#città in movimento
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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DEIM - La città del futuro di Manuel Ganino: un viaggio in una metropoli in continuo mutamento. Recensione di Alessandria today
Autore: Manuel GaninoAnno di pubblicazione: 9 gennaio 2024Genere: Fantascienza, Distopia, AvventuraValutazione: ★★★★☆ Un’utopia dinamica o una distopia nascosta? Nel romanzo DEIM – La città del futuro, Manuel Ganino ci trasporta in una metropoli avveniristica dove la monotonia è stata sconfitta: ogni struttura della città è in perenne movimento, trasformandosi continuamente. Gli abitanti di…
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catastrofeanotherme · 2 years ago
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Silenzi - MeP
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divulgatoriseriali · 11 months ago
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Skateboard: Tra Evoluzione Urbana e Stile di Vita
Lo skateboard è più di uno sport, è una cultura radicata nelle strade urbane. Nato dall’idea di muoversi su quattro ruote, è diventato un simbolo di stile e design. Gli skater non sono solo praticanti sportivi, ma membri di una comunità dalla moda informale e creativa. La cultura si estende dagli skatepark e agli “spot” urbani. La nascita del primo skateboard: quando il surf incontra…
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falcemartello · 4 months ago
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Ho chiesto a Chat GPT come la tirannide dovrebbe eliminare il veicolo privato . La risposta
Se fossi una tirannide e volessi eliminare il veicolo privato senza far accorgere le persone del piano,
dovrei procedere in modo sottile e graduale, in modo che le persone non si sentano minacciate e non si ribellino. Ecco come potrei agire:
### 1. Introduzione di politiche che sembrano vantaggiose - Migliorare i mezzi pubblici: Investire in infrastrutture di trasporto pubblico come metropolitane, tram e autobus, facendole sembrare più convenienti e moderne rispetto al veicolo privato. L'idea sarebbe quella di rendere i mezzi pubblici più efficienti, economici e accessibili, creando un'alternativa apparentemente vantaggiosa. - Progetti ecologici e "green": Promuovere la sostenibilità e l'uso di veicoli pubblici elettrici come parte di un impegno per l'ambiente, facendo credere che l'eliminazione delle auto private sia una necessità per il bene del pianeta.
### 2. Manipolazione economica - Tasse e tariffe elevate: Introdurre imposte indirette sulle auto, come aumenti nelle tasse di registrazione, assicurazioni e carburante. Iniziare con incrementi piccoli e graduali, in modo che le persone non si ribellino immediatamente. - ZTL e restrizioni di traffico: Imposizione di zone a traffico limitato nelle città, dove è difficile per i veicoli privati accedere. Questo potrebbe essere giustificato da motivi ambientali, ma alla lunga sarebbe una misura che spingerebbe le persone a non voler usare più il loro veicolo.
### 3. Tecnologia e monitoraggio - Incentivare la tecnologia per il controllo del traffico: Installare telecamere e sistemi di monitoraggio per la gestione del traffico in modo che sembri una questione di sicurezza. I dati raccolti potrebbero essere utilizzati per limitare l'accesso delle auto private in determinate aree o per multare comportamenti considerati non conformi, come l'inquinamento. - Sistemi di pagamento elettronico e tracciamento: Creare sistemi di pagamento che siano obbligatori e che incentivino le persone a usare solo i mezzi pubblici (per esempio, "carte del trasporto pubblico" che monitorano il movimento dei cittadini).
### 4. Modificare la mentalità pubblica - Educazione e propaganda: Usare i media e la cultura popolare per far passare il messaggio che l'auto privata è ormai obsoleta, inquinante e poco efficiente. Potrei promuovere l'idea che il trasporto pubblico è la scelta più intelligente e responsabile. - Glamorizzare alternative: Creare una narrazione che dipinge l'auto privata come qualcosa di antiquato o addirittura egoistico, mentre il trasporto pubblico o condiviso viene descritto come una scelta più moderna, altruista e civile.
### 5. Sostituire l'auto privata con alternative controllabili - Promozione di veicoli condivisi e a noleggio: Offrire incentivi per utilizzare car-sharing, bici e scooter elettrici, che possono essere monitorati e controllati, rendendo l'auto privata meno necessaria. Anche il trasporto pubblico potrebbe essere incentivato con soluzioni digitali, come app di mobilità integrata. - Rendere l'auto privata meno conveniente: Introdurre tecnologie che rendano più difficile possedere o utilizzare un'auto privata, come l'obbligo di dispositivi elettronici che tracciano i veicoli o costringono a pagare in modo dinamico per l'uso di strade e parcheggi.
### 6. Manipolare l'offerta di auto - Restrizione nell'offerta di nuove auto private: Utilizzare leggi e regolamenti che rendano difficile o costoso l'acquisto di nuove auto private, limitando le vendite di auto tradizionali a favore di modelli elettrici che possano essere meglio controllati o monitorati. - Controllo sulla produzione e distribuzione: Creare incentivi per le case automobilistiche affinché sviluppino solo determinati tipi di veicoli, come veicoli elettrici o condivisi, limitando la scelta dell'utente.
### 7. Controllo dei tempi di utilizzo - Limitazione dell'uso durante determinati orari: Implementare sistemi che limitano l'uso di auto private durante le ore notturne.
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abr · 3 months ago
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«Voglio vedere il Pd che posizione tiene», commenta il sindaco di Milano Beppe Sala riferendosi al voto che esprimerà il suo partito sul Salva Milano, il provvedimento che vorrebbe sbloccare lo stallo dell’urbanistica in città causato dalle inchieste della Procura per presunti abusi edilizi. 
Il testo (...) ora è all’esame del Senato, dove però non é blindato. Il Pd ha votato con il centrodestra a favore del provvedimento a Montecitorio ma ora emerge internamente (la consapevolezza) che il testo, nato come sanatoria per Milano, ha effetti su tutto il territorio nazionale.  (...) Il riferimento è agli attacchi di Verdi e Movimento 5 Stelle, ma anche del mondo accademico.
(...) Abbiamo fatto tutto nella trasparenza», sottolinea Sala che non ha solo i grattacapi dei cantieri in stallo ma anche i funzionari comunali indagati dalla Procura: «Li voglio proteggere», aggiunge il sindaco.  «Se il Pd cambia idea ogni settimana me lo dica perché non è una legge fatta per me» ha dichiarato Salvini.
via https://milano.corriere.it/notizie/politica/24_dicembre_15/salva-milano-l-ira-del-sindaco-sala-voglio-vedere-che-posizione-tiene-il-pd-in-senato-51b3af4f-0e12-4397-ad9b-144b6b2aaxlk.shtml
Sala, autentico personaggio Prog.: green, 30kmh, migranti caganti free e tutt'e cose; ma non toccategli le palazzine e gli affari dell'amici.
Altra nota, il "mondo accademico": statalismo in purezza, la quintessenza del conflitto di interessi e delle zavorre improduttive, in gara senza vincitori con la Buromagistratura.
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abatelunare · 6 months ago
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Severa, ma comprensibile
Per le istituzioni la voce del verbo innovare significa imporre cambiamenti a chi non può fare altro che accettarli passivamente. Nella mia città, tanto per dirne una, hanno cambiato il biglietto dell'autobus. Al posto di quello consueto, adesso c'è questo coso con il QR code.
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Va passato sotto una macchinetta apposita. Ma la lettura del codice non è così immediata. Specie se il mezzo è in movimento. Mia mamma l'ha guardato. Poi ha detto che non salirà mai più su un autobus. Severa, ma comprensibile.
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schizografia · 8 months ago
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Qualche notizia sull’Ucraina
Tra le menzogne che vengono ripetute come se fossero verità ovvie, vi è quella che la Russia avrebbe invaso uno stato sovrano indipendente, senza precisare in alcun modo che quel cosiddetto stato indipendente non soltanto era tale solo dal 1990, ma era stato fin allora per secoli parte integrante prima dell’impero russo (dal 1764, ma già fra il XV e il XVI secolo era incluso del Granducato di Mosca) e poi della Russia sovietica. Ucraino era del resto forse il più grande degli scrittori in lingua russa del XIX secolo, Gogol’, che, nelle Veglie della fattoria di Dikanka, ha meravigliosamente descritto il paesaggio della regione che si chiamava allora «Piccola Russia» e i costumi della gente che vi viveva. Per la precisione occorre aggiungere che, fino alla fine della Prima guerra mondiale, una parte rilevante del territorio che ora chiamiamo Ucraina era, col nome di Galizia, la provincia più lontana dell’impero austro-ungarico (in una città ucraina, Brody, nacque Joseph Roth, uno dei maggiori scrittori in lingua tedesca del novecento).
È importante non dimenticare che i confini di quella che chiamiamo dal 1990 Repubblica Ucraina coincidono esattamente con quelli della Repubblica socialista sovietica Ucraina e non hanno alcun possibile fondamento anteriore nelle continue vicende di spartizioni fra polacchi, russi, austriaci e ottomani che hanno avuto luogo nella regione. Per quanto possa apparire paradossale, un’identità dello stato ucraino esiste dunque soltanto grazie alla Repubblica socialista sovietica di cui ha preso il posto. Quanto alla popolazione che viveva in quel territorio, essa era un insieme variegato costituito, oltre che dai discendenti dei cosacchi, che vi erano migrati in massa nel XV secolo, da polacchi, russi, ebrei (in alcune città, fino allo sterminio, più di metà della popolazione), zingari, rumeni, huzuli (che fra il 1918 e il 1919 costituirono una repubblica indipendente di breve durata).
È perfettamente legittimo immaginare che, agli occhi di un russo, la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina non risulti pertanto troppo diversa dall’eventuale dichiarazione di indipendenza della Sicilia per un italiano (non si tratta di un’ipotesi peregrina, dal momento che non si dovrebbe dimenticare che nel 1945 il Movimento per l’indipendenza della Sicilia, capeggiato da Finocchiaro Aprile, difese l’indipendenza dell’isola ingaggiando scontri con i carabinieri che fecero decine di morti). Per non pensare a quello che accadrebbe se uno stato americano si dichiarasse indipendente dagli Stati Uniti (ai quali appartiene da molto meno tempo di quanto l’Ucraina fosse parte della Russia) e stringesse alleanza con la Russia.
Quanto alla legittimità democratica dell’attuale repubblica Ucraina, è a tutti noto che i trent’anni della sua storia sono stati segnati da elezioni invalidate per brogli, guerre civili e colpi di stato più o meno nascosti, al punto che, nel marzo del 2016, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ebbe a dichiarare che ci sarebbero voluti almeno 25 anni perché l’Ucraina potesse soddisfare i requisiti di legittimità che avrebbero permesso il suo ingresso nell’Unione.
Giorgio Agamben, 2 agosto 2024
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Parliamo di Alessandria: venerdì 28 marzo al Teatro Ambra i gruppi consiliari di centrodestra propongono un dibattito pubblico sulla situazione della città 
I gruppi consiliari di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Movimento Civico per Alessandria) organizzano un incontro pubblico per discutere della situazione della città e affrontare temi chiave come commercio, mobilità e ZTL, sicurezza, decoro e verde pubblico, rifiuti, AMAG e aziende partecipate. L’incontro è aperto a tutti e nasce con l’ambizione di stimolare un dibattito…
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lunamagicablu · 2 months ago
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«Molti di voi vivono nelle città, con tutto il traffico, il rumore e l’inquinamento dell’ambiente. Probabilmente non vi capita spesso di essere in mezzo alla natura. C’è questo mare meraviglioso, ma voi non siete in relazione col mare. Lo guardate, magari ci andate a fare una nuotata, ma non avete il senso di questo mare con la sua enorme vitalità ed energia, la bellezza delle onde che si infrangono sulla costa – non c’è nessuna comunicazione fra quel meraviglioso movimento del mare e voi. E se non siete in relazione con questo, come potete esserlo con qualcun altro? Se non percepite il mare, la qualità dell’acqua, delle onde, della grande vitalità della marea che sale e scende, come potete essere consapevoli o essere sensibili alla relazione umana? Vi prego, è molto importante comprenderlo, perché la bellezza non è soltanto nella forma fisica, l’essenza della bellezza è quella qualità di sensibilità, la qualità dell’osservazione della natura.» Jiddu Krishnamurti art by AlSharifMohammed **************************** «Many of you live in cities, with all the traffic, noise and pollution of the environment. You probably don’t get to be in nature very often. There is this beautiful sea, but you are not in relationship with the sea. You look at it, maybe you go for a swim, but you have no sense of this sea with its enormous vitality and energy, the beauty of the waves breaking on the shore – there is no communication between that wonderful movement of the sea and you. And if you are not in relationship with that, how can you be in relationship with anyone else? If you don’t feel the sea, the quality of the water, of the waves, of the great vitality of the tide rising and falling, how can you be aware or sensitive to human relationship? Please, it is very important to understand this, because beauty is not only in the physical form, the essence of beauty is that quality of sensitivity, the quality of observation of nature.» Jiddu Krishnamurti art by AlSharifMohammed 
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sciatu · 6 months ago
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LA BATTAGLIA DI LEPANTO - Nel 1500 la distribuzione della popolazione siciliana era molto diversa dall’attuale. I grandi paesini presenti lungo la costa con la loro caotico agglomerato di case e palazzi, non esistevano a causa delle terribili scorrerie dei pirati turchi. I paesi e paesini fortificati, sorgevano nell’entroterra, spesso su colline o in luoghi ben difendibili. Lungo la costa vi era un sistema di sorveglianza con circa 600 torri che monitoravano il mare a scoprire per tempo la presenza dei temuti pirati. Nei grandi porti e presso i villaggi più grossi, vi erano forze d’intervento che dovevano attaccare le navi dei pirati appena avvistate o i turchi sbarcati che iniziavano una scorreria verso l’interno. I temuti pirati e le loro scorrerie erano una minaccia costante e imprevedibile.
Per questo motivo, quando papa Pio V chiamò alla Guerra Santa contro la flotta turca di Alì Pascià, per soccorrere la guarnigione Veneziana assediata a Cipro, l’adesione da parte dei siciliani fu immediata. Subito fu armata una flotta con i soldi delle città e dei nobili siciliani. Armare una galera all’epoca, non era una cosa semplice ed immediata. I turchi ed i veneziani avevano non solo enormi arsenali ma flotte già pronte conservate in enormi magazzini. Inoltre avevano un sistema di arruolamento collaudato e sicuro per cui non avevano problemi a trovare i rematori (che solo in piccola parte erano galeotti o prigionieri di guerra), gli equipaggi ed i soldati. È da notare quindi la velocità con cui la flotta siciliana (circa una decina di galee) fu allestita e armata, mentre quella spagnola dovette approntarsi con difficoltà recuperando dagli stati italiani materiale per le armi e gli scafi, rematori e marinai.
A Messina si riunì quindi nel luglio del 1571, la grande flotta di poco più di 200 galere formate da veneziani, pisani e genovesi sotto le insegne papali, quindi i cavalieri di Malta, gli spagnoli da Barcellona, quelli del regno di Napoli e la flotta siciliana guidata dall’ammiraglia, la Capitana di Sicilia. La flotta turca, conquistata Cipro nell’agosto di quell’anno, dopo aver messo a ferro e fuoco il basso Adriatico attaccando e conquistando le roccaforti veneziane nella Dalmazia e in Albania, si stava ritirando verso Lepanto, stanca e corto di munizioni, pronta a ricevere l’ordine di ritorno a Istanbul per porre le galere in darsena dato che non potevano affrontare le tempeste autunnali.
Quell’ordine però non arrivò mai.
La flotta della Lega Santa si diresse verso settembre contro la flotta nemica cercando di ingaggiar battaglia prima che il tempo peggiorasse. Le due flotte si ritrovarono a Lepanto, in una insenatura riparata, base dei turchi ma adatta al movimento delle duecento navi della Lega Santa che dovevano affrontare le circa trecento degli avversari. Disposti gli schieramenti gli uni di fronte agli altri, Alì Pascià prese l’iniziativa e puntò la prua direttamente contro la nave di Giovanni d’Austria. La flotta turca lo seguì muovendosi velocemente con il vento a favore. La sua ala destra, guidata dall’esperto capitano Shoraq detto Scirocco, si scontrò contro le navi veneziane e spagnole agli ordini del veneziano Barbarigo che in un primo tempo sembrò soccombere all’urto. Dopo l’arrivo delle navi di riserva venute in soccorso, i veneziani riuscirono a capovolgere la situazione e a catturare e uccidere il comandante avversario.
Sull’ala sinistra i turchi erano principalmente pirati algerini, astuti ed esperti che cercarono di circondare le navi dell’ammiraglio Doria che invece si defilò andando verso il mare aperto inseguito dai pirati che catturarono solo qualche nave rimasta indietro.
Ali Pascià notò che molto avanti rispetto alla linea su cui si era distribuita la flotta nemica erano state disposte sei grosse navi da trasporto chiamate galeazze, lente e tozze, con la murata tanto alta che ne impediva l’abbordaggio. Le galeazze erano scortate dalle galee con le vele rosse della flotta siciliana quasi che quel pugno di navi volesse fermare l’avanzata della potente flotta turca.
Alì Pascià, decise di ignorare quel che considerò un diversivo e si diresse prontamente contro l’ammiraglia della flotta nemica. Le navi che lo seguirono approcciarono le galeazze scoprendo che, contrariamente all’uso di allora, quelle grosse e goffe navi erano dotate di cannoni disposte lungo tutto il loro perimetro. Con una potenza di fuoco superiore di sei o sette volte quella di una normale galera, le galeazze incominciarono a bombardare dall’alto i vascelli nemici, distruggendo e affondando navi su navi e scompigliando la flotta turca che perse slancio e forza. A bordo delle galeazze Giovanni d’Austria aveva fatto collocare gli archibugieri che decimarono gli equipaggi di ogni nave nemica che si avvicinava a loro.
Le galeazze, seguite dalla flotta siciliana, incominciarono a girare in tondo rendendo il tratto di mare vicino a loro, un inferno. La Sultana, l’ammiraglia turca raggiunse velocemente Giovanni d’Austria che vedendo arrivare i nemici, lanciò la sua nave contro quella di Alì Pascia così che la sua guardia personale, il Tercio de Cerdena, una compagnia formata da veterani di Castiglia ed Estremadura di base in Sardegna, andò all’arrembaggio della nave avversaria. I castigliani si trovarono di fronte gli giannizzeri turchi, un corpo scelto formato da slavi cresciuti ed addestrati ad Instabul.
Lo scontro fu durissimo.
Per tre volte gli spagnoli andarono all’arrembaggio e furono cacciati indietro, Giovanni d’Austria fu ferito e spesso sul punto di soccombere. Le navi nemiche si concentrarono intorno alla loro ammiraglia, lo stesso fecero quelle della Lega Santa. Ormai era una lotta all’ultimo sangue.
Gli esperti soldati combattevano ormai all’arma bianca, i marinai, i rematori che spesso erano uomini della strada o gente di campagna arruolata a forza o per debiti, si erano uniti a loro e lottarono con rabbia e determinazione. Ormai tutti combattevano per sopravvivere tra i morti e i feriti, in un intreccio di legni rotti, carni tranciate, sangue e fumo di polvere da sparo.
La grande santa battaglia diventò una caotica, sanguinosa, terribile carneficina.
Le navi dell’ala sinistra turca, vedendo l’inutilità di inseguire l’ammiraglio Doria tornarono su i loro passi e veleggiarono verso l’ammiraglia a darle manforte. Se avessero raggiunto il groviglio di navi nel centro della formazione, le truppe spagnole avrebbero avuto la peggio. Fu questo quello che pensò Giovanni Cardona, capitano dell’ammiraglia siciliana, che subito lasciò le terribili galeazze e incrociò con la sua Capitana, le navi nemiche attaccandole, incurante della superiorità numerica, del mitragliare delle archibugiate e del fuoco delle cannonate. Ferito più volte con i suoi uomini riuscì a fermarle spingendole lontano dalla mischia.
In quel momento, le navi pisane, vittoriose sull’ala destra dei turchi, riuscirono a farsi largo tra il groviglio di remi rotti e alberi maestri tranciati dai cannoni ed arrivarono nella mischia delle ammiraglie, buttandosi all’arrembaggio di quella. Ebbero la meglio sui giannizzeri sopravvissuti agli scontri con i castigliani e catturarono, uccidendolo, Alì Pascià. Alla vista della testa del loro ammiraglio che dondolava sul pennone della sua ammiraglia, le navi turche superstiti (ormai poche e malconce) si dileguarono, o almeno ci provarono a causa delle galeazze che le aspettavano al varco, lasciando dietro di loro un mare di relitti e di sangue.
La vittoria fu una di quelle più pubblicizzata dei suoi tempi. Libri, poesie, grandi quadri, narrazioni epistolari si sparsero per tutta Europa a raccontare la grandiosa vittoria e l’immensa carneficina. I turchi rallentarono la loro pressione via mare ed aumentarono quella via terra dirigendo le loro truppe alla volta di Vienna.
In Sicilia l’evento ebbe una grande risonanza. Prova ne è la descrizione della battaglia rappresentata negli stucchi di Santa Cita e persino nelle carceri dello Speri dove un giovane condannato disegnò la battaglia su indicazione di un veterano. Messina, che era una porta del mediterraneo orientale, grata a Giovanni d’Austria, fece fondere una statua in bronzo che lo ricordasse e celebrasse. Le galeazze cambiarono il modo di concepire la guerra per mare. Presto vascelli dalle alte murate e con un gran numero di cannoni sostituirono le galere ed i pirati turchi furono pian piano eliminati, cosa che permise lo sviluppo dei paesi costieri siciliani e, ai Principi di Palermo, di iniziare a costruire le bellissime ville di Bagheria.
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falcemartello · 1 year ago
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Da oggi scattano le limitazioni di traffico per i veicoli cosiddetti inquinanti per il superamento della soglia limite per un periodo prolungato, e questo vale sia per Milano che per tutti i comuni che superano i 30000 abitanti di tutta la regione Lombardia.
Ciò significa che più della metà delle persone saranno costrette a non potersi muovere per lavoro e nemmeno nel weekend per amenità.
L'assessore all'ambiente della giunta Sala, Elena Grandi, ha affermato che il comune mira a ridurre del 50% entro il 2030 il trasporto privato su strada, rendendo la città ciclopedonale entro il 2050”.
Traduzione: l'unica soluzione proposta dal comune (in collaborazione con la regione) è ATTACCATEVI AL CA**O.
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theciaris · 16 days ago
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Diario di un sopravvissuto – Giorno 3: Junktown
Arrivo in città dopo essere stato assalito da talpe giganti lungo il tragitto. Una scocciatura, ma niente di che.
Vado allo store, pieno come un ovo di loot rubato ai briganti. Scambio tutto per tappi e munizioni. Il tizio mi affida pure una missione: registrare quello che lo voleva morto, che si trova al casinò. Tanto non ciò una mazza da fare, quindi accetto.
Entro nel casinò e mi scordo di abbassare l’arma. La guardia mi squadra e mi fa: “Oh Ciccio, leva l’arma o ti faccio i culo”. Sono distratto dal culo dell’avvenente croupier, lo ignoro per un secondo… e lui, senza tanti discorsi, inizia a impallinarmi.
Scoppia il caos generale, ma ho la meglio sulle guardie. Mi faccio strada fino alla stanza del capo, dove mi aspetta un grassone seduto alla scrivania. Sembra innocuo, ma ecco che spunta la sua guardia personale: un nerone buttafuori enorme che inizia a prendermi a pedate stile Chuck Norris.
Ma insomma, pedate contro doppietta a canne mozze… non vi dico come va a finire.
Il ciccione manco si alza, ma ha una mira incredibile. Dopo un bel po’ di colpi, gli apro un buco in pancia. Quest fallita, ma almeno faccio bottino qua e là, inclusi degli spiedini.
Ne mangio uno, che tutto ‘sto movimento mi ha messo fame. L’altro lo tengo. Mi servirà più tardi…
Survivor’s Journal – Day 3: Junktown
I arrive in town after getting jumped by giant mole rats along the way. Annoying, but nothing I couldn’t handle.
I head to the store, loaded like a damn pack mule with loot from the raiders. Trade it all for caps and ammo. The shopkeeper even gives me a job—he wants me to catch the guy who tried to have him killed, hanging out at the casino. I take it, not like I’ve got anything better to do.
I walk into the casino and forget to lower my weapon. The guard glares at me and goes, “Hey, buddy, put that away or I’ll put you down.” I get distracted for a second by the fine-looking croupier’s ass—and that second costs me.
The guy doesn’t wait. Starts shooting.
Total chaos. I take down the guards and push deeper into the casino, straight to the boss’s office. He’s a fat bastard sitting behind a desk, not even budging. But then his personal bodyguard steps out—a huge, brick-wall bouncer who starts kicking me around like he’s Chuck Norris.
Yeah, well, roundhouse kicks don’t mean much against a sawed-off shotgun. You can guess how that turned out.
The fat guy never even stands up, but damn, he’s got insane aim. After trading a few shots, I blow a hole in his gut. Mission failed, but at least I score some solid loot, including some skewers.
I eat one—all this action’s got me starving. The other one? I’m holding onto it. Might come in handy later…
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abr · 10 months ago
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 (I)n Italia (...) il fenomeno Fleximan sta mettendo in crisi le casse dei Sindaci del nord Italia. I giornalisti ci dicono che saranno dispiegate centinaia di pattuglie e che saranno usate tutte le risorse a disposizione della macchina statale: videosorveglianza, analisi dei dati del targa system e task-force di investigatori.
Purtroppo per loro, non basteranno tutte le pattuglie e risorse del mondo. Ormai dovrebbero aver capito che Fleximan non esiste. O meglio: esistono diverse persone che agiscono spinte dall’idea che i giornalisti chiamano Fleximan.
L’autovelox è l'oggetto prescelto su cui sfogare, in modo violento e istintivo, una frustrazione che scaturisce da una necessità esistenziale che inizia a farsi spazio tra le persone, e non solo in Italia. Le stesse frustrazioni sono condivise dai Blade Runner londinesi; il braccio armato (di flessibile) e anonimo di un vero e proprio movimento che si chiama Action Against ULEZ (Ultra Low Emission Zones).
Il canovaccio è lo stesso di Fleximan, anche se l’oggetto-simbolo è leggermente diverso: in Italia l’autovelox; a Londra la telecamera ZTL. Soggiogate da centinaia di telecamere, oggi più di 60.000 persone sono costrette a pagare £12.50 al giorno per il privilegio transitare nella loro stessa città. Sembra però che il movimento Anti-ULEZ conti ormai un seguito di più di 35.000 persone, cioè quasi la metà di tutti coloro che ogni giorno subiscono le angherie di questa nuova forma di tecnocrazia.(...)
Fleximan, i Blade Runner e perfino i Texani vogliono la stessa cosa, anche se ancora non lo sanno. Tutti loro vogliono riappropriarsi dei territori e al tempo stesso negare l’autorità di politici e governi nazionali e sovranazionali che rispondono a tiranniche logiche globaliste sempre più distanti dalle vite delle persone.
via https://www.privacychronicles.it/p/da-fleximan-al-ritorno-delle-citta
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nineteeneighty4 · 2 months ago
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Sintesi della settimana :
Mia zia si è riavvicinata dopo aver dato i soliti numeri, perché me ne stavo chiusa in camera e non capiva cosa avessi lì dentro di così importante. Domenica scorsa mi chiese di andarla a prendere nella mia città natia, dicendomi che aveva già preparato le valigie. Mentre guidavo mi accorsi, però, di un problema, ovvero che c’era una perdita di gas e fui costretta a lasciare la macchina a mio zio il quale mi promise che l’avrebbe fatta aggiustare entro martedì. Sono trascorsi i giorni e non ho avuto più notizie. Nel frattempo zia è rimasta a dormire da me , mi ha dato una mano con le ultime cose da impacchettare e tutto sembrava volgere per il meglio. Poi, all’improvviso, ha laggato un’altra volta. Due giorni fa sono rientrata dal lavoro e ho notato un nervosismo strano, insolito. Quando le ho domandato spiegazioni mi ha risposto che “Sono un’ingrata,una scostumata, una bestia”perché l’ho lasciata da sola tutto il pomeriggio pur avendole espressamente detto che poteva uscire, recarsi al bar e/o fare quel che voleva dal momento che aveva in suo possesso le chiavi di casa. Da questa storia si è sfociato a tutt’altro, è tornato in mezzo il discorso del patrimonio, del tfr di mia madre e la discussione ha preso la piega di una vera e propria lite tanto che alla fine - in piena crisi di panico- ho preferito sedere su una panchina e ritirarmi all’una di notte. Il giorno dopo ho cercato di essere gentile e ripartire con il piede giusto. Le ho dato il buongiorno, chiesto se voleva il caffè ma non c’è stato alcun tentativo di riconciliazione da parte sua e alla fine se n’è andata lasciandomi ancora più nei casini perché quando le ho chiesto se era pronta la macchina mi ha risposto che l’ ha comprata con i suoi soldi, potevo andare a piedi al lavoro ed altre eresie del genere. A completare il mix di cattiverie gratuite si è aggiunta la volontà di fare ancora più del male quando mi ha apostrofato che dovevo pensarmi senza patente,e organizzarmi così come ero solita fare una volta quando c’era mia madre. Non starò a dilungarmi sulle conseguenze che le sue parole e azioni hanno causato. Ho trascorso una giornata a disperarmi per colpe inutili e inesistenti. Una nottata da incubo senza chiudere occhio tra un attacco di panico e l’altro per poi ricevere -alla fine e grazie all’intervento degli altri membri della “famiglia” che hanno giudicato l’azione una vera e propria malvagità -una telefonata da mio zio , in cui mi esortava a raggiungerlo a S. Stamattina quindi ho preso il treno , sono andata in officina , convinta che sarei tornata in auto, invece nulla : dopo aver viaggiato 80km ,dopo aver saputo che il motore era stato completamente smontato e che non avrei avuto libertà di movimento prima del trasloco -forse nel tentativo di causarmi problemi- ho scoperto che in realtà il meccanico -suo amico- non l’ha mai aggiustata. Sintesi : ho fatto un viaggio per ritrovarmi con un pugno di mosche e non avere nessuna certezza.
Cosa ho di sbagliato? Qualcuno può illuminarmi?
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curiositasmundi · 5 months ago
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Il 31 ottobre 1980 due ragazzi, Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, di 25 e 15 anni, vennero trovati morti a Giarre, in provincia di Catania. Erano scomparsi da due settimane, li avevano uccisi con colpi di pistola alla testa. All’inizio si parlò di omicidio-suicidio ma poi apparve chiaro che erano stati assassinati.
In città i due ragazzi erano chiamati gli “ziti”, i fidanzati: stavano insieme e non facevano nulla per nasconderlo. Del delitto si autoaccusò un ragazzino di 13 anni: disse che erano stati loro a chiedergli di ucciderli. Le indagini si chiusero rapidamente: il ragazzino, minore di 14 anni, non era imputabile.
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Le due puntate di Altre Indagini raccontano del delitto di Giarre e di come le inchieste giornalistiche di allora e di oggi abbiano ipotizzato che le cose siano andate in maniera molto diversa. Chi condusse le indagini allora sembrò più impegnato a restituire il buon nome alla città che a trovare i colpevoli. Oggi, giornalisti e attivisti che si sono occupati di questa vicenda definiscono i due omicidi di Giarre come delitti omofobi ma anche delitti d’onore. Altre Indagini racconta come, proprio da quei fatti, prese impulso il movimento per i diritti delle persone e delle coppie omosessuali, l’Arcigay. A Giarre la storia di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola venne dimenticata e quasi nascosta, negata. Sulle due tombe vennero poste due date di morte diverse proprio per rimarcare che tra i due non ci fosse nessun legame, nella vita e nella morte.
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Bei Fior
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Questo 25 Aprile è ancora più importante: perchè siamo al culmine di una strisciante strategia di revisionismo, dai tratti sbracati e ingenui (per questo spesso di presa) che continua ad ammiccare, a nascondersi, a non affrontare il problema. Lo fa nonostante sia classe dirigente, lo fa con atteggiamenti antistorici, propagandistici. Lo fa manipolando.
E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.
Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny
Questo 25 Aprile è anche importante per un altro anniversario.
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50 anni fa una rivoluzione pacifica mise fine ad un regime che credeva fosse meglio vivere non nel presente, ma cento anni nel passato. Un regime che vigeva dal 1926: con il colpo di Stato del generale Carmona, Antonio de Oliveira Salazar è nominato Ministro delle Finanze con pieni poteri nel 1928 e nel 1932 Salazar si trasforma nel dittatore che, attraverso il suo Estado Novo, controllerà per 35 anni ogni aspetto della società portoghese. Nel 1968 una trombosi cerebrale, causata da un incidente domestico, lo allontana per sempre dal potere. Viene quasi subito sostituito da Marcelo Caetano, ma fino al giorno della sua morte nel 1970 rimane convinto di essere ancora il Primo Ministro. Pare che nessuno ebbe mai il coraggio di dirgli la verità. Dopo decenni di oscurantismo, censura, mancate libertà personali, l'ossessivo controllo della PIDE (poi DGS) la polizia politica, istruita dalla Gestapo e dalla CIA, che controlla l'intera popolazione in patria e nelle colonie, dove sin dagli anni '60 ribollono istanze di indipendenza (Angola, Mozambico, Guinea-Bissau). E In Portogallo furono i militari, tramite il Movimento das Forças Armadas, che organizzarono prima un movimento clandestino, poi un effettivo golpe incruento volto a far cadere il Governo Caetano.
La sera del 24 Aprile poco prima di Mezzanotte, il segnale fu lanciato: per la radio di Stato passò una canzone, Grândola vila morena del cantautore e attivista politico José Afonso, da sempre bandita. In poche ore un corteo pacifico di mezzi corazzati entra nel centro di Lisbona. Caetano prima si rifugia nel Palazzo della Guardia Civil, poi si arrende. Il 25 Aprile, sparsa la notizia, la gente si riversa in piazza, e una fioraia, felicissima, inizia a distribuire garofani rossi ai soldati, che li infilano nei loro fucili. È il simbolo della Rinascita: il 1° Maggio 1974 il Portogallo festeggia la Festa dei Lavoratori dopo 46 anni. La Transizione sarà lunga e difficile, ma i Militari mantengono le promesse: indipendenza alle colonie, libere elezioni, un progressivo ammodernamento del Paese.
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