#complotto internazionale
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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Il codice delle ossa di Kathy Reichs: un thriller avvincente tra scienza forense e intrighi internazionali. Recensione di Alessandria today
Temperance Brennan torna con una nuova indagine tra Montréal e i Caraibi, affrontando segreti letali.
Temperance Brennan torna con una nuova indagine tra Montréal e i Caraibi, affrontando segreti letali. Alessandria, 15 dicembre 2024 – Kathy Reichs, autrice bestseller e madre della celebre Temperance Brennan, torna con “Il codice delle ossa”, un thriller mozzafiato che unisce scienza forense, mistero e azione. Questo nuovo capitolo della serie trasporta i lettori da Montréal alle isole di Turks…
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abr · 11 months ago
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IL SORPASSO.
Frequenza dell'uso dei termini "complottismo" e "dietrologia" - il nome che gli si dava nel secolo scorso - secondo Google Ngram Viewer, il servizio di Google che misura le occorrenze delle parole nei libri pubblicati in una data lingua sui libri digitalizzati fino al 2019.
Via https://www.ilpost.it/2024/02/08/sgobba-quando-il-complottismo-si-chiamava-dietrologia/
Della parola “complottismo”, prima degli anni Ottanta non ci sono occorrenze. “Complotto” è un francesismo che all’inizio era semplicemente sinonimo di “folla”, poi venne usato al posto di “congiura” o “cospirazione”, si diffuse negli anni Venti attraverso l’espressione “complotto giudaico”.
«(Dietrologia é) parola sconosciuta in altre lingue. (E') la convinzione che quel che si vede, si legge e si sente dire non è la verità, ma che essa sta dietro, sotto, sopra, accanto, al di là – comunque non esposta agli occhi dell’uomo della strada», scriveva nel 2001 lo storico della letteratura italiana Joseph Farrell. A quel tempo "dietrologia" era termine dismissivo usato da decenni dai conservatori - Indro Montanelli il principale - per descrivere la mentalità "vi stanno fregando di nascosto, non ci cascate" tipica della sinistra ruspante d'allora.
Complottismo supera e rimpiazza dietrologia per via internazionale. Siamo nel 2015, l’anno delle campagne elettorali Brexit e dell’elezione di Donald Trump. Dopo la "first reaction, choc" (cit. Renzi) del mainstream media a quei due accadimenti nefasti (per loro), parte la delegittimazione.
Ironia del destino cinico e baro: prima la "dietrologia" distingueva la sinistra, ora essa subisce il complottismo, senza rendersi conto che sono loro, elite e affluent, ad essersi spostati (dal popolazzo alla turris eburnea). Alcuni reagiscono: pur essendo ora elite non è il caso di togliersi un'arma così potente. I chierici dell'ortodossia del Wu Ming 1 propongono di distinguere tra ipotesi di complotto (specifiche, confutabili, limitate nel tempo) e fantasie di complotto (universali, inconfutabili, eterne). Molto logico sul piano teorico, solo che sul piano pratico si esercita mediante presidi "fact checking": carubbaneri al posto di blocco lungo la circolazione delle idee, patente e libretto.
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #309 - Led Zeppelin, Led Zeppelin, 1969
Come iniziare un nuovo anno di storie musicali? Si inizia con la scelta di 4 dischi che portano lo stesso nome dei loro autori, 4 band molto differenti tra loro, alcune famosissime, altre molto di meno (la scoperta di grandi dischi da artisti sconosciuti vorrei fosse una sorta di cardine di tutte le scelte del 2024). La Storia di Musica della prima domenica di gennaio 2024 parte con un modo di dire inglese: Go over like a lead ballon, che significa “è fallito del tutto” perché un lead ballon è un palloncino di piombo che ovviamente non può volare. Leggenda vuole che fu questo detto ad ispirare Keith Moon e John Entwistle, che suggerirono a Jimmy Page il nome per quella che diventerà una delle più formidabili formazioni di sempre: i Led Zeppelin. La storia è piuttosto nota: Page entra nel 1966 negli Yardbirds (già di Eric Clapton) come seconda chitarra di Jeff Beck. La band era già allo sfascio, e Page aveva intenzione di formare una nuova band con Moon ed Entewinstle. I tre con Jeff Beck registrano la storica Beck’s Bolero, registrata nel Maggio del 1966 ma pubblicata come singolo solo mesi più tardi, nel Marzo del 1967, brano fenomenale ma dalla storia travagliatissima, tra cui una intricata questione di diritti d’autore. Page, titolare del nome Yardbirds, prende accordi come leader degli Yardbirds per un mini tour in Scandinavia, ma nessuno dei suoi compagni accetta. Ne trova di altri: convince un session man mago delle tastiere, John Paul Jones, nel progetto, e tramite l’ex cantante degli Yardbirds Chris Dreja (che nel frattempo si è dato alla fotografia) assolda un biondo cantante, Robert Plant, che si porta con sé un batterista un po’ pazzo, John Bonham. È il 1968. Nascono così i Led Zeppelin (scritto così per non confondere il lead “piombo” con il lead “guidare”).
Senza nemmeno un po’ di gavetta registrano in 36 ore, sotto la guida del grande ingegnere del suono e produttore Glys Johns per poco più di 1700 sterline il loro primo, omonimo album per la Atlantic Records (fa più impressione il dato temporale che quello economico, 1700 sterline del 1968 sono 35 mila di adesso). E bastano: Led Zeppelin esce il 12 gennaio 1969 e diviene uno dei 10 album di debutto più belli ed importanti della musica rock. Venderà decine di milioni di dischi e manda in orbita, forse quasi troppo velocemente, il dirigibile più famoso del rock. In copertina mettono l’incidente del dirigibile Zeppelin LZ 129 Hindenburg avvenuto il 6 maggio 1937 nel New Jersey (vicenda leggendaria, su cui aleggia un complotto internazionale e non l’ufficiale incidente aereo). I 4 partono dal furente suono del british blues, ma arrivano dove nessuno si era mai spinto: rifanno due classici del blues, I Can’t Quit You Baby (eccezionale, caldissima e stupenda) e You Shook Me di Willie Dixon, e prendono da Jack Holmes Dazed And Confused (che nei live diverrà infinita con medley di altri classici della Musica del Delta). Per capire il suono Zeppelin e la sua travolgente natura, basta capire come strutturano il suono di una canzone tutto sommato banale come Good Times Bad Times. Your Time Is Gonna Come è quasi corale, come la veloce How Many More Times. Black Mountain Side è uno strumentale acustico in cui Page rincorre la maestria del fingerpicking di Bert Jansch, allora in auge con i superbi Pentagle. Communication Breakdown diviene un altro classico, con il suo stile particolare: parte blues, poi sale con l’intensità della voce di Plant e diviene furiosa ed accesa, e per molti è la nascita dell’hard rock. Gemma dell’album è però Babe I’m Gonna Leave You: presa da Joan Baez, in realtà la canzone, accreditata come traditional, è dalla folksinger inglese Anne Bredon (che fu ricompensata con un cospicuo assegno dalla band una volta risolto il mistero). Plant canta babe come mai nessuno più farà, la canzone ha un intro acustico ma poi esplode nel nuovo suono elettrico e potente, diviene struggente, torbida, assolutamente memorabile.
Questo fu il primo episodio di un modo di “gestire” le ispirazioni da altre canzoni che fece scuola, e si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla loro musica. Per alcuni (pochini, va sottolineato) il loro rock blues portato all'estremo, con la chitarra rivoluzionaria di Page (che influenzerà 3 generazioni di chitarristi), il bombardamento ritmico di Bohnam (davvero feroce), l’elegante e mai invasivo tessuto sonoro di Jones (che suona basso e tastiere) e la voce, straordinaria e incantatrice di Plant, non è niente di così innovativo. Per altri (la stragrande maggioranza degli appassionati) il loro suono, le idee, la maestria tecnica dei musicisti e l’alone leggendario che la band riesce a costruire su di sé, li pongono ai vertici assoluti della storia del rock, ne fanno i padri putativi dell’Hard Rock (con i coevi Deep Purple), e la loro genialità è dimostrata dalle future evoluzioni stilistiche e musicali. È innegabile però che per farlo saccheggiarono un po’ dovunque, dal blues del Delta a quello urbano di Chicago, spesso non accreditandolo sui dischi, con picchi assoluti di sorrisetti ironici (tipo il caso di Stairway To Heaven per l’intro uguale ad una canzone degli Spirit, Taurus, caso che finirà addirittura in tribunale con la vittoria di Page e Plant, sebbene lo stesso tribunale ne riconosce le somiglianze). All’epoca era prassi comune raccogliere i semi del blues e riadattarli nel suono, un po’ per convenienze e un po’ perché non esistevano le normative precise e puntuali che esistono oggi sui diritti d’autore (molti altri, tra cui i Rolling Stones, furono protagonisti di episodi analoghi). Il successo dei Led Zeppelin amplificò la questione: il problema fu molte volte la paternità delle musiche, spesso passate come traditional (vedi il caso della canzone della Bredon) e quindi non riconducibili ad un artista detentore dei diritti. In tutti i casi di presunta usurpazione di diritti altrui, hanno sempre pagato i richiedenti ufficiali. Quelli che li accusano di scarsa inventiva, sinceramente non li hanno mai ascoltati: nessuno prima di loro suonava così, probabilmente sono tra le band più imitate in assoluto, saranno centinaia quelli che dopo vorranno suonare come loro. E rivoluzionarono anche altri aspetti del mondo del rock: l'andare in tour, i rapporti con le case discografiche, con i promoter, persino con le radio: ruolo centrale lo ebbe in ciò il loro manager Peter Grant, un gigante di stazza e di potere, passato alla storia anche per i modi tutt'altro che amichevoli con cui convinceva i gestori dei locali o chiunque potesse danneggiare il gruppo a farla finita. Un’ultima curiosità: con il crescente successo, una discendente dei Von Zeppelin citò la band per uso improprio del nome, e per un unico, storico concerto a Copenaghen la band si presentò come The Nobs. Poi però tornarono ad essere quel dirigibile di piombo che volava altissimo.
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curiositasmundi · 8 months ago
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Non c’è in giro nessuno di votabile. Questa politica ormai non ha più senso. Strillano e litigano ma alla fine non cambia mai nulla. Chi comanda davvero del resto oggi è ben lontano da Roma, a regnare sono i mercati finanziari, i grandi fondi d’investimento. Se paeselli come l’Italia alzassero la testa ed osassero occuparsi seriamente di povertà, di giustizia sociale e di vera qualità della vita sarebbero nei guai. Gli sciacalli si siederebbero al tavolo verde del casinò finanziario globale a puntare sul loro fallimento. Paesi come l’Italia sono sotto ricatto e quindi del tutto impotenti sulle cose che contano davvero. A Roma sono lasciate giusto le beghe di condominio come si vede tutti i giorni. Una caciara sui dettagli e poi non cambia mai niente. Nessun uomo nero, nessun complotto. Idee dominanti che si fanno sistema. Capitalismo finanziario globale. Entità ormai sovranazionali come i fondi d’investimento che controllano di fatto le economie e quindi i destini nazionali oltre che lobbismo fuori controllo. Se un paese osasse ribellarsi alla logica del profitto prima di tutto e ad ogni costo, se un popolo osasse alzare la testa rifiutando lavori usuranti perfino dentro che servono giusto per sopravvivere e pagarsi qualche dipendenza per dimenticare, si scatenerebbero gli sciacalli tra gli applausi di altri presunti alleati pronti ad approfittarne. La legge del mercato che è quella della giungla. E più un paese è indebitato, più è ricattabile. Proprio come l’Italia che infatti non conta nulla a livello internazionale e nonostante decenni di campagne elettorali e di alternanza, non cambia mai nulla di sostanziale. Paesi come l’Italia devono lavorare per restare lontano dal baratro finanziario e per riuscire a pagare i debiti. Punto. Con la grottesca aggravante che l’Italia si è specializzata nel produrre beni di lusso per soddisfare l’ego bulimico dei pochi ricchi del pianeta mentre la povertà domestica dilaga. Emblematiche poi le guerre degli ultimi anni decise da chissà chi e chissà per cosa, con l’Italia che si è sempre arruolata senza fiatare ed ignorando la volontà popolare. Perché conviene ma anche per restare nel prestigioso club del pensiero unico e del lobbismo fuori controllo. Profitto prima di tutto e sopra ogni cosa. Legge della giungla. Nessun complotto, idee dominanti e egoistico conformismo di classi dirigenti sempre più schiettamente interessate solo alla propria carriera poltronistica. Per questo tu voti Caio e Sempronio che promettono miracoli, poi arrivano nei palazzi e non fanno nulla oppure si rimangiano tutto. La Meloni è solo l’ultimo caso di una lunghissima serie. Eppure nessuno parla delle cause. I cittadini che ancora abboccano ai partiti si scannano tra loro dando la colpa ai nemici e difendendo i propri beniamini, senza rendersi conto che il problema è a monte e li riguarda tutti. È un problema di democrazia che è stata fagocitata da poteri economici molto superiori agli staterelli da secolo scorso, con classi dirigenti ridotte a rappresentanti del pensiero unico che fanno giusto finta di litigare sotto elezioni per mantenere una parvenza di democrazia. La vera politica oggi la fanno i cittadini più che i politicanti. Con le loro scelte quotidiane controcorrente. Informandosi, selezionando, tentando vie nuove. La vera politica oggi la fanno le associazioni che nella realtà sociale s’impegnano a colmare i fallimenti di questa fasulla democrazia, più che i partiti. E la vera politica la fanno le aziende innovative che cercano alternative all’autodistruzione consumistica personale e del pianeta. Sta emergendo una nuova coscienza che ha capito come il pensiero unico capitalista ci sta trascinando in un pericoloso vicolo cieco. Il profitto non è il motore di una società ma il suo cappio.
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t-annhauser · 2 years ago
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Io sostengo che ci sia un complotto internazionale volto a magnificare il broccolo e le sue sensazionali proprietà quando nella realtà si tratta semplicemente di un cibo immondo che non viene bene nemmeno cucinato dallo chef Enrico Bartolini (12 stelle Michelin). Purtroppo è verdura di stagione, e questa sciagura ci accompagnerà fino alla fine dell'inverno, quando all'odore caratteristico di gabinetto che sprigiona il broccolo nella cucina impregnata di vapori si sostituirà il profumo dei mughetti e dei nasturzi in fiore. Voi non ci cascate, il broccolo fa schifo, che fa bene lo dicono solo per farlo mangiare ai bambini, ma il bambino lo sa, ha l'istinto dei gatti, e infatti i gatti non mangiano i broccoli, perché i gatti e i bambini lo sanno che i broccoli non sono quel che dicono di essere, nonostante tutta la narrazione salutista che ci hanno montato sopra. C'è perfino una teoria che dice che i broccoli siano in realtà dei robot che spiano tutte le nostre mosse. State attenti ai broccoli, occhio.
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alephsblog · 9 months ago
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“Vicinissimo a Hitler fu, com’è noto, Amin al Hussein, Gran Muftì di Gerusalemme, convinto antisionista e ancor più convinto antisemita. Questa mescolanza divenne esplosiva dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, e il nascere del conflitto israelo-palestinese, dando vita a una forma di violento antisemitismo, in cui la guerra contro lo Stato di Israele e il sionismo trovano la loro giustificazione ideologica nei più vieti stereotipi antiebraici, un processo che il fondamentalismo islamico e il terrorismo internazionale hanno ulteriormente potenziato. Al suo centro, l’idea di un complotto sionista-occidentale contro i Paesi islamici e la negazione della Shoah, vista come un mito occidentale finalizzato a spossessare delle loro terre i palestinesi a favore degli ebrei. In un contesto europeo in cui, dopo la Shoah, l’antisemitismo tradizionale era diventato tabù, questa ideologia di antisemitismo e terzomondismo si è diffusa nella parte più radicale della sinistra, legittimata dal sostegno alla causa palestinese. Tutto questo rende difficile distinguere l’antisionismo dall’antisemitismo e tracciare una linea netta di confine tra l’opposizione alla politica dello Stato di Israele e questo antisemitismo che è alla base di fenomeni nuovi, quali la lotta contro l’Occidente dei fondamentalisti islamici e l’ostilità antiebraica sempre più diffusa fra gli immigrati arabi in Occidente.”
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vintagebiker43 · 9 months ago
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Le recensioni che incoraggiano e mi spingono a provarci ancora in un genere che non va per la maggiore.
"Buonasera, oggi parliamo de "La fuggiasca" di Eugenio Bianchi.
È un romanzo fantapolitico, anche se poi questa fantapolitica (cosa che non accade di rado negli autori di questo genere) spesso è quanto viviamo nella realtà. Siamo nel 2063 e il mondo è diviso in tre blocchi: l'Unione, d'ispirazione socialista, guidata da Cina e Russia, la Federazione Democratica, costituita principalmente dai Paesi anglosassoni, Giappone e India, dall'identità fortemente laica e, per finire, la Pia Alleanza, una teocrazia tripartita (ebrei, cattolici e musulmani), dove le donne sono praticamente ammennicoli o gioielli da sfoggiare, un regime di cui lo scrittore mostra tutta l'ipocrisia.
Dicevamo di come la distopia molte volte sia vicina a noi più di quanto si possa pensare: «La guerra fredda non è mai finita, sono solo cambiati modi e interpreti. Però è sempre meglio di un conflitto armato>>, asserisce il presidente degli Stati Uniti Ferguson, frase probabilmente profetica se raffrontata con gli attuali rapporti tesi tra questi e la Russia.
La vertiginosa crescita demografica è un altro grande problema, rileva sempre Ferguson: <<Tuttavia, pur con le difficoltà che derivano dall’esplosione demografica degli ultimi due secoli, il grosso problema non sta nel reperimento delle risorse ma nel convincere chi le ha a spartirle con chi non le ha. Ad oggi è sempre stato impossibile convincere il ricco ad accontentarsi di essere, bada bene, solo ricco. Ovvero a non voler diventare oscenamente ricco>>. L'inquilino della Casa Bianca vuole "… un salario massimo che non vada oltre dieci volte il salario minimo; uguali opportunità e uguali compensi per uomini e donne; non saranno ammessi gli straordinari e nessuno, dirigenti compresi, dovrà lavorare oltre le trentacinque ore settimanali". Il presidente però viene ucciso da mano ignota.
Nello scenario politico internazionale Ue e Nato, in questo scacchiere, sono solo un ricordo, spariti, kaputt.
In questo mondo tripartito si muovono un famoso grafico, coinvolto, suo malgrado, in un complotto e una ragazza calabrese in fuga dal blocco delle religioni monoteistiche per rifugiarsi nella Federazione, stanca degli angusti confini culturali, due storie che finiscono col mischiarsi.
È un'opera la cui realizzazione, visto il nutrito numero di personaggi, comportava una non indifferente abilità nella loro gestione, dote che l'autore ha dimostrato di possedere, oltre alla capacità di raccontare questa storia con una prosa scabra, curata, che dimostra (non è l'unico esempio), come un testo possa essere pulito anche se autopubblicato, tanto per rifarci a una questione attuale: self publishing sì o no?
Per quanto detto è un romanzo che consiglio, in primis naturalmente agli amanti del genere, ma anche a chiunque voglia riflettere bene, in compagnia di un libro intelligente, sul mondo che abitiamo.
Dario Zizzo -
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Emanuela Orlandi, la procura di Roma riapre le indagini: acquisiti gli atti dal Vaticano
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Emanuela Orlandi, la procura di Roma riapre le indagini: acquisiti gli atti dal Vaticano. Dopo la prima inchiesta aperta lo scorso gennaio dal Tribunale Vaticano guidato dal procuratore Alessandro Diddi, anche lo Stato Italiano decide di indagare per la terza volta sul caso di Emanuela Orlandi: la Procura di Roma ha riaperto le indagini. A 40 anni dalla scomparsa, sono stati acquisiti gli atti, messi a disposizione dalla Santa Sede, nell'ambito del procedimento già aperto a Piazzale Clodio sulla scomparsa della cittadina vaticana che il 22 giugno 1983, appena 15enne, non era rientrata a casa dopo le lezioni di musica. Un procedimento avviato dopo che il Csm aveva chiesto informazioni su un esposto presentato al consiglio dai familiari della ragazza. L'indagine è stata affidata ad un sostituto procuratore esperto, il pubblico ministero Stefano Luciani, che già si era occupato del caso Orlandi in merito alle dichiarazioni dell'ex procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. A condurre le indagini, invece, i pm romani diretti da Francesco Lo Voi, con la collaborazione dei magistrati del Vaticano guidati da Diddi. Da quanto si apprende, i magistrati della Santa Sede e quelli romani avrebbero già iniziato un lavoro congiunto. La scomparsa di Emanuela Orlandi è uno dei più celebri casi irrisolti della storia italiana e vaticana. Negli anni le varie piste nazionali e internazionali hanno chiamato in causa lo stesso Stato Vaticano, lo Stato Italiano, il terrorismo internazionale, i servizi segreti di diversi Stati, la Banda della Magliana, e persino l’ombra di un complotto interno alla Santa Sede per coprire un presunto scandalo sessuale legato alla pedofilia. La vicenda viene spesso collegata alla quasi contemporanea sparizione di un'altra adolescente romana, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983 e anche lei mai più ritrovata. «È una cosa positiva che la Procura di Roma abbia acquisito atti dal Vaticano, perché per la prima volta ci sarà una collaborazione, sempre negata in passato, tra Santa Sede e magistratura ordinaria». È quanto ha dichiarato Pietro Orlandi commentando la notizia relativa al nuovo impulso alle indagini sulla scomparsa della sorella. Laura Sgrò, l'avvocata di Pietro, in una dichiarazione all’Ansa, precisando che ancora non c'è nessun coinvolgimento della famiglia Orlandi in questa nuova fase di indagini, ha detto: «È una bella notizia, è quello che noi chiediamo da anni per avere la verità su Emanuela». È la terza inchiesta che la magistratura italiana apre sulla sparizione della ragazza. La prima durò dal 1983 al 1997. La seconda fu aperta nel 2008 e fu chiusa nel 2015. Ma nessuna delle due portò aa una soluzione del caso. La notizia è che ora ci sono ben tre indagini parallele e in dialogo tra loro (quella vaticana, quella della procura di Roma e forse l'apertura dell'inchiesta parlamentare) che provano a dare risposte ad una famiglia che da 40 anni chiede la verità.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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tempi-dispari · 2 years ago
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RawPower: quando i Guns 'n Roses aprivano per l'underground italiano
Contesto storico
Il 1977 è convenzionalmente riconosciuto come l’anno dell’esplosione, nel mondo occidentale, del movimento punk e se nel mondo anglosassone si possono contare molti precedenti ed ispiratori di tale movimento, l’evoluzione del punk italiano, forse anche a causa di una maggior chiusura delle case discografiche e del monopolio statale di televisioni e delle radiofonia, seguì dinamiche proprie.
La prima ondata punk italiana trova terreno fertile, fin dai suoi esordi, nel Movimento del ’77 ed un sostegno nella diffusione dalle prime Radio libere nate nel 1976, anno in cui i bolognesi Centro d’Urlo Metropolitano (futuri Gaznevada), composero il loro brano Mamma dammi la benza, uno dei primi brani punk rock italiani trasmesso con assiduità dalla radio movimentista Radio Alice.
E fu proprio a Bologna che nacque la Harpo’s Bazaar di Oderso Rubini (che poi diventerà la Italian Records), una delle prime etichette italiane ad occuparsi di nuove sonorità e produttrice oltre che dei già citati Gaznevada, anche degli Skiantos, Windopen e Luti Chroma. Nascono qui anche le prime fanzine come la Red Ronnie Bazaar e le nuove band sono recensite sulle riviste di fumetto come Cannibale ed Il Male.
Importante in questo senso fu anche il Bologna Rock, un festival che si svolse al palasport di Bologna e che vedeva sul palco i migliori gruppi dell’allora scena punk rock e new wave bolognese: Gaznevada, Windopen, Luti Chroma, Skiantos, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Andy J. Forest, Frigos e Cheaters. Il Disco d’Oro è stato fondamentale come locale live ma anche come punto di ritrovo. Di questa prima fase sono poi da ricordare la scena del Great Complotto di Pordenone ed i gruppi del centro sociale Santa Marta di Milano, base della Cramps Records e scuola di musica in cui insegnava Demetrio Stratos negli ultimi anni della sua vita.
Fra questi vi erano i genovesi Dirty Actions, le Kandeggina Gang, nelle quali militava Giovanna Coletti ed i Kaos Rock di Gianni Muciaccia. Sempre a Milano vi erano poi i Decibel, che nel 1979 pubblicarono l’album Punk per la Spaghetti Records di Shel Shapiro ed a Roma gli Elektroshok, che già nel 1979, in una voce sul punk italiano dell’Enciclopedia del Rock (Fratelli Fabbri Editore, 1979) di Nick Logan e Bob Woffinden, venivano menzionati per un loro spettacolo in cui il cantante si levava il sangue sul palco con una siringa, per poi tirarlo sul pubblico.
Parallelamente a questi gruppi, inizia a sorgere anche in Italia un movimento punk rock di matrice anarchica, che trae ispirazione da gruppi come i Crass, Subhumans, Poison Girls o Discharge. È il caso dei RAF Punk, dei Bacteria, dei Sottocultura, degli Stalag 17 e dei Nabat di Bologna o dei Blue Vomit e degli HCN HCN di Torino, dei Chelsea Hotel di Piacenza, degli Stigmathe di Modena, dei S.I.B di Cesena e dei The Wogs di Bari, tutti nati nel 1979.
Nello stesso anno nasce Rockerilla, la prima rivista italiana ad occuparsi esclusivamente delle nuove tendenze del rock internazionale. La rivista includeva una rubrica, in tre parti, dal titolo Italia la punk gestita da Alberto Gorrani.
Diego Nozza nel suo “Hardcore. Introduzione al punk italiano degli anni ottanta” traccia una immaginaria linea di separazione fra la prima e la seconda scena punk italiana (più legata a sonorità anarco punk ed hardcore punk) nella contestazione dei RAF Punk al concerto dei Clash organizzato dal comune di Bologna a Piazza Maggiore nel 1980.
Al grido di “Crass not Clash”, con un comunicato scritto da Jumpy Velena e distribuito al pubblico, che fu anche pubblicato integralmente da Ciao 2001, i punx bolognesi accusavano i Clash di falsità ideologica per aver firmato per la major CBS. L’evento evidenziò così anche in Italia la presenza di una vivace scena anarco punk. Altri tracciano invece la linea di demarcazione nel febbraio del 1982, quando nacque il centro sociale Virus di Milano, uno dei primi luoghi fortemente impegnati nella diffusione della scena italiana. Fu comunque fra queste due date che venne a formarsi gradualmente anche in Italia, un tessuto produttivo e distributivo che univa da nord a sud le città e le province della penisola.
Tale circuito, alternativo a quello delle major, era costituito da etichette indipendenti, autoproduzione di dischi e cassette, centri sociali, fanzine su fotocopia e distribuzione postale, formando così un vero e proprio network in connessione con le altre reti sparse per il mondo.
La consuetudine di molte fanzine di allegare alla rivista un album compilazione con nuovi gruppi, oltre a costituire oggi una notevole mole di documentazione, trasformò le redazioni fai da te in vere etichette discografiche indipendenti, come avvenne per la Attack punkzine di Bologna o la T.V.O.R. Teste Vuote Ossa Rotte di Como. Fu in questi contesti che gruppi e musicisti importanti per la futura evoluzione della scena, pubblicarono i propri brani: i 5° Braccio, i Kollettivo, gli Anna Falkss, gli Holocaust di Gianluca Lerici, gli Indigesti, i Disper-Azione, Peggio Punx, i Reig, i Dioxina e molti altri.
E molte sono le compilazioni memorabili di quella prima fase e degli anni successivi: fra queste sono da ricordare Schiavi nella città più libera del mondo e Papi, Queens, Reichkanzlers & Presidenti della Attack Punk Records, i due album curati da Giulio Tedeschi della Meccano Records dal titolo Raptus e Raptus Negazione e Superamento definite come “Una delle raccolte simbolo della primissima generazione hardcore italiana”, e Goot from the Boot pubblicata dalla Spittle Records.
Nel settembre del 1982, parte poi il primo tentativo di riunire i collettivi delle varie città, in una fanzine che facesse da coagulante per le piccole scene sparse per l’Italia. La fanzine, che si chiamava Punkaminazione, si concluse nel giro di qualche numero, ma rappresentò comunque il “primo ed unico esempio di network punk pre-internet” a livello nazionale.
Nascita dei Raw Power
I Raw Power sono probabilmente la band più importante, per qualità e longevità, di tutto l’Hardcore italiano. Il loro nome si ispira al terzo album in studio degli Stooges. Nel corso dei 30 anni di carriera hanno diviso il palco con tutti i gruppi più importanti della scena punk, hardcore e metal mondiale: Dead Kennedys, GBH, Corrosion of Conformity, Suicidal Tendencies, Motörhead, Cro Mags, Sick of it All, Agnostic Front, Circle Jerks, Scream, Adolescents, Rancid, Poison Idea, Slayer, Venom, D.R.I., e nel 1985 in un piccolo club di Seattle una band ancora sconosciuta apre per un loro concerto, i Guns’n’Roses.
Nascono nel 1981 per mano dei fratelli Codaluppi, Mauro (voce) e Giuseppe (chitarra), e sono tra i primi nella penisola italica (lo split tra Indigesti e Wretched, considerato uno dei primi vagiti del movimento HC italiano, esce nel 1982) a prendere riffs e tematiche Punk e inasprirli secondo la lezione impartita oltreoceano dai Minor Threat ed in Inghilterra (in parte) dai Crass. Il loro primo disco è You Are My Victim, del 1983: Le influenze del Punk ’77 si sentono ancora, ma la band inizia a brutalizzare il proprio sound e a spingersi verso l’Hardcore più oltranzista.
Giuseppe Codeluppi, inizia a suonare la chitarra nel 1979 assieme ad alcuni ragazzi del suo paese e forma una piccola cover rock band, gli Off Limit, coinvolgendo sporadicamente suo fratello Mauro alla voce. In questo periodo, senza ancora una vera e propria identità musicale, Giuseppe si avvicina al punk grazie ai primi concerti nella penisola e conosce a Piacenza, in una taverna che dà spazio ai gruppi del genere che stanno nascendo, Maurizio Dodi.
È proprio con Maurizio che ha inizio un nuovo progetto, ripartendo dal principio, trovando Helder Stefanini, poco più che un ragazzino, come batterista, e suo fratello maggiore Silvio come bassista. Il gruppo tiene per pochi mesi il nome Off Limit, dopodiché, grazie ad un disco degli Stooges, cambia e diventa Raw Power. Mauro, che già aveva cantato nella band di Giuseppe, viene coinvolto anche questa volta, ma, vivendo in Inghilterra, spesso per tutto il primo periodo viene sostituito alla voce da suo fratello.
Nel 1983, registrarono una demo di 19 tracce (spesso intitolata Brown Studio Tape ) e due canzoni furono incluse nella compilation, Raptus. Il nastro contiene la canzone Fuck Authority , che è apparsa nella compilation punk di Maximumrocknroll, Welcome to 1984. Il loro primo album, You Are the Victim , fu pubblicato nel 1983 (o nel 1984 a seconda della fonte) dalla piccola etichetta indipendente italiana Meccano Records. Raw Power partecipa nuovamente con due brani alla compilation Raptus: Negazione e superamento (1984).
Il demo, su cassetta, fu prodotto da Alberto Gorrani. Con la pubblicazione del primo disco il gruppo si pone alla testa della scena hardcore italiana che proprio in quegli anni mostra un notevole vigore. L’album riprende il punk di Circle Jerks e Minor Threat (ritmi ipercinetici, canzoni ultrabrevi, testi d’argomento politico-sociale, ecc.), ma lo fa con una grinta e una convinzione tale da suscitare interesse anche al di là dell’oceano.
I Raw Power iniziano a ricevere consensi anche all’estero, e grazie al supporto di Jello Biafra dei Dead Kennedys, partecipano alla compilation di Maximum Rocknroll, Welcome to 1984, altri due brani finiscono poi sul secondo volume di Raptus della Meccano, intitolato Raptus: negazione e superamento (1984). Nello stesso 1984 una piccola etichetta statunitense, la BCT, ristampa nel proprio paese il primo demo, con l’aggiunta dello storico concerto a Pisa, il Last White Christmas, registrato nel 1983. Tramite la stessa etichetta ed una serie di contatti i Raw Power arrivano negli States nel 1984 per il loro primo tour.
E’ la prima punk hardcore band italiana a proporsi al pubblico degli States. Qualche mese prima della partenza oltreoceano arriva il chitarrista Davide Devoti, futuro membro della band di Vasco Rossi, conosciuto da Maurizio che nella band di Devoti, i Chelsea Hotel, ci aveva suonato durante il servizio di leva. Di conseguenza Maurizio Dodi passa al basso. Jello Biafra li invita a rappresentare l’Italia al festival di punk internazionale organizzato a Los Angeles in contrapposizione alle coeve olimpiadi sportive. I Raw Power intraprendono quindi un lungo tour negli Stati Uniti durante il quale in settembre, a Indianapolis, registrano in un unica sessione il loro secondo album.
Durante il tour negli States i Raw Power suonano a Los Angeles coi Dead Kennedys davanti a più di 4.000 persone. In quei giorni la Toxic Shock Records di Pomona, California si fa avanti per la pubblicazione del secondo album Screams From The Gutter. Viene registrato ad Indianapolis verso la fine di questo tour, nello studio di Paul Mahern degli Zero Boys, in un giorno e mezzo soltanto. Il disco esce nel 1985 e vende più di 40.000 copie tramite canali indipendenti, nello stesso periodo la BCT pubblica Live in the USA, una cassetta con tutti i migliori brani registrati in tour.
Seguono ancora date in Europa ed un nuovo tour americano nel 1985, Helder viene sostituito momentaneamente alla batteria da Fabiano Bianco dei Raff / Bloody Riot. Ancora nel 1985 registrano un 7″, Wop Hour, che esce nuovamente per la Toxic Shock, che produrrà anche il terzo album, After Your Brain (1986), registrato questa volta in Italia e promosso di nuovo negli States, tutto con continui ritorni e cambi di formazione.
Screams from the Gutter (Toxic Shock, 1985) si presenta come uno dei migliori esempi di fusione tra hardcore e speed-metal, in linea con lo stile proposto in quegli anni da D.R.I. e Agnostic Front. Più che sull’originalità, l’album fonda la propria importanza su un piano strettamente strumentale e compositivo, sfoggiando una delle migliori formazioni di sempre in ambito punk.
Un album perfetto nella sua violenza, che si apre con quello che diventerà il più grande classico della Band (la mitica “State Oppression”) e va via via aumentando di intensità, unendo pezzi più lenti (per quanto possa essere lento un pezzo dei Raw Power) ad altri di puro HC (“Raw Power”, un minuto di rabbia e di violenza nichilista). Questo è il disco della rivoluzione, i Raw Power diventano stelle acclamate (ovviamente a livello sempre underground), e partono per un tour americano in cui dividono il palco con le band più in vista del settore (Circle Jerks, Black Flag, Dead Kennedys).
Il gruppo assorge anche al ruolo di bandiera del Crossover mondiale (non quello che intendiamo adesso, ovviamente), i cui primi esponenti sono D.R.I. e Corrosion Of Conformity.
Tra tutti svetta il batterista Helder Stefanini, all’epoca diciassettenne, i cui trascorsi jazz gli permettono di inserire fraseggi inediti determinanti nel trasfigurare miniature punk che altrimenti si confonderebbero tra le migliaia di questo periodo. Valga tra tutti l’esempio di Joe’s the Best nel quale il battito al tempo stesso tecnico e istintivo, raffinato e naif, si sviluppa funambolico, esulando dalla sua funzione ritmica per farsi protagonista assoluto.
L’altra colonna strumentale è il chitarrista Davide Devoti, il cui stile si pone a metà strada tra il rumorismo schizoide di Greg Ginn e il solipsismo tecnico di Kirk Hammett. I suoi assoli e il suo feedback, colpiscono di continuo secondo la tattica guerrigliera dello spara e scappa, anche se è forse solo il formato ridotto dei pezzi a impedire che si dilunghino in modo stucchevole. In brani come Bastard o Nihilist la sua chitarra riesce anche a dare una parvenza di melodia alla frenesia generale.
Mauro Codeluppi si dimostra a sua volta uno degli urlatori più efferati della storia del rock: i suoi vocalizzi al vetriolo in brani come Raw Power o Don’t Let Me See It precorrono il grindcore facendo al tempo stesso impallidire Henry Rollins. Giuseppe Codeluppi fornisce il canovaccio a questi tre interpreti d’eccezione, inanellando riff memorabili a getto continuo. Del resto, benché i singoli brani siano tutti minuscoli, la loro sequenza senza soluzione di continuità fa sì che le due facciate del disco possano essere considerate come due lunghe e articolate suite.
State Oppression, Hate e Power diventano subito standard del gruppo, destinati ad essere ripetuti ad ogni loro concerto, ma i capolavori sono altri. A Certain Kind of Killer, ad esempio, che in cinquanta secondi scarsi riesce a condensare un clima d’attesa, una sfuriata selvaggia, un mid-tempo frenetico e una chiusura improvvisa. Oppure Start a Fight, personale versione della jam improvvisata che coi suoi due minuti sembra interminabile in rapporto al formato canzone generale.
Oppure My Boss e Police Police, di certo tra i più trascinanti thrash-punk di sempre. Oppure Politicians (con una citazione degli MC5) e Our Oppression che mostrano strutture articolate in grado di allontanarsi dagli schemi consueti. Sintesi e superamento di dieci anni di punk rock, Screams from the Gutter rimarrà negli anni il capolavoro insuperato dei Raw Power e uno dei migliori dischi hardcore di sempre.
Il ritorno in Italia è traumatico. Stefanini e Devoti lasciano il gruppo per intraprendere una florida carriera di turnisti. After Your Brain (Toxic Shock, 1986) risente non solo del cambio di formazione (Stefanini suona ancora, ma a mezzo servizio), ma anche degli scadenti studi di registrazione italiani del tutto inadeguati a catturare l’impeto selvaggio della banda.
L’entusiasmo e la voglia di replicare l’exploit precedente si risolvono in un disco di punk metal per lo più convenzionale in cui solo una manciata di brani regge il confronto con il passato recente, nell’ordine: Buy and Pay (forse la loro cavalcata più devastante), We Shall Overcome (forse il loro brano più melodico), You’re Fired, No Place to Hide e Nothing Better to Do (scariche adrenaliniche tutto sommato ineffabili). Nonostante i cambi di formazione i fratelli Codeluppi riescono a tenere in piedi il gruppo. I Raw Power continuano così per la loro strada alternando tour negli Stati Uniti a dischi in studio di modesta portata.
Wop Hour (Toxic Shock, 1986) è un ep dal vivo che raccoglie gli out-takes di Screams tra cui brilla per efferatezza Fuck Authority. I ragazzi non si fermano un attimo e, tornati dagli USA, pubblicano After Your Brain, altra mazzata clamorosa. Proprio quando il loro sound inizia a stabilizzarsi, iniziano a virare verso sonorità più Metal (come possiamo notare in alcuni dischi successivi, quali Reptile House e Mine To Kill), perdendo tuttavia un po’ di mordente.
Mine to Kill (Southern Studios, 1989) tenta di aggiornare il suono alla moda del thrash-metal proprio quando questa moda sta passando. Inizia una nuova era per la band: entra stabile al basso Alessandro Paolucci, Fabiano viene confermato alla batteria dopo problemi interni legati alla registrazione di Mine To Kill (Rat Cage 1989), quarto disco dei Raw Power. Segue il primo live ufficiale Live Danger (TVOR 1991) e Too Tough To Burn (Contempo 1992) che vedono come chitarrista assieme a Giuseppe il nuovo entrato Tommi Prodi.
A metà anni novanta inizia la pubblicazione di una serie di raccolte, un nuovo album in studio prodotto da Don Fury, Fight (Godhead 1995), un altro album Live intitolato Live From The Gutter (Godhead 1996) fino ad arrivare all’uscita del settimo full length Reptile House (West World 1998), il tutto con gli ennesimi cambi di formazione, tour Europei e dopo qualche anno un nuovo giro in America, organizzato da un vecchio amico dei Raw Power Tony Patino.
Questo tour inizia e finisce a New York, e durante una data nel New Jersey viene rubata la strumentazione del gruppo in circostanze del tutto misteriose, dovute al fatto che il furgone della band di supporto, dove sono stati momentaneamente caricati gli strumenti, rimane lasciato incustodito. Tra le cose rubate c’è anche la chitarra che Giuseppe ha utilizzato per quasi due interi decenni. Al ritorno in Italia continuano i concerti e anche qualche partecipazione a programmi televisivi.
Continuando a suonare ininterrottamente ovunque, vengono organizzati altri tre tour americani. Sfortunatamente nel 1999 parecchie date vengono annullate a causa del ricovero di Mauro dovuto a calcoli renali, mentre nel 2000, dopo aver registrato Trust Me (Hello Records 2001), arriva una delle migliori serie di concerti degli ultimi anni.
Il terzo di questa serie di tour sarà l’ultimo per Giuseppe negli Stati Uniti, perché il 6 ottobre del 2002 muore dopo un malore. La band ha da poco celebrato i 20 anni di carriera registrando il nuovo album Still Screming After 20 Years, che viene pubblicato poi nel 2003.
Perdendo il fondatore i Raw Power in un primo momento smettono di suonare, per poi decidere di continuare perché Giuseppe avrebbe voluto così.
A sua volta l’antologico Live Danger (TVOR, 1991), mostra tutta la stanchezza di un gruppo che sembra trascinarsi nel fango.
Too Tough to Burn (Contempo, 1993), vede il ritorno di Stefanini, ma il suo apporto è tutt’altro che essenziale, limitandosi a battere il tempo come un batterista qualsiasi. Con una cover di Thin Lizzy in evidenza (Heaven and Hell), il disco sembra ispirarsi più all’hard rock che al thrash metal. Il battito stereotipato di Jane and Joe, le rime baciate di This Ain’t a Way to Go, l’alternanza di strofa, ritornello e assolo in Run for Cover sono quasi ridicoli per un gruppo che fonda la propria fama sulla carica selvaggia e naif.
Fight (Godhead, 1995) mostra segni di ripresa, se non altro per la produzione di Don Fury che aggiorna il suono allo stile di Biohazard e Sick of It All, ma al di là della buona registrazione si fa fatica a trovare brani memorabili.
I Raw Power continuano tuttavia a godere di un fedele pubblico di sparuti, ma agguerriti fan, i quali d’altronde non sanno se catalogare il proprio attaccamento tra la nostalgia del passato o la compassione del presente.
L’antologico Live from the Gutter (Godhead, 1996) conferma ancora una volta la superiorità del repertorio di Screams su quello seguente.
Addirittura Burning the Factory (Grand Theft Audio, 1996), ristampa di demo, bootleg e out-takes degli esordi, si presenta come la loro migliore pubblicazione degli ultimi dieci anni.
Ancora screming dopo 20 anni (1999-2003) Un altro tour americano viene effettuato dal gruppo, fino al ricovero di Mauro ad Indianapolis. I suoi reni erano bloccati e aveva bisogno di un’operazione. Alcune date vengono cancellate a causa della natura della malattia.
Nel 2000, Raw Power pubblicano il loro nuovo album, Trust Me, su Hello Records, un’etichetta lanciata da Patino, la loro agenzia di prenotazione americana. Nel 2001 il gruppo è tornato in tournée negli Stati Uniti, a sostegno dell’uscita di Trust Me. Nel 2002, tornano in studio per registrare Still Screaming After 20 Years, per celebrare il loro ventesimo anniversario. Poco dopo averlo completato, il chitarrista e membro fondatore Giuseppe Codeluppi morì di infarto durante una partita di calcio. Il gruppo decide di continuare le sue attività in sua memoria.
Ultime attività (dal 2004)
Hanno girato l’Europa tra il 2004 e il 2005. Nel 2005 , il batterista Roberto è stato sostituito da Fabio per motivi di salute. Nel 2007 torna Tommi Prodi, in sostituzione del chitarrista Luca Carpi.
2004-presente: La nuova formazione Dopo parecchi cambi di formazione escono delle raccolte, il greatest hits The Hit List (Sudden Death 2004), Fuck Authority (SOA 2005), raccolta dei primi album, e The Reagan Years (Beer City 2010) con tutti i primi album della band e l’aggiunta di bonus tracks e materiale video su DVD. Tutte le uscite vengono arricchite con note personali scritte da Mauro e personaggi chiave della loro storia.
Nel 2010 dopo ben sette anni esce il nuovo disco Resuscitate (Pig 2010) registrato l’anno precedente a Seattle allo Studio Litho (di Stone Gossard dei Pearl Jam) durante l’ennesimo tour. Contiene ben ventiquattro nuovi brani più due cover degli Stooges ed una nuova versione del vecchio classico Mine To Kill. Quella di quest’album è stata la formazione più longeva che i Raw Power abbiano mai avuto, con Mauro Codeluppi (voce), Tommi Prodi (chitarra), Marco Massarenti (basso), Fabio Ferrari (batteria).
Nel 2012 l’italiana F.O.A.D. Records inizia a riproporre tutti gli album classici dei Raw Power, partendo dal primo Demo stampato per la prima volta su vinile, intitolato Birth, passando per i primi quattro dischi, aggiungendo per la prima volta materiale audio totalmente inedito, tra cui la scoperta di un Demo totalmente sconosciuto e risalente al 1982.
Per la stessa etichetta, lo stesso anno, viene ristampato lo split 7″ coi D.R.I. uscito nel 2001, questa volta in doppio flexi 7″ colorato, con una bonus track inedita della band di Poviglio. Sempre nel 2012 esce No More Borders, un 4 way split 7″ assieme a M.D.C., Söm-Hi Noise e Naked Aggression. Viene coprodotto da diverse etichette europee ed americane e contiene un brano inedito per ciascuna band.
Il 7 ottobre del 2012, sfortunatamente, un altro componente dei Raw Power, Luca “Lupus” Carpi, muore all’età di 34 anni. Pur non avendo partecipato all’incisione dell’ultimo disco è sempre rimasto anche nell’ultima formazione, suonando dal vivo e dividendo il palco con gli altri suoi compagni per quasi 15 anni.
Per tutto il 2013 il gruppo suona ininterrottamente nel proprio paese e in tutta Europa, ad aprile torna negli Stati Uniti e registra quello che sarà il nuovo album. Per l’occasione viene firmato un contratto con l’americana Beer City, e l’uscità del disco, intitolato Tired and Furious, è avvenuta a metà 2014.
Nel 2013 sono entrati nella formazione della band Paolo di Bernardo alla chitarra e Gianmarco Agosti alla batteria.
Nel 2014 e nel 2015 la band è in tour negli Stati Uniti.
Nel 2014 hanno pubblicato il loro nuovo album Tired and Furious , a sostegno dei loro trent’anni di esistenza.
Reptile House (Toxic Ranch, 1998) e Trust Me (Hello, 2001) cercano quindi di recuperare il clima adrenalinico degli esordi, senza però rendersi conto di quanti anni siano trascorsi da allora.
Nel 2016 i Raw Power tornano in tour Europa, condividendo il palco con Agnostic Front e H2O.
Nel 2017 esce per Indiebox Records il nuovo album “Inferno”, caratterizzato da alcune tracce cantate in italiano. Tra novembre e dicembre dello stesso anno la band effettua il suo primo tour in Australia, suonando nelle maggiori città del paese.
Nel 2018 Mattia “Berta” Bertani sostituisce Gianmarco Agosti alla batteria.
Nel 2019, assieme alla band italiana Cripple Bastard, i Raw Power effettuano il loro primo tour in Giappone.
La chiusura di un’epoca
Molti critici ed esponenti del movimento fanno risalire la fine della prima scena hardcore italiana alla data simbolica del 26 giugno 1987 con il concerto d’addio a Fabrizio Fiegel tenutosi a Bologna da Negazione, Indigesti e CCM. Non solo perché di li a poco Indigesti e CCM si sciolsero, ma anche perché la scena cominciava a dividersi e disgregarsi sempre più.
Gradualmente il movimento italiano si era diviso in tre filoni di pensiero distinti: La frangia anarco-pacifista ispirata al modello comunitario dei Crass e dei gruppi ad essi collegati (Poison Girl, Flux of Pink Indians, ecc…), la frangia nichilista e la frangia Oi! degli skinhead, spesso di ispirazione anarco-sindacalista e con un circuito indipendente e distinto dai primi due, accusati di approccio elitario ed eccessivamente intellettuale.
Intanto il mondo stava cambiato: Se la caduta del muro di Berlino avevano portato una visione più libertaria e nuove potenzialità per l’Europa, la caduta del Blocco Sovietico aveva portato ad una necessaria riorganizzazione delle sinistre europee. Con la fine della guerra fredda poi, la classe politica italiana vedrà perdere il sostegno delle potenze internazionali, rendendo così visibile un sistema di corruzione politico-mafioso ormai divenuto socialmente insostenibile.
In questo nuovo contesto anche la scena hardcore italiana ritroverà da qui a poco nuova energia. Una ventata di novità arriverà di li a qualche anno, con una nuova generazione di band più ispirate ai dettami Straight edge che si andarono affermando negli anni successivi, dividendosi anche in altri sottogeneri per stili e tematiche e tra questi l’emocore, lo ska-core, l’Hardcore New School o l’Ebullition Sound.
I Raw Power sono stati grandi esponenti di un’epoca diventandone blasone. Un’epoca e un movimento complesso, fatto di infinite band. Fatto sta che la band dei fratelli Codaluppi ha fatto da apripista per molti gruppi e ha creato la possibilità anche per le band nostrane di poter espatriare e farsi conoscere oltreconfine. E non solo in ambito hardcore.
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kritere · 2 years ago
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I mercenari Wagner, la Libia e i migranti: perché per l’opposizione il governo “grida al complotto”
DIRETTA TV Emergenza immigrazione 14 Marzo 2023 I mercenari della Wagner sono in Libia da anni e sono “in contatto con bande di trafficanti e di miliziani interessati al traffico di migranti”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Dall’opposizione non mancano le critiche: “Governo che grida al complotto internazionale non è serio”. 0 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per ricevere…
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almaferriappunti · 2 years ago
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Poirot e i quattro
Agatha Christie
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Voto 6/10
Da leggere: se sei un appassionato di Agatha Christie e dell'ometto dalla testa a uovo piena di cellule grigie e ti interessa vederlo in un contesto diverso, più avventuroso e d'azione.
Da non leggere: se non conosci Hercule Poirot e vorresti partire da un romanzo che ti introduca nell'universo narrativo della regina del giallo. Meglio partire da altro.
Iniziato e finito in una sera uggiosa, dal catalogo Amazon Kindle Unlimited.
La Christie ha pubblicato Poirot e i 4 nel 1927 dopo la morte della madre e il travagliato divorzio, e proprio poche settimane dopo la sua misteriosa scomparsa di oltre dieci giorni: una succosa notizia per i media e un'ottima pubblicità per spingere le vendire del romanzo, forse non uno dei più riusciti (la regina del giallo lo definì addirittura rotten book)
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Si tratta di un'unificazione di racconti precedenti, accorpati in modo di dare alla narrazione un flusso armonico e coerente.
L'ambientazione si discosta molto da quella abituale della borghesia inglese, tra case in campagna e maggiordomi, e ci si ritrova invece catapultati in un complotto internazionale di spie dedite alla distruzione del mondo capeggiata dai famigerati 4: Poirot attraverso gli indizi ottenuti risolvendo vari casi ne sventerà il terribile piano.
É interessante come in Poirot e i quattro siano rappresentate le paure e le suggestioni che caratterizzano il periodo tra le due guerre: i complotti e le associazioni segrete che minacciano le democrazie, i misteriosi esperimenti scientifici che potrebbero portare a catastrofi militari planetarie.
In questo romanzo troviamo un Poirot molto più simile a Sherlock Holmes: avventuroso, dedito ai travestimenti, esperto di veleni, affiancato da un Harrings/Watson particolarmente impacciato e affascinato dalla contessa Vera Rosakoff, l'unica donna capace di catturare la sua attenzione e che ricorda molto Irene Adler, la memorable nemesi di Sherlock.
Insomma con Poirot e i quattro abbiamo tra le mani un libro puramente d'evasione e intrattenimento, senza i picchi di genialità narrativa di cui Agatha Christie é stata capace, quello che non manca é l'inconfondibile stile pungente e ironico.
Buona lettura!
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"In Gabbia" di Sean Black. Recensione di Alessandria today
Un thriller mozzafiato che porta Ryan Lock nel cuore del pericolo: il supercarcere di Pelican Bay.
Un thriller mozzafiato che porta Ryan Lock nel cuore del pericolo: il supercarcere di Pelican Bay. La trama di “In Gabbia” Benvenuti a Pelican Bay, il supercarcere più duro d’America, dove tremila tra i criminali più pericolosi del paese scontano la loro pena. Per Ryan Lock, guardia del corpo d’élite e protagonista della serie di Sean Black, sarà una sfida senza precedenti. Lock assume una…
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ilgiornaledelriccio · 4 years ago
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USA, una storia di attacchi senza prove: Biden prosegue con la (smentita) teoria del complotto di Wuhan.
USA, una storia di attacchi senza prove: Biden prosegue con la (smentita) teoria del complotto di Wuhan.
Nonostante centinaia di articoli scientifici occidentali hanno continuamente smentito la fake news, con annessa ispezione nei laboratori di Wuhan (polo internazionale di ricerca, non solo cinese), continuiamo a leggere articoli e accuse che gettano dubbi e timori da film hollywoodiano. La strategia della diffusione di notizie false non appartiene solo all’amministrazione del “presidente cattivo”…
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curiositasmundi · 1 year ago
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[...]
Le fantasie di complotto sulle scie chimiche esemplificano anche uno dei principali paradossi della cultura cospirazionista: c’è un piano segreto, segretissimo, ma i suoi artefici lasciano che sia esposto nei dettagli e denunciato in tantissimi libri pubblicati in molte lingue, innumerevoli articoli, migliaia di video visti da milioni di persone. Libri, articoli e video disponibili sulle piattaforme di proprietà degli uomini più ricchi e influenti del mondo: Sergey Brin e Larry Page, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Elon Musk.
A proposito di loro Rebecca Solnit ha scritto che i miliardari “sono una minaccia per tutti: la loro mole politica distorce la nostra vita pubblica”, perché “funzionano come poteri non eletti, una sorta di aristocrazia globale autonoma che tenta di governare su tutti. Secondo alcuni le aziende tecnologiche che hanno generato tanti miliardari moderni agiscono con metodi più simili al feudalesimo che al capitalismo, e di certo molti miliardari operano come i signori del mondo, mentre si battono per difendere la disuguaglianza economica che ha reso loro così ricchi e tanti altri così poveri. Usano il loro potere in modi arbitrari, irresponsabili e spesso devastanti per l’ambiente”.
È un vero e proprio punto cieco della fantasia di complotto. I magnati della Silicon valley esercitano sulla nostra società e sulla nostra cultura una delle più estese e arroganti influenze mai viste. Se ci sono persone di cui, con un’iperbole, possiamo dire che “controllano le menti”, sono loro. Se c’è gente che cospira – letteralmente: respira insieme, negli stessi ambienti, in luoghi inaccessibili ai comuni cittadini – è proprio quella. Eppure nessuno li indica come complici del piano delle scie chimiche né, in generale, di alcun altro complotto su scala mondiale. Come mai?
C’è una possibile spiegazione: se Amazon, Facebook, Instagram, X, YouTube e Whatsapp fossero indicati come parte della cospirazione, nella mente di chi la denuncia su quelle piattaforme si produrrebbe una dissonanza cognitiva: percepirebbe il proprio star lì come incoerente, inconciliabile con quel che dice o scrive. Con fatica cognitiva dovrebbe giustificare la contraddizione in qualche modo, oppure rimuoverla. Tutto ciò sarebbe causa di stress. Meglio rimuovere a monte, evitando di pensarci e descrivendo lo scenario più implausibile: un complotto planetario in cui i padroni dei più potenti mezzi di comunicazione del pianeta non hanno alcun ruolo.
[...]
La prima puntata qui
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La morte di Balbo non fu un complotto. La tesi di Folco Quilici
La morte di Balbo non fu un complotto. La tesi di Folco Quilici
Su quel tragico 28 Giugno 1940 a Tobruk molto si è scritto, troppo si è detto. La morte di Italo Balbo con l’abbattimento del suo aereo nei cieli libici ha sempre suscitato molte perplessità e congetture. Fu una congiura? Un complotto per eliminarlo perché uomo di fama internazionale (banale e bieca invidia?) e/o perché contrario alla guerra, all’alleanza con la Germania nazista e alle leggi…
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senzarimorsostreamingita · 4 years ago
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Senza rimorso streaming completo film online italiano
Guardare Film - https://senza-rimorso-ita.blogspot.com/
Un nuovo adattamento cinematografico del thriller bestseller del 1993 di Tom Clancy, Without Remorse, con Michael B. Jordan, sarà presentato in anteprima su Amazon Prime Video il 30 aprile. Inizialmente era previsto per l'uscita nelle sale di ottobre 2020. Il romanzo si svolge nello stesso universo immaginario dei techno-thriller di Jack Ryan di Clancy, iniziato con The Hunt for Red October del 1984, e racconta l'origine dell'agente della CIA noto come John Clark, il cui nome era John Kelly prima di adottare un nuovo identità. Quando fu pubblicato Without Remorse, Clark era già apparso come personaggio secondario in Il cardinale del Cremlino del 1989, Clear and Present Danger degli anni '90 e The Sum of All Fears del 1991, che hanno ricevuto Kirkus Stars. Ha continuato a essere il protagonista del bestseller Rainbow Six del 1998. Il romanzo Senza rimorso inizia nel 1969 e segue le gesta di John, la cui moglie incinta è morta di recente. Prende un autostoppista, Pam, che si scopre essere una prostituta in fuga da Henry, un pappone omicida e spacciatore. La coppia alla fine insegue Henry e il suo equipaggio, che uccidono Pam e mandano John in ospedale. Quando esce, si imbarca in una missione di vendetta personale. In un complotto parallelo, il governo del Vietnam del Nord ha messo 20 piloti americani abbattuti in una prigione, dove vengono interrogati da un colonnello sovietico; L'ammiraglio James Greer e l'agente della CIA Robert Ritter vogliono che John si rechi in Vietnam per una missione di salvataggio. A giudicare dal trailer, il film non sembra essere ambientato negli anni '60 e '70, e questa non è l'unica deviazione dal materiale originale. Secondo il riassunto del film di Amazon, John "scopre una cospirazione internazionale mentre cerca giustizia per l'omicidio di sua moglie incinta da parte di soldati russi". Nel romanzo, sua moglie muore in un incidente d'auto. Il riassunto indica anche che dopo che John "ha unito le forze con la collega SEAL Karen Greer e l'oscuro agente della CIA Robert Ritter" - interpretati rispettivamente da Jodie Turner-Smith e Turn: Washington's Spies 'Jamie Bell di Queen e Slim - "la missione rivela inconsapevolmente un segreto. complotto che minaccia di travolgere gli Stati Uniti e la Russia in una guerra a tutto campo ".
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