#burnout e studenti
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 4 days ago
Text
Burnout tra i docenti: una crisi sempre più preoccupante
Nei licei la situazione è grave: meno collaborazione tra insegnanti aumenta lo stress
Nei licei la situazione è grave: meno collaborazione tra insegnanti aumenta lo stress Un fenomeno in crescita: il burnout tra i docenti. Il burnout tra i docenti è una problematica che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Pressioni lavorative, classi numerose, difficoltà relazionali e un crescente senso di isolamento stanno portando molti insegnanti a vivere una condizione di…
0 notes
vintagebiker43 · 2 months ago
Text
“Cosa salveresti della scuola italiana?” Nulla. La rivoluzione si fa in un solo modo: decapitando il re.
Farò imbestialire una marea di persone con questo scritto. Così sia. Qualcuno deve dirlo.
Questi sono i dati, le statistiche e le fonti che dimostrano perché la scuola italiana debba crollare - e crollerà - prima di poter rinascere.
SALUTE MENTALE:
1. La scuola italiana è infelice. Solo il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi si dice contento di andare a scuola, contro una media europea del 56%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è impopolare. A 15 anni, il 92% dei ragazzi e il 90% delle ragazze risponde: “No” alla domanda “Ti piace la scuola?” (Fonte: OMS)
3. La scuola italiana è insalubre. Il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Il 49,8% lamenta un eccesso di stanchezza. (Fonte: Agia)
4. La scuola italiana è la più stressante del mondo. Il 46,5% degli studenti dichiara di provare nervosismo costante sui banchi di scuola. La media mondiale è del 37%. (Fonte: WeWorld)
5. La scuola italiana mette a rischio la stabilità psichica degli insegnanti. Quasi la metà degli educatori è a rischio di burnout, o stress lavorativo cronico. (Fonte: Osservatorio sul Benessere dei Docenti dell’Università di Milano-Bicocca)
6. La scuola italiana è insoddisfacente. Meno del 50% degli insegnanti, degli alunni e dei genitori si dice soddisfatto della scuola italiana. È la terzultima in Europa. (Fonte: Save the Children)
INCLUSIONE:
1. La scuola italiana è esclusiva. È al terzo posto in Europa per tasso di dispersione scolastica (9,4%), dietro solo a Germania (12,8%) e Spagna (13,7%). Uno studente su dieci non si diploma. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è discriminatoria. Il 32,5% - uno su tre - degli studenti stranieri non completa il percorso di studi, contro una media europea del 22,2%. (Fonte: MIUR)
3. La scuola italiana è iniqua. Solo sei su dieci tra gli studenti considerati “eccellenti” ma aventi difficoltà socioeconomiche riportano di ambire alla laurea, contro nove su dieci dai contesti più privilegiati. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana è classista. Ancora oggi i licei, in particolare il classico, rimangono appannaggio dei ceti benestanti. Chi li frequenta proviene da famiglie i cui genitori sono laureati o diplomati e tendenzialmente ottiene i risultati scolastici migliori. Gli altri, spesso provenienti da realtà socioeconomiche più depresse, sono relegati agli istituiti tecnici o professionali, costituendo dei veri e propri “ghetti educativi”. (Fonte: AlmaDiploma)
INSEGNANTI:
1. La scuola italiana è inaccessibile. Il 90% degli insegnanti che hanno partecipato al concorso per l’abilitazione alla docenza di scuola secondaria ha fallito. (Fonte: La Stampa)
2. La scuola italiana è sotto organico. Secondo le stime elaborate da ANIEF, nell’anno scolastico 2024/2025 gli insegnati precari saranno circa 250 mila.
3. La scuola italiana è imprevedibile. Sono solo lo 2,99% gli insegnanti a tempo indeterminato con meno di 35 anni. (Fonte: Openpolis)
4. La scuola italiana è vetusta. Più del 53% degli insegnanti ha superato i 50 anni, contro una media europea del 37%. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana è datata. Solo il 50,4% degli insegnanti under-35 in Italia ha svolto una formazione completa, contro una media UE del 75%. Inoltre, il 75% dei docenti italiani non ha frequentato corsi di formazione nella scuola in cui insegna dopo l’abilitazione. La media europea è del 58%. (Fonte: OCSE)
6. La scuola italiana è irriconoscente. Gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE e hanno visto una perdita del 6% del potere d’acquisto tra il 2015 e il 2023. (Fonte: OCSE)
7. La scuola italiana non è meritocratica. In molti Paesi europei, se dalla valutazione emerge che un insegnante registra un rendimento insoddisfacente, si applicano misure correttive. Solo in Spagna, Italia e Slovacchia non sono previsti interventi. (Fonte: la Repubblica)
INVESTIMENTI:
1. La scuola italiana è sottofinanziata. La spesa pubblica per l’istruzione è pari al 4% del PIL, contro una media europea del 4,9%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è inadeguata. Sei strutture su dieci sono prive di agibilità. Ogni tre giorni in una scuola italiana si verifica un crollo di calcinacci da soffitti e pareti di aule, laboratori e palestre. L’80% delle scuole è ubicato in edifici non adeguati. Il Ministro Valditara ha dichiarato l’edilizia scolastica “un’emergenza nazionale”. (Fonte: Avvenire)
3. La scuola italiana è sovraffollata. Più di 5000 aule, le cosiddette “classi pollaio”, ospitano oltre 27 alunni ciascuna su base giornaliera, per un totale di 165 mila studenti costretti a trascorrere l’anno in condizioni di sovraffollamento. (Fonte: MIUR)
RISULTATI:
1. La scuola italiana non aiuta a capire. Un quindicenne italiano su quattro fatica a comprendere testi di complessità elementare, e solo uno su venti riesce a distinguere i fatti dalle opinioni leggendo un testo su un argomento sconosciuto. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è insufficiente. La metà dei maturandi non raggiunge il livello minimo accettabile di competenze in matematica (oltre il 50%) o in italiano (sotto il 50%). (Fonte: Il Sole 24 Ore)
3. La scuola italiana è nozionistica. Gli studenti italiani hanno totalizzato 31 punti su 60 nella risoluzione di problemi in maniera innovativa con il pensiero laterale e divergente. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana insegna l’individualismo, a scapito del lavoro di gruppo. Gli studenti italiani hanno totalizzato 478 punti contro una media OCSE di 500 punti nella “risoluzione collaborativa dei problemi”, ovvero la capacità di interagire con altri, condividendo sforzi e conoscenze per raggiungere la soluzione. L'Italia si classifica al 26° posto su 32 Paesi. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana causa avversione al rischio. L’85% dei quindicenni italiani ha paura di prendere brutti voti, contro una media europea del 66%. (Fonte: OCSE)
FUTURO:
1. La scuola italiana è incostante. Mentre alle elementari gli studenti registrano risultati pari, se non superiori, a quelli dei coetanei europei, alle medie e alle superiori le metriche crollano.
2. La scuola italiana non orienta. Solo il 35,8% dei quindicenni italiani ha accesso a servizi di orientamento professionale nel contesto scolastico, contro una media dell’80-90% in Paesi come la Danimarca e Finlandia, per esempio. (Fonte: OCSE)
3. La scuola italiana non prepara al mondo del lavoro. L’Italia registra il periodo più lungo tra i Paesi del Nord Globale in quanto a transizione dalla scuola al lavoro, un attesa di 5,9 anni nel 50% dei casi. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana produce analfabeti funzionali. L’Italia è in cima alle classifiche mondiali per analfabetismo funzionale. Il 27% delle persone tra i 16 e i 65 anni non è in grado di leggere un testo e rielaborarlo, capirlo a fondo e usare il proprio pensiero critico per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana non combatte la disoccupazione. L’Italia è il primo Paese di giovani che non studiano né lavorano (NEET) con un tasso del 27,4% contro la media europea del 14%. (Fonte: ISTAT)
La scuola italiana va smantellata fino al suo nucleo e ricostruita da zero.
E credo che accadrà, che ti piaccia oppure no.
Non perché un bel giorno la politica si sveglierà capace e disposta a fare il proprio lavoro in modo adeguato. Ma perché l’intero sistema scolastico collasserà entro il 2050. La natalità in Italia parla chiaro: di questo passo, metà delle scuole in funzione oggi - circa 20.000 - chiuderà entro il 2030. E da lì si è in caduta libera. La disoccupazione e il precariato tra gli insegnanti sarà dilagante. I sistemi a cui ci siamo strenuamente aggrappati verranno abbandonati, e non per scelta, ma per obbligo. Non sarà piacevole. Ma è inevitabile. E questo darà inizio a un’era più prospera per la scuola e i suoi abitanti. E noi saremo lì a raccogliere i cocci. Saremo anche lì a crearli, appena prima.
Siamo in tanti ad aspettare quel giorno. Milioni di insegnanti, genitori, presidi e alunni che, come me, non criticano la scuola perché la odiano, ma perché la amano troppo per accettare il suo disfacimento standosene impalati a guardare.
Saranno proprio queste persone a ricostruirla. Saranno gli insegnanti che rifiutano i suoi limiti. Saranno gli insegnanti che non si danno per vinti. Saranno gli insegnati che ci credono, nonostante tutto. E sono tanti. Siamo tanti. Siamo molti di più noi che la critichiamo amandola di chi, magari difendendola a parole, poi se ne frega. Siamo la maggioranza silenziosa di chi non ne può più ma, nonostante tutto, continua a credere in un domani migliore.
Un domani possibile.
Sogno un domani non lontano in cui tutti noi, insegnanti e cittadini, ci riuniremo attorno al tavolo da disegno e congegneremo la Scuola dei Sogni: una Scuola più umana, felice e migliore.
Dunque, mi correggo: della scuola italiana salvo chi resiste.
P.s. Non critico MAI i singoli individui o le singole realtà. So bene che ce ne sono a migliaia, di insegnanti e Scuole che già incarnano la nostra rivoluzione nella loro esistenza quotidiana. Sono i nostri più grandi alleati sul territorio, infatti. La mia critica è rivolta solo ed esclusivamente al SISTEMA. Un sistema che, anziché valorizzare l’innovazione, la creatività e l’amore per la professione, nel migliore dei casi li ignora, e nel peggiore li penalizza, li sminuisce e li svilisce. Ma il suo tempo è scaduto.
Nicolò Govoni - Fondatore di "Still I rise"
Tumblr media
7 notes · View notes
vaerjs · 1 year ago
Text
Il 5 ottobre abbiamo celebrato la Giornata Mondiale degli Insegnanti, e per l’ occasione speciale voglio dedicare questo post a una persona straordinaria: Caterina 📚
Caterina è molto più di una maestra; è un faro di conoscenza e ispirazione per chiunque sia interessato alla scuola. Ogni giorno, non appena apro Instagram, YouTube o TikTok, la sua presenza è lì a ricordarmi di quanto sia fondamentale rimanere aggiornati sulla scuola e sull’educazione. Condividendo con passione gli ultimi aggiornamenti, dai nuovi regolamenti ai concorsi in corso, Caterina rende la complessa realtà scolastica un po’ più chiara per tutti noi. Grazie a lei, ho la certezza di non perdermi mai nulla di importante.
Le e gli insegnanti, come Caterina, si dedicano con passione e dedizione al loro lavoro, ma spesso sottovalutiamo il peso che questo impegno può avere sulla loro salute mentale. La loro missione è curare e far crescere e fiorire le menti delle generazioni future, un compito incredibilmente significativo ma anche estenuante.
Il burnout è un problema diffuso tra le e gli insegnanti, a causa della pressione costante e delle richieste sempre crescenti del sistema scolastico. Mentre celebriamo il loro straordinario impegno e dedizione, è anche il momento giusto per riflettere sull’importanza del benessere mentale. La salute mentale non è solo una priorità personale, ma anche un elemento cruciale per garantire che gli insegnanti possano continuare a dare il massimo e ispirare le menti dei giovani con passione e dedizione.
Un grande applauso va a Caterina e a tutti gli insegnanti che dedicano la loro vita a educare e guidare le generazioni future. Continuate a ispirare e ad aprire le menti dei vostri studenti. 🌟 #SaluteMentale #Insegnanti #TeacherLife #TeachersOfInstagram #TeachersDay
2 notes · View notes
newsnoshonline · 10 months ago
Text
Le barriere comunicative per uno studente di dottorato sordo significavano il rischio di burnout Il Linguaggio dei Segni nella Comunità Scientifica La mancanza di termini scientifici nelle lingue dei segni può ostacolare l’accesso all’educazione scientifica e alle carriere di ricerca per le persone sorde. Scienziati e studenti stanno lavorando per integrare il lessico scientifico nelle lingue dei segni, facilitando così il percorso di apprendimento. Il Percorso Accademico di una Dottoranda Sorda Megan Majocha, dottoranda in biologia dei tumori presso la Georgetown University di Washington DC, condivide la sua esperienza come studentessa sorde. Proveniente da una famiglia sorda, ha affrontato sfide e ha rafforzato il suo percorso accademico grazie alla collaborazione con interpreti e allo
0 notes
darkside99 · 4 years ago
Text
Esami universitari online: fra ansie, paranoie e burnout
Sono uno studente universitario, come tutti ho dovuto affrontare le sessioni dell'ultimo anno via web. Voglio raccontarvi la mia esperienza:
Marzo 2020 - Inizia il lockdown e con esso anche la sessione d'esame online, ero davvero entusiasta del fatto che gli esami si potessero svolgere a distanza, senza muoversi da casa e attraverso la Webcam, mi dava un senso di sicurezza che con gli esami in presenza non avevo mai provato. Sarà stato per il tempo libero speso in casa o chissà che altro ma trovai inspiegabilmente entusiasmante studiare in quei mesi, tant'è che superai 3 esami abbastanza sostanziosi. Ero sicuro che niente potesse fermarmi.
Passano i mesi ma qualcosa non va e comincia a maturare dentro di me una strana inquietudine (penso che in molti l'abbiano provata costretti a stare in casa per tutto quel tempo)
Marzo 2021 - Ad oggi posso dire che, ciò che pensavo fosse una benedizione, si è rivelata la tortura più grande per me. Continuo a chiedermi che gusto ci provino i professori a deridere e umiliare gli studenti davanti intere stanze virtuali di colleghi, dandogli degli ignoranti e a volte offendendo sul personale una persona che, magari dopo tanto sacrificio e impegno, ha dato il massimo di sé per affrontare quell'esame. Continuo a chiedermi se siamo solo numeri, se per loro la personalità non conta e se è rilevante conta nei casi specifici che interessano a loro. Mi ritrovo a dover ri-studiare in 3 anni per la settima volta una materia, la cui professoressa, si è incallita a non dovermi far passare l'esame dove ho letteralmente perso anima e corpo ma che ad oggi a niente è valso...
Ancora oggi mi chiedo: ne vale ancora la pena?
5 notes · View notes
stregacorvina · 2 years ago
Text
Cosplay commissions are on hiatus
This is been on my mind for a while now, I really didn’t want to get to this point but it’s time…cosplay commissions are CLOSED until further notice.
I will go on with dolls clothes commissions and I think I will bring back sewing patterns quite soon and of course all the commissions I already agreed on are confirmed. I may even open up some spots here and there for older clients or if some projects are really interesting but I won’t be doing any quotations from now on because I don’t know when I will start taking commissions again (because I WILL start again but not in the nearest future).
I am getting to the point that even doing a quotation is taking me several weeks so I feel it’s not right for you and for me going on like this, I still need to adjust to my new working schedule and my priority this year is my teaching job…and be healthy again.
I’ve been slowly building up a burnout since my back started hurting in 2019 and even after the pandemic I almost never rested. I was slowly losing passion for what I sew and it was really eating me inside, I kept sewing sewing sewing like crazy to stick to all my deadlines but I sacrificed my hobbies, my family and my health so it has to stop now.
In the last couple of years I suffered from severe back pains, I studied like crazy and I “won” a new job but I kept my usual working schedule and now I cannot take it any longer. I didn’t had the time to enjoy what I did anymore, I kept sewing one commission after another without even realizing what I just finished and it’s not my style at all! so I hope you all will understand.
I will try to keep my social medias and my etsy shop alive, hoping to post again things that make me happy but I want to focus on my new job, all my students and my dolls…and I have tons of tv series to catch up while I rest so I will have busy months ahead anyway 😂
Le commissioni cosplay sono in pausa
Era già da un po’ che ci pensavo ma non volevo davvero arrivare a questo punto, ma è ora... le commissioni cosplay sono CHIUSE fino a data da destinarsi.
Continuerò con le commissioni per i vestiti per le bambole e penso che riprenderò con i cartamodelli molto presto e ovviamente tutte le commissioni che ho già confermato restano confermate.
Potrei aprire alcuni spazi ogni tanto per i clienti abituali o se alcuni progetti sono davvero interessanti, ma non farò più preventivi d'ora in poi perché non so quando ricomincerò a prendere commissioni (perché SICURAMENTE ricomincerò, ma non nel prossimo futuro)
Sto arrivando al punto che anche fare un preventivo mi richiede diverse settimane quindi sento che non è giusto per voi e per me andare avanti così, devo ancora adattarmi ai ritmi del mio nuovo lavoro e la mia priorità quest'anno è la scuola ... e recuperare la mia salute.
Ho lentamente accumulato un esaurimento da quando la schiena ha iniziato a farmi male nel 2019 e anche dopo la pandemia non mi sono quasi mai riposata. Stavo lentamente perdendo la passione per quello che cucivo e mi stava davvero divorando dentro, continuavo a cucire cucire cucire come una matta per rispettare tutte le mie scadenze ma ho sacrificato i miei hobby, la mia famiglia e la mia salute quindi devo assolutamente fermarmi adesso.
Negli ultimi due anni ho avuto problemi seri alla schiena, ho studiato come una matta e ho “vinto” un nuovo lavoro ma ho continuato con il mio solito ritmo di lavoro e ora non ce la faccio più. Non avevo più il tempo di godermi quello che facevo, continuavo a cucire una commissione dopo l'altra senza nemmeno rendermi conto di quello che avevo appena finito e non è affatto il mio stile! quindi spero che capirete.
Cercherò di mantenere vivi i miei social media e il mio negozio Etsy, sperando di tornare a postare di nuovo cose che mi rendono felice ma voglio concentrarmi sul mio nuovo lavoro, sui miei studenti e le mie bambole... e ho un sacco di serie tv da recuperare mentre mi riposo perciò avrò comunque mesi impegnativi avanti 😂
0 notes
mariapaola-ramaglia · 8 years ago
Photo
Tumblr media
Vi auguro una serena domenica con una riflessione a cui tengo molto. #Insegnare non è un lavoro come un altro... Noi che lavoriamo con #bambini e #ragazzi abbiamo una responsabilità infinta... Una parola o un comportamento di un #insegnante o di un #educatore può fare la differenza... Purtroppo, talvolta, soprattutto chi lavora con ragazzi “difficili”, perde entusiasmo e motivazione, si sente sprecato, sfruttato, inutile... Io lavoro da tanti anni in contesti “a rischio” e so bene che la percentuale di bambini e ragazzi che trasforma in frutti ciò che noi seminiamo non è altissima... Ma non per questo smetto di crederci e di “sperimentare” nuove strade, nuovi approcci, nuove metodologie, perché insegnare è anche #creatività, è anche studiare “quel” gruppo #classe e saper offrire i contenuti dei programmi ministeriali calati dall’alto attraverso strumenti e metodologie suggerite “dal basso”, modellate su “quegli” studenti... Non molliamo, perché anche per uno solo vale la pena provare a fare la differenza😉 #scuola #insegnamento #educazione #burnout
2 notes · View notes
pangeanews · 5 years ago
Text
Basta studenti rinchiusi! La scuola non deve trasformarsi in un lager e non può più lasciare i ragazzi soli dietro a un monitor. Modesta proposta per riaprire le superiori a settembre
Treni affollati, autobus stracolmi, classi pollaio: la possibilità che gli adolescenti possano tornare a scuola a settembre, in questa nuova emergenza sanitaria, è una chimera. Si sono succedute varie ipotesi sulla riapertura. Giardini e cortili dove sistemare i ragazzi per dimezzare le classi, ma quante scuole ne hanno uno così capiente? E con la stagione invernale alle porte? Allora metà studenti a casa e metà a scuola, ma il criterio per dividere i ragazzi mi è sfuggito e con le telecamere in classe, poi, non si scherza. Turni pomeridiani! Rimarrebbe il nodo cruciale dello spostamento e il reclutamento di nuovo personale docente qualificato, che non sia improvvisato. Allora niente, ingressi scaglionati in fila per uno, percorsi tracciati e, di conseguenza, anche se nessuno lo ha detto, sei ore seduti nei banchi senza possibilità di muoversi e di socializzare. Una scuola lager a tutti gli effetti. A oggi, tutto fa presupporre che le scuole a settembre continueranno con la didattica a distanza. Di quanto siano gravi le disparità che questa genera – tra computer che mancano o necessari a genitori in smart working o ad altri fratelli, senza tener conto dei limiti delle connessioni – si è già detto tanto, non serve ribadirlo. Non solo, dopo neanche tre mesi di DAD, tutti – ragazzi, docenti, presidi, genitori – vedono chiaramente gli effetti deleteri del burnout, dello stress e dell’alienazione da iperconnessione. Questi fattori rappresentano rischi reali in età adolescenziale, non meno allarmanti del contagio.
*
E allora, come ripensare la riapertura a settembre? Ecco la mia proposta. Immaginiamo una scuola superiore che non abbia paura di sperimentare, che salvaguardi l’insegnamento disciplinare, il benessere socio-affettivo dei ragazzi e le cautele per la situazione sanitaria. Questa scuola può organizzare l’insegnamento delle discipline di indirizzo e di quelle fondamentali (italiano, matematica, lingua straniera) esclusivamente con la didattica online.
Gli insegnanti preparano un modulo di lezioni coerenti, che corrispondano, supponiamo, a tre settimane di lavoro;
– le registrano su piattaforma in modo che i ragazzi abbiano garantito l’accesso alla lezione a qualsiasi ora e possano ascoltarla senza sovrapporsi ad altri membri della famiglia;
– al completamento di tale modulo i ragazzi verranno esaminati, in base a contenuti, obiettivi e materiali indicati dall’insegnante all’inizio del percorso stesso.
Ogni ragazzo potrà così lavorare in autonomia, in base ai propri tempi di apprendimento ma anche in base alle esigenze familiari, sapendo che ci sarà uno sportello didattico settimanale in videoconferenza con il docente, per confrontarsi e chiedere chiarimenti. La scuola non sarà più vincolata, quindi, all’orario in senso tradizionale, la cui inutilità è già stata mostrata da molte scuole europee. Tutte le altre discipline (scienze naturali, arte, fisica, elettronica, scienze motorie, ecc.) possono essere sviluppate secondo una modalità laboratoriale, nel modo che ora descriverò.
*
Si stabilisce innanzitutto la corrispondenza tra un giorno della settimana e un gruppo di discipline affini. Ad esempio: lunedì il Gruppo I (storia, geografia, diritto, economia), martedì il Gruppo II (scienze naturali, scienze motorie, fisica, discipline tecniche), mercoledì il Gruppo III (filosofia, religioni, sociologia), giovedì il Gruppo IV (arte, letteratura, lingue). Ogni docente, incluso quello di sostegno – in genere uno dei profili più specializzati del corpo insegnante – elabora un progetto creativo, sempre della durata di 3 settimane, da poter realizzare nel Gruppo pertinente, secondo il giorno prefissato. Lo stesso docente raccoglie le adesioni e apre la sua casa a piccoli gruppi di 5-10 studenti che vivono nel suo territorio, indipendentemente dalla classe frequentata (se il numero dei docenti o dei laboratori per ogni docente lo permette, la distinzione tra biennio e triennio sarebbe da conservare). Se non può mettere la propria abitazione a disposizione, può riunire i ragazzi negli spazi del territorio che già normalmente sono aperti ai laboratori esperienziali con le scolaresche. Per esempio: parchi, ville, percorsi in natura, strade medievali, abbazie, musei, osservatori astronomici, officine, laboratori artigiani, biblioteche, circoli culturali, teatri, cinema. Le tante realtà di scuole all’aperto, libertarie, diffuse, nonché il vivacissimo dibattito sollevato in questi mesi da reti di educatori, genitori e istituzioni (Movimento di Cooperazione Educativa, Tutta un’altra scuola, Liberare Roma, la neo-nata Mentre la scuola è chiusa di cui faccio parte) testimoniano tutto il potenziale della didattica su territorio. Basterà affinare o attivare le convenzioni per promuovere “le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività” (art.118 della Costituzione), come di recente hanno ben sottolineato i membri del Forum Disuguaglianze e Diversità.
In extremis, ci sono sempre i locali della scuola, semivuoti a questo punto. Per valutare la didattica laboratoriale, si prenderanno in considerazione tanto i risultati concreti (creazione di un cortometraggio, di un prodotto tecnologico, ecc.), quanto le soft skills, le competenze sociali, la collaborazione, parametri già individuati, tra l’altro, per attribuire i voti di condotta; basterà allora adattare la griglia in uso nella scuola.
Al temine del mese didattico, quindi, uno studente avrà svolto i programmi disciplinari imprescindibili, ma avrà sperimentato anche un modello pratico e creativo di apprendere altro, avrà incontrato docenti e compagni, esplorato il suo quartiere. Le attività dei laboratori potrebbero essere riconosciute ai fini dell’alternanza scuola-lavoro (PCTO): si recupererebbero così le ore perse in questo anno scolastico a causa della chiusura delle scuole a marzo e si risolverebbe, in parte, il problema dell’alternanza per il prossimo anno, quando sarà impossibile riversare centinaia di migliaia di studenti nelle strutture finora individuate per questa finalità.
*
Il criterio dei piccoli gruppi così pensati salvaguarda anche i ragazzi con disabilità, i grandi penalizzati della didattica a distanza, ma per loro non si può fare un discorso generale. Ogni caso è a se stante. Non è tutto: la scuola può arricchirsi della partecipazione attiva dei genitori. Rispettando lo stesso criterio del piccolo gruppo e della vicinanza territoriale, un genitore può tenere un laboratorio pratico, il venerdì, ad esempio, insegnando ciò di cui è esperto: giornalismo, programmi professionali al computer, fotografia, giardinaggio, idraulica, cucina, lingue straniere, musica. Questo si chiama parental schooling, educazione intergenerazionale, che ad oggi, nella scuola italiana, non ha ancora trovato spazio. Non escluderei neppure che studenti particolarmente dotati possano condurre, a loro volta, laboratori per i loro coetanei. Sarà necessario ripensare la mastodontica macchina burocratica che finora ha contraddistinto l’esperienza di alternanza (servono più ore per compilare scartoffie che non per svolgere l’alternanza in sé); un semplice modulo con i dati essenziali dell’attività svolta sarà più che sufficiente e i genitori si faranno finalmente protagonisti attivi di quel patto formativo firmato al momento dell’iscrizione. Senza dover subire la sfiancante maratona cui li sottopone la didattica a distanza.
*
Un’importante criticità da risolvere è la normativa che tutela i minori, nella privacy e nell’incolumità, fuori dalle mura scolastiche; ma in questi ultimi due mesi abbiamo visto tutti con che rapidità un decreto ministeriale possa spazzare via questioni annose e delicatissime come quella della bocciatura; serve solo la volontà. Si potrebbe riadattare, ad esempio, la normativa che regola le uscite didattiche o i viaggi di istruzione, in virtù del fatto che i ragazzi sono tutt’altro che ebeti incapaci di evitare i pericoli. Molti di loro già intraprendono lunghi spostamenti da soli per arrivare a scuola, per non parlare del fatto che a 16 anni siano considerati dallo Stato così responsabili da poter guidare le macchinine senza patente. Incentivare l’autonomia e la responsabilità, nella tutela imprescindibile dei diritti, è la strada da intraprendere: don Lorenzo Milani ce lo ricordiamo tutti. La scuola non deve più lasciare i ragazzi soli dietro un monitor, non deve più abdicare alla sua funzione di guida nella loro crescita sociale e affettiva. Invece, può rinunciare benissimo alla burocrazia e all’abitudinarietà di molte pratiche (orario, consigli di classe, valutazioni per singole materie). Soprattutto se da subito direziona le sue energie alla preparazione di un planning razionale dei corsi, valorizzando il talento dei docenti che il sistema attuale non permette di esprimere In estate può raccogliere le adesioni di ragazzi e genitori per i laboratori, e a settembre può avviare la prima fase di sperimentazione, mentre fa recuperare in sede gli studenti ammessi con le insufficienze.
Sono disponibile a illustrare e discutere il progetto accogliendo suggerimenti e a sviluppare proposte integrative.
Solo chi ha paura di cambiare finisce accartocciato su se stesso e marcisce. RI-VIRUSIONIAMOCI!
Marilena Rea
L'articolo Basta studenti rinchiusi! La scuola non deve trasformarsi in un lager e non può più lasciare i ragazzi soli dietro a un monitor. Modesta proposta per riaprire le superiori a settembre proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2LzxljF
0 notes
blog-allopera · 7 years ago
Text
La dissonanza emotiva nelle professioni di assistenza e d’aiuto - le strategie attuabili e le ripercussioni - fino ai casi limite della depersonalizzazione e dell’esaurimento emotivo.
È stato osservato che nelle professioni lavorative cosiddette emozionali, specialmente negli ambiti in cui si instaura un relazione di assistenza e di aiuto, molto spesso le emozioni vissute e provate dal lavoratore non combaciano con quelle che deve manifestare all’esterno. Alcuni esempi:
-         Il medico, l’infermiere o l’oss che devono trasmettere calma e tranquillità anche in situazioni difficoltose o di emergenza e che, internamente, vivono con alto livello di stress.
-         Gli insegnanti scolastici, a contatto con studenti e talvolta con i genitori.
-         I telefonisti di call-center, gli addetti di segreteria o gli addetti alle vendite, che per policy aziendali si vedono quasi imposto di mantenere il sorriso e la calma anche di fronte a clienti iracondi.
-         Tutte le attività in genere, del settore pubblico e privato di front-office e d’assistenza caratterizzate dalla relazione con il cliente.
Quando si verifica quest’incongruenza nel soggetto, si parla di dissonanza emotiva. Siamo davanti a un fattore di stress notevole che, nella maggior parte delle professioni sopra elencate, bisogna imparare a gestire con delle strategie. Questo è necessario per tutelare la propria salute e per non compromettere la propria posizione nei confronti degli altri. I rischi cui si va incontro nel convivere con questo fattore di stress sono la depersonalizzazione (la dissociazione dal senso di sé) e l’esaurimento emotivo, conosciuto anche con il nome di burnout.
Le strategie di risposta e di controllo di questo stressor sono principalmente di due tipi:
-         L’azione di controllo di superficie (surface acting): il lavoratore impara a gestire le sue emozioni interne camuffandole ed evitando reazioni istintive. Regola le espressioni verbali e pone attenzione al linguaggio del corpo cosicché non venga trasmesso il suo stato interiore di disaccordo, ira, tensione.
-         L’azione profonda (dept acting): il lavoratore rievoca degli episodi e degli stati d’animo precedentemente vissuti che lo rasserenano cosicché, l’emozione rievocata, possa permettergli di fronteggiare la situazione in cui provava dissonanza con uno spirito diverso.
Entrambe le azioni, ma specialmente la prima, hanno un elevato costo di fatica emotiva per il soggetto.
 Quando il rischio generato da questo stressor non è riducibile variando le policy aziendali, riorganizzando ed efficientando metodiche di assistenza e consulenza (un esempio lampante lo offrono le professioni sanitarie o d’insegnamento), il datore di lavoro deve intervenire con orari, organico e turnazione adeguata a far rigenerare il personale, in seguito alla fatica mentale sopportata.
Tra gli strumenti per ridurre il rischio non vanno poi dimenticati gli interventi formativi che possono riguardare: lo sviluppo ed il mantenimento di una buona sinergia nel gruppo di lavoro, la gestione delle relazioni di aiuto, le tecniche di empatia ed assertività nonché lo studio del linguaggio del corpo (pnl).
In particolari professioni, un esempio lo ritroviamo nell’ambito dei telefonisti dei numeri di emergenza, è da considerare l’allestimento di una panic-room e la disponibilità continuativa di un professionista psicolgo per il consulto ed il confronto.
0 notes
mariapaola-ramaglia · 8 years ago
Photo
Tumblr media
Vi presentiamo i prossimi #laboratori psicoeducativi in programma a #Roma Info : [email protected] Il costo di ogni corso di 6 ore é di €45 (per soci, gruppi e studenti €40) L'intero percorso di 4 incontri ha un costo di €125 #formazione #corsidiformazione #corsi #corsiroma #formazioneinsegnanti #corsiperinsegnanti #corsiperinsegnanti #corsipereducatori #formazioneeducatori #burnout #stress #disegni #emozioni #rabbia #pedagogia #insegnanti #educatori #psicologia
0 notes