#comportamenti sicuri
Explore tagged Tumblr posts
Text
Truffe agli anziani: consigli dei Carabinieri su come prevenirle o smascherarle. Pozzolo Formigaro (Alessandria)
Pozzolo Formigaro – Numerosi i presenti all’incontro presso il centro anziani “Pozzolo d’Argento”, situato nell’ex Asilo Raggio, dove l’amministrazione comunale ha organizzato un evento per sensibilizzare la comunità sul tema delle truffe e fornire consigli su come evitarle. Relatore dell’incontro, il Maresciallo Capo Valentini, Comandante della locale Stazione, che ha condiviso esperienze e…
#Alessandria today#allarmi falsi#Arma dei Carabinieri#autodifesa degli anziani#Carabinieri#centro anziani Pozzolo d’Argento#comportamenti sicuri#Comune di Pozzolo Formigaro#comunità consapevole#consigli utili#dati sensibili#educazione alla sicurezza#eventi di sensibilizzazione#ex Asilo Raggio#fiducia nelle forze dell’ordine#Google News#incontri pubblici#italianewsmedia.com#Lava#legalità e prevenzione#lotta alle truffe#Maresciallo Capo Valentini#Numero 112#operatori falsi#pagamenti sospetti#Pier Carlo#Pozzolo Formigaro#Prevenzione reati#Prevenzione truffe#protezione degli anziani
0 notes
Text

(Foto mia scattata a Bergamo)
-----
In Italia la Lega (primo firmatario il capogruppo sen. Romeo) vuole una legge penale per impedire le critiche a Israele.
In Francia Macron ne vuole una che commina tre anni di carcere e una multa pesantissima a chi dissuade dall'uso dei vaccini, definiti ufficialmente "sicuri".
In Lombardia l'assessore Bertolaso vuole la tessera sanitaria a punti per costringere il popolo ad adottare "comportamenti salutari".
In tutta la UE da ieri l'altro la Commissione può stabilire che quello che scrivo è illegale e farmi spegnere l'account SENZA l'ordine di un giudice.
Negli USA si levano addirittura voci che vorrebbero perseguire penalmente per attività sovversive quelli che dubitano dell'allunaggio nel 1969 👀
Dicono che l'Occidente è il paradiso della libertà, e che dobbiamo difenderci dai tiranni.
Comincerei dal difenderci da quelli di casa nostra, che distribuendo etichette di "negazionista" a piacimento pian piano uccidono la democrazia.
Comunque speriamo che ci tuteli Mattarella ...🤐
(Massimo Montanari)
82 notes
·
View notes
Text

Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
#tumblr#frasi forza#coraggio#amarsi#resilienza#frasi tumblr#nonunadimeno#donna#donne#violenza#giulia#giulia cecchettin#basta#respect#papà#famiglia#amore tumblr#dolore#senza parole#parole#femminicidio#amore mio#amore eterno#amore puro#inseparabili#sofferenza#silenzio#ai giovani#ragazzi#khalil gibran
26 notes
·
View notes
Text
"Confida in te stesso: cambia prospettiva, cambia la tua vita."
Essere sicuri di sé non significa non sbagliare mai o sapere sempre cosa fare. La vera sicurezza interiore si fonda sulla capacità di accettare i propri errori e di abbracciare se stessi, anche nei momenti di dubbio o difficoltà. Questo concetto, spesso confuso con l'autostima, può essere meglio descritto con il termine inglese confidence, derivante dal latino confidere, che significa avere fiducia.
Una persona sicura di sé non è priva di imbarazzi o errori, ma è capace di affrontarli senza sentirsi sbagliata. Spesso, l'insicurezza deriva dall'idea che esistano regole rigide da seguire e dalla paura di essere giudicati negativamente. Questo timore, radicato nella nostra educazione, ci porta a credere che se non rispettiamo queste regole, saremo abbandonati o rifiutati.
La sicurezza in sé, invece, si costruisce accettando che non esistano risposte perfette o comportamenti impeccabili. Significa permettersi di essere autentici, anche nelle proprie imperfezioni.
Molte delle nostre insicurezze nascono dal rapporto che abbiamo con il nostro "bambino interiore", quella parte vulnerabile di noi stessi che cerca protezione e rassicurazione. Spesso deludiamo questa parte di noi non mantenendo le promesse che ci facciamo, trascurando i nostri bisogni o evitando situazioni scomode per paura. Questo mina la fiducia che potremmo sviluppare verso noi stessi.
Diventare sicuri di sé significa diventare un genitore amorevole per il proprio bambino interiore. Come un genitore devoto, dobbiamo ascoltarci, accettarci e guidarci con amore, senza giudicarci.
1. Mantenere le Promesse : Imparare a fidarsi di sé inizia dal mantenere gli impegni presi con se stessi. Anche piccoli passi, come portare a termine una decisione, rafforzano la fiducia.
2. Visualizzazione del Futuro : Immaginare chi vogliamo diventare può essere un potente strumento di crescita. Visualizzare una versione futura di noi stessi, sicura e serena, ci aiuta a definire i pensieri e le azioni necessari per raggiungere quel traguardo.
3. Accettare il Disagio : Crescere richiede uscire dalla zona di comfort. Sbagliare, sentirsi a disagio o imbarazzati sono esperienze necessarie per sviluppare fiducia e capacità di adattamento.
4. Inner Bonding : Questo approccio consiste nel creare un rapporto profondo e amorevole con noi stessi, diventando il nostro miglior alleato. Significa trattarsi con rispetto, comprensione e compassione.
5. La Regola dei 30 Secondi : Ricorda che le persone, nella maggior parte dei casi, pensano a noi per pochi istanti. Non vale la pena sacrificare la propria autenticità per paura di un giudizio che svanirà in pochi secondi.
Essere sicuri di sé significa essere fedeli a chi siamo, senza cercare costantemente l'approvazione degli altri. Quando viviamo in autenticità, possiamo attrarre le persone e le esperienze che realmente risuonano con noi, lasciando andare quelle che non ci appartengono.
La sicurezza in sé è un percorso, non una destinazione. Richiede impegno, consapevolezza e amore verso noi stessi. Ogni piccolo passo verso l'accettazione di chi siamo ci avvicina a una vita più autentica e serena. Ricorda: essere sicuri di sé non significa essere perfetti, ma sentirsi a proprio agio nell'essere umani.
*Fonti :
Giorgia Dalla Valle *
✍️ Giulia A.
#fiducia#crescita personale#te stesso#sicurezza#crescita interiore#confidence#accettazione#autenticità#visualization#confort#cambiamento#prospettiva#trasformazione#Youtube
3 notes
·
View notes
Text
Il futuro?
“Un'orchestra sinfonica oggi costa meno di un calciatore, quale eredità ci aspettiamo di lasciare ai nostri figli? La cultura non esiste per fare profitto, ma per educare. Se questo non cambia, nelle generazioni future prevarranno persone superficiali e molto pericolose”.
Ricardo Muti
Questa frase del maestro Muti è solo un esempio di lucidità su cui si dovrebbe riflettere, ma la società in cui viviamo, non solo in Italia, è sull'orlo del fallimento a livello umano perché si tende a valorizzare il superfluo e l'inutile. Ancora non siamo alla deriva totale, ma non manca molto, la frase che spesso scrivo come commento a comportamenti da primitivi è "Stiamo scivolando su un piano inclinato verso Idiocrazy", avete presente quel film geniale dove una coppia uomo/donna vengono ibernati per un esperimento militare di un anno ma si risvegliano dopo 500 anni, perché l'ufficiale in capo all'esperimento si fa coinvolgere in un giro di prostituzione e viene arrestato e l'esperimento chiuso ma loro vengono dimenticati? Il film è apparentemente demenziale a tratti molto divertente ma quello che traspare in realtà è che la società sta involvendo sempre di più, questo è reale non un film di fantasia se pur geniale. Ci sono vari aspetti che riconducono alla pellicola, come prima cosa l'impoverimento del linguaggio nelle nuove generazioni, per fare un esempio negli stati uniti (se vedi i tweet dei ragazzi americani ti rendi conto) si usano una infinità di acronimi, loro sono abituati a ridurre tutto per risparmiare tempo, ma facendo così si perde a lungo andare la proprietà delle parole; questa pratica oramai è di uso comune anche in Europa tra i giovani, anche in Italia. Premetto che non è tutto così e che ci sono giovani con la testa sulle spalle che fanno buon uso del linguaggio, ne conosco parecchi. La superficialità di cui parla Muti è segno della mancanza di interesse verso qualcuno o qualcosa, che è spesso figlia della competizione perché nello sminuire il prossimo per passare per più bravi si usano le scorciatoie del cervello, anche perché così sottovaluti il tuo avversario pratica già di per se sbagliata perché si può ritorcere contro di te quando si evidenzia il fatto che le tue sono solo parole e non fatti. La pericolosità invece l'abbiamo vista sullo stupro di gruppo a Palermo, quei bravi ragazzi non hanno empatia e per loro era un gioco, ho letto che uno diceva nella loro chat privata che cose del genere le aveva viste solo sui pornazzi, non demonizzo internet ma purtroppo quando si ha una tecnologia così potente e la si usa male può causare distorsioni mentali, appunto come quella. Ci si interroga sugli errori e si inizia a puntare il dito contro le famiglie, ma siamo sicuri che i loro genitori siano colpevoli quanto loro? Cioè non sappiamo neanche che tipo di situazione sti trogloditi hanno in casa, ma subito i giornali tutti a prendersela con mamma e papà che magari si fanno un mazzo così per dare a sti idioti un futuro migliore, di sicuro c'è altro oltre al nucleo familiare, ma non voglio scendere in particolari visto che la vicenda è abbastanza pesante, dico solo che in una nazione dove non si hanno punizioni esemplari per chi viola le leggi, non solo in questo caso, è ovvio che chiunque si prende la briga di delinquere sapendo che non gli accadrà nulla, il berlusca starà ridendo pensando di aver fatto un buon lavoro. Questo discorso è lungo e intricato, la società si è trasformata in qualcosa di completamente lontano da quello che era negli anni 80 e 90, secondo me regredendo, per via di comportamenti sempre meno umani, la competizione è l'inizio di una guerra, la disgregazione di quel tessuto sociale che ci univa attraverso la separazione sempre più piccole categorie ci ha allontanati e sappiamo che per i potenti più siamo divisi meglio è perché l'unione fa la forza, chiedetelo a Maria Antonietta. E ci sarebbe molto ma molto altro da scrivere, ma ho altro da fare e mi fermo.
1 note
·
View note
Link
0 notes
Text
"Siete grandi comunicatori. Occhio al consenso facile e alle minacce della rete"
IL MAGISTRATO MARESCA INCONTRA GLI STUDENTI DI CAIAZZO
Nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Aulo Attilio Caiatino” di Caiazzo, l’atmosfera era carica di aspettativa. Gli studenti, seduti in silenzio, attendevano l’arrivo di un uomo che dedica la sua vita a combattere il crimine: il magistrato sotto scorta Catello Maresca. Ad aprire l’incontro è stata la dirigente Silvana Santagata che ha salutato il magistrato e i presenti con parole di ringraziamento per l’opportunità di ospitare un evento così significativo. "Questo incontro è un momento importante per la nostra comunità - ha aggiunto il sindaco di Caiazzo Stefano Giaquinto presente con una rappresentanza dell’amministrazione- perché ci ricorda che la legalità e il coraggio sono valori che vanno coltivati ogni giorno, a partire dai nostri giovani”.

Con il libro "Lo Stato vince sempre" come punto di partenza, Maresca ha iniziato a raccontare la sua storia, una vita fatta di sacrifici, scelte coraggiose e momenti che hanno segnato non solo la sua carriera, ma anche il suo cuore. Tra i ricordi più vividi, l’arresto di Michele Zagaria, il superlatitante che per 16 anni aveva vissuto rinchiuso in un bunker ipertecnologico, lontano dalla luce del sole. "Quel bunker era una scatola di cemento armato - ha spiegato Maresca - e la vita da ricercato di Zagaria era uno schiaffo alle persone perbene. Quel giorno, il 7 dicembre 2011, è stato il momento più emozionante della mia carriera. Un momento che mi ha segnato per sempre". Ma dietro il magistrato inflessibile c’è un uomo con passioni e ricordi personali, il calcio per esempio, una grande passione “che mi ha insegnato il valore del lavoro di squadra e della determinazione”. Lezioni di vita e di coraggio, insomma. Maresca ha parlato ai ragazzi con franchezza, esortandoli a riflettere sulle proprie scelte. "La repressione è importante - ha esortato - ma la mafia va sradicata, non solo combattuta. E per farlo, serve il coraggio di tutti, non solo delle istituzioni”. Ha poi ricordato i suoi maestri, i magistrati siciliani Falcone e Borsellino: "Mi hanno insegnato prima di tutto il dovere. La mia vita è stata impregnata di questo valore. Falcone, in particolare, è sempre stato al mio fianco. È il mio angelo custode, mi ha aiutato e mi aiuta a superare ogni difficoltà”. Rivolgendosi idealmente a se stesso da giovane, ha aggiunto: “A Nello direi “bravo”, hai fatto la scelta giusta”. Il magistrato non ha risparmiato avvertimenti sui pericoli del mondo moderno: "State attenti ai modelli proposti dalla rete. Siete grandi comunicatori, ma occhio al consenso facile e subdolo di certi personaggi. La rete può essere un’arma a doppio taglio”. E poi, i sacrifici personali. Maresca ha raccontato di aver spiegato ai suoi figli, quando erano piccoli, la sua missione con parole semplici: "Papà combatte i cattivi”. Una frase che racchiudeva tutta la sua dedizione, ma anche il peso di una vita lontana dalla normalità.
A chiudere l’incontro è stata la dirigente scolastica Santagata, con un messaggio potente ed incisivo: "La scuola deve insegnare a non essere cittadini passivi. Dare consenso a comportamenti negativi, come il bullismo, è pericoloso. Dobbiamo formare leader positivi, sicuri e preparati, capaci di resistere alle logiche dei reality e di fenomeni come il bullismo. La società ha bisogno di cittadini attivi, non passivi”. Ha poi aggiunto: "Quando vedete qualcosa di sbagliato, parlate. Non chiudetevi in voi stessi, perché il silenzio può portare a conseguenze gravi, come l’ansia o il malessere. Siate protagonisti del cambiamento”. L’evento, organizzato dalla dirigente in collaborazione con la professoressa Caterina Monte e i docenti referenti del progetto “Legalità”, rientrava nelle iniziative per celebrare la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Ad accogliere il magistrato, anche i bambini della Scuola dell’Infanzia, che con i loro sorrisi e la loro gioia hanno mostrato uno striscione realizzato nel corso di un’attività di intersezione con la scritta: “Lo Stato vince sempre, ed io lo so". Un messaggio di speranza e fiducia, che ha intenerito Maresca e tutti i presenti.

0 notes
Note
Buongiorno; orgoglioso proprietario di un meticcio di 12 anni e 30 kg here :)
Il suddetto è stato adottato da noi (Moglie ed io) da una pensione in cui era rimasto abbandonato dal precedente proprietario per due anni. Alla pensione siamo ragionevolmente sicuri che sia stato trattato bene: abbiamo conosciuto i gestori e sono persone amabilissime, mentre dei suoi dieci anni precedenti non sappiamo un bel c. di nulla. Di sicuro ha ricevuto un'educazione, perché conosce molti comandi e vi risponde (seduto, vieni, resta, terra...).
Pongo è per metà Labrador e per metà Pitbull (qualcuno dice Amstaff, ma comunque molossoide), è tendenzialmente socievole e amabile, anche se per conquistare la sua completa fiducia ci son voluti due anni (e ci mancherebbe), ma a volte ha reazioni per noi incomprensibili. In particolare, si mostra aggressivo verso alcune specifiche razze di altri cani e anche verso alcune persone, sicuramente mai viste prima (la pensione da dove l'abbiamo adottato sta a 200 km da dove abitiamo) e che da parte loro non mostrano animosità o timore nei suoi riguardi. Per fortuna (?), l'aggressività verso le persone è limitatissima: al momento soltanto contro due, solo che una di queste è una signora che ci aiuta in casa per le faccende domestiche e quindi, quando questa viene a casa, siamo costretti a tenere il cane al piano di sopra.
Tutte e due queste persone contro cui Pongo è aggressivo possiedono cani: una, una vicina di casa, ha due Dobermann, che è una delle razze che lui ha in antipatia, mentre la colf ha due Maltesi, che al contrario sono una delle razze con cui socializza di più.
La domanda è: è possibile fare qualcosa per evitare che prima o poi e "out of the blue" ci azzanni qualcuno mai visto prima perché... lo sa solo lui perché?
Se servono altri particolari ovviamente sono a disposizione, per il momento non volevo essere prolisso.
Grazie.
Ciao @ganfione,
mi scuso ma sono stato assente diversi anni da questo luogo virtuale e non so se ti serva più ma un'opinione la scrivo comunque, perché questi problemi sono abbastanza tipici nei cani, i miei compresi.
Io ho una anziana pastora tedesca che odia i pastori tedeschi e se vi interessa chiedete che è una storia bizzarra e non so quanto vera.
La signora delle pulizie è un temibile avversario secondo solo ai muratori, idraulici ed elettricisti che girano per casa (ma non sempre).
Come fa un cane a sviluppare inimicizie selettive?
Come noi, in base alle predisposizioni e alle successive interazioni con l'ambiente si costruisce una realtà che per lui è "plausibile".
Dal suo punto di vista una persona che viene a pulirci casa è un estraneo che fruga da tutte le parti e usa strumenti demoniaci (come scopa e aspirapolvere) per minacciarci nella nostra tana.
Per intenderci la tana è la casa, il giardino è il rendez vous (l'area di "possesso" del branco) e tutto quello che sta fuori entro alcuni km è il territorio che condividono con altre specie.
Per questo chi passa davanti la rete (altro fattore che promuove la territorialità) è un nemico da allontanare, è il nostro equivalente di avere un estraneo che passa davanti alle finestre di casa (se avete un giardino), sarebbe troppo vicino senza averne diritto anche per noi.
I cani da presa hanno una spiccata animosità verso i propri simili mentre di solito tollerano mooooolto meglio gli altri umani (a meno che non facciano cose per loro pericolose) perché all'epoca (XIX inizio XX secolo) furono selezionati per essere molto docili con gli umani altrimenti questi ultimi non avrebbero potuto addestrarli senza correre rischi di subire essi stessi gli effetti dell'addestramento alla difesa e combattimento.
Per discriminare il cane usa principalmente la vista (con cui valuta i comportamenti dell'altro) e l'olfatto e accumula le esperienze classificandole come positive, neutre e negative.
Quindi in base alle esperienze precedenti e integrando i suoi schemi precedenti con le esperienze attuali si trascina dietro (come noi) una serie di bias (pregiudizi) che possono diventare sempre più limitanti.
Per quanto riguarda gli altri cani, la sua animosità verso altre razze specifiche è simile al nostro razzismo e in effetti entrambi i comportamenti si basano sul tribalismo. Va detto che il cane "razzista" ha meno torto dell'uomo razzista dato che le predisposizioni genetiche delle razze sono reali e selezionate proprio per stimolare determinati schemi di comportamento piuttosto che altri e quindi il nostro cane ha più probabilità di aver ragione a pensar male rispetto a noi che facessimo la stessa valutazione.
Gli esseri umani hanno la stessa ampissima gamma di predisposizioni genetiche indipendentemente dal luogo di nascita, si vede bene con i bambini adottati, dal fatto che non sono mai stati selezionati alla riproduzione in base a determinate caratteristiche e che le differenze tra le varie popolazioni sono prettamente e squisitamnte culturali e quindi apprese, non innate.
Detto questo, le predisposizioni genetiche non sono un assoluto kantiano inderogabile e immodificabile ma anzi vengono continuamente modificate dall'ambiente, altrimenti io sarei ancora il giovane satiro affascinato da ogni donna che ero da giovane, mentre con il tempo ho imparato a gestire questa mia predisposizione in favore di relazioni più equilibrate e stabili.
Consiglio un testo che mi ha fatto vedere la genetica sotto una chiave diversa e molto più coerente con quello che vedo tutti i giorni, cioè che cambiare è possibile (per noi e per i cani) ma spesso è un lavoro così faticoso che preferiamo aggirare o evitare il problema piuttosto che affrontarlo e risolverlo.
Detto questo vi do una buona notizia: non serve risolvere questi problemi basta gioire di ogni successo per quanto piccolo sia e capire che gli errori che facciamo e faremo sono un passo doloroso ma necessario per comprendere le loro cause e farne sempre meno; perché errori li facciamo sempre, è la loro frequenza e gravità che dobbiamo analizzare.
Se serve contattami pure in pvt (non mi ricordo più se qui si può) così mi spieghi meglio.
Alla prossima e scusa per il ritardo (sembro le ferrovie di quest'ultimo anno).
1 note
·
View note
Text
Viviamo in una Cancel Culture

Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/viviamo-in-una-cancel-culture/?fsp_sid=41 Viviamo in una Cancel Culture Negli ultimi anni, il termine cancel culture ha assunto un ruolo centrale nei dibattiti culturali, politici e sociali. La definizione del fenomeno è controversa, polarizzante, spesso influenzata dalle opinioni personali di chi lo descrive. Ma siamo sicuri che questa “cultura della cancellazione” sia un’invenzione moderna? Cos’è la cancel culture La cancel culture può essere definita come un processo collettivo di ostracismo nei confronti di una persona, un’idea o un’istituzione che viene ritenuta moralmente inaccettabile. In pratica, si tratta di una sorta di boicottaggio culturale: un attore, uno scrittore, un politico o persino un'azienda possono essere "cancellati" per comportamenti, dichiarazioni o azioni considerate offensive o dannose. Esempi di cancel culture La cancel culture si manifesta spesso nei social media, dove la viralità accelera i tempi del dibattito e amplifica il numero di persone coinvolte. I modi recenti in cui la cancel culture è stata applicata sono diversi: Celebrità e vecchi post: Molte figure pubbliche sono state “cancellate” per post su social o dichiarazioni fatte anni prima, spesso in un contesto storico e culturale diverso. Anche giornalisti stimati come Indro Montanelli a torto o ragione ne sono stati vittima (https://short.staipa.it/1lus0) e questo ha sollevato domande su quanto sia giusto giudicare il passato con gli standard del presente. Boicottaggi aziendali: Alcune aziende hanno perso clienti a causa di scelte pubblicitarie o dichiarazioni considerate offensive. Un esempio emblematico è il boicottaggio di marchi che hanno adottato campagne di marketing LGBTQ+. Opere artistiche sotto accusa: Film, libri o canzoni sono stati ritirati o criticati per contenuti ritenuti razzisti, sessisti o comunque inappropriati secondo i valori odierni. Alcuni sono stati addirittura modificati a posteriori cambiando dialoghi, o eliminando scene ritenute problematiche ma che un tempo erano considerate normali. Alcune statue sono state abbattute o deturpate. Questi casi hanno scatenato un acceso dibattito: da un lato, chi difende la cancel culture la vede come uno strumento per correggere ingiustizie storiche; dall’altro, c’è chi teme che porti a una censura soffocante, in cui il dissenso è punito ma non credo esista un metro di misura unico e universale. Per noi Cristoforo Colombo è notoriamente un personaggio importante e di cui andiamo fieri e che ha cambiato la storia ma come possono i discendenti dei nativi americani considerarlo un eroe e non un portatore di distruzione? Chi ha ragione? La cancel culture è un fenomeno moderno? Eppure, l’idea di cancellare ciò che non è conforme non è certo una novità, e non serve scomodare il racconto di 1984 George Orwell, il fascismo o grandi complottismi per trovarne esempi. Ne siamo letteralmente tanto immersi da non farci più caso. Talvolta sono proprio le persone che urlano contro la cancel culture i primi ad approvarla in determinati ambiti.La storia è piena di episodi in cui idee, culture o interi popoli sono stati “cancellati” da chi deteneva il potere. L’imposizione culturale nell’antichità Nell’antichità, conquiste territoriali e guerre spesso comportavano non solo la sottomissione politica, ma anche la cancellazione culturale. Gli Assiri, ad esempio, non si limitavano a conquistare territori: distruggevano le città e deportavano le popolazioni, cercando di eliminare le loro identità culturali. I Romani, che noi tanto ammiriamo, sostituivano spesso le religioni locali con il proprio pantheon o le adattavano, integrandole in modo da annullare le identità precedenti. Ma non erano solo i romani a imporre la propria religione. Il Medioevo e la riscrittura del sapere Con l’avvento del cristianesimo in Europa, molte opere della filosofia e della scienza antica furono censurate, distrutte o reinterpretate. Basti pensare alla censura di testi greci e romani considerati eretici (https://short.
staipa.it/cgszt). Non si trattava solo di religione: era un modo per imporre una nuova visione del mondo. Il ruolo della religione cattolica nella cancel culture Se guardiamo alla storia europea, è impossibile ignorare il ruolo della religione cattolica nella riscrittura culturale. La Chiesa, nel corso dei secoli, ha esercitato un’influenza tale da cancellare o trasformare molte pratiche e idee che non si conformavano alla sua dottrina. Le feste pagane trasformate in festività cristiane Un esempio classico è quello delle festività. Quando il cristianesimo si diffuse in Europa, si trovò di fronte a un mondo ricco di tradizioni pagane. La soluzione? Non cancellarle direttamente, ma sovrascriverle: Il Natale fu fissato il 25 dicembre, data che coincideva con il Sol Invictus, una festa romana dedicata al dio Sole. Questo permise ai cristiani di sostituire una celebrazione pagana con una cristiana, mantenendo però le stesse dinamiche sociali nonostante nessuna prova della nascita di Gesù in quella data. L'albero di Natale, tra l'altro, trova le sue radici nei riti pagani legati al solstizio d'inverno. In particolareGermanici e Scandinavi: Usavano decorare alberi sempreverdi per celebrare la resistenza della vita durante l'inverno. Gli alberi rappresentavano vitalità e rinnovamento, simboli di speranza durante i mesi più bui dell'anno. Celti e Romani: Durante i Saturnali, i Romani decoravano le loro case con rami di piante sempreverdi, simbolo di protezione dagli spiriti maligni. La Pasqua, festa della resurrezione, coincide con i riti di primavera delle popolazioni pagane, che celebravano la rinascita della natura. Perfino l'uovo è un simbolo antichissimo di rinascita e fertilità. Nelle tradizioni pagane, l'uovo rappresentava la vita che rinasce con l'arrivo della primavera. Ad esempio, le celebrazioni in onore della dea germanica Eostre (da cui deriva il nome inglese della pasqua, Easter) includevano simboli come uova e conigli, legati alla fertilità. Nell'antico Egitto e in Mesopotamia, l'uovo era associato al ciclo della vita e alla creazione. L'Assunzione di Maria(15 agosto), il Ferragosto, ha origini romane e deriva dalle Feriae Augusti, introdotte dall'imperatore Augusto nel 18 a.C. come un periodo di riposo e celebrazione in onore della raccolta agricola e delle divinità della fertilità come Diana e Conso. Era una festività in cui si sospendevano le attività lavorative e si organizzavano giochi e feste. Ognissanti (1 novembre), si sovrappone alla festività celtica di Samhain, celebrata alla fine di ottobre e all’inizio di novembre. Samhain segnava la fine della stagione del raccolto e l'inizio dell'inverno. Era anche una celebrazione legata al mondo degli spiriti e alla connessione tra vivi e morti. Da cui deriva anche la versione d'oltre oceano: Halloween. La Zucca per esempio probabilmente è originaria proprio della festa celtica di Samhain dove rappresentava una lanterna per guidare gli spiriti. Epifania (6 gennaio), potrebbe aver preso ispirazione da celebrazioni precristiane legate ai cicli naturali e all’adorazione di divinità della fertilità. In particolare, in alcune culture pagane, il 6 gennaio segnava un momento di riti propiziatori per il raccolto o la celebrazione del solstizio d'inverno. I Fuochi di San Giovanni (24 Giugno) derivano dalle celebrazioni pagane del solstizio d'estate, in cui i falò erano accesi per purificare e proteggere. Questi riti furono trasformati in celebrazioni cristiane per onorare San Giovanni Battista. Questa strategia, non è forse una forma di cancel culture? Le tradizioni originali furono cancellate, o meglio, inglobate e trasformate al punto da essere dimenticate e quando finiscono per ritornare in forme moderne come appunto Halloween vengono ancora osteggiate come se provenissero da una cultura aliena. La differenza è che in questo caso noi siamo storicamente dalla parte di chi quelle culture le ha cancellate, e siamo arrivati dopo che lo sono state. Le diamo per scontate ma è stata la cancellazione di culture pregresse a creare la cultura che ci circonda.
La repressione delle pulsioni e della diversità Per secoli, la Chiesa cattolica ha cercato di sopprimere tutto ciò che non era conforme alla sua visione morale. Le pulsioni omosessuali, per esempio, furono bollate come peccaminose, portando intere generazioni a vivere in silenzio, nella paura e nella vergogna, ma prima dell'avvento del cristianesimo l'omosessualità o meglio la bisessualità era considerata piuttosto comune, anche se generalmente tra persone di età molto differenti. Allo stesso modo, la libertà di pensiero fu spesso limitata: il controllo sull’educazione, la censura dei libri e i processi per eresia sono solo alcuni esempi. Il dominio sonoro, simbolico e il potere Anche aspetti quotidiani come il suono delle campane delle chiese, che scandiscono le giornate dei paesi e delle città, sono una forma di imposizione culturale. Il suono delle campane non è neutrale: è un simbolo che ricorda il dominio della religione sul tempo e sulle vite delle persone. Indipendentemente che appartengano o no a quella religione, e in uno stato che è costituzionalmente laico (https://short.staipa.it/3voj7). Esistono migliaia di luoghi dove effettuare funerali cristiani (le chiese), ma non per i funerali civili o di altre religioni (https://short.staipa.it/2tg8f). E nel dubbio si tende a fare funerali in chiesa anche a chi in vita non se ne riconosceva parte. Il desiderio di imporre i crocefissi nei luoghi pubblici, nelle scuole, sulle vette delle montagne come fosse un simbolo che rappresenta tutti e non un simbolo divisivo tra chi appartiene a un gruppo e chi invece non vi si riconosce. Il Papa, sovrano assoluto di uno stato estero, che può permettersi di dire ad un altro stato di approvare o non approvare leggi (https://short.staipa.it/ql3a8). Sono tutti tentativi di imporre una cultura e cancellare tutte le idee che non vi si adeguino. Riflessioni sul presente e sul passato L’analisi storica della cancel culture ci permette di guardare al fenomeno contemporaneo con maggiore consapevolezza. È davvero qualcosa di nuovo? Oppure è semplicemente un nuovo capitolo di un’antica storia? Forse, la differenza sta nel fatto che oggi il potere di “cancellare” è più diffuso, non più riservato solo a chi detiene il controllo politico o religioso. Si è in qualche modo democraticizzata e così fa più paura. Rende più facile trovarcisi vittima. La cancel culture, in tutte le sue forme, pone una domanda fondamentale: chi ha il diritto di decidere cosa meriti di essere ricordato e cosa debba essere dimenticato? Integrare, non cancellare Invece di giudicare il fenomeno moderno, dovremmo chiederci come costruire una società che integri, piuttosto che cancellare. Possiamo riconoscere i torti del passato senza distruggere tutto ciò che rappresentano? Possiamo accettare che Cristoforo Colombo rappresenti sia un grande esploratore che l'iniziatore di una carneficina? Possiamo accettare che i discendenti dei nativi americani non ne vogliano una statua nelle loro città? Ovviamente è solo un'esempio, uno di quelli che probabilmente a nessuno dei miei lettori colpisce molto profondamente.Al contempo però possiamo imparare a convivere con le differenze, senza dover imporre una morale o una verità prescritte? La cancel culture non è nuova, ma la consapevolezza con cui la affrontiamo oggi può fare la differenza. Sta a noi decidere se vogliamo continuare a cancellare o iniziare a integrare. Leggere fatti e affermazioni, opere, comportamenti che oggi ci risultano offensivi considerandoli nel contesto in cui sono create senza interpretarle al di fuori del loro contesto nativo? Siamo sempre stati parti du una cultura che ha cancellato altre culture, proviamo a cambiare il passo, cercando di smettere di additare gli altri senza guardare sé stessi.Se nel passato qualcosa era accettato e oggi no è normale, ma invece di cancellare non sarebbe più utile ricordare il contesto? Ai tempi dei greci la pedofilia era comunemente accettata tra uomini vecchi e potenti e giovani virgulti che dovevano trovare una strada.
Parlarne, leggerne i racconti dei grandi filosofi e storici non significa accettare o sponsorizzare la pedofilia oggi, significa capire un contesto, accettarne la realtà e trarne le informazioni utili. Senza cori da stadio, senza tifoserie.
0 notes
Text
che differenza c'è tra civetteria e love bombing?
chat gpt:
La **civetteria** e il **love bombing** sono comportamenti legati alle dinamiche affettive e relazionali, ma differiscono profondamente per intenzioni, modalità e conseguenze.
1. **Civetteria**:
- **Definizione**: Si riferisce a un comportamento leggero e giocoso, spesso finalizzato ad attirare l'attenzione o suscitare interesse, senza necessariamente avere intenzioni serie o profonde. Può essere un modo di flirtare o di mostrare vanità.
- **Intenzione**: Generalmente, la civetteria è innocua e nasce da un desiderio di piacere o di essere notati. Non è necessariamente manipolatoria e può essere fatta con spirito giocoso e senza cattiveria.
- **Contesto**: Viene spesso associata a contesti sociali, in cui una persona cerca di sentirsi attraente o di sedurre, ma senza l'intenzione di creare un forte coinvolgimento emotivo. È più superficiale e momentanea.
2. **Love bombing**:
- **Definizione**: Si riferisce a un comportamento manipolatorio in cui una persona "bombarda" l'altro di attenzioni, affetto, complimenti e gesti d'amore esagerati per conquistare rapidamente la fiducia e il coinvolgimento emotivo della vittima.
- **Intenzione**: Il love bombing ha spesso intenzioni manipolatorie. Dopo aver fatto innamorare la persona bersaglio, chi pratica il love bombing tende a esercitare controllo e potere su di lei. È una strategia per creare dipendenza emotiva e poi, a volte, destabilizzare la vittima.
- **Contesto**: È tipico di dinamiche tossiche, in cui una persona usa affetto e amore come strumenti di controllo. A differenza della civetteria, il love bombing è più pericoloso perché mira a destabilizzare l'altra persona emotivamente.
**In sintesi**, la civetteria è un gioco leggero e superficiale che punta ad attirare attenzioni, mentre il love bombing è un comportamento manipolativo e tossico, che mira a controllare e creare dipendenza emotiva nell'altro.
io
da che necessità nascono entrambi?
Le necessità alla base della **civetteria** e del **love bombing** sono molto diverse, poiché derivano da motivazioni e bisogni psicologici distinti.
### **Civetteria**
La civetteria nasce da necessità legate principalmente all'**autostima**, all'**affermazione personale** e al **desiderio di attenzione**. Ecco le principali motivazioni:
- **Bisogno di sentirsi apprezzati o desiderati**: Chi si comporta in modo civettuolo potrebbe cercare conferme del proprio valore, della propria attrattività o fascino. Vuole sentirsi visto e desiderato.
- **Gioco sociale**: La civetteria può essere un modo per giocare con i ruoli sociali e relazionali, senza però l'intenzione di impegnarsi seriamente. Può derivare da un desiderio di divertirsi e di interagire con leggerezza.
- **Autoconferma e sicurezza**: Spesso, la civetteria è un modo per sentirsi sicuri di sé, un comportamento che permette di ottenere validazione esterna. È una forma di comunicazione affettiva che non sempre ha un fine romantico o seduttivo serio, ma può semplicemente rispondere al bisogno di sentirsi considerati.
### **Love Bombing**
Il love bombing, invece, nasce da necessità più **complesse** e **problematiche**, legate spesso al controllo e all'insicurezza profonda. Le motivazioni principali sono:
- **Bisogno di controllo e potere**: Chi pratica il love bombing vuole rapidamente creare una relazione di dipendenza emotiva, per poi esercitare controllo sulla persona. Questo comportamento nasce da un bisogno di sentirsi in posizione dominante, manipolando le emozioni altrui.
- **Paura dell'abbandono o insicurezza**: Alcuni love bombers hanno profonde insicurezze e una paura irrazionale di essere rifiutati o abbandonati. Per contrastare questa paura, sovraccaricano l'altra persona di attenzioni e affetto, sperando di legarla emotivamente.
- **Manipolazione emotiva**: Il love bombing viene utilizzato come strumento per destabilizzare l'altro, spesso in relazioni tossiche o abusanti. Dopo la fase iniziale di grande affetto, la manipolazione continua con comportamenti più dannosi, come indifferenza o svalutazione.
### Differenze nelle necessità
- La **civetteria** è spesso legata al **bisogno di gratificazione personale** e a una ricerca di conferme superficiali, che rimangono sul piano del gioco sociale e dell'autostima.
- Il **love bombing** è più **profondo e manipolativo**, nascendo da insicurezze personali e dal bisogno di **controllo e potere** sull'altro, rendendo l'altra persona dipendente dal bombardamento di affetto iniziale.
In sintesi, mentre la civetteria risponde a necessità di leggerezza e autostima, il love bombing è radicato in bisogni più profondi di controllo, insicurezza e manipolazione.
0 notes
Text
Campani litigiosi al volante: uno su tre perde spesso la pazienza
C’è chi lascia correre e chi replica a colpi di clacson e fari. Ma sono anche molti gli abitanti campani – uno su tre, il 38% - che, di fronte a una manovra avventata di un altro automobilista, che magari taglia la strada o non rispetta i segnali di precedenza, perdono d’abitudine le staffe, arrivando a inveire dall’abitacolo con gesti e improperi nei confronti del responsabile dell’imprudenza. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la Compagnia Assicuratrice Ufficiale dell’ACI. Guidare che stress Con queste premesse, non stupisce che per sette campani su dieci (74%) la guida rappresenti un’esperienza stressante, e che una delle prime cause sia proprio le manovre rischiose degli altri automobilisti e utenti della strada (39%). Il comportamento considerato in assoluto più pericoloso è l’utilizzo dello smartphone alla guida, che provoca distrazione ed errori (41%). Ma a far perdere la pazienza ai campani sono anche i sorpassi avventati (37%), le manovre improvvise e le frenate brusche (30%), il non rispettare la distanza di sicurezza, stando troppo vicini al veicolo che precede (29%) e il mancato utilizzo delle frecce (18%). Educazione stradale e tecnologia per viaggiare più sicuri Per migliorare la sicurezza su strada e ridurre il rischio di incidenti gli intervistati sottolineano l’importanza di una maggiore educazione stradale fin da giovani (44%) e di rafforzare i controlli (29%). Il 22% sottolinea anche i vantaggi della tecnologia. In particolare, a essere considerati utili sono i sistemi di assistenza (32%) per il controllo della frenata o la regolazione della velocità, telecamere e sensori (29%), e i dispositivi di monitoraggio dello stile di guida, che incentivano un comportamento virtuoso (29%). Solo il 17% è invece del parere che, in futuro, una maggiore sicurezza potrà arrivare dai veicoli senza conducente. C’è chi si affida alla scaramanzia Per evitare spiacevoli imprevisti, l’indagine rileva che un campano su due (57%) adotta comportamenti scaramantici prima di intraprendere un viaggio. C’è ad esempio chi evita di avventurarsi in determinate strade o luoghi (15%), chi, al momento dell’acquisto, evita di scegliere un’auto di un dato colore (11%) e chi preferisce non mettersi in strada in orari o giorni particolari (9%). Il classico portafortuna sembra invece la scelta del 9% dei campani. Il ruolo delle polizze assicurative Per una maggior sicurezza, nove su dieci (89%) considerano utile ampliare le garanzie della polizza auto oltre la sola RC, apprezzando in particolare la possibilità di personalizzare le coperture (35%), i servizi di assistenza in caso di guasto o sinistro (29%) e il senso generale di protezione che deriva dal sapersi tutelati (20%). “La sicurezza per chi viaggia in auto, così come su qualsiasi altro mezzo e per i pedoni, poggia innanzitutto su comportamenti consapevoli e responsabili che a loro volta non possono prescindere da un’appropriata educazione stradale” - dichiara Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Relationship di Sara Assicurazioni – “Per questo, da sempre realizziamo iniziative di sensibilizzazione a una guida sicura che coinvolgono la popolazione a cominciare dai giovani, come il Sara Safe Factor. In parallelo, attraverso il nostro ecosistema della mobilità, offriamo soluzioni assicurative che rispondono alle più diverse esigenze di tutela degli utenti della strada. Particolarmente innovativa in questo senso è la polizza auto comportamentale, che unisce sicurezza e risparmio premiando gli stili di guida responsabili con sconti al rinnovo, oltre ai prodotti e servizi telematici”. Foto di freestocks-photos da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
Carabinieri al “Pranzo Sociale” del C.I.S.A. tortonese: truffe agli anziani, come prevenirle. Montegioco
Durante il Pranzo Sociale di Montegioco, i Carabinieri hanno illustrato agli anziani tecniche di prevenzione contro le truffe più comuni, promuovendo consapevolezza e sicurezza. Montegioco – I Carabinieri hanno offerto consigli pratici agli anziani su come difendersi dalle truffe nel corso del “Pranzo Sociale” organizzato dal C.I.S.A. di Tortona. Il Comandante della Stazione di Viguzzolo,…
#aiuto anziani#Alessandria today#allerta truffe#Arma dei Carabinieri#Arma e cittadinanza#autodifesa truffe#C.I.S.A. Tortona#campagne informative#Carabinieri#Come difendersi dalle truffe#comportamenti sicuri#consigli utili Carabinieri#contatto con le forze dell’ordine#difendersi con intelligenza#Educazione alla Legalità#educazione alla sicurezza#Educazione civica#eventi informativi#Fasce deboli#Google News#informazione anziani#italianewsmedia.com#Lava#legalità e sicurezza#Maresciallo Baldini#Montegioco#Pier Carlo#Pranzo Sociale#prevenzione sociale#Prevenzione truffe
0 notes
Text
Perché I Nostri Spazi Confinati Verona Sono Decisamente Preferiti
La spiegazione più ovvia è che, come professionisti della sicurezza, la tutela della vita e della salute delle persone è la nostra principale preoccupazione. È moralmente giusto prenderci cura della salute e del benessere dei nostri dipendenti. Poiché il management non ha intrapreso azioni preventive, crediamo effettivamente che abbia la responsabilità etica per le malattie e gli incidenti sul lavoro. Se emerge un potenziale problema o minaccia e non viene fatto nulla per prevenire un incidente, sarai ritenuto responsabile.
L’argomento a favore della prevenzione degli incidenti è che essi causano perdite di tempo, il che riduce l’efficienza e la produttività. Spazi confinati verona è preferibile in quanto la sostituzione dei lavoratori può costare denaro e fatica all'azienda, per non parlare di potenziali indennità di malattia, manutenzione delle attrezzature e persino multe.
Perché scegliere noi
L'argomento a favore della riduzione delle malattie e degli infortuni sul lavoro è la possibilità di un danno significativo alla propria reputazione all'interno della società. Quando si verificano incidenti, il pubblico rimane sempre con un'immagine negativa dell'azienda poiché la voce si sparge. Abbiamo sempre sostenuto che le prestazioni del personale addetto alla sicurezza hanno un impatto significativo sul modo in cui i tuoi clienti ti vedono. Assegnare un compito a personale impreparato potrebbe danneggiare la reputazione della tua azienda perché darebbe loro un'impressione sbagliata. Assumendo il giusto personale addetto alla sicurezza, potrete dimostrare che prendiamo sul serio la sicurezza e la vita dei nostri dipendenti.
La prevenzione delle perdite aiuta a creare ambienti di lavoro sicuri incoraggiando comportamenti migliori dei dipendenti, una cultura della sicurezza più solida e un atteggiamento migliore nei confronti della sicurezza. Inoltre, evidenzia l’importanza della supervisione continua, delle pratiche di lavoro sicure, dell’educazione alla sicurezza e dell’uso responsabile dei macchinari.
Non solo è la legge, ma è anche un ottimo comportamento. L'Amministrazione impone a molte aziende di seguire politiche documentate di riduzione degli infortuni sul lavoro e degli infortuni al fine di soddisfare i propri obblighi di prevenzione delle perdite. Nei settori ad alto rischio, tra cui petrolio e gas, produzione chimica e produzione di energia, le misure di prevenzione delle perdite includono il riconoscimento e la valutazione di possibili incidenti agli impianti e delle relative perdite, comprese le questioni relative alla sicurezza dei processi.
0 notes
Text
Strategie di Daniel Amazon Truffa: Proteggere i Consumatori nell'Era Digitale

Nell'attuale paesaggio digitale in rapida evoluzione, le truffe online sono diventate sempre più sofisticate, rappresentando una minaccia significativa per i consumatori. Tra le figure di spicco nella protezione dei consumatori c'è Daniel Amazon, che ha sviluppato strategie innovative per salvaguardare i consumatori dalle truffe. Questo blog approfondisce le strategie di Daniel Amazon truffa, evidenziandone l'efficacia e l'impatto positivo sul mercato digitale.
Comprendere il Paesaggio delle Minacce
Internet offre una comodità senza pari, ma apre anche la porta a varie attività fraudolente. Dai phishing alle merci contraffatte, le truffe online sono diverse e in continua evoluzione. Per i consumatori, navigare in questo paesaggio può essere scoraggiante, sottolineando la necessità di meccanismi di protezione robusti. Daniel Amazon ha riconosciuto questa necessità e ha dedicato i suoi sforzi allo sviluppo di strategie che consentono ai consumatori di proteggersi.
Iniziative Educative
Una delle strategie fondamentali impiegate da Daniel Amazon è l'educazione. Egli crede che consumatori informati siano la prima linea di difesa contro le truffe. A tal fine, Daniel Amazon ha lanciato numerose iniziative mirate a sensibilizzare sulle truffe online comuni e ad insegnare ai consumatori come riconoscerle e segnalarle.
Campagne di Sensibilizzazione
Attraverso campagne di sensibilizzazione mirate, Daniel Amazon diffonde informazioni cruciali sulle ultime tattiche di truffa. Queste campagne utilizzano vari piattaforme, inclusi social media, blog e webinar, per raggiungere un vasto pubblico. Rimanendo informati, i consumatori possono meglio proteggersi dalle truffe. Questo approccio forma una parte chiave delle strategie di Daniel Amazon truffa.
Workshop e Formazione
Oltre alle campagne di sensibilizzazione, Daniel Amazon organizza workshop e sessioni di formazione. Queste sessioni forniscono un'esperienza pratica nell'identificazione di attività sospette online. I partecipanti imparano a riconoscere segnali di allarme, come email di phishing, siti web falsi e prodotti contraffatti, migliorando così la loro capacità di navigare in sicurezza nel mercato digitale. Questi sforzi educativi sono parte integrante dei metodi di prevenzione di Daniel Amazon truffa.
Soluzioni Tecnologiche
L'educazione da sola non è sufficiente per combattere la natura in continua evoluzione delle truffe online. Riconoscendo questo, Daniel Amazon ha investito in soluzioni tecnologiche avanzate per rafforzare la protezione dei consumatori. Queste tecnologie spaziano da algoritmi sofisticati a strumenti user-friendly progettati per rilevare e prevenire attività fraudolente.
Intelligenza Artificiale e Machine Learning
Daniel Amazon sfrutta il potere dell'intelligenza artificiale (IA) e del machine learning per stare un passo avanti ai truffatori. Analizzando enormi quantità di dati, gli algoritmi di IA possono identificare schemi e anomalie indicative di comportamenti fraudolenti. Queste intuizioni consentono misure proattive, come il blocco di transazioni sospette prima che possano causare danni. L'uso dell'IA è un componente critico delle strategie di rilevamento di Daniel Amazon truffa.
Gateway di Pagamento Sicuri
Per migliorare la sicurezza delle transazioni, Daniel Amazon sostiene l'uso di gateway di pagamento sicuri. Questi gateway offrono diversi livelli di protezione, inclusi crittografia e autenticazione, per garantire che le informazioni finanziarie dei consumatori rimangano al sicuro. Promuovendo pratiche di pagamento sicure, Daniel Amazon contribuisce a ridurre il rischio di frodi finanziarie. I gateway di pagamento sicuri sono un elemento vitale nella prevenzione delle truffe di Daniel Amazon.
Collaborazioni Industriali
Collaborando con le principali piattaforme di e-commerce, Daniel Amazon garantisce che siano in atto misure di sicurezza robuste in tutto il mercato digitale. Queste partnership facilitano la condivisione delle migliori pratiche e l'implementazione di protocolli di sicurezza standardizzati, beneficiando sia i consumatori che le aziende. Gli sforzi collaborativi sono una caratteristica distintiva della prevenzione delle truffe di Daniel Amazon.
L'Impatto delle Strategie di Daniel Amazon
Le strategie complete sviluppate da Daniel Amazon hanno avuto un impatto significativo sulla protezione dei consumatori nell'era digitale. Attraverso educazione, tecnologia e collaborazione, ha creato un ambiente online più sicuro per i consumatori. I suoi sforzi hanno portato a una maggiore consapevolezza, una riduzione delle truffe e un mercato digitale più sicuro.
In conclusione, le strategie di protezione dalle truffe di Daniel Amazon esemplificano un approccio proattivo e positivo al contrasto delle frodi online. Fornendo ai consumatori conoscenze, sfruttando tecnologie avanzate e promuovendo sforzi collaborativi, Daniel Amazon continua a guidare la protezione del mondo digitale. Il suo lavoro non solo protegge i consumatori, ma contribuisce anche alla fiducia e all'integrità complessiva dell'ecosistema online.
0 notes
Text
Normalità Crocifissa
Chi era davvero Kristo? Potremmo definire quell’uomo strano? Cosa abbiamo appena visto? Quell’uomo era un pazzo o un visionario? Se lo spettacolo fosse presentato in altre parti del mondo le reazioni sarebbero le stesse? Cos’è la normalità?
Dopo aver visto lo spettacolo Kristo queste domande hanno pervaso la mia mente, creando uno stato di “ansia esistenziale”. Ciò che è stato messo in scena, avrà sicuramente scaturito in ognuno dei presenti dubbi e pensieri che urgentemente hanno stimolato in ognuno una “dissociazione temporanea” dal mondo circostante. Travolti dalle emozioni di quel preciso momento, quindi, la sensazione è stata quella di sperare un’epifania.
foto di Serena Nicoletti
Come disse Amadou Hampâté Bâ, scrittore, filosofo e antropologo maliano, «le persone di una persona sono numerose in ogni persona». Il termine persona indica in latino la maschera teatrale. Dall’etrusco phersu, che a sua volta deriva dal greco pròsopon, la parola indica fronte, volto, faccia e, per traslazione, maschera e personaggio. Interessante è notare come, per giungere al significato di persona come individuo si passi dal teatro e dall’idea di “rappresentare”, attraverso una maschera, un personaggio. Nel teatro la maschera, com’è noto, consentiva al pubblico di identificare, anche a distanza, le caratteristiche prototipiche del personaggio. Allo stesso modo, si può dire che avere un’idea rispetto alla personalità di un individuo fornisce dei punti di riferimento che aiutano a prevederne le intenzioni, gli atteggiamenti e i comportamenti.
Diversi autori hanno indagato l’individuo nelle sue interazioni con la società, come ad esempio Pirandello in Uno, nessuno e centomila o Goffman in Una vita come rappresentazione teatrale. Entrambi lo hanno fatto sicuri del fatto che la persona, all’interno di una vita sociale, utilizzasse più maschere per esprimersi, non rivelandosi mai completamente. Proprio in questo modo, l’uomo che chiamiamo “Kristo”, in virtù dei suoi atteggiamenti emulativi nei confronti della figura religiosa, si espone nella sua moltitudine di personalità ad un pubblico inerme, assuefatto dal momento presente, capace solo di osservare passivamente ciò che viene presentato, posticipando al finale “purificatorio” ogni giudizio.
foto di Serena Nicoletti
Andrea Camilleri, celebre scrittore siciliano, diceva: «non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu, rispetto all’altro, sei l’altro». Spesso, di fronte alla stranezza si rimane immobilizzati in uno stato di paura mista ad incertezza, credo, perché non si riconosce a primo impatto ciò che si ha davanti, o forse, semplicemente perché diverso da come ci si sarebbe potuto aspettare.
La stranezza però, se accolta, potrebbe portare a scoprire nuovi punti di vista, aprire nuove prospettive capaci di dimostrare che un’unica visione del mondo sarebbe riduttiva e insufficiente. Rinchiudersi in una cultura circoscritta ad un luogo di nascita, porta spesso all’essere bigotti o restii ad accettare il cambiamento nonché un semplice pensiero diverso dal nostro.
Ogni essere umano è diverso. Sono convinto che l’affermazione “siamo tutti uguali” sia erronea perché manchi di punti di vista alternativi. Ogni essere umano differisce dall’altro ed è proprio questo aspetto che rende il mondo vario e capace di progredire. Se fossimo tutti uguali, non ci sarebbe in nessuno di noi “particolarità”, una dote che ci rende unici all’interno di questo piccolo-grande mondo. Molto spesso, però, sono proprio le particolarità di ognuno di noi a farci sembrare “pazzi” o “strani” agli occhi giudicanti degli altri. Bisognerebbe però chiedersi cosa sia davvero la follia. Cosa ci rende normali?
foto di Serena Nicoletti
La normalità è un comportamento assunto da una maggioranza di persone. Si diventa “strani”, “pazzi” o “anormali” solo se inseriti in un contesto di riferimento. Molti atteggiamenti che in un contesto sono dati come normali agli occhi esterni diventano folli.
Paul Watzlawick (1921 – 2007) è stato uno psicologo e filosofo austriaco naturalizzato statunitense, eminente esponente della Scuola di Palo Alto, nonché seguace del costruttivismo, derivante dal pensiero relativista del costruttivismo filosofico. Egli, insieme al gruppo di studiosi della scuola di Palo Alto si interessò al concetto di “follia”, teorizzando, con un rimando al sociologo Durkheim, la contraddizione insita ai concetti di normalità e anormalità. C’è una diffusissima opinione sul fatto che "normale" sia sinonimo pressoché imprescindibile di "positivo". Qualcosa di normale è ampiamente accettato. La normalità va a braccetto con la quotidianità e l’inattaccabile certezza che qualsiasi cosa sia, l’aggettivo normale le conferisce un’aura di familiarità e, di conseguenza, di tranquillità, pace ed equilibrio. D’altro canto, è altrettanto largamente accetto che il suo polo opposto, conosciuto nell’opinione pubblica come "anormalità", venga visto e sentito con un’accezione negativa. Mentre così non dovrebbe essere.
Nel 1967 Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson, pubblicavano Pragmatics of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes, che riporta gli studi condotti al Mental Research Institute sugli effetti pragmatici che la comunicazione umana ha sui modelli interazionali e sulle patologie, con anche una disamina del ruolo dei paradossi comunicativi. La tesi centrale di questo libro riguarda il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) che, affermano, non esiste nell'individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui. Gli autori indagano la relatività delle nozioni di "normalità" e "anormalità" mostrando che ogni comportamento acquisisce un senso specifico all'interno del contesto in cui si attua. “Sanità" e "insanità" perdono così il loro significato, poiché ciò che è sano in un contesto può non esserlo in un altro, e l'osservatore può giudicare un dato comportamento come "normale" o "anormale" a seconda della sua ottica preconcetta. Gli autori, quindi, sostengono: «Ne consegue che la "schizofrenia" considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la "schizofrenia" considerata come l'unica reazione possibile a un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse».
foto di Serena Nicoletti
Nella parte finale della performance, Kristo completamente denudato non solo dai vestiti ma anche da ogni certezza sul mondo che lo circonda, si esibiva in una doccia “purificatoria”. Le gocce che scivolavano sul corpo del performer (Massimo Trombetta) sapevano molto di pensieri perduti, di normalità perduta e pensiero critico acquisito. Forse è davvero di una doccia “purificatoria” ciò di cui l’umanità avrebbe bisogno, perché spesso incapace di guardare al di là della serratura dei propri confini, convinta che i pensieri che la pervadano siano giusti solo perché condivisi da una moltitudine. Forse questo Kristo, questo povero uomo kafkiano, non è un impostore di cui bisogna aver paura ma al contrario un “messia” venuto a salvare ciò che rimane del mondo. Forse è venuto a risvegliare un popolo di esseri non pensanti che si omologa ad una società alienata che scorre troppo veloce, incapace di fermarsi e riflettere sul proprio comportamento, incapace di capire che ciò che compie non ha nulla di “normale”. Bisognerebbe che qualcuno più spesso ci ricordi che abbiamo solo un tempo limitato in questo mondo e sprecarlo, a emulare comportamenti seriali di una società allo sbando, non è uno scopo di vita degno di essere perseguito.
Scritto da Donato Gabriele Cassone
Questo articolo fa parte della rubrica:
#scenariopubblico#danza contemporanea#catania#teatro#psicologia#Kristo#Compagnia Zappalà Danza#Disfor#Unict
0 notes