#cronaca Novi Ligure.
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Novi Ligure – I Carabinieri domano le fiamme di una canna fumaria in attesa dei Vigili del Fuoco
Prontezza e spirito di servizio: l'intervento tempestivo dei Carabinieri salva la situazione
Prontezza e spirito di servizio: l’intervento tempestivo dei Carabinieri salva la situazione A Novi Ligure, un principio d’incendio ha messo in allarme una famiglia quando una canna fumaria ha preso fuoco. Mentre i Vigili del Fuoco erano in viaggio da Tortona, i Carabinieri, giunti tempestivamente sul posto, hanno dimostrato grande prontezza e professionalità, riuscendo a contenere le fiamme…
0 notes
iannozzigiuseppe · 4 years ago
Text
Padre vostro - Lou Palanca - Rubettino editore - In uscita il 29 aprile 2021
Padre vostro – Lou Palanca – Rubettino editore – In uscita il 29 aprile 2021
Padre vostro – Lou Palanca In uscita il 29 aprile 2021 RUBETTINO EDITORE Padre vostro (Rubettino editore) è il nuovo romanzo del collettivo di scrittura Lou Palanca. Trama Ad ispirare questo libro è la figura silenziosa e potente di Francesco De Nardo, padre della protagonista di uno degli episodi di cronaca più sconvolgenti avvenuti nel nostro Paese: il delitto di Novi Ligure del 21 febbraio…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
nipresa · 5 years ago
Text
Leggevo di Renzi che riesce a superare a destra Salvini sull’autista di bus aggredito da una banda di ragazzini e mi domandavo: quando è iniziata la morbosa attenzione della politica verso episodi di cronaca?
Uno spartiacque potrebbe essere stato il delitto di Novi Ligure, con gli immigrati accusati in prima battuta e fiaccolare di protesta organizzate dalla allora Lega Nord?
12 notes · View notes
bergamorisvegliata · 3 years ago
Text
MEDIATICA-MENTE (1)
Tumblr media
Ovvero: come la stampa e le sue manipolazioni, hanno inciso nel tessuto sociale attraverso ogni genere di eventi drammatici, anche i più banali, orientando e condizionando l'opinione pubblica che -soprattutto a partire dagli anni '80 in poi- con l'avvento delle dirette televisive e dei dibattiti (comunemente definiti "talk shows") ha via via seguito più le "mode" del momento che farsi un'opinione davvero libera e indipendente, sino ad arrivare ai nostri giorni.
Quello che segue è un elenco solo apparentemente freddo, ma che rende l'idea di un paese in balìa degli eventi, che non reagisce e non risponde alle domande e ai bisogni reali, ma che si lascia sopraffare dalle dinamiche e dalle "il"logiche di un sistema che impone una cieca obbedienza riguardo a usi, costumi e mentalità di una società sempre più plasmata a immagine e somiglianza dei suoi padroni.
---------------------------------------------
AGOSTO 1980
Il 2 agosto un boato enorme scuote la Stazione di Bologna: una bomba piazzata nell'atrio uccide 85 persone e causa il ferimento di oltre 200 civili. Anni e anni di indagini non hanno ancora portato a un "nome" o ad un'organizzazione che più volte è stata raffigurata all'interno degli ambienti dell'estrema destra, tra i quali Valerio Fioravanti e Francesca Mambro più volte condannati ma mai tradotti in carcere.
------------------------------
1981
Nel mese di giugno irrompe la televisione con le sue dirette nella vita di una famiglia in apprensione per il piccolo Alfredino, scivolato in un pozzo artesiano il 10 giugno nei pressi di Frascati. Polemiche a non finire per le immagini dell'epoca che fecero scalpore, non tanto per la drammaticità, quanto per un sospetto di "manipolazione" mediatica che iniziò a farsi strada in quegli anni. La condanna fu proprio verso la spettacolarizzazione delle riprese, e per le cronache del periodo, "ree" di aver causata la (forse) evitabile tragedia in nome di un'audience che avrebbe favorito il richiamo inevitabile delle varie aziende, sponsorizzatrici poi di programmi dalla qualità sempre più inferiore. E intanto, il 13 giugno, un piccolo bimbo di soli 6 anni, moriva tragicamente.
Questo il commento di Gianluca Santalmassi, durante l'edizione straordinaria del TG2 del 13 giugno 1981: «Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi.»
------------------------------
13 FEBBRAIO 1984
Ancora il giorno 13 nella notizia che vede -dopo anni e anni di ricerche- al centro dell'attenzione: Annunciata Brignoli, Giannina Pezzoli e la piccola Aurora. La prima scomparve nel 1978, le altre nel 1981. Il brigadiere Vincenzo Donini e un giovane magistrato (Antonio Di Pietro) durante un sopralluogo, fanno la macabra scoperta, "favorita" da tracce di sangue tra le lenzuola, e dall'aver chiesto di sfondare una parete che conteneva due sacchi neri chiusi con lo spago: all'interno i corpi delle tre donne, rispettivamente suocera, moglie e figlia di Giovanni Bergamaschi, a sua volta accusato dell'assassinio di Michele Canali, trovato morto il lunedì precedente al quel tragico 13 febbraio.
Tumblr media
23 DICEMBRE 1984
Antivigilia di Natale lungo la direttrice ferroviaria Firenze-Bologna: all'interno della galleria nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, una bomba posizionata su una griglia porta-bagagli, riduce in brandelli una carrozza del treno "Italicus", causando la morte di 15 persone e il ferimento di altre 300. Inevitabilmente le indagini scandagliarono gli ambienti della criminalità organizzata, tra la mafia e gli apparati della destra eversiva, ma ancora non hanno nomi gli autori di quell'attentato, uno dei più cupi nella Storia della Repubblica Italiana.
-------------------------------
In ordine sparso:
Una lunga scia di orrori si è consumata negli anni tra le mura di tante case che dovrebbero invece essere i posti più sicuri per i bambini.
La cronaca registra infatti tanti, troppi, episodi come quello accaduto a Margno, nel Lecchese, nel quale due gemelli di 12 anni hanno perso la vita per mano del padre.
Era il 4 gennaio del 1994 quando a Civitavecchia Tullio Brigida uccide i figli Luciana, Laura e Armandino e li sotterra nelle campagne di Cerveteri, dove furono poi ritrovati il 20 aprile 1995 dopo numerose ricerche. Anche in questo caso, come quello registrato a Lecco, la motivazione fu la vendetta nei confronti della ex moglie Stefania Adami, con cui aveva avuto vari scontri a volte sfociati in episodi di violenza
Il 7 settembre 1997 l'ex poliziotto Angelo Sinisi, 46 anni, uccide, a Roma, sul viadotto della Magliana, le due figlie di 4 e 7 anni e si suicida con un revolver calibro 38. Non voleva riportarle a casa, dalla ex moglie, dopo una giornata di mare, giochi e regali.
-----------------
DELITTO DI COGNE
E' forse l'evento mediatico più seguito dell'era moderna, quello che vede al centro Annamaria Franzoni, colpevole dell'omicidio del figlio Samuele.
Tumblr media
E che dire del delitto messo in atto da Pietro Maso che uccide i genitori nell'aprile del 1991?
O quello che vede coinvolti Erika e Omar, in quello che è noto come il "giallo di Novi Ligure" e la morte della mamma e della sorella di Erika?
------------------------------------------------
FEBBRAIO 2011
L'evento che ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso: il 26 febbraio viene ritrovato senza vita il corpo di Yara Gambirasio, giovane e promettente ginnasta di Brembate Sopra (BG) scomparsa il 26 novembre. Indagato in un primo momento Mohamed Fikri, le indagini vengono poi concentrate all'interno di un cantiere per la realizzazione di un centro commerciale e i cui risultati portano all'arresto di Massimo Bossetti.
E' -mediaticamente- uno dei maggiori casi più seguiti, unitamente a quello che vede coinvolti i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi,
Tumblr media
per un caso meglio noto come "l'omicidio di Erba", assassinio compiuto ai danni di Raffaella Castagna, del piccolo Marzouk, della madre di Raffaella, Paola Galli, e della vicina di casa Valeria Cherubini.
In relazione agli ultimi due casi citati, si hanno ancora notevoli dubbi e perplessità riguardo alle condanne, in quanto le dinamiche e le stesse indagini non sembrano convincere parte dell'opinione pubblica, anche per il fatto che le richieste dei legali e degli ispettori incaricati di analizzare le varie componenti, non sono state del tutto accolte, in ciò generando interrogativi su come e su chi siano i veri "rei" degli assassini di Yara e delle vittime di Erba.
-FINE (1)-
nella prossima "puntata", fatti legati a casi di eventi legati alla politica e al mondo del sindacalismo, e episodi avvenuti a livello internazionale.
0 notes
Text
Manifestazione No-Vax e No-Green-Pass contro il dottor Bassetti, denunciato il promotore
Ha pesantemente inveito con un megafono contro le misure vaccinali e il green-pass in occasione della presentazione del libro del dottor Matteo Bassetti, “Una lezione da non dimenticare. Cronaca della battaglia per sconfiggere il Covid- 19 senza panico, né catastrofismo”. E’ successo il 29 luglio, a Novi Ligure dove un nutrito gruppo di persone si è ritrovato in piazza Delle Piane …... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/37yxPkZ via Adriano Montanaro - Alessandria
0 notes
giancarlonicoli · 4 years ago
Link
2 feb 2021 10:40
“IL CASO CHE MI SCONVOLSE DI PIÙ? ERIKA E OMAR” - PARLA LUCIANO GAROFANO, EX CAPO DEI RIS DI PARMA E IN PRIMA LINEA SULLA SCENA DEL CRIMINE: “FALCONE E LA MOGLIE POTEVANO SALVARSI. DONATO BILANCIA ERA UN ISTRIONICO CHE UCCIDEVA PERCHÉ SI SENTIVA VESSATO. A COGNE L'OPINIONE PUBBLICA SEGUÌ L’EMOTIVITÀ. SU ROSA E OLINDO NOI NON TROVAMMO NIENTE. E MOLTI SUICIDI MERITEREBBERO PIÙ ATTENZIONE: DAVID ROSSI, MARIO BIONDO MA ANCHE TIZIANA CANTONE...”
-
Giovanni Terzi per “Libero quotidiano”
Ci sono due frasi di Arthur Conan Doyle, lo scrittore e drammaturgo britannico creatore di Sherlock Holmes, che riecheggiano nella mia memoria quando penso a quanto siano cambiate le indagini investigative negli ultimi anni: «Nella matassa incolore della vita scorre il filo rosso del delitto, e il nostro compito sta nel dipanarlo, nell'isolarlo, nell'esporne ogni pollice». Ci fa comprendere quanto sia importante l'attenzione al particolare, al dettaglio. Se poi viene seguita da quest'altra frase, «… il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare», rimarca come spesso la soluzione dei casi sia sotto i nostri occhi, o meglio, nel luogo del crimine.
Di questo parliamo con Luciano Garofano, biologo e generale in congedo dell'arma dei Carabinieri, colui che ha comandato il famoso Ris di Parma - il Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma - facendolo diventare un riferimento nazionale per le indagini sciemtifiche.
Da quando lei iniziò molte cose nelle indagini sono cambiate e si sono evolute a livello scientifico?
«Credo che siamo in un periodo in cui la scienza ha consentito una vera e propria rivoluzione dal punto di vista delle possibilità di analisi. Sono nati test che ci permettono di vedere tracce invisibili ad occhio nudo. Se ci pensate, fino a poco tempo fa non avevamo né la possibilità di analizzare il Dna, né avevamo a disposizione microscopi analitici che permettono di vedere e esaminare l'invisibile. Questo lo dico perché una volta si analizzava solo ciò che l'occhio vedeva».
Uno dei primi casi che lei ha affrontato è stato quello della strage di Capaci. Vuole raccontare questa sua esperienza?
«È stato il mio primo grande caso, anche se ricordo con emozione pure la strage di Bologna. Insieme al dottor Aldo Spinella, all'epoca responsabile del Laboratorio di biologia della polizia di Stato, e grazie all'amicizia e alle relazioni che lo stesso Falcone aveva con l'Fbi, siamo riusciti a dare un contributo decisivo al caso. Le indagini sui famosi mozziconi di sigaretta avevano contribuito ad individuare i soggetti responsabili di quella efferata strage. In seguito uno di loro divenne collaboratore di giustizia, e credo che fu anche grazie ai miei modi di interloquire con lui che poi si pentì».
Pochi ricordano che l'autista di Falcone si salvò perché non guidava. Pensa che se fossero stati seduti dietro, il giudice e la moglie si sarebbero salvati?
«Non posso dirlo, e credo che questo faccia parte di casualità e destino. La logica direbbe che visto che Costanza, l'autista che si era seduto dietro lasciando Falcone e la Morvillo davanti, si salvò, lo stesso sarebbe potuto accadere anche al contrario. Però, mi creda, con un esplosivo così elevato, cento chili, è difficile, anzi impossibile, fare ipotesi. La mafia aveva organizzato per ammazzare tutti».
Quest'anno è scomparso Donato Bilancia, il killer delle prostitute. Come si riuscì a prendere?
«È stato il trionfo della collaborazione tra indagini tradizionali e nuova scienza fatta di Dna e balistica. La scienza analizzava, ma parallelamente sul terreno, localmente, si cercava di stringere attorno a qualcuno che avesse caratteristiche compatibili. Se da una parte noi avevamo un residuo di Dna, questo sarebbe rimasto privo di valore senza la modalità classica di investigazione. Se ci penso abbiamo arrestato, in quaranta giorni, un killer che aveva commesso in sei mesi diciassette omicidi. Di questo devo ringraziare l'intuito investigativo dell'allora colonnello Filippo Ricciarelli e dei suoi uomini. Devo dire che siamo stati premiati perché tutta la parte tecnica si è fondata, dal punto di vista logistico, su un unico laboratorio. I reperti, infatti, approdavano a Parma, e questo ha consentito di dire che era la stessa mano che si macchiava dei tanti delitti».
Che personalità aveva Donato Bilancia?
«Era un istrionico che uccideva perché si sentiva vessato dalle persone che frequentavano assieme a lui le bische clandestine. Uccideva per vendetta e frustrazione.
Bilancia è stato per me il serial killer più atipico del mondo; era mosso da una vera e propria furia omicida e per lui uccidere divenne una sfida».
A cosa portarono le indagini tradizionali?
«Alle somiglianze tra le vittime. Queste frequentavano le bische clandestine. Inoltre alcune testimonianze come quella decisiva del trans che si finse morto».
Un delitto che fece diventare mediatica la cronaca nera fu quello di Cogne. Perché, secondo lei, molti ancora credono nella innocenza della Franzoni?
«Come in tanti casi accade, a chi non legge le risultanze processuali, di rimanere vittima di pregiudizi o suggestioni. Oggi, spesso, l'opinione pubblica segue l'emotività e non è obiettiva sui dati. Le faccio un esempio...».
Mi dica.
«Noi abbiamo seguito l'ipotesi di una terza persona quando abbiamo rilevato tracce diverse di sangue nel garage, ma poi si sono verificate essere di un animale. Quella di Cogne fu un'indagine incredibile, avevamo a Parma costruito una stanza apposta che ci facesse fare le prove di come si erano distribuite le macchie di sangue sul pigiama, sul piumone e sul muro».
E siete così arrivato alla mamma?
«Non noi, il giudice. L'esperto non dà il nome dell'assassino, ma ne fa emergere le caratteristiche utili affinché il giudice possa decidere».
Però molti altri casi nella storia del crimine sono rimasti irrisolti: perché?
«Spesso quello che non è recuperabile è l'attività sulla scena del crimine. Ciò che tu perdi e contamini alla fine non recuperi e tendenzialmente rende difficile ogni ricostruzione. Spesso c'è poca organizzazione e ritengo che sarebbe urgente e necessario una adeguata formazione».
Mi faccia un esempio.
«Spesso c'è arroganza tra chi arriva e decreta, ad esempio, un suicidio. L'esempio di Tiziana Cantone, a cui nessuno ha mai fatto una autopsia, è solo l'ultimo di una lunga lista».
Altri esempi?
«L'omicidio di Chiara Poggi. I primi interventi - i Ris vennero dopo - sono stati fatti in modo superficiale. Inoltre anche le testimonianze dovrebbero tutte essere video registrate. Un giudice, sempre, si trova a decidere senza vedere le prime sit (sommarie informazione testimoniali) che spesso potrebbero divenire decisive. In questo modo la testimonianza perde di valore».
Cos'altro manca per rendere più giusta l'investigazione?
«Avvalersi di tecniche psicologiche da attuare durante l'interrogatorio. Sarebbe importante arricchirsi di queste competenze».
Un altro delitto che mostra crepe investigative è quello di Erba.
«Noi, i Ris, non abbiamo trovato niente per quello che sono stati i nostri accertamenti (né nel camper né nell'appartamento) che potesse avere un nesso causale dell’omicidio. Altri hanno trovato una traccia che è servita per l'incriminazione di Rosa e Olindo».
Sul caso dell'omicidio di via Poma a Simonetta Cesaroni?
«Ho grande rispetto per una sentenza passata in giudicato e quindi Busco deve essere considerato innocente. Da parte mia, non sono d'accordo sulle analisi delle tracce su reggiseno e corpetto che, secondo me, dimostrano una responsabilità chiara».
E cosa dire di tanti "suicidi" imperfetti, da David Rossi a Mario Biondo?
«I suicidi sono molto insidiosi. Ci si appiattisce sull'ipotesi del suicidio perché apparentemente accontenta tutti: così è stato per molti casi e, mi creda, meriterebbero più attenzione e protocolli condivisi».
Tra tutti i casi che lei ha seguito, ce n'è uno che le è rimasto impresso? Perché?
«Anche se cerchi di distaccarti dagli aspetti emotivi, spesso non ci riesci. Così l'omicidio di Novi Ligure compiuto da Erika e Omar mi sconvolse; forse anche perché avevo io figli della stessa età dei protagonisti. Mai compreso e mai dato spiegazione a come una sorella sia riuscita a compiere un delitto così efferato nei confronti del fratellino dodicenne».
Insomma, c'è più scienza ma meno certezza di prendere l'assassino. Come mai? Ci manca il saggio "commissario Nardone"?
«Credo che abbiamo tutti gli strumenti per arrivare alle soluzioni dei casi senza pregiudizi e credendo al valore di ogni ruolo. Forse a volte manca l'umiltà».
0 notes
purpleavenuecupcake · 5 years ago
Text
Penultimi in UE per investimenti esteri e tante multinazionali in difficoltà: è fuga dal nostro paese?
L’Ufficio studi della CGIA ricorda che non siamo un Paese attrattivo per gli investitori stranieri. Purtroppo, le tante problematiche a cui sono sottoposti quotidianamente i nostri imprenditori hanno innalzato nel tempo una ipotetica barriera d’ingresso che “dirotta” altrove gli interessi degli investitori esteri. C’è un avversione culturale verso il mondo delle imprese D’altronde, con tante tasse, una burocrazia asfissiante, poca certezza del diritto, una giustizia civile lenta e poco efficiente, tempi di pagamento della nostra Pubblica Amministrazione tra i più elevati d’Europa e un deficit infrastrutturale spaventoso, non c’è da meravigliarsi se l’Italia si colloca al penultimo posto nell’Unione Europea per gli Investimenti Diretti Esteri (IDE). Nel 2018, infatti, questi ultimi ammontavano al 20,5 per cento del Pil, pari a 361,1 miliardi di euro. Tra i paesi dell’Unione Europea monitorati dall’OCSE, solo la Grecia registra un risultato peggiore del nostro.
Tumblr media
Pertanto, con pochi investimenti stranieri e molte holding in procinto di lasciare l’Italia, come fa la politica nazionale a sottovalutare questi segnali così preoccupanti? Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo: “Premesso che, ad esempio, ArcelorMittal, Embraco, Whirlpool e molte altre multinazionali non sono certo delle onlus, ma delle realtà fortemente determinate a perseguire i propri interessi spesso in barba agli accordi preventivamente sottoscritti con le parti sociali, è altrettanto evidente che le responsabilità di un loro possibile addio vanno ricercate anche in un clima generale di avversione nei confronti delle aziende presenti nel nostro Paese. In Italia, infatti, si avverte in molti strati della società e della Pubblica Amministrazione una cultura del sospetto verso gli imprenditori che condiziona negativamente la crescita e lo sviluppo”. Il peso e le difficoltà delle multinazionali straniere presenti in Italia Secondo gli ultimi dati Istat disponibili (anno 2017), le multinazionali, ovvero le imprese a controllo estero residenti in Italia, sfiorano le 15.000 unità, danno lavoro a poco più di 1.350.000 addetti e producono 572,3 miliardi di euro di fatturato all’anno.
Tumblr media
“Sebbene siano sempre più diffuse nel settore dei servizi e meno nel comparto industriale – asserisce il segretario della CGIA Renato Mason – le multinazionali estere sono comunque una componente importante della nostra economia, soprattutto nei settori ad alto valore aggiunto. Ricordo, inoltre, che in termini di lavoro queste realtà occupano direttamente il 6 per cento circa di tutti gli addetti presenti in Italia e concorrono a produrre poco più del 17 per cento del fatturato nazionale”. L’elenco delle big company straniere più importanti che nel 2019 sono state al centro della cronaca sindacale sono: ArcelorMittal (Taranto), Bekaert (Incisa Valdarno – Fi), Bosch (Bari), ex-Embraco (Riva di Chieri – To), Unilever (Verona) e Whirlpool (Napoli). Tra i grandi marchi del “made in Italy” che stanno vivendo momenti difficili segnaliamo Alitalia (Roma), Ferriera (Trieste), Gruppo Ferrarini (Reggio Emilia), La Perla (Bologna), Pernigotti (Novi Ligure – Al) e Stefanel (Ponte di Piave – Tv).
Tumblr media
Il caso Ikea: incertezza e burocrazia bloccano le aperture ad Arese e Verona Premesso che – soprattutto nel Veneto – non si sentiva certo l’esigenza di aprire un nuovo megastore, il caso Ikea, scoppiato in questi mesi, è comunque emblematico nell’evidenziare l’avversione culturale che esiste nel Paese nei confronti di chi fa impresa. La multinazionale svedese ha deciso di rinunciare all’apertura di due nuovi punti vendita da 35-40 mila metri quadri ad Arese e Verona. Pare, stando alle indiscrezioni apparse sulla stampa specializzata, che le motivazioni di questo abbandono siano riconducibili all’incertezza innescata dalla politica, che in più di una circostanza ha ventilato l’ipotesi di non consentire l’apertura domenicale e, in particolar modo per il progetto scaligero, i ritardi e i rinvii accumulati in questi ultimi mesi per l’individuazione dell’area, a seguito dell’elevato numero di adempimenti burocratici ed amministrativi sorti nel frattempo. Insomma, un altro caso in cui la mancanza di certezza legislativa e le lungaggini burocratiche hanno fatto desistere un investitore straniero. Gli investimenti esteri premiano ancora il settore produttivo Dei 372,1 miliardi di euro di IDE presenti nel nostro paese nel 2017, il 27,8 per cento circa (pari a 103,4 miliardi di euro) ha interessato il settore manifatturiero (in particolar modo alimentari/bevande, autoveicoli, metalli e prodotti di metallo, etc.). Seguono la attività professionali, scientifiche e tecniche, in parte ascrivibili a consulenze aziendali di vario tipo, che incidono per il 21,4 per cento (79,5 miliardi di euro) e il commercio e l’autoriparazione con il 10,8 per cento (40 miliardi di euro). Gli ambiti dove la presenza pubblica è più significativa sono anche quelli dove si registrano i livelli più bassi di investimenti diretti esteri. E’ il caso del settore artistico con 742 milioni, di quello riferito all’acqua, reti fognarie e rifiuti con 401 milioni e nella sanità/assistenza sociale con 110 milioni di euro.
Tumblr media
  APPROFONDIMENTO Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) sono una categoria di investimenti che riflette l'obiettivo di stabilire un interesse duraturo da parte di un'impresa residente in un'economia (investitore diretto) in un'impresa (impresa di investimento diretto) residente in un'economia diversa da quella dell’investitore diretto. L'interesse duraturo implica l'esistenza di una relazione a lungo termine tra l'investitore diretto e l'impresa di investimento diretto e un significativo grado di influenza sulla gestione dell'impresa. La proprietà diretta o indiretta del 10% o più del potere di voto di un'impresa residente in un'economia da un investitore residente in un'altra economia è la prova di tale relazione secondo i dati dell’OCSE. Read the full article
0 notes
pangeanews · 5 years ago
Text
Ai confini del sangue. Girardengo, il campione che vinse il Giro d’Italia dopo aver battuto la Spagnola, & Sante, l’amico fuorilegge
Una corsa Costante e feroce, di quelle che ti sega le ginocchia. Una fuga, veloce e scattante, da uno spazio acetato, abbacinante, asettico verso la libertà. Rialzarsi quando eri semplicemente straiato. Vivere la vita – se vivere è la parola gusta – da un letto, e immaginare una finestra, e il cielo, e la strada, e le persone che ti incitano, dai dai dai, e tu sei lì, a testa bassa, mentre il cuore pompa e le gambe mulinellano all’infinito, e spingono sui pedali.
*
“Mi allenavo duramente con un mattone legato alla bici per avere vantaggi in corsa quando il mattone lo lasciavo a casa. Il ciclismo è uno sport che richiede sacrifici, sacrifici, ancora sacrifici. Non si diventa G. per caso”.
*
Poi il Giro d’Italia del 1919, lo ha vinto. Sopravvissuto al conflitto, ma soprattutto a qualcos’altro di enorme, attuale, devastante: l’influenza Spagnola lo aveva quasi ammazzato. “Rischiai seriamente di morire” disse. Poi dominò la corsa rosa: la prima dopo la Grande Guerra. Vinse la tappa da Trento a Trieste, le città irredente, e fu portato in trionfo tra i tricolori. Un eroe. Negli anni Venti qualcuno diceva che fosse più popolare del Duce e che i treni si fermavano al paese dove era nato per tributargli gli onori, come si faceva per le autorità e i grandi Capi di Stato.
*
“Non lo si vedeva mai arrivare. Appariva di colpo”, scrisse di lui Mario Soldati. Esattamente come la Spagnola, esattamente come il Coronavirus: in fondo il ciclismo è una metafora illuminata della vita. Le difficoltà e le salite vanno affrontate perché se sali, poi devi per forza scendere.
*
Costante era nato il 18 marzo 1893 a Novi Ligure. I genitori facevano i contadini. Era il quarto di sette figli e andò a scuola fino alla sesta elementare. Divenuto giovincello, comprò a rate, per 160 lire, una vecchia bicicletta: gli serviva per recarsi a lavoro.
*
Anche Claudio Bisio è nato a Novi Ligure. Così come, ma molti anni prima, Sante Pollastri.
*
Costante – battezzato con il nome di Costantino – fa di cognome Girardengo, e pedalava. Sante Pollastri invece era più giovane: classe 1899. Sei anni li separano. Ma non la fama: entrambi, per motivi diversi, la raggiungono. Sono, in fondo, “due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta, un’unica passione per la bicicletta, un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memoria…”.
*
Ha avuto ottima memoria invece Luigi Grechi: un amico, Giancarlo Cabella, gli racconta la storia dell’amicizia tra un bandito e assassino e un celebre campione dei pedali nati, quasi per caso, nella stessa città. E Luigi si mette a scrivere una canzone.
*
“Si intitola Il bandito e il campione e racconta la strana storia (vera) di Costante Girardengo e Sante Pollastri, amici d’infanzia divenuti successivamente l’uno un eroe del nostro ciclismo, l’altro un intraprendente fuorilegge. Una storia di ‘prima del motore’ che non trovò molta ospitalità sui giornali dell’epoca (erano gli anni Trenta e il regime fascista non gradiva venisse dato eccessivo riscontro agli episodi di cronaca nera), ma che ora torna alla luce come una scheggia ingenua ed atipica della nostra epopea non ufficiale”, ha detto a proposito Francesco De Gregori che, oltre a essere un illuminato cantautore, è anche il fratello di Luigi.
*
Tanti dettagli restano nel mistero, soprattutto cosa portò “il bandito” verso quella vita da fuorilegge: “Fu antica miseria o un torto subito / a fare del ragazzo un feroce bandito / ma al proprio destino nessuno gli sfugge / cercavi giustizia ma trovasti la Legge”. Le due storie che si incrociano due volte: all’inizio, quando erano bambini che giocavano in quel borgo di Novi Ligure, e alla fine, sul traguardo. L’ultima è un ricamo: “E ti fece cadere la tua grande passione / di aspettare l’arrivo dell’amico campione / quel traguardo volante ti vide in manette / brillavano al sole come due biciclette / Sante Pollastri il tuo Giro è finito / e già si racconta che qualcuno ha tradito”.
Girardengo fila veloce: ha alle spalle la vita contadina dell’infanzia, la Spagnola superata. Accende così un cero votivo sano e forse apocrifo: la luce della vittoria, il riscatto dell’uomo sulla malattia.
*
Sante Pollastri poi viene arrestato in seguito a una soffiata. Si trovava a Parigi, Pollastri, e stava aspettando l’arrivo dell’amico campione. Condannato all’ergastolo, il bandito verrà graziato nel 1959.
*
Quella di Girardengo è una delle ultime fiabe di un mondo contadino che sta morendo. Di un microcosmo silenzioso capace di alzare la testa, di vincere la malattia e poi, di slancio, tantissimi trofei. Di un’amicizia con Sante che ha i confini nel sangue. E di quel Giro d’Italia del 1919 che è forse solo una parentesi che racconta anche la Storia di oggi.
Alessandro Carli
  L'articolo Ai confini del sangue. Girardengo, il campione che vinse il Giro d’Italia dopo aver battuto la Spagnola, & Sante, l’amico fuorilegge proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3dQqfEr
0 notes
colospaola · 6 years ago
Text
Ieri Tortona era un po’ grigia di pioggia, ma colorata dai gazebo dei prodotti locali, profumati, invitanti, gustosi.
Molta gente per la bella Via Emilia, nonostante una pioggerellina più novembrina che primaverile, una bella impressione, riposante, interessante, chic.
E in quest’atmosfera sono andata a Palazzo Guidobono presso piazza Arzano per la mostra Fausto Coppi. La grandezza del mito, con foto inedite del fotografo Walter Breveglieri, tratte dal libro da cui l’esposizione prende il titolo, che sarà aperta fino al 16 giugno.
Un palazzo che già di suo merita una visita, una bella, elegante scala che porta al piano superiore.
La mostra è una galleria degli scatti di Breveglieri per condurre gli spettatori a rivivere i momenti più belli e significativi della vita del Campionissimo dai primi successi del 1946, al dolore per la perdita del fratello Serse, le gloriose vittorie, le amare sconfitte, e i momenti di vita tra amici e famiglia.
Una carrellata davvero fantastica, piena di vita, di sorrisi, di fatica, di espressioni davvero vive.
Una mostra dove si trova un giovanissimo Enzo  Biagi, Gino Bartali, Marina, la Dama Bianca, Faustino, una vita vissuta intensamente.
Walter Breveglieri nacque a Crevalcore, in provincia di Bologna, nel 1921 e nel 1946 divenne fotografo ufficiale de Il Resto del Carlino, per poi fondare l’agenzia Fotowall, alla quale collaboreranno Alceo Trouché, Eros Biavati, Maurizio Parenti e Aldo Salmi.
Sempre in quegli anni fu il corrispondente fotografico per l’Emilia-Romagna dell’Associated Press & United Press, nonché un fidato collaboratore dei più noti giornali nazionali.
La vita professionale di Breveglieri s’intrecciò con quella di molti giornalisti come Enzo Biagi, Giorgio Vecchietti, Lamberto Sechi e Massimo Rendina, per descrivere con straordinaria efficacia la cronaca quotidiana, unendo la capacità tecnica e la sensibilità umana.
Il grande fotografo documentò molte edizioni del Giro d’Italia e del Tour de France, che seguiva con la moto, collaborando con giornalisti come Orio Vergani e Sergio Zavoli.
Dal 1965 partecipò come cineoperatore, al rotocalco televisivo TV7 diretto da Giorgio Vecchietti, aveva la collaborazione, come caporedattore, di Claudio Savonuzzi, poi nel 1970 venne assunto alla Rai e, come conseguenza, chiuse l’agenzia di cui però mantenne l’archivio.
Tra i soggetti della sua lunga attività ci furono processi storici, come quello a Walter Reder, condannato per la strage nazista di Marzabotto, quello al dottor Carlo Nigrisoli, accusato di aver avvelenato la moglie nel 1963, oltre ad avvenimenti sportivi, alluvioni, elezioni, la vita quotidiana in zone povere del paese senza dimenticare le tante personalità di passaggio a Bologna per motivi professionali o per il loro impegno civile.
Walter Breveglieri, che con 200.000 negativi ha raccontato per cinquant’anni la cronaca quotidiana, gli umori, le passioni e i fatti salienti della cronaca locale e nazionale, morì a Bologna il 20 novembre 2000.
L’evento fa parte delle manifestazioni previste in occasione del centenario della nascita del Campionissimo, che avviene nel borgo di Castellania Coppi il 15 settembre 1919, seguendo un progetto della Regione Piemonte realizzato dalla Fondazione Circolo dei lettori e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale in collaborazione con enti e associazioni dei luoghi dove Coppi visse, Castellania, Tortona e Novi Ligure.
La mostra è visitabile giovedì e venerdì dalle 15.30 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19 ed è a ingresso gratuito.
Fausto Coppi. La grandezza del mito Ieri Tortona era un po’ grigia di pioggia, ma colorata dai gazebo dei prodotti locali, profumati, invitanti, gustosi.
0 notes
tmnotizie · 6 years ago
Link
ROMA – Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione della International Day of Happiness (Giornata Internazionale della Felicità), istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il 28 giugno 2012, celebrata il 20 marzo, che è incentrata sulla lotta alle disuguaglianze, sullo sviluppo sostenibile e sull’affermazione di una migliore qualità di vita per tutti, intende proporre una serie di riflessioni pervenuteci e maturate in questi ultimi giorni relative a diverse problematiche di attualità che ostacolano fortemente il conseguimento della tanto agognata “felicità” nel mondo.
“Siamo convinti -scrive il prof. Romano Pesavento, presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani- che il “Global strike for future” del 15 marzo potrebbe segnare una data importante circa la consapevolezza collettiva riguardo alle problematiche ambientali; aspetto ancora più incoraggiante è che tale iniziativa coraggiosa sia partita proprio dai giovani, che hanno trovato in Greta Thunberg la loro portavoce. I cambiamenti climatici sono una tragica realtà; possiamo solo sperare che i leader mondiali sappiano accogliere le rivendicazioni degli studenti, i quali erediteranno un pianeta, speriamo, non troppo compromesso molto presto.
Le ultime vicende di cronaca fanno registrare picchi di violenza e intolleranza religiosa inauditi: la Strage di  Christchurch in Nuova Zelanda,  ad opera di Brenton Tarrant, ha causato la morte di 50 musulmani. Il Coordinamento esprime solidarietà per i familiari delle vittime colpite dall’atto criminoso del 15 marzo, auspicando che si possa instaurare quanto prima un clima di maggiore distensione e tolleranza nel mondo.
Ambiente, pace e qualità della vita determinano la percezione che ciascuno di noi elabora riguardo al concetto di “felicità”; proprio per questo non possiamo esimerci dal ricordare ancora una volta le difficoltà di carattere psicologico, economico e logistico di tutti i lavoratori costretti ad abbandonare la loro famiglia per periodi di tempo biblici, ormai, che pesano come ere geologiche sul benessere della persona.
A tal proposito, inoltriamo la testimonianza di due professoresse  Maria Grazia Bonica e Loredana Incorvaia riguardante la propria esperienza di vita a partire dai trasferimenti indotti dall’algoritmo della legge 107/2015: “La centralità del lavoro extradomestico nella vita delle donne, si accompagna da sempre, alla difficoltà di conciliare ruoli esterni e ruoli interni alla famiglia. Mai come in questo momento, ne sono consapevoli le docenti, in esilio, della Buona Scuola. Madri, mogli, figlie di genitori anziani e a volte anche nonne.
Migliaia di lavoratrici, “lanciate” e “sparse” senza criterio alcuno, in un universo “FUORI ORBITA”, ormai dal 2015. Un universo che non appartiene al loro vissuto, ospiti di ambienti, qualche volta ostili. Costretti a vivere in “luoghi estranei” e abitazioni fatiscenti. Un mondo nel quale si ritrovano, loro malgrado, a farsi scorrere la vita addosso, aspettando una “fine pena” che non si sa se e quando arriverà.
Sono le “donne della 107”. Donne, che hanno già percorso un lungo tragitto di vita dove credevano di svolgere il proprio lavoro, accudendo i figli, i nipoti, i mariti, i padri e le madri. Le famiglie che avevano creato. Dove avevano contratto mutui, per far fronte all’acquisto di una casa e dove, supplenza, su supplenza, attendevano il tanto agognato e legittimo “posto”.
Negli stessi anni, l’Unione Europea, così attenta alla condizione sociale della donna nel mondo del lavoro, imponeva agli Stati membri, tra le altre cose, di: “creare le condizioni che potessero consentire all’economia europea di beneficiare pienamente delle potenzialità di cui le donne sono portatrici; garantendo alle stesse, di potersi giovare a loro volta, di un maggior equilibrio tra vita professionale e vita familiare”. Un lungo percorso quello del Patto sociale e del Quarto programma per le pari opportunità, che si “sarebbe” dovuto sviluppare già tra il 2001 e 2005.
Intanto arriva la decisione della Corte di Giustizia Europea, che sembra imporre agli Stati Membri (chiudere le gae, evidentemente) di mettere fine a questa “condizione” di precarietà dei docenti, rimasti supplenti a “vita”, sin dall’ultimo concorso del 1999.
Sembrò in un primo tempo, la giusta ricompensa a tanti anni di sacrifici fatti di giorni , settimane e anni in cui, alzandosi anche alle h 4.00 del mattino si andava per tutta la provincia, scuola per scuola, sostenendo spese e quant’ altro, per raggiungere, ora una sede, ora l’ altra. Ma cosi non è. “Le donne docenti della 107”, madri, figlie e mogli vengono sì, assunte, ma nei posti più disparati di Italia. Dal Centro fino all’estremo Nord. Senza criterio, senza avviso. Solo la certezza dell’incertezza. Una valigia, tutto il loro bagaglio.
La nostra vita da inventare . I figli piccoli, lasciati con la febbre ai nonni. Gli altri, più grandi in lacrime. Altri ancora, che su whatsapp ci tranquillizzano, fingendosi forti più di noi, con un : “penserò che sei al centro commerciale”.  Inizia un turbinio di vite. Un vortice che ha un ‘origine , ma del quale non si vede la fine. Intanto si fanno prestiti, perché’ i soldi non bastano più. “Prestiti per garantirsi il diritto al lavoro”.
Vitto, alloggio, viaggi, mutui. Problemi su problemi e famiglie che tengono duro, mentre altre si sfasciano. Quelle che non possono contare sui nonni, anche loro in stato di bisogno, dilaniate completamente. Nel frattempo, i ricorsi fioccano e mentre i Tribunali accertano, anche attraverso perizie, che l’algoritmo ha sbagliato tutto, nessuno pensa a rimediare
A noi, vengono preferiti quelli dei concorsi successivi. Quello del 2012. Per loro, accantonamenti che altri Tribunali riconosceranno come “illegittimi”: assunzioni sotto casa. Cosi le colleghe di 24 anni prendono le nostre cattedre, mentre le “anziane” tutte, su e giù per il Bel Paese, a salire e scendere dai treni, dagli autobus( gli aerei non ce li possiamo permettere) lontane da famiglie e affetti.
Lontane, “troppo lontane”! Da Licata a Novi Ligure, dalle Eolie a Radicofani, da Palermo a Trento e via dicendo. Qualcuna anche con madre 80 enne al seguito, sballottata in questa girandola di vite che nessun legislatore al mondo, avrebbe dovuto mai permettere.
Come se non bastasse: all’ alba della nuova mobilità, ci viene detto che dobbiamo ancora aspettare tre anni. Mentre si annunciano nuovi concorsi, si pensa ad immettere nuove leve e noi, “anziane sempre più e sempre più stanche” superate ancora una volta da una ingiusta suddivisione tra percentuali risibili, dimenticanze volute, promesse non mantenute.
Dopo tutte queste “impari opportunità” ci saremmo aspettate un rimedio! Un rimedio a cui nessuno ha pensato! Perciò, adesso, ci aspettiamo un miracolo! Una mobilità straordinaria. Una mobilità “legittima” solo per noi, per rimediare alle tante illegittimità perpetrate ai nostri danni. Perché assegnare circa 250 posti (si veda Sicilia) per regione ogni anno, Preg.mi Legislatori, significa farci rientrare solo quando saremo in pensione. Perché dire che di quota cento, nulla sarà dato alla mobilità, significa che noi e le nostre richieste di avvicinamento contiamo meno di niente. Vuol dire che le nostre famiglie e i nostri figli, contano meno di niente.
Perché’ riconoscere che con noi si è commesso un errore e non rimediare, è cosa grave, anzi gravissima. Perché’ eludere la normativa sui trasferimenti , secondo la quale le nuove immissioni si fanno sul residuo e dopo aver soddisfatto i trasferimenti, è cosa incomprensibile. Mentre scriviamo, leggiamo che fioccheranno le immissioni in ruolo. Ci domandiamo se l’Europa sappia che per noi della 107, invece, è stata tutta una finzione.
Da precari, siamo diventati: Precari di ruolo. Un’ ingiustizia immensa e senza precedenti, avvenuta in un paese civile e Stato Membro dell’ UE che avrebbe dovuto attuare e battersi per le “pari opportunità” di tutte le donne, anche di quelle rimaste “fregate da un algoritmo fallace” come quello che determinò lo sconquasso, ai danni delle nostre vite di madri e di mogli lavoratrici.
Non chiediamo la pietà di nessuno -conclude- ma soltanto che vengano applicate le leggi rispettose dei principi costituzionali e civili vigenti. La legge 107/ 15, non ha rispettato né gli uni, né gli altri”.
0 notes
pier-carlo-universe · 2 days ago
Text
Derubati in Italia, sono costretti a rientrare in Cina senza bagagli. I Carabinieri arrestano i ladri e recuperano la refurtiva, poi spediscono valigie ed effetti personali a Shangai. La famiglia cinese ringrazia con un’accorata mail
Serravalle Scrivia – Un volo dalla Cina, una vacanza in Italia, il Belpaese di Dante e Petrarca, le aspettative che porta con sé un viaggio. Tutto meraviglioso fino all’ultima tappa prima del ritorno a casa, “dall’altra parte del mondo”.
Serravalle Scrivia – Un volo dalla Cina, una vacanza in Italia, il Belpaese di Dante e Petrarca, le aspettative che porta con sé un viaggio. Tutto meraviglioso fino all’ultima tappa prima del ritorno a casa, “dall’altra parte del mondo”. La famiglia, una coppia con un figlio, noleggia un’autovettura e raggiunge l’outlet di Serravalle, realtà che ha varcato i confini nazionali e che vede arrivare…
0 notes
alessandro54-plus · 6 years ago
Text
Di Maio alla Pernigotti: "La fabbrica deve continuare a esistere a Novi Ligure"
Di Maio alla Pernigotti: “La fabbrica deve continuare a esistere a Novi Ligure”
Il ministro nella fabbrica messa in vendita dalla proprietà turca, Sperlari conferma l’interessa all’acquisto
articolo: https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/05/news/di_maio_oggi_alla_pernigotti_sperlari_conferma_l_interesse_per_l_azienda_di_novi-215857343/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P11-S1.4-T1
“Pernigotti deve continuare a esistere qui, con i suoi lavoratori. Sono qui per dire loro che la…
View On WordPress
0 notes
Text
Due studentesse dell'Amaldi tra i vincitori del concorso nazionale di Venticano
Due studentesse del Liceo Scientifico “Amaldi” di Novi, Matilde Elisa Civini, residente a Pozzolo, della classe 2^G e Giulia Fevola, di Arquata, della classe 2^M, entrambe nell’indirizzo Scienze Umane, sono vincitrici di una borsa di studio nel concorso nazionale indetto dalla Fondazione “Rachelina Ambrosini” di Venticano,provincia di Avellino. La premiazione avrà luogo il 13 maggio a Venticano. Il concorso, intitolato “Giornate della Solidarietà e della Mondialità -2017” è giunto alla sedicesima edizione ed era rivolto alle scuola italiane di ogni ordine e grado. I lavori pervenuti, assai numerosi, sono stati vagliati da una apposita giuria composta da personalità della cultura, del volontariato e della scuola. Quest’anno il tema proposto dagli organizzatori riguardava la responsabilità dei giovani in un Paese che invecchia e fra i primi al mondo con persone che hanno più di 65 anni di età. Il tema si intitolava: “Stimolare il senso di responsabilità dei giovani studenti verso la costruttiva relazione con le persone anziane, valorizzando attraverso le loro storie, le tradizioni del proprio territorio, per favorire il senso di appartenenza alla comunità, la valorizzazione delle reciprocità e della complementarità ed il futuro dell’intera umanità.”   I ragazzi hanno parlato del loro legame con i nonni , hanno visitato la Residenza per Anziani "Amedeo"di Novi Ligure  intervistando gli ospiti e il personale. Dopo queste esperienze particolarmente significative, i docenti di Scienze Umane  e Lingua e Letteratura italiana delle classi  seconde del Corso  hanno proposto una trattazione trasversale dell'argomento in classe , che si è conclusa con la produzione degli elaborati inviati al concorso.   Referente per il Liceo Amaldi del concorso l’insegnante Fernanda Demaestri.   Per la cronaca è il secondo anno che l’indirizzo Scienze Umane del Liceo Amaldi è fra i vincitori di questo concorso, l’altra volta, sempre con la docente Demaestri, fu nel dicembre del 2015. http://dlvr.it/Nhdkrt
0 notes
senzabarcode · 8 years ago
Text
Clitennestra, voi la mia coscienza io il vostro grido. Regia Alessia Tona
Clitennestra, voi la mia coscienza io il vostro grido. Regia Alessia Tona
Clitennestra  voi la mia coscienza io il vostro grido, ripropone attraverso un linguaggio  contemporaneo,  vicende che oggi ci appaiono quotidiane e alle quali non diamo il valore realmente drammatico che incarnano.
Unendo il mito di Clitennestra a un fatto di cronaca nera, il massacro di Novi Ligure, forse il primo che ha suscitato un interesse più alto tra i fatti di cronaca nera, lo…
View On WordPress
0 notes
pier-carlo-universe · 4 days ago
Text
Rimangono intrappolati nell’auto in fiamme: salvati dall’intervento dei Carabinieri. Cremona
Cremona – Autostrada A21, Km. 206 direzione Piacenza, due persone a bordo di un’autovettura in panne. Il veicolo ha improvvisamente iniziato a fumare dal vano motore e a singhiozzare. Il conducente accosta sul margine della carreggiata, dove fortunatamente c’è un’ampia banchina erbosa.
Cremona – Autostrada A21, Km. 206 direzione Piacenza, due persone a bordo di un’autovettura in panne. Il veicolo ha improvvisamente iniziato a fumare dal vano motore e a singhiozzare. Il conducente accosta sul margine della carreggiata, dove fortunatamente c’è un’ampia banchina erbosa. Piove. Gli occupanti richiedono l’intervento di un carro attrezzi e rimangono a bordo per proteggersi dalla…
0 notes
pier-carlo-universe · 1 month ago
Text
Anziano soccorso in casa dai Carabinieri nel cuore della notte: sta bene.
Novi Ligure – Una telefonata nel cuore della notte. Una donna segnala all’operatore della Centrale Operativa di sentire lamenti e sommesse richieste di aiuto ma di non capire da dove provengano
Novi Ligure – Una telefonata nel cuore della notte. Una donna segnala all’operatore della Centrale Operativa di sentire lamenti e sommesse richieste di aiuto ma di non capire da dove provengano. La Gazzella dei Carabinieri arriva rapidamente sul posto, raggiunge la richiedente, cerca di comprendere da dove possano provenire quelle che, a tutti gli effetti sono sofferenti richieste di aiuto. I…
0 notes