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#collaborazione industriale
pasqualemassa · 3 months
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Acea e Amazon Web Services: memorandum di un anno per l'Innovazione e lo sviluppo tecnologico
Roma, 18 giugno 2024 – Amazon Web Services (AWS) e ACEA, uno dei principaligruppi industriali italiani che opera nei settori dell’idrico, dell’energia e dell’ambiente,hanno annunciato oggi la firma di un Memorandum d’Intesa (MoU) per collaborare suiniziative strategiche nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico, con un focus suintelligenza artificiale, IoT e sostenibilità.Il memorandum, della…
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mezzopieno-news · 5 months
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OPERATIVI I PRIMI TRENI ALIMENTATI CON OLIO DA CUCINA
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In arrivo un nuovo treno alimentato a olio da cucina. Lineas, operatore privato di trasporto ferroviario di merci in Europa, ha infatti avviato la sperimentazione della locomotiva che utilizza il biocombustibile Fame con l’obiettivo di sostituire nel più breve tempo possibile i treni a diesel con nuovi alimentati proprio da olio da cucina.
Il Fame (acronimo per fatty acid methyl ester, estere metilico di acidi grassi) è uno speciale biodiesel ottenuto da acidi grassi di olio vegetale fatti reagire in eccesso di alcool metilico. Benché il biocombustibile Fame sia già utilizzato nei motori marini e nei sistemi di combustione semplici, non era ancora stato testato per il trasporto ferroviario. I test proseguiranno fino a giugno e riguardano il porto commerciale di Gand in Belgio. Lineas è ottimista dal momento che fino ad ora la sperimentazione è stata un successo. “I test attualmente condotti con Fame evidenziano i nostri sforzi per implementare soluzioni di trasporto sostenibili”, afferma Bernard Gustin, Presidente esecutivo di Lineas. “Ci impegniamo a ridurre il nostro impatto ambientale garantendo al contempo l’efficienza e l’affidabilità dei nostri servizi.” Lineas infatti punta a ridurre le proprie emissioni del 42% entro il 2030 sottolineando però che c’è un gran bisogno di un ulteriore sviluppo delle infrastrutture per consentire un uso diffuso di questi combustibili. Attualmente infatti non esiste alcuna infrastruttura di rifornimento per la fornitura di biocarburanti, il che ne ostacola la diffusione immediata. Il progetto sperimentale è reso possibile grazie alla collaborazione con Cargill, gruppo agro-industriale che ha deciso di scommettere sulla particolare soluzione e proprio la cooperazione con varie realtà produttive è ciò che Lineas auspica per accelerare la transizione verso carburanti per trasporti sostenibili.
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Fonte: Lineas
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raffaeleitlodeo · 9 months
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Io da ieri continuo a pensare a quei disgraziati del team marketing Balocco. Quelli che in una riunione di brainstorming, svariati mesi prima del Natale, hanno avuto la brillante idea di fare questa operazione commerciale in collaborazione col top di gamma delle influencer, il non plus ultra, massì, puntiamo in alto, successo assicurato! E così hanno pagato un cachet esorbitante, si sono ritrovati con il 20% di prodotto invenduto (costi per realizzarlo, costi per distribuirlo, costi per smaltirlo), e alla fine si sono pure beccati circa mezzo milione di multa per pubblicità ingannevole. E sì che se ne erano anche preoccupati: non volevano esplicitare una relazione diretta tra vendite e donazione, perché non sussisteva. E perché va bene che la charity rende tutto più notiziabile (viceversa chi se lo caga un pandoro industriale che costa 10 euro), ma non si può proprio dichiarare il falso, speculare sull’equivoco, strumentalizzare la beneficienza e intestarsi meriti e donazioni che non ci sono, no? E invece sì. La comunicazione che ne è derivata (comunicazione che, per chi non lo sapesse, parte sempre da un comunicato stampa congiuntamente redatto e approvato dalle parti), era ingannevole per i consumatori. Tutto in buona fede, s’intende. Mi chiedo se quei disgraziati abbiano ancora un impiego o se, come succede nel mondo dei comuni mortali plebei alle dipendenze di qualcuno, non sia saltata qualche testa. Mi chiedo se quelle teste sappiano ancora come pagare le rate del mutuo a tasso variabile oppure no. Mi chiedo soprattutto se questa vicenda possa diventare una bella case history di insuccesso, di quelle raccontate ai corsi di alta formazione, di lauree in digital-cose, insomma una parabola che serva a formare i futuri manager e a ricordare alle aziende che i soldi possono essere investiti diversamente: in beneficenza a chi ne ha bisogno, certo, ma pure distribuendo premi di produzione ai dipendenti, offrendo benefit aziendali ai lavoratori, retribuendo gli straordinari (ove non retribuiti); assumendo le persone invece di fare tagli sistemici all’organico da anni; investendo sulla formazione del personale; aumentando gli stipendi che sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa mentre il costo della vita è alle stelle. Avete letto che per circa la metà dei 40enni che percepiscono la tredicesima, essa va destinata in toto al pagamento delle spese arretrate? No, per dire, cosa accade in questa privilegiata fetta del mondo occidentale. Qualche volta, in qualche corso, qualcuno disse: non esiste pubblicità migliore per un’azienda di quella che fanno i dipendenti soddisfatti. In quel caso, non vi arrivano nemmeno le multe dell’Antitrust, pensate un po’. Con cordialità, dalla mia anima ingenua, populista e sindacalista. Memorie Di Una Vagina, Facebook
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gregor-samsung · 8 months
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“ Le invenzioni e le scoperte portano benefici a tutti. Il progresso della scienza è una faccenda che riguarda tutto il mondo civile. Non ha una vera importanza il fatto che un uomo di scienza sia inglese, francese o tedesco. Le sue scoperte sono a disposizione di tutti e per trarne profitto non occorre niente di più dell'intelligenza. Il mondo dell'arte, della letteratura e del sapere, è internazionale; quel che vien fatto in un paese, non vien fatto per quel paese, ma per l'umanità. Se ci domandiamo che cosa eleva la umanità al disopra delle bestie, che cosa ci permette di considerare la razza umana più importante di qualsiasi specie di animali, scopriremo che non sono cose delle quali una nazione può avere la proprietà esclusiva, ma sono tutte cose che il mondo intero può spartirsi. Coloro che tengono a queste cose, coloro che desiderano vedere l'umanità feconda nel lavoro che soltanto gli uomini possono fare, non baderanno gran che ai confini nazionali e si cureranno ben poco di sapere a quale Stato un individuo deve fedeltà.
L'importanza della cooperazione internazionale al difuori del campo della politica mi è stata dimostrata dalla mia stessa esperienza. Fino a poco tempo fa ero occupato nell'insegnamento di una nuova scienza che pochi uomini al mondo erano in grado di insegnare. Il mio lavoro si basava soprattutto sull'opera di un tedesco e di un italiano. I miei allievi venivano da tutto il mondo civile : Francia, Germania, Austria, Russia, Grecia, Giappone, Cina, India e America. Nessuno di noi era cosciente di un senso di diversità nazionale. Ci sentivamo un avamposto della civiltà, occupati a costruire una strada nella foresta vergine dell'ignoto. Tutti collaboravano all'impresa comune e nell'interesse di questo lavoro le inimicizie politiche delle nazioni sembravano insignificanti, temporanee e futili. Ma non è soltanto nell'atmosfera piuttosto rarefatta di una scienza astrusa che la collaborazione internazionale è vitale per il progresso della civiltà. Tutti i problemi economici, la questione di garantire i diritti della mano d'opera, le speranze di libertà in patria e di umanità fuori, poggiano sulla creazione di una buona volontà internazionale. Finché odio, sospetto e paura, dominano i sentimenti degli uomini, non possiamo sperare di sfuggire alla tirannia della violenza e della forza bruta. Gli uomini devono imparare ad essere coscienti degli interessi comuni dell'umanità che sono identici, piuttosto che ai cosiddetti interessi dai quali le nazioni sono divise. Non è necessario, e neanche desiderabile, eliminare le differenze di educazione, di usi e di tradizioni tra le diverse nazioni. Queste differenze danno ad ogni singola nazione la possibilità di contribuire in modo distintivo alla somma totale della civiltà del mondo. “
Bertrand Russell, Le mie idee politiche. Una guida per orientarsi nelle ideologie politiche di tutti i tempi, traduzione di Adriana Pellegrini, Longanesi & C. (serie ocra, collana Pocket saggi n° 525), 1977; pp. 144-46.
[1ª Edizione originale: Political Ideals, New York: The Century Co., 1917; full text Here]
NOTA: nella prefazione l’autore puntualizza: «Questo libro è stato scritto nel 1917, ma pubblicato soltanto in America. Avrebbe dovuto essere una serie di conferenze, ma il ministero della Guerra lo impedì. Il primo capitolo doveva essere una conferenza da tenersi a Glasgow, presieduta da Robert Smillie, presidente della Federazione Minatori. Poco prima della data fissata per la conferenza il governo mi proibì l'ingresso in quelle che venivano chiamate « zone proibite », tra le quali era compresa Glasgow. Queste zone comprendevano tutto quanto si trovava vicino alla costa, e l'ordine era inteso contro le spie, per impedire che facessero segnalazioni ai sottomarini tedeschi. Il ministero della Guerra fu tanto cortese da dire che non mi sospettava di spionaggio a favore dei tedeschi; mi accusò soltanto di fomentare il disinteresse industriale, allo scopo di por fine alla guerra. Smillie annunciò che avrebbe tenuto la riunione di Glasgow nonostante la mia inevitabile assenza e infatti lesse la conferenza che avrei dovuto tenere io. Il pubblico rimase piuttosto sorpreso dalla differenza dal suo solito stile; ma alla fine, Smillie annunciò di aver letto la conferenza proibita. Il governo aveva troppo bisogno di carbone per agire contro di lui.»
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aresdifesa · 3 months
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Giappone e Stati Uniti produrranno congiuntamente missili Patriot PAC-3/MSE L’Amm.ne Biden ed il Governo del Primo Ministro Fushida hanno intavolato le trattative relative la possibile produzione congiunta di missili per il sistema antimissile Patriot PAC-3/MSE. Questa possibile e probabile partnership tra Giappone e Stati Uniti è stata avviata nel recente vertice tra il Primo Ministro Fushida ed il Presidente Biden nel ambito di una più stretta collaborazione industriale e militare tra i due Paesi. In Giappone la Air Self-Defense Force (JASDF) da diversi anni dispone di sistemi Patriot PAC-2 per la difesa aerea a lungo raggio che sono stati integrati in tempi più recenti dai PAC-3/MSE per la difesa
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fashionbooksmilano · 2 years
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Aldo Rossi Design 1960-1997
Catalogo Ragionato Catalogue Raisonné
a cura di Chiara Spangaro
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2022, 272 pagine, 24 x 28 cm, Italiano/Inglese, ISBN  9788836651184
euro 60,00
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Il catalogo ragionato, a cura di Chiara Spangaro, presenta per la prima volta l’insieme del design di Aldo Rossi, dai primi mobili realizzati nel 1960 fino al 1997. Sono riuniti circa 70 tra oggetti e arredi di produzione industriale e artigianale, illustrati dai disegni, dagli studi e dai testi di Rossi, dai prototipi e dai documenti relativi alla collaborazione dell’architetto-designer e teorico milanese con le aziende che hanno lavorato con lui, sperimentando forme e cromie nel campo dei metalli e del legno, del marmo e della pietra, della ceramica e della porcellana, dei tessuti artigianali e industriali e dei materiali plastici. Con Alessi, Arte, Artemide, Bruno Longoni Atelier d’arredamento, Designtex, Molteni&C, Richard-Ginori, Rosenthal, UniFor e Up Group, Rossi ha ideato mobili e “oggetti d’affezione” iconici che si legano alle sue architetture, introducendo elementi ora metafisici ora ludici, o ancora riflettendo sul rapporto tra la scala architettonica e urbana e quella del design.
18/11/22
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piusolbiate · 11 months
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C'ERA UNA VOLTA IL COTONIFICIO
 Un evento che intende onorare un momento storico decisivo per l'evoluzione economico-sociale del nostro paese "...un novello stabilimento mosso dalle acque dell'Olona si vide sorgere in Solbiate, e tosto crebbe in guisa che fu il maggiore della Lombardia. E con la nuova del filare, aumentarono ancora l'avita arte del tessere, agli antichi telai a mano aggiungendone molti e molti meccanici"  (Pasolini P.D., Memorie storiche della famiglia Ponti, Galeati, Imola 1876)
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Il Comune di Solbiate Olona e la Commissione Biblioteca organizzano in collaborazione con il Gruppo Anziani Solbiatesi ...C'ERA UNA VOLTA IL COTONIFICIO... 23 Agosto 1823: inizia la storia di un avventura cotoniera che trasformerà la vita di un paese 21-22 ottobre 2023: Solbiate olona celebra il Bicentenario di fondazione del Cotonificio "Andrea Ponti" PROGRAMMA Sabato 21 Ottobre ore 16 presso il Centro Anziani di Solbiate Olona  Inaugurazione della mostra documentaria allestita da Aldo Tronconi Presentazione del percorso narrativo "Storia di una industria e di un Paese" a cura di Ivan vaghi, Antonello Colombo, Annamaria Tomasini Domenica 22 Ottobre presso il Centro Socio-culturale di Solbiate Olona Vernissage della collettiva di pittori locali "Spazi e uomini di una industria cotoniera" Proiezione Video "Il Cotonificio di Solbiate 1823-2023" di Filippo D'Angelo con le interviste agli ex lavoratori ORARI DI APERTURA DELLA MOSTRA Domenica 22 ottobre dalle ore 10:00 alle ore 12:00 - dalle ore 15:00 alle ore 18:00 da Lunedì 23 a Venerdì 26 ottobre dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Sabato 28 e domenica 29 ottobre dalle ore 10:00 alle ore 12:00 - dalle ore 15:00 alle ore 18:00 NOTE Il 23 agosto 1823 è una data importante per Solbiate Olona: "Si è principiato a lavorare il Cottone a Solbiate" scriveva il contabile della sede di Gallarate del Cotonificio di Solbiate. L'opificio sorse sull'area dei due mulini ad opera di Andrea Ponti, già industriale a Gallarate. La fabbrica occupò sin dall'inizio 153 operai di cui 12 donne. Ben presto la filatura si sviluppò: Cesare Cantù in "Illustrazione italiana del Lombardo-Veneto" del 1854 all'art. Solbiate Olona scrive: "Rimarchevole è la filatura della ditta Ponti, la più vasta che esista in lombardia e che occupa oltre 400 persone. Essa è illuminata a gas e contiene molti telai meccanici ed una vasta tintoria". Nel 1890 per interessamento di Andrea Ponti, la popolazione aumentata a 620 abitanti ebbe i primi servizi sociali: l'asilo e la scuola elementare fino alla terza classe. La lenta trasformazione del paese da eminentemente agricolo ad agricolo-industriale continuò. La popolazione aumentò sensibilmente tanto che nel 1913 a Solbiate gli abitanti erano 2350. Nel 2014 alla guida del Cotonificio ci furono uomini di grande valore come Federico ed Alfredo Tobler che sostituirono ettore Ponti, divenuto Senatore del regno: già da quel periodo i prodotti marca Gallo furono molto apprezzati. "In occasione del Centenario del Cotonificio fu iniziata la costruzione delle case operaie e donato al Comune il terreno per un nuovo e più grande Cimitero. Fu l'inizio di un periodo d'oro per il paese che, unico nella zona, aveva strade asfaltate, un centro sportivo ricreativo (il dopo-lavoro) con campi da tennis, gioco delle bocce, pista per corse, sala da ballo". (tratto da "Socio-Storia di Solbiate Olona", a cura delle insegnanti Sandra Sartori Colombo e Gianna Limido Bellancini delle classi 3^B e 3^C, Anno scolastico 1975/76)
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stefaniaperinelli · 2 years
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Meno è meglio
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Agli inizi del 1900 nacque in Germania la Bauhaus, una scuola d’arte basata sul modello collaborativo fra docenti e studenti, dove si insegnavano belle arti, fotografia, design industriale, architettura e urbanistica. I principi fondanti del Bauhaus erano essenzialità, estrema modernità, uguaglianza, attenzione al colore e alla forma.
All’architetto e designer tedesco Mies van der Rohe, uno dei massimi esponenti del Movimento Moderno, va il merito di aver reso celebre la frase Less is more che capovolge il paradigma diffuso all’epoca e indica che in realtà il miglior risultato, il di più, si ottiene nel caso in cui si produca un edificio – ma questo vale per qualunque tipo di prodotto - essenziale e perfetto nelle sue funzioni. Questo principio di sottrazione si diffuse alle altre arti per giungere sino a noi. Oggi i politici parlano di “nuova Bauhaus” per estenderlo alla cultura e alla mentalità delle persone così da costruire un mondo più in equilibrio.
Ecco allora che Less is more torna ad essere un principio guida di equilibrio. Non di eliminazione a tutti i costi, bensì di sottrazione di ciò che è inutile.
Propongo anch’io di applicare una nuova Bauhaus alle relazioni con gli animali non umani, esseri essenziali e perfetti nelle loro funzioni. Interagire con loro con meno controllo per avere più relazione.
Meno (niente) addestramento, più collaborazione.
Meno pretese, più osservazione.
Meno esercizi, più contaminazione.
Meno parole, più corporalità.
Meno risposte, più domande.
Meno razionalità, più animalità.
Meno retorica, più sostanza.
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scienza-magia · 24 days
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2.492 carati di diamante ritrovato in Karowe
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Il diamante più grande mai trovato nell’ultimo secolo. Pesa mezzo chilo ed è stato estratto da una miniera in Botswana, dove negli ultimi anni ne erano già stati trovati di molto grossi. In una miniera del Botswana, nell’Africa meridionale, è stato estratto il più grande diamante mai trovato da oltre un secolo e il secondo più grande a essere mai stato estratto in una miniera. Il ritrovamento è stato presentato nel corso di una cerimonia alla presenza del presidente del paese, Mokgweetsi Masisi, organizzata in collaborazione con Lucara Diamond, la società canadese che ha trovato ed estratto il diamante nei giorni scorsi. Negli ultimi anni il Botswana ha rinnovato gli accordi con alcune società di estrazione per sfruttare le proprie miniere e aumentare i ricavi derivanti dalle concessioni, anche se non sempre in modo molto vantaggioso.
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Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, osserva il diamante da 2.492 carati da poco trovato in una miniera del paese Il nuovo diamante pesa circa 500 grammi ed è quindi da 2.492 carati (la caratura misura il peso del diamante, e un carato vale 0,2 grammi). È stato trovato nella miniera di Karowe nel centro del paese, uno dei siti di estrazione di diamanti dove negli ultimi anni sono stati effettuati alcuni dei ritrovamenti più importanti al mondo per il settore con almeno altri quattro diamanti da più di mille carati nell’ultimo decennio. Al momento non è chiaro quale possa essere il valore finale del nuovo diamante, anche perché non sono state fornite molte informazioni sul suo grado di purezza e di conseguenza sui tagli che si potrebbero effettuare per ottenere i diamanti da utilizzare nei gioielli, o a scopo industriale. Nel 2015 un diamante da 1.111 carati trovato sempre nel sito di Karowe era stato acquistato da un gioielliere britannico per circa 53 milioni di dollari. Nel 2020 il diamante Sewelo, sempre trovato a Karowe e fino alla scoperta degli ultimi giorni il secondo più grande mai trovato con i suoi 1.758 carati, era stato acquistato dalla società di moda francese Louis Vuitton per una cifra non resa pubblica. Il Cullinan, il diamante più grande del mondo proveniente da una miniera, fu trovato in Sudafrica nel 1905 ed era da 3.106 carati. Dopo il ritrovamento, fu tagliato in gemme più piccole, alcune delle quali ora fanno parte dei gioielli della Corona britannica. Il nuovo diamante, che non ha ancora un nome, è quindi il più grande a essere mai stato trovato negli ultimi 119 anni.
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La-miniera-di-Karowe-vista-dal-satellit Il Botswana è il secondo più grande produttore di diamanti naturali dopo la Russia e negli ultimi anni, anche grazie agli accordi con alcune grandi multinazionali, ha reso possibile il ritrovamento di alcuni dei diamanti di maggior valore al mondo. Il paese ha 2,6 milioni di abitanti e cerca di sfruttare le proprie miniere per aumentare i propri ricavi, ma da tempo si discute se i contratti stretti con i privati tutelino a sufficienza la manodopera locale e siano effettivamente vantaggiosi, a partire da quelli con De Beers, storico marchio di diamanti. Proprio a De Beers si deve la credenza che i diamanti siano molto rari. Ovviamente, le miniere di diamanti non si trovano dappertutto e il numero di queste pietre preziose non è infinito, ma l’idea che ce ne siano pochi si è diffusa perché per decenni la De Beers ne ha messo da parte una grossa riserva, vendendo solo una parte di quelli estratti. Tenendo così alti i prezzi, e al tempo stesso alimentando il mito intorno ai diamanti. Read the full article
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greenmax-it · 25 days
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ha lanciato una nuova linea di polistirolo riciclato per imballaggi a contatto con gli alimenti
Queste classificazioni sono state create in collaborazione con Forever Plast, una società di riciclaggio di polimeri su scala industriale con sede a Lograto, in Italia. Forever Plast produce questi gradi. Versace ha creato un metodo chiamato “Update”, che pulisce i polimeri riciclati per soddisfare gli standard dell’Unione Europea per le applicazioni a contatto con gli alimenti.
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Versalis, la divisione chimica della società energetica italiana Eni, ha lanciato una nuova linea di polistirolo riciclato per imballaggi a contatto con gli alimenti. Queste classificazioni sono combinate con la gamma di resine riciclate meccanicamente di Versace e commercializzate sotto il marchio Refence. Sono utilizzati in lattine di yogurt, pallet di pesce e carne, e in altre forme di imballaggio gonfiato e rigido.
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notiziariofinanziario · 2 months
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Sanlorenzo compra da Sawa Nautor Swan
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Sanlorenzo e Sawa, società controllata da Leonardo Ferragamo, hanno sottoscritto un contratto vincolante che prevede la vendita da parte di Sawa e l’acquisto da parte di Sanlorenzo di Nautor Swan e indirettamente delle sue partecipate.  Il Gruppo Nautor Swan è prevalentemente attivo nella progettazione, costruzione, commercializzazione e refit di imbarcazioni a vela di alto lusso a marchio Swan, Maxi Swan e ClubSwan, nonché a motore con marchio Shadow e Arrow. La vendita avverrà in due tranche: il 60% delle quote al primo closing, previsto nel breve periodo, pari all’importo di 48,5 milioni di euro, equivalente al pro quota di un Equity Value concordato in 80,9 milioni di euro (“Equity Value Primo Closing”), determinato sulla base di un Enterprise Value (“EV”) pari a 90,0 milioni e una PFN Adjusted al 31 dicembre 2023 pari a 9,1 milioni. Il 40% delle quote al secondo closing, entro il 30 aprile 2028 (sulla base dei dati finanziari FY2027), valorizzato al maggiore tra l’Equity Value primo closing e la valutazione dell’Equity derivante dall’applicazione del multiplo 9x. Per ciascun closing, le parti hanno concordato il pagamento del prezzo per 2/3 cash e 1/3 in azioni attraverso aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione riservato a Sawa, salvo l’insorgere di difficoltà tecniche che ne impediscano l’esecuzione tempestivamente. Il prezzo di emissione delle azioni Sanlorenzo è valorizzato alla media aritmetica dei prezzi di chiusura del mercato azionario nei 30 giorni di calendario precedenti al closing di riferimento. Il contratto è soggetto a condizioni sospensive in favore di Sanlorenzo per adempimenti di Sawa previsti tra la sottoscrizione del contratto e il primo closing. Post acquisizione, il Gruppo Nautor Swan sarà guidato da Massimo Perotti, in qualità di CEO, e Giovanni Pomati, in qualità di co-CEO. Leonardo Ferragamo manterrà la carica di Presidente di Nautor Swan. «La firma di questo accordo – commenta Massimo Perotti, presidente e CEO di Sanlorenzo - rappresenta il raggiungimento di un’altra tappa fondamentale della nostra strategia. Abbiamo elaborato in questi mesi un piano industriale solido, in termini di sviluppo prodotto e messa a terra delle numerose sinergie in ambito tecnologico, produttivo, commerciale, nonché di economie di scala, in collaborazione con Leonardo Ferragamo ed il management di Nautor Swan che hanno trasformato il cantiere e le sue barche in un brand iconico a livello globale. Stiamo parlando di un brand di nicchia ultra esclusivo la cui filosofia è perfettamente coerente con quella di Sanlorenzo.  L’heritage di Swan è riconosciuto in tutto il mondo per i suoi elementi chiave: eleganza, qualità, performance coniugata alla solidità grazie alle avanzate tecniche costruttive, innovazione e impareggiabile seaworthiness. Proprio come Sanlorenzo, è importante sviluppare questo patrimonio, sempre preservando la tradizione e l’esclusività del marchio, nel rispetto della competenza e dell’esperienza maturate negli anni da Nautor Swan. Proseguiremo nella Road to 2030 con una marcia in più: siamo i pionieri dello yachting sostenibile, all’avanguardia nella ricerca applicata di tecnologie carbon neutral basate sull’utilizzo di idrogeno e metanolo verdi; in sinergia con le barche a vela Swan, già di per sé sostenibili, creeremo un nuovo segmento di mercato oggi inesistente. L’unione dei marchi Sanlorenzo e Nautor Swan – ciascuno con una propria offerta esclusiva e limitata, rivolta al proprio club di connoisseurs, non in sovrapposizione tra loro – creerà un polo della nautica unico al mondo. Il meglio dello yachting a motore e a vela. La dichiarazione di Ferragamo Leonardo Ferragamo, presidente di Nautor Swan, sottolinea che «negli ultimi 26 anni, insieme a tanti meravigliosi collaboratori, ci siamo dedicati a sviluppare e trasformare questo cantiere già famoso e iconico in un brand internazionale riconosciuto per qualità, eleganza e affidabilità, elementi tipici nel cuore di Nautor Swan. Questo include quattro diverse linee di yacht, servizio globale di assistenza e gestione sportiva dedicata, oltre alla creazione di ClubSwan, lo yacht club che raccoglie i nostri armatori e tanti velisti estimatori dei valori che Swan da sempre promuove. Oggi il mio obiettivo è di indirizzare verso la perennità questo brand così amato e rispettato nel mondo intero, affidandolo ad uno dei gruppi nautici più importanti al mondo, guidato da Massimo Perotti, uno dei più brillanti imprenditori del settore, in modo che esso possa raggiungere le tante ed elevate potenzialità che abbiamo costruito con passione e dedizione in questi anni. Il mantenimento di una quota di rilevante minoranza, mi permetterà altresì, di continuare a trasferire quella cultura, conoscenza ed esperienza maturate in questi anni, a beneficio delle tante persone che lavorano in azienda e dei 2.300 e più armatori Swan nel mondo e di tanti altri che sognano di farne parte». Gli advisor coinvolti Lo studio legale Musumeci, Altara, Desana e Associati ha assistito Sanlorenzo per gli aspetti legali dell’operazione e la negoziazione dei relativi contratti. Sanlorenzo è stata inoltre assistita da Mediobanca nel ruolo di Financial Advisor dell’operazione, da Deloitte per gli aspetti di due diligence finanziaria, da Andersen Italia per gli aspetti fiscali e dal dott. Riccardo Cima per gli aspetti industriali. Lo studio legale Visconti & Associati ha assistito Sawa per la gestione di tutti gli aspetti legali dell’operazione e la negoziazione dei relativi contratti. Sawa è stata inoltre assistita da CC & Soci nel ruolo di Financial Advisor dell’operazione e da Heritage Holdings nel ruolo di Strategic Advisor. Read the full article
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londranotizie24 · 2 months
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Industria aerospaziale italiana al Farnborough, Crosetto a Londra per il GCAP
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Di Pietro Nigro Industria aerospaziale italiana in mostra al Farnborough International Air Show. Il ministro Crosetto a Londra per il programma GCAP con Regno Unito e Giappone. Industria aerospaziale italiana al Farnborough, Crosetto a Londra per il GCAP Una due giorni a Londra densa di impegni istituzionali dedicati tutti al tema della cooperazione internazionale su Difesa e Industria, quella del ministro della Difesa Guido Crosetto e dal Vice ministro agli Affari esteri Edmondo Cirielli, che ha avuto il suo culmine lunedì sera al rinfresco che l'Ambasciatore d'Italia a Londra Inigo Lambertini ha offerto alla delegazione ministeriale nella sua Residenza ufficiale di Londra. Al centro dell'agenda di Crosetto e Cirielli, gli accordi di cooperazione industriale tra Italia, Regno Unito e Giappone, nonché la qualificatissima presenza di imprese italiane all Farnborough International Air Show, il salone dell'aviazione e dell'aeronautica in corso dal 22 al 26 luglio. Rapporti Italia - Regno Unito, Crosetto: "Nulla è cambiato". Il progetto GCAP va avanti I rapproti bilaterali di collaborazione e cooperazione Italia-Regno Unito, che datano da lunghissimo tempo e si estrinsecano su vari livelli, non da ultimo nel prorgamma GCAP, sono e rimangono assolutamente stabili. A confermarlo è stato il ministro della Difesa Guido Crosetto, che nella giornata di lunedì ha incontrato per la prima volta il suo omologo britannico, il neo minsitro laburista John Healey, con cui nella giornata di martedì incontra anche il ministro della Difesa del Giappone Minoru Kihara nel quadro del GCAP, il programma per lo sviluppo congiunto di un nuovo Jet da caccia. Nei rapporti tra Italia e Regno Unito “nulla è cambiato” con il nuovo governo britannico, ha affermato Crosetto all'agenzia Nova nel corso di un punto stampa che si è tenuto ieri sera all’Ambasciata d'Italia nel Regno Unito. “Il mondo è quello che c’era prima delle elezioni nel Regno Unito”, e l’Europa “ha davanti sfide complesse", così "come la Nato”, a fronte di un potenziale cambio di scenario. Ue e Nato “hanno l’abitudine di affrontare i problemi” quando emergono, e non prima, come nel caso delle questioni legate all’Africa, ha osservato Crosetto. Queste rassicurazioni acquistano un valore importante, dopo che venerdì scorso The Times ha riferito il timore che il progetto Global Combat Air Program fighter - che coinvolge Italia, Gran Bretagna e Giappone, "potrebbe essere a rischio di cancellazione, in un più ampio riesame della materia Difesa", a causa delle preoccupazioni sui costi del governo laburista britannico guidato da Starmer. Dello stato di avanzamento del progetto GCAP si è discusso nella giornata di oggi, in un incontro delle tre delegazioni italiana, britannica e giapponese che si è tenuto nel palazzo di Whitehall, sede del Ministero della Difesa del Regno Unito. "I nostri sono tre grandi Paesi del G7 che hanno intrapreso un importante percorso. Il progetto GCAP, parte di una più ampia strategia della Difesa, si basa su eguale partecipazione in termini finanziari, industriali e tecnologici. Occorre ora garantire rispetto delle tempistiche e un quadro chiaro su condivisione di lavoro e tecnologie", ha detto Crosetto a margine dell’incontro trilaterale con il Segretario di Stato John Healey e con il Ministro Minoru Kihara. Il programma GCAP (Global Combat Air Programme) è una partecipazione trilaterale per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione, ed è un progetto ambizioso, fondamentale per l'Italia nello sviluppare capacità e tecnologie innovative e garantire un vantaggio operativo, e che rientra in una più ampia strategia di collaborazione internazionale, indispensabile negli scenari geopolitici attuali. Tanto è vero che Crosetto ne ha parlato anche con il collega giapponese in un incontro faccia a faccia che si è tenuto nella mattinata di martedì nella sede dell'ambasciata italiana e che ha visto, come hanno riferito fonti della Difesa italiana, un proficuo dialogo sui nuovi ambiti di collaborazione tra le Forze Armate di Italia e Giappone e sullo sviluppo della cooperazione nel settore dell’industria della difesa. E questo tema, anche se su aspetti più tecnico operativi, è stato al centro anche di un altro incontro, che Crosetto ha avbuto lunedì pomeriggio, con Maria Eagle, ministro per le Forniture e l'Industria della Difesa britannica, che è stata l'occasione anche per ribadire l'importante legame tra Italia e Regno Unito e approfondire opportunità che il progetto GCAP offre in termini di collaborazione industriale e sviluppo di un polo tecnologico. Sempre lunedì Crosetto ha anche incontrato il Segretario di Stato alla Difesa della Polonia, Pawel Bejda, in un colloquio che ha riguardato ancora una volta le possibilità di cooperazione tra Italia e Polonia innelle Forze armate e sulla cooperazione in ambito industria della Difesa. Industria ... Continua a leggere su
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italiacamerun · 3 months
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Il ruolo pionieristico di Enrico Mattei nella gestione delle risorse petrolifere
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Il ruolo pionieristico di Enrico Mattei nella gestione delle risorse petrolifere
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Il ruolo del piano Mattei nella costruzione della cabina di regia
Il piano Mattei, noto anche come “piano del petrolio”, è stato un ambizioso progetto ideato dall’allora Ministro dell’Industria Enrico Mattei negli anni ’50. L’obiettivo principale di questo piano era quello di ridurre la dipendenza dell’Italia dalle forniture estere di petrolio, promuovendo la ricerca e lo sfruttamento delle risorse petrolifere presenti sul territorio nazionale e in Africa.
Le iniziative di Enrico Mattei in Africa
Enrico Mattei fu un visionario nel suo campo e comprese fin da subito l’importanza di stabilire relazioni commerciali con i paesi africani al fine di garantire un approvvigionamento stabile di petrolio per l’Italia. A tal fine, promosse accordi e partnership con diversi paesi africani, contribuendo in modo significativo allo sviluppo dell’industria petrolifera in quei territori.
Uno dei risultati più significativi delle iniziative di Mattei in Africa fu la creazione della società AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), che ottenne importanti concessioni petrolifere in Libia e in Nigeria. Queste operazioni non solo garantirono un flusso costante di petrolio verso l’Italia, ma contribuirono anche allo sviluppo economico e infrastrutturale dei paesi coinvolti.
La costruzione della cabina di regia
La cabina di regia, nell’ambito del piano Mattei, rappresentava il fulcro delle operazioni di gestione e controllo delle risorse petrolifere nazionali e internazionali. La sua costruzione e organizzazione richiesero un impegno considerevole da parte del governo italiano e delle aziende del settore.
La cabina di regia aveva il compito di coordinare le attività di ricerca, estrazione, trasporto e raffinazione del petrolio, garantendo una gestione efficiente e razionale delle risorse. Inoltre, doveva assicurare la sicurezza degli impianti e dei trasporti, nonché promuovere la diversificazione delle fonti energetiche per ridurre la dipendenza da una singola risorsa.
La realizzazione della cabina di regia richiese la collaborazione tra il governo, le compagnie petrolifere e gli enti di ricerca, al fine di garantire la piena operatività del sistema. Inoltre, fu necessario sviluppare e implementare nuove tecnologie e infrastrutture per sfruttare al meglio le risorse petrolifere, sia in Italia che in Africa.
La costruzione della cabina di regia rappresentò un passo significativo verso l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e di garantire un approvvigionamento stabile di petrolio. Grazie al piano Mattei e alle iniziative intraprese in Africa, l’Italia poté consolidare la propria posizione nel settore petrolifero internazionale e contribuire allo sviluppo economico dei paesi partner.
La Cabina di Regia: l’organo di coordinamento del Piano Mattei
Per implementare efficacemente il Piano Mattei, Enrico Mattei comprese l’importanza di creare un organo di coordinamento che fosse in grado di supervisionare e gestire tutte le attività connesse alla ricerca, produzione e distribuzione del petrolio. Nacque così la “Cabina di Regia”, un comitato strategico che riuniva i principali attori coinvolti nel settore energetico italiano.
La Cabina di Regia era composta da rappresentanti dell’AGIP, dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), del Ministero dell’Industria e di altri enti governativi chiave. Questo organismo aveva il compito di definire le priorità, allocare le risorse, monitorare l’avanzamento dei progetti e prendere decisioni cruciali per il successo del Piano Mattei.
Grazie alla Cabina di Regia, il Piano Mattei poté essere attuato in maniera coordinata e sinergica, superando le possibili frizioni e sovrapposizioni tra i vari attori coinvolti. Questo approccio di governance centralizzato e integrato si rivelò fondamentale per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del piano, garantendo un approvvigionamento energetico stabile e indipendente per l’Italia.
L’innovazione tecnologica al servizio del Piano Mattei
Il Piano Mattei non si limitava soltanto all’espansione dell’industria petrolifera in Italia e all’estero, ma comprendeva anche un forte impulso all’innovazione tecnologica. Enrico Mattei, infatti, era consapevole che per raggiungere l’indipendenza energetica del Paese, era necessario investire in nuove tecnologie per l’estrazione, raffinazione e distribuzione del petrolio.
Uno degli esempi più emblematici di questo approccio innovativo fu l’introduzione della tecnica del “frac”, ovvero la fratturazione idraulica del sottosuolo. Questa tecnologia, all’epoca poco diffusa, consentiva di aumentare in modo significativo la produttività dei pozzi petroliferi, permettendo di estrarre quantità di greggio superiori rispetto ai metodi tradizionali.
Inoltre, l’ENI, sotto la guida di Mattei, investì pesantemente nella ricerca e sviluppo di nuovi processi di raffinazione, volti a migliorare l’efficienza e la qualità dei prodotti petroliferi. Tali innovazioni tecnologiche, unite all’espansione geografica delle attività, permisero all’Italia di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni estere, rafforzando la sovranità energetica del Paese.
L’impatto geopolitico del Piano Mattei
Il Piano Mattei non ebbe soltanto una rilevanza economica e industriale per l’Italia, ma ebbe anche un importante impatto a livello geopolitico, soprattutto nelle relazioni con i paesi produttori di petrolio.
Mattei fu un abile diplomatico che riuscì a stabilire rapporti di collaborazione con numerosi paesi del Medio Oriente e dell’Africa, offrendo loro condizioni contrattuali più vantaggiose rispetto a quelle proposte dalle grandi compagnie petrolifere internazionali. Questa strategia, basata sulla condivisione dei profitti e sul rispetto della sovranità nazionale dei paesi produttori, gli valse il soprannome di “l’uomo che non voleva il petrolio”.
Il Piano Mattei ebbe quindi una doppia valenza: da un lato, garantì all’Italia un approvvigionamento energetico più stabile e indipendente; dall’altro, contribuì a rafforzare la posizione del Paese sulla scena internazionale, proiettandolo come un attore influente nel settore energetico globale.
La fine del Piano Mattei e le sue conseguenze
Nonostante i numerosi successi e l’impatto positivo sulla realtà italiana ed internazionale, il Piano Mattei ebbe una fine tragica e misteriosa. Nel 1962, Enrico Mattei morì in un incidente aereo di cui non sono mai state chiarite le circostanze. Molti ritengono che la sua scomparsa sia stata il risultato di un complotto ordito dalle grandi compagnie petrolifere internazionali, preoccupate dall’ascesa di un attore indipendente e influente come l’ENI.
Senza la guida visionaria di Mattei, il Piano perse progressivamente slancio e vigore. Pur continuando a operare, l’ENI non riuscì più a mantenere la stessa capacità di negoziazione e di innovazione che aveva contraddistinto gli anni della sua fondazione. Gradualmente, l’Italia ricominciò a dipendere maggiormente dalle importazioni estere di petrolio, perdendo parte della propria sovranità energetica.
Nonostante il suo tragico epilogo, il Piano Mattei rimane uno degli esempi più significativi di come un’industria nazionale possa giocare un ruolo chiave nel rafforzare l’indipendenza e la proiezione geopolitica di un Paese. La sua eredità continua a ispirare studiosi, politici ed esperti del settore energetico, dimostrando l’importanza di una visione strategica di lungo termine e di un approccio innovativo nella gestione delle risorse energetiche.
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femmelynch · 3 months
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Il ruolo del piano Mattei nella costruzione della cabina di regia
Il piano Mattei, noto anche come “piano del petrolio”, è stato un ambizioso progetto ideato dall’allora Ministro dell’Industria Enrico Mattei negli anni ’50. L’obiettivo principale di questo piano era quello di ridurre la dipendenza dell’Italia dalle forniture estere di petrolio, promuovendo la ricerca e lo sfruttamento delle risorse petrolifere presenti sul territorio nazionale e in Africa.
Le iniziative di Enrico Mattei in Africa
Enrico Mattei fu un visionario nel suo campo e comprese fin da subito l’importanza di stabilire relazioni commerciali con i paesi africani al fine di garantire un approvvigionamento stabile di petrolio per l’Italia. A tal fine, promosse accordi e partnership con diversi paesi africani, contribuendo in modo significativo allo sviluppo dell’industria petrolifera in quei territori.
Uno dei risultati più significativi delle iniziative di Mattei in Africa fu la creazione della società AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), che ottenne importanti concessioni petrolifere in Libia e in Nigeria. Queste operazioni non solo garantirono un flusso costante di petrolio verso l’Italia, ma contribuirono anche allo sviluppo economico e infrastrutturale dei paesi coinvolti.
La costruzione della cabina di regia
La cabina di regia, nell’ambito del piano Mattei, rappresentava il fulcro delle operazioni di gestione e controllo delle risorse petrolifere nazionali e internazionali. La sua costruzione e organizzazione richiesero un impegno considerevole da parte del governo italiano e delle aziende del settore.
La cabina di regia aveva il compito di coordinare le attività di ricerca, estrazione, trasporto e raffinazione del petrolio, garantendo una gestione efficiente e razionale delle risorse. Inoltre, doveva assicurare la sicurezza degli impianti e dei trasporti, nonché promuovere la diversificazione delle fonti energetiche per ridurre la dipendenza da una singola risorsa.
La realizzazione della cabina di regia richiese la collaborazione tra il governo, le compagnie petrolifere e gli enti di ricerca, al fine di garantire la piena operatività del sistema. Inoltre, fu necessario sviluppare e implementare nuove tecnologie e infrastrutture per sfruttare al meglio le risorse petrolifere, sia in Italia che in Africa.
La costruzione della cabina di regia rappresentò un passo significativo verso l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e di garantire un approvvigionamento stabile di petrolio. Grazie al piano Mattei e alle iniziative intraprese in Africa, l’Italia poté consolidare la propria posizione nel settore petrolifero internazionale e contribuire allo sviluppo economico dei paesi partner.
La Cabina di Regia: l’organo di coordinamento del Piano Mattei
Per implementare efficacemente il Piano Mattei, Enrico Mattei comprese l’importanza di creare un organo di coordinamento che fosse in grado di supervisionare e gestire tutte le attività connesse alla ricerca, produzione e distribuzione del petrolio. Nacque così la “Cabina di Regia”, un comitato strategico che riuniva i principali attori coinvolti nel settore energetico italiano.
La Cabina di Regia era composta da rappresentanti dell’AGIP, dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), del Ministero dell’Industria e di altri enti governativi chiave. Questo organismo aveva il compito di definire le priorità, allocare le risorse, monitorare l’avanzamento dei progetti e prendere decisioni cruciali per il successo del Piano Mattei.
Grazie alla Cabina di Regia, il Piano Mattei poté essere attuato in maniera coordinata e sinergica, superando le possibili frizioni e sovrapposizioni tra i vari attori coinvolti. Questo approccio di governance centralizzato e integrato si rivelò fondamentale per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del piano, garantendo un approvvigionamento energetico stabile e indipendente per l’Italia.
L’innovazione tecnologica al servizio del Piano Mattei
Il Piano Mattei non si limitava soltanto all’espansione dell’industria petrolifera in Italia e all’estero, ma comprendeva anche un forte impulso all’innovazione tecnologica. Enrico Mattei, infatti, era consapevole che per raggiungere l’indipendenza energetica del Paese, era necessario investire in nuove tecnologie per l’estrazione, raffinazione e distribuzione del petrolio.
Uno degli esempi più emblematici di questo approccio innovativo fu l’introduzione della tecnica del “frac”, ovvero la fratturazione idraulica del sottosuolo. Questa tecnologia, all’epoca poco diffusa, consentiva di aumentare in modo significativo la produttività dei pozzi petroliferi, permettendo di estrarre quantità di greggio superiori rispetto ai metodi tradizionali.
Inoltre, l’ENI, sotto la guida di Mattei, investì pesantemente nella ricerca e sviluppo di nuovi processi di raffinazione, volti a migliorare l’efficienza e la qualità dei prodotti petroliferi. Tali innovazioni tecnologiche, unite all’espansione geografica delle attività, permisero all’Italia di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni estere, rafforzando la sovranità energetica del Paese.
L’impatto geopolitico del Piano Mattei
Il Piano Mattei non ebbe soltanto una rilevanza economica e industriale per l’Italia, ma ebbe anche un importante impatto a livello geopolitico, soprattutto nelle relazioni con i paesi produttori di petrolio.
Mattei fu un abile diplomatico che riuscì a stabilire rapporti di collaborazione con numerosi paesi del Medio Oriente e dell’Africa, offrendo loro condizioni contrattuali più vantaggiose rispetto a quelle proposte dalle grandi compagnie petrolifere internazionali. Questa strategia, basata sulla condivisione dei profitti e sul rispetto della sovranità nazionale dei paesi produttori, gli valse il soprannome di “l’uomo che non voleva il petrolio”.
Il Piano Mattei ebbe quindi una doppia valenza: da un lato, garantì all’Italia un approvvigionamento energetico più stabile e indipendente; dall’altro, contribuì a rafforzare la posizione del Paese sulla scena internazionale, proiettandolo come un attore influente nel settore energetico globale.
La fine del Piano Mattei e le sue conseguenze
Nonostante i numerosi successi e l’impatto positivo sulla realtà italiana ed internazionale, il Piano Mattei ebbe una fine tragica e misteriosa. Nel 1962, Enrico Mattei morì in un incidente aereo di cui non sono mai state chiarite le circostanze. Molti ritengono che la sua scomparsa sia stata il risultato di un complotto ordito dalle grandi compagnie petrolifere internazionali, preoccupate dall’ascesa di un attore indipendente e influente come l’ENI.
Senza la guida visionaria di Mattei, il Piano perse progressivamente slancio e vigore. Pur continuando a operare, l’ENI non riuscì più a mantenere la stessa capacità di negoziazione e di innovazione che aveva contraddistinto gli anni della sua fondazione. Gradualmente, l’Italia ricominciò a dipendere maggiormente dalle importazioni estere di petrolio, perdendo parte della propria sovranità energetica.
Nonostante il suo tragico epilogo, il Piano Mattei rimane uno degli esempi più significativi di come un’industria nazionale possa giocare un ruolo chiave nel rafforzare l’indipendenza e la proiezione geopolitica di un Paese. La sua eredità continua a ispirare studiosi, politici ed esperti del settore energetico, dimostrando l’importanza di una visione strategica di lungo termine e di un approccio innovativo nella gestione delle risorse energetiche.
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carmenvicinanza · 3 months
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Gianna Nannini
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Gianna Nannini, cantautrice e musicista è, senza alcun dubbio, la regina del rock italiano.
Con la sua grinta intramontabile, la voce graffiante capace di toccare le corde più recondite dell’anima, dopo quasi cinquant’anni di carriera, continua, con trascinante energia, a esaltare le folle che accorrono ai suoi concerti.
Dal 1976, ha pubblicato trentuno dischi e venduto milioni di copie, conquistando innumerevoli dischi di platino.
Simbolo della libertà femminile, le sue canzoni hanno fatto la storia della musica italiana.
Insolito ibrido di toscanità e respiro internazionale, è amata da pubblico e critica. Ha pubblicato dischi in Europa, Australia, Sud America, Stati Uniti, Canada e Corea del Sud e suonato coi più grandi musicisti esibendosi in importanti contesti internazionali.
Nata a Siena il 14 giugno 1954, nella contrada dell’Oca, da Giovanna Cellesi e Danilo Nannini, noto industriale dolciario, è cresciuta in un ambiente privilegiato e formale che le è sempre stato stretto.
Per racimolare il denaro che le sarebbe servito per andare a vivere fuori casa, la mattina presto, prima di andare a scuola, lavorava nell’impresa del padre. Per l’inceppo di una macchina, si era tagliata due falangi della mano sinistra, incidente che aveva compromesso lo studio del pianoforte classico, facendola fermare al quinto anno del Conservatorio di Lucca.
Finito il liceo, a 18 anni, è scappata via di casa per andare a Milano e rincorrere il suo sogno di fare musica, desiderio osteggiato totalmente dal padre, che desiderava per lei un destino diverso
Dopo aver peregrinato per farsi ascoltare dalla gente giusta, è stata ingaggiata dalla Numero Uno, casa discografica di Mara Maionchi e Claudio Fabi che, all’inizio, l’avevano scritturata come voce femminile del gruppo Flora Fauna Cemento.
Nel 1976 è uscito il suo primo album Gianna Nannini, pubblicato con Ricordi. Per i contenuti femministi come nel brano Morta per autoprocurato aborto, ha suonato in diversi festival organizzati dal movimento delle donne.
La fama è arrivata nel 1979, dopo un’esperienza negli Stati Uniti, col disco California, anticipato dal fortunatissimo singolo America che le ha portato un successo internazionale. Metafora sulla masturbazione, sulla copertina c’è la Statua della Libertà con in mano un vibratore a stelle e a strisce.
Da lì la sua strada è stata tutta in ascesa, ha sperimentato stili diversi, trovato un‘identità mediterranea, collaborato con grandi producer esibendosi e collezionando dischi di platino in tutta Europa.
Nel 1983 ha avuto un crollo psicologico che le procurava allucinazioni e attacchi di panico. Forse a causa dei troppi impegni assunti, abusi di droghe, la pressione della richiesta di sfornare nuove hit entro i tempi stretti richiesti dalla discografia, le hanno fatto rischiare il ricovero in una struttura psichiatrica. La ripresa piena è arrivata nel 1990, anche se sostiene di essere nata una seconda volta proprio quell’anno.
Il brano Un’estate italiana scritto assieme a Edoardo Bennato su musica di Giorgio Moroder, è stato la sigla di Italia ’90, le sue royalties sono state devolute ad Amnesty International.
Gli anni Novanta sono stati costellati di successi, tour internazionali e impegno sociale. Ha partecipato a numerosi concerti di solidarietà, fatto un tour usando esclusivamente energia solare e iniziato una collaborazione con Greenpeace che l’ha vista protagonista di un’azione eclatante: il 4 luglio del 1995 durante un clamoroso blitz per protestare contro gli esperimenti nucleari nell’atollo di Mururoa, in Polinesia, si è arrampicata sul balcone dell’ambasciata di Francia a Roma. Un’azione simbolica che ha posto l’attenzione sulla causa più di mille parole.
Autrice di colonne sonore per film nei quali, talvolta, ha anche recitato, nel 2002 ha vinto il Nastro d’Argento per le musiche di Momo alla conquista del tempo.
Ha scritto tre libri: IO, un anti-diario a ritmo di rock, biografia del 2006;  Stati D’Anima, testi e immagini con suoi pensieri, un racconto di Edoardo Nesi con il progetto visivo di Alberto Bettinetti; Cazzi miei del 2016.
Nonostante i tanti impegni artistici in vari campi, oltre a dischi e tour, ha anche composto PIA, un’opera lirica moderna con libretto di Pia Pera, messa in scena da David Zard.
Si è messa in gioco anche nell’arte. Nel 2007 a Mosca ha presentato l’opera Superficie in ceramica, al Museo d’Arte Contemporanea, prodotta con Carla Accardi e l’installazione Il Terzo Paradiso firmata con Michelangelo Pistoletto presso il National Centre for Contemporary Arts. Del 2009 è la mostra con Emilio Prini, Fotocopiami la voce!, installazione sonora che ha come tema propria la voce. Il sodalizio artistico con Pistoletto si è rinnovato alla Serpentine Gallery di Londra e al MAXXI di Roma nel 2011.
Gianna Nannini è stata più volte premiata come musicista e anche per il suo attivismo in diverse cause sociali.
Nel 2003, durante l’invasione dell’Iraq, è stata due volte a Baghdad per dare il suo contributo alla ricostruzione dell’Accademia delle Belle Arti e alla Scuola di Musica. Ha partecipato al concerto Amiche per l’Abruzzo, al concerto per sostenere le vittime dell’alluvione in Sardegna e a Una. Nessuna. Centomila. Il Concerto il più grande evento musicale di sempre contro la violenza di genere.
Nel 2024 è uscito il film Sei nell’anima, tratto dalla sua biografia che ripercorre il difficile momento del suo tilt mentale.
Gianna Nannini ha una compagna di vita da quarant’anni, Carla Accardi, che ha sposato a Londra e, a 56 anni, è diventata madre di una bambina, Penelope, concepita con l’inseminazione artificiale.
Una vita all’insegna della ribellione, in pieno stile rock’n roll.
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fashionbooksmilano · 2 years
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Interazioni fra Moda e Arte
Boldini, Poiret, Genoni
Enrica Morini
Mimesis / Richerche IULM,  Sesto San Giovanni 2020,178 pagine, 12 x 24 cm., ISBN 9788857561103
euro 15,00
email if you want to buy :[email protected]
Nei primi decenni del Novecento la moda e l’arte intrecciarono un dialogo strettissimo sperimentando nuove forme di collaborazione che sarebbero state sviluppate e riprese anche in epoche successive. L’ormai consolidato successo della haute couture parigina convinse molti couturier, fra cui Paul Poiret, a travalicare i limiti del lavoro di sartoria e a coinvolgere diversi artisti nella creazione del proprio universo estetico. Contemporaneamente alcuni professionisti del mondo dell’arte, come Manzi, Joyant & C., eredi della gloriosa Maison Goupil, scoprirono che la moda poteva essere uno straordinario mezzo per raggiungere il fi no ad allora trascurato pubblico femminile. L’arte, però, poteva essere anche il motore dell’utopia di Rosa Genoni: la nascita di una moda italiana in sintonia con il rinnovamento delle arti applicate, lo sviluppo industriale e le rivendicazioni socialiste e femministe della Milano di inizo secolo. Enrica Morini, storica della moda, insegna Moda contemporanea all’Università IULM di Milano. Ha pubblicato Storia della Moda. XVIII-XXI secolo (2011), Maria Pezzi giornalista di moda. “L’Europeo” 1947-1958 (2017) e alcuni saggi su vari aspetti della moda contemporanea. Ha curato mostre, fra cui Emancipazione e moda. Le donne e la moda nella Grande Guerra (Museo della Guerra, Rovereto 2004), Tra arte e moda (Museo Ferragamo, Firenze 2016), Rosanna Schiaffino e la moda. Abiti da star (Palazzo Morando, Milano 2018).
23/09/22
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