#indagini su furti auto
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 2 days ago
Text
Derubati in Italia, sono costretti a rientrare in Cina senza bagagli. I Carabinieri arrestano i ladri e recuperano la refurtiva, poi spediscono valigie ed effetti personali a Shangai. La famiglia cinese ringrazia con un’accorata mail
Serravalle Scrivia – Un volo dalla Cina, una vacanza in Italia, il Belpaese di Dante e Petrarca, le aspettative che porta con sé un viaggio. Tutto meraviglioso fino all’ultima tappa prima del ritorno a casa, “dall’altra parte del mondo”.
Serravalle Scrivia – Un volo dalla Cina, una vacanza in Italia, il Belpaese di Dante e Petrarca, le aspettative che porta con sé un viaggio. Tutto meraviglioso fino all’ultima tappa prima del ritorno a casa, “dall’altra parte del mondo”. La famiglia, una coppia con un figlio, noleggia un’autovettura e raggiunge l’outlet di Serravalle, realtà che ha varcato i confini nazionali e che vede arrivare…
0 notes
montagne-paesi-news · 6 days ago
Text
0 notes
Text
Furti di auto tra Salerno e Avellino, sgominate due bande
I carabinieri della Compagnia di Battipaglia (Salerno) stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura. Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini condotte su due gruppi criminali dediti ai furti di autovetture in provincia di Salerno e Avellino.     Riproduzione riservata © Copyright ANSA source
View On WordPress
0 notes
falcemartello · 8 years ago
Text
NON MI HA «TOCCATA��, NO
A proposito del marocchino spargitore di seme sulle giovani ragazze: manca un dettaglio:
Tumblr media
Piacerebbe raccontarla con parole nostre, ma un limite dobbiamo darcelo e adotteremo un linguaggio tra il giornalese e il paramedico.
Ordunque: su un autobus di Torino, nel novembre scorso, c'era una giovane donna 27enne, seduta, che guardava fuori dal finestrino e che d'un tratto ha sentito un insolito calore sulla coscia sinistra: era perché un marocchino le aveva appena eiaculato addosso.
La scena è questa. Dopodiché il marocchino è sceso alla fermata successiva: e ciao. Come lo sappiamo? Lo sappiamo perché l'episodio è stato registrato da alcune telecamere che erano state installate sull'autobus per contrastare i crescenti furti sui mezzi pubblici. Ma la notizia che alcune testate online hanno riportato ieri (incompleta) non è esattamente questa, ma è che il gip di Torino Alessandra Cecchelli ha respinto la richiesta della custodia cautelare per quest’uomo, in quanto «nel racconto della donna», si legge nell'ordinanza, «non sono presenti elementi per confermare che lo sfregamento masturbatorio ipotizzato sia stato effettuato in appoggio alla gamba della donna». Insomma, non l’ha toccata: ergo «appare difficile qualificare il gesto come violenza sessuale e non piuttosto come mero atto osceno».
Ora: che eiaculare addosso a una persona non equivalga in alcun modo a «toccarla» potrebbe essere una squisita fonte di discussione estiva, laddove un buon garantista potrebbe sostenere che l'accusa di violenza sessuale, beh, sarebbe parsa comunque eccessiva, visto che la pena prevista varia dai 5 ai 14 anni di carcere; altri, di converso, avrebbero potuto obiettare che l'accusa di atti osceni pare tuttavia leggerina, visto che l'anno scorso è stata pure depenalizzata e si risolve quasi sempre in una sanzione amministrativa, cioè in una multa: parliamo di accuse che tempo fa erano classicamente rivolte alle bagnanti che praticavano il topless in spiaggia, non di viandanti urbani che sbolognano le loro masturbazioni sulle gambe della prima che capita. Un ferrato in giurisprudenza che partecipasse alla discussione, però, potrebbe aggiungere che la Cassazione è giunta a definire «violenza sessuale» anche solo un bacio rubato «senza lingua», una «leccatina repentina» (testuale) e anche solo un bacio sul collo o un cosiddetto «succhiotto». Qui si parla di un fiotto di seme.
Ma il punto è un altro. Il punto è che la richiesta di custodia cautelare chiesta del pm Andrea Padalino - non proprio il primo che passa: era osannato ai tempi di Mani pulite (quando era gip nelle indagini contro Berlusconi) ma poi divenne accusatore di Beppe Grillo per violazione dei sigilli in Valsusa, e mal gliene incolse - e insomma: la richiesta di custodia cautelare di Padalino, dicevamo, era anche per furto. Già. L’indagine dello stesso pm, la richiesta d'arresto e l'adozione di telecamere sul mezzo pubblico non erano finalizzate a beccare esibizionisti in flagranza auto-erotomane, ma a immortalare borseggiatori come il nostro si era dimostrato chiaramente di essere: questo prima che festeggiasse il furto a modo suo sulle gambe di una 27enne. Ma il gip Alessandra Cecchelli, anche su questo, ha esibito un mirabile garantismo e ha definito il furto meramente «occasionale». Libero.
Difficile trarre una morale da questa storia: ma una, forse, è la seguente. Un tizio che salga su un autobus, borseggi chicchessia (insomma: rubi) e poi abbia cotanto timore di essere beccato da prendersi il tempo di farsi una sega e di eiaculare addosso a una poveretta, questo prima di scendere, beh, secondo un giudice di Torino non è degno di essere fermato, arrestato, interrogato, qualcosa di diverso da lasciarlo andare e perderlo.
La seconda morale, più sordidamente scorretta, è quest'altra: se la ragazza avesse reagito, e avesse tirato un manrovescio al marocchino, in teoria sarebbe stata punibile per percosse e lesioni personali. E magari una bella accusa di razzismo, qualche idiota, l'avrebbe pure estratta dal cilindro.
Libero, 2 agosto 2017      Filippo Facci
-----
Point of view
63 notes · View notes
sinapsinews · 5 years ago
Text
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 20%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Nel quadro dei servizi mirati, finalizzati al contrasto della criminalità ed in particolare dei reati perpetrati in ambito autostradale ai danni di veicoli trasportanti merci su gomma in sosta sulle aree di servizio, personale della squadra di polizia giudiziaria di questo compartimento Polizia Stradale per la Campania è la Basilicata, in data 30 gennaio c.a., pianificava e poneva in essere una intensa attività di intelligence che consentiva di procedere all’arresto di nr. 5 pregiudicati pugliesi, resisi responsabili in concorso dei reati di resistenza aggravata e furto di un ingente quantitativo di abbigliamento a marchio Ferrari destinato allo staff della nota casa costruttrice.
Nella fattispecie l’attività investigativa, contornata da lunghi appostamenti e pedinamenti consentiva l’individuazione di un gruppo di soggetti italiani, pluripregiudicati, che il giorno precedente avevano compiuto un furto proprio su un mezzo commerciale, di ingente valore economico.
[themoneytizer id=”14943-1″]
In particolare, i soggetti su indicati, attraverso la citata tecnica del taglio telone, ovvero del taglio della copertura in tela dei rimorchi trasportanti materiali che successivo trasbordo della stessa, si erano Resi responsabili, nella nottata del 29 c.m., del furto di materiale Puma con logo Ferrari del valore di circa €200000, furto ho corso fra le ore 16.00 del 29 gennaio 2020 e 07.00 del 30 gennaio 2020, sul area di servizio San Martino Ovest, tenimento del comune di Parma.
Il gruppo criminale, che utilizzava per i propri crimini un autocarro e un’autovettura che fungeva da staffetta, veniva intercettato durante il transito autostradale nel tenimento di Cassino e grazie ad un continuo servizio di osservazione, veniva pedinato sino all’arrivo nel comune di Casoria.
Giunti in tale tenimento il complesso veicolare, al quale si era unito un ulteriore veicolo di complici, impegnava l’accesso di un’area industriale posta nei pressi della struttura Decathlon Casoria.
A tal punto, al fine di evitare eventuali fughe di soggetti e l’occultamento della refurtiva, il personale di polizia giudiziaria faceva irruzione nell’area procedendo a bloccare prontamente i malfattori che recuperare l’intero carico trafugato consistente in ben 130 colli a marchio scuderia Ferrari ancora presente all’interno dell’autocarro in uso ai malviventi inoltre sia sul veicolo industriale che sulle autovetture e venivano rinvenuti, a seguito di perquisizione, strumenti da taglio e torce utili per la commissione del reato in esame, ovvero i tagli del telone delle malcapitate vittime.
A questo punto tutti e cinque i soggetti, tali M.S. classe 67, A.V.D. classe 64, B.R. classe 74, P.F. classe 82 e R.D classe 65 originari della provincia di Bari, venivano tratti in arresto e, di concerto con l’Autorità Giudiziaria competente, associati alla casa circondariale di Poggioreale, mentre il carico, non avendo dubbi sulla titolarità della merce, veniva restituita al legittimo proprietario.
Si segnala, inoltre, che sono in corso ulteriori, rilevanti indagini da parte del compartimento polizia stradale di Napoli per far emergere responsabilità e/o appartenenza al gruppo fermato di ulteriori soggetti dell’organizzazione, gravanti nell’ambito ricettazione e dei furti della stessa natura.
Casoria: furti ai tir, arrestata banda dopo colpo da 200mila euro Nel quadro dei servizi mirati, finalizzati al contrasto della criminalità ed in particolare dei reati perpetrati in ambito autostradale ai danni di veicoli trasportanti merci su gomma in sosta sulle aree di servizio, personale della squadra di polizia giudiziaria di questo compartimento Polizia Stradale per la Campania è la Basilicata, in data 30 gennaio c.a., pianificava e poneva in essere una intensa attività di intelligence che consentiva di procedere all'arresto di nr.
0 notes
tmnotizie · 6 years ago
Link
PORTO RECANATI – Ieri pomeriggio a Porto Recanati, i Carabinieri della locale stazione deferivano in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria, un giovane 23enne, residente a Camerino per violazione dell’ art. 73 d.p.r. 309/90 (detenzione fini spaccio sostanze stupefacenti). Durante un controllo in via Salvo D’Acquisto e dopo una perquisizione, veniva trovato possesso di un grammo di cocaina, diviso in diverse dosi pronte alla cessione.
Il giovane, all’atto del controllo, veniva sorpreso insieme ad un coetaneo di Tolentino, mentre urinavano in pubblico, per cui venivano segnalati entrambi per violazione all’art. 726 c.p. (vilipendio ala pubblica decenza), ai fini dell’emissione di un decreto penale pecuniario da euro 5.000  a 10.000 euro.
Sempre a Porto Recanati, i Carabinieri della locale stazione, al termine di indagini, deferivano in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria, per violazione dell’ art. 640 c.p. (truffa), un 25enne, residente a Pontassieve (Fi). Nella trattativa per l’acquisito di un’autovettura che la vittima, un 20enne , residente Porto Recanati, aveva inserito su diversi siti, con artefici e raggiri lo convinceva a versargli mille euro, facendogli credere, falsamente che tale operazione finanziaria gli avrebbe consentito di ricevere la caparra. Il truffatore una volta ricevuto il denaro versato sulla propria poste pay,  subito dopo diveniva irreperibile.
A Recanati (mc), i Carabinieri della locale stazione, al termine di indagini, deferivano in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria, per violazione degli artt. 612 – 341bis c.p. (minacce ed oltraggio ad incaricato di pubblico servizio), un 41enne, residente in città. I militari accertavano che, per futili motivi, all’interno di una scuola di Recanati lo scorso 25.02.2019, l’uomo profferiva minacce e frasi oltraggiose nei confronti di un insegnante  del figlio.
Infine a Porto Potenza Picena, i Carabinieri della locale stazione, al termine delle indagini, deferivano in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria, per violazione artt. 81 – 624 – 625 c.p. (furto aggravato continuato) un 34enne, residente a Casalnuovo di Napoli (Na), pregiudicato e un 45enne, residente a Pomigliano d’ Arco (Na), pluripregiudicato,
I Carabinieri accertavano, anche visionando immagini della videosorveglianza comunale, che i due uomini nella nottata del 28.02.2019, perpetravano dei furti su auto parcheggiata nella pubblica via. E per la precisione su una Citroen berlingo, dopo averla forzata, asportavano attrezzatura edile per un valore di mille euro e da una Renault Cangoo dopo rubavano altra attrezzatura edile per un valore di duemila euro.
0 notes
purpleavenuecupcake · 6 years ago
Text
Firenze, sgomina dalla Polizia di Stato una banda di ladri di appartamento
I malviventi arrivavano in città in treno o a bordo autobus per poi entrare in azione nelle ore notturne La Polizia di Stato di Firenze, a seguito di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere e 1 ai domiciliari), emesse dal G.I.P. presso il Tribunale, nei confronti di 12 cittadini albanesi - di età compresa tra i 20 e i 47 anni - componenti di una banda di esperti pendolari di furti in appartamento. Dalle indagini svolte dai poliziotti della Squadra Mobile, è emerso che sono stati almeno 29 i furti messi a segno in tutta la Toscana mentre le vittime dormivano ignare all´interno delle proprie abitazioni. I poliziotti della Squadra Mobile stavano indagando proprio su una serie di colpi in appartamento quando, la scorsa estate, è arrivato un importante punto di svolta nelle indagini: un´auto rubata durante un furto in abitazione era stata ritrovata nella periferia cittadina con all´interno un telefono cellulare - anch´esso provento furto - verosimilmente dimenticato in carica da uno degli indagati. I successivi approfondimenti investigativi, supportati da complesse e sofisticate attività tecniche, hanno consentito di acquisire gravi elementi indiziari a carico di un gruppo criminale, composto da giovani cittadini albanesi, ritenuti responsabili di almeno 29 furti in abitazione messi a segno in diversi Comuni toscani tra i quali Lastra a Signa, Signa, Pontedera, Pontassieve, Rosignano Marittima, Cecina, Castagneto Carducci, Cascina, San Miniato, Pistoia, Poggibonsi e Montelupo Fiorentino, nonché di 14 episodi di ricettazione di preziosi o dispositivi cellulari provento di reato. Gli inquirenti non escludono tuttavia che gli indagati possano essere coinvolti anche in altri analoghi episodi, per i quali sono in corso accertamenti. Secondo quanto emerso nelle indagini, i soggetti destinatari della misura avrebbero adottato diverse accortezze per riuscire a farla franca, dimostrando così una consolidata tecnica criminale riscontrata in diversi episodi delittuosi: i giovani cittadini albanesi, ad esempio, non si spostavano mai a bordo di auto o mezzi a loro intestati o abitualmente in uso ma raggiungevano le zone da "razziare" spostandosi in treno o in autobus, parzialmente travisati e con guanti sempre calzati, cercando di lasciare così meno tracce possibili del loro passaggio. Altra accortezza adottata di frequente era quella di spegnere il cellulare prima di entrare in azione, mentre altri lo lasciavano appositamente acceso nella loro "abitazione" - per lo più abusiva o di fortuna. Una volta raggiunti gli obiettivi prescelti, i malviventi "operavano" mentre i padroni di casa dormivano, approfittando spesso delle finestre lasciate aperte durante le torride notti estive. In altre occasioni i ladri hanno anche forzato porte e finestre, raggiunte talvolta arrampicandosi su pareti e grondaie. I colpi, nella quasi totalità dei casi, si sono consumati alla presenza delle ignare vittime che, al risveglio, non hanno potuto far altro che constatare l´amara sorpresa. Non sono mancati episodi in cui i colpi non si sono limitati solo a quanto contenuto all´interno degli appartamenti saccheggiati: spesso i soggetti  si appropriavano di chiavi di un´autovetture per rientrare rapidamente alla base, verosimilmente consapevoli del fatto che almeno per qualche ora - vale a dire fino al risveglio delle ignare vittime - l´auto rubata non sarebbe stata segnalata "tra quelle da ricercare" dalle forze di polizia. Le indagini della Sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile avevano inoltre già portato all´identificazione e al fermo di indiziato di delitto di 2 dei degli indagati, trovati in possesso, lo scorso settembre, di preziosi e dispostivi cellulari di provenienza furtiva. Tra i destinatari delle misure figurano anche il sospetto ricettatore "seriale" del gruppo, nonché una donna (anch´essi entrambi cittadini albanesi) che, all´occorrenza, veniva chiamata per "recuperare" i ladri rimasti sprovvisti di altri mezzi per fare rientro. Read the full article
0 notes
allnews24 · 7 years ago
Text
Ragusa. Furti auto: identificato l’autore
Ragusa. Proseguono le indagini dei Carabinieri del Comando provinciale di Ragusa sulla raffica di danneggiamenti e furti su autovetture avvenuti nella notte del 20 novembre scorso nella zona compresa tra le vie Archimede, Scalo Merci ed Ercolano. Dagli accertamenti compiuti e soprattutto dalle immagini della video sorveglianza i CC sono riusciti a dare un volto al topo d’auto, probabilmente uno…
View On WordPress
0 notes
infosicurezza-blog · 8 years ago
Text
Preso ladro seriale. Un nocerino fermato per 32 volte
NOCERA INFERIORE. Era sottoposto a misura speciale di sorveglianza, oltre a vantare un passato ricco di precedenti penali. Eppure, è riuscito a farsi denunciare per la 32esima volta. Un piccolo record, quello segnato da Giovanni Lanzetta, nocerino di 33 anni, arrestato giorni fa dalla polizia del commissariato di Stato con l’accusa di furto. Stando alle indagini degli inquirenti, si tratta della 32esima denuncia beccata dall’uomo. Volto noto alle forze dell’ordine, i suoi precedenti sono per la maggior parte legati a reati contro il patrimonio. Procedimenti aperti e non ancora tutti definiti secondo i vari gradi di giudizio. L’ultimo risale a qualche giorno fa, quando l’uomo era riuscito a rubare il portafogli ad un carpentiere, che al momento della sottrazione stava ristrutturando il suo appartamento. Lanzetta l’aveva fatta franca per qualche minuto, fino a quando non aveva deciso di far fruttare il suo colpo, dirigendosi ad un bancomat. Lì ha provato ad utilizzare la carta e prelevare soldi in contanti, quando è stato notato da un poliziotto. L’agente, riconoscendolo in virtù dei tanti precedenti e notando il suo fare sospetto, lo ha avvicinato. Dopo aver eseguito delle verifiche su quella carta bancomat, il poliziotto lo ha arrestato in flagranza di reato. Il 33enne nocerino è stato denunciato a piede libero per poi comparire davanti al giudice del Tribunale di Nocera Inferiore, nello stesso giorno, per il rito per direttissima. Il giudice, al termine dell’udienza, ha disposto per lui la misura cautelare in carcere. Per il magistrato, la massima misura cautelare è l’unico mezzo per impedire a Lanzetta di delinquere ancora, soprattutto per i furti, dove la sua azione è definita seriale visti i tanti precedenti. La sua specialità infatti sono le biciclette. Ma non solo. Tempo fa, insieme ad un altro pregiudicato, si introdusse in un negozio di giocattoli portando via una carrozzina per bambini e un seggiolino per il trasporto dei minori in auto. Notati da un passante che avvisò la polizia, fu arrestato insieme al complice. Di recente, riuscì a rubare la borsa ad un avvocato, sempre per strada. Tempo addietro, fu beccato in casa con della refurtiva che aveva trafugato il giorno prima, all’interno di un appartamento. Diversi anni fa, invece, fu inseguito e arrestato a Cava de’ Tirreni per uno scippo consumato ai danni di una signora. Aveva appena compiuto diciotto anni. Tra i suoi precedenti, oltre ai furti che la fanno da padrone, c’è anche lo spaccio e la detenzione di sostanza stupefacente, ricettazione ed estorsione. Ora un nuovo episodio, sempre per furto aggravato, che gli è costato il carcere. 
fonte: Il Mattino
0 notes
paoloxl · 8 years ago
Link
Il 12 giugno 1975 alle ore 23 circa una coppia di giovani presso Convoglio in provincia di Reggio Emilia, su una strada di campagna tra Montecchio e Sant’Ilario nei pressi del fiume Enza, rinviene il cadavere di un uomo abbandonato nei pressi della strada. Viene chiamato il medico Francesco Fochi, che al termine della autopsia accerta che la morte è stata causata da due colpi di pistola uno alla testa ed uno al cuore, partiti, secondo la analisi balistica, da due armi diverse, nessuna traccia di colluttazione. Si tratta del 22enne Alceste Campanile di Reggio Emilia, già militante di Lotta Continua e in seguito del circolo emiliano “ottobre”. Inizialmente l’omicidio Campanile viene rivendicato dall’organizzazione fascista Legione Europa con un volantino scritto da Donatella Ballabeni, riprodotto in fotocopia da Bruno Spotti e segnalato ai carabinieri da Roberto Occhi, tutti neofascisti di Parma, ma si trattava di una rivendicazione senza fondamento. Successivamente le indagini verranno invece “spostate” negli ambienti della estrema sinistra anche perchè il padre, Vittorio Campanile, sostenne la tesi secondo cui l’omicidio del figlio avrebbe dovuto coprire alcuni esponenti di gruppi militanti che avevano compiuto due mesi prima (14 aprile 1975) il rapimento di Carlo Saronio, dichiarazioni definite “irresponsabili” su Lotta Continua del 14 settembre 1975 ma corroborate dal noto pentito Fioroni che aveva compiuto il sequestro Saronio, e che dirà ai magistrati dicendo che quando si era recato a Reggio per modificare la bombola di metano della Fiat 127 usata per portare il riscatto Saronio in Svizzera, Campanile sarebbe stato presente durante l’operazione, vedendo Fioroni. Ma anche questa pista si rileverà del tutto infondata. La vicenda pareva quindi destinata a rimanere insoluta quando nel 1999 venne arrestato Paolo Bellini, imputato di diversi furti e rapine. Bellini, nato nel 1953, aveva un passato di estremista nei gruppi emiliani di Avanguardia Nazionale, oltre che una serie di reati alle spalle, che lo avevano portato per anni in latitanza in Sudamerica (dal 1976) ed in prigione in Italia seppur con falso nome (venne incarcerato col nome di Roberto da Silva e come Luigi Lembo). In carcere Bellini era entrato in confidenza con Antonino Gioè, uno dei killer della Strage di Capaci, cosa che gli aveva consentito di operare informalmente come contatto tra le forze dell’ordine e la Mafia a partire dal 1993. Durante un ‘interrogatorio, Bellini confessò di avere compiuto lui l’omicidio di Campanile, ventiquattro anni prima. Bellini e Campanile erano stati commilitoni nel Fronte della Gioventù, che in seguito avevano abbandonato. Mentre Campanile era passato alla sinistra, Bellini era migrato verso organizzazioni più attive e “dure”. Il giorno dell’omicidio Bellini aveva trovato Campanile per strada, mentre quest’ultimo effettuava l’autostop: Bellini lo aveva caricato con sé, l’aveva portato sul luogo del delitto e lì lo aveva freddato. In auto con Bellini vi sarebbe stato un altro esponente della destra locale, Roberto Leoni, leader della sede di Avanguardia Nazionale di Reggio Emilia e accusato da Bellini di aver sparato anch’egli un colpo a Campanile. L’omicidio sarebbe stato commissionato da un altro leader di Avanguardia Nazionale, Giulio Ennio Firomini, che avrebbe anche fornito l’arma del delitto grazie alla complicità di una coppia di Parma. La coppia parmigiana è stata poi scagionata da tutte le accuse. Dall’inchiesta istruita a Reggio Emilia dal Pubblico Ministero Italo Materia emerse quindi che Campanile fu ucciso da parte di militanti neofascisti per vendicarsi del “tradimento” e del passaggio all’organizzazione avversaria. La sentenza definitiva è stata emessa il 30 ottobre 2007 condannando Bellini a 22 anni di carcere.
0 notes
Text
Furti di cerchi e pneumatici a Matera, arrestato un uomo
Un uomo di 32 anni è stato posto agli arresti domiciliari dalla Polizia, a Cerignola (Foggia), perché ritenuto responsabile del furti di cerchi e pneumatici avvenuti nello scorso mese di giugno a Matera.     I furti (ne sono avvenuti sei) hanno interessato auto “di gamma medio-alta”, lasciate adagiate su blocchetti di legno dopo lo smontaggio dei cerchi. Le indagini, basate su “sistemi…
View On WordPress
0 notes
latinabiz · 4 years ago
Text
Arrestati due 50enni a Latina per furto dalla Polizia
Tumblr media
Polizia Due 50enni sono stati arrestati a Latina in trasferta dalla Campania per compiere furti. I due uomini hanno individuato la propria vittima nel parcheggio di un noto supermercato di Latina e hanno atteso che parcheggiasse l'auto e hanno messo in atto il trucco della ruota bucata. Dopo aver forato una ruota della vettura hanno atteso il ritorno del proprietario e si sono proposti di aiutarlo. Una volta conquistata la fiducia della vittima, mentre uno dei due si prestava insieme all’anziano a cambiare la gomma, l’altro gli sottraeva il borsello con i soldi che era stato lasciato su un sedile dell’auto. Con una scusa entrambi si sono allontanati velocemente a bordo di un'auto. Tutta la scena è stata notata da un poliziotto della Questura che in quel momento era libero dal servizio e che ha avvisato la sala operativa. Nello stesso momento, per non perdere di vista i due malviventi si è messo all’inseguimento del veicolo tenendosi a debita distanza. I ladri, sicuri di averla fatta franca  si sono allontanati dal capoluogo imboccando la Pontina in direzione Roma, sempre inseguiti dal poliziotto che teneva aggiornata la sala operativa sulla posizione dell’auto. Giunti all’altezza di Castel Romano, il veicolo è stato bloccato dal personale della squadra volanti di Latina e i due ladri sono stati portati in Questura, dove è stato accertato che i due fermati risultavano avere numerosi precedenti di polizia, dalle truffe agli anziani alle estorsioni e rapine . Nel corso di una perquisizioni sono state rinvenute numerose banconote di vario taglio che per loro spontanea ammissione risultavano provento del furto consumato poco prima nel parcheggio del supermercato del capoluogo.  La loro auto, una Jeep Renegade intestata ad una società di noleggio, è stata sottoposta a sequestro in quanto già segnalata per indagini di polizia giudiziaria. da altre forze di polizia. I due uomini sono stati arrestati e rinchiusi nelle camere di sicurezza in attesa del rito direttissimo previsto per il 7 luglio. Read the full article
0 notes
latinabiz · 4 years ago
Text
Scattata l'operazione “Driver” per i furti d'auto di lusso nel centro Italia
Tumblr media
Carabinieri Un' indagine che è partita nella provincia di Arezzo e che i risvolti sono arrivati fino nel basso Lazio, e ancor più nel territorio pontino. Che sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno con cui è stato disarticolato un gruppo dedito ai furti di auto di lusso in tutto il centro Italia. Un gruppo di professionisti che hanno messo a segno diversi colpi non solo in provincia di Arezzo ed in altre della Toscana, ma anche dell’Emilia Romagna e i cui movimenti, come accertato dagli investigatori tra la fine del 2020 ed i primi mesi del 2021 hanno riguardato anche i territori di Abruzzo, Marche ed Umbria.  Al termine delle indagini è scattata il 26 aprile l’operazione “Driver" con cui i militari hanno dato esecuzione due ordinanze di applicazione dell'obbligo di dimora effettuando anche diverse perquisizioni. Nel mirino sono finiti due uomini residenti uno a Cisterna ed il secondo ad Ardea.Come ha riportato ArezzoNotizie , tutto è iniziato nella serata del 4 dicembre scorso a Faella, piccola frazione di Castelfranco Piandiscò, in provincia di Arezzo: muovendosi con il favore dell'oscurità, i ladri si erano introdotti presso uno stabilimento di una pelletteria locale e, noncuranti della presenza di alcuni dipendenti e del circuito di videosorveglianza, con determinata spregiudicatezza erano riusciti a rubare un Landrover Range Rover Sport (del valore di circa 70mila euro), a bordo del quale erano fuggiti a grande velocità. Da qui sono partite le indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile che si è trovato sin da subito difronte ad una difficoltà inaspettata: sebbene l’auto rubata fosse dotata di impianto di localizzazione gps interrogabile anche da remoto, la sua traccia sui monitor si era interrotta dopo poche centinaia di metri, per scomparire poi nel nulla. Impossibile, quindi, localizzare la posizione dell'autovettura rubata. Era un evidente indizio dell’organizzazione del gruppo formato da professionisti muniti di apparecchiature sofisticate, appositamente programmate per inibire i segnali radio e gps. Venuto meno il supporto tecnologico, gli investigatori, con il supporto dei colleghi della Stazione di Castelfranco Piandiscò, hanno concentrato gli sforzi nell'esecuzione di indagini “classiche”, incentrate su un minuzioso sopralluogo sulla scena del crimine, sull'analisi delle immagini immortalate dai circuiti di videosorveglianza dello stabilimento e degli esercizi limitrofi, sulle indicazioni riguardanti le targhe delle auto utilizzate, desunte anch'esse dalle telecamere presenti sul territorio e dalle dichiarazioni dei testimoni. La svolta è arrivata dall'auto utilizzata dai ladri per recarsi sul luogo del furto e per allontanarsene; e i successivi accertamenti hanno portato gli investigatori a concentrare i propri sforzi tra la parte sud della provincia di Roma e la provincia di Latina, il resto lo hanno fatto ancora una volta le indagini “classiche” tra cui l'analisi dei tabulati di traffico telefonico e delle celle radio-base, nonché servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati. Così è stato arricchito il quadro indiziario: per gli investigatori oltre al furto di Faella, hanno styretto il cerchio svariati altri colpi, tutti accomunati dal medesimo modus operandi, e tutti aventi ad oggetto auto sportive di grossa cilindrata, perlopiù Range Rover Sport (in 4 dei casi ricostruiti), ma anche Audi Q-5 e Bmw X-6. Nei giorni scorsi uno degli indagati, sottoposto a perquisizione veicolare, è stato trovato in possesso di un disturbatore di frequenze e di un 'inverter' di corrente per la sua alimentazione, confermando così la tesi dei carabinieri riguardo lo spessore delinquenziale del gruppo criminale costituito da 3 soggetti, tutti originari del basso Lazio, veri e propri trasfertisti professionisti del crimine, dotati delle competenze tecniche necessarie all'utilizzo di apparecchiature per clonare i codici centralina e per impedire la localizzazione gps delle autovetture rubate. L’operazione in questione, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Arezzo, ha portato i carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno a notificare due provvedimenti di obbligo di dimora nei confronti di due dei principali indagati, per i quali sono stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione dei furti. I due d'ora in poi non potranno uscire dai territori di Ardea e Cisterna, dove risiedono. Il terzo indagato è stato destinatario di un decreto di perquisizione, finalizzato ad incrementare ulteriormente il quadro indiziario. Read the full article
0 notes
purpleavenuecupcake · 6 years ago
Text
Polizia di Stato: Operazione "500 Cash", misure cautelari per 13 soggetti
La Polizia di Stato di Taranto ha dato esecuzione ad un´ordinanza applicativa di misure cautelari personali (5 di custodia cautelare in carcere e 8 di arresti domiciliari), disposte dal Giudice nei confronti di tredici soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture, ricettazione, riciclaggio ed estorsione. L´ indagine ha preso avvio nel febbraio 2018, sulla scorta di numerose denunce di furti di auto consumati nel capoluogo e nella provincia di Taranto, ed ha consentito di accertare l´operatività (sino a tutto il giugno 2018) di un´articolata organizzazione operante principalmente nella provincia di Taranto (ma con episodi delittuosi rilevati successivamente anche nelle province di Brindisi e Lecce), dedita alla commissione di plurimi reati contro il patrimonio, prevalentemente furti di autovetture di ultima generazione (Fiat 500, Fiat Panda, Lancia Y e Land Rover "Evoque"), ricettazione e/o estorsione nei confronti dei legittimi proprietari (c.d. "cavallo di ritorno"). Tale associazione, vantava la disponibilità non solo di mezzi, infrastrutture, arnesi ed attrezzi utili allo scassinamento delle autovetture, ma anche di centraline elettroniche di autovetture di ultimissima generazione, di locali ove custodire i materiali necessari a compiere i furti, oppure ove parcheggiare provvisoriamente i veicoli rubati, di figure professionali di comprovata esperienza (meccanici e carrozzieri). Un´associazione in grado di porre in essere numerose operazioni illecite - al punto da indurre uno degli indagati a sostenere "... taglia le macchine e le portiamo...ogni giorno ne porto una!"). A fianco alla figura dei capi - soggetti dall´elevata caratura criminale, che decidevano le operazioni illecite da compiere, tenendo le fila delle trattative con le vittime delle estorsioni e con le figure professionali che cooperavano per il riciclaggio delle vetture rubate, e talvolta chiamati pure ad appianare piccoli contrasti insorti tra i vari membri in ordine alla spartizione dei profitti-, si ponevano altri soggetti (fra cui anche una donna, non destinataria di misura) che collaboravano nei furti e nella gestione dei "cavalli di ritorno", ed il cui contributo era tuttavia indispensabile in vista della realizzazione dei vari colpi pianificati dai vertici. In tutto i soggetti individuati ed indagati sono 22. Le conversazioni intercettate risultavano connotate da un´elevata allusività, ricorrendo gli indagati alla loro "codificazione" o "criptazione", adoperando espressioni simboliche, come ad esempio il termine «ragazze» per indicare le vetture rubate, o «vendita» per alludere all'operazione del "cavallo di ritorno". A proposito di quest´ultimo aspetto dell´indagine, in alcuni casi le vittime denunciavano il furto della propria autovettura, per poi, a distanza di qualche giorno, segnalarne l'avvenuto "rinvenimento" sulla via pubblica. Circostanza che ha destato, ovviamente, sospetto. Le indagini hanno in effetti consentito di appurare in più casi che l´auto di cui veniva denunciato il furto si trovava nella disponibilità degli indagati - i quali provvedevano poi a spostarla e collocarla nel luogo ove poi il proprietario la ritrovava -, e che le persone offese si mettevano in contatto (il più delle volte tramite parenti o persone amiche) con gli stessi indagati; il che ha dato prova di come la vettura venisse fatta ritrovare a fronte del pagamento di un riscatto. Le auto venivano consegnate, presso alcuni depositi/officine della provincia in fasce orarie in cui, complice il buio minore era il rischio di incorrere in controlli su strada. Il trasferimento dei veicoli avveniva in maniera talmente veloce ed attraverso plurimi soggetti, che in una circostanza - in cui ad essere stata derubata era stata l´auto della moglie di un noto pregiudicato per associazione di tipo mafioso -, seppure gli indagati abbiano cercato di recuperare e restituire l´auto (nel frattempo già trasferita altrove, presumibilmente a Brindisi) non riuscivano più nell´intento. In un altro caso, invece, gli indagati sono stati a loro volta vittime di aggressioni e minacce da parte di altri soggetti del quartiere Paolo VI di Taranto (a loro volta indagati), i quali recriminavano il patito furto dell'autovettura di un loro congiunto subito l'anno prima, pretendendo la restituzione del corrispettivo in denaro o, in subordine, la consegna di una "nuova" autovettura, minacciando pesanti ritorsioni. A seguito dell'intermediazione di un "garante", colui che era ritenuto responsabile del furto otteneva il favore di estinguere ratealmente il "debito", il cui pagamento veniva comunque più volte sollecitato attraverso diverse intimidazioni (con percosse e persino con la minaccia di una pistola). Talvolta le auto venivano invece vendute direttamente dagli indagati. È il caso di una 500 "Abarth" che veniva promessa ad un soggetto al prezzo di 1500 euro, salvo poi interrompere le trattative essendosi optato nuovamente per il solito "cavallo di ritorno". Il gruppo di indagati possedeva anche delle armi. Il 23 aprile 2018, veniva effettuata una perquisizione locale all'interno dell'abitazione di uno degli indagati nonché di un locale box a lui riconducibile, rivenendovi una pistola clandestina completa di cartucce cal. 7,65, oltre che (a conferma delle attività illecite del gruppo) un quantitativo ingente di arnesi atti allo scasso, centraline modificate per l'avviamento di autoveicoli ed altri oggetti di certa provenienza furtiva prelevati dall'interno delle tante autovetture rubate. Read the full article
0 notes
tmnotizie · 7 years ago
Link
ROMA – Il fenomeno dei furti di identità e delle frodi informatiche diventa ogni giorno più preoccupante, al punto che, come denuncia anche la polizia postale, quasi il 50 % del crimine è ormai commesso sul web.  Situazione gravissima  se si pensa che sono milioni gli utenti che effettuano acquisti sulla rete ed effettuano operazioni di home banking direttamente dal proprio pc.
Il Movimento Difesa del Cittadino, impegnato da anni sul fronte della tutela dei consumatori quanto ai pagamenti elettronici con le campagna Pago Sicuro e SOS POS , ha quindi deciso di presentare un esposto alla  Procura di Catania, attraverso il proprio legale avv. Irene Coppola,  a carico delle persone già note e di quelle di cui dovessero emergere profili di responsabilità penale al termine delle indagini, per  i reati di frode informatica, truffa aggravata e furto di identità, a danno di migliaia di ignari utenti derubati dei propri dati e dei propri soldi, a seguito di acquisti  on line e di operazioni di internet banking.
In particolare, le operazioni illecite venivano commesse secondo le modalità della “Sim Swap“, ovvero una avanzata tipologia di frode informatica articolata in vari passaggi: individuata la vittima, venivano acquisiti i  suoi dati e le credenziali di home banking tramite tecniche di hacking; poi, utilizzando documenti falsificati ad hoc, si sostituiva la sim card del soggetto e, attraverso lo stesso numero telefonico, si ottenevano dalla banca le credenziali per operare sul conto corrente online.
Altre truffe hanno riguardato l’e-commerce per importi pari a decine di migliaia di euro, attraverso l’inserimento di falsi annunci di vendita sui portali specializzati e, in particolare, sul sito subito.it. Si trattava, più nel dettaglio, di annunci di vendita di smartphone, pezzi di ricambio per auto, apparecchiature elettroniche. Alla descrizione del bene veniva associata un’utenza di contatto alla quale fare riferimento per la trattativa.
L’acquirente, dopo aver visionato la descrizione del bene, contattava il venditore, con il quale concordava le modalità di pagamento indicate di volta in volta, in genere codice Iban su cui far pervenire i bonifici. Ottenuto il pagamento, gli indagati si rendevano irreperibili.
“Pagamenti elettronici ed e-commerce sono la nuova frontiera delle truffe grazie anche alla scarsa conoscenza su come acquistare in sicurezza da parte dei consumatori – spiega Francesco Luongo, Presidente Nazionale del Movimento – Alla vigilanza ed alle informazioni fornite dalle  associazioni dei consumatori istituzioni come Edufin devono necessariamente attivare campagne educative nazionali, che trovino effettive ricadute nei territori e tra i cittadini aumentandone la consapevolezza e riducendone i rischi“.
0 notes
allnews24 · 7 years ago
Text
Furti di borse su auto ad Asti e San Damiano, denunciate tre donne e un minorenne
<!-- -->
Nei primi giorni di novembre aveva rubato la borsetta dall’auto parcheggiata di una donna residente ad Asti.
In seguito alla denuncia del furto sono inziate le indagini dei Carabinieri della Stazione di Asti che sono risaliti al presunto colpevole che ieri è stato denunciato in stato di libertà.
Si tratta di un minore di anni 15, gi�� con precedenti specifici, residente nel campo nomadi…
View On WordPress
0 notes