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I Tiranni Mascherati - Gianluca Cadeddu: Una Denuncia Contro il Potere e l'Ipocrisia
Gianluca Cadeddu smaschera la tirannia politica e sanitaria nell'Italia post-pandemica
Gianluca Cadeddu smaschera la tirannia politica e sanitaria nell’Italia post-pandemica I Tiranni Mascherati è un libro che non fa sconti. Gianluca Cadeddu, con un linguaggio diretto e appassionato, denuncia apertamente quella che lui definisce una “tirannia politica-pandemica-sanitaria inculante” che ha soggiogato l’Italia e gli italiani. Attraverso un tono provocatorio e spesso crudo, l’autore…
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Il capo di Wagner cerca di "prendere il controllo" di un partito politico russo
Yevgeny Prigozhin, che guida la famigerata forza mercenaria, sta cercando di ottenere il controllo di un partito politico russo, secondo quanto riportato dal sito di notizie indipendente Meduza
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Niente confini territoriali, niente politica estera, niente politica monetaria, lo Stato italiano non esercita più il controllo su nessuna potestà, è solo un apparato amministrativo e di polizia di potentati politico-economici esteri. Viviamo nel 470 d.C.
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🔴🔴🔴 La Russia pubblica un rapporto di 2.000 pagine che dimostra la pandemia di Covid prodotta dal Deep State e da Big Pharma La Russia ha apertamente affermato che le principali aziende farmaceutiche, insieme a figure influenti nel panorama politico statunitense, hanno orchestrato la pandemia di Covid-19 come parte di una strategia di dominio globale. Tra coloro nominati come partecipanti a questo piano ci sono Hillary Clinton, Barack Obama, Joe Biden e George Soros, suggerendo il loro coinvolgimento in una cospirazione contro l'umanità.
"L'ambasciata russa negli Stati Uniti ha dichiarato giovedì: "La Russia vuole giustizia per la creazione e il rilascio del SARS-CoV-2, mentre l'Occidente ha nascosto le origini e censurato scienziati e giornalisti". Le autorità russe affermano che le iniziative di bioricerca intraprese dal Dipartimento della Difesa americano in Ucraina necessitano di un’approfondita revisione legale, compreso il controllo da parte delle pertinenti organizzazioni internazionali.
L'ambasciata ha espresso preoccupazione per le operazioni del Pentagono in Ucraina, affermando: “Di particolare preoccupazione è l'attività svolta dal Pentagono in Ucraina. Gli Stati Uniti hanno coinvolto nei loro progetti decine di istituzioni statali e aziende private del Paese”. La dichiarazione ulteriormente elaborata: “I civili e il personale militare della repubblica sono diventati donatori di biomateriali e semplicemente soggetti sperimentali. Non c’è dubbio che tali azioni richiedano un’adeguata valutazione giuridica, anche da parte delle strutture internazionali competenti”.
Persistono preoccupazioni sulla scena internazionale riguardo alla ricerca incontrollata a duplice scopo condotta sotto la guida del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, con la Russia che cita costantemente “gravi violazioni” da parte degli Stati Uniti degli impegni della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche. I diplomatici hanno osservato: “Washington ignora le affermazioni, giustificandosi con una certa componente umanitaria dei suoi programmi”.
Hanno aggiunto: “Sottolineiamo che non vi è alcun dubbio sugli eventuali buoni obiettivi dei progetti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Sono disponibili prove del lavoro degli Stati Uniti con potenziali agenti di armi biologiche e sono tutt’altro che isolate, così come prove di tentativi di migliorare deliberatamente le proprietà degli agenti patogeni di infezioni economicamente significative”.
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"L’agenzia Enac è indipendente o riceve indicazioni dal governo? Prima prova a bloccare i nostri aerei per impedirci di documentare le azioni dei criminali pagati dall'Italia nel Mediterraneo, poi intitola l’Aeroporto di Malpensa al pregiudicato Silvio Berlusconi. Giudicate voi", si legge nella loro nota. L'accusa di finanziamento di "criminali" da parte dell'Italia è una costante nelle invettive delle Ong, che vorrebbero il mare sgombro dalle motovedette libiche, anche nelle acque Sar di loro competenza riconosciute a livello internazionale. Inoltre, Sea-Watch evidentemente non sa che l'Ente nazionale per l'aviazione civile è l'autorità italiana per la regolamentazione dell'aviazione, un ente pubblico sottoposto al controllo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ministero che, dal 2022, è gestito da Matteo Salvini. E non sa che è così dal 1997, cioè da quando Romano Prodi ha istituito l'Enac.
Detto questo, l'intitolazione è avvenuta su proposta firmata dalla maggioranza del Consiglio regionale della Lombardia ed è stata messa ai voti dal Consiglio di amministrazione dell'Enac, il cui presidente è in carica dal 2021, quando in Italia c'era il governo Draghi. Silvio Berlusconi, che loro definiscono "pregiudicato" ha ottenuto una sola condanna passata in giudicato, per la quale ha poi ottenuto la riabilitazione penale, ossia l'estinzione di tutti gli effetti. Ma oltre che un politico, Berlusconi è stato un imprenditore che ha contribuito alla crescita dell'Italia fin dagli anni Sessanta con le sue aziende e le sue intuizioni. A Sea-Watch potrà piacere o meno, ma non è rilevante.
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Dieci anni di monarchia assoluta. (...) Poi a gennaio 2015, King George aveva lasciato il trono perché proprio non ce la faceva più. (...) Altrimenti, potete starne certi, sarebbe rimasto ancora là (...) a comandare le operazioni, a fare e disfare governi, a organizzare ribaltoni (...). E anche dopo, fuori dalla reggia (...) per un bel po' si è fatto sentire: (a)ltro che pensionato. (...) quella di Giorgio Napolitano non è stata una presidenza leggera, neutra, notarile, ma sempre al limite e talvolta debordante. Come banale non è stata la sua intera vita pubblica. (...) Giorgio Napolitano era nato a Napoli (...). Figlio di un avvocato (...), studi classici, (...). Elegante, sobrio, parlava un inglese perfetto: nel Pci per le sue posizioni lo chiamavano l'amerikano. Oppure re Umberto (...). (A)ll'università si era iscritto al Gruppo Universitari Fascisti (...), nel 194(5) entrò nel Pci. Deputato dal 1953, (...), diventò presto uno degli esponenti di maggior peso dell'ala riformista, i cosiddetti miglioristi (...). (A)lla morte di Enrico Berlinguer (...) gli fu preferito (come segretario del Partito) il più (...) ortodosso Alessandro Natta. (...) Nel 1992 venne eletto presidente della Camera. (...) Nel 1996 Romano Prodi lo scelse come ministro degli Interni (...). Dopo la caduta del governo del Professore, (...) Ciampi lo nominò senatore a vita. Il dieci maggio 2006, (...) superando Massimo D'Alema, venne eletto undicesimo presidente della Repubblica italiana. (...) Due anni dopo Silvio Berlusconi rivinse le elezioni e per Napolitano si aprì un difficile periodo di coabitazione. Seguendo le orme di Ciampi, re Giorgio cercava di limitare il Cav con la moral suasion e successi alterni. (...) (Ne)l 2011 Berlusconi, indebolito da alcune defenzioni nella maggioranza, malvisto da Francia e Germania e (messo) sotto pressione con lo spread (...), fu fortemente convinto a passare la mano a Mario Monti, che nel frattempo King George aveva prontamente nominato senatore a vita. Regista dell'operazione, voluta da Bruxelles (Parigi e Berlino) e ritenuta un golpe (...), Napolitano. Monti e i suoi tecnici governarono un annetto (...). Nel 2013 nuove elezioni con la vittoria dimezzata del Pd (e il trionfo del m5s) (...). Il sistema si bloccò. (...) Senza governo, senza un accordo, senza un nome per la presidenza: (l')ingorgo istituzionale (...). Il 20 aprile 2013 nacque il Giorgio II. Tre giorni più tardi, dopo un discorso di fuoco di Napolitano alle Camere, Enrico Letta si insediò a Palazzo Chigi a capo di un esecutivo di unità nazionale (...). Letta tirò avanti per un po', finché il Quirinale non lo sostituì con l'astro nascente Matteo Renzi. Per Napolitano un paio d'anni (di benevolo controllo remoto), fino alle dimissioni nel 2015. Una lunga monarchia condizionata dalla crisi economica e dal vuoto di potere della politica che il Re della Repubblica ha riempito, segnata pure da ruvidi scontri tra Colle e magistratura, fatta di tanti rimproveri ai giudici «protagonisti», culminata con l'intercettazione «casuale» di un colloquio tra il presidente e Nicola Mancino e il conflitto di attribuzione con la procura di Palermo.(...)
Ritratto accurato di un AVVERSARIO ben più lucido e pericoloso di tutto il resto della masnada idealista autoinculante, cui rivolgere RIP e onesto omaggio - ha combattuto efficacemente; di M.Scafi su https://www.ilgiornale.it/news/politica/record-e-giravolte-politico-che-ha-segnato-nostra-repubblica-2214770.html
L'iscritto al Guf che diventa comunista, da Kruschev all'Amerika dei Dems., l'Internazionalista che diventa Gauleiter di Franza e Cermania, la difesa del proletariato che si fa golpe di Palazzo : medieval machiavellico (è un complimento), ma quale vita ricca di contraddizioni, fu sempre perfettamente lucido e fedele alla linea nella sua vita.
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Sergio Pistoi, fb
MAKE ASTROLOGY GREAT AGAIN
La mascherina FFP2 è una di quelle invenzioni che dovrebbero piacere a tutti: economica, tecnologica (non sembra ma lo è), priva di effetti collaterali, niente farmaci, protegge dalle infezioni aeree in modo altamente efficace e permette lo svolgimento delle attività quotidiane anche durante un'epidemia.
Perché allora, nel mezzo della più grande pandemia del secolo (ma ce ne saranno altre peggiori, non temete) abbiamo visto gente inveire violentemente contro le innocue e utili mascherine? Perché tutto fa brodo come pretesto per dividere, creare polarizzazione e cercare di capitalizzare su di essa, anche una mascherina. I movimenti no-mask, nati negli USA e da noi scimmiottati da Salxxni e simili, sono stati l'avanguardia dello sciacallaggio politico e comunicativo legato al COVID-19, Ne ho già parlato molte volte durante la pandemia.
La strategia è talmente brutale che cascarci sembra quasi puerile: gli spin doctor di certi movimenti passano praticamente la giornata a sperimentare sui social pretesti per polarizzare, creare divisioni, confusione. Se questi memi tossici attecchiscono, diventano un ottimo sistema per creare artificialmente una minoranza scontenta (no-mask, no-vax, no-sticazz) di cui ti fai portavoce politico, ma le cui istanze sono appunto create in laboratorio, non vere esigenze dal basso. Queste ultime , le istanze vere, sono poche, ben note, già appannaggio tradizionale di altri partiti, e soprattutto sono difficili da accontentare perché richiedono soluzioni reali e non memi.
I movimenti no-mask, come i no-xy che seguiranno, sono creature politiche, gonfiate dai media (anch'essi in cerca di polarizzazione) ad uso e consumo di strati sempre più imponenti di analfabeti funzionali, che abbiamo o meno la laurea in tasca.
A fornire la base pseudo-scientifica a quel movimento è stata la famigerata Great Barrington Declaration, un documento dell'ottobre 2020 privo di referenze e prove scientifiche, nato sotto l'egida del think tank ultra-liberista American Institute for Economic Research, che incitava a evitare lockdown e perseguire l'infezione naturale per inseguire una altrettanto fantomatica e immunità di gregge. Un'idea delirante e fallimentare anche alla luce di quello che abbiamo visto durante la pandemia e anche oggi, dove nuove varianti virali continuano a circolare perfino tra la popolazione pluri-immunizzata e vaccinata. Una bischerata ridicolizzata da qualunque ricercatore e biologo(a) degno(a) di questo nome, ma che portava la firma di professoroni dell' Ivy League come Jay Bhattacharya (Stanford), Sunetra Gupta (Oxford), Martin Kulldorff (Harvard, verrà successivamente licenziato).
I tre luminari si distinguono per la frequentazione di ambienti di ultra destra trumpiani, dove faranno carriera, e per le posizioni contrarie al controllo dell'epidemia, alla vaccinazione dei bambini, all'obiezione all'uso delle mascherine e simili amenità. Quello straccio di documento, menzionato a pappagallo e mentula canis da milioni di troll e decerebrati sui social, cancellato in migliaia di esemplari dalle mie bacheche e da quelle di chi si occupava seriamente della questione, ha offerto (su gentile richiesta, come avrete capito) la base "scientifica" e ideologica all'intera galassia trumpiana per cavalcare il negazionismo, creare polarizzazione dall'aria fritta e approfittare cinicamente di una popolazione disorientata e spaventata e dei morti che si accumulavano. Parliamo dei giorni in cui gli USA marcavano record drammatici di vittime del virus, mentre Trump, presidente, litigava con Fauci e suggeriva di bere varechina contro il Covid. Trump con il Covid che per lanciare il suo messaggio saliva nell'auto presidenziale senza mascherina.
Oggi i vecchi favori vengono ricompensati. Trump ha oggi nominato uno dei firmatari di quel documento, Jay Bhattacharya, a capo degli NIH, il più importante centro di ricerca pubblica del mondo, e soprattutto il maggiore distributore di fondi per la ricerca statunitense. Chiunque faccia ricerca biomedica negli USA prima poi fa domanda per un grant NIH. Chiunque si occupi di biomedicina nel mondo conosce l'impatto degli NIH nel sistema della ricerca medica globale. Dopo il ministero della salute in mano al complottista Kennedy, il più grande fulcro di ricerca americana, e mondiale, è usato come premio per un amico del vincitore, un sostanziale negazionista, latore di teorie pseudo-scientifiche. Guai se alla prossima emergenza Trump si ritrovasse con un nuovo Fauci a scuotere la testa e spiegargli la scienza. Meglio uno yes man. Pazienza se poi non ci capisce niente. Mentre all'orizzonte si profila l'ombra sempre più minacciosa di una nuova pandemia- stavolta di influenza aviaria- che con una letalità (finora registrata) superiore al 50% potrebbe far correre anche il più accanito no-vax a farsi iniettare sieri sperimentali spintonando le vecchiette in fila per il vaccino.
L'America di Trump rischia di diventare la versione occidentale della russia di putin: un sistema puramente clientelare, basato su rapporti di forza, sudditanza e amicizia, dove pesi e contrappesi sono eliminati, inclusi quelli scientifici e tecnologici e dove l'elettorato vive in una bolla di realtà alternativa. Un sistema anti-meritocratico, dove si fa strada per contiguità politica, cosa che l'America non è mai stata, e che noi invece abbiamo sempre avuto.
Potremmo chiederci come è possibile che sistemi democratici e potenti facciano questa fine, un'idea ce l'ho, l'ho già espressa. Ma ce lo chiederemo con calma. Magari mentre respiriamo particelle di H5N1 per costruirci una bella immunità di gregge.
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Bei Fior
Questo 25 Aprile è ancora più importante: perchè siamo al culmine di una strisciante strategia di revisionismo, dai tratti sbracati e ingenui (per questo spesso di presa) che continua ad ammiccare, a nascondersi, a non affrontare il problema. Lo fa nonostante sia classe dirigente, lo fa con atteggiamenti antistorici, propagandistici. Lo fa manipolando.
E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.
Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny
Questo 25 Aprile è anche importante per un altro anniversario.
50 anni fa una rivoluzione pacifica mise fine ad un regime che credeva fosse meglio vivere non nel presente, ma cento anni nel passato. Un regime che vigeva dal 1926: con il colpo di Stato del generale Carmona, Antonio de Oliveira Salazar è nominato Ministro delle Finanze con pieni poteri nel 1928 e nel 1932 Salazar si trasforma nel dittatore che, attraverso il suo Estado Novo, controllerà per 35 anni ogni aspetto della società portoghese. Nel 1968 una trombosi cerebrale, causata da un incidente domestico, lo allontana per sempre dal potere. Viene quasi subito sostituito da Marcelo Caetano, ma fino al giorno della sua morte nel 1970 rimane convinto di essere ancora il Primo Ministro. Pare che nessuno ebbe mai il coraggio di dirgli la verità. Dopo decenni di oscurantismo, censura, mancate libertà personali, l'ossessivo controllo della PIDE (poi DGS) la polizia politica, istruita dalla Gestapo e dalla CIA, che controlla l'intera popolazione in patria e nelle colonie, dove sin dagli anni '60 ribollono istanze di indipendenza (Angola, Mozambico, Guinea-Bissau). E In Portogallo furono i militari, tramite il Movimento das Forças Armadas, che organizzarono prima un movimento clandestino, poi un effettivo golpe incruento volto a far cadere il Governo Caetano.
La sera del 24 Aprile poco prima di Mezzanotte, il segnale fu lanciato: per la radio di Stato passò una canzone, Grândola vila morena del cantautore e attivista politico José Afonso, da sempre bandita. In poche ore un corteo pacifico di mezzi corazzati entra nel centro di Lisbona. Caetano prima si rifugia nel Palazzo della Guardia Civil, poi si arrende. Il 25 Aprile, sparsa la notizia, la gente si riversa in piazza, e una fioraia, felicissima, inizia a distribuire garofani rossi ai soldati, che li infilano nei loro fucili. È il simbolo della Rinascita: il 1° Maggio 1974 il Portogallo festeggia la Festa dei Lavoratori dopo 46 anni. La Transizione sarà lunga e difficile, ma i Militari mantengono le promesse: indipendenza alle colonie, libere elezioni, un progressivo ammodernamento del Paese.
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La guerra scaturisce da una difficoltà del politico a trovare un patto, un accordo capace di comporre i conflitti e le differenze. C'è guerra quando c'è fallimento del politico. Ma il politico agisce sempre sullo sfondo di un lutto. Quale? Non esiste un solo pensiero, una sola visione del mondo, una sola etnia, una sola cultura, ecc. Il politico deve affrontare l'assenza di un fondamento che contrassegna la vita collettiva. La guerra, invece, procede lungo una strada alternativa a quella del lutto. Anziché simbolizzare il lutto per la perdita di fondamento (perdita dell'Impero, perdita dei vecchi confini, perdita dell'essere l'unica nazione, perdita di prestigio, perdita di controllo) si individua un nemico esterno e si dichiara guerra... In questo caso, un meccanismo paranoico prende il posto di un lutto mancato. Se analizza la guerra russo-ucraina o quella scatenata da Hitler trova, alla base, lo stesso fenomeno paranoico: rigetto del lutto interno e proiezione all'esterno di un nemico mortale.
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“ Io vorrei dinanzi ai parlamentari europei, e quindi a tutta l'Europa, parlare ancora una volta delle nostre semplici e chiare posizioni sui problemi del disarmo. Esse sono il risultato della nuova mentalità e sono state sancite a nome di tutto il nostro popolo nella delibera del Congresso dei deputati del popolo dell'Urss: siamo per un mondo denuclearizzato, per la liquidazione di ogni tipo di armi nucleari entro l'inizio del prossimo secolo; siamo per la completa eliminazione degli armamenti chimici in tempi brevi e per la distruzione, una volta per sempre, della base produttiva di questo tipo di armi; siamo per la radicale riduzione degli armamenti convenzionali e delle forze armate fino a un livello di ragionevole sufficienza difensiva, che escluda l'impiego della forza militare contro altri Stati a fini offensivi; siamo per il completo ritiro di tutte le truppe straniere dal territorio degli altri paesi; siamo categoricamente contrari alla creazione di qualsiasi tipo di arma spaziale; siamo per lo scioglimento dei blocchi militari e per l'immediata instaurazione a tal fine di un dialogo politico tra di essi, per la creazione di un clima di fiducia, che escluda qualsiasi sorpresa; siamo per un controllo approfondito, conseguente ed efficace su tutti i trattati e gli accordi che possono essere conclusi sui problemi del disarmo. Sono fermamente convinto che gli europei avrebbero dovuto da tempo rendere conformi la propria politica e il proprio comportamento al nuovo buon senso: non prepararsi alla guerra, non minacciarsi reciprocamente, non competere nel perfezionare le armi e tanto meno nel tentare di «compensare» le riduzioni avviate, ma imparare a costruire insieme la pace, gettare per essa delle solide fondamenta. “
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Brano tratto dal discorso dell’ultimo segretario del Pcus all’assemblea del Consiglio d’Europa riunita a Strasburgo il 6 luglio 1989. Il testo, intitolato Appello all’Europa: dall’Atlantico agli Urali, è in:
Mikhail Gorbaciov, La casa comune europea, A. Mondadori (collana Frecce; traduzione in italiano a cura dell’editore sovietico), 1989¹; pp. 218-219.
[Prima edizione originale presso l'editore Агентство печати «Новости» (АПН), Mosca, 1989]
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La riconquista di Costantinopoli del 1261
Michele VIII Paleologo (1223-1282), uno dei più significativi imperatori bizantini, riuscì a riconquistare Costantinopoli nel 1261, riportando la città sotto il controllo dell'Impero dopo il dominio latino instaurato dalla Quarta Crociata nel 1204.
Michele VIII, già co-imperatore dell'Impero di Nicea, approfittò dell'opportunità quando la guarnigione latina che difendeva Costantinopoli era temporaneamente assente per una spedizione militare. Il 25 luglio 1261, il suo generale Alessio Melisseno Strategopulo, con un piccolo esercito di 800 uomini, riuscì a entrare in città attraverso un passaggio segreto, nei pressi di quella che oggi é la Porta di Silivrikapı, e a riconquistarla senza incontrare molta resistenza.
I bizantini trovarono una città in rovina, segnata da decenni di saccheggi, spopolamento e declino economico. L'imperatore Michele VIII restaurò le mura cittadine, ricostruì chiese e monasteri tra cui Hagia Sophia, che era stata saccheggiata dai crociati. Per ripopolare la città offrì incentivi ai cittadini e alle famiglie nobili dell'Impero di Nicea e di altre regioni per trasferirsi a Costantinopoli. Promosse il commercio, in particolare con Genova che nel 1273 realizzò la colonia di Galata. Nonostante le risorse limitate e le continue minacce esterne e interne, riuscì a ripristinare Costantinopoli come centro politico e culturale, anche se l'Impero rimase fragile. Immagine realizzata in AI by Istanbulperitaliani 13/8/24
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Ministri condannati ma in carica fino a sentenza definitiva
A partire dai guai dei suoi colleghi ministri: Daniela Santanché e Matteo Salvini, che fino a eventuale condanna definitiva, non dovrebbero dimettersi. “Da un punto di vista giuridico, formale e politico sicuramente non dovrebbero dimettersi”, ha detto il Guardasigilli. Per decidere su eventuali dimissioni, “secondo me il criterio generale è quello della Costituzione, cioè la presunzione di innocenza fino a che una persona non è oggetto di sentenza definitiva è presunta innocente e noi abbiamo assistito centinaia di indagini e processi che hanno compromesso o, addirittura eliminato non fisicamente ma politicamente, ministri, sottosegretari e parlamentari e poi si sono risolti con un’assoluzione”.
Per Nordio il Ddl Sicurezza non si tocca
Nulla di nuovo, ma l’idea di tenersi un ministro (eventualmente) condannato (anche non definitivamente) per sequestro di persona o per bancarotta evidentemente non turba l’ex magistrato. Del resto, è garantista, lui. Ma non proprio con tutti. Tanto che sul Ddl Sicurezza (quello che ha introdotto 20 nuovi reati e inasprito le pene fino a 7 anni per le manifestazioni pacifiche) tira dritto, senza ripensamenti: “Si tratta di un provvedimento normativo ovviamente perfettibile, il Parlamento è sovrano e ci affidiamo alla volontà dei rappresentanti del popolo”, ha dichiarato, “ma non credo che proporremo emendamenti, avendolo noi approvato”.
Troppe intercettazioni e troppo costose
Poi il ministro ha sfoderato uno dei suoi cavali di battaglia (errati): le intercettazioni. “Credo che in Italia si faccia un uso eccessivo delle intercettazioni che comportano spese fuori controllo che potrebbero essere devolute anche ad altri tipi di intercettazioni più sofisticate; ad esempio per captare le intercettazioni della criminalità organizzata”, ha detto il nostro a proposito del disegno di legge Zanettin che vuole ridurre a 45 giorni la durata delle captazioni.
Suscitando la levata di scudi di M5s, che subito ha risposto: “Il ministro Nordio ci è ricascato: ha riparlato di spese fuori controllo per le intercettazioni. E noi siamo costretti a ricordargli per l’ennesima volta che grazie alle intercettazioni utilizzate in tante importanti indagini, lo Stato recupera cifre enormemente superiori rispetto alla spesa sostenuta per effettuare le captazioni. Parliamo di miliardi, non di spiccioli. Solo per fare un esempio, dal 2015 al 2020 sono stati sequestrati beni per 35 miliardi di euro e le confische definitive ammontavano a 11,7 miliardi”.
“Non solo, se Nordio avesse il buon senso di leggere i dati diffusi anche nelle audizioni parlamentari”, continua la nota dei parlamentari pentastellati, “apprenderebbe che il numero di intercettazioni è in calo da anni, e con esse la spesa affrontata. Il ministro entra poi nel surreale quando ci spiega che i soldi andrebbero meglio indirizzati verso le intercettazioni per la criminalità organizzata. Oggi forse questo non avviene? Piuttosto, è il Ddl Zanettin della maggioranza a demolire le intercettazioni, anche sulla mafia. Sanno tutti benissimo, infatti, che la gran parte delle indagini su fatti di criminalità organizzata nasce da altri reati, ad esempio quelli legati alla corruzione ai quali il governo Meloni non manca mai di riservare un trattamento di riguardo. Quindi la folle tagliola dei 45 giorni porterà impunità ovunque”.
Alla guerra per la separazione delle carriere
Infine Nordio ha ricordato che probabilmente giovedì la commissione Affari costituzionali di Montecitorio adotterà il testo del governo sulla separazione delle carriere. Un tema sul quale ci sarà battaglia.
“La separazione delle carriere è il primo obiettivo”, ha dichiarato, “il primo voto sarebbe una svolta”. Per il prossimo 23 ottobre è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl costituzionale. L’orientamento è portare il dossier in Aula entro la fine di dicembre.
“Sono ottimista” sui tempi “e penso che sia corretto che si vada anche a referendum, perché è giusto che su una materia come questa si esprimano i cittadini e sono convinto che approveranno la nostra scelta. Non è una riforma punitiva nei confronti dei magistrati”, ha concluso Nordio, sebbene l’intera magistratura non la veda proprio così.
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Siamo in guerra ad Est, siamo presi per il culo da Nord, siamo servi ad Ovest e siamo invasi da Sud.
Niente confini territoriali, niente politica estera, niente politica monetaria, lo Stato italiano non esercita più il controllo su nessuna potestà, è solo un apparato amministrativo e di polizia di potentati politico-economici esteri.
Viviamo nel 470 d.C.
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VIVIAMO IN UNA DITTATURA TECNOCRATICA E VI DIMOSTRO IL PERCHÉ
Ogni misura politica tendenzialmente è ascrivibile al campo della politica. Spesso,però,determinate scelte politiche vengono ammantate di un capzioso alone "tecnico".
Ciò serve a limitare la dissidenza in un sistema che non e' democratico.
Spiego il perché: Se vivessimo davvero in democrazia, la mia contrarietà alla smaterializzazione della moneta - conscio che essa prelude alla realizzazione di un sistema di controllo biopolitico di natura totalitaria = dissenti?
Con un click ti spengo la vita bloccandoti i conti correnti - allora mi dovrebbe esser riconosciuta la libertà, nella MIA attività, di decidere in quale forma ricevere pagamenti e, nel caso la controparte acconsenta, la modalità con la quale effettuare pagamenti.
Ne consegue che, se mi viene imposta ab origine (ovviamente sotto forma di scelta "tecnica") la modalità attraverso cui effettuare e ricevere pagamenti, allora mi si obbliga a concorrere alla realizzazione di un disegno politico - chiaramente totalitario - che io invece voglio avversare.
Ergo, la mia libertà politica è ampiamente menomata perché, non solo non mi è permesso di dissentire, ma sono addirittura obbligato a realizzare il disegno politico della tirannide tecnocratica imperante.
Quindi , come si può affermare oggi di vivere in una democrazia?
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Un corpo che nella sua ipertrofica perfezione ha influenzato l’immaginario del canone maschile è stato quello di Arnold Schwarzenegger, colui che è riuscito a scavalcare gli argini di un settore ghettizzato e criticato dall’opinione pubblica. I palestrati, fino ad allora derisi come fenomeni da baraccone, attraverso l’ultracorpo di Arnold hanno ottenuto un nuovo status. Arnold era il corpo muscoloso ma non mostruoso. Ipertrofico ma bello. Il faccione sorridente col ricciolo sulla fronte, accoppiato ai pettorali guizzanti, diventava glamour.
Arnold era l’adone. Il semidio. Solare, riuscito, vincente. E così seduceva non solo la nicchia, ma anche il pubblico main stream. La mania per il fitness, che si imporrà nel nostro stile di vita, non farà altro che prendere la spinta estrema del body building e ammorbidirla, imborghesirla un po’. “Muscolosità, dieta, controllo, allenamento, routine, diventeranno gli imperativi del corpo contemporaneo. Il bisogno di stare dentro una forma tonica diverrà sinonimo non solo di bellezza in termini puramente estetici, ma di un sentimento di compiutezza per l’individuo, che di conseguenza acquisterà forza e sicurezza migliorando l’autostima”. Il corpo di Arnold è l’eccezione che indica la strada affinché i nostri corpi comuni si votino al corpo bello in quanto sportivo, sportivo in quanto sano, e sano in quanto: felice? Per certi versi, il canone dominante femminile ha creato maggiore pressione. I nostri corpi di donna, storicamente vessati e considerati minori, ancora si trovano a dover fare i conti con un’idea di perfezione estetica stereotipata, asfittica e ossificata nel tempo. Il movimento di emancipazione femminile prende avvio dal corpo, lo teatralizza e ne fa luogo scenico di rivoluzione e liberazione dai dogmi. Il corpo della donna rivendica parità, eguaglianza e s-classificazione della forma. E così diventa politico. Rivendicare la libertà del corpo, ostentandone l’esibizione, crea un diabolico cortocircuito. L’atto che nasce come slogan progressista, il sono-libera-di-mostrarmi-nuda, paradossalmente non fa che riattizzare il pensiero maschilista. Nel momento in cui vorremmo fare del corpo un simbolo della nostra soggettività individuale, ne stiamo anche mostrando il suo simulacro, in tutta la sua appetibile dimensione sessuale. Il pericolo è che, se sbandierarlo in nome della libertà vuol dire fare politica, in un certo senso stiamo optando per del mero populismo. La magrezza non è solo sinonimo di bellezza. Qualità e virtù morali nei secoli hanno strutturato il concetto di donna ideale. Magra in quanto bella. Bella in quanto perfetta. Perfetta in quanto proba, pura, irreprensibile. Il valore etico ha consustanziato una forma fisica. I corpi delle ballerine hanno vissuto questo percorso iniziatico. Qualcosa di sacro brucia nella loro magrezza. Discendenti delle sante anoressiche, anomale eredi del corpo cavo immacolato, attraverso il sacrificio, la privazione, l’esercizio di volontà, esse si sono donate alla dea Tersicore e hanno vissuto l’estasi e il tormento dell’arte. Emblema della divina leggerezza rimane Carla Fracci. Modello e prototipo imperituro della danza. Eterna fanciulla danzante, la definì Montale.
La Fracci, cristallizzata nella grazia del pudore, con il suo monacale e ligio senso del dovere, getta coordinate etiche ed estetiche sull’immaginario novecentesco del femminile mischiandosi ai corpi patinati di modelle e soubrette televisive. Il corpo leggero e sottile diventa sacro e profano al tempo stesso. E risulta vincente e desiderato. Con l’avvento del virtuale l’entusiasmo per la sottigliezza diventa estremo. Si impone il corpo s-materiale. In assenza di peso, nello schermo, abbiamo creato il corpo che bramavamo. Perfetto a tal punto da eliminare il corpo stesso e rinascere a sua sola immagine. Nel tentativo di estirpare il difetto reale, nuovi corpi galleggiano vitrei nell’etere, mai nati e mai morti, perfettamente utopici. Corpi inesistenti, scartavetrati dai filtri, incamminati sulla strada della reinvenzione. E così facendo corteggiamo proprio quella spinta alla perfezione da cui stiamo cercando di affrancarci. Ci siamo incaricati di rinascere a nuova forma e un delirio di onnipotenza ci attraversa. Si rinasce a sé stessi nella sanificazione della forma. E a questa siamo devoti. Santifichiamo un ultracorpo che non a nulla di religioso ma che profanamente trasuda disumana perfezione.
Ultracorpi, disumane perfezioni
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Claudia Placanica
LA LEGGE DEL DESIDERIO
Ideologia gender, sessualizzazione della società e capitalismo woke
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