riduzione della temperatura corporea a livelli molto bassi, in modo da rallentare o addirittura arrestare tutte le funzioni vitali del corpo.
Durante la ibernazione, il corpo sarebbe sottoposto a una serie di trattamenti per prevenire eventuali danni causati dalla temperatura estremamente bassa, come ad esempio l'infusione di sostanze crioprotettive per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio all'interno delle cellule.
Una volta che il corpo viene risvegliato dalla ibernazione, il processo di riscaldamento e ripristino delle funzioni vitali dovrebbe essere gradualmente ripreso, al fine di evitare danni alle cellule e ai tessuti. Tuttavia, il processo di ibernazione e risveglio può causare danni irreversibili ai tessuti e agli organi del corpo, il che può comportare la morte o danni permanenti alla salute.
In sintesi, anche se la criogenia è una tecnologia ancora in fase sperimentale e non è ancora stata dimostrata la sua efficacia a lungo termine per il mantenimento della vita umana, il processo di ibernazione e risveglio comporterebbe la riduzione della temperatura corporea a livelli molto bassi, il che potrebbe comportare il rallentamento o l'arresto delle funzioni vitali del corpo e, una volta risvegliato, il processo di ripristino delle funzioni vitali dovrebbe essere graduale al fine di evitare danni ai tessuti e agli organi del corpo.
esistono alcune specie di rane che sono in grado di sopportare temperature estremamente basse e di entrare in uno stato di ibernazione durante i mesi invernali. Una di queste specie è la rana toro americana (Rana catesbeiana), che può sopravvivere a temperature di congelamento per diverse settimane grazie a una serie di adattamenti fisiologici.
Durante l'ibernazione, la rana toro americana riduce la propria attività metabolica e la circolazione sanguigna, in modo da conservare le proprie riserve energetiche e di acqua. Inoltre, produce un composto chimico chiamato crioprotettore, che aiuta a prevenire la formazione di cristalli di ghiaccio all'interno delle cellule e dei tessuti, proteggendoli dai danni causati dal congelamento.
Altre specie di rane che sono in grado di ibernare includono la rana leopardo europea (Rana temporaria) e la rana di Woodhouse (Lithobates woodhousii).
Tuttavia, è importante sottolineare che l'ibernazione delle rane non è paragonabile alla criogenia umana, in quanto le rane sono in grado di sopportare temperature estreme e di entrare in uno stato di ibernazione senza subire danni permanenti al loro corpo, mentre la criogenia umana è ancora una tecnologia sperimentale e non è stata dimostrata la sua efficacia a lungo termine per il mantenimento della vita umana.
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veritanascoste · 2 years ago
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Oggi,cosa vorrebbero ottenere gli elohim marziani guerrafondai,dominatori e genetisti del nostro regno ❓
Sono trascorsi secoli ma il loro obiettivo è stato sempre quello di impossessarsi del pianeta perché confinati in questo sistema solare, è l'unico in grado di esaudire le proprie richieste per poter vivere più a lungo possibile.
Prima di compromettere il genere terrestre,si accanirono con gli igigi che usarono per lungo tempo come manovalanza. Infine,questa civiltà si ribello' ai loro creatori e questi dovettero studiare un nuovo modo per sottomettere qualcun'altro. La loro tecnologia,in quell'epoca,anche se molto avanzata... non era sufficiente per lavorare i preziosi che dovevano estrarre dalle miniere,serviva una razza da sottomettere, e in più essendo una civiltà molto oziosa ed egoista,erano inclini a farsi servire e molto presi dal progettare tecniche di laboratorio per ottenere il progetto idoneo per le loro esigenze. Programmavano e sprogrammavano....depopolavano e distruggevano , finché non crearono,usando un progetto già esistente la " formula" che avrebbe soddisfatto appieno le proprie esigenze : gli esseri umani .
Uscendo dalle leggi universali e avendo scelto un'evoluzione differente ,non hanno più fonte perché il loro sviluppo tecnologico ha stravolto il proprio genoma. Sono macchine senza emozioni e desiderano solo sterminarci attraverso il libero arbitrio umano. Non possono farlo direttamente perché il TALAT tutela il terrestre ,e per soffiarci definitivamente il pianeta hanno bisogno del nostro consenso .
Una fazione desidera ridurre l'umanità, lasciando in vita i corpi più forti che verranno SOSTITUITI CON CLONI IBRIDI NON PENSANTI,SENZA SPIRITO DI CONSERVAZIONE E SENSO DELLA NATURA,CLONI CHE MAI SI RIBELLERANNO A LORO.
L'umanità è stata predisposta alla sottomissione,i 33 codici inseriti sono stati studiati per bloccare il processo di risveglio della coscienza. Chi riesce a sviluppare queste capacità nonostante il meccanismo di controllo nel circuito della mente, è fuori dalla Matrix e in automatico porterà fuori tutto coloro che faranno leva sulle proprie capacità di apprendimento grazie agli insegnamenti dettati.
Lo comprendo, è difficile ma fattibile ❗
In questo spazio tempo, tanti di noi sono ritornati in questa matrice per aprire uno squarcio e uscire dalla cupola ❗
Ce lo stanno impedendo, io stessa faccio una FATICA immane ma la mia missione è quella di fare da APRIPISTA, da PIONIERE, il resto lo dovete fare voi ❗
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Tanatoprassi: l'arte di preservare la dignità nella morte
La morte è un evento inevitabile nella vita di ogni individuo, ma ci sono persone che dedicano il loro impegno a rendere questo passaggio un momento di dignità e rispetto. La tanatoprassi, una pratica millenaria che ha acquisito maggiore rilevanza nel corso degli anni, si propone di preservare la bellezza e l'integrità del corpo dopo la morte. In questo articolo esploreremo la tanatoprassi, le sue origini, i suoi benefici e la sua evoluzione nel contesto moderno. Quando nasce la tanatoprassi? La tanatoprassi ha radici antiche e risale ai tempi degli antichi Egizi, che utilizzavano tecniche di imbalsamazione per preparare i corpi dei defunti per l'aldilà. Il termine "tanatoprassi" deriva dal greco "thanatos", che significa "morte", e "praxis", che significa "azione". Questa pratica si concentra sull'arte di trattare il corpo dopo la morte, preservandone l'aspetto naturale e prevenendo la decomposizione. Quali sono i benefici della tanatoprassi Questa tecnica offre diversi benefici sia per i defunti che per i loro cari. Innanzitutto, consente di preservare l'aspetto naturale del defunto, ripristinando l'aspetto che aveva prima della morte. Ciò consente ai familiari e agli amici di ricordare i loro cari nel modo in cui li hanno conosciuti, contribuendo a facilitare il processo di lutto. Inoltre, la tanatoprassi può aiutare a prevenire la diffusione di malattie infettive, proteggendo il personale medico e i familiari che entrano in contatto con il corpo. L'evoluzione Nel corso degli anni, la tanatoprassi ha subito un'evoluzione significativa grazie ai progressi nella scienza e alla tecnologia. Oggi, i tanatoprattori utilizzano tecniche avanzate e strumenti specializzati per raggiungere i migliori risultati. I fluidi conservanti vengono utilizzati per prevenire la decomposizione e per trattare il corpo in modo da preservarne l'aspetto naturale. Inoltre, sono disponibili prodotti cosmetici speciali per ripristinare l'aspetto della pelle e dei capelli. La tanatoprassi come servizio professionale La tanatoprassi è diventata una professione specializzata, con tanatoprattori addestrati che offrono i loro servizi presso case funerarie e strutture apposite. Questi professionisti hanno conoscenze approfondite dell'anatomia umana, delle tecniche di preparazione del corpo e delle normative sanitarie e legali. Il loro obiettivo principale è garantire che ogni defunto sia trattato con rispetto, sensibilità e professionalità. Considerazioni etiche e culturali La tanatoprassi solleva anche considerazioni etiche e culturali. Alcune persone potrebbero sostenere che la conservazione del corpo sia in contrasto con i processi naturali di decomposizione e che la morte dovrebbe essere accettata come parte del ciclo vitale. Altri, invece, vedono nella tanatoprassi un modo per onorare e rispettare il defunto e per fornire un sostegno emotivo ai loro cari. Foto di Rae Wallis da Pixabay Read the full article
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amicidomenicani · 2 years ago
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Quesito Buongiorno p. Angelo,  ho letto sul sito tutte le risposte in merito alla cremazione e dispersione in natura.  Mia madre ha chiesto entrambe le cose.  Ora vorrei chiederLe se a parte una preghiera al momento della dispersione ci sono altre pie pratiche o preghiere fa fare.  (anche per la dispersione si deve dare una notifica alle pubbliche autorità) Grazie. cordiali saluti. s.b. Risposta del sacerdote Carissima, 1. la Chiesa preferisce la sepoltura dei corpi, sebbene acconsenta alla loro cremazione. 2. E questo per quattro motivi menzionati dall'Istruzione Ad resurgendum cum Christo della Congregazione per la dottrina della fede, che porta la data del 15 agosto 2016. 1) “Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne”. 2) “Intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia” 3) “Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone”. 4) Infine la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi". 3. In questa Istruzione viene ricordato che proprio attraverso la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, è stata tenuta desta la comunione tra i vivi e i defunti. Nello stesso tempo si è ovviato al pericolo di nascondere un evento al quale tutti dobbiamo prepararci. Ugualmente si rimedia ad un altro pericolo qual è quello di privatizzare la morte di una persona cara, dimenticando la dimensione sociale ed ecclesiale di ogni persona per la cui nascita ci si è rallegrati, con la quale si è vissuti insieme, che è stata partecipe della gioia e del dolore degli altri, della quale si è fruito del suo apporto e alla quale ci si è donati. 4. Privilegiando dunque la sepoltura o l’inumazione, tuttavia “laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi”. La cremazione è vietata solo nel caso in cui venga “scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana”. 5. Fatta la cremazione per ragioni legittime, “le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica. 6. La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose. 7. Conseguentemente l’Istruzione dichiara: “Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita”. Vi si legge inoltre: “Non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di proced
ere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione”. Questo per evitare di pensare che con la morte finisca tutto e venga troncato il rapporto con i vivi. 8. Sarebbe stato bello se l’Istruzione avesse ricordato l’importanza del sepolcro e della preziosità di essere sepolti in un luogo sacro. A questa lacuna supplisce San Tommaso ricordando l'importanza del monumento funebre, anche se la parola monumento dà l'impressione di qualcosa di grandioso, mentre è sufficiente un sepolcro, un loculo. Dice testualmente: “Tale pratica giova ai morti perché chi guarda i sepolcri ricorda i defunti e prega per loro” (Somma teologica, Supplemento, 71,11). “la sepoltura in luogo sacro giova al defunto: poiché si deve credere che il morto stesso, o un altro, nello scegliere la sepoltura del corpo in un luogo sacro affidi l'anima alla protezione e alle preghiere di qualche santo; e anche al patrocinio di quanti sono addetti a quella chiesa, in quanto pregano spesso per i morti tumulati presso di loro”. In passato i cimiteri venivano legati al nome di qualche santo, soprattutto martire. Con questo si intendeva affidare le anime dei defunti all'intercessione del santo patrono del cimitero. Oggi vi supplisce l'intercessione del santo patrono di quel territorio o di quella parrocchia. Ora disperderli per l'aria o nell'acqua del mare significa sottrarli alla speciale intercessione dei santi protettori di quel luogo sacro. Ti benedico, ti ricordo nella preghiera e ti auguro ogni bene. Padre Angelo
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scenariopubblico · 2 years ago
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#FICFest: 14 maggio
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L'ultima, e ricchissima, giornata del #FICFest si è aperta alle 10.30 con PiantaLa Mamma!, un laboratorio ludico-didattico per bambini e adulti curato dall'associazione Officine Culturali.
Un momento di condivisione e conoscenza all'interno dell'Orto Botanico dell'Università di Catania, oggi adibito alla conservazione della biodiversità con scopi di ricerca scientifica.
L'evento si è articolato in tre momenti: • un laboratorio dotato di postazioni con vasi, pennelli e tempere; qui ogni partecipante ha potuto dare spazio alla creatività, decorando la nuova casa per la pianta che, conclusa l'attività, ha portato con sé.
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Una visita guidata dell'Orto Botanico, ricca di esperienze teoriche e pratiche; infatti, i partecipanti hanno incontrato esemplari come l'Eucalyptus Citriodora, uno degli alberi preferiti dai koala in Australia per la sua freschezza, con la possibilità di abbracciarlo e odorarne le profumatissime foglie.
Una performance di danza, eseguita dalla Giovane Compagnia Zappalà Danza; essa ha avuto luogo tra i suggestivi spazi dell'Orto, in particolar modo sotto i due "alberi del drago", simboli dell'Orto stesso con i loro quasi 160 anni d’età, raccontando - come affermato dalla vicepresidente di Officine Culturali, Manuela Saccardi - la sua natura, attraverso il movimento.
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L'Orto Botanico dell'Università di Catania nacque nel 1858, ad opera del monaco benedettino Francesco Tornabene, uno dei primi docenti di botanica dell'ateneo della città. Qualche anno dopo, un privato donò un appezzamento di terra, chiedendo di coltivarci piante spontanee della Sicilia. 16.000 m² di terreno diviso che accoglie una sezione di piante esotiche, provenienti da tutto il mondo, e un orto siculo. Nel primo la disposizione del giardino è all'italiana, ossia con vialetti intervallati da vasche e aiuole, mentre il secondo è all'inglese, ed è a sua volta suddiviso secondo gli ambienti che popolano la Sicilia: dunale, di macchia mediterranea, umido e di bosco.
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Noodles per colazione?
No, non parliamo di spaghetti ma delle opere dell’artista catanese John Blond. Così denomina i suoi pattern di linee nere su sfondi colorati che nella mattina del 14 Maggio hanno preso vita a Scenario Pubblico, divenendo i corpi di tre giovani danzatrici della giovane compagnia Zappalà, la tela dell’artista. Così bodypainting ed improvvisazione si sposano in un matrimonio di autentica arte a 360°.
Dall’inizio della settimana del FicFest, John ha pian piano fatto assaggiare quella che è la sua forte e riconoscibile identità visiva dipingendo su oggetti comuni e quotidiani (sedie, bottiglie, vasi…) che ha posizionato nei vari ambienti di Scenario Pubblico.
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In un’atmosfera serena, figure osservatrici e corpi danzanti bisognosi d’arte si incontrano per comunicare, senza alcune parole e nell’attento silenzio, sensazioni, emozioni e stati d’animo. Avviene così un incontro, o forse uno scontro, tra quello che è il messaggio, la proposta degli artisti e quello che arriva allo spettatore:
«Ero rapita dalla loro dinamicità coinvolgente. Volevo ballare con loro»
Affamate d’arte, le danzatrici con i loro movimenti cercano John trovando pretesti ed occasioni per nutrirsi del suo linguaggio. E lui le sfama: disegna sui loro corpi i “noodles” che solitamente rivestono gli oggetti, le pagine del suo quaderno; qualsiasi cosa che lo ispiri. John e le ragazze sono al contempo arte e artisti e, il pubblico non può che rimanerne meravigliato. Quest’ultimo sogna di danzare con loro e l’empatia per la magia creatasi è così forte da farci sentire come immersi in un quadro. I continui spostamenti degli elementi presenti nella sala sottolineavano la sensazione di infermità, dando la percezione che questi, non siano poi così inanimati. Al contrario, le ragazze assumevano in maniera discontinua pose come a voler impersonificare quelle che sono sempre state le “tele” di John Blond.
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Durante la performance gli spettatori hanno potuto consumare vivande e cocktail grazie ad un brunch organizzato da ScenarioCafè: per il coreografo Roberto Zappalà è stato una sorta di esperimento per testare “un ulteriore incontro anche con il food”.
Tra colori, linee tracciate e rispetto reciproco, la sala White di Scenario Pubblico è stata sfondo di un quadro animato che ha rapito e incantato i presenti.
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A seguire, alle 19, è stata portata in scena una produzione della compagnia Körper che, con il sostegno di Scenario Pubblico, ha costruito un lavoro ispirato ai film del regista, sceneggiatore e produttore Dario Argento.
Siete mai stati ad un rave party con occhiali da sole e musica techno?
Questa è stata l'atmosfera creata da Gennaro Maione, performer, danzatore e coreografo.  La creazione è stata abbagliante agli occhi in quanto molto diretta e basata su un concetto molto forte che ritrae gli effetti che la droga provoca sui corpi umani. MDMA è infatti il nome di una sostanza psicoattiva appartenente alla classe delle feniletilamine, dagli spiccati effetti stimolanti ed entactogeni. 
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Il gioco scattante di luci rosse e bianche ha creato una sensazione e una situazione coinvolgente per il pubblico, la maggior parte del quale ha visto la performance filtrata dagli occhiali da sole. Questi ultimi, oggetto chiave della scena di Gennaro, hanno fatto sì che noi rappresentassimo la morte: ecco perché il protagonista entra in scena con una sorta di tic agli occhi. Guardare la distesa di occhiali da sole di fronte a lui ha significato il destino verso cui potrebbero andare in contro le persone che utilizzano sostanze come l’MDMA.
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Il danzatore, nella sua essenza, rappresenta il dualismo tra follia e solitudine, è un corpo selvaggio vittima e carnefice della sua stessa dipendenza. Ha la capacità di far entrare nel suo mondo chiunque lo guardasse, catturare l'attenzione in modo estenuante grazie ai continui movimenti veloci che non hanno permesso agli spettatori di distaccare lo sguardo perché poi è subentrata la curiosità di vedere l'apice del piacere, il massimo che potesse raggiungere quell’eccitazione mentale e corporea. Il coinvolgimento totale è stato reso possibile anche grazie alla musica techno, il cui suono si propagava in un continuo crescendo, corrispondente alla crescita dell'effetto della droga.
Il pomeriggio è stato condiviso con lo spettacolo Memento della compagnia Cornelia. Come descritto dalla sinossi, Memento è una pièce di danza che si fonda sul non-evento. Ispirata ad Aspettando Godot di Beckett, il gioco dei danzatori è fondato sul susseguirsi di speranze che non trovano una soluzione. In scena, infatti, i quattro danzatori in outfit total black trasparente, si muovono creando quel tipo di tensione che si prova quando non si riesce a raggiungere uno scopo. Quasi come fossero all’interno di un videogioco, hanno sviluppato diversi pattern geometrici in movimento (fila, gruppo, rete) in diverse direzioni, con l’esecuzione di una serie circoscritta di movimenti eseguiti all’unisono ma in diverso ordine.
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Una corsa dell’attesa collegata idealmente ai momenti della vita, sempre in divenire e in via di definizione anche quando si pensa di aver raggiunto un obiettivo prestabilito. La variazione di diversi temi cinetici è continuata sviluppandosi all’interno del quartetto dando spazio a brevi soli e trii. Un unisono estetico pensato all’interno di una scena spoglia, illuminata con un fondale sulle tonalità del blu, un colore, che ha molte valenze simboliche, riconducibili anche al sacro.
Sarebbe proprio in quel momento di mezzo ciò che rimane importante, il viaggio dunque e non la meta che è spesso un’idea di arrivo fallace. Memento, cioè ricordati, ha tentato l’invito a questa riflessione senza collegarsi ad una narrazione chiara ma più astratta e simbolica.
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Qualsiasi viaggio, comunque, sfortunatamente, dura per sempre, nemmeno quello del #FICFest!
E non poteva esserci conclusione migliore per questa bellissima settimana, che quella con una performance altrettanto bellissima quale è Body Teaches della Compagnia Zappalà Danza.
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Sette meravigliosi danzatori, musica classica dal vivo, canto lirico, la Black Box piena come non mai e la festa conclusiva: questa è l’essenza di un gran finale.
Lo spettacolo, che (piccolo spoiler) alla fine coinvolge letteralmente gli spettatori all’interno della scena, è stato pensato per essere presentato in diverse scuole di Catania e avvicinare i giovani alla danza contemporanea e al linguaggio Modem. Il repertorio dinamico della compagnia entra in “contrasto” con alcuni frammenti di Vivaldi e Bach suonati da alcuni orchestrali dall’Ensemble del Teatro Massimo Bellini. La musica minimale di base è mescolata, inoltre, con frammenti dell’Inno alla Gioia e Casta Diva interpretati dal soprano Marianna Cappellani, creando una bella unità con il Modem Language.
Body teaches si è concluso, appunto, con l’entrata in scena del pubblico, invitato gentilmente dai danzatori e dalla cantante, per una piccola improvvisazione che, con nostra sorpresa ad un certo punto si è trasformata in una pista da ballo.
Non potevamo desiderare un finale migliore per il FICFest.
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Ringraziamo tutte le persone che sono state con noi durante questa magica settimana. Ci vedremo il prossimo anno!!
Credits a cura di: Sofia Bordieri Reporter: Luca Occhipinti, Teresa De Angelis, Martina Giglione, Ania Kacsmarska Media: Shamira Renzi, Teresa De Angelis, Simona Puglisi, Matilde Bianchi
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arte1h · 2 years ago
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TITOLO: gruppo di Dioniso Demetra Kore e Artemide
DATAZIONE: 435-432 a.C.
LUOGO DI RITROVAMENTO : frontone orientale del Partenone
LUOGO DI CONSERVAZIONE : Londra British Museum
TECNICA: marmo pentelico
DETTAGLI: questa scena rappresenta Dioniso e tre dee. Il primo è disposto in modo simmetrico rispetto alla dea posta a destra. Le sue gambe però sono aperte così da rompere la rigidità della scena dovuta al fatto che le figure sono disposte tutte su un unico piano. Gli elementi da notare sono il movimento di torsione dei corpi, il dinamismo accentuato dal panneggio svolazzante della dea in piedi, la tecnica del panneggio bagnato, il chiaroscuro e la muscolatura perfetta.
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enkeynetwork · 2 years ago
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