#cosa fare a Dublino
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la mia ragazza è stata selezionata per andare a fare un lavoro abbastanza importante a Dublino all'interno di un collage e quando me lo ha detto ha esordito con "devo dirti una cosa che non ti piacerà" e io mi stavo già immaginando le peggio cose tipo che non voleva più vedermi e mi voleva lasciare poi mi ha spiegato che per andare a fare questa esperienza userebbe le ferie che ha disposizione non potendo quindi venire in vacanza con me.
lei non ha idea di quanto io sia felice per lei, di quanto sono contenta che sia stata scelta e che farà quest'esperienza che sarà sicuramente bellissima. che non importa se non faremo le vacanze insieme, abbiamo tutto il tempo del mondo.
quando le hanno dato la notizia della conferma delle ferie e del viaggio sono letteralmente corsa ad abbracciarla urlando "ANDIAMO A DUBLINO BEPPE, CAMPIONI DEL MONDO!!!"
mamma mia sono innamorata in modo incredibile e venderei l'anima per vederla sempre così felice ♥️
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Divanisti e PRENDITORI
Divanisti e Prenditori.
Flavio Briatore: "Con la cultura non si mangia."
Basterebbe questa frase per farsi un'idea della persona. Briatore ce l'ha anche con quelli che, con un termine attuale, sono definiti "Divanisti", quei giovani che, secondo i pappardellari (politici e giornalai) sono a casa loro, comodamente seduti sul divano e aspettano il reddito di cittadinanza o qualsiasi altro sussidio (se esiste) e che non hanno voglia di lavorare e aspettano il lavoro sotto casa. Teoria smentita dai fatti se è vero, come è vero, che ogni anno 130.000 giovani se ne vanno via in Inghilterra, in Germania e perfino in Australia per fare i camerieri, i pizzaioli, i contadini eccetera.
Saranno mica fessi questi giovani che vanno via? Un motivo ci sarà. Cerchiamo di capire come stanno le cose. Cominciamo dalla paga.
Ambiente di lavoro. I giovani che se ne vanno a Rimini o in altre località turistiche in Italia, lavorando dieci, dodici ore al giorno, se sono fortunati, lavorando in un camping o un villaggio turistico, hanno la possibilità di avere un letto in una stanza in comune con altri lavoratori. Se sono fortunati. Diversamente hanno la possibilità di dormire nel retrobottega del locale, o se vogliono un alloggio decente se lo devono pagare. Con le paghe che ricevono, quasi sempre in nero, senza contributi, senza contratti di lavoro, senza nessuna garanzia, non conviene. Togli le spese dalla misera paga, ci guadagni di più se resti a casa e fai una vita dignitosa che a Rimini per essere trattato e vivere come un immigrato.
Una "Prenditrice", proprietaria di uno chalet sulla spiaggia di Rimini, durante un'intervista televisiva, dichiarò che: "E' vero, le paghe sono basse, ma intanto impari un mestiere.". Si fosse trattato della proprietaria di un ristorante cinque stelle Michelin, il ragionamento poteva anche avere una sua logica. Ma cosa impara un cameriere di un bar sulla spiaggia a Rimini? Dopo tre giorni ha già imparato tutto. Al massimo impara qualche frase di tedesco da un cliente berlinese che ordina "Spaghetti alla bolognese".
Veniamo ai "Prenditori".
Quelli avanti negli anni, o che per motivi di studio o per interesse personale, conoscono la storia della prima repubblica, sanno che esistevano le "Partecipazioni Statali" spesso una realtà ministeriale. La definizione delle Partecipazioni Statali, nell'opinione pubblica, dei giornali, e dei politici dell'opposizione era di un Ministero nel quale se l'impresa partecipata era in attivo, ci guadagnava il privato (gli azionisti) se era in rosso ripianava lo Stato. Ed era così, nella realtà. Un po' come succede anche oggi, per fare un esempio, con molte banche, grandi e piccole, che sono state salvate dallo Stato, che ha speso miliardi per salvarle dal fallimento, e oggi non pagano la cosidetta tassa sugli extraprofitti e si tengono quei soldi in capitale sociale, con gli azionisti che sono quelli che beneficiano di questa operazione.
Ricordate Berlusconi, quando diceva che i ristoranti erano pieni? Aveva ragione, ancora oggi è così. Provate ad andare al ristorante o in pizzeria durante l'estate o a Pasqua o nel periodo di Natale e Capodanno. Chiunque mi legga ha esperienza diretta di questo. Vi chiedono subito: "Avete prenotato?". Alcuni gestori lo chiedono in qualsiasi periodo dell'anno. In molti casi dovete aspettare che si liberi un tavolo, in tanti altri il tavolo non c'è. Ma quanti sono i ristoranti e le pizzerie in Italia?
Sono 340.000, dati ufficiali dell'associazione di categoria. Per quelli che non si fidano o per i pignoli, ho fatto un po' di calcoli che aggiungo solo per un'esigenza di chiarezza, ma potete risparmiarveli. Quelli che possono, volendo, tutti i giorni, ma anche quelli che non possono e si concedono un pasto o una pizza fuori casa saltuariamente, conoscono bene la situazione che descrivo.
Bene. Fcciamo una media tra quelli che hanno più di trecento posti tavolo, e non sono la maggioranza, (quanti saranno, il 20 il 30 per cento a voler essere generosi?) e quelli che ne hanno cinquanta o meno e sono il 70 per cento. Viene fuori una una disponibilità giornaliera di 42.500.000 posti tavolo.
30% di 340.000 = 102.000 x 300 = 30.600.000 +
70% di 340.000 = 238.000 x 50 = 11.900.000 =
Posti tavolo disponibili giornalieri 42.500.000
A questo punto, dovete detrarre, come più vi aggrada, secondo la vostra opinione, i turisti. Quest'anno boom di turisti.
https://www.confcommercio.it/-/turismo-in-italia
Il turismo interno ha visto "solo", mediamente, 12.000.000 di italiani che si sono spostati. Ultimo dato e smetto di annoiarvi con i numeri. Chi mi legge non è come un pappardellaro, che vive su un altro pianeta. Sa bene che noi siamo un paese di evasori, dove un commerciante, un professionista, dichiara al fisco meno di un operaio, che i "ricchi" sono molti di più di quelli "noti" come Briatore. Ma anche, senza voler usare questa parola, che tanto spaventa chi può, anche quelli "abbienti" sono molti. Chi di voi non conosce un meccanico, un macellaio o altro che ha tre, quattro appartamenti di proprietà e così via.
Ecco, basta questa categoria di persone per riempire i ristoranti o le pizzerie. Ma ci sono altre categorie per le quali il ristorante o la pizzeria sono un lusso che raramente, o mai, possono permettersi: i pensionati con pensione da fame, i lavoratori che anche se lavorano guadagnano un salario che li mette nella fascia dei poveri, i disoccupati e così via. Se non dici anche questo sei un pappardellaro. E quando un pappardellaro, che sia un politico o un giornalaio, dice che i ristoranti sono pieni, non vi dice tutta la verità. Dire mezza verità equivale a dire mezza bugia. La verità è che, mediamente, da dieci anni a questa parte, 130.000 giovani lasciano il nostro paese in cerca di paesi più civili che non li sfruttino e che li valorizzino. E per una immagine, per l'apoteosi della pappardella, se ne avete voglia, rileggetevi il mio post e integratelo con quello che succede oggi: costringiamo giovani medici, specializzati, ad emigrare e "oggi" importiamo medici dall'estero (indiani, cubani e da chissà quale altro paese.). E ribadisco: Ma si può essere più coglioni di così?
I "Prenditori" ci hanno ammosciato l'anima per decenni con "Il Mercato", la "Legge della domanda e dell'offerta" e questi due enti non ammettevano morale, sottigliezze o distinguo. Bene, seguissero questa legge grazie alla quale si sono arricchiti per decenni e ne traessero le conseguenze: se la domanda di lavoratori è alta e non se ne trovano... bisogna aumentare l'offerta. Senza pappardelle come la formazione, i centri dell'impiego e tutte le scemenze di cui si riempiono la bocca tutti i giorni.
TWITTER @Maledetta logica
Fb augusto.alvino.3
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Eyes on the world #171
Ed eccoci, ultimo mese del 2023. Come vola il tempo.
Come di consueto, partiamo dagli ultimi aggiornamenti sulla guerra tra Hamas e Israele, per poi spostarci rapidamente alla COP28 di Dubai, quindi a Dublino e infine a Malaga per una storica vittoria dell’Italia del tennis.
Bando alle ciance, cominciamo! 👇
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: OLTRE 100 OSTAGGI LIBERATI, TREGUA FINITA, IL GELO CON IL GOVERNO SPAGNOLO
(1) Il conflitto tra #Hamas e #Israele si arricchisce di nuovi sviluppi avvenuti nell’ultima settimana. Sabato scorso è continuata la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas, nonostante qualche breve tentennamento; in 17 sono stati rilasciati, in cambio di 39 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (24 donne e 15 minori). Anche in questo caso, lo scambio di prigionieri è avvenuto con l’ausilio della Croce Rossa Internazionale e il tutto è avvenuto nell’ambito della tregua in corso già da qualche giorno tra gli schieramenti. Domenica lo scenario si è ripetuto, con altri 17 ostaggi rilasciati e ulteriori 39 palestinesi (33 uomini e 6 donne) usciti dalle carceri israeliane. Lunedì scorso sarebbe stato l’ultimo giorno di tregua tra Hamas e Israele, ma tra le parti – con la mediazione del #Qatar – si è deciso di prolungarla di altri due giorni. L’accordo è stato raggiunto sulla base di un rilascio di almeno 10 ostaggi al giorno da parte di Hamas (ne ha liberati 11 lunedì). Nei giorni successivi il tutto è proseguito senza particolari sussulti, arrivando a un totale di 105 ostaggi israeliani riportati a casa e 210 prigionieri palestinesi liberati dalle carceri del paese e al prolungamento della tregua di qualche giorno. A comunicarlo è stato l’esercito israeliano, sempre previo accordo di scambio reciproco di ostaggi. Stamattina, alle 6 italiane, è scaduto il termine fissato per la tregua e i combattimenti sono ripresi soprattutto nel nord della Striscia di #Gaza. Il premier israeliano Netanyahu ha accusato Hamas di essersi rifiutato a estendere la tregua per non liberare altri ostaggi. A gettare qualche ombra su Israele ci ha pensato il New York Times, che ha riportato come l’intelligence locale fosse a conoscenza del piano di battaglia di Hamas previsto per il 7 ottobre, ma che l’abbia sottostimato non credendo che il gruppo potesse effettivamente realizzarlo. Per questo motivo, come ampiamente documentato, le forze israeliane si sono fatte trovare impreparate davanti all’attacco, smascherando i gravissimi errori di valutazione. Intanto va segnalato anche il gelo tra i governi di #Spagna e appunto Israele, in seguito alle dichiarazioni del premier iberico Pedro Sánchez che ha continuato a condannare pesantemente i bombardamenti israeliani all’interno della Striscia di Gaza. Netanyahu ne ha approfittato per richiamare nel paese l’ambasciatrice in Spagna.
🌧 PARTE LA COP28 A DUBAI, IL CAMBIAMENTO CLIMATICO SARÀ L’ARGOMENTO PRINCIPALE. COSA ASPETTARSI?
(2) Ieri a #Dubai ha preso il via la #COP28, la riunione internazionale che si tiene ogni anno per definire/aggiornare le strategie per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Si tengono ogni anno in un paese diverso e si è giunti, come suggerisce il nome, alla 28^ edizione. C’è sempre parecchio scetticismo intorno a tale riunione, dal momento che i risultati ottenuti non sembrano avere un vero e proprio peso effettivo e che si tratti di un semplice appuntamento utile a fare il punto della situazione, senza particolari conseguenze. Va anche detto che unire gli intenti di quasi 200 paesi, con obiettivi, economie, apparati statali e sociali diversi non è semplice in alcuna circostanza. Gli ultimi accordi degni di nota risalgono alla famosa COP21 del 2015 tenutasi a #Parigi, che diede vita al famoso accordo per contenere l’incremento della temperatura media globale entro i 2°. Quest���anno la manifestazione si tiene, come detto, a Dubai (negli Emirati Arabi Uniti) e la scelta ha fatto storcere il naso a parecchi esperti, trattandosi del settimo paese al mondo per produzione di #petrolio e settimo anche per emissioni di gas serra pro capite. Come se non bastasse, il presidente della COP di quest’anno è Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, ovvero l’azienda petrolifera statale. Organizzare un evento simile – che tra gli obiettivi da raggiungere ha anche la riduzione del ricorso a combustibili fossili (quali il petrolio) – in una nazione di questo tipo per molti è un vero e proprio controsenso. Al Jaber ha deciso di coinvolgere anche i rappresentanti del settore dei combustibili fossili nella COP28, in modo da favorire il confronto tra le parti e procedere di comune accordo verso la riduzione delle emissioni che esso stesso produce. Ma c’è di più. In base a una serie di documenti arrivati alla #BBC e all’organizzazione Centre for Climate Reporting, sembra che gli Emirati vogliano approfittare della presenza di numerosi paesi e capi di stato per instaurare nuovi rapporti e stringere accordi per la vendita degli stessi combustibili fossili che si stanno cercando di limitare. I sussidi che li riguardano, nel 2022, hanno raggiunto un valore di 7.000 miliardi di dollari, pari a circa il 7% del PIL mondiale. La prima giornata si è conclusa ieri con la dichiarazione d’intenti da parte dei paesi più economicamente floridi di versare oltre 380 milioni di euro in un fondo da utilizzare per i danni e le perdite causate dal cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo.
🇮🇪 DUBLINO NEL CAOS: SCONTRI TRA SOSTENITORI DI ESTREMA DESTRA E AGENTI IN SEGUITO A UN ATTENTATO
(3) Settimana piuttosto travagliata in #Irlanda. La scorsa settimana una persona (la cui identità non è stata ancora diffusa) ne ha accoltellate quattro in centro a #Dublino e - attraverso i social - si è sparsa la voce che a compiere l’attentato fosse stato uno straniero, parlando esplicitamente di terrorismo. Il fatto è avvenuto davanti alla scuola elementare di Parnell Square e a essere accoltellate sono state due bambine di 5 e 6 anni, un bambino di 5 e una donna di circa 30 anni, secondo le ricostruzioni. Quest’ultima e una delle bambine sono al momento ricoverate in ospedale e l’attentatore si pensa che sia in realtà un cittadino irlandese, forse di origine straniera. La notizia ha scatenato proteste violente e diffuse in tutta la capitale, condotte da centinaia di attivisti di estrema destra e anti-immigrazione. Questi si sono scontrati con la polizia, che ha arrestato 34 persone, accusate di reati contro l’ordine pubblico e furti vari. Prima dello scatenarsi delle proteste, diversi account social dichiaratamente razzisti e xenofobi hanno invitato a rispondere con violenza all’attentato e a uccidere ogni straniero presente sul territorio. Ambasciate e rappresentanze di altri paesi e religioni a Dublino hanno invitato i loro conterranei/seguaci a non uscire di casa per evitare di rimanere coinvolti negli scontri. Le proteste hanno fatto particolarmente rumore, dal momento che l’Irlanda – nell’ambito dell’UE – è notoriamente uno dei paesi più tolleranti e l’immigrazione non è mai stato un tema divisivo. Negli ultimi anni però diversi sostenitori e attivisti di estrema destra hanno imputato agli immigrati l’aumento del costo della vita e la crisi abitativa, oltre a sfruttare ogni caso di cronaca riguardante una persona straniera per alimentare allarmismo e minacce alla popolazione locale.
🎾 GLI AZZURRI DEL TENNIS TRIONFANO IN COPPA DAVIS! SCONFITTA 2-0 L’AUSTRALIA IN FINALE
(4) A coronamento di un anno decisamente positivo per il #tennis italiano, si è conclusa con un’incredibile vittoria per l’#Italia la #CoppaDavis, il torneo più importante a squadre per nazionali. In finale gli azzurri hanno battuto l’Australia, bissando il successo del 1976. Il match, come di consueto, si è giocato al meglio delle 3 partite (2 in singolo e l’eventuale spareggio in doppio), di quest’ultima non c’è stato bisogno, dal momento che Matteo Arnaldi ha battuto Alexei Popyrin e Jannick #Sinner ha prevalso su Alex De Minaur, il miglior tennista della compagine australiana. Dello spareggio c’è stato bisogno in semifinale e ai quarti per l’Italia, contro rispettivamente Serbia (eliminando il n.1 al mondo Novak #Djokovic e andando in svantaggio) e Paesi Bassi. Insieme a Sinner e Arnaldi, hanno portato a casa l’ambito trofeo anche Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli. A brillare è però la stella di Jannick Sinner, attuale n.4 al mondo e autore di prove eccellenti anche di recente in campo internazionale. Qualche settimana fa è stato sconfitto solo in finale proprio dal serbo Djokovic alle ATP Finals di Torino. Per l’Italia era l’ottava finale, addirittura la quarta contro l’Australia (prima di questa, 3 sconfitte nel 1960, 1961 e 1977). Come detto, l’ultima vittoria risale al 1976, quando in finale il team capitanato da Nicola Pietrangeli e composto da Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Antonio Zugarelli sconfisse il Cile. Da non tralasciare anche il buon momento del movimento tennistico femminile, giunto in finale contro il Canada nell’equivalente (femminile appunto) della Coppa Davis la scorsa settimana, ma uscendo sconfitta.
Alla prossima 👋
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Migranti, Sergio Mattarella “Le regole di Dublino sono preistoria”
Migranti, Sergio Mattarella “Le regole di Dublino sono preistoria” Il Presidente della Repubblica sta lavorando sulla diplomazia, in particolare con la Germania per affrontare l’emergenza migranti. “Senza alleanze europee il paese non ne esce”, spiega S. Mattarella. “Basarsi in questo mondo sull'accordo di Dublino, come fanno alcuni Paesi, è come fare un salto nel Pleistocene, o come pensare di collegare l'Europa con le carrozze a cavallo. Un'altra era geologica, una cosa fuori dalla realtà”, dichiara il Presidente della Repubblica. “Il nostro compito è quello di essere riferimento della comunità nazionale e formulare suggerimenti. Io credo che occorra di fronte a un fenomeno così pensare in maniera adeguata: le regole di Dublino sono preistoria, era un altro mondo, non c'era una migrazione di massa, è come fare un salto in un'altra era storica. Voler regolare il fenomeno migratorio facendo riferimento agli accordi di Dublino è come dire “realizziamo le comunicazione in Europa con le carrozze a cavalli”, spiega S. Mattarella, aggiungendo “Serve uno sforzo in cui nessun Paese ha la soluzione in tasca ma anzi la si cerca insieme, velocemente, con nuove formule e nuove soluzioni”. Il fenomeno migratorio richiede nuovi approcci d’intervento, la realtà è mutata ed il Presidente ritiene sia necessario uno sforzo internazionale per approfondire ed affrontare le nuove cause. Nel corso di una conferenza stampa in presenza del presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, S. Mattarella ribadisce la necessità per l’Europa di porre attenzione su tre questioni primarie. “Tre sono le questioni primarie di fronte al Mondo e all'Europa: clima, energia e migranti. Con Steinmeier abbiamo sorvolato le zone colpite dagli incendi in Sicilia, anche a causa del mutamento del clima. A Catania vedremo un importante stabilimento di produzione di energie pulite. È una esigenza comune di Germania e Italia affrontare questi argomenti”, ha dichiarato in merito alle priorità europee il presidente, riscontrando “piena convergenza e intensa collaborazione” dall’incontro con il presidente tedesco.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Ho paura di esserti utile in questo momento, sì, ma non lo so se mi vuoi davvero bene, non lo so se tu hai mai davvero provato, se hai mai davvero capito per me e di me. Mi difendo e mi tengo a distanza perché il trauma mi fa fare così, l’ha sempre fatto, ricordi? Io non sapevo spiegartelo, tu mi davi della viziata. Strategie di protezione invece che di connessione. Sono terrorizzata. Non sta succedendo niente e niente succederà, ma nella mia mente è già successo tutto. Ho paura a farti entrare ancora e forse non è nemmeno la cosa giusta. Forse sono troppo pesante, forse si sta risvegliando qualcosa in me. Mi ricordo di quel viaggio a Dublino e tremo, tremo, tremo
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Dovevo andare a Dublino
All'inizio di luglio la scuola ha aperto un bando per andare a Dublino 21 giorni gratis, per il bando dovevamo compilare certe documenti, scrivere una lettera dove spiegavamo perché volevamo partire e scrivere un Curriculum.
Ero in un brutto posto con la mia testa odiavo tutto di me stessa ed ero stressata per l'estate ragazzi a San Pietro perché non era il mio gruppo e mi sentivo un reietto perché non riuscivo ad aprirmi per socializzare con qualcuno, mi sentivo un mostro sia nell'aspetto fisico che dentro di me, sentivo di avere un cuore marcio pieno di odio per me stessa, era uno dei miei periodi di down forse la stanchezza e lo stress hanno accentuato i miei pensieri negativi ma non credo di aver odiato me stessa come mi sono odiata durante tutto luglio.
Detto questo, mentre provavo a sistemare tutti i requisiti per fare la domanda mi sembrava tutto impossibile, i documenti da compilare mi sembravano la cosa più difficile del mondo, non sapevo minimamente che cazzo scrivere nemmeno a "Nome e cognome dell'alunna" per farvi capire, ero completamente rincoglionita (ho compilato più e più volte documenti importanti, INPS e cazzi vari, per la mia famiglia nel corso degli anni quindi questi tecnicamente dovevano essere veramente una CAGATA per me, E INVECE NO); Sul curriculum non sapevo che cazzo metterci, dove trovare gli attestati dei corsi seguiti e più andavo avanti nel compilarlo più sentivo di non aver fatto niente nella mia vita, continuavo a ricordarmi di tutti questi anni passati ad autocommiserarmi e a piangere da sola al posto di vivere come una normale adolescente, continuavo a sentirmi un rifiuto e continuavo ad odiare me stessa per come mi sono lasciata andare, e mi sono resa conta che nella vita la prima persona ad avermi abbandonata ero stata proprio io e che questa è effettivamente la causa di tutti i miei problemi; Scrivendo la lettera dei motivi per cui secondo me stessa mi "meritassi" di partire non riuscivo a trovare nessun motivo valido, non mi meritavo di partire perché stavo male e sapevo che la cosa sarebbe durata qualche mese come tutte le altre volete e io non mi sarei goduta il viaggio che magari qualcun altro al posto mio invece avrebbe apprezzato, avevo paura di avere una delle mie crisi a Dublino e di creare problemi al nostro accompagnatore e di far preoccupare le mie amiche e magari rovinare il viaggio a tutti e sinceramente visto che nemmeno a casa condivido il mio dolore con nessuno se mi avessero vista le mie amiche mi sarei sentita solo peggio. Insomma, io NON potevo partire.
Non potevo partire assolutamente, mi sono convinta di questa cosa sin dall'inizio e quindi non ho mandato alcuna domanda per il bando, mene sono fatta una ragione e l'ho chiusa lì senza troppe lagne , almeno così credevo...Ieri i miei compagni sono partiti e vedo tutte le storie che mettono e tutte le cose che fanno e sono così gelosa, così arrabbiata con me stessa per quello che ho fatto e che continuo a farmi ripetutamente ogni giorno, mi auto saboto tutti i giorni della mia vita e se sono arrabbiata mi faccio del male, queste due cose ripetute in loop ogni giorno della mia vita, odio la mia testa per tutti i limiti che mi impone, per tutte le cose cattive che mi dice, e per tutto il male che mi lascia infliggere a me stessa. Voglio solo uscire dalla mia testa una volta per tutte, avevo bisogno di quel viaggio, dimenticarmi della mia vita per un po', parlare inglese con dei madre lingua, di vedere una vita diversa, ammirare posti che so per certa che avrei amato dal primo all'ultimo, vivere il "maltempo" che c'è l'i, sentire la pioggia sulla mia pelle, vedere le nuvole grigie e dorate del post pioggia che tanto amo, chiudermi dentro a qualche negozio, scoprire qualche piccola libreria, fare foto con le mie amiche in posti carini, comprare souvenir per tutti a casa, fare cose pazze perché lontana dagli occhi della gente di Campobasso, avrei amato anche solo stare chiusa in camera a guardare fuori il paesaggio per 21 giorni di fila, avrei amato tutto tutto tutto, persino il cibo rancido, le camminate senza fine, la stanchezza, vestirmi pesante per non sentire freddo, fare la spesa, non avere il comfort di casa, non vedere i miei amici, non vedere la mia famiglia, non vedere nessuno che conosco, non sapere cosa succede a Campobasso, perdermi le uscite con i miei amici, non poter dormire nel mio letto comodissimo, tutto tutto tutto avrei amato per il solo fatto di essere lontana da Campobasso, per il solo fatto di essere a Dublino avrei amato anche dormire sotto i ponti. Flavia aveva detto che mi sarei pentita di non aver mandato la domanda, al che le dissi "no non mi pento mai di queste cose" effettivamente non mi sono pentita di non aver mandato domanda, tò Flavia, mi dispiace solo non aver avuto le condizioni per partire, anche se avessi mandato la domanda non avrei mai avuto il coraggio di chiedere ai miei genitori di spendere dei soldi per farmi partire, si viaggio e alloggio erano gratuiti ma il prepararsi per il viaggio avrebbe richiesto un po' di soldi e mamma sicuro si sarebbe messa in testa di comprarmi delle scarpe nuove "Per non fare brutta figura" e dei vestiti decenti, e se non avesse avuto i soldi per fare ciò ci sarei rimasta male e mi sarei sentita diversa dai miei compagni e avrei odiato la mia vita un po' di più(e non è giusto che io mi senta così perché in fin dei conti sono molto fortunata, solo che in queste situazioni non mi sento così fortunata e ci sto male) poi dobbiamo anche i soldi per stare lì 21gioni e per qualsiasi altra cosa, non sarei mai riuscita a perdonare me stessa, ancora mi sento in colpa per la gita a Firenze.
In più, per lo stato mentale in cui sono non posso permettermi di fare un viaggio fuori da Campobasso, per poi ritornarci, finirei pero odiare la mia vita sempre di più dopo aver visto come le cose sono diverse fuori da qui, è successo quando sono tornata dalla svizzera, succede quando torno dal Kosovo e succederà ogni volta che tornerò qui e adesso non ho proprio le forze per sopportare una cosa del genere.
Onestamente non so cosa odiare, forse odio me stessa in questo momento, perché in questo caso odiare la mia vita vorrebbe dire fare un torto a mamma e papà che ci provano in tutti modi a darmi la vita che loro non hanno mai avuto, è la mia testa il vero problema e purtroppo da qui non c'è alcuna via d'uscita.
#fuck my life#blog italiano#tumblr italia#blog italiani#tumblr#il mondo non fa schifo#lalalala#i'm dumb#i'm not okay#girl blogging#lamentele#lamento#pensieri#tumblog#pensiero#irlanda#dublin#viaggio#vacanza#viaggiare#casa#nella mia testa#mente suicidia#tumblr problems#problemi#testa di culo#ho sonno#ho dei problemi#odio me stessa#why am i like this
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Conosci #Howth? 🎣
🗺️ Se hai in programma di visitare #Dublino, dovresti inserire questa meta nel tuo programma di viaggio.
In questo articolo, consiglio che cosa vedere in un giorno a Howth. 👇
https://www.eleonoramartis.com/che-cosa-fare-a-howth-in-un-giorno/
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Dublino è quel posto dove si bevono fiumi di Guinness, rigorosamente in pinte. Dublino è quel posto dove se ordini uno Whiskey (Jameson, Bushmills, Tullamore Dew, ecc.) te ne servono tre dita. Dublino è quel posto dove il caffè si chiama Irish Coffee ed è indispensabile nelle fredde giornate invernali. Dublino è quel posto dove aleggia tangibile nell’aria il calore che trasmettono i Dubliners perché la “Gente di Dublino” è gentile, ospitale, disponile e socievole. Dublino è quel posto, ricco di energia e stile, di cultura, storia, natura e folklore ed è anche quel posto che in gaelico si chiama Baile Átha Cliath (città del guado fortificato). Dublino è quel posto dove musica e allegria vibrano nel cielo. Dublino è quel posto dove un tempo Molly Malone, la pescivendola più famosa d’Irlanda e del mondo, girava le sue strade portandosi dietro un carretto riempito di “cockles and mussels” (in Suffolk Street la sua statua con tanto di carretto e ceste di molluschi). Nella bella città di Dublino, dove le ragazze sono carine, vidi per la prima volta la dolce Molly Malone, che portava il suo carretto, per le strade strette e larghe, gridando: vongole e cozze fresche! Divenuto l’inno della città cantato dai Dubliners.
Dublino è quel posto che ti mette allegria, voglia di restarci e tornarci quanto prima. Dubino è quel posto che non potrete non amare ed ecco alcuni motivi per farlo:
1. Pub che passione! Sarebbe davvero insolito se qualcuno vedendo Dublino non finisse prima o poi in un pub! James Joyce Anche se non ne avete mai frequentato uno prima a Dublino non potrete fare altro. Vorrete vederli tutti ma vi affezionerete ai primi. Tutti hanno un’anima, alcuni una grande storia. Il pub è da sempre ritrovo di artisti, rock star, letterati e straordinari personaggi di Dublino. Ambienti immutati nel tempo dall’incontrastato stile vittoriano, luoghi in cui degustare ottimi piatti tipici, straordinarie birre e vivere irripetibili serate, pomeriggi, giornate. Da non perdere: The Brazen Head, Doheny and Nesbitt, The Oval, The Stags Head, Toners, Mulligans, O’Donoghues, The Cobblestone, Grogan’s e i più turistici Temple Bar e The Oliver St. John Gogarty, luoghi per ascoltare musica tradizionale irlandese. (prima o poi dedicherò un intero articolo ai Dublin’s Pub).
Uno dei pub più iconici di Dublino
2. On bike or by foot! Dublino è una città a misura d’uomo, perfetta per essere girata a piedi o a bordo di un velocipede, in grande libertà. A vostra disposizione le Dublin Bike, con le quali potete spingervi ben oltre il centro. Altra alternativa, da affrontare magari a bordo di un due ruote della Glide Segway Tour, lungo le rive del Liffey, sono i Docklands recentemente oggetto di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana che ha rivitalizzato in poco tempo tutta la zona. Appartamenti, uffici, bar, ristoranti e aree verdi sono nati e creano un magnifico contesto di architettura contemporanea. Quindi partendo dalla splendida Jeanie Johnston Tall Ship e scivolando lungo il fiume, mentre l’immancabile brezza vi terrà compagnia, potrete godere di uno splendido panorama. I parchi: St. Stephen’s Green Park, un angolo verde nel cuore della città, circondato dalle splendide case georgiane con le porte colorate, dove non è raro incontrare studenti a sgranocchiare sandwich e coppie di innamorati a tubare. Quello che un tempo è stato lo spazio del comune che ospitava fustigazioni pubbliche, impiccagioni e roghi, oggi è un bucolico ambiente con un laghetto, aiuole fiorite, prati verde smeraldo, un padiglione della musica, per ritagliarsi un momento di tranquillità. Phoenix Park, uno dei parchi più estesi d’Europa, supera per dimensioni l’Hyde Park di Londra e il Central Park di New York. Dall’entrata si scorge l’obelisco Wellington che commemora tutte le sue vittorie francesi oltre che le molte sconfitte. La notorietà del parco è anche dovuta alla sua colonia di daini che convivono tranquillamente con gli avventori. Due volte la settimana viene organizzato un tour al suo interno. Passeggiando tra castani e faggi potete scorgere la residenza del presidente della Repubblica Irlandese e dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America. Luogo ideale se volete fuggire il caos della città (a soli 3 chilometri dal centro), dove potete rilassarvi e godervi un vero angolo di paradiso. Per gli amanti degli animali, disposti a versare un prezzo di entrata un tantino caro, non manca lo zoo, uno dei più vecchi d’Europa, risale al 1830. Leggenda racconta che il famoso leone della MGM, che ruggisce dagli schermi di tutto il mondo, sarebbe stato allevato qui.
3. Musei: arte, storia e incanto! La storia di Dublino è ben rappresentata dai suoi musei, alcuni più tradizionali altri più bizzarri e cool, eccone alcuni da visitare, ne resterete incantati. The Dolls Hospital & Museum: espone una bella collezione di bambole e teddy bear d’epoca. The Little Museum of Dublin: raccoglie i più disparati reperti del ‘900, come un album firmato degli U2 o la copia della maschera mortuaria di James Joyce. National Leprechaun Museum: interamente dedicato alle tradizioni e ai miti della cultura celtica. National Museum Natural History: ospita reperti incredibili come lo scheletro del cervo gigante irlandese ma anche leoni, tigri, uccelli e insetti sono esposti in maniera davvero originale e racconta le origini geologiche dell’isola e la fauna nativa degli altri continenti. National Museum – Decorative Arts & History: attraverso mostre temporanee realizzate tutto l’anno, mostra il progresso sociale, politico ed economico dell’Irlanda attraverso i secoli. National Museum of Archaeology: offre un incredibile viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta dei tesori celtici e vichinghi. Irish Museum of Modern Art (Imma): è certamente l’istituzione più importante a livello nazionale che raccoglie ed espone le opere d’arte moderna e contemporanea. In programma mostre di alcuni tra i maggiori artisti del ventesimo secolo e di opere di giovani artisti irlandesi. Oltre a spettacoli che uniscono musica e teatro. James Joyce Museum: la James Joyce Tower che in origine faceva parte di una serie di torri Martello costruite dagli irlandesi per resistere alla temuta invasione Napoleonica, ora ospita un museo interamente dedicato alla vita di James Joyce e alle sue opere. Nell’Ulisse, il suo capolavoro, uno dei più importanti romanzi del XX secolo, la torre è lo scenario di apertura del romanzo. Pearse Museum: quella che fu una scuola gestita dal patriota Patrick Pearse, oggi è un museo circondato da splendidi giardini. Fra le attrazioni mostre e una sala studio della natura con interessanti mostre sulla flora e sulla fauna irlandese. Martello Tower, Seapoint: ubicato sulle rive della baia di Dublino, ospita una mostra sulla storia delle torri Martello di Dublino. La visita vi darà una panoramica della storia di queste fortificazioni così uniche, del loro uso militare e di come questi edifici sono diventati un punto di riferimento, un’icona della costa di Dublino. The Oratory of the Sacred Heart: coloratissimo e straordinariamente dettagliato è unico ed è considerato come una delle più belle opere d’arte irlandese della prima metà del XX secolo.
Carrick Hill Martello Tower
4. Non solo Pub! Come detto sopra i pub sono per eccellenza il luogo dei dublinesi e, nei pochi o molti giorni che passerete a Dublino, saranno anche il vostro per pranzo, cena e aperitivi vari, ma se volete concedervi una bevanda calda o un pasto diverso non mancano i cafè e le sale da tè. Uno dei più famosi è il Bewley’s Café in Grafton Street, una vera e propria istituzione (attualmente chiuso per ristrutturazione, dovrebbe riaprire a fine gennaio 2016). Il locale ha avuto un ruolo essenziale nella vita sociale, letteraria e artistica di Dublino fin dalla sua inaugurazione nel 1927. Il Bewley’s Oriental Café nei pressi di O’Connell Street è chiuso da tempo e ha lasciato posto a Starbucks che comunque ha mantenuto alcuni tratti distintivi della struttura originaria come il mosaico in ingresso con la scritta Bewely’s. Non perdetevi le magnifiche torte di The Queen of Tarts e, in una laterale di Stephens Green il Metro Cafè, interessante punto di osservazione per ammirare il via vai locale. Meno tradizionale ma da visitare Wall & Keogh Organic Teas, una sala da tè che serve sushi e sandwich gestita da giovanissimi, locale molto molto carino. Un caffè e un dolcetto anche da Avoca Cafè al terzo piano del negozio Avoca in Suffolk Street, vi lavorano alcuni ragazzi italiani e la scelta di dolci non delude, particolare anche l’arredamento. Un salto fatelo da Dolce Sicily in Dawson Street, ritroverete un po’ d’Italia e potrete parlare in Italiano con i ragazzi, tutti giovani e tutti italiani, che vi lavorano, molta l’offerta dei dolci: Carrot Loaf il mio preferito. La mattina big cappuccino e un’enorme croissant a euro 3,50. Per il pranzo veloce molti i panini dal gusto italiano accompagnati da una bevanda a un prezzo più che abbordabile.
Bewley’s Oriental Café ora Starbucks
6. Viaggio nella baia! Prendete la Dart (il treno) e recatevi sulla costa Nord a Howth! Un pittoresco villaggio di pescatori. Una romantica passeggiata sulla baia contro il vento impetuoso per ammirare quel mare plumbeo sarà un’esperienza irripetibile seppure un po’ faticosa. L’aria salmastra che vi scompiglierà i capelli la respirerete anche percorrendo il tratto di molo che vi conduce al Faro di Baily e anche da lì potrete godere una splendida vista sulla baia. Qui cercate un posticino tranquillo per pescare e, con un po’ di fortuna, potrete avvistare qualche foca che nuota placidamente fra le onde. Quello che in origine era un villaggio di pescatori mantiene tutt’ora l’atmosfera dei vecchi porti, barche coloratissime e marinai che scaricano dai pescherecci casse di pesce trasmettono quell’immutata vocazione marinara. Nella zona del porto sono presenti variopinti negozi e ristorantini tipici dove potrete gustare un saporito piatto di pesce. Consigliati: Deep, Aqua Restaurant e The Brass Monkey, merita anche il pub The Bloody Stream, vicino all’entrata della stazione. Leggenda racconta che Grace O’Malley, la piratessa chiamata anche Regina del Mare di Connemara, in viaggio verso Dublino, decise di far visita all’ottavo Barone di Howth, quando le fu comunicato che la famiglia era a cena e non poteva essere disturbata e i cancelli del castello le furono chiusi in faccia. Offesa e infastidita decise di rapire il figlio ed erede del Barone. Il malcapitato fu rilasciato solo dopo aver stipulato un patto solenne il quale prevedeva che da quel momento in poi i cancelli del castello sarebbero sempre stati aperti ai visitatori inaspettati e, a ogni pasto, un posto in più sarebbe stato preparato. Da vedere a Howth: i giardini di Howth Castle e le rovine del castello, i Dolmen Aideen’s, le rovine di St. Nessans Church e, assolutamente, la Torre Martello sull’isola Ireland’s Eye. Sempre sull’invitante costa di Dublino, a Sud, trovate Dun Laoghaire, dove vi aspetta una traversata in kayak mentre a Seapoint è possibile fare kitesurf e, se siete coraggiosi, un tuffo nella famosa spiaggia Forty Foot nella vicina Sandycove. Molte splendide spiagge a pochi minuti dalla città, come Dollymount Strand, Donabate e Portmarnock.
Howth lighthouse
7. Tesori e segreti! Gli appassionati di scienze troveranno irresistibile Earthquakes & Elephants, dedicato ai più importanti scienziati irlandesi. Ingenious Ireland presenta Blood and Guts, affascinante visita all’antico lebbrosario di Dublino con il primo ospedale lungo le mura cittadine. Un’immancabile lezione di storia è proposta da Literary Pub Crawl che, dal pub Duke, attraversata la piazza del Trinity College, per raggiunge altri pub in un dedalo di viuzze affascinanti, mentre la guida decanterà i punti più salienti recitando citazioni di Joyce, Beckett, Behan e Yeats. Le Cool Experience, un giro unico, nessuna passeggiata è uguale all’altra e potrete ritrovarvi in una barberia, in un laboratorio per tatuaggi e ancora in un vernissage di una galleria d’arte. Trinity College e la sua libreria. La maestosa biblioteca dell’Università di Dublino e del Trinity College è la più grande biblioteca irlandese, contiene 5 milioni di testi e un’importante collezione di antichi manoscritti. Il Book of Kells è considerato il capolavoro dell’arte celtica. Trattasi di un codice miniato medioevale contenente i Quattro Vangeli in latino, la sua fama è dovuta all’eccezionale qualità di pagine di sontuosa scrittura a colori con decorazioni e illustrazioni.
Trinity College Library
8. Guinness, non solo da bere! La Guinness è in assoluto la mia birra preferita e quando vado in Irlanda ne bevo almeno 3/4 al giorno, ha poco più di 4 gradi e si elimina facilmente. La Guinness nasce grazie all’intuizione e alla genialità di un uomo irlandese: Arthur Guinness che incominciò la sua attività, producendo birra Ale a Leixlip, in una cittadina nella Contea di Kildare. Solo nel 1759 si trasferirsi nella celebre St. James’s Gate Brewery di Dublino, dopo aver stipulato un contratto d’affitto della durata di 9000 anni per 45 sterline l’anno. Guinness è stato per anni il maggior datore di lavoro di Dublino, negli anni ’30 nel suo massimo splendore, la fabbrica impegnava 5000 persone, attualmente ci lavorano circa 800 persone, tale riduzione è dovuta anche ai processi di automazione intervenuti nel tempo. Ogni giorno escono dal birrificio 2,5 milioni di pinte. Questo breve racconto per dire che vale la pena visitare la Fabbrica della Guinness per capire come nasce la stout per eccellenza e la saperne un po’ di più della sua celebre storia. Nei locali all’interno della struttura oltre a degustare birra, una è offerta con il costo del biglietto al Gravity Bar posto al settimo piano, da dove si ha una vista incredibile della città, è possibile mangiare ottimi piatti. Anche il nome “Guinness dei primati” del celebre libro è riconducibile alla famiglia Guinness, infatti Sir Hugh Beaver, inventore del libro, era amministratore delegato delle Birrerie. Ora il libro è passato a nuovi editori, i quali tuttavia, hanno deciso di non cambiare il nome al fine di mantenere i legami col passato.
9. Shopping is here: boutique, mercatini &co. Lo shopping è la vostra passione!? Allora Dublino è la città che fa per voi. Vi aspettano dalle boutique grandi firme ai marchi del fast fashion in Grafton Street e O’Connell Street e nelle loro laterali. Se siete appassionati di megastore, prendete la LUAS e raggiungete in pochi minuti il Dundrum Town Centre, uno dei più grandi d’Europa! E, ovviamente, i mercatini delle pulci, dove le occasioni non mancheranno: libri, alta moda, bigiotteria, oggetti di modernariato, stampe e monete. I mercati principali: Art & Crafts Market (Newmarket Square): vivace mercato dedicato all’arte e all’artigianato. Qui è possibile acquistare direttamente dall’artista, tutte le domeniche del mese, a partire da maggio, in un edificio di mattoni rossi a pochi passi dalla Cattedrale di St. Patrick. Georges Street Arcade (South Great George St): E’ un centro commerciale unico nel suo genere, situato nel cuore del centro di Dublino. In questo mercato in stile vittoriano si possono ammirare boutique e bancarelle che propongono vestiti di gran moda, gioielli, oggetti da collezione, souvenir e molto altro ancora con chioschi e ristoranti. Blackrock Market: Una delle attrazioni più interessanti di Dublino: è aperto il sabato 11.00-17.30, la domenica 12.00-15.30 e Bank Holiday 11.00-17.30. Ballymun Farmers Market: Il mercato al coperto è aperto ogni giovedì dalle 09.00 alle 15.30 all’interno del centro commerciale di Ballymun. Vi aspettano variopinte bancherelle che espongono il meglio della produzione irlandese. Designer Mart at Cow’s Lane: A Temple Bar, si svolge ogni sabato dalle 10.00 alle 17.00, e propone il meglio dell’artigianato fatto a mano e di design prodotto da artisti irlandesi. Docklands Christmas Market: Durante tutto il periodo natalizio godetevi tutta la magia del Natale con giostre, musica, prelibatezze gastronomiche e tante bancherelle di artigianato. Temple Bar Food Market: Irrinunciabile punto d’approdo per i buongustai. Da non perdere! Si svolge ogni sabato dalle 10.00 alle 16.30. Moore Street Market: Se avete intenzione di visitare qualcosa di “tipico a Dublino” non si può non andare a Moore Street: da Lunedì a Sabato decine di bancherelle espongono frutta, verdura e fiori! Smithfield Farmers Market: Situato vicino alla linea Luas il mercato offre una raffinata selezione di cibi con un sapore internazionale, nonché prodotti di la bellezza. I produttori locali offrono un’ampia gamma di prodotti alimentari e da forno sia biologici che fatti in casa.
Docklands Christmas Market
10. Spostatevi! L’Irlanda è ben oltre Dublino! Se avete tempo noleggiate un auto e spingetevi fuori Dublino. La Contea di Wicklow e i suoi monti vi aspettano, un trionfo della natura ricco di angoli bucolici selvaggi e scenari da film (molti famosi film sono stati girati nella zona). Lungo il tragitto fate una breve tappa a Bray e ammiratene la spiaggia e, una tappa un po’ più lunga, a Powerscourt Estate e Garden, la splendida dimora circondata da splendidi e curati giardini vi ammalieranno e vi lasceranno senza fiato. Altra immancabile tappa nella meravigliosa cittadina di Kilkenny che conserva un fascino antico, con le sue stradine medievali, i vicoli stretti e l’imponente castello. Tornerete indietro nel tempo fra streghe e cavalieri. E non mancate il sito monastico di Glendalough, uno dei più suggestivi luoghi d’Irlanda. Malahide, è un antro pittoresco villaggio sulla costa, nella zona di Fingal, che ha mantenuto l’atmosfera di un tempo, placido e immutabile, nonostante lo sviluppo economico. Portoni colorati, le tettoie spioventi, i grandi cesti di fiori appesi alle insegne dei negozi, le stradine in salita ma soprattutto la placida atmosfera che permea nell’aria e si percepisce nella calma della gente del luogo. Immergervi nella storia come nel caso della Contea di Meath, con un alto concentrato di siti archeologici di grandissimo valore storico. Alcuni di questi luoghi sono raggiungibili anche con la Dart, prendete informazioni! Sulla costa Ovest dell’Irlanda, richiedono qualche ora in più di viaggio le Cliff of Moher: magnifiche scogliere a picco sul mare, uno dei luoghi più affascinanti d’Irlanda. Il Burren: un tavolato roccioso calcareo desolato, bizzarro, unico. E dato che siete da quelle parti Galway City e Limerick, anche sulla costa Sud interessanti paesini tra i quali Cork. Se volete spingervi a Nord, sono mete imperdibili Belfast e le Giant’s Causeway: 40.000 antichissime colonne di basalto esagonali emergono dal mare in originali composizioni levigate dal vento e dalle onde che s’infrangono rumorose sulla costa dando vita a un’incredibile formazione rocciosa, talmente suggestiva e particolare dal punto di vista naturalistico da essere dichiarata Patrimonio dell’Unesco. Carrick-a-Rede: un ponte di corda lungo 18 metri e sospeso a 25 metri sopra il mare, che fin dal 1784 collega la terraferma con un’isola rocciosa, una riserva di pesca del salmone. L’isolotto si trova esattamente sulla rotta dei salmoni atlantici che tornano a deporre le uova nel fiume natale. Se non volete prendere l’auto tutte le agenzie di viaggio e di promozione turistica del centro offrono tour a prezzi abbordabili.
Burren
Cork
Gallway
Cliffs of Moher
Carrick-a-rede rope bridge
11. Dublino è tanto altro.
Fate il biglietto aereo e andate a scoprirla!
Dublino (e l’Irlanda intera) è quel posto che ti manca quando lo lasci!
Dublino è quel posto… Dublino è quel posto dove si bevono fiumi di Guinness, rigorosamente in pinte. Dublino è quel posto dove se ordini uno Whiskey (Jameson, Bushmills, Tullamore Dew, ecc.) te ne servono tre dita.
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Cit-Di Augusto Sinagra:
"Cercherò di fare una riflessione esclusivamente tecnico-giuridica di diritto internazionale di cui sono stato Professore Ordinario nell’Università.
1. Le navi che solcano i mari battono una Bandiera. La Bandiera non è una cosa meramente folkloristica o di colore. La Bandiera della nave rende riconoscibile lo Stato di riferimento della nave nei cui Registri navali essa è iscritta (nei registri è indicata anche la proprietà pubblica o privata).
2. La nave è giuridicamente una “comunità viaggiante” o, in altri termini, una “proiezione mobile” dello Stato di riferimento. In base al diritto internazionale la nave, fuori dalle acque territoriali di un altro Stato, è considerata “territorio” dello Stato della Bandiera.
Dunque, sulla nave in mare alto si applicano le leggi, tutte le leggi, anche quelle penali, dello Stato della Bandiera.
3. Il famoso Regolamento UE di Dublino prevede che dei cosiddetti “profughi” (in realtà, deportati) debba farsi carico lo Stato con il quale essi per prima vengono in contatto. A cominciare dalle eventuali richieste di asilo politico.
4. Non si vede allora quale sia la ragione per la quale una nave battente Bandiera, per esempio, tedesca, spagnola o francese, debba – d’intesa con gli scafisti – raccogliere i cosiddetti profughi appena fuori le acque territoriali libiche e poi scaricarli in Italia quando la competenza e l’obbligo è, come detto, dello Stato della Bandiera.
5. Da ultimo è emerso che due navi battenti Bandiera olandese e con il solito carico di merce umana, non si connettano giuridicamente al Regno di Olanda e né figurino su quei registri navali, come dichiarato dalle Autorità olandesi.
Allora, giuridicamente, si tratta di “navi pirata” le quali non sono solo quelle che battono la bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate (come nei romanzi di Emilio Salgari).
6. Ne deriva il diritto/dovere di ogni Stato di impedirne la libera navigazione, il sequestro della nave e l’arresto del Comandante e dell’equipaggio.
Molti dei cosiddetti “profughi” cominciano a protestare pubblicamente denunciando di essere stati deportati in Italia contro la loro volontà. Si è in presenza, dunque, di una nuova e inedita tratta di schiavi, di un disgustoso e veramente vomitevole schiavismo consumato anche con la complicità della UE, che offende la coscienza umana e che va combattuto con ogni mezzo."
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Te li ricordi i primi appuntamenti? Ore di preparativi per sembrare carina ma non troppo studiata, senza intenzioni, con addosso qualcosa che ti mettesse a tuo agio, per rannicchiarti su un divano a piedi scalzi. Quel look “mi interessi ma non così tanto da farti capire che mi sono fatta bella per te, mi interessi una gamba depilata fino al polpaccio”. Era poco tempo fa, era un’altra vita. Quando continuavo a sognare il mio amore e a non permettergli di infrangersi nella quotidianità. Prima che l’amore diventasse la quotidianità.
E una cosa sola mi dispiace, non poterti incontrare per la prima volta, non poterti riscoprire, non poter gridare Terra! Dal mare. Ma è un dispiacere da niente, non ho bisogno della paura di perderti per volerti, non ho bisogno del litigio per fare pace (credo che le coppie amino litigare per poi ricominciarsi daccapo, per ritrovare l’eco lontana dell’inizio), ho bisogno di non scambiare passione e capriccio. Di guardarci a occhi chiusi, giocare a mosca cieca in una stanza molto piccola. Ci troviamo sempre.
Ogni tanto esci con quelle frasi assurde “non sta piovendo, è solo nebbia pesante”, guardi fuori dalla finestra e c’è l’Acquafan. Sei sempre di buon umore la mattina, non ti piacciono i pettegolezzi, le cose per te devono essere funzionali, i muscoli si fanno spostando mobili e non alzando pesi in palestra. Se proprio non posso essere un animale selvatico, almeno da fattoria, ma domestico mai, dici. Hai una pazienza infinita con i piccoli e con i vecchi, e con le età di mezzo che si assottiglia.
Sono mesi intensi, giro per l’Ospedale per la mamma e penso, ogni volta che un letto si libera: una persona che muore è una città che sprofonda. Da un giorno all’altro Dublino non c’è più. Da quanto non andavi a Dublino? Vent’anni, magari non ci saresti più tornata, ma ora che Dublino non c’è senti di aver bisogno di quelle vie, dell’odore, dell’umidità, della guida a sinistra anche, delle volte che hai rischiato di farti stirare attraversando la strada senza guardare. Così ci coglie la notizia di una perdita. Una persona che muore porta via pezzi di mondo, una voragine che fa franare la terra intorno a chi è vicino, che resta senza casa. Poi ci sono paesini che sprofondano senza clamore, perché da anni non li abitava nessuno, paesini che da vivi erano già cimiteri.
Quando sei tu a morire la vita va avanti, alla vita sembra proprio non importare nulla della tua morte. Lo stesso quando sono gli altri a morire, tu vivi. Vita e morte sono impermeabili, nella maggior parte dei casi. E non potrebbe essere altrimenti.
E so che è una cosa da non dire, una fortuna da tacere, ma mi sento così sollevata a essere una donna tanto abitata.
Enrica Tesio
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Oggi ho letto una riflessione interessante e ci tenevo a riportarla, per poi dire la mia.
"L'unica squadra che ha bisogno di vincere un trofeo è la prima squadra. Le giovanili non hanno bisogno di vincere, hanno solo bisogno di rendere i loro giocatori migliori. Prima dei 14 anni è solo abilità ludica e sviluppo delle attitudini. Saper controllare la palla, passarla, il senso della posizione. Poi c'è ovviamente il lato mentale, emotivo. Alla fine non abbiamo solo un giocatore completo, ma una persona che sa gestire il suo rapporto con gli altri, il che significa qualcosa nel mondo."
Questo commento mi ha colpito perché ho fatto sport per tanti anni, tra elementari e medie. Pallavolo, nello specifico. Alle elementari erano allenamenti, le "partite" se così vogliamo chiamarle erano dei raduni di varie squadre che si sfidavano in un campo sportivo, all'aria aperta in primavera inoltrata. 3 vs 3. Bellissimo, ma questo non piaceva a una nostra allenatrice, che mi metteva in una squadra da quattro e mi sostituiva in ogni occasione, dimostrando zero fiducia in me. Non c'era in palio niente, il che rende tutto particolarmente indigesto, oltretutto non mi sembrava di giocare poi così male: ho sempre praticato solo quello sport e mi ci impegnavo pure. Non ho mai capito cosa spingesse quella anziana signora a impegnarsi così tanto nel rovinarmi l'infanzia e la gioia del giocare, temo resterà un mistero.
Alle medie è accaduto grossomodo lo stesso, ma le cose iniziavano a farsi un pochino più serie. C'erano partite ogni settimana, e il primo anno ero il più piccolo della squadra. Eravamo solo in 9 e l'unica volta che a causa delle defezioni potevo finalmente giocare io, la nostra società chiese e ottenne di rinviare la partita. Venni convocato, perché non sia mai che ti lascino libero, ma ovviamente non misi piede in campo.
Per i due anni successivi, nuova squadra e stessa musica. Capitava la rara fortuna di giocare un intero set quando un titolare (concetto che non dovrebbe nemmeno esistere a quell'età) stava male, aveva altri impegni oppure aveva offerto una prestazione così indecente da meritare l'onta della sostituzione. Resteranno per sempre nella mia memoria i cambi a pochi punti di distanza da una roboante sconfitta, quando l'allenatore per dimostrare che dava spazio anche a noi ci inseriva nel terzo set sul 19-12 per gli avversari. Così toccava a noi uscire sconfitti dal campo anziché a quelli che avevano veramente perso la partita. Una volta ci rifiutammo di entrare, preferendo completare la straordinaria piramide di bottigliette d'acqua che avevamo costruito a bordo campo. Non la presero bene: "Non guardate nemmeno i vostri compagni giocare". Certo, l'indifferenza chiama indifferenza e a 50 anni potresti capirlo anche senza che te lo spieghi un dodicenne.
L'ultimo anno almeno qualcuno si accorse che in battuta me la cavavo bene. Entro, batto, ace, ciao. Appena cambiava il giro, tornavo a prendere freddo in panchina. Una volta vennero perfino degli amici di famiglia a vedermi, ma se ne andarono a metà partita e mi dissero che non sarebbero più venuti: erano lì per me, ma io ero sempre in panchina. È stato umiliante, ed è il motivo per cui ho deciso di smettere.
È ovvio che nello sport ci sia chi è più portato e chi meno. Esistono selezioni giovanili degli elementi migliori, dove questi possono già sviluppare la competitività che un giorno li porterà, forse, ad essere professionisti sportivi. Applicare questi schemi a dei ragazzini di 12 anni che vogliono solo fare un po' di sport è deleterio, ancora oggi fatico a guardare una partita di pallavolo senza incazzarmi come una iena per colpa di questi ricordi che riaffiorano dalla memoria. Io volevo solo giocare, invece dovevo alzarmi ogni domenica mattina per rinfoltire una panchina piena di altri ragazzi che, come me, che dovevano guardare quelli in campo perdere la "loro" partita. Tutti lì seduti, ad aspettare che l'allenatore si girasse e dicesse "vieni, adesso entri tu", guardando te e non il tuo vicino di posto. Chissà quanti hanno vissuto esperienze simili e se le portano dentro, con il Resteranno per sempre nella mia memoria i cambi a pochi punti di distanza da una roboante sconfitta, quando l'allenatore per dimostrare che dava spazio anche a noi ci inseriva nel terzo set sul 19-12 per gli avversari. Così toccava a noi uscire sconfitti dal campo anziché a quelli che avevano veramente perso la partita. Una volta ci rifiutammo di entrare, preferendo completare la straordinaria piramide di bottigliette d'acqua che avevamo costruito a bordo campo. Non la presero bene: "Non guardate nemmeno i vostri compagni giocare". Certo, l'indifferenza chiama indifferenza e a 50 anni potresti capirlo anche senza che te lo spieghi un dodicenne.
L'ultimo anno almeno qualcuno si accorse che in battuta me la cavavo bene. Entro, batto, ace, ciao. Appena cambiava il giro, tornavo a prendere freddo in panchina. Una volta vennero perfino degli amici di famiglia a vedermi, ma se ne andarono a metà partita e mi dissero che non sarebbero più venuti: erano lì per me, ma io ero sempre in panchina. È stato umiliante, ed è il motivo per cui ho deciso di smettere.
È ovvio che nello sport ci sia chi è più portato e chi meno. Esistono selezioni giovanili degli elementi migliori, dove questi possono già sviluppare la competitività che un giorno li porterà, forse, ad essere professionisti sportivi. Applicare questi schemi a dei ragazzini di 12 anni che vogliono solo fare un po' di sport è deleterio, ancora oggi fatico a guardare una partita di pallavolo senza incazzarmi come una iena per colpa di questi ricordi che riaffiorano dalla memoria. Io volevo solo giocare, invece dovevo alzarmi ogni domenica mattina per rinfoltire una panchina piena di altri ragazzi che, come me, che dovevano guardare quelli in campo perdere la "loro" partita. Tutti lì seduti, ad aspettare che l'allenatore si girasse e dicesse "vieni, adesso entri tu", guardando te e non il tuo vicino di posto. Chissà quanti hanno vissuto esperienze simili e se le portano dentro, con il potenziale corrosivo che queste cose possono avere per un ragazzino. Quanta fatica per superare i traumi causati da adulti frustrati, che sfogano le loro miserie su ragazzi che hanno solo la colpa di non essere dei campioni. Poi si stupiscono se la gente si disamora allo sport... Ti trovi bene, e torni, dove ti senti a casa.
Foto scattata a Dublino, UCD, luglio 2013. Vincevamo sempre perché c'era Luca Raffanti
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Seguimi
«Non solo è un milkshake alcolico, ma è esplosivo!» e no, non è un modo di dire. «Seguimi» e l`ironia non è casuale, visto che lui non la segue mai. «E` un drink che si può ordinare a coppie o in gruppo, ma mai da soli. E` a tempo... ti esplode in faccia se non riesci a indovinare tutti gli ingredienti o... qualche altra cosa: se sbagli a fare un`affermazione sull`altro, se dici una certa parola... che ne so, qualsiasi cosa. Serve per sfidare l`altro e a fare conoscenza. Saresti sicuramente il primo locale di classe» l`ha detto davvero?
Il menù copre per un pelo il suo roteare gli occhi al cielo, ma forse dal silenzio che ostenta sarà facile intuire la sua espressione. «Di classe... oh beh...» sarà mica sarcasmo quello? «Diciamo che non è il termine che sceglierei» compunta, quasi come fosse possibile non offendere la sua creatura (...) solo scegliendo un tono noncurante e mantenendo la postura impeccabile della damina intenta a consultare il menù.
«È di classe» inizia con fermezza. «Solo perché ballano intorno a una pertica...» Sospira. «Ti ho poi già detto perché l`ho aperto...» Non vorrebbe ritornare sull`argomento.
«... a vendere milkshake. In bicchieri di vetro, niente plastica» contratta, inclinando il capino di lato, speranzosa.
Alza le sopracciglia stupito piacevolmente, mentre comincia ad attraversare seriamente l`idea di inserirlo nel menù. «Quest`idea mi piace» si limita a dire, ma solo perché il cervello sta galoppando. «Segui me ora, vieni. Mi hai fatto venire un`idea» Le darà i diritti, statene certi. Andrebbe così ad acchiappare la sua mano per smaterializzarsi ancora - «Ah, tieniti stretta» scusa, Wilson, ogni volta lo dimentica - e riapparire dietro il bancone del Maze completamente vuoto. Andrà a racimolare latte, frutta, peperoncino e un bicchierone di vetro. La guarderà poi con occhi allargati e un sorrisone stampato sulla faccia, attendendo.
Un sonoro sbuffo a finirgli in viso «io ti seguo sempre» mentre già si lascia trascinare per quella mano che lui è tornato ad acchiappare. «Stretta» rafforzando la presa sulla sua mano mentre spariscono risucchiati dal vortice della Smaterializzazione. Neanche fa in tempo a riprendere familiarità col pavimento o a guardarsi intorno, che lui l`ha già lasciata a barcollare in un posto assai insolito. Il retro del bancone: uuuuh. Si potrebbe tradurre così l`espressione sorpresa ed emozionata che mette sù, come se le fosse appena stato regalato un privilegio indicibile. Si diverte ad esplorare la parete a specchio piena di liquori colorati, puntellando i gomiti sul bancone per poi salirci a sedere sopra. Le gambe a penzoloni e lo sguardo che ora ritorna su di lui. Gli sorride di rimando, nel vederlo carico di roba, affaccendarsi attorno a quello che ora è chiaro che cosa sia.
«Sto per assaggiare un milkshake alcolico in vergognosa anteprima?»
Sporgendosi appena in avanti, elettrizzata come una bimbetta a cui abbiano appena comunicato che Natale arriva con sei mesi di anticipo. «Hai la mia attenzione».
«Dobbiamo provare gli ingredienti» si toglie il farfallino e si sbottona il colletto della camicia per stare più comodo; infine si arrotola le maniche della camicia per non intralciare le mani. «Che proponi?»
Un guizzo allegro attraversa le iridi quando lei incrocia il suo sguardo, iniziando a mordicchiarsi il labbro inferiore come ogni volta che è nel mezzo di un fermento creativo. «Quand`è il momento di dirti che sono un disastro in cucina?» domanda retorica, anche se dal sorriso pericoloso c`è da esser sicuri che non si tirerà comunque indietro. «Hai preso del peperoncino... credo di sapere dove stiamo andando» la mantellina verrebbe sganciata e poggiata di lato, così che lei possa compiere l`inutile gesto di sollevarsi le maniche del vestito già a tre quarti. «Se esploderà deve essere piccante, difficile da tenere in bocca. Siccome nasce per l`incontro, deve necessariamente essere afrodisiaco...» allungando una manina per andare a pescare gli ingredienti che ha in mente, nominandoli man mano «zucca» perché per lei E` un ingrediente afrodisiaco «peperoncino e... ci vuole del cioccolato fondente come base. Per forza» di cosa stiamo parlando, gente? «Non credo di sapere che sapore abbia il ribes nero... ma con la zucca sta benissimo la salvia e il tè nero o verde» .
«Oh, tranquilla... io sono un disastro nei giochi, tu in cucina. Ci compensiamo» ribatte, avvicinandosi rapidamente per cercare di rubarle di nuovo un bacio, prima di mettersi a lavoro. «Il frutto della passione è meglio della zucca se vuoi l`afrodisiaco» commenta, grattugiandosi il mento con le unghie.
«Pensa cosa succederebbe se giocassimo in cucina» sogghignando, come una bimbetta deliziata all`idea di creare situazioni ancora più disastrose. O forse per quel bacetto che le arriva sulle labbra, che le fa dondolare allegramente quei piedini neanche quello fosse il suo modo di fare le fusa, dondolando anche il capino biondo allo stesso ritmo. Magari ci ritorneremo un`altra volta su tutte le cose compromettenti che Harry ha appena detto, sì? Ora è troppo impegnata a rivolgergli un`occhiata oltraggiata.
«Io non credo proprio» incrociando le braccia al petto, la burrasca all`orizzonte nel momento in cui lui pare voler anteporre il frutto della passione alla zucca.
Una risata scema gli fuoriesce spontanea alla quella buttata lì senza malizia, qualcosa di caldissimo in quegli occhi azzurri che lo guardano gli sciolgono il cuore come quel fondente fuso che attende elettrizzato la sua sorte. «Però la zucca è più dolce» acconsente. «Cioccolato...» posa sul bancone una ciotola con del cioccolato fuso fondente. «Fondente, così fa da contrasto al dolce della zucca e del latte».
«Vedo che iniziamo a capirci»
Annuisce soddisfatto. Riflette un momento. «Proviamo zucca, fondente, ribes e peperoncino italiano» conclude, agitando la bacchetta e frullarli bene dentro il bicchierone di vetro. Gli ci vuole una manciata di minuti per completare il tutto, ma alla fine esce un milkshake dal colore caramellato e qualche bacca di ribes a decorazione sul bordo. Afferra il bicchiere e lo porge alla cav- alla Wilson. «A te il primo assaggio!»
«Più zucca, o il cioccolato sovrasta troppo il dolce. Merlino. BRUCIA!»
«Lo chiameremo Colazione da Wilfany»
Un vero peccato che non possa cogliere la citazione al film babbano del secolo scorso, quindi a farla sorridere è probabilmente il fatto che il nome le piaccia o che quel bicchiere di latte abbia rinfrescato il palato. «Mmh... una colazione alcolica. Con la zucca sta bene l`incendiario e lo so che probabilmente ora partirà una diatriba fra irish whiskey e scotch QUINDI... propongo una doppia variante per non scontentare nessuno».
«Va bene, doppia variante. Colazione da Wilfany e Colazione da Harrilly»
Le gote scelgono di accendersi maggiormente solo adesso, quando la doppia fusione di nomi e cognomi le scaraventa finalmente addosso l`importanza di quello che stanno facendo. Ilary Wilson e la sua discutibile piramide dei valori, sulla cui cima sosta indisturbata l`idea del milkshake alcolico dei suoi sogni che sta per venir incluso nel menù del suo locale come fosse la cosa più naturale del mondo. Oh, perfetto, ora sente di nuovo i polmoni in fiamme. O forse è solo l`effetto del peperoncino. Deglutisce a vuoto.
«Harrilly è veramente terribile però!»
«Che ne dici se si potesse invece scegliere l`ubicazione della colazione? Colazione da Wilfany sui Grampians o a Dublino oppure...» azzarda, alla ricerca di qualcosa di più intuitivo «Colazione da McWilfany o da O`Wilfany» «La verà sfida sarà finirlo o tenerlo in bocca abbastanza a lungo. E` intrinsecamente esplosivo... Duffany!» Look at her, così elettrizzata. «Abbiamo creato una bomba ad orologeria senza nemmeno bisogno della magia» how cool is that.
Non può non notare la sincera gioia che si sta facendo strada sul viso della strega lì accanto; un guizzo nelle viscere lo obbliga a guardarla incantato. «Ti vedo particolarmente contenta» commenta con una punta di indifferenza nella voce, ma il sorriso a vanificare tutta quella messa in scena, perché è un sorriso soddisfatto e colmo di letizia. Ha un paio di ipotesi sul perché tutto questo la renda felice: o per una personale soddisfazione di avere una propria idea nel menù di locale o per l`originalità - modestia a parte - del nome che comunque va a portare una certa importanza a tutta quella faccenda. A loro due, e alla storia del Maze. «Colazione da McWilfany o da O `Wilfany, andata» concorda.
Lei si cura di rivolgere il sorriso altrove. «No, non lo sono» lo rimbecca infatti, volutamente capricciosa nel negare l`ovvio con assai poca convinzione. «Probabilmente sei tu che osservi male almeno tanto quanto ascolti» la punzecchiatura innocente con cui torna infine a guardarlo; un sorriso accartocciato a lato della bocca e quegli occhi lucidi e ridenti che non imbrogliano proprio nessuno; come i piedini felici che continua a far dondolare. «Posso fartela una domanda?» va poi a domandare con semplicità, come se stesse per chiedergli una cosa sciocca e fondamentale come "pensi davvero che il frutto della passione sia più afrodisiaco della zucca?" e invece no, quello con cui conclude è:
«Come mai il locale ha cambiato... tema? Credevo rendesse omaggio al-al tuo amico»
Cauta, nel tirarlo in ballo con una delicatezza che in fondo sa tirar fuori, quando serve, tornando solo ora sul suo viso.
«Be`...» comincia; si sposta una mano dietro la nuca, con fare imbarazzato.
«Ora rende omaggio a... qualcun altro»
so will you share your soul with me? unzip your skin and let me have a see? paint me in trust, lean for me and I'll fall back you’ll fit so nicely, you’ll keep me intact
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“Quel poco che aveva destinò a costruire un ospizio per matti”. Jonathan Swift, la cacca e i versi sulla sua morte
Jonathan Swift (1667-1745) ha sempre desiderato essere uno scrittore di mer*a, perlomeno è riuscito a essere il miglior scrittore di mer*a della storia, o meglio, il più sagace scrittore della mer*a. Per Jonathan (che letteralmente significa “donato a Dio”) il mondo è una immane cloaca a forma di canyon e l’uomo è la fetta di popò che l’attraversa, fino a disciogliersi, dopo morto, nello stagno, giù in fondo. Questo orrore verso l’umano – che ha qualcosa di gnostico prima che di surreale – allegoricamente e fisicamente trova ragione proprio in quella cosa lì, la cacca, lo sterco da cui non nascono i fiori, come dice la canzone, ma muoiono i sogni di gloria del figlio di Adamo. Cosa produce l’uomo, cotanto intelletto? Merda. Caga, mangia e procrea: questa è la mirabile attività umana e stop.
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Swift fu la penna più sagace e capace del proprio tempo, una delle maggiori dacché è nato l’alfabeto, ma la cacca, si sa, fa storcere il naso ai critici e agli scrittori che pensano alla scrittura come a una partita di golf in un delizioso pomeriggio inglese. John Middleton Murry, che diresse tra il 1911 e il 1913 assieme a Katherine Mansfield una rivista importante come “Rhythm”, fu il primo ad applicare a Swift l’etichetta di «visione escrementale». Murry, che è lo stesso cervellone che amava Dostoevskij alla follia rimproverandogli «l’oscenità metafisica», ha sempre avuto la tendenza a separare il grano dal loglio, cioè a dire che Swift era un genio, sì, ma la quarta parte del “Gulliver”, ma alcune satire spinte non leggerle è meglio. Di un genio devi accettare tutto, anche le sporcizie, ma i bacchettoni che credono di avere la bacchetta magica non lo capiscono.
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Aldous Huxley fu un altro che diede una martellata al cerchio e l’altra alla botte. «La grandezza di Swift sta nell’intensità, direi nella quasi folle violenza di quell’odio per gli intestini che è la caratteristica della sua misantropia e che sta alla base di tutta la sua opera», scrive in un saggio del 1926. Ma poi Aldous non ce la fa più, alza il mento all’insù, all’inglese, e bacchetta «l’assurdità, la bambinesca stupidaggine di questo rifiuto di accettare il mondo così com’è» di cui sarebbe reo Jonathan, come fosse un difetto, codesto, e non la spinta originaria che dà gas a ogni grande scrittore, il quale il mondo lo riscrive proprio perché gli fa schifo. Neppure David H. Lawrence riuscì a tapparsi la bocca e in un saggio sulla sessualità in letteratura eccolo sparare la bomba contro Swift, «così perverso, così innaturale, così umanamente sbagliato». Leggere tali improperi ci fa amare ancora di più Jonathan il Folle, il quale risolse i problemi a tutti impazzendo, definitivamente, nel 1742, a settantacinque anni. Ah, ecco perché scrisse quelle cose lì, era tocco, ghignano i santi.
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A difendere il genio e la sua «visione escrementale» e a mettere in riga i sapientini fu uno psicoanalista col talento del letterato, Norman O’Brown, che in “La vita contro la morte” (1959) scrive papale: «Gli esperti di psicoanalisi sono d’accordo con i critici nell’affermare che Swift era pazzo e che le sue opere andrebbero lette solo come documenti della storia di un caso clinico». Superbo: ogni opera di genio è anche il resoconto di un caso clinico. Per uno come Norman, che ha scritto che la follia è la matrice della verità, capite bene cosa vuol dire quanto sopra. Caso chiuso.
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Jonathan fu sano come un pesce, ecco il fatto, e se pensava che il mondo era cacca, pensava che cacca era anche lui. Nessuno si salva sotto le cesoie di mastro Swift, figurarsi se si piazza un cuscino proprio sotto il suo deretano. Ecco allora che nel 1731 per sollazzo il genio ti scrive questi “Verses on the Death of Dr. Swift”, tradotti e chiosati da Lodovico Terzi in L’autonecrologia di Jonathan Swift (Adelphi, 2007), e pressappoco si scalcia via la sedia da sotto i piedi, impiccandosi alla meglio. Difficilmente si può dire qualcosa di originale sulla morte, questione su cui sbatte perfino il più acerrimo dei cinici, mutandosi in nonnetto brontolone. Peraltro, questo è esercizio antichissimo, biblico per giunta. Nel celebre cantico di Debora, capitolo quinto del libro dei Giudici, la profetessa s’immagina la madre e le mogli di Sisara, duce appena schiantato e morto con un palo conficcato nella tempia, aggirarsi per il palazzo e domandarsi «Perché il suo carro tarda ad arrivare?», «certo han trovato bottino, stan facendo le parti» (Gd 5, 28; 30). La satira difficilmente salva qualcosa dal massacro. Così Swift, che fin da subito mette le cose in pace dicendo che «il difetto è nel genere umano», non si fa mancare nulla, né l’invidia («Quale poeta non si rode nel vedere/ i suoi colleghi scriver bene come lui?»), né la saggezza («Umana gente, incoerente e vana!/ Delle tue follie non si può fare il conto!»), né l’autodafè («Se n’è andato… e le sue opere con lui,/ soggette anch’esse alla sorte comune»). Onore al vero: anche lui, però, a volte fa il cane fustigato, e il cinismo si sfalda in chiacchiera da sottoscala. Ad esempio quando fabbrica una corte di cartone, con cortigiani e lacché che sospirano «è morto, dici? Be’, marcisca pure». Sul punto ci era andato giù duro qualche anno prima, nel 1722, quando nell’elegia in morte del duca di Marlborough evocò baciapile e parrucconi così: «Venite qui, tutti voi, gusci vuoti,/ voi, bolle di sapone suscitate dal soffio di un re,/ sempre a galla sull’alterna marea dello Stato».
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Viene da domandarsi, leggendo Swift, cosa sia mai la satira. Essa, guardate Aristofane, guardate Petronio, distrugge per costruire, alla fine sgrana i diamanti dalle palle di popò. Ma Swift no, Swift assedia la città, la devasta e semina sale sulle ceneri. Altro che «la sua vena ironica, e tuttavia severa,/ smascherava lo stolto, sferzava la canaglia», qui si spalanca un baratro per risalire il quale non esiste arpione. E la satira più sferzante di mastro Swift, forse, è quella che il suo devastante “Gulliver” sia divenuto, audacemente addomesticato, lettura per piccini. A questo punto, meglio farglielo leggere integrale, il libro, ai poppanti, così san tutto e subito e uccideranno ridacchiando i propri padri. La vena di Swift, comunque, incompresa ai tempi suoi e incompresa dai paladini della giustizia letteraria, fu trapiantata nel corpo di James Joyce e di Samuel Beckett. Senza il letame di Swift non si spiega né Bloom che caca sul cesso di casa sua, né il delirio compulsivo di Watt, e scusate se è poco. Erano tutti e tre di Dublino, Giacomo, Samuele e Gionata, «là dove regnano alterigia, follia, faziosità». Da lì tutti e tre scapparono, ma a Swift toccò lo scherzo di tornarci e marcire. «Quel poco che aveva destinò a costruire/ un ospizio per matti e deficienti», scrive Jonathan, profetizzando la propria fine, al termine dello sfottò a se medesimo. Prima di firmarsi a modo suo, pazzo ma mica scemo, con quella parolina conclusiva, “Better”, sempre e comunque il migliore. (Federico Scardanelli)
*In copertina: Hyeronimus Bosch, particolare dal trittico del “Giardino delle delizie”, 1480-90
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Perché la Sea Watch 3 non è andata da un’altra parte?
Tratto da: https://www.ilpost.it/2019/06/27/sea-watch-italia-sbarco-porto-sicuro/?fbclid=IwAR21CMdEzzeU4SeAg5qqc2NlkcAEkfKwK-79WCAZuMj7aVYMMxFYFZJ2xLE
Una delle critiche che si sentono più spesso nei confronti delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo è: “perché li portano proprio in Italia?”. In fin dei conti, l’Italia non è l’unico paese che si affaccia sul Mediterraneo e – anche a voler solo guardare gli altri paesi europei – ce ne sarebbero almeno altri quattro dove le navi potrebbero andare: Francia, Spagna, Grecia e Malta. A questi, nelle discussioni degli ultimi giorni si è aggiunta anche la Tunisia – citata spesso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – e addirittura, nel caso della Sea Watch 3, anche la Libia: il paese dove l’Italia aveva chiesto di portare i migranti, nonostante sia nel mezzo di una guerra civile e sottoponga regolarmente i migranti a detenzioni arbitrarie, violenze, stupri e torture.
La questione torna ciclicamente e Salvini ha spesso insistito su questo punto, sostenendo – in sintesi – che gli altri paesi non si fanno carico dei migranti perché sono “furbi” mentre le ong li portano in Italia perché il nostro paese si è sempre dimostrato “fesso”. Le cose non stanno così.
In primo luogo, non è vero che gli altri paesi europei non si facciano carico dei migranti – l’Italia, per dirne una, non è il paese che ne accoglie di più – ma anche volendo restringere il campo ai migranti che arrivano in Europa via mare ci sono concrete ragioni perché lo facciano sbarcando in Italia. Le principali sono legate alla geografia del mar Mediterraneo e alla regola del “porto sicuro”.
Porto sicuro Le ong che operano in mare devono rispettare la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e le altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.
Quella del “porto sicuro” – o POS, place of safety – è una cosa di cui si è molto parlato nel caso recente della Sea Watch 3. Dopo aver comunicato alle autorità marittime italiane di aver salvato i migranti in mare, il 12 giugno, alla Sea Watch 3 era infatti stato detto di riportarli in Libia, da dove erano partiti. E le autorità libiche avevano accettato di far sbarcare la Sea Watch 3, che però si era rifiutata di farlo. Le motivazioni sono legate proprio al concetto di “porto sicuro” e alle condizioni della Libia, un paese da anni diviso da una guerra civile, senza stabilità politica e militare, controllato da milizie in lotta tra loro e che rendono in effetti molto complicato parlare di “autorità libiche”. Il governo italiano ha detto che considera comunque il paese un “porto sicuro”, ma la comunità internazionale e l’Unione Europea hanno chiaramente sostenuto che non lo sia.
In alternativa alla Libia, ha detto spesso Salvini in questi giorni, la Sea Watch 3 avrebbe allora potuto fare rotta verso la Tunisia: un paese più stabile e abbastanza vicino al punto dove erano stati salvati i migranti. La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale: una cosa essenziale perché possano essere rispettati i diritti umani dei migranti e perché un posto possa essere considerato un “porto sicuro”. Nelle ultime settimane, per esempio, una nave con 75 migranti a bordo era stata costretta a rimanere in mare per giorni – in condizioni molto peggiori di quelle della Sea Watch 3 – perché la Tunisia si rifiutava di farli sbarcare. Quando è infine successo, ha scritto il Guardian, i migranti sono stati trasferiti in centri di detenzione e minacciati affinché accettassero di lasciare subito il paese e non presentare domanda di asilo internazionale.
Geografia L’altra ragione per l’arrivo in Italia dei migranti è geografica: l’Italia è il paese più vicino alle coste nordafricane, e quindi il più facile da raggiungere via mare. Lampedusa, per esempio, è molto più vicina all’Africa che alle coste siciliane; più in generale la Sicilia e la Calabria sono tra i posti più facili dove arrivare partendo dalla Libia o dalla Tunisia. In Italia, infatti, continuano ancora oggi ad arrivare migliaia di persone che attraversano il Mediterraneo con piccole imbarcazioni gestite da organizzazioni criminali. Lo stesso discorso vale anche per le navi delle ong, che dopo aver salvato i migranti in mare devono decidere dove portarli, per minimizzare i rischi sulla loro salute (molte delle persone che arrivano in Europa hanno alle spalle situazioni molto complicate e spesso hanno passato periodi nei terribili centri di detenzione libici).
I salvataggi nel Mediterraneo avvengono per la maggior parte a largo della Libia, e da lì un viaggio verso la Spagna, la Francia o anche la Grecia risulterebbe più lungo e difficoltoso rispetto a un viaggio verso l’Italia (bisogna tenere presente che i viaggi in mare sono pesantemente condizionati dalle condizioni meteo, e che renderli più brevi vuol dire spesso renderli più sicuri). Nell’estate del 2018, poco dopo la nomina di Salvini a ministro dell’Interno, si parlò molto del caso della nave Aquarius: aveva recuperato più di 600 persone in mare e l’Italia si rifiutò di farle sbarcare, costringendola a navigare fino a Valencia, in Spagna. In quel caso, però, la Aquarius dovette essere accompagnata fino alla sua destinazione da due navi militari italiane, perché da sola non era in grado di gestire un viaggio così lungo e con così tante persone a bordo.
Proprio durante i giorni della crisi dell’Aquarius, in molti si chiesero come mai la nave non fosse andata verso Malta, invece che verso la Sicilia. In qual caso, infatti, Malta era tecnicamente il posto più vicino al luogo in cui erano stati soccorsi i migranti e quindi, secondo qualcuno, quello che avrebbe dovuto farsi carico di loro. Malta – un paese che ha una superficie che è un quarto di quella di Roma – ha però ha diversi problemi. In primo luogo è scarsamente attrezzata per occuparsi di uno sbarco di centinaia di migranti e soprattutto delle loro richieste di protezione internazionale; in secondo luogo è già oggi un paese che in proporzione alla popolazione ospita molti più migranti di quanti ne accolga l’Italia.
Infine, quando si parla di accoglienza di migranti bisogna sempre tenere presente che uno dei suoi grossi problemi è il cosiddetto “Regolamento di Dublino”. È l’accordo europeo che privilegia il cosiddetto criterio del “primo ingresso”, secondo cui ospitare e valutare ciascuna richiesta di protezione internazionale spetta al paese in cui è avvenuto l’ingresso di quella persona nell’Unione Europea. Ed è il motivo che oggi trattiene decine di migliaia di richiedenti asilo in Italia, e che è fra i principali responsabili della crisi degli ultimi anni. Nel 2018, quando dopo molte trattative si riuscì a trovare un compromesso per modificare il regolamento, l’Italia – già governata da Lega e M5S – fu tra i paesi ad opporsi alla riforma: Salvini parlò di una “vittoria”, perché riteneva la riforma troppo debole, ma il fallimento di quel tentativo ha di fatto impedito qualunque miglioramento per l’Italia.
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Tornerò
Tornerò nell'oblio di un volo per Dublino, di una stanza condivisa per le lezioni di inglese
Tornerò nell'oblio di intervalli passati ad ascoltare Levante, per la strada che abbiamo percorso senza conoscerci.
Tornerò nell'oblio di giorni freddi e piovosi, mentre in me c'era una tempesta di emozioni che spirava e che non lasciava spazio per respirare.
Tornerò nell'oblio di compiti di gruppo assegnati e ristoranti da progettare insieme.
Tornerò nell'oblio di sguardi di odio per due professioni in contrasto, cinema contro teatro.
Tornerò nell'oblio di un professore di inglese che tenta di fare gli scioglilingua italiani, e di una Bibbia interpretata in inglese
Tornerò nell'oblio di una domanda che ci ha cambiato, tornerò nell'oblio di un volo preso, ma che rimarrà sempre mancato.
Tornerò nell'oblio di testi musicali e risate
Tornerò nell'oblio di una stazione ferroviaria e negli infiniti abbracci per proteggerci.
Tornerò nell'oblio di un Natale senza te, di uno spettacolo bellissimo che non andremo a vedere insieme.
Tornerò nell'oblio di argomenti di cui non abbiamo parlato, di sguardi presi e persi.
Tornerò nell'oblio di candele accese e sigarette fumate sul tetto.
Tornerò nell'oblio di un Chai Latte e di baci sulla fronte, di baci, di baci non dati.
Tornerò nell'oblio di una sorpresa persa, di poesie lette e di modi per non rendersi troppo vulnerabili.
Tornerò nell'oblio di un viaggio in macchina doloroso e di un pranzo con i parenti.
Tornerò nell'oblio di telefonate infinite e sorrisi che erano essenza.
Tornerò nell'oblio di un 18 che passa e che insieme a me ti vede sfilare via dalla mia vita, come una ripresa di cinema.
Tornerò nell'oblio della tua assenza.
Ritornerò in questi luoghi e in questi tempi, damnatio memoriae
Abbandono
Volata sei, fuggita
come una colomba
e ti sei persa là, verso oriente.
Ma son rimasti i luoghi che ti videro
e l'ore dei nostri incontri.
Ore deserte,
luoghi per me divenuti un sepolcro
a cui faccio la guardia.
-Cardarelli
Cosa sono ora che ero anche allora?
Possa il ricordo rinnovarsi ancora e ancora
-Schwartz
~fonte: Shadowless01
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TAG 100 DOMANDE
1. Nome? Giulia 2. Soprannome? Stella 3. Altezza? 1.63 (la misura perfetta ;;) ) 4. Colore occhi? azzurro/grigio strano 5. Colore capelli? castano brutto 6. Hobby? Cantare 7. Lavoro dei sogni? Vorrei fare la psicologa o l’attrice! 8. Sogno nel cassetto? Saper scrivere canzoni 9. Hai degli animali domestici? Certo, un cane e 5 gatti 10. Che genere di musica ascolti? Qualsiasi cosa che abbia un bel significato e non sia troppo lamentosa... 11. Mai stato innamorato/a? Si 12. Relazione più lunga mai avuta? 9 mesi 13. Hai mai pianto per amore? Chi non ha? 14. Piercing? Nei miei sogni sono sempre piena! 15. Tatuaggi? 0 su 0 16. Fumi? NO. 17. Ti sei mai ubriacato/a! Si, una volta!! 18. Ti piace cantare? Tantissimo. 19 . Serie TV preferita? Orphan black, Il trono di spade 20. Cibo preferito? ////// ci penso e vi rispondo dopo 21. Canzone a cui sei legato/a? Comethru, Knees e Lie to me. 22. Pizza o pasta? Pizza 23. Che genere di persone odi? Quelle che si organizzano all’ultimo e che cambiano idea completamente un’ora prima dell’appuntamento. Quelle che dicono di fare una cosa e non la fanno MAI neanche sotto tortura, e po si LAMENTANO. Le persone che non fanno niente e si lamentano in generale. 24. Che genere di persona sei? In teoria dovrebbero rispondere gli altri… credo? In ogni caso sono molto timida all’inizio. 25. Meglio rimorsi o rimpianti? Rimorsi. 26. Preferisci i baci o gli abbracci? Abbracci^^ 27. Delusione più grande? 28. Si è avverato il tuo sogno? No, non so ancora scrivere canzoni xD 29. Difetto più grande? Non mi piace quando mi dicono cosa devo fare 30. Pregio migliore? Ehmmm, la buona volontà? 31. Ti piaci? Si, devo solo perdere quei 5 chili di troppo 32. Mare o montagna? Montagna 33. Segno zodiacale? Scorpione eheheh 34. Di cosa hai paura? Non mi viene in mente nulla… fino a poco tempo fa avevo paura della solitudine durante il momento del bisogno. 35. Hai un amico/a a cui tieni molto? Perché? Si, ne ho 2. Il primo mi sta accanto da quando avevo 13 anni, l’altro mi ha davvero cambiato la vita in meglio. 36. Cosa ti attrae in una persona? Le spalle, le labbra e poi LA VOCE. 37. Che qualità credi di avere? eHM…..passo 38. Credi nell'amore a distanza? Dipende 39. Credi al “per sempre”? No. 40. Hai mai dato un bacio a qualcuno del tuo stesso sesso? No, ma ho “rischiato”! ahahahah 41. Se potessi cambiare qualcosa del tuo passato, cosa cambieresti? Niente. Ora sono esattamente dove devo stare. 42. Ricordo più bello? Troppo 43. Ricordo più brutto? Difficile 44. Quando hai dato il tuo primo bacio? giugno dell’anno scorso 45. A che età la prima volta? La MIA a 17 anni 46. Di cosa ti sei pentito/a? Di essere andata contro le mie volontà, a volte 47. Che scuola frequenti/hai frequentato? Il liceo linguistico, a settembre faccio il 5 48. Sei felice? Si 49. Cosa cambieresti di te? Il fisico 50. Ti piace viaggiare? Si 51. Cosa conta in una relazione? Fiducia, condivisione, affinità, RISPETTO 52. Come mai su Tumblr? Il posto dove ci sono le cose scritte più belle di internet del 200′? 53. Credi in Dio? no.. 54. Hai mai rubato qualcosa? Si, ma NON è STATO FATTO INTENZIONALMENTE 55. Blog preferiti? Sono qui da un giorno…. nessuno ancora 56. Da quanto hai Tumblr? Un giorno AHAHHAHAHA 57. Hai fatto amicizia con qualcuno qui su Tumblr? Non ancora 58. Ultimo messaggio inviato? “quanto ci mettete a scrivere le canzoni?” 59. Ti manca qualcuno? Ora come ora, no 60. Di cosa vai fiero/a? di essere una persona solitaria 61. Cosa non rifaresti mai? lo stage in germania 62. Desiderio più grande? Riuscire davvero ad aiutare le persone 63. Hai mai tinto i capelli? No purtroppo 64. Film preferito? Io prima di te 65. Attore preferito? Will smith/ Emilia clark 66. Qual è la più grande pazzia che hai fatto? Ho chiesto di uscire ad uno lol, vita noiosa 67. Hai perso un amico/a di recente? No 68. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Canto e netflix? 69. Disegni? NO non sono capace ma mi rilassa 70. Estate o inverno? inverno tutta la vita 71. Libro preferito? La coscienza di zeno 72. Citazione preferita? “It’s alright to not be fine on your own” 73. Hai un posto speciale? No 74. Sai mantenere i segreti? Si dai 75. L'ultima volta che hai pianto? 3 giorni fa YOOOO 76. Pratichi qualche sport? No 77. Sei mai stato/a ad un concerto? Sono stato a vedere Rancore quel genio cazzo. (e Michele bravi) 78. Che genere di persone detesti? Sempre quelle di prima… XD 79. Preferisci stare da solo/a o in compagnia? Dipende… la maggior parte delle volte da sola 80. estroverso/a o introverso/a? introversa 81. Oggetto importante per te? Non so 82. Qual è la persona a cui tieni di più? Podrik 83. Persona ideale? Muscolosa o comunque con un fisico “Possente”(?) xD, con la voce profonda più che si può e che sia disposta ad ascoltarmi e a farmi ridere tanto. 84. Credi in te? Si. 85. Cosa credi che pensino gli altri di te? Non capiscono che sono cambiata. 86. Ti ritieni fortunato/a? Si 87. Ti ritieni soddisfatto/a della tua vita? Lo sarò tra poco, per ora… al 70% 88. Posto più bello mai visto? IL PARCO DI DUBLINO 89. Parli un'altra lingua? francese, inglese e ci provo col tedesco 90. A cosa pensi in questo momento? A podrik xD 91. Suoni qualche strumento? Suonavo il pianoforte e il flauto, ora non ho più pratica 92. hai fratelli/sorelle? Vai d'accordo con loro? Ho una sorella e ho iniziato ad andarci d’accordo da poco 93. Ti vorresti sposare? Si 94. Tipo di persona che ami? Gentile, per niente ossessiva e gelosa il giusto, con il quale si può parlare senza litigare furiosamente e alla quale posso dire tutto 95. Ti sei mai dichiarato/a a qualcuno? Si…. se un obbligo vale. 96. Hai mai scritto una lettera a qualcuno? No 97. Hai mai mentito a qualcuno per il suo bene? Si 98. Hai mai tradito? No 99. Sei mai stato/a tradito/a? No 100. Scrivi la prima cosa che ti viene in mente. Queste domande erano più difficili del previsto
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