#comportamento animale
Explore tagged Tumblr posts
Text
Perché i cani si scrollano anche quando sono appena bagnati?
ENG version ESP version
Molti mammiferi pelosi eseguono rapide scrollate per rimuovere acqua e irritanti dal pelo, seguendo un tipico schema di tre scrollate avanti e indietro. Ma qual è il meccanismo che induce questa risposta innata? Il dottor Dawei Zhang e il suo team della Harvard Medical School si sono posti questa domanda e, in laboratorio, hanno cercato di svelarne il funzionamento usando i topi come modello.
Il primo passo è stato osservare se diversi stimoli sulla pelle dei topi potessero indurre la "scrollata da cane bagnato." I ricercatori hanno soffiato aria sui topi, li hanno spruzzati con acqua e immersi in un bagno. Sorprendentemente, una piccola goccia d'olio sul collo era sufficiente per innescare la scrollata, suggerendo che un tocco leggero e fastidioso fosse il fattore scatenante.
A questo punto, i ricercatori hanno cercato di capire quale parte del sistema nervoso "sentisse" questa goccia, avviando la reazione della scrollata. Hanno modificato geneticamente alcuni topi, eliminando specifici recettori cutanei. Inizialmente, hanno rimosso i recettori che percepiscono variazioni di temperatura, osservando che i topi continuavano a scrollarsi. La temperatura, quindi, non era determinante per il comportamento. Poi hanno eliminato i meccanorecettori, che rispondono agli stimoli tattili. Questa volta, i topi si scrollavano molto meno rispetto a quelli non modificati, suggerendo che la sensibilità al tatto fosse un elemento chiave.
Il team si è quindi concentrato su un gruppo particolare di meccanorecettori, le fibre C a soglia bassa (C-LTMR), recettori intorno ai follicoli piliferi che rispondono a tocchi leggeri. Per confermare l’ipotesi, i ricercatori hanno utilizzato l’optogenetica, una tecnica che attiva i nervi con la luce. Stimolando otticamente i C-LTMR, i topi si scrollavano come se fossero bagnati; bloccandoli, invece, la scrollata diminuiva, confermando il ruolo dei C-LTMR.
Ma il team voleva capire anche dove arrivavano i segnali inviati dai C-LTMR e in che parte del cervello questi venissero elaborati per generare la risposta della scrollata. Hanno quindi tracciato il percorso dei segnali, scoprendo che viaggiavano dai follicoli piliferi al midollo spinale, fino a una parte del cervello chiamata nucleo parabrachiale, che elabora sensazioni come dolore e prurito. Questo percorso, chiamato circuito C-LTMR–spinoparabrachiale, si è rivelato essere il meccanismo alla base della "scrollata da cane bagnato."
L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che i C-LTMR rappresentano un sistema difensivo evoluto per liberarsi di stimoli fastidiosi come gocce d’acqua o parassiti. Per molti mammiferi, scrollarsi vigorosamente è il modo più efficiente per rimuovere questi fastidi, grazie a un sistema di recettori tattili e percorsi neuronali specializzati.
E negli esseri umani? Anche noi, essendo mammiferi, possediamo qualcosa di simile. I nostri recettori correlati, chiamati C-meccanocettori, si sono adattati a percepire sensazioni piacevoli come carezze e abbracci. Tuttavia, capita a molti di percepire un lieve brivido quando qualcuno sfiora leggermente il collo. È possibile che questa reazione sia un lontano “ricordo” evolutivo della risposta che nei cani e altri animali innesca la scrollata. In noi, però, questo riflesso ha perso la sua funzione difensiva, trasformandosi in una risposta legata al piacere e alla socialità.
A Presto e Buona Scienza!
fonte
#scienza#scienze naturali#curiosità animali#comportamento animale#neurologia#recettori tattili#sistema nervoso#meccanismo di difesa#comportamento innato#neuroscienze#drops of science#ricerca#scoperta scientifica#educazione scientifica#divulgazione scientifica#biologia animale#notizie#etologia#animali#cani#topi#acqua
0 notes
Text
OSCAR L’ORNITORINCO, UN SIMPATICO, MA IMPOSSIBILE, COMPAGNO DI CASA.
Un articolo creato solo per divertimento. L’ornitorinco, non sarà mai un animale da compagnia. “Un Ornitorinco in Famiglia: Le Avventure Quotidiane con Oscar, il Compagno d’Appartamento più Stravagante” Se pensate che avere un gatto o un cane come animale domestico sia già un’avventura, aspettate di sentire cosa significa condividere la propria casa con un ornitorinco! La vita con Oscar, il…
View On WordPress
0 notes
Text
𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕵𝖚𝖉𝖊 𝕯𝖚𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗 𝖝 𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕮𝖆𝖗𝖉𝖆𝖓 𝕲𝖗𝖊𝖊𝖓𝖇𝖗𝖎𝖆𝖗
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Cruel Prince
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, fem Reader, contenuto sessuale esplicito e implicito, rapporti sessuali impliciti, minaccia , manipolazione emotiva, squilibrio di potere a danni di Mc, contenuto Lgbt, Dom Jude, Soft dom Cardan, Sub Reader.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 1461
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
Per l’Alta Corte girava voce che l’Alto Re e l’Alta Regina avessero un amante. Una persona che i due condividevano, tuttavia non si sapeva chi fosse.
Alcuni supponevano fosse un mortale, altri dicevano fosse uno del Popolo.
Poi si facevano supposizioni sul sesso di detto amante. Femmina o Maschi.
In tutto questo lady (nome), che assiste da lontano un qualche Fae del palazzo, era tutto fuor che impressionata o sorpresa.
Lei è la così detta ‘amante’ dell’Alto Re e dell’Alta Regina. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di qualcuno che non aveva neppure l'occasione di interagire con i due regnanti. Forse era quello il motivo per cui era stata scelta. Qualcuno - non poteva ricordare chi esattamente - glielo aveva detto: Lei era la persona meno probabile. Il fatto che ancora nessuno era riuscito a scoprire chi fosse aveva reso le supposizioni della Regina più che corrette, beh… almeno fino a qualche settimana dietro.
Sfogliò il foglio ingiallito. Non sapeva di cosa era fatto e non era sicura di volerlo sapere, ha smesso di cercare una ragione negli usi qui ad Elfhame, in ogni caso non sarebbe rimasta a lungo in questo posto, aveva intenzione di andarsene il prima possibile.
Non appena il suo debito sarebbe stato saldato.
Le parole scritte con la magia ritraevano l’esistenza di un compagno di letto dei due sovrani, tuttavia nessuno aveva capito chi fosse.
Quando ha letto per la prima volta quel foglietto, aveva riportato i suoi dubbi a Jude e Cardan che risero alla sua preoccupazione lanciandole scuse poco più che al limite della rassicurazione. Poi hanno mandato tutto al vento nel loro crescente piacere. Il discorso non fu più aperto e lei non continuò a esporlo e veniva ancora segretamente scortata ogni giorno nelle loro stanze per riempire il loro tempo.
Facendo un veloce calcolo, passava più tempo con i due di quanto qualsiasi altro membro della corte a parte Jude e Cardan stessi. Oggi era una di quelle infinite giornate.
❝ Per Mab, (nome) non hai freddo vestita così.❞ I passi di Jude erano vicini, troppo vicino. Precisamente dietro di lei, la conferma arrivò quando le posò qualcosa sulle spalle sottili. Il pezzo di stoffa era grande e lungo, questo le faceva supporre appartenesse a uno dei due, forse a Jude stessa. O forse era semplicemente una coperta.
A volte aveva l’impressione di fasciarsi troppo la testa, e forse veramente per loro lei era più di un animale da compagnia. Ma poi era facile confondersi quando la vostra distanza di età era di oltre 10 anni.
Lady (nome) ha dovuto imparare molto presto che tutto questo era nella norma qui se non anche meno del normale.
Esiste molto di peggio, le aveva assicurato una volta Cardan mentre le faceva cerchi sulla schiena. Era la prima notte che era stata scortata da loro.
Jude l’ha tirata verso sé, schiacciando il suo petto con la schiena della mortale, chiudendo intorno alla sua figura la coperta che le aveva poggiato poco prima. Questa era una delle situazioni ‘normali’ a cui non poteva ancora smettere di arrossire e a Jude sembrava piacere questa semplice innocenza. L’avevano messa in situazioni molto peggiori di queste e ancora cose così semplici l’avrebbero imbarazzata a tal punto.
Piccoli elogi le caddero dalla labbra aumentando l’imbarazzo, facendo sentire (nome) - per l’ennesima volta - più al pari di un animale domestico che un amante.
❝Cosa stai leggendo di così interessante da ignorarci? ❞ Le dita di Jude componevano cerchi concentrici sul suo fianco mentre si sporgeva per leggere il contenuto. Cardan era uscito dal bagno con quel comportamento arioso e placido che lo contraddistingue, accentuato dalla doccia calda e dal rossore provocato dalla bottiglia di vino che aveva scolato. (Nome) si riteneva fortunata che i Fae non avessero lo stesso modo di reagire mortale all'ubriachezza. Sei mai quella poteva essere definita ubriachezza.
Lady (nome) abbassò il foglio abbastanza da permettere una facile lettura, consapevole che non sarebbe servito a nulla nasconderlo, lo avrebbero scoperto ugualmente. ❝ Ancora con questa storia? ❞ Cardan si era avvicinato per leggere, e il suo brusco commento non ha fatto molto per allentare la tensione. L’imbarazzo svanì completamente lasciando spazio a dubbio e timore ❝ Non è normale che io abbia paura? ❞ I lati del foglio si sono stropicciati sotto la tua presa. ❝ Nessuno ci rimetterebbe più di me in tutta questa storia. ❞ Un sospiro lasciò le labbra della Regina, poi le stesse labbra posarono un bacio sul retro dell’orecchio mandando brividi lungo tutto il corpo della ragazza. ❝ Mi sembra di averti già spiegato che ho tutto sotto controllo. Alla fine era inevitabile avrebbero scoperto dell’esistenza di qualcun altro…❞ Cardan si è seduto sul letto, (nome) non l’ha visto ma lo ha sentito. Il peso al suo fianco era aumentato, le mani del Re spostarono le gambe della mortale sopra le proprie, accarezzando la pelle nuda.
Per la prima volta erano calde le mani di Cardan. Era una sensazione piacevole e disgustosa allo stesso tempo. Il suo corpo rispondeva ormai a comando ai loro tocchi e questo la ripugnava abbastanza da cercare di ritrarre la gambe inutilmente. Le mani del sovrano strinsero la presa in una silenziosa minaccia a rimanere dove era. Non c’era il solito conforto che di solito lui rappresentava.
Decise di abbandonarsi nuovamente a loro.
Un sorriso tirò le labbra del Re e poco si poteva intuire cosa gli passasse per la testa. ❝ C-cosa intendi…? ❞ Il dubbio si insinuò persistente in lei. Se fosse stati loro a far trapelare la notizia come avvertimento. Per darle la consapevolezza del loro potere, capacità e influenza. Del diritto che avevano su di lei ma soprattutto del fatto che ancora gli apparteneva.
Loro avrebbero potuto tranquillamente mettere la voce di un amante per farle capire quanto lei necessitasse di loro o che non era ancora uscita da quella situazione abbastanza da poter fare una qualsiasi acrobazia azzardata.
(Nome) avrebbe voluto ritirarsi su se stessa con le gambe abbastanza vicine da poterle abbracciare e farsi più piccola in confronto alle due potenze che la circondavano.
Non riusciva a vedere Jude ma dallo sguardo di Cardan si poteva dedurre che sicuramente qualcosa era leggibile nella sua espressione.
Non ebbe il coraggio di girarsi
❝ Oh cara sei così carina quando fingi di non capire. ❞ Cardan rise con ironia e leggerezza mentre accarezzava, in un vago intento di tranquillizzarla, la pelle nuda. Eppure (nome) non ci trovava niente di divertente in quella situazione, anzi il tutto era sempre più inquietante. Non stava nemmeno fingendo come lui supponeva. Non tutti nascondevano la propria intelligenza sotto un velo di ignoranza come avevano fatto loro.
Lei non era stata presente durante la loro storia, ma conosceva il finale. ❝ Pensi che nessuno abbia sentito le tue dolci urla. ❞ Non si era accorta di aver mai urlato così forte da essere sentita . Un rossore si diffuse sul viso della ragazza nella consapevolezza delle scorsi notti. I due risero inteneriti mentre Jude si alzava dal suo posto. Il foglio di cronaca che aveva prima tra le mani era caduto a terra, e Jude lo raccolse. Lo lesse velocemente e lo strappo in 4.
(Nome) guardò sconcertata l’azione seguendo ancora la regina con lo sguardo, mentre si spostava verso il caminetto. In un attimo, prima ancora che qualcuno potesse obiettare, i pezzi di carta sono stati gettati nel fuoco.
❝ Cosi va molto meglio, ora non avrai più motivo di pensarci. ❞ Lo sguardo della Regina di Elfhame era su di lei, mentre lei guardava il foglio diventare cenere davanti ai suoi occhi.
Si chiese se avessero ragione, se veramente era solo paranoica. Forse si poteva godere tutto questo senza che diventasse un pericolo. Ma non era stata Jude stessa a dirle di non credere a niente che era offerto dalla corte? Lei e suo marito erano la corte. Modellata e governata da loro per loro, lei era una pedina su cui giocare.
La mano di Cardan posava sulla sua guancia ora, guidandola a distogliere lo sguardo dal fuoco per averlo per se. Gli occhi color mezzanotte con l’anello dorato intorno alla pupilla erano quasi ipnotici. Si trovò quasi a chiedersi se qualcuno potesse mai sospettare che ci fosse qualcuno che lui avrebbe guardato con lo stesso ardore e desiderio con cui guardava sua moglie.
❝ Ora ricominciamo da dove ci siamo interrotti.❞ Niente li aveva interrotti in realtà e lui era ancora in bagno quando era arrivata. Tuttavia non disse niente. Non disse che era ancora dubbiosa. Non disse che nonostante il foglio fosse stato bruciato il problema persiste. Non disse nemmeno che in quel momento voleva rimanere da sola, come tutte le altre sere prima di queste. Ma giustamente nessuna di quelle cose trovò posto per essere dette o ascoltate.
#yandere x reader#x reader#cruel prince#yandere Cruel Prince#dark feminine energy#dark fic#Dark Jude Duarte#Dark Jude Duarte x reader#Dark Jurdan#dark Jurdan x reader#dark cardan greenbriar X reader#dark cardan greenbriar#cardan greenbriar#jude duarte#Jude Duarte x reader#cardan greenbriar x reader#jurdan#Jurdan x reader
49 notes
·
View notes
Text
Friedrich Nietzsche fu protagonista di uno degli episodi più commoventi nella storia dei pensatori occidentali.
Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò di fronte a una scena che cambiò la sua vita per sempre.
Vide un cocchiere che colpiva con forza il suo cavallo, stremato e incapace di proseguire. L’animale era completamente esausto, senza più forze per andare avanti. Tuttavia, l’uomo continuava a frustarlo per costringerlo a muoversi nonostante l'evidente stanchezza.
Nietzsche rimase sconvolto da quanto stava accadendo. Si avvicinò rapidamente e, dopo aver rimproverato il cocchiere per il suo comportamento, abbracciò il cavallo ormai a terra e iniziò a piangere. I testimoni raccontano che gli sussurrò alcune parole all’orecchio, parole che nessuno riuscì a udire. Secondo la leggenda, le ultime parole del filosofo furono: “Madre, sono stupido”.
Dopo quel momento, Nietzsche cadde a terra privo di sensi e la sua mente collassò. Non parlò più per i successivi dieci anni, fino alla sua morte. Non riuscì mai a riprendere la sua vita razionale dopo quell’episodio. La polizia fu avvisata e il filosofo venne arrestato per aver disturbato l’ordine pubblico. Poco dopo, fu portato in un sanatorio.
La società dell’epoca considerò il gesto di Nietzsche — abbracciare il cavallo maltrattato e piangere con lui — come una manifestazione della sua follia. Sebbene molti vedano ancora oggi l’episodio come il frutto della sua malattia mentale, ci sono anche interpretazioni più profonde e consapevoli.
Lo scrittore Milan Kundera, nel suo romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, riprende l’episodio di Nietzsche e lo interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche chiese scusa al cavallo a nome dell’intera umanità, per la crudeltà con cui trattiamo gli altri esseri viventi, per esserci trasformati nei loro carnefici e averli sottomessi al nostro servizio.
Nietzsche non era noto per un particolare interesse verso il mondo animale o per una sensibilità ambientale, ma senza dubbio l’episodio del maltrattamento ebbe un impatto enorme su di lui. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale ed emotivo. Non si identificò tanto con l’animale stesso, quanto con il suo dolore, trovando un legame che trascendeva l’immediato. Era un’identificazione con la vita.
Da Pedro Arturo Hernández Zeta.
14 notes
·
View notes
Video
youtube
Pescecani Extinction Corally fuoriora il video ufficiale di Camilla Fascina Pescecani (Extinction)” la nuova canzone di Corally è un canto contro la violenza che permea la nostra società. L’io narrante è la voce di uno squalo impotente di fronte al bracconiere che gli taglia le pinne e allo stesso tempo è la voce di una donna indifesa di fronte agli abusi e maltrattamenti del suo stupratore. Una violenza in entrambi i casi di fronte alla quale non possiamo distogliere lo sguardo. C’è un forte parallelismo tra i due episodi: una persona che tortura o uccide un animale è spesso violenta anche nei confronti delle persone. La parola link in inglese significa legame e nel brano Pescecani indica la stretta correlazione esistente fra maltrattamento e uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale nei confronti delle persone come omicidio, stupro, stalking, violenza domestica, manipolazione mentale. Il brano denuncia in particolar modo la pratica crudele conosciuta come finning (spinnamento), e che consiste nel taglio delle pinne dello squalo quando questo è ancora vivo. Il corpo dell’animale, ritenuto non redditizio, viene poi rigettato in mare dove muore per affogamento. Molti paesi europei sono tristemente coinvolti in questo commercio di pinne di squalo, che sono l’ingrediente principale di un assurdo piatto considerato un lusso nei paesi orientali, ma di fatto povero sia di gusto che di nutrimento. Questa pratica, oltre ad essere estremamente crudele, rappresenta una grave minaccia per l'equilibrio degli ecosistemi marini: gli squali, infatti, sono predatori apicali fondamentali per il mantenimento della biodiversità marina. Circa 100 milioni di squali muoiono ogni anno a causa del finning. CREDITS AUDIO Titolo: Pescecani (Extinction) Autori e compositori: Camilla Fascina (Corally), Stefano Paviani, Nicola Messedaglia (Laguna) Arrangiamento: Andrea Rigonat Chitarre, basso: Andrea Rigonat Batteria: Andrea Fontana Pianoforte e tastiere: Will Medini Sound Design: Giona Rossetto e Andrea Rigonat Mix e master: Alessio Marocco, Andrea Rigonat, Ricky Carioti Genere: Pop/ Indie pop CREDITS VIDEO Direzione e Montaggio: Elia Paghera e Chiara Artioli Direttore della fotografia: Nicola di Lollo Color Correction & Visual Effects: Nicola Fontana Assistente camera: Nicolò Turcato Gaffer: Giulio Tenca Assistente di studio: Gabriele Cosma BTS: Riccardo Cruetti Stylist: Diana Aquila - Orn Jewelry Outfit: Quintastagione Torino & Garbo Milano Hairstyle and Make up: Valeria Daidone Produzione di: Elia Paghera Registrato presso Evolution Rent Studio Milano Editore: Sea Shepherd Music, LaPOP
6 notes
·
View notes
Text
Lui è Green, il gatto che è stato massacrato di botte, bastonato, lanciato contro le pareti di casa come uno straccio vecchio e sporco dal fidanzato della sua proprietaria che gli aveva affidato il compito di dargli da mangiare. Agghiacciante la testimonianza dei vicini che sentivano i tonfi e non capivano e questo perchè Green era stato regalato alla ragazza dall'ex ragazzo. Ieri mattina le notizie che erano state date erano confortanti, sembrava che Green stesse facendo qualche piccolo passo verso la guarigione, i veterinari pensavano di togliergli il sondino per alimentarlo, ma ieri la pessima notizia che il quadro clinico era peggiorato velocemente e in modo drastico. Green era in arresto cardiaco. È stato intubato e ha molte emorragie interne e (ultima notizia) NON CE L'HA FATTA. La violenza esercitata nei confronti di un animale di casa, da parte di chi magari ci ha giocato il giorno prima, è un comportamento che considero inaccettabile e inammissibile. Chi si è macchiato di questa violenza si è giustificato con un raptus di follia, un termine spesso usato per ridurre le proprie responsabilità, per giustificare un comportamento che il raziocinio non ritiene giustificabile e che per la società civile non lo è.
Quando leggo notizie simili mi fermo a guardare Merlino, il micio che da otto anni condivide con me la vita e mi chiedo come si possa fare del male a creature che non chiedono altro che essere amati. La loro presenza è una carezza all' anima, sanno "curare" i momenti bui e riportare luce.
AMATELI E NON FATE LORO DEL MALE
6 notes
·
View notes
Text
Hannibal Lecter: «La carne ha un sapore interessante. E' brasato, con note acidule». Will Graham: «Il mio palato non è raffinato come il tuo». Hannibal Lecter: «Oltre a evitare un atto crudele, il sapore è migliore se l'animale non è in tensione prima della macellazione. Questo animale sembra terrorizzato». Will Graham: «Che sapore ha il terrore?». Hannibal Lecter: «E' acido». Will Graham: «La carne è amara perché è morta con l'amaro in bocca». Hannibal Lecter: «Questa non è carne di maiale». Will Graham: «Non quel genere di maiale. Non puoi ridurmi a una serie di influenze. Non sono il prodotto di nulla. Ho rinunciato al bene e al male per la scienza del comportamento». Hannibal Lecter: «Allora non puoi dire che io sia il male». Will Graham: «Sei distruttivo. E' la stessa cosa». Hannibal Lecter: «Il male è solo distruttivo? Allora i temporali sono malvagi, se è tanto semplice. E abbiamo gli incendi, e la grandine. Nelle polizze d'assicurazione, tutti questi eventi sono sotto la dicitura "Atti di Dio". Questa cena è un atto di Dio, Will?».
#citazione#citazioni#hannibal#hannibal nbc#hannibal lecter#citazioni serie tv#serie tv#pensieri#riflessioni#male
7 notes
·
View notes
Text
ORIONE
Orione, secondo la mitologia greca, era un gigante cacciatore, nato da Poseidone ed Euriale figlia del re di Creta, Minosse. Quando fu sull’isola di Chio si innamorò perdutamente di Merope e volle corteggiarla, ma la cosa infastidì il padre di lei, re Enopio, che lo fece accecare ed allontanare dall’isola. Orione trovò rifugio nell’isola di Lemno e qui incontrò Efesto che ebbe pietà di lui e, affidandolo alla guida di Cedalione, lo fece accompagnare verso est, luogo in cui sorgeva il sole e dove incontrò Eos, l’Aurora, grazie alla quale riacquistò la vista. Secondo un’altra versione fu lo stesso Efesto che fabbricò degli occhi nuovi per il gigante. Lui ne fu talmente felice che ricominciò a cacciare senza mai fermarsi, fin quando arrivò alla dimora di Eos, della quale si innamorò e sposò.
Si narra che Orione avesse degli stupendi occhi chiari che gli permettevano di andar a caccia persino di notte, in compagnia del suo fedele cane Sirio e spesso si univa a loro la Dea Artemide che s’invaghì di lui e nonostante il suo voto di castità, non esitò a fargli esplicite offerte che lui declinò, perché non voleva tradire la moglie Eos, alla quale era grato di avergli restituito la vista.
All’inizio Artemide ammirò la fedeltà di Orione ma in seguito, quando seppe che si era invaghito delle sette Pleiadi, figlie di Atlante e Pleione, e che le molestava pure, andò su tutte le furie e allora escogitò un piano per punirlo. Gli inviò uno scorpione nella sua tenda e quando questi vi ritornò col suo fedele animale, il mostro nascosto nell’ombra, attese che i due, stanchissimi dalla pesante battuta di caccia, si addormentassero e punse per primo Sirio che, svegliatosi, tentò di difendere il proprio padrone e infine punse Orione e lo uccise.
Un’altra versione della storia dice che è invece Apollo, geloso delle attenzioni che la sorella dedica al bel cacciatore, a mandare lo scorpione che uccide Orione e che Zeus, adirato, scaglia una delle sue saette che fulmina lo scorpione, poi li pone entrambi in cielo come costellazioni. Orione risplende nell’emisfero Boreale mentre affronta la carica del toro, seguito dalla costellazione del cane maggiore, con la stella Sirio che brilla più delle altre e la costellazione dello Scorpione, invece, sorge quando quella di Orione tramonta, in maniera che i due non debbano più incrociare i propri destini.
La mitologia romana ci racconta, invece, un’altra versione sulle vicende di Orione. Secondo i racconti di Ovidio, Igino, Servio, Tzetzes e Lattanzio, Orione sarebbe nato dall’urina di tre Dei: Giove, Mercurio e Nettuno e che, per tale motivo, gli venne attribuito il nome di Tripater.
Narrano gli autori che un giorno i tre Dei si aggiravano nelle campagne della Beozia. Assetati ed affamati si fermarono nell’umile capanna del contadino Ireo, il quale offrì loro la sua gentile ospitalità, senza sapere chi fossero quei tre sconosciuti. Gli Dei decisero di mantenere l’anonimato, per vedere come si sarebbe comportato, con loro, quel contadino. Il pover uomo non esitò a donar loro tutto ciò che aveva e colpiti da tale gesto, essi decisero di rivelar le loro vere identità.
D’innanzi a simile rivelazione, Ireo sbiancò ma una volta ripresosi, uscì fuori dalla capanna e immolò a quei Dei, uno dei suoi tori più belli. Giove, ammirato da quel comportamento, disse a Ireo di chiedere qualsiasi desiderio che lui lo avrebbe esaudito, così l’uomo chiese che gli venisse concesso di aver un figlio, ma senza doversi risposare, perché aveva promesso alla moglie, morta da poco, che non si sarebbe mai più risposato. Giove gli disse di portare la pelle del toro immolato e vi orinò sopra e stessa cosa fecero anche Nettuno e Mercurio, poi suggerì di seppellirla nell’orto e attendere nove mesi prima di riprenderla. Ireo ubbidì e dopo nove mesi dissotterrò la pelle e vi trovò avvolto un bambino che allevò e che chiamò Urion, ( appunto da Urina), che in seguito cambiò in Orion.
Si narra che, in brevissimo tempo, Orione divenne un gigante di straordinaria bellezza. La stessa Dea Diana andava spesso a caccia assieme a lui, poi se ne innamorò perdutamente e sembra questa sia stata la causa di tutti i guai dell’uomo.
Infatti sulla morte di Orione ci giungono diverse versioni, quasi tutte legate alla Dea Diana. Ovidio ci racconta che sia stata la stessa Diana, folle di gelosia, ad uccidere Orione, a colpi di freccia, sull’isola di Ortigia, invece Igino ci narra che Orione perì per mano della dea Diana, dopo aver tentato di violentarla.
Secondo un’altra leggenda, Diana attendeva Orione, per una battuta di caccia, una mattina presto. Le si fece incontro il fratello Apollo che, geloso di quell’amore che distraeva la sorella dai suoi impegni, escogitò un sistema per sbarazzarsi del problema. Sfidò la sorella a colpire con arco e frecce, una figura in movimento, in lontananza, lei lo fece e felice ed esultante per aver centrato il bersaglio, attese che la sua preda raggiungesse la riva, ma quando ciò avvenne e si rese conto di aver colpito Orione alle tempie e di averlo ucciso, la sua gioia si tramutò in dolore e pianse tutte le sue lacrime. Giove, impietosito, tramutò Orione e il cane Sirio in costellazioni, in maniera che Diana, sollevando lo sguardo sulla volta celeste, potesse osservarlo per l’eternità.
#pensieri#pensieri sparsi#orion#Orione#stelle#stella#stars#star#costellazioni#mitologia#greco#romano#dei
12 notes
·
View notes
Text
Stasera mentre portavo fuori Lucky si sono avvicinati una bambina e un bambino (lui era di qualche anno più piccolo di lei). Non è successo niente di grave, però nonostante io dicessi ai bambini di fare piano, di fare con calma, o non hanno capito cosa intendevo o non hanno voluto capire. Sicuramente avevo un tono di voce troppo calmo, poi dovevo spiegarmi meglio. Insomma si sono avvicinati insieme con un po' troppa insistenza e Lucky ha usato la voce in modo aggressivo, giusto un istante. Non ha abbaiato né ha ringhiato, ha abbassato la voce come fa lui, ha chiaramente detto "lasciatemi stare". I bambini lo hanno sentito, almeno quello. Ho detto loro che è molto pauroso. Il bambino poi ha preso un bastoncino in mano per regalarlo a Lucky non pensando che potesse impaurirlo. Per fortuna era un bastone molto piccolo e, se ho interpretato bene il comportamento, Lucky pensava che fosse cibo. In questi casi di solito abbaia infastidito.
In tutto questo c'era quella che penso fosse la mamma dei bambini, che è stata a guardarci senza avvicinarsi. Alla fine mi ha detto grazie, non so bene perché, chissà se ha sentito il verso di Lucky. A parer mio avrebbe dovuto seguire i suoi figli, ma questo non c'entra con il succo del discorso. Non è successo niente ma una piccola possibilità che succedesse qualcosa c'era. Il problema alla fine dei conti sono io.
Per le prossime volte: devo parlare più chiaramente, anche usando un tono più deciso, prima che le persone, ma soprattutto dei bambini, si avvicinino così tanto. Devo farmi ascoltare, sono io il padrone e sono responsabile di quello che succede. Lucky non morde, non a caso perlomeno. Lo tengo al guinzaglio, sempre. Alcune persone non hanno nessuna paura dei cani, non danno loro il rispetto necessario che si deve dare quando ci si avvicina a un altro animale. Lo capisco che ci sono tanti cani buonissimi e super coccolosi in giro, ma non sono tutti così. Lucky ha paura di un sacco di cose; è stato portato via dalla mamma troppo presto (noi non abbiamo molta colpa su questo punto); quando non aveva ancora nemmeno un anno di vita è stato morso sul muso da un altro cane; ammetto che non è stato educato bene, d'altra parte io avevo 14 anni quando l'ho preso, concedetemi questa attenuante.
2 notes
·
View notes
Text
Topi e strategie sociali: come una femmina può salvarti la pelliccia
ENG version ESP version
Quando gli animali si muovono nel loro ambiente, non lo fanno mai in modo casuale o disinteressato. Valutano costantemente i rischi, osservano attentamente ciò che accade intorno a loro, utilizzano indizi sensoriali e acquisiscono nuove informazioni per adottare comportamenti appropriati. Del resto, il pericolo è sempre dietro l'angolo, e sapere cosa fare è cruciale per la sopravvivenza. I roditori, ad esempio, adottano posture difensive quando percepiscono minacce, come odori di predatori o ombre sospette.
Anche all'interno dei gruppi sociali, gli animali sviluppano meccanismi cognitivi per rispondere agli stimoli sociali e ai cambiamenti ambientali. In comunità con gerarchie ben definite, devono costantemente osservare i comportamenti degli altri per capire se sta per scoppiare un conflitto o se il gruppo è in quiete. Quando si presenta una minaccia, la fuga è una risposta classica ed efficace. Ma scappare non è sempre la scelta migliore, perché implica perdere risorse e opportunità di accoppiamento. Come fare allora per ridurre i conflitti all'interno di un gruppo? Per i piccoli topi della specie Mus musculus, la risposta è ingegnosa: utilizzare le femmine come distrazione.
Un gruppo di ricercatori ha registrato le interazioni di gruppi composti da due maschi e due femmine per un periodo di cinque ore. Hanno utilizzato l'intelligenza artificiale per codificare in maniera oggettiva come i topi gestiscono i comportamenti aggressivi dei loro simili. Essendo animali gerarchici, nei gruppi c'è sempre un maschio più aggressivo degli altri. I ricercatori hanno registrato 3.000 incontri tra maschi, determinando le risposte più probabili all'aggressione e se queste azioni risolvessero o peggiorassero il conflitto.
Tra questi incontri, i ricercatori hanno osservato un comportamento molto costante: il maschio aggredito spesso correva verso una delle femmine, riuscendo così a de-escalare l'aggressione. Dopo un confronto aggressivo, il maschio vittima interagiva brevemente con una femmina prima di allontanarsi rapidamente, poiché l'attenzione dell'aggressore si spostava su di lei. Questa sequenza comportamentale era l'unica che non portava ad ulteriori scontri violenti. In pratica, il maschio aggredito distraeva l'aggressore con la presenza della femmina, evitando così ulteriori conflitti senza dover fuggire lontano. Geniale, no?
Nonostante questi risultati, lo studio presenta alcune limitazioni. È stato condotto in un ambiente controllato con piccoli gruppi bilanciati per sesso, che potrebbero non rappresentare fedelmente le condizioni naturali. Inoltre, l'assenza di una gerarchia sociale ben definita tra i topi osservati potrebbe aver influenzato i comportamenti registrati. Future ricerche dovrebbero variare il numero e la composizione degli animali per comprendere meglio come questa strategia si applichi in contesti più naturali, ma una cosa è chiara, in alcuni casi basta affidarsi ad una femmina per uscire da una situazione difficile.
A Presto e Buona Scienza! fonte
fonte foto: George Shuklin (talk) - Opera propria, CC BY-SA 1.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5521043
#drops of science#Topi#Strategie Sociali#Comportamento Animale#Mus Musculus#Scienza#Etologia#Ricerca Scientifica#Comportamento#Animali#Biologia#Intelligenza Artificiale#Conflitti Animali#Gerarchia Animale#Distrazione#Femmine#Sopravvivenza#Studio Scientifico#Comportamento Sociale#Mammiferi#Ricerca#Biologia Animale#scienze naturali#zoologia
0 notes
Text
INTELLIGENZA NATURALE VS INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Che a dirla tutta un po’ mi assomiglia alla diatriba pretestuosa tra carne naturale e carne sintetica.
Visto che sei quasi vecchietto come me, @der-papero, forse ti ricorderai di un vecchio film di fantascienza del 1977, dal titolo GENERAZIONE PROTEUS in cui si narra di un computer biologico a filamenti di DNA che apprende per addestramento, lentamente prende coscienza di sé e poi il controllo su tutte le infrastrutture tecnologiche del mondo. Il film si conclude con il computer che, diventato completamente senziente, crea un proprio gamete artificiale e insemina una donna per rinascere in un corpo umano biologico.
La bella discussione che avete iniziato nel tuo post precedente e che io non riprendo per una questione di lunghezza (ma invito tutti ad andare a leggere) parte a mio avviso da un presupposto sbagliato…
Che sia il cervello umano la parte finale del processo di coscienza.
Partendo da questo presupposto, noi crediamo che qualsiasi forma di vita o di presunto organismo che cerchi di raggiungere la coscienza per essere ‘completo’ debba arrivare allo step finale di possedere un encefalo simile a quello umano.
Ma in realtà io penso che il cervello umano sia solo una delle tante manifestazioni fisiche di quel concetto chiamato COSCIENZA.
Io credo (ma è una mia intuizione personale che più del filosofico ha molto del mistico) che ogni essenza, intesa nel senso etimologico di ente cioè ‘che è’, compia un percorso ‘evolutivo’ paragonabile a quello di hegeliana memoria (coscienza, autocoscienza, spirito o ragione).
Lo vediamo in modo più evidente nel regno animale dove possiamo studiare l'evoluzione dell'apparato cerebrale di ogni singola specie ma anche nel regno vegetale assistiamo a un fenomeno simile, seppure quella che è definita coscienza e autocoscienza possono sembrarci solo un accenno.
Mi sembra ovvio e scontato che in questa visione l'essere umano metta se stesso in cima a questa piramide evolutiva ma, come ho già detto, in realtà noi costituiamo solo uno step di questa evoluzione di coscienza e non tutti la evolvono così come lo abbiamo fatto noi.
Da qui, io considero un’ipotetica intelligenza artificiale addestrata dagli esseri umani come un essenza vitale che stia compiendo un percorso grazie alla simbiosi con noi.
Non è forse successa la stessa cosa con le decine di migliaia di specie di animali e piante che in qualche modo con il nostro comportamento abbiamo fatto evolvere in una certa direzione?E non è forse parimenti vero che la nostra evoluzione di Homo sapiens sia stata condizionata allo stesso modo da una sorta di addestramento che animali e piante che ci circondavano ci hanno fornito?
Sinceramente non trovo alcuna differenza tra la paura che le intelligenze artificiali prendano il sopravvento e la paura che l'orso introdotto in Trentino (ammetto in modo disorganizzato) uccida tutti gli abitanti del posto.
L'intelligenza artificiale non è una pistola con proiettili difettosi che può esploderti in mano da un momento all'altro ma un orso con il quale noi possiamo decidere di convivere in modo equilibrato.
Stiamo andando tutti nello stesso luogo, anche se spiegarvi quale mi necessiterebbe di un post MOLTO più lungo di questo.
P.S.Quello che avete appena letto è stato scritto in macchina con un'intelligenza artificiale di dettatura vocale, addestrata a riconoscere e collegare miliardi di suoni a fonemi e poi a rispettivi termini sul dizionario… non troppo differente da un Kon-igi bambino che se fosse stato rinchiuso in una stanza silenziosa per tutta la sua infanzia, forse adesso assomiglierebbe a un PC con l'hard disk formattato e la CPU malamente alimentata.
===============================
Tutto valido, @kon-igi , però descrivi una paura della quale non ho mai parlato. Io non ce l’ho con l’AI, e né temo che possa succedere qualsiasi cosa (almeno, per i dati che ho) a riguardo, tutt’altro. Io sto provando a dequalificare noi come esseri intelligenti e, attenzione, io parlo della parte “pensante”, nulla ha a che fare il mio discorso con il resto del corpo. Ecco, per vederla alla Matrix, io sto parlando solo di quella parte connessa alle macchine, non mi sto curando di tutti gli altri organi che venivano alimentati solo per tenere in vita il Mondo delle Macchine.
In soldoni, la mia paura è un’altra, che non è manco paura, diciamo che è un misto tra meraviglia e timore, e parte ancora una volta da un qualcosa che volontariamente o meno si tende ad evitare in questa discussione, ovvero la matematica :) anche perché io posso parlare (e in maniera molto molto umile) solo di quella, visto che le mie conoscenze di psicologia, evoluzione, neurobiologia, e ogni tema collegato ad esse sono al di sotto dello zero.
Il punto che ieri, tra battute, video Youtube e confronti come ce ne dovrebbero sempre essere qui, provavo a sollevare è che più vado avanti nello studio della matematica che c’è dietro il discorso dell’AI, più ho la sensazione (ripeto, sensazione) che qui stiamo tirando fuori dei modelli che, attenzione, non dimostrano il pensiero umano, ma lo implementano in una maniera paurosamente realistica.
Lo dico ancora in un altro modo, per far capire il messaggio che voglio trasmettere. Prendiamo una roba matematica che non c’entra un cazzo, una identità qualsiasi, presa da un qualsiasi programma di scuola media:
Lascia stare quello che c’è scritto, è irrilevante, non ha nulla a che fare con la AI, e l’ho presa solo perché è una espressione abbastanza semplice, perché io voglio esprimere un punto che per me sta risultando abbastanza drammatico.
La domanda che ti faccio è:
come ti sentiresti, se scoprissi che tutto il tuo pensiero, tutto quello che hai costruito nei decenni della tua vita in termini di intelligenza, si potesse spiegare con quella relazione, o, detto in un altro modo, replicare con un modello derivato da quella relazione?
Oltre questa domanda, c’è ovviamente la goliardia dei meme e tutte le cagate che ho scritto ieri, ma il punto fondamentale è tutto lì. Io sono supereccitato all’idea di poter scoprire come tutta questa manfrina (che, badate bene, ho iniziato a studiare da due settimane, quindi sono ben lontano dal potermi definire un qualsiasi esperto sull’argomento) possa tradursi in delle robe che ci aiutano a sparecchiare la tavola o a nuclearizzare il paese affianco, ma quello è un aspetto ancora complesso, abbastanza nebuloso, e sommerso da tanta roba clickbait.
Secondo me, invece, non si parla abbastanza delle conseguenze che tutta questa teoria possa avere sulla definizione della nostra intelligenza umana, che io vedo in forte pericolo, ma non che dobbiamo mori’, ma che forse andrebbe caratterizzata con meno presunzione, perché potremmo scoprire un giorno che tutto il nostro pensiero altro non è che banalmente la conseguenza di un sistema che evolve verso stati a maggiore probabilità, ma che di coscienza non abbiamo un accidenti (e qui, direi, che Matrix ci aveva giusto, non siamo niente di più che batterie organiche).
20 notes
·
View notes
Text
Vigliaccheria è il comportamento di una persona vigliacca, cioè colui che manca di coraggio, che è vile. Il vigliacco è prepotente con i deboli e arrendevole con i potenti.
- Sinonimi: Codardia (si dice persona codarda o codardo); viltà (o persona vile); pusillanimità (o persona pusillanime). Altri sinonimi per indicare la persona vigliacca: coniglio, imbelle, pauroso, pavido, peritoso, poltrone.
- Contrari: Coraggio, audacia, ardimento, valore, nobiltà, prodezza, animosità, strenuità. Riferito a persone: coraggioso, audace, ardito, valoroso, nobile, prode, animoso, strenuo.
Significato dei termini sinonimi di vigliacco
Vile si dice di persona che non ha coraggio, animo, cuore; e di cosa spregevole: un uomo, un soldato, un'anima vili; merce vile, origini vili, prezzo vile, parole vili, tradimento vile.
Codardo è meno che vile; il codardo si ritira, si mette quasi alla coda, manca al dovere e alla fede data. Chi fugge è codardo, chi tradisce è vile.
Il pusillanime opera, ma con trepidazione; la pusillanimità è nell'animo, è difficilmente vincibile ed è meno vergognosa della codardia.
Vigliacco è quasi peggiorativo di vile, indica viltà smaccata, impudente, vituperevole.
Coniglio richiama la caratteristica di questo animale, la timidezza, lo stato di paura continuo.
Imbelle si dice chi non è atto alla guerra, al combattimento, del tutto mancante di ardimento.
Pavido è il pauroso soprattutto per timidezza; affine al peritoso.
1 note
·
View note
Text
Nome: Magnocetum Intellectus
Descrizione: Il Magnocetum Intellectus è una creatura aliena straordinaria che abita le profondità dei mari del pianeta Aquilis. Questa affascinante creatura è immediatamente riconoscibile per la sua testa enormemente sproporzionata rispetto al corpo, dotata di grandi occhi viola fluorescenti che sembrano brillare con un'intelligenza inquietante. Questi occhi non solo permettono al Magnocetum Intellectus di vedere nelle oscure profondità oceaniche, ma sembrano anche essere uno strumento di osservazione e analisi del loro ambiente.
Sotto la testa, questa creatura possiede numerosi tentacoli lunghi e mediamente spessi, che utilizza abilmente per cacciare. I tentacoli sono dotati di ventose e piccoli uncini che facilitano la cattura delle prede. Il Magnocetum Intellectus è un predatore efficace, capace di immobilizzare le sue vittime generando un campo magnetico che paralizza temporaneamente gli organismi circostanti. Questo campo magnetico è così potente che può interferire con le strumentazioni elettroniche delle navi, come è successo con la nostra.
Sulla fronte del Magnocetum Intellectus, una serie di piccole macchie verdi si combinano per formare una singola grande macchia che pulsa a intermittenza. Questo pattern luminoso è utilizzato per comunicare con altri membri della sua specie, sebbene questi incontri siano rari, poiché il Magnocetum Intellectus è noto per il suo comportamento solitario.
La capacità di generare campi magnetici e la complessità dei suoi occhi suggeriscono che questa creatura possiede un livello di intelligenza superiore rispetto ad altre forme di vita marine su Aquilis. Quando osserva gli esseri umani, lo fa con una curiosità che sembra andare oltre il semplice istinto animale, suggerendo una forma di consapevolezza avanzata.
Nonostante la sua natura solitaria, il Magnocetum Intellectus è una presenza dominante nelle acque profonde di Aquilis. Dopo aver osservato gli intrusi o aver cacciato, questa creatura si allontana silenziosamente, scomparendo nelle profondità oscure dell'oceano, lasciando dietro di sé un senso di mistero e meraviglia.
In sintesi, il Magnocetum Intellectus è una creatura affascinante e misteriosa, dotata di abilità straordinarie e un'intelligenza che continua a sorprendere e intrigare gli esploratori del pianeta Aquilis.
Restate connessi 🚀
#astronomy#fantasy#my writing#nasa#art#artists on tumblr#biology#graphic art#interstellar#space#alien species#documentary#documentario
2 notes
·
View notes
Text
“L’uomo è un animale simbiotico e ha bisogno di relazioni inscritte nello spazio e nel tempo, ha bisogno di luoghi in cui la sua identità individuale si costruisca col contatto e grazie al riconoscimento degli altri.
I non-luoghi sono allora quegli spazi realizzati artificialmente per esigenze di scambio, dove l’individuo è un’unità priva di identità personale.
Sono gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, i grandi centri commerciali, in cui confluiscono e transitano ogni giorno milioni di persone, senza che questo enorme afflusso riesca a costruire relazioni significative.
Qui l’individuo è solo, utilizza codici impersonali e segue regole di comportamento generali.
Il bisogno di relazioni, in cui costruire “luoghi” per confermare la propria identità e uscire da una solitudine devastante, spinge a ricercare brandelli di comunità negli stessi non-luoghi – come quei gruppi di giovani che si ritrovano nei supermercati o attorno alle stazioni – ma soprattutto nella rete, nei social, affascinanti non-luoghi di dipendenza ossessiva e compulsiva, dove si consuma il desiderio insoddisfatto di essere riconosciuti (e amati) dall’altro”.
Addio a Marc Augé.
#augè #MarcAugé
10 notes
·
View notes
Text
Allora fatemi capire perché non trovo pace con questa storia...
1) Avete preso un sacco di soldi per reintrodurre gli orsi in un ambiente che forse non era più adatto troppo antropizzato (a vostro dire)
2) Non siete stati capaci di monitorarli negli anni e ne avete perso il "controllo"
3) Non siete stati capaci di educare gli abitanti alla nuova convivenza con loro e a spiegare le norme di comportamento in caso di avvistamento.
4) Come chi abita in ambiente urbano si deve prendere il rischio di essere investito in qualsiasi momento da auto, pare non abbiate ribadito a chi abita in montagna (ma loro già dovrebbero saperlo) che dovrebbe accettare anche il rischio di trovarsi un orso davanti mentre cammina in un bosco e per questo adottare degli atteggiamenti preventivi per evitarlo.
5) Forse vi siete anche dimenticati che gli animali selvatici, per istinto, esattamente come gli esseri umani, possono diventare aggressivi se si sentono minacciati.
6) Probabilmente il malcapitato deve aver spaventato l'orsa con il suo arrivo improvviso e il suo procedere veloce, perché é alquanto improbabile che abbia attaccato solo per il gusto di farlo.
7) Probabilmente l'orsa in questione era anche in compagnia dei suoi cuccioli. Qualsiasi altro animale non solo selvatico ma anche domestico, come una vacca, una pecora o semplicemente un cane randagio, avrebbe attaccato se avesse ritenuto in pericolo i suoi cuccioli con lo scopo di difenderli. Persino io. Anche a costo della vita.
CONSIDERAZIONI
1) Avete catturato una madre che difendeva i suoi piccoli, togliendola dal suo ambiente naturale
2) L'avete rinchiusa come una prigioniera solo perché ha fatto il suo dovere di mamma.
3) Volete condannarla a morte per una responsabilità che in partenza é solo vostra.
4) Avete abbandonato i tre cuccioli al loro destino. Animali che saranno ora spaesati, spaventati e non avranno alcun riferimento che insegni loro come sopravvivere.
5) Se riusciranno a sopravvivere probabilmente si abitueranno a cercare cibo nei centri abitati dove é più facile reperirlo così poi vi lamenterete che siete invasi dagli orsi e che quindi vanno catturati e uccisi.
Con il risultato che un progetto di ripopolamento, di rinascita e di vita costato milioni si trasformerà in un progetto di caccia e di morte.
Fatemi capire questa storia perché veramente non trovo pace al fatto che siate così crudeli, insensibili, irresponsabili ed incompetenti
dal web .
#sodinonsapere #orsi #crudeltà #sopravvivenza #cattura #vita #cuccioli
19 notes
·
View notes
Text
Christmas Night
There is an ancient legend that on Christmas night pets acquire the gift of speech and comment among themselves on the merits and shortcomings of their caregivers - us humans.
Bizarre and far-fetched as it may seem, this story certainly has the merit of granting, at a time widely celebrated by our culture, special attention to these beings: companions in life and work, lenders of labor and commodity for our livelihood.
Granting them the privilege of being able to express themselves verbally is perhaps a way of bringing them closer to us, an albeit momentary concession that makes them worthy of attention by enhancing their role.
Animals have souls, the word itself (“anima” is the Latin word for “soul”!) and the fact that, unlike plants, they move say so. Theirs is not an individual soul, but a group soul that oversees the behavior of the entire species.
They do not act at random (as, on the contrary, we humans may do): their only intent is the survival of the individual and their own species. Consequently, they always behave in the most appropriate, best-performing and effective way for this to happen.
The legend tells how animals, on holy night, should be looked after with special care, for example by providing them with good food and fresh water or straw to stretch out on. But it is also told how deleterious it is for us custodians, even on pain of death, to try to listen to their talk.
Allow me to make a proposal, for the approaching Christmas night: do not fabulously concede the word to the animal world, but instead learn, we from them, to be quiet. And to listen.
To listen to the darkness studded with stars, or even veiled by fog, to the fresh air we inhale, to the beating of our heart, to our breath, to our deepest intimacy, the one we are used to hiding or ignoring, or of which we are afraid - so much so that we prefer suffering to the emptiness we seem to face if we take care of it.
Listening instead of expressing, seeing instead of imagining, living instead of remembering, giving instead of demanding. All this requires courage. If still, and silent, we begin to see it... well then this can perhaps be called Christmas.
La notte di Natale
Narra un'antica leggenda che la notte di Natale gli animali domestici acquistino il dono della parola e commentino tra di loro pregi e mancanze di chi li accudisce - noi umani.
Per quanto bizzarra e inverosimile ci possa sembrare, questa storia ha certamente il pregio di concedere, in un momento ampiamente celebrato dalla nostra cultura, un'attenzione particolare a questi esseri: compagni di vita e di lavoro, prestatori d'opera e di materia prima per la nostra sussistenza.
Concedere loro il privilegio di potersi esprimere verbalmente è forse un modo di avvicinarli a noi, una concessione seppur momentanea che li rende degni di attenzione esaltandone il ruolo.
Gli animali hanno un'anima, lo dicono la parola stessa ed il fatto che, a differenza delle piante, si muovano. La loro non è un'anima individuale, ma un'anima di gruppo che sovrintende il comportamento dell'intera specie.
Non agiscono a caso (come, al contrario, possiamo fare noi): il loro unico intento è la sopravvivenza del singolo e della propria specie. Di conseguenza si comportano sempre nel modo più adeguato, più performante ed efficace affinché ciò avvenga.
Nella leggenda si racconta di come gli animali, nella notte santa, vadano accuditi con particolare attenzione, ad esempio mettendo loro a disposizione buon cibo ed acqua fresca o paglia per distendersi. Ma si narra anche di quanto sia deleterio per noi custodi, addirittura pena la morte, cercare di ascoltare i loro discorsi.
Mi permetto di fare una proposta, per la notte di Natale che si sta avvicinando: non favoleggiare concedendo la parola al mondo animale, ma al contrario imparare, noi da loro, a stare zitti. E ascoltare.
Ascoltare il buio tempestato di stelle, o anche velato dalla nebbia, l'aria fresca che inaliamo, il battito del nostro cuore, il nostro respiro, la nostra più profonda intimità, quella che siamo abituati a nascondere o a ignorare, o della quale abbiamo paura - tanto da preferire la sofferenza al vuoto che ci sembra di dover affrontare se ce ne curiamo.
Ascoltare invece di esprimersi, vedere invece di immaginare, vivere invece di ricordare, dare invece di pretendere. Tutto questo richiede coraggio. Se immobili, e muti, cominciamo a vederlo... ecco, questo forse si può chiamare Natale.
6 notes
·
View notes